Spezzeremo le reni.

“Spezzeremo le reni alla Grecia”  è un celebre slogan fascista in un discorso pronunciato da Benito Mussolini a Piazza Venezia il 18 novembre 1940, ma già usato  “Spezzeremo le reni al Negus” nel 1935 per la guerra d’Etiopia. Si risolsero in clamorosi flop. In altra forma ma nella stessa sostanza “Spezzeremo le reni alla Russia” è stato usato da Mario Draghi esaltando le sanzioni e l’aumento della spesa militare per l’invio di armi. Mi sa che in questo ennesimo flop le reni  si spezzano all’economia dell’Italia e non alla Russia.  Infatti, a quanto scrive il Corriere della sera (https://www.affaritaliani.it/esteri/biden-contro-zelensky-von-ci-credeva-boom-export-per-putin-scandalo-ocse-800628.html ), “Solo nei primi quattro mesi dell’anno le entrate del bilancio russo aumentano del 34% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, dell’equivalente di 43,8 miliardi di euro (il 3,3% del prodotto lordo del Paese). Nei primi quattro mesi del 2022 l’export di petrolio e gas cresce del 90% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, con un balzo sul 2021 equivalente a 27 miliardi di euro. Se Mosca riuscisse a mantenere lo stesso ritmo durante tutto il bilancio in corso — ipotesi non irrealistica, dato l’impatto ritardato delle sanzioni europee sul petroli — le entrate in più basterebbero a finanziare quasi tutta la spesa militare e dell’apparato repressivo da circa 100 miliardi di euro per il 2023. Anche nel caso di un embargo totale di tutti i Paesi del mondo sull’energia russa dal gennaio prossimo”.