La prima volta.

La biblioteca di Sarajevo.

E’ passato un quarto di secolo da una guerra che, con l’Italia in prima fila, ha fatto segnare molti terribili primati: la prima combattuta fra nazioni europee dalla fine del conflitto mondiale; la prima volta che si procedeva a un’applicazione selettiva dei diritti; la prima volta che la «sinistra» (D’Alema Mattarella) andava a bombardare a casa d’altri. Le «operazioni aeree nella Repubblica federale di Jugoslavia» (secondo il comunicato ufficiale della Nato), sono avviate la sera del 24 marzo 1999. Decisivo il supporto dell’Italia che offre tutto, aerei, basi, propaganda. E pazienza per la Costituzione (non è vero Mattarella?) Nessun mandato da parte del Consiglio di sicurezza Onu. Clicca qui un ricordo.

Free Leonard Peltier.

Con l’avanzare dell’età le condizioni di salute di Leonard Peltier si sono fatte sempre più precarie, occorre in questi mesi estendere ed intensificare l’impegno per la liberazione del nostro fratello e compagno di lotte in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della Madre Terra. Facciamo sentire alla Casa Bianca la corale richiesta di ogni persona di  buona volontà, di ogni associazione democratica, di ogni istituto orientato al bene comune. Dopo 48 anni di ingiusta ed assurda detenzione sia liberato un uomo innocente, sia liberato un generoso difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell’intero mondo vivente, sia liberato un nativo americano che continua la lotta di Toro Seduto e di Cavallo Pazzo per la libertà del suo popolo e di tutti i popoli oppressi, sia liberato un uomo coraggioso che continua la lotta di Mohandas Gandhi e di Nelson Mandela per la verità e la giustizia, per la dignità umana, per il bene comune dell’umanità. Dopo 48 anni di ingiusta ed assurda detenzione sia liberato il nostro fratello Leonard Peltier. Contro tutte le stragi e le uccisioni. Per la vita, la dignità e i diritti di ogni essere umano. Per il rispetto e la difesa dell’intero mondo vivente. Clicca qui.

Libertà per la Premio Nobel per la pace Narges Mohammadi.

Sosteniamo Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, detenuta in Iran per la sua lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani e per l’abolizione della pena di morte. Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la dignità umana di tutti gli esseri umani. Sia liberata Narges Mohammadi e tutte le prigioniere e tutti i prigionieri di coscienza, tutte le detenute e tutti i detenuti politici, tutte le persone innocenti perseguitate e sequestrate, in Iran come ovunque. Cessi l’oppressione delle donne in Iran come ovunque nel mondo, siano rispettati i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Chiediamo al Parlamento e al governo italiano di premere sul governo iraniano affinchè a Narges Mohammadi sia restituita la libertà e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte. Chiediamo al Parlamento Europeo, al Consiglio Europeo e alla Commissione Europea di premere sul governo iraniano affinchè a Narges Mohammadi sia restituita la libertà e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte. Chiediamo al Segretario Generale e all’Assemblea Generale dell’Onu di premere sul governo iraniano affinchè a Narges Mohammadi sia restituita la libertà e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo a tutte le persone di volontà buona, a tutti i movimenti democratici, a tutte le istituzioni sollecite del bene comune e della dignità umana, a tutti i mezzi d’informazione impegnati per la verità e la giustizia, d’impegnarsi a sostegno di Narges Mohammadi e delle donne iraniane.

“Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo

La guerra imposta o sostenuta da governi che la fanno fare agli altri.

Papa Francesco, unico tra i Grandi della Terra – ma anche tra molti dei tanti minuscoli che si pretendono Grandi – continua a chiedere e a ingiungere di negoziare, cioè di uscire dalla logica della guerra, dall’alternativa tra vittoria e resa. La bandiera bianca non significa resa, ma non sparate perché io non sparo. Cessiamo il fuoco! Ma negoziare non si può se non avvolgendo all’indietro il nastro del tempo, cercando onestamente di capire come si è arrivati a tutto questo. Vale per l’Ucraina come vale per Israele. Non c’è e non ci sarà nessuna vittoria per le vittime della guerra, che saranno sempre di più, da entrambe le parti, mano a mano che la guerra si protrae. E non c’è né ci sarà alcuna resa per quanti si adoperano per salvare le condizioni della propria sopravvivenza e di una vita decente. (continua

Non alza bandiera bianca chi fa la guerra con le vite altrui.

“Non abbiate vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggiore. Il più forte è chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca. La parola negoziare è coraggiosa. Non è una resa. Se vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, devi avere il coraggio di negoziare. Sì, hai vergogna, ma con quante morti finirà? Negoziare in tempo, cercare qualche Paese che faccia il mediatore. Nella guerra in Ucraina ce ne sono tanti. La Turchia, altri… E io sono qui… La guerra è una pazzia… C’è chi dice: è vero, ma dobbiamo difenderci. E poi ti accorgi che hanno la fabbrica degli aerei per bombardare gli altri. Difendersi no: distruggere… C’è sempre qualche situazione geografica o storica che provoca una guerra… Può essere una guerra che sembra giusta per motivi pratici. Ma dietro una guerra c’è l’industria delle armi che significa soldi. Guardiamo la storia, le guerre che abbiamo vissuto: tutte finiscono con l’accordo”. Possibilmente prima del  martirio di questo popolo.

Chiamata al disarmo dalle scuole di Genova.

Sono ancora nei nostri occhi le immagini delle manganellate agli studenti di Pisa e Firenze che manifestavano pacificamente contro la guerra in Medioriente. Così come hanno fatto gli insegnanti di quelle città, anche noi ci sentiamo in dovere di esprimere pubblicamente la nostra solidarietà a quei giovani che hanno testimoniato le loro idee adempiendo così ad uno dei principi costituzionali ovvero la partecipazione alla vita civile e politica del Paese e per questo difesi anche dal Capo dello Stato.
Per questa ragione, in occasione della 1135° Ora in Silenzio per la Pace, mercoledì 28 febbraio, dalle ore 18, saremo in Piazza de Ferrari.
Per esprimere solidarietà agli studenti manganellati, per chiedere ancora il cessate il fuoco immediato e la fine delle operazioni militari in tutto il Medioriente, per la liberazione di tutti gli ostaggi e di tutti i prigionieri politici.
 

Un messaggio di pace per il futuro.

Un padre (carrista russo) risparmia il figlio (carrista ucraino) sul campo di battaglia: la storia incredibile raccontata da Adnkronos clicca qui. Il gesto del carrista russo è un messaggio di pace e di umanità che ci fa riflettere sull’assurdità della guerra e sulla necessità di trovare una soluzione diplomatica al conflitto.

XXVII congresso nazionale del Movimento Nonviolento.

Il titolo del Congresso “Obiezione alla guerra, oggi! Priorità della nonviolenza”, Roma, dal 23 al 25 febbraio. Al Congresso parteciperanno anche i rappresentanti delle Reti di cui il Movimento Nonviolento fa parte (Rete italiana Pace e Disarmo, Conferenza nazionale Enti di Servizio Civile, Beoc – Ufficio Europeo Obiezione di Coscienza, War Resisters International, ecc.), delle Campagna “Obiezione alla guerra”, “Un’altra difesa è possibile”, “La via Maestra per la Costituzione”, e delle Associazioni con cui collabora (da Un Ponte per ad Archivio Disarmo, da Cgil a Fondazione Langer, da Acli a Fondazione Capitini, ecc.). Sabato: dibattito pubblico “Elezioni Europee e l’aggiunta nonviolenta”. Partecipazione attiva alla giornata di mobilitazione nazionale del 24 febbraio “Fermiamo la criminale follia della guerra” lanciata da Europe for Peace e AssisiPaceGiusta.

Non c’è spazio nella memoria per tutti i genocidi.

La pianificazione di sterminio nazi-fascista prevedeva l’individuazione esatta della vittima con apposito marchio: gli ebrei dovevano portare la stella gialla, i politici un triangolo rosso, gli omosessuali quello rosa, gli “anti-sociali” e le lesbiche quello nero, gli zingari quello marrone, i testimoni di Geova quello viola e infine gli immigrati quello blu. Oggi degli ebrei ricordiamo tutto, degli altri disgraziati e degli altri genocidi avvenuti nel mondo a opera di altri nazifascisti consapevoli o a loro insaputa, non si fa neppure cenno. Anche la  Shoah  ((sterminio del popolo ebraico) rischia di subire un graduale processo di rimozione paradossalmente favorito dallo stesso Stato ebraico d’Israele. Clicca qui.

Il servizio civile per la pace e i diritti umani.

Se hai tra i 18 e i 29 anni (non compiuti) e vuoi fare una bella esperienza formativa e trasformativa, di formazione, comunicazione e impegno per la pace e i diritti umani, presenta la tua domanda per fare il servizio civile presso l’Agenzia della pace di Perugia (Codice Sede 143641). Il progetto Trasformiamo il futuro ha 4 posti disponibili. Il bando è aperto fino al 15 febbraio 2024. Le domande dovranno essere presentate ONLINE entro le ore 14.00 tramite piattaforma DOL. Se sarai selezionata/o svolgerai il Servizio Civile per 12 mesi e riceverai un compenso pari a 507,30 € al mese. I giorni di servizio settimanali sono 5, per un totale di 25 ore settimanali

La nonviolenza non può promettere di risolvere subito tutti i problemi.

Ma ci permette almeno di impostarli in maniera giusta. Clicca qui Jean Marie Muller, tra i più importanti studiosi del pacifismo e delle alternative nonviolente, oltre che attivo militante nonviolento: azioni nonviolente contro il commercio delle armi e gli esperimenti nucleari francesi ecc. Una analisi degli strumenti di lotta nonviolenti: conflitto, sciopero, boicottaggio, lotta di classe, digiuno,  disobbedienza civile…

Avevamo ragione noi pacifisti.

L’Ucraina sta perdendo la guerra. Concluderà un compromesso che sarà peggiore di quello che era  possibile evitando lo scoppio del conflitto  con  sicure morti e distruzione dell’Ucraina. Ora gli Usa, che hanno trascinato nella guerra l’Occidente, grazie ad un presidente irresponsabile come Zelensky, abbandoneranno l’Ucraina come hanno già fatto in Vietnam, Iraq e Afghanistan ecc.

Nelle ultime settimane, analisti e commentatori americani e europei hanno fotografato l’andamento della guerra in Ucraina giungendo a conclusioni concordanti con le previsioni, avanzate già all’inizio del conflitto, di poche (e inascoltate) Cassandre, talvolta liquidate con il sospetto di filoputinismo. In sintesi, l’Ucraina sta perdendo la guerra, nonostante la coraggiosa resistenza, gli aiuti finanziari, armamenti occidentali ed enormi perdite civili e militari. Continua sul Corriere della Sera.

Quest’anno nessun gesù bambino nasce a Betlemme.

Esperti Onu hanno lanciato un appello alla comunità internazionale affinché impedisca  il genocidio della popolazione palestinese. Studiosi dell’Olocausto e del genocidio hanno reiterato l’urgenza di un intervento per scongiurarne il pericolo. Raz Segal: è un caso da manuale di genocidio.  Ministro della Difesa Yoav Gallant: “Stiamo imponendo un assedio totale a Gaza. Niente elettricità, niente cibo, niente acqua, niente carburanti. Stiamo combattendo animali umani e agiremo di conseguenza”. Il generale Ghassan Alian: “Avete voluto l’inferno, avrete l’inferno”.

Clicca qui I bambini di Gaza

Gandhi, un maestro.

Mohandas K. Gandhi è stato della nonviolenza il più grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d’intervento politico e sociale e principio d’organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaborò le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 tornò in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guidò grandi lotte politiche e sociali affinando sempre più la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed è tale la grandezza di quest’uomo che una volta di più occorre ricordare che non va  mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti discutibili – che pure vi sono – della sua figura, della sua riflessione, della sua opera.

Clicca qui la biografia dal 1928. Dal libro di Anna Bravo, La conta dei salvati. Dalla Grande Guerra al Tibet: storie di sangue risparmiato, Laterza, Roma-Bari 2013.

La Carta della Nonviolenza.

Il Movimento Nonviolento lavora per l’esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell’apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunità mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d’azione del movimento nonviolento sono:

  1. l’opposizione integrale alla guerra;
  2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l’oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
  3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
  4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un’altra delle forme di violenza dell’uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell’uccisione e della lesione fisica, dell’odio e della menzogna, dell’impedimento del dialogo e della libertà di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l’esempio, l’educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

Il rapporto è intitolato “Diari di guerra: il genocidio israeliano in corso a Gaza”.

Fino alla data del 15 dicembre 2023, secondo un rapporto della ong Euro-Med Human Rights Monitor, con sede a Ginevra, Israele ha ucciso quasi 25.000 palestinesi, tra cui circa 10.000 bambini.

Precisamente  sono stati uccisi 24.711 palestinesi, il 92% civile negli attacchi aerei e di artiglieria, tra cui 9.643 bambini, 3.109 donne, 210 operatori sanitari e 83 giornalisti. Nel frattempo, 50.112 palestinesi sono rimasti feriti, centinaia dei quali gravemente; questo numero include migliaia di vittime che sono ancora bloccate sotto le macerie degli edifici, mentre altre centinaia non vengono conteggiate, ma probabilmente sono intrappolate sotto le macerie o ferite nelle strade.

Inoltre ci sono più di 1.850 milioni di sfollati nella Striscia di Gaza che rimangono senza un rifugio sicuro in condizioni disumane. 62.990 unità abitative sono state completamente distrutte, mentre altre 172.055 sono state parzialmente danneggiate. Tra le infrastrutture vitali, sono state distrutte   286 scuole, 1.356 strutture industriali, 124 strutture sanitarie, inclusi 22 ospedali,  142 moschee, 3 chiese e 140 addetti stampa.

L’appello per il cessate il fuoco in Palestina delle Ong italiane.

“La pausa umanitaria temporanea a Gaza è stata insufficiente, solo con un cessate il fuoco permanente sarà possibile raggiungere in piena sicurezza gli oltre 2 milioni di civili, assicurando beni e servizi essenziali e interventi salvavita”. È la richiesta delle Organizzazioni della società civile italiana impegnate da decenni sul campo in attività umanitarie, di cooperazione internazionale e di tutela dei diritti umani, firmatarie dell’appello internazionale “Cease Fire Now”, attualmente sottoscritto da oltre 700 organizzazioni di tutto il mondo e oltre un milione di cittadini. 

È possibile firmare la petizione globale “Cease Fire Now” su: https://t.ly/ceasefirenow

Organizzatrici dell’iniziativa: ActionAid Italia, Amnesty International Italia, Amref Italia, Azione contro la Fame Italia, Defence for Children International Italia, Fondazione L’Albero della Vita, Medici Senza Frontiere (MSF), Oxfam Italia, Save the Children Italia, SOS Villaggi dei Bambini, Terre Des Hommes Italia, VIS – Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, WeWorld. Aderiscono inoltre le reti di organizzazioni: AOI, CINI. Ovviamente Movimento di lotta per la salute Maccacaro.

Gli USA votano contro il cessate il fuoco.

Mentre a Gaza continua il massacro di civili gli Stati Uniti votano contro il cessate il fuoco umanitario.

Con un gesto eccezionale, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha invocato, per la prima volta durante il suo mandato, l’articolo 99 della Carta Onu per richiamare l’attenzione del Consiglio di Sicurezza sulle stragi che si stanno compiendo a Gaza e nei Territori Palestinesi Occupati.

Al Movimento Nonviolento: Premio ambientalista dell’anno.

Quest’anno è stato assegnato al  nostro Presidente, Mao Valpiana, per l’impegno nel diffondere la cultura della pace e della nonviolenza, nel portare aiuto alle popolazioni coinvolte nei conflitti e nel sostegno agli obiettori di coscienza”. La cerimonia di consegna si è tenuta a Casale Monferrato, la città simbolo del disastro ambientale dovuto alla presenza dello stabilimento Eternit di lavorazione dell’amianto, che ha provocato migliaia di morti per mesotelioma pleurico, e che ora è luogo di denuncia, bonifica e ripristino ambientale. Ambientalismo e Pacifismo sono due facce della stessa medaglia

La matematica come opinione.

Dite che c’è una guerra in corso fra l’esercito di Israele e “l’esercito” di Hamas. A prescindere dai 75 anni trascorsi, la presente “guerra” ha già provocato fra i civili palestinesi nella Striscia di Gaza quasi 15 mila morti e 30.000 feriti lasciati senza ospedali né acqua, e oltre 1,7 milioni di sfollati, nonché circa 200 morti in Cisgiordania (427 nel 2023), e 700mila circa di uccisioni e i ferimenti per mano dei coloni in tutti i Territori occupati. Per contro, la “guerra” ha provocato fra gli israeliani 1.400 morti in prevalenza civili, e 240 ostaggi: di cui 50 donne e bambini liberati in cambio di 150 donne e bambini illegalmente prigionieri. Ma che razza di guerra è? è un genocidio?

Convergenza europea post 2022Firenze.

Per un’Europa sociale, femminista, antirazzista, ecologica, pacifica e democratica Per contrastare l’ascesa dell’estrema destra dobbiamo costruire società inclusive. Le reti, i movimenti, le associazioni, i vari attori sociali, le attiviste e gli attivisti che nel corso di 2022Firenze hanno condiviso la necessità di uscire dall’attuale fase di frammentazione e riannodare i fili su scala europea  sono invitatə a prendere parte alla riunione online che si terrà lunedì 20 novembre alle 17. L’invito a costruire insieme i nuovi passi di questa convergenza è aperto a tutti. Clicca qui il testo completo dell’invito. Per partecipare alla riunione registratevi a questo link: https://shorturl.at/fuLST

In tutto il mondo manifestazioni per la pace in Palestina.

A Washington 300.000 persone hanno dato vita alla più grande manifestazione contro la guerra dai tempi del Vietnam, chiedendo a Biden di smettere di finanziare il genocidio a Gaza ed esigendo un cessate il fuoco immediato. La manifestazione era organizzata da Palestinian Youth Movement, ANSWER Coalition, American Muslim Alliance, The People’s Forum, National Students for Justice in Palestine, Al-Awda: The Palestine Right to Return Coalition, U.S. Palestinian Community Network (USPCN), U.S. Campaign for Palestinian Rights (USCPR) e Maryland2Palestine.

Come spiega la pagina Facebook di Jewish Voice for Peace, protagonisti del sit-in alla Grand Central Station di New York, nelle ultime settimane migliaia di ebrei statunitensi hanno protestato contro l’assalto militare israeliano a Gaza, dichiarando: “Non resteremo in silenzio mentre il nostro dolore viene sfruttato per fornire un sostegno militare al genocidio dei civili palestinesi a Gaza”. Continua su https://www.pressenza.com/it/2023/11/manifestazioni-per-la-pace-in-palestina-in-tutto-il-mondo/

Morire per l’ONU

L’interpretazione ufficiale americana dei rapporti internazionali come di una “competizione strategica” per il dominio mondiale, la determinazione degli Stati Uniti a vincerla debellando tanto per cominciare la Russia e la Cina, il “fai da te” di Putin mediante la guerra per mettere in sicurezza i confini con l’Ucraina, la prima reazione di Zelensky che ha chiesto lo scioglimento dell’ONU, la perversa azione terroristica di Hamas del 7 ottobre e la vendetta dello Stato d’ Israele contro tutta la popolazione  palestinese e l’intero territorio di Gaza, hanno fatto a pezzi l’ordine internazionale, esacerbando la “guerra mondiale a pezzi” già denunciata dal Papa. La prima e più importante vittima di questa catastrofe è l’ONU… Clicca qui una riflessione di Raniero La Valle

Di cosa parliamo quando parliamo di Gaza.

Vita a Gaza Di cosa parliamo quando parliamo di Gaza. La superficie della Striscia di Gaza è di 360 chilometri quadrati. Roma, per fare un confronto, con i suoi 1.285 chilometri quadrati è tre volte e mezzo più grande. Gli abitanti di Gaza sono 2.098.389, quelli di Roma sono 2.748.109. Il 71 per cento degli abitanti di Gaza ha lo status di rifugiato. A Gaza le persone tra 0 e 14 anni sono il 39 per cento della popolazione (in Italia sono il 12 per cento); quelle con più di 65 anni il 2,9 (in Italia sono il 23 per cento). A Gaza l’età media è di 18 anni, in Italia di 46 anni. Il tasso di crescita della popolazione è dell’1,9 per cento, mentre in Italia è negativo: -0,1 per cento. A Gaza il tasso di mortalità infantile è di 14 morti ogni mille bambini nati vivi, da noi è di 3 morti ogni mille. La speranza di vita alla nascita è di 75 anni a Gaza, di 82 anni in Italia. A Gaza nel 2022 l’elettricità c’è stata in media per 13 ore al giorno. E il 96 per cento dell’acqua dell’unica falda acquifera non è adatta al consumo umano: 1,8 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria per l’acqua, i servizi igienico-sanitari e l’igiene. A Gaza la densità di letti ospedalieri è di 1,3 ogni mille abitanti, in Italia è quasi il triplo. A Gaza nel 2022 più di ventimila pazienti hanno chiesto un permesso per potersi curare all’estero; Israele ha respinto o ritardato il 34 per cento di queste richieste. A Gaza ci sono 32 alunni e alunne per ogni insegnante. L’aspettativa di vita scolastica è di 13 anni a Gaza, di 16 anni da noi. Il tasso di disoccupazione tra i giovani di Gaza è del 75 per cento, in Italia del 21 per cento. Il pil pro capite di Gaza è di circa 900 euro, quello italiano è di 30.855 euro. L’80 per cento degli abitanti di Gaza dipende dagli aiuti umanitari e le persone che vivono sotto la soglia di povertà sono l’81 per cento della popolazione, il 9,4 per cento in Italia. Gli abitanti della Striscia di Gaza non possono andar via né tornare liberamente.

Giovanni De Mauro www.internazionale.it

Cessate il fuoco!

Marcia della pace e della fraternità
Assisi 
 domenica 10 dicembre 2023


 Nella Giornata Internazionale dei Diritti Umani, in occasione del 75° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (10 dicembre 1948-2023) organizziamo assieme una nuova marcia della pace e della fraternità per fermare le stragi. Riprendiamo in mano la bussola dei diritti umani! Clicca qui Papa Francesco e Antonio Guterres. 

Occhi per occhio.

In tre settimane di guerra sono morti almeno 5.791 palestinesi, tra cui 2.360 bambini; altre 16.297 persone sono rimaste ferite e 1,4 milioni sono state già sfollate. Il 13 ottobre, 23 ospedali nel nord della Striscia di Gaza hanno ricevuto ordini di evacuazione forzata dall’esercito israeliano e da allora continuano incessanti le telefonate dall’esercito israeliano affinché l’ordine sia eseguito. Questi ospedali forniscono cure salvavita a oltre 2.000 pazienti e sono l’unico rifugio sicuro per decine di migliaia di famiglie. In mezzo alla catastrofe umanitaria che sta colpendo la Striscia di Gaza, questi ordini di evacuazione forzata sono praticamente impossibili da attuare. Firma il nostro appello urgente, chiedi alle autorità israeliane di revocare immediatamente gli ordini di evacuazione e di garantire la protezione delle strutture sanitarie.

FIRMA L’APPELLO

Questo appello di Amnesty International cadrà nel vuoto perché la vendetta “Occhio per occhio” dell’ Antico Testamento (Libro dell’Esodo, cap. XXI) è interpretata da Israele senza  proporzionalità biblica (1 a 1), piuttosto come rappresaglia detta decimazione (dal latino decimatio) (es. eliminare 10 italiani per 1 tedesco). Se i morti israeliani sono stati 1.400, siamo neanche alla metà della meta.

Immediato cessate il fuoco e urgente conferenza di pace.

Si fermi questo inaudito massacro in atto. Chiediamo il tempestivo intervento della comunità internazionale e dell’ONU per un immediato “cessate il fuoco” e favorire una soluzione definitiva e condivisa dei rapporti tra Israele e Palestinesi.

Quel che è in corso, da parte di Hamas e del governo di estrema destra israeliano, è una palese violazione di tutti i trattati e le convenzioni internazionali di salvaguardia delle popolazioni civili dalle guerre e da ogni forma di occupazione.

La nostra condanna contro ogni forma di violenza, di aggressione e di rappresaglia contro la popolazione civile, sia Palestinese, sia Israeliana è assoluta.

Hamas, dopo il criminale eccidio di civili inermi, deve immediatamente rilasciare gli ostaggi e cessare le ostilità che, oltretutto, le dono anche la storica e giusta lotta del popolo palestinese per il riconoscimento di un proprio stato autonomo.

Il governo di Israele con la sua rappresaglia ha già prodotto migliaia di morti, soprattutto donne e bambini, e mette a repentaglio la stessa esistenza dell’intera popolazione della Striscia di Gaza, già ad alto indice di povertà, impedendo il suo rifornimento di cibo, acqua ed elettricità ed in totale assenza di corridoi di fuga e, da ultimo, con inauditi massacri come quello dell’Ospedale scaturito dal bombardamento di Gaza.

Solo con il rifiuto della guerra e della violenza possiamo tutti impegnarci per costruire giustizia, rispetto per il diritto alla autodeterminazione dei popoli, per la convivenza e per una pace giusta e duratura.

Ci appelliamo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite affinché assuma la propria responsabilità di organo garante del diritto internazionale chiedendo alle parti l’immediato cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi e dei prigionieri, il rispetto del diritto umanitario per evitare ulteriore spargimento di sangue, con l’impegno di convocare, con urgenza, una Conferenza di pace che risolva, finalmente, la questione Palestinese, condizione che porrebbe fine all’occupazione Israeliana e alla legittima resistenza Palestinese, ristabilendo così le condizioni per la costruzione di società pacifiche e democratiche.

Comitato per la pace  Taranto 

Anche questo  appello  cadrà nel vuoto perché l’ONU è sempre stata filo araba ma sempre paralizzata dai veti USA a favore di Israele. Clicca qui.

In migliaia contro la Nato e per la pace.

Alla  manifestazione contro la Base a San Pietro a Grado (Pisa, le realtà presenti, dai Comitati di Coltano e Firenze, alle realtà pacifiste, antimilitariste e ambientaliste, dal concentramento – che era ai confini del piccolo centro all’interno del parco naturale – sono partiti in corteo in direzione della caserma Camp Darby distante qualche chilometro, in un percorso tutto all’interno del parco di San Rossore, fatto di prati e alberi fino alla Base, nell’area del Cisam a San Pietro a Grado. Anche questa manifestazione ha portato la sua solidarietà alla Palestina: striscioni, bandiere, molti interventi e slogan (“free, free Palestine”, “Israel terrorist”), così come ha partecipato una delegazione a sostegno del popolo curdo che proprio in questi giorni è stato bombardato dalla Turchia nel nord-est della Siria.

Hanno partecipato alla manifestazione una delegazione del comitato “A Foras” dalla Sardegna, del movimento No Tav, i movimenti di lotta per la casa di Roma e Milano,, alcune realtà politiche come Pap e Rc, Carc, e sindacali (alcuni lavoratori SiCobas di Prato/Firenze, Usb, Cobas confederazione, Sial Cobas Piaggio), operai GKN, la rete del CLA,  assieme alla componente studentesca (collettivi, Osa, Cambiare Rotta e Fgc). Al termine il corteo ha tagliato qualche metro della recinzione della Base nell’area del Cisam.

Esercitazione nucleare Nato in Puglia.

I Comitati per la Pace della Puglia Bari, Brindisi, Foggia, Gioia del Colle, Gravina in Puglia, Lecce, Manduria, Manfredonia, Ruvo di Puglia, San Severo, Taranto esprimono una profonda preoccupazione per l’annunciata esercitazione militare Steadfast Noon 2023“, che è in svolgimento e che coinvolge le basi aeree di Amendola e Gioia del Colle in Puglia. Questa operazione è finalizzata a testare la capacità di deterrenza nucleare dell’Alleanza Atlantica e rappresenta una scelta irresponsabile mentre il mondo vive sotto la minaccia della guerra. Steadfast Noon getta benzina sul fuoco. Clicca qui il Comunicato Stampa.

“Fermare immediatamente il massacro a Gaza”.

L’appello di 500 operatori sanitari italiani. Clicca qui e aderisci. La situazione a Gaza è quasi inimmaginabile e si prepara a diventare ancora peggiore molto presto. Queste interviste su aljazeera 

https://www.aljazeera.com/program/upfront/2023/10/13/are-israel-and-hamas-guilty-of-war-crimes

mostrano chiaramente ciò che sta per essere scatenato su 2.3 milioni di Gazawi.

Oggi hanno anche dovuto evacuare 3 ospedali nel nord con grave difficoltà e tanti pazienti a rischio. Oltre ai cittadini che vi avevano trovato un precario rifugio. Terra bruciata.

Non ci sarà mai pace senza giustizia.

Facciamo pace a Gerusalemme.

A trent’anni dalla firma degli Accordi di Oslo, dopo decenni di denunce e allarmi inascoltati, i responsabili delle istituzioni e della politica internazionale devono recitare il “mea culpa” e riconoscere la necessità pressante di fare quello che non è ancora stato fatto: la pace tra i “nemici”, la pace a Gerusalemme.

C’è un solo modo per mettere fine a questo incubo che sta insanguinando la Terra Santa e minaccia di infiammare il mondo intero: riconoscere ai palestinesi la stessa dignità, la stessa libertà e gli stessi diritti che riconosciamo agli israeliani. Tanti lunghi e dolorosi decenni di occupazione militare, uccisioni mirate, bombardamenti, guerre, arresti, repressione indiscriminata, abusi, umiliazioni, deportazioni, apartheid e violazione di tutti i fondamentali diritti umani, ampiamente documentati delle Nazioni Unite, dimostrano il fallimento di tutte le opzioni militari. Non ci sarà mai pace senza giustizia.

Rinnoviamo dunque, ancora una volta, un accorato appello a tutti i responsabili della politica nazionale, europea e internazionale perché intervengano energicamente per mettere fine a questa tragedia facendo rispettare il diritto internazionale dei diritti umani, la legalità internazionale e le risoluzioni delle Nazioni Unite. Israele e Palestina: due Stati per due Popoli. Stessa dignità, stessi diritti, stessa sicurezza.

Fondazione PerugiAssisi per la cultura della Pace

Mattarella con elmetto.

Se l’Ucraina cadesse assisteremmo, a una deriva di aggressioni ad altri Paesi ai confini con la Russia e questo condurrebbe a un conflitto generale e devastante”, ha detto il presidente della Repubblica Mattarella, che evidentemente rivive i tempi in cui era ministro della difesa di D’Alema e con la Nato bombardava Belgrado. Mattarella racconta di nuovo la favola dell’orco cattivo e dei buoni che vogliono punirlo, e in poltrona indossa l’elmetto. In realtà,  la guerra Nato-Russia  in Ucraina va fermata perché innanzitutto  massacra un popolo, perché ci espone a rischio di catastrofe nucleare, perché aggrava all’inverosimile la questione climatica e ambientale, perché getta nella disperazione milioni di famiglie, in tutta Europa, per la crisi energetica che ha provocato e che le leggi di mercato, tutte a favore delle multinazionali finanziarie e petrolifere, stanno trasformando in catastrofe sociale.

L’unico modo per fermarla è dire no alla guerra e allo spirito di dominio che  anima ambedue gli schieramenti. Una strada che si attua attraverso tre iniziative:  1) stop all’invio di armi che serve solo a prolungare la guerra ingrassando i produttori di armi;  2) avvio di dialogo fra Russia ed Unione Europea per garantire pace al continente; 3) riduzione delle spese militari e della produzione di armi.

I criminali organizzati siete voi.

La Carovana Sicilia 2023 dal 28 settembre ha attraversato i luoghi simboli (non solo simbolici, purtroppo) che significano guerra e detenzione forzata degli stranieri: Pozzallo, Augusta, Sigonella, Pian del Lago (CL), Porto Empedocle, Campobello di Mazara, Cinisi. A Palermo, con l’adesione dei movimenti No Muos e No Guerra, del Presidio di donne per la pace, dell’Associazione Gambiana, di Stravox e di tanti altri gruppi, africani e non, un sit in antimilitarista davanti ai Cantieri Navali, a mezzogiorno, all’uscita degli operai del primo turno di lavoro, per sottolineare la presenza (che non è eccezionale!) di una portaerei, la Cavour, in riparazione in vista della partenza per il Mar Nero, attuale fronte di guerra. Nel pomeriggio, all’Orto Botanico, a cura di Stravox (gruppo di giovani migranti di vari paesi, molti dei quali studenti universitari) e di molte altre organizzazioni, un seminario per tavoli tematici: approfondimenti sul caso del 3 ottobre (strage dell’Isola dei Conigli nel 2013, nei pressi di Lampedusa, data divenuta pietra miliare in quanto dichiarata Giornata Internazionale in Memoria delle Vittime delle Migrazioni), discriminazione istituzionale, accordi Italia/Libia e Italia/Tunisia, cause dirette e indirette dell’immigrazione, accordi coloniali. Al Foro Italico (lungomare di Palermo), vicino al porticciolo di sant‘Erasmo, per commemorare tutti i morti nel Mediterraneo e le vittime delle politiche di respingimento e di chiusura dei porti. Nel pomeriggio, a Piazza Verdi, di fronte al Teatro Massimo, molteplici interventi di denuncia ma anche, e soprattutto, di proposta per creare rete fra le comunità e progettare iniziative condivise.

Premio Nobel per la Pace all’attivista iraniana Narges Mohammadi.

Vice presidente del Centro per la difesa dei Diritti Umani imprigionata dalle autorità iraniane dal maggio 2016, Mohammadi è ancora in prigione. Il comitato afferma che ha ricevuto il premio per la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e per i suoi sforzi nella promozione dei diritti umani e della libertà per tutti.

Il comitato per il Nobel ha affermato che “la coraggiosa lotta di Narges Mohammadi ha comportato enormi costi personali. Il regime iraniano l’ha arrestata 13 volte, condannata cinque volte e condannata a un totale di 31 anni di carcere e 154 frustate”. Mohammadi è ancora detenute nel famigerato carcere di Evin e il comitato ha espresso l’auspicio che l’Iran rilasci l’attivista. 

Salute ambiente pace al centro della manifestazione del 7 ottobre.

Una grande manifestazione nazionale a Roma per il lavoro, contro la precarietà, per la difesa e l’attuazione della Costituzione, contro l’autonomia differenziata e lo stravolgimento della nostra Repubblica parlamentare. È “La Via Maestra. Insieme per la Costituzione”, la mobilitazione lanciata da più di 100 associazioni e reti, che a loro volta raccolgono tantissime realtà della società civile, tra cui anche la Cgil, per sabato 7 ottobre nella capitale. Clicca qui.

Per le autonomie, l’ambiente, la pace.

·    L’ambientalismo che è qui per farci vivere, l’autonomismo del Movimento Comunità.

·    Per una SANITÀ PUBBLICA E PROSSIMA in una vera Repubblica delle Autonomie personali, sociali, territoriali.

·    Contro gli ecomostri: no al Ponte di Messina e no al nuovo aeroporto nella piana di Prato-Pistoia-Firenze

·    Continua cliccando qui.

Sdoganamento del neonazismo ucraino.

L’Onu a novembre approvò l’annuale risoluzione russa per la “lotta alla glorificazione del nazismo, del neonazismo e di altre pratiche che alimentano razzismo e xenofobia” con soli 106 Sì (contro i 121 dell’anno precedente), incluso quello di Israele. Contrari, come sempre, Usa e Ucraina; e, per la prima volta, tutti i Paesi Nato e alleati, esclusa la Turchia e inclusa l’Italia.

La Camera del Canada ha tributato una “standing ovation” a Yaroslav Hunka “l’eroe” ucraino e canadese della Seconda guerra mondiale che combatté per l’indipendenza dell’Ucraina contro i russi, che sedeva sugli spalti per applaudire Zelensky. L’eroe prestò servizio nella 14ª divisione Waffen Grenadier delle SS naziste i cui crimini contro l’umanità durante l’Olocausto sono ben documenta.

E’ in corso uno strisciante sdoganamento del neonazismo ucraino iniziato il 24 febbraio ’22 con l’invasione russa?  Fino ad allora media e politici occidentali, Onu, Osce e Amnesty denunciavano i partiti neonazisti in Ucraina e i crimini delle loro milizie in Donbass. Clicca qui le prove.   Poi è scattata la sordina e infine la beatificazione degli “eroi” del battaglione Azov con le rune stilizzate e le svastiche tatuate. D’altronde in Ucraina venerano come eroe nazionale “combattente per la libertà” il collaborazionista delle SS Stepan Bandera, criminale di guerra coinvolto nella deportazione e uccisione di migliaia di ebrei, eleggono partiti neonazisti in Parlamento e vantano milizie neonaziste nelle forze armate, mentre Zelensky loda le milizie neonazi e arringa il Parlamento greco in tandem con un figuro dell’Azov.  

A Milano l’Associazione dei giovani ucraini allestisce una mostra fotografica, “Eyes of Mariupol – Uno sguardo negli occhi dei difensori”, che omaggia i neonazi di Azov noti per le stragi commesse non solo a Mariupol ma in tutto il Donbass.

Via le armi nucleari in Italia.

Una denuncia che chiede alla magistratura di accertare la presenza di ordigni nucleari in territorio italiano e di accertarne l’illegalità sulla base delle leggi nazionali e internazionali sarà depositata agli inizi di ottobre alla Procura di Roma. La denuncia, la cui precisa articolazione verrà rivelata il 2 ottobre in una conferenza stampa a Ghedi – sede di un campo d’aviazione italiano e della Nato – è composta da diversi allegati ed è firmata da oltre una ventina di organizzazioni. Tra queste, Abbasso la guerra, Donne e uomini contro la guerra, Associazione Papa Giovanni XXIII, Centro di documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale, Tavola della Pace Friuli Venezia Giulia, Rete Diritti Accoglienza Solidarietà Internazionale, Pax Christi, Pressenza, Wilpf, Centro sociale 28 maggio. Tra le singole firme personaggi come Moni Ovadia e Alex Zanotelli. La conferenza stampa si svolge in un giorno evocativo, la Giornata Internazionale della Nonviolenza istituita dall’ONU.

Ghedi in Lombardia, come ad Aviano nel Veneto, sono stipate decine di testate nucleari, quasi quante gli abitanti della cittadina. Bombe sempre più evolute che vengono teleguidate dal casco dei piloti degli F-35 che stazionano nei nuovi hangar allestiti per questi velivoli che si affiancano a due piste di atterraggio, la palazzina di comando, simulatori e polo tecnologico.

Secondo un sondaggio condotto da YouGov, citato in un saggio sul nucleare militare italiano dell’International Association of LawyersAgainst Nuclear Arms), l’87% dei cittadini italiani chiede di firmare il Tpnw (Trattato per la proibizione delle armi nucleari) e il 76% che l’Italia sia tra i primi paesi Nato a sottoscriverlo. Il 74% vuole che le armi Usa dislocate in Italia siano rimosse.