Filosofia, equivoci e contraddizioni del Ministro della Transizione ecologica.

Marco Travaglio ha candidato Roberto Cingolani al Premio Attila 2021.

1.  Cingolani, il grande equivoco “verde” nel governo Draghi

Il più grande equivoco del governo Draghi si chiama Roberto Cingolani. Ognuno può dare il giudizio che vuole sull’operato dei Migliori, ma nessuno potrà negare che i fatti del ministro della Transizione ecologica sono quantomeno sfasati, incongruenti, contraddittori rispetto alle promesse con cui Cingolani è stato catapultato al governo. Doveva essere il protagonista della svolta, la novità radicale, il mutamento epocale, la rivoluzione verde. È stato la giustificazione del sostegno dei Cinquestelle a Draghi. Clicca qui.

2.  Idrogeno, rinnovabili e nucleare: Cingolani ha idee poco “green”

Ambientalisti, movimenti e qualche politico segnalano sempre più  le contraddizioni del ministro e del Piano Nazionale di Resilienza e Resilienza.  I macro-temi di contrasto sono ricorrenti. Clicca qui.

  1. I decreti di Cingolani sui pozzi sono illegittimi.

Enrico Gagliano, cofondatore del Coordinamento nazionale No Triv e docente di Diritto ambientale presso l’Università di Teramo, all’indomani dall’approvazione, a firma del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, di ulteriori perforazioni nei nostri mari: “Fino a quando il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai), atteso per il 30 settembre 2021, non verrà approvato, il ministero della Transizione ecologica può fare solo alcune cose, non certo quelle che sta facendo”. L’idrogeno? “Il ‘cavallo di Troia’ piazzato dai soliti noti e dal governo all’interno di un Piano che dovrebbe dettare l’agenda della transizione verde”. Clicca qui l’intervista. 

  1. Ambiente, siamo tornati ai disastri del Berlusconi  premier.

Il PNRR è costruito per proteggere i ritardi dell’industria automobilistica e dell’industria petrolifera le cui assenze di strategie rallentano la conversione ecologica dell’economia verso la mobilità elettrica e le rinnovabili, facendo pagare un duro prezzo all’Italia in termini di competitività industriale sui mercati globali e per il raggiungimento degli obiettivi sul clima. Clicca qui.

5. Ilva e le altre: bonifiche farsa sui terreni agricoli inquinati

Le bonifiche dei siti inquinati in Italia, come tutti sanno, non si fanno quasi mai. E allora, avranno pensato al ministero della Transizione ecologica, perché non trovare il modo di non farle per legge o di farle un po’ meno difficili o magari solo in parte? Clicca qui.

 

La caporetto dei Cinquestelle. Marco Travaglio vs Beppe Grillo e la Democrazia diretta.

Avevo identificato la caporetto dei Cinquestelle come una conseguenza del  “tradimento” dell’alleanza programmatica con i Movimenti ecopacifisti, ovvero dell’immolazione della “Democrazia diretta”  sull’altare della “Democrazia rappresentativa”. In loro difesa, Travaglio non convince: “Caro Lino, capisco tutto. Ma forse ti è sfuggito che i 5Stelle nell’estate del 2019 hanno votato in Parlamento il Tav, ovviamente da soli, anche al costo di far saltare il governo con la Lega. E purtroppo hanno perso”. Con questa debole posizione Travaglio dimostra di non conoscere o riconoscere il fondamentale pezzo di Storia patria scritto dai Movimenti tramite la prassi della Democrazia diretta, dimostra il limite di un (ottimo) notista della Politica rappresentata esclusivamente dai Partiti, come se la Politica si esaurisse nell’intermittente rapporto fra eletti ed elettori, come se tanta costante sostanza della Politica non la facessimo noi dei Movimenti fuori dai Partiti, anche influenzando le stesse votazioni. Va da sé che Travaglio, all’autocritica di Beppe Grillo“Non credo più nella rappresentanza parlamentare, preferisco la democrazia diretta che è la sua evoluzione”, rischia di fare la caricatura. Travaglio dunque merita una replica: clicca qui.