
Metterli sotto accusa alla Corte dell’Aja: clicca qui.
Movimenti di Lotta per la Salute, l"Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
Metterli sotto accusa alla Corte dell’Aja: clicca qui.
Facciamo il punto sulla partita a scacchi che si gioca sulla pelle degli alessandrini. Manifestazione il 13 marzo.
La falda che scorre sotto Spinetta Marengo, compromessa dal disastro ambientale acclarato dalla sentenza della Cassazione del dicembre 2019, rilascia in superficie i cancerogeni cloroformio, tetracloruro di carbonio, tetracloroetilene, tricloroetilene ecc. E lo fa introducendo i suoi “vapori” anche attraverso le fondamenta delle abitazioni. Gli accertamenti dell’Arpa sono iniziati l’anno scorso. La popolazione avvelenata è quella del sobborgo alessandrino. Questi accertamenti sono nell’ambito delle campagne di monitoraggio dei composti fluorurati in aria e ambiente, che il “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” da mesi chiede (formalmente via PEC) all’Arpa di rendere pubblici per tutto il 2020, e non solo fino a luglio. (Clicca qui).
A sua volta, il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Regione Piemonte, Sean Sacco, completa il quadro dell’ecocatastrofe con ulteriori dati (clicca qui) evidenziando i drammatici risultati dell’indagine epidemiologica (incrementi di rischio del + 75% per mesoteliomi pleurici, + 90% per i sarcomi ecc. ) che va appunto completata oltre ai confini comunali. Si pensi che in Veneto si sta studiando anche l’associazione tra l’esposizione ai Pfas e le competenze cognitive e socio emotive dei bambini residenti nella zona rossa: è più che un sospetto di danni se consideriamo le rovinose evidenze già accertate in gravidanze ed esiti neonatali. (clicca qui)
Al culmine dei nostri esposti (clicca qui), la Procura di Alessandria ha finalmente avviato procedimento penale contro Solvay in violazione della sentenza di Cassazione per disastro ambientale e omessa bonifica. Per questo ultimo reato è evidente il fallimento, ad esempio, del Progetto operativo di bonifica per fasi riduzione cromo esavalente (terreni insaturi Area 2 Sottoarea 2b) approvato dal Comune di Alessandria e certificabile dalla Provincia, per il quale Solvay ha fornito garanzie finanziarie.
Con provvedimento immediato, insieme a ComitatoStopSolvay e Legambiente abbiamo chiesto almeno di fermare le produzioni del pfas C6O4 (appena autorizzato dalla Provincia). Solvay stessa ammette la chiusura, addirittura della fabbrica, ma non subito: il tempo di spremerla fino in fondo, basta che gli avvocati menino per le lunghe il processo e il ministero della transizione… transiga sui “Limiti zero pfas”. Clicca qui.
Alcuni politici e sindacalisti fingono di accettare perfino la chiusura dello stabilimento in cambio della localizzazione nell’alessandrino del deposito nucleare nazionale. In realtà puntano alla contemporanea presenza. Clicca qui.
Intanto alla procura di Livorno Vittorio Spallasso, che segue il processo di Alessandria, con il fondo ambientalista Bluebell Capital Partners e M5S ha presentato esposto contro Solvay per l’inquinamento della costa tirrenica di Rosignano. Il processo Pfas contro Miteni riprenderà a Vicenza il 22 marzo. Il prossimo 13 marzo ad Alessandria manifesteremo in piazza contro la squallida partita a scacchi che si sta giocando sulla pelle di lavoratori e cittadini.
Si rafforzerà il potere del complesso militare industriale e dell’alta finanza, con una ulteriore perdita dei principi di sovranità e ripudio della guerra sanciti dalla Costituzione? Si possono prevedere le linee guida attraverso i curricula di alcuni ministri e del presidente del Consiglio? Vediamoli: Clicca qui. Alla Difesa e agli Esteri riconfermati Roberto Guerini e Luigi Di Maio, all’Ambiente Roberto Cingolani ex del gruppo militare Leonardo, allo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, all’’Economia e Finanze Daniele Franco, soprattutto al ruolo internazionale svolto allo stesso Mario Draghi, indicherebbero che il nuovo governo rafforzerà ulteriormente l’«atlantismo». Se non è così, il Ministero della Transizione ecologica inizi la sua attività eliminando la maggiore minaccia che grava sul nostro ambiente di vita: via le armi nucleari Usa installate in Italia.
Eravamo stati facili profeti: “il granitico fronte del no” si scioglierà quale neve al sole. Come su Il Piccolo, proseguono su La Stampa le interviste ai favorevoli all’ubicazione in Alessandria del deposito nucleare nazionale. Si era appena espresso, chiamando addirittura a sostegno Legambiente, il segretario provinciale della CGIL, Franco Armosino: la costruzione del deposito nucleare potrebbe fungere da valvola di sfogo occupazionale e di sicurezza alla chiusura di Solvay. Fin troppo immediata, per non sospettare concordata fra ex comunisti, l’intervista di Federico Fornaro, con il ministro Speranza il più autorevole esponente di LEU Liberi e Uguali. Fornaro (clicca qui) rassicura: “i rifiuti radioattivi arrivano in sicurezza e conservati in altrettanta sicurezza, non ci sono rischi di percolamento come per molte discariche della provincia, si sta parlando di un sito che deve garantire sicurezza al massimo grado per 300 anni, l’importante è che si proceda nell’individuazione del sito nella massima trasparenza e il sito deve essere il migliore in assoluto”. In più, da sinistra i due sottolineano il business per gli industriali: “ll Parco tecnologico, annesso al deposito, è un investimento nella ricerca scientifica e sul futuro”. L’unico possibile dissenso tra Fornaro e Armosino potrebbe sorgere sull’esatto posizionamento del deposito nell’alessandrino, l’uno preferirebbe Bosco Marengo, l’altro Castelletto d’Orba, ma una via di mezzo si può sempre trovare.
Fornaro non smentisce la fama di nuclearista antiambientalista dei DS oggi PD LeU: l’allora segretario provinciale marchiò con parole di fuoco (L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza pag. 170 vol. 3°) il sostegno DS al Tav Terzo Valico e il disprezzo verso le nostre manifestazioni:
Daniele Borioli, assessore regionale ai trasporti, quasi mi sbeffeggia: “Il Terzo valico innescherà una politica di sviluppo per la provincia di Alessandria”. Federico Fornaro e Ennio Negri (capogruppo DS consiglio provinciale) congiungono le firme su Il Piccolo con una serie di castronerie “dopo il sofferto voto pro Tav in presenza di un gruppo di contestatori in consiglio provinciale”: “una storica opera strategica per il rilancio della vocazione logistica alessandrina in ambito italiano ed europeo e cinese”… “compatibile con le caratteristiche ambientali e sociali delle aree interessate”… “grazie alla minimizzazione dei disagi dei cantieri, delle falde e delle discariche”… “scontando il massimo dialogo con le popolazioni” … “respingendo gli atteggiamenti violenti e comunque non rispettosi della legalità e delle istituzioni”. Ad esempio l’occupazione del consiglio provinciale.
La proposta viene dal segretario provinciale della CGIL, Franco Armosino. La costruzione del deposito nucleare sarebbe la valvola di sfogo occupazionale e di sicurezza alla chiusura di Solvay. Alla Camera del Lavoro già i sindacalisti chimici chiedono le sue dimissioni: dunque Armosino smentirà questo auspicio di fermare gli impianti di Spinetta Marengo. Piuttosto, e qui sta lo scoop de La Stampa (clicca qui), con lucidità il funzionario ex comunista ha aperto la breccia sull’argine del “granitico” fronte del no, al punto da dichiarare d’accordo Legambiente.
Il Trattato di Proibizione della Armi Nucleari, firmato da 50 Stati, è entrato in vigore il 22 gennaio, proibisce agli Stati di sviluppare, testare, produrre, realizzare, trasferire, possedere, immagazzinare, usare o minacciare di usare gli armamenti atomici, o anche solo permettere alle testate di stazionare sul proprio territorio. E’ pensabile, come già abbiamo chiesto invano al governo uscente clicca qui, che Draghi disobbedisca agli Usa, aderisca al Trattato, dunque si impegni a distruggere i propri arsenali in accordo con un piano definito e legalmente vincolante? No. Allora a cosa serve un ministero della transizione ecologica se non si riesce nemmeno a proteggere l’Italia dalle servitù nucleari?
Essendo la regione con la maggiore quantità di materiale radioattivo (38,1%) si eviterebbe di farlo viaggiare per l’Italia. Sarebbe opportuno? A parità di condizioni di sicurezza direi di sì: è il parere di Gian Piero Godio (Legambiente).
L’obiezione più stupida, nel panorama del Nimby, viene dalla Sardegna per bocca di Bustianu Compostu del Comitato Nonucle Noscorie: “Chi ha avuto la scellerata idea di produrre scorie ora se le tenga. La Sardegna che responsabilità ha rispetto a questo?”. La scellerata idea l’avrebbero avuta le popolazioni di Lazio, Piemonte, Lombardia ecc.
La consultazione pubblica per l’avvio della procedura per la localizzazione, costruzione ed esercizio del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico, è partita con anni di incredibile ritardo ed ora il governo pretenderebbe che si concludesse in appena 60 giorni: è impossibile – per la mole impressionante di documentazione- la completezza e la facilità di comprensione anche a chi non possiede le competenze tecniche, tanto meno è possibile l’informazione e la consultazione delle popolazioni. Dunque, ci appare compromessa ogni possibilità di reale partecipazione a questa consultazione in assenza dei seguenti presupposti: 1) introdurre preliminarmente alla fase di consultazione pubblica una campagna informativa dedicata alla scelta del sito e alle tematiche dello smaltimento/immagazzinamento dei rifiuti, da svolgersi in ognuno dei 67 comuni indicati nella CNAPI (Carta nazionale aree potenzialmente idonee); 2) sostituire Sogin con una figura terza, di natura istituzionale finalmente tale da garantire alla pubblica opinione che tutte le scelte tecnico-gestionali ubbidiscano ad una logica di interesse generale. Con queste argomentazioni le associazioni si esprimono al Governo con una lettera proposta da Giorgio Ferrari (clicca qui) alla quale aderisce il Movimento di lotta per la salute Maccacaro.
Il Trattato di Proibizione della Armi Nucleari, firmato da 50 Stati, è entrato in vigore il 22 gennaio, proibisce agli Stati di sviluppare, testare, produrre, realizzare, trasferire, possedere, immagazzinare, usare o minacciare di usare gli armamenti atomici, o anche solo permettere alle testate di stazionare sul proprio territorio. Chiediamo che l’Italia, che già possiede armi di questo tipo, disobbedisca agli Usa, aderisca al Trattato, dunque si impegni a distruggere i propri arsenali in accordo con un piano definito e legalmente vincolante. Clicca qui.
Processi e bonifiche mancate: a lungo multinazionali e partecipate di Stato hanno fatto incetta di beni e risorse, per poi chiudere e andare via, lasciando un territorio profondamente segnato dalla disoccupazione, dall’inquinamento (ancora da risanare) e dalla malattia. Clicca qui.
Si può già prevedere che scoppieranno le contraddizioni viste in passato per il Tav Terzo Valico. Allettati dagli appetitosi risarcimenti statali, soprattutto amministratori e politici cominceranno a dividersi fra favorevoli e contrari dopo un iniziale no corale all’ubicazione del deposito unico nazionale in una delle sei potenziali aree alessandrine indicate come idonee dal governo (in particolare (Castelletto-Quargnento e Novi-Bosco Marengo). Non dimentichiamo che a suo tempo quasi nessun politico nei posti di comando si schierò contro il nucleare, sia nell’opposizione all’impianto/deposito di Bosco Marengo sia per il referendum anti Berlusconi. Ci ricordiamo che non ce ne furono a firmare i nostri ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato. E oggi basta esaminare i cognomi della dozzina di sindaci coinvolti nell’affaraccio, o affarone a dire si voglia. Un nome è esemplificativo: Cuttica attualmente sindaco leghista di Alessandria. Gli avversari di quelle nostre lotte antinucleari sono nominativamente indicati nel Dossier “Storia del nucleare in Alessandria” edito dal Movimento di lotta per la salute Maccacaro” (disponibile a chi ne fa richiesta). Sono dunque prevedibili crepe sommerse nel fronte del no, gonfio di nuclearisti pentiti. Già ora si vedono affiorare mani pronte ad alzarsi, tipo l’alessandrino capogruppo parlamentare leghista Molinari. Daranno una mano i soliti giornali che già ora ospitano interviste Arpa di sedicenti “fisici nucleari” rassicuranti: sbagliammo a definire folle l’idea di ospitare la bomba nucleare in un territorio assolutamente inidoneo, mentre ora garantiamo che “l’impatto in mezzo alle vigne è pressoché nullo, dovessero caderci bombe sul deposito”. Sorprenderebbe il voltafaccia dei compagni di lotta di Trino e Saluggia nel beneficiare l’allontanamento dei loro immensi depositi. Tra le associazioni non c’è da allungare la mano sul fuoco, tranne Legambiente che ci ha messo la faccia ad Alessandria; dicono: discutiamone. Perfino le Sardine si mostrano confuse non preannunciando barricate. Se l’opposizione di destra è sempre stata nuclearista, i partiti di governo si sono autotacitati proponendo Alessandria come il deposito dei depositi nucleari italiani.
Clicca qui le posizioni interlocutorie e contradditorie di Legambiente, Greenpeace e WWF.
Definisce “propaganda strumentale” la nostra accusa. Con la proposta di indicare come deposito unico nazionale addirittura 67 possibili siti di stoccaggio rifiuti radioattivi, il governo finge una decisione col solo scopo di rinviarla alle calende greche tramite una discussione babelica infinita, nel contempo che serve a interrompere la procedura di infrazione comunitaria che pende sul nostro Paese per non avere ancora adottato un programma nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi come richiesto dalla direttiva 2011/70 Euratom del Consiglio europeo. Clicca qui il comunicato emerso dall’assemblea dei parlamentari del MoVimento 5 Stelle con i titolari dei dicasteri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico.
Con l’assurda proposta di addirittura 67 possibili siti di stoccaggio di rifiuti radioattivi, il Governo finge una decisione mentre lo scopo è solo di interrompere la procedura di infrazione comunitaria che pende sul nostro Paese per non aver ancora adottato un programma nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi, come richiesto dalla direttiva 2011/70/Euratom del Consiglio europeo.
Clicca qui. Poco dopo la pubblicazione, questi dati sono stati cancellati dal documento.
Un attacco terroristico contro i due bunker atomici diffonderebbe una nube tossica su tutto il Nord Est”. Ognuna delle 40 (o più?) testate atomiche presenti in Italia costa circa 140 dollari al minuto, senza calcolare i costi indiretti come la difesa missilistica. Clicca qui Virginia Della Sala.
L’Italia non ha ancora aderito alla messa al bando delle armi nucleari. Il trattato Onu per la messa al bando delle armi nucleari (TPAN), che considera tali ordigni illegali per il diritto internazionale al pari di quelle chimiche e batteriologiche, è in vigore dal 24 ottobre. Neppure il Governo mostra di voler uscire dal programma “nuclear sharing” della Nato e interrompere l’acquisto degli F35. Il “nuclear sharing” in Italia si traduce nel dare ospitalità a decine di testate nucleari statunitensi (Ghedi, Aviano), addestramento di cacciabombardieri Tornado per il loro utilizzo, adeguamento delle basi in attesa dell’arrivo degli F35.
Il censimento 2019 dell’Isin, l’autorità nazionale per la sicurezza nucleare, mostra l’estrema urgenza di creare un deposito nazionale unico, sicuro, controllato. Ma il governo non pubblica la carta dei luoghi adatti a ospitarlo. Clicca qui.
In occasione della pubblicazione del libro (clicca qui) che documenta la storia del nucleare – da Bosco Marengo (AL) al Forum Nazionale dei Movimenti Antinucleari e al Referendum 2011, dal dopo Referendum ai governi verde-giallo-rossi – alcuni ci hanno chiesto di ricordane i protagonisti. Lo facciamo volentieri. Cliccando qui, trovi in ordine di apparizione i personaggi e gli interpreti del libro (segnalati con asterisco se classificati come buoni o cattivi o ignavi. Nonché in ordine alfabetico, tra i buonissimi, l’elenco dei sottoscrittori dei Ricorsi Amministrativi. Il libro è a disposizione di chi ne fa richiesta.
Il censimento dell’Isin, l’autorità nazionale per la sicurezza nucleare, mostra l’estrema urgenza di creare un deposito nazionale unico, sicuro, controllato. Legambiente del Piemonte (la regione di gran lunga più radioattiva) chiede ai ministri dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, e dell’Ambiente, Sergio Costa, di pubblicare la carta dei luoghi adatti a ospitare il deposito nazionale. Clicca qui.
Cosa si potrebbe fare con i 6 miliardi stanziati dal Governo per nuove armi? Con i soldi di un carro armato ariete (7 milioni di euro) potremmo riaprire 20 piccoli ospedali. Per una fregata potremmo assumere 1.200 infermieri per 10 anni. Per un blindo centauro (13 milioni): 2.800 borse di studio per studenti fuori sede. Per un elicottero nh-90 (444 milioni): 4.500 ventilatori polmonari. Per un pattugliatore d’altura ppa (427 milioni): ammodernare 410 ospedali. Per un sommergibile u-212 (670 milioni): lo stipendio a 1.000 medici per 10 anni. Per una nave anfibia (1 miliardo e 171 milioni): abolire le tasse universitarie ad un milione di studenti. Per i cacciabombardieri F35 (195milioni) potremmo rimettere a nuovo 380 scuole che cadono a pezzi.
Perciò le campagne Sbilanciamoci e la Rete Italiana Pace e Disarmo chiedono una moratoria per il 2021, anno Covid, sulle spese di investimento in armamenti: da destinare alla sanità e all’istruzione.
Dal 2021 il programma del Pentagono Usa prevede inoltre la costruzione di 500 bombardieri supersonici nucleari B61-12 al costo di 10miliardi di dollari: ogni bomba costa il doppio di quanto se fosse costruita interamente in oro. L’Italia dovrà accrescere la spesa militare oltre a quelli stanziati dal Governo e tratti dal Recovery Fund? L’Italia, in ossequio al veto USA, violerà ancor più il Trattato di non-proliferazione delle armi nucleari e il Trattato Onu (neppure firmato dall’Italia) sulla abolizione delle armi nucleari?
In occasione della pubblicazione del libro (clicca qui) che documenta la storia del nucleare – da Bosco Marengo (AL) al Forum Nazionale dei Movimenti Antinucleari e al Referendum 2011, dal dopo Referendum ai governi verde-giallo-rossi – alcuni ci hanno chiesto di ricordane i protagonisti. Lo facciamo volentieri. Cliccando qui, trovi in ordine di apparizione i personaggi e gli interpreti del libro (segnalati con asterisco se classificati come buoni o cattivi o ignavi. Nonché in ordine alfabetico, tra i buonissimi, l’elenco dei sottoscrittori dei Ricorsi Amministrativi.
Il libro è a disposizione di chi ne fa richiesta.
Storia del Nucleare. Personaggi e interpreti della lunga lotta in ordine di apparizione.
Contrassegnati con asterischi
*I più sfegatati nuclearisti (e inceneritoristi)
** Ignavi e complici
*** Antinuclearisti attivi
Clicca qui l’indice.
In 101 pagine la Storia del nucleare in Alessandria. Ovvero da Bosco Marengo al Forum nazionale dei Movimenti Antinucleari e al Referendum 2011, dal dopo Referendum ai governi verde-giallo-rossi (tutti colori inappropriati). Ovvero storia della mobilitazione popolare che contrastò il nucleare e che perseguì la fuoriuscita definitiva anche tramite una sentenza pilota valida per tutti i siti nucleari italiani. Ovvero storia dello strapotere politico-giudiziario che la impedì sulla pelle delle generazioni presenti e future. Storia -documentata- anche di connivenze complicità corruzioni ignavie, tratta in breve da stralci dei libri “Ambiente Delitto Perfetto” (Barbara Tartaglione – Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia) e “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza”, nonché (350 articoli) del Sito “Rete Ambientalista Movimenti di lotta per la salute, l’ambiente, la pace e la nonviolenza” gestito dal “Movimento di lotta per la salute Giulio A. Maccacaro”.
Il libretto, che (temporaneamente) si conclude con il convegno del 6 novembre scorso, è a disposizione di chi ne fa richiesta.
Il punto lo fa Gian Piero Godio il 6 novembre scorso al convegno organizzato dall’Osservatorio nucleare: clicca qui. Godio conclude: Attendiamo sempre che venga pubblicata al più presto da parte di Sogin (il governo) la proposta di Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad accogliere il deposito unico nazionale dei rifiuti radioattivi. Insomma, campa cavallo che il prato verde non cresce. Insomma, siamo sempre al punto di partenza. Quello che ad esempio avevo stigmatizzato nel convegno (dallo stesso titolo) a Bosco Marengo del 7 settembre 2017: clicca il video. Avevo sottolineato che il problema non è tecnico bensì politico. Cioè nessun governo “colorato” con la mano destra o con la sinistra come i precedenti attuerà quanto previsto dalle Leggi. Dunque l’unica speranza -avevo detto- è l’entrata nei posti di comando di una forza politica con un programma ambientalista alternativo. L’allusione abbastanza trasparente era ai Grillini. Ebbene, dal 2018 il M5S è al governo. Qualcuno crede che il Movimento (o partito che sia ) Cinquestelle avvierà veramente il “Programma Nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi”? Alzi la mano, dopo aver ascoltato i senatori grillini Gianni Girotto e Mattia Crucioli al convegno del 6 novembre 2020.
Il 28 Aprile 1915 più di 1000 donne provenienti da 12 paesi dell’Europa e dell’America si riuniscono all’Aja in un Congresso Internazionale, per opporsi alla 1° Guerra Mondiale in corso. Viene istituita WOMEN’S INTERNATIONAL LEAGUE FOR PEACE AND FREEDOM (Lega Internazionale di Donne per la Pace e la Libertà), che oggi è presente in tutti i continenti. WILPF-Italia intende celebrare un traguardo importante quale la ratifica da parte di 50 Stati del Trattato di Proibizione degli ordigni nucleari (TPAN) nel ricordo dell’artista Silvana Simone appena scomparsa: “Una complice fervente dell’obiettivo di contrastare la guerra e profetizzare una vita di equilibrio, di rispetto per gli esseri umani, per gli animali e il Pianeta”.
L’opinione pubblica tende ad ignorare la minaccia principale che pende sulla sopravvivenza dell’Umanità. Alla vigilia della Giornata ONU contro le armi nucleari clicca qui Alfonso Navarra.
Tre giorni dopo Hiroshima, toccò a Nagasaki: nei due bombardamenti furono uccise circa 300mila persone. Nel mondo oggi risultano circa 13.400 atomiche. L’Italia è il paese europeo col più alto numero di bombe. Clicca qui l’intervista di Stefania Maurizi a Hans Kristensen.
Ha affermato celebrando il 6 agosto l’anniversario del bombardamento atomico di Hiroshima nel 1945: “L’Italia sostiene con forza l’obiettivo di un mondo libero da armi nucleari”. Non dice la vetità: l’Onu il 7 luglio 2017 ha adottato il Trattato per la proibizione delle armi nucleari, trattato che lo stato italiano scandalosamente ancora non ha sottoscritto. Mattarella perciò dovrebbe chiedere, con noi, che l’Italia firmi il trattato; che inizi il disarmo, cessi di produrre armi, cessi di vendere armi a regimi criminali e stragisti, che cessi di prendere parte a missioni armate ed operazioni militari in diversi paesi del mondo; che si adoperi innanzitutto per lo scioglimento della Nato; continua con Beppe Sini e Guenther Anders.
Sono passati 3 anni da un evento storico per il disarmismo mondiale: la Conferenza ONU ha adottato, con 122 SI, il testo del Trattato TPAN di proibizione delle armi nucleari. L’Italia, subendo il veto Nato, non l’ha ancora ratificato, insieme ad altri 12 Stati, malgrado manifestazioni, raccolte di firme, carovane, conferenze stampa al Parlamento su presentazioni di mozioni. Clicca qui “Disarmisti esigenti”.
L’enorme segreto arsenale di Israele, sistematicamente rimosso dai titoli e dalle analisi, non è sottoposto ad alcun controllo poiché Tel Aviv non aderisce al Trattato di non-proliferazione, sottoscritto invece da Teheran. Clicca qui.
Il punto sulla situazione dei rifiuti radioattivi e la chiusura del nucleare nel nostro Paese: clicca qui il programma dei lavori.
Mentre le tecnologie precedenti erano finalizzate a realizzare smartphone sempre più avanzati, il 5G è concepito non solo per migliorare le loro prestazioni, ma principalmente in campo militare. Avrà un ruolo determinante nell’uso delle armi ipersoniche: missili, armati anche di testate nucleari. Inoltre sugli smartphone 5G i giocatori di tutto il mondo, senza rendersene conto, finanzieranno la preparazione della guerra, quella reale. Clicca qui.
Progetto congiunto di Ue, Svizzera, Usa, Russia, Cina, Giappone, India e Corea del Sud. L’investimento italiano è di 1,2 miliardi di euro. Serve solo a bruciare miliardi di €, non ha prodotto nulla in 50 anni e non produrrà nulla in futuro. Oggi non siamo più vicini alla soluzione di quanto non lo fossimo 50 anni fa. A qualcuno potrebbe venire il dubbio che sia assurdo insistere, ma questo qualcuno ci campa e ci camperà a spese di Pantalone.
Quale differenza fra Carola Rackete e Greta Thunberg. Il parere di Alfonso Navarra, tra i promotori del Forum Antinucleare di XR (clicca qui), che sta organizzando manifestazioni per il summit a Londra del 70ennale della NATO.
Presidio di fronte alla base Nato di Solbiate Olona, uno dei 9 comandi di reazione rapida. Oltre alle distruzioni e ai morti (90% civili) le guerre sottraggono risorse (70milioni € al giorno all’Italia) a sanità istruzione pensioni , e distruggono l’ecosistema (1 giorno di guerra uguale carburante per 1milione di auto), poi il nucleare. Clicca qui.
Nonostante Greta Thunberg all’Onu, la settimana di sciopero internazionale per il clima, e l’ampia e ipocrita copertura mediatica, i governi europei non traducono la spinta ecologista in pratiche differenti, anzi non escludono progetti nucleari per sovvenzioni finanziarie. Clicca qui.
Clicca qui il testo dell’appello sul clima : il tema è posto all’attenzione del mondo dall’ondata giovanile che ha preso come riferimento la figura della 16enne Greta Thunberg, e che è sospinto dalla disobbedienza civile di massa organizzata da Extinction Rebellion. Il cambiamento climatico causerà un nuovo apartheid: i ricchi possono proteggersi dalle conseguenze peggiori mentre saranno i poveri a subirne le conseguenze più violente: clicca qui. Però anche il nucleare andrebbe considerato come gravissima “emergenza“, anzi, se dobbiamo stare al calcolo delle probabilità, è molto più facile che l’umanità salti in aria in modo assolutamente catastrofico che non crolli giù tutta a causa del riscaldamento climatico: clicca qui Alfonso Navarra. Un banco di prova per il governo, ovvero per i Cinquestelle (era il loro cavallo di battaglia), per contrastare la lobby militare sarebbe il blocco totale dell’accordo di acquisto di 90 cacciabombardieri nucleari F35 dagli Usa. Ma la battaglia “identitaria” dei M5S si affosserà tagliando l’acquisto: si accontenterebbero della metà.
90 mila metri cubi di materiali radioattivi (residui del ciclo energetico delle centrali nucleari dismesse, rifiuti industriali, residui di attività mediche, ecc.) devono esser custoditi a lungo termine in estrema sicurezza in un sito unico nazionale, documento top secret. Clicca qui.
In ricordo dell’inutile orrore dello sgancio delle due prime bombe atomiche, per ricordare che è in moto la firma e ratifica del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari e che non è stato ancora nemmeno firmato dall’Italia. Clicca qui le manifestazioni.
La Sicilia, pur non avendo armi nucleari ospita basi aeree e navali e centri di comunicazione, è un possibile obiettivo di guerra nucleare. Clicca qui.
E’ ancora possibile fermare l’acquisto del lotto conclusivo. Clicca qui. E qui.
Invece nel porto di Trieste transitano navi a capacità nucleare coinvolte anche in missioni belliche illegittime per lo Statuto Onu. Clicca qui Alessandro Capuzzo, Comitato pace e convivenza Danilo Dolci.
Un incontro di riflessione al “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo. Clicca qui Peppe Sini.
Per sottoscrivere l’appello clicca qui.
Guenther Anders, strenuamente impegnato contro la violenza del potere e particolarmente contro il riarmo atomico, è uno dei maggiori filosofi contemporanei; è stato il pensatore che con più rigore e concentrazione e tenacia ha pensato la condizione dell’umanità nell’epoca delle armi che mettono in pericolo la sopravvivenza stessa della civiltà umana. Clicca qui.
Sequestro di alcune aree dell’Istituto di fisica nucleare. Clicca qui.
Quale deposito temporaneo (ad alto rischio) diventerà il (sicuro) deposito unico nazionale per tutti i rifiuti radioattivi. Clicca qui Andrea Palladino.
Giuseppe Teti, sindaco di Vignole Borbera (AL), chiede
“Cosa sono tutti sti no no no parliamo di inquinamento o di chiudere delle aziende ?”
Il sindaco si riferisce alla mailinglist dal titolo: “PER LA PREVENZIONE PRIMARIA I MOVIMENTI NO No solvay, No pfoa, No benetton, No tav, No ilva, No muos, No tap, No carbone, No nucleare, No dal molin, No glifosato, No amianto, No acqua privata, No razzismo, No guerra, No violenza…….”.
Domanda retorica, altrimenti strana da parte di un sindaco coraggioso ed encomiabile, come ha dimostrato in alcune occasioni: clicca qui Giornale7 e clicca qui La Stampa.
Tutti quei NO dei rispettivi Movimenti di lotta intendono affermare la PREVENZIONE PRIMARIA, cioè impedire a monte il realizzarsi di gravi attentati all’ambiente e alla salute, ciascuno dei quali era trattato sul Blog della Rete ambientalista. Il NO difficilmente si riferisce alla chiusura di un’azienda, semmai intende prevenire l’apertura di nuove fonti di rischio.
Il Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente ha aperto un fascicolo. Possibile danno sotto il profilo sanitario ambientale, disperdendo la radioattività nel terreno e mettendo in pericolo anche l’importante falda acquifera sottostante che, tra l’altro, alimenta i pozzi del più esteso acquedotto del Piemonte, l’Acquedotto del Monferrato, collocati a circa un chilometro a valle. Clicca qui.
Un commento di Alfonso Navarra, portavoce dei Disarmisti Esigenti, dopo il vertice Nato che conferma il rigetto del Trattato di proibizione delle armi nucleari. Clicca qui.