Storico accordo migranti 2023 Italia-Albania.

20.000 profughi albanesi giunti con la nave Vlora al porto di Bari l’8 agosto 1991.

Dopo lo sbarco i migranti vennero temporaneamente ospitati nello Stadio della Vittoria e nei giorni seguenti furono quasi tutti rimpatriati su aerei e traghetti con l’inganno: gli era stato detto che sarebbero stati portati in altre città italiane. Il 16 agosto quasi tutti erano stati riportati in Albania, tranne circa duemila persone che erano riuscite a scappare.

La guerra contro le persone migranti.

Una guerra che si perpetua su più fronti e che si configura non solo come guerra all’immigrazione, ma si articola nella forma di una guerra contro le immigrate e gli immigrati e si dispiega attraverso una miriade di conflitti, piccoli e grandi. Non è una guerra asimmetrica: il fronte che attacca l’immigrazione è forte e organizzato ma si scontra con un mondo di soggetti capace di resistere e reinventare giorno dopo giorno forme nuove di contrattacco, che non si limitano alla sola resistenza. Per capire la posta in gioco è fondamentale delineare con precisione le forze in campo, che troppo spesso vengono dipinte in modo eccessivamente superficiale. (Continua)

Razzismo, ipocrisia e stragi nel Mediterraneo.

Nei primi sei mesi del 2023 sono arrivati circa 76 mila migranti in Europa (56 mila in Italia) attraversando il mar Mediterraneo: non rappresentano certo «un’invasione», come ci vorrebbero far credere, dato che sono 450 milioni gli abitanti che risiedono in Europa, 60 in Italia. 1.300 i morti e dispersi (289 bambini). La somma dei morti annegati dal 2014 ad oggi sta tristemente raggiungendo la quota di 28 mila. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) almeno sette naufragi del 2023 testimoniano la responsabilità delle politiche imperialiste e predatorie adottate degli Stati membri della Ue, che, oltre ad essere la causa delle migrazioni, hanno sempre fatto scelte criminali nella gestione dei flussi migratori del Mediterraneo. Ad esempio, il memorandum tra la Ue e la Tunisia firmato da Meloni e Von Der Leyen, per trasformare  la Tunisia in nuova frontiera esterna dell’Ue: le  vittime saranno gli immigrati subsahariani, provenienti soprattutto dai paesi dell’Africa occidentale, che già si trovano o arriveranno in Tunisia: nazione denunciata per «razzismo istituzionale» e «sostituzione etnica», dunque con violenze, rastrellamenti e arresti sommari, deportazione di centinaia di persone. L’utilizzo della propaganda xenofoba e securitaria, continuerà a negare diritti fondamentali a milioni di immigranti che fuggono da guerre, povertà e disperazione

Con l’ennesima crisi umanitaria in atto nell’isola di Lampedusa, in Italia l’asse Meloni/Salvini fa della propaganda contro “l’immigrazione clandestina”  il proprio punto di forza elettorale. Lo scopo è mettere in contrapposizioni le popolazioni disperate che scappano da guerre e colpi di Stato, da quelle che fuggono da carestie, povertà e disastri ambientali, vedi Marocco e Libia. Clicca qui.

Governo di scafisti.

La “garanzia finanziaria” di quasi 5 mila euro, prevista per i richiedenti asilo nel decreto a firma del ministro dell’Interno Piantedosi di concerto con i ministri Nordio (Giustizia) e Giorgetti (Economia), come alternativa al trattenimento in un Cpr (Centro di permanenza per il rimpatrio) in attesa delle pratiche per il diritto d’asilo,  è una richiesta simile, e anche peggiore, a quella che pretendono gli scafisti in Libia, Tunisia per far partire i migranti. Non solo per l’entità della somma, da dare per altro in un’unica soluzione, ma anche per l’ignobile  ricatto: ‘se non li dai vai a finire nei Cpr, e per quello che ne consegue: essere rinchiuso per un anno e mezzo, almeno, nei lager dei Cpr, dove la pratica delle torture c’è eccome: violenze verso chi si ribella, divieti di comunicare con l’esterno, trattamenti disumani in fatto di sanità, alimentazione, condizioni di detenzione. Meloni, all’Onu – per quanto ha potuto e voluto partecipare, tra banchetti e intrattenimento con la figlia – ha fatto la morale sulla non attenzione degli altri paesi alla lotta contro i trafficanti, alla condizione disumana dei “migranti”, ecc.; poi torna in Italia e si sostituisce ai trafficanti, pretendendo il pizzo con i guanti bianchi  della “legalità” di un decreto, ma in aperta violazione della Costituzione. E’ il governo che si fa usuraio, che vuole fare cassa anche sulla pelle dei migranti. Clicca qui.

“Fermare subito la deriva del sistema nazionale di accoglienza”.

Il TAI (Tavolo Asilo e Immigrazione) esprime profonda preoccupazione per l’ennesima grave crisi del sistema d’accoglienza, e si pone in totale disaccordo con l’approccio emergenziale assunto dal governo Meloni che ancora una volta punta ad ostacolare il diritto d’asilo e il diritto ad una accoglienza dignitosa. A Buon Diritto ActionAid Amnesty International Italia ARCI ASGI Casa dei Diritti Sociali Centro Astalli CIES CIR CNCA Commissione Migranti/GPIC Missionari Comboniani Italia Europasilo Fondazione Migrantes Forum per Cambiare l’Ordine delle Cose CGIL International Rescue Committee Italia Medici del Mondo Italia Medici Senza Frontiere Oxfam Italia Refugees Welcome Italia Società Italiana Medicina delle Migrazioni UIL. Clicca qui.

Gli accordi del governo che uccidono nel deserto.

Le foto di adulti e bambini morti di sete, di stenti e di caldo nel deserto tra Tunisia e Libia inquietano il sonno e la coscienza. Non possiamo restare indifferenti di fronte alla deportazione di migranti operata dalle forze armate tunisine in quel deserto e in quell’altro alle porte d’Algeria. Pensavano di lasciarli morire fuori dallo sguardo indiscreto del mondo lasciandoli senz’acqua e senza un tozzo di pane e invece oggi abbiamo consapevolezza che i denari di Europa e d’Italia sempre di più verranno impiegati per operazioni di questo tipo. Abbiamo appaltato le esecuzioni capitali verso chi si è macchiato dei reati di povertà o di guerra subìta o di minacce ai propri diritti. È impensabile che noi si resti inerti di fronte a governi che si comportano come chi arma la mano di un sicario. Non saprei con quali altre metafore descrivere questo orrore di morti anonime che oggi Nello Scavo dalle pagine di Avvenire riesce a strappare in qualche modo alla connivenza del silenzio colpevole e dell’anonimato acquietante. Davanti al deserto africano non ci sia anche il deserto della nostra umanità. Facciamo qualcosa. (Tonio Dell’Olio) Clicca qui

Giornalisti, è inaccettabile il vostro silenzio sull’Africa.

Indirizzato il mirino sull’Ucraina, i mass-media sono nelle mani dei potenti gruppi economico-finanziari, ben integrati nel mercato militarindustriale globale, con ben poche possibilità di scrivere quello che veramente sta accadendo in Africa, insomma asserviti e complici. 

Padre  Alex Zanotelli rivolge comunque un appello ai giornalisti: “Non vi chiedo atti eroici, ma solo di tentare di far passare ogni giorno qualche notizia per aiutare il popolo italiano a capire i drammi che tanti popoli africani stanno vivendo”. Zanotelli non si si fa molte illusioni sull’appello “ma è la crescente sofferenza dei più poveri ed emarginati che mi spinge a farlo. Per questo, come missionario e giornalista, uso la penna per far sentire il loro grido, un grido che trova sempre meno spazio nei mass-media”.

Anzi, colpisce allo stomaco i giornalisti: è inaccettabile il vostro silenzio su trenta milioni di persone a rischio fame, sui cambiamenti climatici in Africa che rischia a fine secolo di avere tre quarti del suo territorio non abitabile, sulla vendita italiana di armi pesanti e leggere a questi paesi che non fanno che incrementare guerre sempre più feroci da cui sono costretti a fuggire milioni di profughi, sui governi  che tentano di bloccare i migranti provenienti dal continente nero,  sui  nostri politici che urlano «Aiutiamoli a casa loro» dopo che per secoli li abbiamo saccheggiati e continuiamo a farlo con una politica economica che va a beneficio delle nostre banche e delle nostre imprese, sull’essere noi occidentali i nuovi nazisti. Clicca qui.

Ma i giornalisti hanno uno stomaco robusto.

Tortura e maltrattamenti nelle frontiere europee.

Sostieni anche tu questa richiesta della cittadinanza alle istituzioni europee. Entro il 10 luglio 2024, riuscendo a raccogliere 1.000.000 di firme (53.580 per l’Italia), si può chiedere l’adozione di strumenti normativi adeguati affinché sia applicato in via effettiva l’art. 4 della Carta dei diritti fondamentali della UE e sia bandito l’uso della violenza, della tortura e di trattamenti inumani e degradanti nel controllo delle frontiere dello spazio UE e all’interno dei paesi terzi con i quali le Istituzioni europee o uno o più stati membri hanno stretto accordi volti a contenere l’ingresso in Europa di migranti o richiedenti asilo, nonché all’interno degli stessi stati membri nella gestione dell’accoglienza, prevedendo sanzioni in caso di inottemperanza agli obblighi stabiliti.
Link per firmare: https://eci.ec.europa.eu/032/public/#/screen/home

Politiche razziste e criminali dell’attuale governo italiano.

Che sono il continuum della Turco-Napolitano, della Fini-Bossi, del Memorandum Italia-Libia di Minniti e dei noti Decreti Sicurezza di Salvini. “Siamo davvero davanti a un razzismo di Stato. Come missionario, come cristiano, ma soprattutto come essere umano, mi vergogno di questa disumanizzazione in atto”: clicca qui Alex Zanotelli.

Migrare è un diritto.

Giorgia Meloni tenta di scaricare le responsabilità sugli scafisti, predisponendo per loro pene fino a 30 anni e, soprattutto, sostenendo che occorre fermare i migranti, impedendo loro di partire. Ignora, evidentemente, che migrare è un diritto fondamentale, stabilito dagli articoli 13 e 14 della Dichiarazione universale dei diritti umani, dall’articolo 12 del Patto internazionale del 16 dicembre 1966 e perfino dall’articolo 35 della nostra Costituzione, e sarebbe perciò un illecito ostacolarne l’esercizio. Non solo. È anche il più antico dei diritti fondamentali… (continua Luigi Ferrajoli su Il Manifesto)

Far morire, lasciar morire: la scelta del governo Meloni e dei suoi ministri.

Dopo l’ennesima strage in un Mediterraneo diventato un cimitero, il professor Salvatore Palidda sviluppa il concetto di tanatopolitica: l’approdo dell’ex-sinistra (Minniti-Gentiloni ) alle scelte reazionarie (baratto coi libici per gli interessi dell’Eni) ha continuato a rinnovarsi in Italia come nel resto d’Europa. Non stupisce, quindi, che oggi il governo delle destre e il suo ministro dell’interno Piantedosi si sentano assolutamente legittimati a perseguire la scelta di ‘far morire o lasciar morire’ i migranti, insieme alla criminalizzazione di chi vuole soccorrerli. Questa scelta di tanatopolitica è di fatto coerente con ciò che sembra più opportuno chiamare “fascismo democratico” di un governo legittimato da solo 27% di aventi diritto al voto, una minoranza che passa per maggioranza. È quanto da decenni auspicano i partito delle destre e dell’ex-sinistra perché così ci sono meno elettori da controllare o coltivare come clientela. Clicca qui il saggio del professor Palidda.

 

 

Per un Mediterraneo denuclearizzato, disarmato e neutrale.

DALLA SOCIETÀ CIVILE MEDITERRANEA UN APPELLO AI GOVERNI  PER UNA CONFERENZA PER LA PACE NEL MEDITERRANEO IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE PER LA PACE. Clicca qui.

Quasi tutti i paesi mediterranei sono attualmente coinvolti in conflitti armati o vicini ad esserlo. Conflitti che, alimentati anche dalle ingerenze esterne, fanno del Mediterraneo la zona nel mondo con il maggior numero di guerre in corso. Le guerre sono l’esito di un sistema ossessionato dalla crescita economica che spinge alla competizione e all’accaparramento della risorse e dei mercati. Le imprese coinvolte nel mercato della produzione di armamenti si stanno arricchendo sottraendo risorse all’economia civile. L’economia di guerra diventa la continuazione dell’economia di mercato.

Emigrati e immigrati. Extracomunitari di serie A e di serie C.

Il rapporto di Caritas e Migrantes dice che da noi l’8,8% dei cittadini regolarmente residenti ha cittadinanza straniera, pari a 5,2 milioni di immigrati. Di contro, gli italiani che risiedono all’estero sono 5,8 milioni di emigrati, cioè il 9,8% della popolazione.

L’Italia, secondo le stime dell’UNHCR, è in quarta posizione assoluta con oltre 170 mila extracomunitari  provenienti dall’Ucraina.

Secondo i dati del Viminale, nel 2022 sono giunti in Italia via mare 88.670 extracomunitari  Quanti di questi sono arrivati grazie al (contestato dal governo) aiuto delle ong? 9.486, il 10,7% degli arrivi. Tutti gli altri sono giunti o da soli autonomamente, oppure sono stati soccorsi da Guardia di finanza, Guardia costiera, pescherecci o mercantili.

Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), dall’inizio di quest’anno sono 1.762 extracomunitari scomparsi nel Mediterraneo, di cui 1.295 nel Mediterraneo centrale, la rotta migratoria più pericolosa del mondo, proprio quella che porta in Italia. Fossero arrivati anche loro in aereo sarebbero 1.762 vite salvate.

Gli oriundi italiani ammontano nel mondo a un numero compreso tra i 60 e gli 80 milioni.

God save the

Cordoglio per la scomparsa della regina dell’impero britannico. Cordoglio per le oltre mille persone che nel 2022 sono scomparse nel Mediterraneo centrale cercando di raggiungere l’Europa.

Nella Spagna del vertice Nato, l’altra guerra ma dimenticata.

Mentre al G7 i grandi si fanno fotografare sghignazzanti  a sostenere  i profughi ucraini,

a pochi chilometri da Madrid decine di profughi subsahariani sono uccisi a Melilla, nel tentativo di migliaia di migranti di oltrepassare la recinzione che separa la marocchina Nador dall’enclave spagnola Melilla. Almeno 37 morti e centinaia di feriti. Clicca qui il video.

Per respingere i profughi sono intervenuti un gran numero di agenti della Guardia Civil e di gendarmi di Rabat, elogiati dai rispettivi governi. (clicca qui).

Guai ai profughi dalla pelle scura.

Paese 2021
 Romania 1 076 412
 Albania 433 171
 Marocco 428 947
 Cina 330 495
 Ucraina 235 953
 India 165 512
 Filippine 165 443
 Bangladesh 158 020
 Egitto 139 569
 Pakistan 135 520
 Moldavia 122 667
 Nigeria 119 089
 Sri Lanka 112 018
 Senegal 111 092
 Tunisia 97 407
 Perù 96 546
 Polonia 77 779
 Ecuador 72 193
 Macedonia del Nord 55 771
 Ghana 50 778
 Brasile 50 666
 Bulgaria 50 355

Tra il 1876 e il 1976 sono emigrati  oltre 24 milioni di italiani.  Per quanto invece  attiene l’immigrazione, la tabella  riporta il numero degli  stranieri residenti in Italia suddivisi per cittadinanza: complessivamente sono oltre 5milioni di extracomunitari a fronte di 55milioni di italiani.  In testa la Romania con oltre 1 milione. L’Ucraina era al quinto posto con quasi 236mila persone, numero destinato ad aumentare causa la guerra in corso senza dover creare allarme economico e sociale  per l’accoglienza di questi profughi. Misurato dai successi  elettorali di Lega e Fratelli d’Italia, è invece impressionante l’allarme per l’accoglienza di quei profughi, anch’essi  extracomunitari ma di pelle scura, arrivati sui barconi e ammassati nei cosiddetti  Centri di accoglienza. Si stima la presenza di stranieri irregolari  sul territorio in oltre 300mila.

Costretti a sbarcare irregolarmente sulle coste italiane attraversando  i confini marittimi,  sono i rifugiati in fuga da conflitti armati o persecuzioni  e migranti economici a causa delle guerre  (peraltro fomentate dagli occidentali). Più della metà di chi parte dalla Libia viene riportato indietro. I respingimenti dei migranti intercettati in mare dall’Italia e riportati nei lager libici hanno procurato all’Italia condanne della Corte europea dei diritti umani per violazione del divieto di espulsioni collettive e per aver esposto i migranti a trattamenti inumani e degradanti e al rischio di essere rimpatriati dalla Libia in Paesi d’origine non sicuri. Sono più di 1.600 i morti in mare nell’ultimo anno per la mancanza di soccorsi. Seicento in più dell’anno precedente.

No alle navi della morte e al traffico di armi.

Giovedì 31 marzo sciopero di 24 ore dei portuali di Genova proclamato da USB USB per l’arrivo della nave saudita Bahri. Presidio e assemblea operaia per la mobilitazione nazionale dei portuali: “Il prezzo del conflitto lo pagheranno i lavoratori con licenziamenti e carovita. Non un centesimo, un fucile o un soldato per la guerra. Blocchiamo i nostri porti al traffico di armi. Come lavoratori portuali non abbiano nessuna intenzione di restare indifferenti di fronte ai nuovi venti di guerra che tornano a soffiare in Europa. Questo conflitto, che ha una genesi che va ben oltre la ricostruzione di comodo dei nostri media nazionali e dei nostri politici, come ogni guerra nella storia, avrà delle pesanti conseguenze per tutti i noi. A pagarne le spese saranno proprio i lavoratori e le lavoratrici. In Ucraina e Russia ovviamente, ma anche nei paesi europei, attraverso l’aumento del costo dei beni energetici come gas e petrolio e delle spese militari….”

Sulla stessa rotta / Abolish Frontex.

Il progetto “Sulla stessa rotta / Abolish Frontex”, che al momento ha raccolto l’adesione di circa 40 organizzazioni, vuole comunicare un’altra Italia, diversa da quella della narrazione mediatica dominante, che ha fatto e continua a fare dell’accoglienza e della lotta per i diritti delle persone in movimento la propria battaglia. “Sulla stessa rotta” sarà una staffetta virtuale, che attraverserà il territorio italiano da Lampedusa fino ai confini delle rotte intraeuropee, e con cui costruiremo insieme una contronarrazione del percorso migratorio di chi attraversa il territorio italiano nel proprio progetto di vita. Clicca qui.

Partorire di nascosto in un sacco a pelo, ai margini di un bosco e in un territorio militarizzato.

E’ successo a una donna che, assistita dal marito e dal figlioletto di quattro anni, nascosta tra gli alberi ha dato alla luce un bambino con il terrore di essere scoperta dai soldati. Succede  anche questo in Polonia, Stato dell’Unione europea, se si ha la sfortuna di essere una famiglia di migranti bloccata al confine con la Bielorussia. Il cordone ombelicale è stato legato con un laccio, poi tagliato con i denti. I migranti sono selvaggina. Scene di caccia in Europa, a pochi passi da noi. Clicca qui.

Scatenata la repressione contro i Movimenti dal nord al sud dell’Italia.

La repressione del dissenso è il comune filo rosso che si snoda tra lotte e territori, travolgendo specificità e motivi del conflitto, non appena si supera la soglia minima di allarme del consenso popolare; non appena si accendono i riflettori mediatici su aspetti e vicende pubbliche da custodire gelosamente come affari privati. Gli esempi sono tanti, come tanti sono i modi con cui si articola il ricatto sui territori per ridurre al silenzio e tutto ricomporre alla logica unitaria del dogma degli affari privati e del profitto. E’ il caso delle lotte No Tav e No Tap, dei No Muos a Niscemi, dei 45 ragazzi antimilitaristi No basi Nato del processo “Lince” in Sardegna, dei No Grandi Navi a Venezia, dei No Pfas di Alessandria e Vicenza, dei No Carbone a Brindisi, Civitavecchia, Imperia, di chi da decenni si oppone No Ilva a Taranto, della Rete campana No Rifiuti contro le discariche della morte, di chi lotta No nucleare contro il traffico di rifiuti, di chi, infine, No espulsioni, per aver compiuto il solo gesto di lavare i piedi dei migranti che giungono in Italia dalla rotta balcanica, si ritrova imputato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Clicca qui l’Appello per sostenere le spese legali dopo la recente sentenza di primo grado emessa dal GUP di Lecce, che condanna oltre un terzo dei 92 imputati per reati connessi alle proteste messe in campo dal 2017 al 2018 contro l’approdo a Melendugno (Lecce) del megagasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline), proveniente dall’Azerbaigian, ed in prosecuzione lungo la dorsale adriatica per congiungersi con quelli del nord Italia.

Altra vergogna per l’aiuto negato ad altri 130 migranti morti in mare.

Quante persone ancora dovranno morire che potevano invece essere tutte, tutte salvate? Sarebbe facile, sarebbe agevole. Ma i governi europei preferiscono condannarli a morte, preferiscono farli morire di stenti nella traversata di montagne e deserti, preferiscono farli morire di torture e di sofferenze in Libia e in Turchia e nei Balcani, preferiscono farli morire affogati nel Mediterraneo. E i popoli europei non insorgono dinanzi a un simile crimine contro l’umanità dai propri governi commesso? (continua “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera”).

La Carta di Lampedusa è il nostro impegno.

E’ il risultato di un processo costituente e di costruzione di un diritto dal basso che si è articolato attraverso l’incontro di molteplici realtà e persone che si sono ritrovate a Lampedusa dopo gli ennesimi episodi  di un Mediterraneo trasformatosi in cimitero marino per le responsabilità delle politiche di governo e di controllo delle migrazioni. La Carta di Lampedusa si fonda sul riconoscimento che tutte e tutti in quanto esseri umani abitiamo la terra come spazio condiviso e che tale appartenenza comune debba essere rispettata. Le differenze devono essere considerate una ricchezza e una fonte di nuove possibilità e mai strumentalizzate per costruire delle barriere. Non è una proposta di legge o una richiesta agli stati e ai governi ma, ancor prima,
è il nostro impegno, sottoscrivendola, ad affermarla e a metterla in atto ovunque nelle nostre pratiche di lotta politica, sociale e culturale. La Parte Prima elenca i nostri principi di fondo da cui muoveranno tutte le lotte e le battaglie che si svilupperanno a partire dalla Carta di Lampedusa. La Parte Seconda risponde invece alla necessità di confrontarsi con la realtà disegnata dalle attuali politiche migratorie e di militarizzazione dei confini, con il razzismo, le discriminazioni, lo sfruttamento, le diseguaglianze, i confinamenti e la morte degli esseri umani che esse producono, affermando, rispetto a tale realtà, i punti necessari per un suo complessivo cambiamento. Clicca qui.

Carovana Europea 2020, verso i Balcani.

Decimo anniversario del massacro di 72 migranti. In viaggio verso gli Stati Uniti vennero torturati e uccisi nei pressi di San Fernando, Tamaulipas (México). Clicca qui il programma da Torino a Trieste (eventi condivisi in contemporanea su straming), presidi, bivacchi, incontri, assemblee su armamenti e guerre, sfruttamento migranti, desaparecidos, razzismo, diritti umani.

Digiuno di giustizia in solidarietà con i migranti.

Riprende l’iniziativa mensile della giornata di digiuno promossa da padre Alex Zanotelli . Clicca qui il Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo. Il Centro è una struttura nonviolenta attiva dagli anni ’70 che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali.

In Medio Oriente le ipocrite politiche della UE e l’inettitudine del governo italiano.

La squallida partita di giro, in cui da un lato si vendono armi alla Turchia consentendo al dittatore Erdogan nel suo delirio neo-ottomano di proseguire la politica di guerra, pulizia etnica e sterminio del popolo curdo, e dall’altro lo si finanzia per tenere ammassati profughi in condizioni disumane nella Turchia sconvolta dalla crisi economica, sta mostrando i suoi effetti nefasti in tutta la loro drammaticità. Clicca qui Rete Kurdistan Italia.

Libertà di movimento, libertà per i movimenti.

Corteo nazionale a Roma. Dietro lo striscione che chiede l’abrogazione delle Leggi Sicurezza si ritroverà chi negli ultimi anni ha manifestato in ogni parte d’Italia contro la propaganda salviniana e la chiusura dei porti, si oppone alla ferocia degli sgomberi di occupazioni abitative e spazi sociali, si mobilita nei quartieri popolari, alle centinaia di realtà che hanno dato vita al corteo del 10 novembre dell’anno scorso contro la conversione in legge del primo Decreto Sicurezza. Clicca qui.

Mimmo Lucano presenta a Milano “Riace – musica per l’umanità”

Con gli autori Vittorio Agnoletto, Laura Tussi, Fabrizio Cracolici, Alfonso Navarra. Con un saluto video di Moni Ovadia. Con il messaggio della Campagna Internazionale ICAN – Premio Nobel per la Pace 2017 per il disarmo nucleare universale. Un libro che prende in esame il modello Riace:  clicca qui.  “Il modello Riace tra i pilastri del Green New Deal”: clicca qui il commento.

Lo stato penale di polizia.

Giornata di studio e di confronto su “Lo stato penale di polizia: modello di gestione dell’ordine sociale e programma  politico in atto”, organizzata da Haidi Giuliani e Italo in occasione del 18 anniversario del G8 di Genova. Clicca qui Salvatore Palidda, che propone -coinvolgendo giuristi  magistrati militanti ecc- di fare del XX° anniversario dell’anti G8 di Genova una giornata internazionale (e magari un tre giorni) che riprenda meglio i temi di quel nostro anti-G8 del 2001 in particolare evidenziando il sostegno alle resistenze ai disastri sanitari-ambientali ed economici provocati dal liberismo globalizzato  e quindi della sua violenza che si manifesta nel lasciar morire in migrazioni disperate che sussumono tutti i disastri e le devastazioni delle multinazionali sia nelle terre di emigrazione che nei paesi di arrivo.