L’acqua radioattiva trattata dalla centrale nucleare distrutta dal devastante tsunami seguito allo spaventoso terremoto dell’11 marzo 2011 sarà scaricata in mare tra la fine di agosto e settembre attraverso un tunnel sottomarino. L’acqua immagazzinata è stata trattata attraverso un processo denominato Advanced Liquid Processing System (ALPS) per rimuovere quasi tutta la radioattività, a parte il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno difficile da separare dall’acqua. Circa 1,3 milioni di tonnellate di acqua immagazzinate in enormi serbatoi saranno diluite con acqua di mare, per limitare la concentrazione di trizio, e gradualmente rilasciate a 1 km dalla costa attraverso un tunnel sottomarino.
Il governo giapponese negli ultimi anni ha lavorato a lungo in diplomazia su un piano di scarico per avere meno critiche possibili. Con il beneplacito di Usa e Corea del Sud, a luglio 2023 è arrivato l’ok dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). Il via libera è però criticato da Cina e Hong Kong che hanno minacciato di vietare le importazioni di pesce da 10 prefetture giapponesi.
Con tanto di locandina, sugli schermi in contemporanea due campioni di incassi: “Barbie” della regista Greta Gerwig e “Oppenheimer” diretto da Christopher Nolan.
Anniversario del Trattato TPNW: l’Italia agisca concretamente per il disarmo nucleare.
Il7 luglio è ormai da alcuni anni una data importanteper le campagne a favore del disarmo nucleare: è in questa giornata (a due giorni dall’anniversario del Manifesto Russell-Einstein) che si ricordal’adozione da parte di 122 Paesi del testo elaborato in ambito ONU del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW). Clicca qui.
Ma sono ancora il più forte? Per quanto tempo ancora? Per ora, stanno imponendo il loro ordine mondiale incentrato sui Paesi dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica. Cinque sono gli indiscutibili successi. 1. Tutti hanno ritenuto che le minacce all’egemonia occidentale provengano dalla Cina e dalla Russia. 2. I loro partner e alleati hanno accettato di aumentare la spesa militare fino al 2% o più del PIL, con il riarmo della Germania, un triste ricordo per i francesi e altri Paesi europei. 3. Allineare quasi tutti i Paesi della NATO contro l’aggressione russa, estendendola a Svezia e Finlandia. 4. Aumentare l’influenza del comando militare dell’Asia-Pacifico coinvolgendo Australia, Regno Unito e Washington nell’AUKUS, che aggiungerà sottomarini nucleari a Canberra. 5. Il riarmo del Giappone, l’unico Paese che ha subito gli orrori di due bombe atomiche e che preoccupa seriamente la Cina e i coreani a causa del suo passato coloniale, insieme a una maggiore cooperazione militare degli Stati Uniti con le Filippine, oltre alle 30.000 truppe dispiegate dal 1953 in Corea del Sud.
I critici ritengono invece che questi successi della “dottrina Trump” non siano nuovo ordine mondiale bensì disordine. (continua).
Legambiente: “Con la discarica Riccoboni a Sezzadio porte aperte al deposito nucleare? Con lo studio dell’Ato6 sulle aree di ricarica delle falde profonde viene meno uno dei motivi fondamentali di obiezione all’individuazione di AL13 come area idonea per il Deposito delle scorie radioattive”.
Oppure inviamo armi per una guerra sempre più calda, atomica?
Il “Corriere della Sera” dell’8 maggio, forse con qualche imbarazzo, ha pubblicato un clamoroso articolo dell’ex ambasciatore a Mosca Sergio Romano in cui si chiede lo scioglimento della NATO, oggi priva delle ragioni per cui è nata. L’articolo dell’autorevole esperto di politica internazionale dice infatti così: “L’Alleanza atlantica ha avuto una parte utile e rispettabile. Ma la Guerra fredda è finita, il comunismo è sepolto, gli Stati Uniti hanno avuto un presidente come Trump e sarebbe giunto il momento di fare a meno di un’istituzione, la Nato, che ha ormai perduto le ragioni della sua esistenza“. Clicca qui.
Lo spiega il “Gruppo di ricerca Energia per l’Italia”:clicca qui. Perché allora l’Italia si aggancia al treno del cosiddetto nucleare pulito e sicuro, seguendo il miraggio della produzione di energia elettrica da fusione nucleare? Semplicemente perché questa è una ulteriore mossa di Eni per sottrarre risorse alle già mature ed efficienti tecnologie del fotovoltaico e dell’eolico. L’Eni (il governo) sa infatti benissimo che la storia della fusione nucleare, dagli anni Cinquanta a oggi, dimostra che questa tecnologia non riuscirà a produrre elettricità a bassi costi e in modo attendibile in un futuro ragionevolmente vicino. Nonostante ciò, l’Italia si sta impegnando in un quadro industriale e finanziario favorevole per progetti nucleari: piccoli reattori modulari insieme alle grandi centrali nucleari. Esattamente il contrario della Germania, che ha appena spento i suoi ultimi tre reattori nucleari ancora in funzione mentre ha privilegiato la produzione elettrica da fonti rinnovabili: nel primo trimestre del 2023, queste hanno infatti coperto il 51% del fabbisogno di energia elettrica, con l’obiettivo al 2030 ancora più ambizioso: ottenere un mix energetico composto per l’80% da rinnovabili.
Forse non sarà necessario aspettare una guerra atomica fra russi e americani, per goderci le piacevoli conseguenze di una contaminazione nucleare. Basterà aspettare che i giapponesi riversino in mare 1 milione e 300.000 tonnellate di acqua contaminata che fino ad oggi è stata stipata nelle centinaia di cisterne che circondano la vecchia centrale (le vedete tutte nella foto del titolo).
I giapponesi sostengono che ormai le cisterne hanno raggiunto la capacità limite, e che bisognerà iniziare a rovesciare in mare il loro contenuto. Questo naturalmente ha scatenato le proteste dei cinesi, dei coreani, dei russi, e della confederazione delle isole del Pacifico, che saranno i primi paesi a vedere il proprio mare contaminato dalle acque radioattive. Si calcola infatti che nell’arco di tre anni l’intero oceano Pacifico sarà contaminato, mentre nell’arco di 10 anni la contaminazione dovrebbe raggiungere tutti gli altri oceani del mondo.
Le conseguenze disastrose sull’ecosistema possono essere solo vagamente immaginate.
La marcia verso il rilancio dell’energia nucleare procede e vede come protagonisti da un lato i gruppi industriali interessati e dall’altro parte dello schieramento politico che rappresenta quegli stessi gruppi e il modello economico in cui operano. L’interesse prevalente di questi soggetti non è quello di fronteggiare la crisi energetica e men che meno quella climatica, bensì quello di fare utili realizzando, a spese pubbliche, dei nuovi impianti e poi vendendo energia in quantità crescenti. La prospettiva è il “qui e ora”.
Ansaldo Energia -Ansaldo Nucleare (lo Stato italiano), Edf e Edison hanno sottoscritto una lettera di intenti per collaborare allo sviluppo del “nuovo nucleare” in Europa e favorirne la diffusione, in prospettiva anche in Italia. Il governo applaude. Dodici anni dopo, siamo ancora a parlare di nucleare, nonostante il risultato di due referendum. Nonostante l’Italia, dopo 27 anni di produzione e 32 di decommissioning, non è stata ancora in grado di individuare il sito del Deposito Nazionale per le scorie radioattive.
Il nucleare di “nuova generazione”: i “nuovi” impianti distribuiti qua e là su tutt’Italia: i “piccoli” reattori sfruttano la fissione nucleare, dunque la durata della radioattività dei depositi delle scorie distribuiti qua e là è: plutonio 239 più di 100.000 anni (dimezzamento poco più di 24.000 anni), cesio 137 più o meno 150 anni (dimezzamento 30 anni), stronzio 90 idem. Nel caso di miscelazione: le durate vanno moltiplicate almeno per 10.
Eppure tutti sappiamo che possediamo il più grande “reattore a fusione nucleare” esistente. Il Sole. E’ già disponibile per la produzione di energia rinnovabile e fornisce ogni anno 15mila volte l’energia di cui l’umanità ha bisogno. La ricerca scientifica ha sviluppato le tecnologie necessarie.
Durante questo anno si è insistito sul mis-fatto che non esistano alternative alla guerra e al disastro. Invece le alternative ci sono ed è una vera follia che non si vogliano prendere in considerazione. Il generale Fabio Mini propone cinque Principi e dieci Piani d’azione: realizzabili alla condizione imprescindibile che partano da un accordo tra le parti di fatto in guerra: Stati Uniti e Russia in maniera bilaterale o nell’ambito del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Cinque Principi: 1. Riaffermare i diritti dei popoli all’autodeterminazione, al rispetto delle loro identità, libertà, idee, fedi e proprietà. 2. L’Ucraina ha diritto al ripristino della propria sovranità territoriale nel pieno rispetto della volontà dei propri cittadini inclusi quelli delle entità che reclamano l’indipendenza o l’autonomia nonché la salvaguardia dei diritti delle minoranze di qualsiasi genere. 3. La soluzione del conflitto deve permettere d’instaurare un nuovo assetto della sicurezza in Europa che non poggi esclusivamente sulle minacce armate e che tenda alla rimozione di tutte le cause e i pretesti di conflitti territoriali. 4. Le istituzioni plurinazionali e le alleanze presenti in Europa devono rispettare e ribadire i propri impegni e standard riguardanti l’estensione geografica e le modalità di azione. 5. Necessità di un fondo internazionale di ricostruzione delle aree interessate dai conflitti in Europa che non curi soltanto gli interessi dei “donatori” ma anche quelli degli assistiti.
Una eventualità oggi non più così remota: in questi mesi le autorità russe hanno manifestato la possibilità di impiegare bombe nucleari tattiche. Noi, di fatto, siamo in guerra contro la Russia, ovvero la Russia potrà dirsi in guerra contro di noi.
Ebbene, stanno per arrivare dagli Stati Uniti anche a Ghedi (Brescia) e Aviano (Pordenone) le bombe nucleari di “nuova generazione” B61-12. Sostituiranno le vecchie B61-11 dislocate da anni nelle basi militari in Belgio, Germania, Paesi Bassi, Turchia e Italia nell’ambito della cosiddetta dottrina del nuclear sharing, la “condivisione nucleare” della Nato. Vengono definiti “ordigni nucleari tattici”, ma non sono meno pericolose delle “bombe nucleari strategiche” presenti negli arsenali di Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Regno Unito, India, Pakistan, Israele e Corea del Nord. Clicca qui.
Mentre il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, si trastulla a insistere sull’energia dell’atomo puntando sulla quartagenerazione, affidati alla commissariata Sogin procedono a rilento lo smantellamento e la messa in sicurezza degli impianti nucleari italiani, dunque la realizzazione del deposito nazionale che dovrebbe definitivamente ospitare 95mila metri cubi di rifiuti radioattivi. Inoltre l’Italia non è più in grado di riprendersi le migliaia di tonnellate di scorie radioattive inviate per riprocessamento all’estero.
Lo smantellamento riguarda le centrali nucleari di Trino (Vercelli), Caorso (Piacenza), Latina e Garigliano, il reattore Ispra-1 (Varese), l’Eurex di Saluggia, Opec e Ipu di Casaccia (Roma) e l’Itrec di Rotondella (Matera), mentre la dismissione dell’impianto FN di Bosco Marengo (Alessandria) si è conclusa a giugno 2022. In particolare l’Eurex è una bomba ecologica irrisolta da decenni.
Per quanto concerne il mitico deposito azionale, finalmente è pronta, ma non approvata, la bozza della Carta nazionale delle aree idonee (Cnai): i siti potenzialmente idonei sarebbero 57, in sei regioni. Nessuna delle aree indicate vuole ospitare il deposito.
La fusione nucleare, quand’anche avesse un bilancio energetico positivo (cioè non consumasse più energia di quella che produce), genera radiazioni e produce rifiuti radioattivi, quindi meglio lasciarla comunque sul sole, ed utilizzare la sua energia con il fotovoltaico e l’eolico!
Gian Piero Godio
Sono sgomento di fronte alla campagna, internazionale, di disinformazione e mistificazione sul “grande” risultato sulla fusione nucleare! E non da ora. Al di là della questione generale della fusione, in questo caso tutti i commenti, anche di specialisti, celano a un’opinione pubblica che non è in grado di valutare (o non ha gli elementi) alcuni fatti cruciali che cambiano radicalmente le cose. Solo alcuno fatti:
— la National Ignition Facility è un impianto MILITARE (poi concesso anche ad esperimenti di fisica fondamentale) dei Livermore laboratories, uno dei tre grandi laboratori (con Los Alamos e Sandia) di RICERCA SULLE ARMI NUCLEARI;
— la fusione per confinamento inerziale – radicalmente diversa dal confinamento magnetico – anche se arriverà alla fusione “one shot” di un insieme di nuclei leggeri più piccolo di un grano di pepe, non è idonea alla realizzazione di impianti di produzione di energia: ma è la strada che perseguono i militari (dopo il trattato di bando dei test nucleari del 1996, ancorché mai ratificato dagli USA) per studiare il perfezionamento delle bombe a fusione, magari nella prospettiva di realizzare micro testate a fusione. Stiamo cercando di scrivere articoli ma ovviamente non raggiungeremo le grandi testate. Gli scienziati, in generale, ci inzuppano il pane: del resto sono loro che hanno realizzato la bomba atomica!
Gli Stati Uniti hanno deciso di accorciare i tempi del dispiegamento delle nuove bombe nucleari tattiche B61-12 potenziate in Europa sostituendo le B61 più “vetuste”. Dunque anche in Italia ed in particolare nelle basi militari di Ghedi (Brescia) ed Aviano (Pordenone). Le nuove bombe dovrebbero essere consegnate alle basi NATO in Europa entro dicembre e non più nella primavera del 2023 come precedentemente previsto. A segnalarlo è il giornale statunitense Politico, citando un cablogramma diplomatico statunitense che rivela quanto riferito da funzionari statunitensi agli alleati della NATO durante una riunione a porte chiuse svoltasi a Bruxelles nei giorni scorsi. La sostituzione delle vecchie bombe nucleari con quelle nuove richiederebbe l’autorizzazione del Parlamento, ma non sembra che siano venute – nè dal governo nè dalle opposizioni – avvisaglie in tal senso. (Continua)
Anche se il ricorso al nucleare dovesse limitarsi alle armi «tattiche» più volte citate dal Cremlino, le conseguenze sarebbero «catastrofiche». A lanciare l’allarme è Iriad – Archivio Disarmo, che fa notare come le bombe russe potrebbero puntare su obiettivi strategici in Italia. Per esempio, basi aeree e navali e comandi Nato. Prime nel mirino sarebbero le basi Nato di Ghedi (Brescia) e Aviano (Pordenone) che ospitano insieme circa 40 testate nucleari. Ma altri bersagli a rischio sono rappresentati da altre basi e comandi militari Nato a Vicenza (Caserma del Din e Caserma Ederle), Livorno (Camp Darby), Gaeta, Napoli (Naval Support Activity), Taranto, Sigonella (Naval Air Station). Almeno 55mila morti e oltre 190mila feriti. Effetti collaterali a cascata. Blocco di infrastrutture e di centri nevralgici, oltre al danno ambientale provocato dal fall out nucleare e dalla persistenza delle radiazioni. Secondo il modello di scenario elaborato da Alex Wallerstein e applicato dall’Università di Princeton, in caso di un conflitto nucleare generalizzato le vittime ammonterebbero a una cifra di circa 34 milioni soltanto nelle prime ore.
La campagna elettorale vede il tema del ritorno al nucleare promosso dal centrodestra e non solo, quando in Ucraina un impianto nucleare civile è utilizzato in un conflitto armato, come potenziale minaccia di catastrofe. La favoletta del nuovo nucleare imprescindibile per le emissioni zero viene presentata come una “proposta seria”. Ma è solo una patacca. La “nuova generazione di centrali ” (la quarta, oggi, dopo 20 anni di investimenti, è ancora allo stadio di prototipo e comunque ben lontana dalle nostre tasche) fa solo parte della campagna contro le fonti energetiche rinnovabili. Clicca qui Greenpeace.
Perché rileggere oggi la crisi dei missili del 1962. La tragedia ucraina apre a scenari di guerra nucleare ma il governo Draghi ha deciso di non partecipare, neanche come osservatore, all’incontro di Vienna dei Paesi aderenti al Trattato delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi nucleari. Clicca qui.
Da Trieste un forte NO ai porti nucleari. Intervista a Alessandro Capuzzo del Movimento antinucleare triestino appena rientrato dal Nuclear Ban Week di ICAN e dalla Conferenza degli Stati Parti del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari. Clicca qui.
Putin: schiacceremo le nuove armi missilistiche Usa come noci. Fino a quando tutti useranno i noccioli delle atomiche. Clicca qui padre Ernesto Balducci, quando rifletteva che dinanzi alla prospettiva della catastrofe atomica si fa più serrato il confronto tra gli utopisti, noi, secondo i quali è possibile, in ragione della stessa smisuratezza del pericolo, uscire una volta per sempre dalla civiltà della guerra, e i realisti, secondo i quali il bene della pace, anche oggi come sempre, può essere custodito solo dall’equilibrio delle forze in campo.
Dopo il disastroso incidente avvenuto nella centrale di Chernobyl nel 1986, abbiamo votato a larghissima maggioranza contro la presenza del nucleare civile in Italia, distogliendo lo sguardo dall’evidenza che fin dal 1957 il nostro Paese era utilizzato dagli Stati Uniti per lo schieramento di missili rivolti contro l’Urss e i Paesi dell’Est europeo riuniti nel Patto di Varsavia, con il compito di rispondere a un eventuale attacco contro i Paesi Nato sganciando testate nucleari americane su Praga e Budapest. Ancora oggi, a 85 chilometri da Milano nel caso della base Usa di Ghedi, a 95 chilometri da Venezia nel caso di Aviano, ospitiamo un arsenale atomico con una forza di distruzione superiore a tre bombe di Hiroshima che ci può anche scoppiare sotto il culo. Clicca qui in quotidiano cattolico “Avvenire” in merito all’iniziativa di ventidue associazioni pacifiste che hanno commissionato un Parere giuridico sulla presenza delle armi nucleari in Italia alla sezione italiana di Ialana, l’Associazione internazionale degli avvocati contro le armi nucleari, con status consultivo presso le Nazioni Unite. Lo studio che ne è risultato è una chiara denuncia dell’illegalità della presenza degli ordigni nucleari sul suolo italiano, in violazione del Trattato di pace del 1947 e del Trattato di Non Proliferazione del 1968, ratificato dal nostro Paese nel 1975, oltre che di varie norme nazionali e internazionali.
L’appello agli eurodeputati si articola su 10 punti: 1)L’energia nucleare non è una fonte di energia rinnovabile. 2) Non è vero che l’energia nucleare sia priva di emissioni di CO2. 3) I rischi di incidenti nucleari sono già stati gravi e catastrofici. 4) Le scorie nucleari restano radioattive per decine o centinaia di migliaia di anni. 5) Il costo dell’energia nucleare è oggi più del doppio di quello da fotovoltaico. 6) L’energia da nucleare costituisce comunque una fonte marginale e senza futuro. 7) La prospettiva dei “mini e micro” reattori nucleari è ancora più dannosa. 8) Gli studi sulla quarta generazione di reattori sono solo all’inizio. 9) I tempi per costruire una centrale nucleare sono in media di 10 anni. 10) Ultimo e non da ultimo, in un mondo di guerre e di conflitti, la diffusione dell’energia nucleare favorisce la proliferazione di armamenti nucleari e di prodotti fissili e/o radioattivi utilizzabili a fini terroristici, con conseguenze gravissime per l’intera umanità. Clicca qui.
L’International Panel on Chemical Pollution ha lanciato la proposta di creare un board tecnico per realizzare strumenti specifici per l’abbattimento della contaminazione da sostanze nocive. L’iniziativa – che sarà presentata all’Assemblea Onu sull’Ambiente che si apre il 28 febbraio a Nairobi, in Kenya – è supportata da oltre 2500 tra scienziati di livello mondiale e ministri dell’Ambiente: tra loro il premio Nobel per la Fisica, Giorgio Parisi. L’invito è stato inviato anche al ministro per l’Ambiente Roberto Cingolani che, però, nonostante il dossier sia da alcune settimane sul suo tavolo, non ha ancora aderito. Attraverso l’ufficio stampa ha risposto “In questi casi non si esprime una singola posizione nazionale, ma c’è un’unica posizione a livello europeo”.
Appello agli europarlamentari.Occorre respingere la colossale operazione di greenwashing che ci viene prospettata con questa proposta della Commissione UE di inserire l’energia nucleare fra le fonti di energia “verdi”. Clicca qui.
Bruxelles ha impiegato più di un anno per decidere se il gas e l’energia nucleare debbano essere considerati investimenti verdi nella tassonomia dell’UE, un corpus di regole per gli investitori progettato per aiutare a raccogliere enormi quantità di capitale privato per raggiungere gli obiettivi dell’UE in materia di cambiamenti climatici. (clicca qui) . Proteste in Italia e altri Paesi europei: c’è ancora la possibilità di fermarli.
A più di vent’anni dalla sua creazione, e dopo essere costata finora – a chi paga le bollette – 4 miliardi di euro, la Sogin – la Società Gestione Impianti Nucleari – si avvia al commissariamento da parte del Ministro della Transizione ecologica. Quella di Sogin è una storia di tempo e denaro perso per mettere in sicurezza, senza riuscirci, i rifiuti nucleari italiani. Un compito affidatogli dopo che nel 1987 un referendum popolare aveva deciso l’abbandono dell’energia nucleare. Dei 4 miliardi finora pagati dai cittadini, più della metà sono serviti a coprire gli stipendi del personale e dei dirigenti; auto di alta gamma, benefit e bonus compresi (sono perfino scattate perquisizioni della Guardia di finanza nella sede dell’azienda).
A questo link https://chng.it/52bC5wSRHf è possibile firmare la petizione (che ha già raccolto più di 100mila firme) contro la proposta della Commissione Europea di inserire nucleare e gas nell’elenco europeo delle energie verdi, proposta che vuol dire in sostanza usare i soldi del Next Generation EU (in Italia PNRR) per queste fonti pericolose e inquinanti. Il nucleare è già stato bocciato da ben due referendum popolari in Italia (1987 e 2011). L’Europa invece deve sviluppare fonti di energie veramente rinnovabili come eolico, fotovoltaico, geotermico, idraulico. Nucleare e gas fossile non lo sono.
Matteo Salvini propone un referendum per costruire nuove centrali nucleari in Italia. Nel nostro sondaggio nessuna realtà territoriale si è dichiarata favorevole ad ospitare un impianto. Nel contempo nessuno dei sindaci dei cento comuni individuati dal governo come idonei e sicuri si dice disponibile ad ospitare il deposito unico nazionale delle scorie radioattive del nucleare pregresso. Trino non era tra quei cento sventurati, eppure -primo paradosso- è proprio il sindaco di Trino ad offrire l’ospitalità del proprio territorio. Il secondo paradosso è che a Trino c’è già un consistente deposito ex centrale nucleare, pericoloso e inidoneo, proprio uno di quelli che dovrebbero essere bonificati e trasferiti nell’ultrasicuro deposito nazionale. A questo punto Trino è candidato sia ad accogliere il vecchio che il nuovo nucleare. Una pioggia di miliardi. Si presume in accordo con Salvini. Daniele Pane deve proprio la sua fulminea carriera alla Lega. Delle due l’una: o Salvini realmente pensa di non perdere il terzo referendum nucleare, oppure a Pane è stata promessa adeguata compensazione in vista della mancata rielezione a sindaco.
La decisione della Commissione Europea di forzare la mano inserendo nelle energie rinnovabili anche nucleare e gas fossile va fermata. E’ un grave errore che contraddice le scelte per dare alla questione ambientale e climatica la centralità che devono avere per la transizione ecologica verso le energie rinnovabili. Il Ministro Cingolani e l’insieme del Governo hanno gravi responsabilità straparlando di nucleare di quarta generazione al solo fine di strizzare l’occhio alla pressione francese sul nucleare, dimenticando che ben 2 referendum hanno bocciato il nucleare in Italia. Clicca qui l’Osservatorio sulla transizione ecologica-PNRR promosso da Coordinamento per la democrazia costituzionale, Laudato sii e Nostra.
Le nostre motivazioni contro l’inserimento di nucleare e gas tra le “fonti sostenibili”. In difesa, in Italia, dei referendum del 2011 sui beni comuni. Convegno con Andrea Bulgarini, Alfonso Navarra, Mario Agostinelli, Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Edo Ronchi, Massimo Scalia, Marco Bersani, Luciana Castellina, Eleonora Evi, Federico Butera, Massimo Serafini, Haidi Gaggio Giuliani, Vittorio Bardi, Ennio La Malfa, Guido Viale, Antonio De Lellis, Keivan Motavalli, Gian Piero Godio, Maurizio Bucchia, Antonella Nappi, Marco Zinno, Rocco Altieri, Sabina Santovetti, Luciano Benin, Antonia Sani, Patrizia Sterpetti, Ennio Cabiddu, Daniele Barbi, Oliviero Sorbini, Laura Tussi, Fabrizio Cracolici e Luigi Mosca. Clicca qui la locandina.
Seconda domanda: sei per la denuclearizzazione immediata senza se e senza ma? Due domande, alle quali molti di noi ecopacifisti forse davamo toppo per scontate le risposte, indirizzate all’animatrice e promotrice dei Fridays for future con una lettera aperta: cliccala qui.
In vista del Referendum annunciato da Salvini per reintrodurre le centrali nucleari in Italia, abbiamo anticipato la mappa dei territori che il futuro governo di centrodestra proporrebbe papabili ad ospitarle.
Matteo Salvini riteneva che il suo referendum avrebbe vinto a mani basse, a differenza di quelli antinucleari del 1987 e del 2011. Abbiamo così promosso un sondaggio per verificare quali popolazioni siano maggiormente entusiaste ad accogliere le nuove centrali e il deposito nazionale delle scorie radioattive vecchie e nuove. Ebbene, ad oggi, dalle comunità locali non ci è pervenuta nessuna autocandidatura, neppure una (solo insulti). Il leader leghista allora si impegnerà in un lungo tour regione per regione per convincere una anzi più cittadinanze che non dobbiamo perdere l’occasione dei miliardi europei che pioverebbero dall’inclusione del nucleare (e del gas fossile) nell’elenco degli investimenti sostenibili, la cosiddetta “tassonomia UE” appena proposta. In questa campagna nazionale, che promette anche il taglio delle bollette fra dieci anni, si è offerto di accompagnarlo il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, che, con l’autorevolezza che gli deriva da Mario Draghi, da tempo sostiene nucleare egas fossile come soluzione alla crisi climatica.
Il capogruppo della Lega onorevole Riccardo Molinari che, in coppia con Federico Fornaro l’altrettanto capogruppo LeU peraltro ex fervente nuclearista, sta battendo il territorio alessandrino opponendosi all’ubicazione quivi del deposito scorie nazionale, nega ogni disaccordo col suo capitano spiegando di essere anche lui a favore delle centrali PURCHE’ distanti dal suo collegio elettorale.
In anteprima nazionale anticipiamo i siti destinati da Salvini ad ospitare le nuove centrali nucleari proposte tramite Referendum.
Sulla base di questa mappa (è solo una ipotesi di lavoro!) invitiamo le popolazioni locali, tramite voto, ad esprimere le preferenze per la localizzazione delle centrali. Il sondaggio, ci assicura il prossimo governo di centrodestra, sarà tenuto in rispettoso riguardo. Votate, votate movimentolotta.maccacaro@gmail.com. (Una avvertenza: saranno considerati validi i votanti che specificano l’indirizzo, ad evitare i generosi favoritismi).
Dalla centrale nucleare del Tricastin, nella regione del Rodano-Alpi cioè alla frontiera con l’Italia, una enorme quantità de tritium, un isotopo radioattivo d’idrogeno, é stato misurato nelle acque sotterranee dell’unità di produzione d’elettricità EDF. Le autorità di sicurezza dicono che la fuga è circoscritta ma i liquidi contaminati si ritrovano inevitabilmente in tutto l’ambiente circostante … e il rischio di estensione della contaminazione è alto! Clicca qui. E’ scandaloso che non sia previsto alcun controllo UE.
Via libera della Commissione d’inchiesta costituita ad hoc per sotterrare 85.000 metri cubi di scorie radioattive a medio-alta attività, in 200 mila contenitori, a 500 metri di profondità nei pressi di Bure, un comune del dipartimento della Meuse, regione Grand Est, nel bel mezzo di una zona rurale e agricola e tra le proteste degli abitanti. Inutile il parere contrario dell’Autorità di sicurezza nucleare.
Nel suo Dataroom sul tg di Enrico Mentana, Milena Gabanelli ha illustrato la gestione altamente pericolosa, per non dire criminale, delle scorie radioattive. Il cui smaltimento è di competenza della Sogin, società di Stato che in vent’anni ha speso 4 miliardi (versati dal contribuente in bolletta), 2,2 dei quali serviti a pagare gli stipendi del personale e i generosi bonus dei dirigenti. E tutto per concludere appena il 30% dei lavori. Una vicenda molto italiana con in sovrappiù la bomba chiamata Saluggia. Si tratta, ha spiegato Gabanelli, del sito in provincia di Vercelli che contiene 270mila litri di rifiuti radioattivi liquidi e acidi, stoccati in serbatoi di acciaio, costruiti negli anni 60. Stato di conservazione ignoto, perché inaccessibili a causa dell’alta radioattività. Rifiuti che andavano solidificati entro 5 anni: ne sono trascorsi 40 e sono ancora lì. Mentre ai telespettatori andava il boccone di traverso, abbiamo immaginato il ministro Cingolani subito impegnato a rassicurare i cittadini sulla minaccia nucleare stagnante nel sottosuolo. Infatti, egli ha dichiarato che “l’unica soluzione per Sogin è un commissariamento sul modello Ponte Morandi”. Be’, allora siamo a cavallo. Con calma e senza fretta, è la transizione bellezza. (Antonio Padellaro).
La Tassonomia europea sarebbe una classificazione gerarchica delle attività ritenute sostenibili dal punto di vista ambientale: tecnologie adatte a garantire la neutralità climatica, dunque finanziabili. Invece l’Italia si è schierata coi dieci Paesi, capitanati dalla Francia, che chiedono di considerare “verde” anche il nucleare a fissione vecchio di decenni. L’introduzione del nucleare (small modular reactors e fusione) nella tassonomia, e a promuovere l’uso del gas come soluzione alla crisiclimatica: sono due follie da un punto di vista climatico e di impatto ambientale sostenute dal ministro Roberto Cingolani nonostante la precisa volontà dei cittadini espressa in ben due referendum nazionali. Il parere favorevole espresso alla UE da Cingolani, in modo autoritario e senza confronto democratico, indurrebbe (soprattutto i Cinquestelle che lo hanno nominato) a chiedere le dimissioni del ministro detto della transizione ecologica.
Organizzata da Disarmisti esigenti, WILPF Italia, Missione Mediterraneo, con la collaborazione di Radio Nuova Resistenza. Contro l’eventualità che la UE consideri il nucleare, insieme a gas e CCS, tecnologia «verde» su cui investire. Per tutta la settimana, ogni giorno un tema da sviluppare con dibattiti in trasmissioni radio e con eventi tramite facebook. Clicca qui il programma.
Il problema non cambia. Convegno a Trino. Clicca qui Gian Piero Godio. Clicca qui la posizione di Legambiente Piemonte in merito alla localizzazione nazionale del deposito unico nazionale.
“Storia antinucleare” è disponibile on line a chi ne fa richiesta a movimentolotta.maccacaro@gmail.com. In oltre 100pagine racconta quaranta anni di lotte contro il nucleare in Italia. Ovvero il Dossier racconta l’epopea della mobilitazione popolare che contrastò il nucleare civile e ne perseguì la fuoriuscita definitiva anche tramite una sentenza pilota valida come precedente per tutti i siti nucleari italiani. Storia dello strapotere politico-giudiziario che la impedì sulla pelle delle generazioni presenti e future. Ovvero racconta la storia che va da Bosco Marengo (AL) al Forum nazionale dei Movimenti Antinucleari e al Referendum 2011, dal dopo Referendum ai governi “verde-giallo-rossi” e “policromo”, fino all’odierno rilancio del “nuovo nucleare” e all’irrisolto deposito nazionale. E’ Storia -documentata- anche di connivenze complicità corruzioni ignavie, tratta in breve da stralci dei libri “Ambiente Delitto Perfetto” (Barbara Tartaglione – Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia) e “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza”, nonché (circa 300 articoli) del Sito “Rete Ambientalista Movimenti di lotta per la salute, l’ambiente, la pace e la nonviolenza” gestito dal “Movimento di lotta per la salute Giulio A. Maccacaro”.
“Storia antinucleare” è disponibile on line a chi ne fa richiesta. In 113 pagine racconta quaranta anni di lotte contro il nucleare in Italia.
Ovvero il Dossier racconta l’epopea della mobilitazione popolare che contrastò il nucleare civile e ne perseguì la fuoriuscita definitiva anche tramite una sentenza pilota valida come precedente per tutti i siti nucleari italiani. Storia dello strapotere politico-giudiziario che la impedì sulla pelle delle generazioni presenti e future.
Ovvero racconta la storia che va da Bosco Marengo (AL) al Forum nazionale dei Movimenti Antinucleari e al Referendum 2011, dal dopo Referendum ai governi “verde-giallo-rossi” e “policromo”, fino all’odierno rilancio del “nuovo nucleare” e all’irrisolto deposito nazionale.
E’ Storia -documentata- anche di connivenze complicità corruzioni ignavie, tratta in breve da stralci dei libri “Ambiente Delitto Perfetto” (Barbara Tartaglione – Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia) e “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza”, nonché (circa 300 articoli) del Sito “Rete Ambientalista Movimenti di lotta per la salute, l’ambiente, la pace e la nonviolenza” gestito dal “Movimento di lotta per la salute Giulio A. Maccacaro”.
Tutti i nostri libri sono stampati a spese degli autori. Il ricavato è interamente devoluto alla Ricerca per la cura del mesotelioma di Casale Monferrato. Questo Dossier è esaurito in stampa. Per la versione digitale, occorre comunicare a movimentolotta.maccacaro@gmail.com l’indirizzo mail e l’avvenuto versamento (minimo euro 20) sul conto IBAN IT68 T030 6910 4001 0000 0076 215 (specificando causale) oppure tramite PayPal lubaja2003@yahoo.it.
Dalla memoria ad un nuovo futuro possibile. Clicca qui la presentazione di questo libro di Navarra, Tussi, Cracolici.
Per decidere il sito del futuro Deposito nazionale delle scorie nucleari, Sogin (la società pubblica per lo smantellamento degli impianti nucleari) aveva annunciato l’avvio del Seminario nazionale previsto nel processo di consultazione pubblica per la realizzazione dell’impianto (legge 31 del 2010). Dovrebbe aver discusso le osservazioni (di enti locali, aziende, associazioni e cittadini) arrivate dai territori dove -secondo la Cnapi del 5 gennaio scorso, la Carta delle aree potenzialmente idonee- dovrebbe sorgere il Deposito: 67 siti in 7 regioni, Piemonte, Toscana, Lazio, Basilicata, Puglia, Sicilia e Sardegna. Dovrebbe essersi tenuto un webinar con manager Sogin, esperti e operatori stranieri. Dovrebbero essersi tenuti incontri nelle regioni coinvolte.
Sogin aveva annunciato che il Seminario si conclude il 24 novembre, dunque fra pochi giorni, in modo che il 15 dicembre siano pubblicati gli atti finali. Dunque, sulla base dei lavori del Seminario, la Sogin ha già pronta a Carta definitiva delle aree idonee per il deposito, la Cnai. In base a questa, spetta al governo individuare il sito definitivo. Tale Carta dovrebbe già essere nelle mani dei ministri di Mario Draghi. Se ne sta discutendo?
Dentro il consiglio dei ministri, le posizioni sul nucleare sono sufficientemente contrapposte. Il ministro per la Transizione ecologica Cingolani con le sue dichiarazioni (a parte gli insulti agli ecopacifisti) non ha trovato di meglio che contraddire il risultato dei referendum popolari del 1987 e del 2011. Il “nuovo nucleare” riacceso da Stefano Cingolani – fissione e mini-reattori di ultima generazione (Smr, Small Modular Reactors) – non dispiace a Matteo Salvini tentato dalla lobby degli interessi del nucleare e della conservazione nel campo delle politiche innovative nell’ambiente e nell’energia.
Di opposto avviso dovrebbe essere il Movimento Cinque Stelle. Il condizionale è d’obbligo, anche se le posizioni di Beppe Grillo sono chiare. Si veda a proposito il libro “Storia del nucleare” di Lino Balza (disponibile a chi ne fa richiesta). Vero è che Cingolani è stato voluto da Grillo, ma pregnante resta il ruolo decisivo che il fondatore M5S svolse a sostegno delle lotte dei Movimenti nel 2011, coadiuvati dall’allora giovane avvocato Mattia Crucioli, oggi senatore.
Lino Balza. Movimento di lotta per la salute Maccacaro.
A Glasgow in preparazione della Cop26 si respira un clima di boicottaggio della partecipazione degli attivisti provenienti dall’estero. Ciò conferma le premesse negative poste dagli incontri preparatori, ad esempio la preCOP di Milano: non vi sono grandi speranze riponibili rispetto alla incisività delle conclusioni previste per la conferenza ONU che si terrà a Glasgow a novembre. Il bla bla bla denunciato da Greta Thunberg è la verità. In particolare merita evidenziare il tema dell’impatto delle attività militari sull’ambiente e sul clima e quindi il disarmo come soluzione del problema, ovvero portare alla Cop26 l’obiettivo di sbarramento al rientro in gioco della lobby nucleare. Clicca qui Peacelink.it
26° SETTIMANA di MOBILITAZIONE CONTRO L’OCCUPAZIONE DELLE TERRE DEL PRESIDIO EX-AUTOPORTO A SAN DIDERO. Continuano i Presidi sotto casa di Emilio, nell’attesa che la Corte di Cassazione si esprima in merito alla richiesta di estradizione emessa dalla Francia. Queste e altre iniziative nella newslettera di Doriella&Renato (clicca qui).
Il Piano di Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (PiTESAI)e la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) prevedono svariati territori della Basilicata (tra cui Genzano di Lucania in primis) potenzialmente idonei ad ospitare il Deposito Nazionale dei Rifiuti radioattivi. LEGGI L’ARTICOLO >
L’incontro al Climate Camp per disinvestire da banche fossili, armate e nucleari, successivo al flash mob in Piazza Affari, sede della Borsa italiana. Clicca qui.