Genova la città più verde d’Italia?

Genova, col suo 72% di suolo composto da aree naturali, “è la città più verde d’Italia”. A dirlo, attraverso la piattaforma Element-E Platform”, che dà l’opportunità a municipalità, imprese e parchi naturali di monitorare impatti e dipendenze dalla natura, è la società “3Bee nature-tech company”. I dati, estrapolati dall’analisi sull’impiego del suolo delle città che contano oltre 200 mila abitanti, prendono in esame l’impatto dell’urbanizzazione e delle attività agricole sul suolo urbano: il territorio più libero da infrastrutture risulta essere Genova, seguita da Messina. Milano la metropoli con il più alto tasso di urbanizzazione.
 
Italia Nostra contesta: Il territorio comunale è moto esteso, comprende aree inabitate, altre del tutto inaccessibili come vallate, pendii montuosi, addirittura si arriva in cima al Beigua: tutto questo è conteggiato come parte della città usufruibile, mentre di tutto il verde conteggiato solo una minima parte ha una ricaduta concreta sulla qualità di vita di chi risiede nei quartieri cittadiniche sono ad alta densità abitativa, gravati da una forte carenza di parchi e viali alberati (il poco verde disponibile nei quartieri è quello ereditato dalle ex ville nobiliari: Villa Rossi, Villa Scassi, Villa Bombrini, etc. ). Inoltre il verde presente nel tessuto urbano locale è in grande sofferenza: viali con alberi mancanti, tagliati e non sostituiti, mozzati a un metro d’altezza e lasciati lì per anni in attesa di una procedura di sostituzione che non viene applicata nei tempi previsti, o in quelli che sarebbe lecito attendersi.
 
Legambiente rincara la dose: “A Genova ci sono 5 metri quadrati di verde a persona, mentre la media nazionale è di 23: quello di contorno serve a poco”.  Secondo l’Istat, Genova è all’88° posto come numero di alberi per 100 abitanti, al 65° per metri quadri di verde per abitante e all’85° per superfici pedonalizzate.
 
A dare il colpo di grazia arriva lo scienziato di fama mondiale Stefano Mancuso che, per effetto del surriscaldamento globale, ipotizza per Genova un cambio di clima, in appena 50 anni, che la porterebbe a essere come Marrakech.

Nuove denunce Pfas di Italia Nostra alla magistratura umbra.

Allarmante la situazione PFAS  per lo stato delle acque potabili a Terni e Narni. Secondo l’ARPA, la Conca Ternana, è  toccata massivamente dall’inquinamento sistematico dei propri pozzi, con il 60% delle stazioni di monitoraggio interessate dal fenomeno e addirittura il 72% dei campioni ‘positivi’. Ai fini del bioaccumulo, per i residenti occorre anche osservare come i pozzi locali registrino generalmente la presenza non di una, ma di plurime sostanze chimiche associate ai PFAS (fino a cinque diverse), vicenda che rende ancor più inquietante l’intero fenomeno. Sono svariate decine di migliaia i cittadini ternani e narnesi interessati dalla contaminazione da PFAS delle acque potabili, vicenda finora sconosciuta. Infatti, per quanto il report ARPA Umbria sia recuperabile on line, nessuno ne ha mai divulgato gli inimmaginabili contenuti, con la popolazione del tutto ignara di cosa stia bevendo. “Italia Nostra” ha intanto presentate nuove denunce alla Magistratura a riguardo dello stato di saluto delle acque.

Fermate i 52 giganteschi “aerogeneratori” in Montefeltro.

Sono ormai 9 i progetti di impianti eolici di taglia industriale presentati a catena, nell’arco di pochi mesi.  L’istanza al Ministero dell’Ambiente e alla Regione Toscana, per impedire l’assalto scriteriato di pale eoliche in alta Valmarecchia e Valtiberina, è stato presentato da  Italia Nostra sezioni Firenze e Valmarecchia, WWF sezioni di Rimini e Forlì-Cesena, Mountain Wilderness Italia, Club Alpino Regione Toscana, Associazione I Cammini di Francesco in Toscana, Gruppo di Intervento Giuridico, Associazione Culturale D’la dè Foss (Al di là del Fosso), Associazione Altura ed i Gruppi Crinali Bene Comune in Valmarecchia e Appennino Sostenibile in Toscana. Clicca qui

Il salva trivelle del governo.

Il Delta del Po è un territorio anfibio estremamente fragile, com’è noto, esposto alla subsidenzaall’erosione costiera e alla risalita del cuneo salino: tutti fenomeni che già richiedono costi ingenti per essere fronteggiati e che rischiano di essere aggravati dagli interventi di estrazione di idrocarburi consentiti dalle nuove norme. Appare chiaro che le nuove disposizioni si pongono in contrasto con gli artt. 9 e 41 della Costituzione perché, con la finalità dichiarata di ridurre nel breve periodo il costo del gas metano, autorizza decisioni suscettibili di cagionare impatti ambientali, territoriali ed economici negativi di lungo periodo, anche a danno delle future generazioni. Clicca qui Italia Nostra.

Scontro tra Associazioni sulle energie rinnovabili.

“Italia Nostra” con il Ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani, contro Legambiente, WWF e Greenpeace. Queste ultime sostengono la possibilità di installare in tre anni 60 GW di potenza rinnovabili, prevalentemente solare ed eolico, invocando addirittura un Commissario con pieni poteri per saltare tutte le procedure autorizzative.  Secondo Italia nostra e ministro, invece, il Sud è ormai saturo di impianti eolici e non è più in grado di assorbirne altri; l’energia prodotta in assenza di un adeguamento della rete di trasmissione e della creazione di un sistema di stoccaggio, processi dai costi miliardari e non ancora iniziati, non riesce ad essere trasferita nei luoghi di consumo, al Nord, e rischia di essere sprecata; e infine, la narrazione, in voga soprattutto a seguito della guerra, che facendo più rinnovabili i prezzi delle bollette scendano è pura fantasia.

Soprintendenza Unica, colpo di grazia alla tutela paesaggistica.

Gli ingranaggi del Recovery Plan faranno strame della natura, della cultura, della storia e dell’identità, di quello che a pieno titolo, ma ancora per poco, possiamo chiamare il Bel Paese. La capillare diffusione delle “rinnovabili”, così come prevista, per la nostra Italia, non è sostenibile: non è possibile spargere sul territorio nuovi impianti di estensione dieci volte maggiore di quanto già orrendamente impiantato negli ultimi quindici anni. Sarà un massacro e l’ultimo insulto al paesaggio. Clicca qui Italia Nostra.

Usate il Recovery Fund per la Laguna di Venezia.

Clicca qui il Programma rivendicativo  di Italia Nostra, Lipu e WWF. L’orientamento di codesto Governo, di voler spostare in modo provvisorio gli approdi della croceristica entro la Laguna, a Marghera, è invece in evidente contrasto con gli obiettivi del riequilibrio prescritti dalla legge, e renderà impossibile il recupero morfologico e idraulico della Laguna.

Un collegamento ferroviario dannoso per Venezia.

Il “Progetto del Collegamento ferroviario con l’aeroporto Marco Polo di Venezia” presentato alla Regione  Veneto per la Valutazione di Impatto Ambientale costituisce l’ennesima violazione da parte dello Stato italiano delle decisioni adottate dall’UNESCO, attraverso il Comitato per il Patrimonio Mondiale (WHC), per la tutela del sito “Venezia e la sua Laguna”. Clicca qui Italia Nostra.

Italia Nostra alla scoperta dell’alessadrino.

Martedì 15 novembre h.17,30 Salone d’Onore dell’Ala Del Principe di Palazzo Guasco
(via Guasco 47), presentazione del 9° corso d’arte “ALLA SCOPERTA DELL’ALESSANDRINO. Alle radici del paesaggio tra città e territorio“, promosso dalla Sezione di Alessandria.
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