“Lettera per il mio Sindaco” da inviare agli amministratori e ai media locali.

Compilate – occorrono pochi secondi – il box che compare in questa Lettera per il mio Sindaco e inviatela ai vostri amministratori e ai media locali. E’ una importante iniziativa promossa dal “Forum Salviamo il Paesaggio”.

Il Forum Salviamo il Paesaggio è una Rete nazionale costituita nel 2011 e formata da oltre 1.000 organizzazioni e da decine di migliaia di singoli aderenti individuali, impegnati in azioni di tutela del paesaggio e dei territori e a contrasto del consumo di suolo. Nel febbraio 2018 ha ufficialmente presentato a tutte le forze politiche in Parlamento la sua Proposta di Legge “NORME PER L’ARRESTO DEL CONSUMO DI SUOLO E PER IL RIUSO DEI SUOLI URBANIZZATI discussa nelle Commissioni congiunte Agricoltura e Ambiente del Senato nella scorsa legislatura e ora nuovamente agli atti della Camera. Si tratta di una importante elaborazione, alla cui stesura ha lavorato per 13 mesi un Gruppo di Lavoro Tecnico-Scientifico multidisciplinare formato da 75 Esperti: architetti, urbanisti, docenti e ricercatori universitari, geologi, agricoltori, agronomi, tecnici ambientali, giuristi, avvocati, funzionari pubblici, giornalisti/ divulgatori, psicanalisti, sindacalisti, paesaggisti, biologi, tecnici di primarie associazioni nazionali.

Per ulteriori delucidazioni e approfondimenti: Massimo Mortarino Coordinamento nazionale del Forum SALVIAMO IL PAESAGGIO Tel. 339/7953173 E-mail: mmortarino@libero.it www.salviamoilpaesaggio.it

Fermare le produzioni Solvay in Francia e/o in Italia?

A Stefano Colosio, neo direttore della Solvay di Spinetta Marengo, o finge oppure non  hanno detto che in Alessandria si sono sempre prodotti i Pfas, anzi,  pur conoscendo la lingua d’Oltralpe, essendosi fatto le ossa nella francese Air Liquide, neppure sa, o finge, che Solvay anche in Francia produce Pfas. Si sorprenderà, o finge, delle  analisi inedite, rivelate da Le Monde nell’indagine condotta in collaborazione con France 3 e RTBF (la TV belga che ci ha confezionato il servizio per Alessandria). Le analisi mostrano che Salindres, località di 3.500 abitanti, è vittima di un grande inquinamento di Pfas.

Le analisi rivelano livelli spettacolari di acido trifluoroacetico (TFA) nei corsi d’acqua nel  Gard attorno allo stabilimento di produzione di PFAS del gruppo Solvay, nonché nell’acqua potabileAll’origine della campagna di analisi portata avanti dall’associazione Générations futures, il “Forever Pollution Project”: un’indagine internazionale coordinata da Le MondeLa fabbrica di prodotti fluorurati Solvay nelle Cèvennes è stata identificata lo scorso anno come uno dei cinque siti di produzione di PFAS in Francia, ma non c’erano informazioni sui livelli di contaminazione nei suoi dintorni. Ora è allarme.

Il sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante, si sarà messo in contatto con Etienne Malachanne, sindaco di Salindres, per concordare chi per primo  deve emanare l’ordinanza di fermata delle produzioni, ovvero per quale stabilimento, ovvero per tutti e due?

A Capannori per la messa al bando dei Pfas.

Sulla richiesta di messa al bando a livello mondiale delle sostanze chimiche Pfas, nella sala del consiglio comunale di Capannori, iniziativa pubblica organizzata dall’associazione Senza Confini con Tommaso Pianigada e  di  Greenpeace con  il responsabile nazionale Giuseppe Ungherese, e la partecipazione del sindaco e presidente della provincia di Lucca Luca Menesini .

In Italia non esiste una legge che ne vieti la produzione e l’utilizzo. Il Disegno di Legge dell’ex senatore Mattia Crucioli giace in Parlamento. E fermamente osteggiato dalla Confindustria perchè  detta “Norme per cessazione della produzione e dell’impiego dei Pfas”. Insomma li mette al bando in Italia. Vieta la produzione, l’uso e la commercializzazione di PFAS o di prodotti contenenti PFAS, ne disciplina la riconversione produttiva e le misure di bonifica e di controllo. Insomma assume le istanze di tutti i Movimenti, Associazioni e Comitati, che da anni si battono per eliminare questi cancerogeni bioaccumulabili  e persistenti, praticamente indistruttibili, dalle acque, dall’aria, dagli alimenti, insomma dal sangue dei lavoratori e dei cittadini altrimenti ammalati e uccisi.

I primi beneficiari di questa legge sarebbero le popolazioni toscane e venete (concerie ed ex Miteni di Trissino), lombarde (Solvay di Bollate) e piemontesi (Solvay di Spinetta Marengo). D’altronde gli scarichi della Solvay in Bormida raggiungono la foce del Po. Ma ormai, come abbiamo ripetutamente documentato, in tutte le Regioni italiane, dove si sono mosse le Arpa, è dimostrato che la calamità  mondiale dei Pfas è una questione nazionale.

Con la nuova legge Crucioli sarebbe ancor più palese l’inammissibile alibi degli omissivi e complici  Comune, Provincia e Regione, che si nascondono dietro il dito dell’assenza di limiti nazionali: sono fuorilegge al pari dell’azienda!

Parlamento e Comuni tradiscono il referendum per l’acqua pubblica.

Alla fine del 2023 sono scaduti molti affidamenti diretti della gestione (in house providing) del Servizio Idrico Integrato: la privatizzazione incombe. Tranne poche eccezioni, come ad esempio l’eccellenza di Acqua Bene Comune Napoli, nel resto del Paese manca ancora quel gestore pubblico che consenta il rinnovo diretto – fuori dalla concorrenza di mercato – dell’affidamento della gestione dell’acqua. E’ la logica conseguenza del tradimento della volontà popolare chiaramente espressa nel Referendum del 2011: fuori l’acqua dal mercato e dal profitto! Grandi responsabilità pesano sul Parlamento complice l’inerzia di molti sindaci e consigli comunali che per legge hanno il dovere di governare il Servizio Idrico Integrato. Clicca qui l’appello per la gestione dell’acqua bene comune.

La strage silenziosa dell’amianto e dei Pfas.

Se giova, ripetiamolo ancora una volta: per i Pfas si ripete la strage silenziosa che conosciamo per l’amianto (a tacere il DDT): millesimi dell’onnipresente  fibra per decenni hanno subdolamente avvelenato centinaia di  migliaia di bambini e adulti nel mondo e decine di migliaia in Italia  senza allarmare episodi acuti eclatanti, finchè la lenta somma dei decessi per mesotelioma (tumore incurabile ancora oggi) ha fatto scoppiare la bolla epidemiologica. Troppo tardi: messo al bando 30 anni fa in Italia (anticipando di 13 anni l’Europa), il picco di decessi per amianto, or ora appena raggiunto, decrescerà nei prossimi 20 anni in quanto prima che si manifesti passano anche 40-50 anni. Questo periodo di latenza, per i Pfas non è ancora ben calcolato, considerando che essi sono in auge sempre più da oltre 50 anni e che il Pfoa è stato messo al bando solo di recente,  mentre i suoi fratelli e figli resistono ancora.

Si consideri che gli effetti legati all’azione cancerogena dell’amianto sono rappresentati dal mesotelioma delle sierose, soprattutto pleurico, ma anche peritoneale, del pericardio e della tunica vaginale del testicolo e dal tumore polmonare, tumore della laringe e dell’ovaio. E che la gamma delle patologie per i Pfas è il più vario: interferenti/perturbatori endocrini che gli studi hanno associato a problemi dello sviluppo, ipertensione gestazionale, nascita di bimbi sottopeso, diabete, colesterolo alto, riduzione della risposta immunitaria, tumori eccetera. L’analisi complessiva di tutti gli studi condotti sul tema è stata realizzata dai ricercatori dell’Università di Bologna e dell’Università di Padova che hanno comparato i diversi lavori, pubblicando i risultati in un’analisi comparativa trascrizionale sulla rivista Toxics, con il titolo “Cross-Species Transcriptomics Analysis Highlights Conserved Molecular Responses to Per- and Polyfluoroalkyl Substances”. Questo studio del Dipartimento di farmacia e biotecnologie dell’Università di Bologna e del Dipartimento di scienze cardiache, toraciche, vascolari e sanità pubblica dell’Università di Padova, è la più ampia analisi della risposta trascrizionale ai PFAS mai realizzata.

Ebbene, negli anni ’80, sull’altare della difesa dell’occupazione, ci criminalizzarono perché chiedevamo di chiudere l’Eternit di Casale Monferrato per la messa al bando dell’amianto. Oggi tentano di ripetere  la storia  per le produzioni della Solvay di Spinetta Marengo e per il sostegno di una legge di bando dei Pfas in Italia (ex DDL Crucioli). Prima che sia troppo tardi, come per l’amianto, oggi come ieri non tutti per i Pfas ci ascoltano nell’opinione pubblica, oggi come ieri  le istituzioni sono complici degli interessi degli industriali che occultano rischi e danni. Esempio eclatante il Piemonte.

Il biomonitoraggio di massa, la pistola fumante che Solvay & soci devono disarmare.

Se giova, ripetiamolo ancora una volta. Non lo fanno il monitoraggio del sangue di TUTTA la popolazione alessandrina assediata dal polo chimico di Spinetta Marengo, perché sarebbe la “pistola fumante” che inchioderebbe Solvay: costringendola a fermare all’istante le produzioni inquinanti. Diventerebbe prova regina, prova certa e conclusiva del crimine sanitario. Lo diventerebbe addirittura per i più testardi negazionisti che hanno respinto l’evidenza di ben otto indagini epidemiologiche precedenti (in particolare 2017 e 2019), a tacere di tutte le indagini ambientali dell’Arpa.

Perciò, evitare questa smoking gun il più a lungo possibile è il compito, di occultamento sistematico dei dati ecosanitari in Piemonte, che la multinazionale belga ha affidato a Comune di Alessandria e Regione, e da essi svolto per lustri in una infinita taranta, con il sindaco a rimbalzare la palla delle responsabilità al governatore, e questi buttandola perfino in tribuna, ad un Comitato Etico… fantomatico organismo che autorizza sperimentazioni farmacologiche e cliniche, come il suicidio assistito.

All’osceno girotondo ancora si presta il sindaco che avrebbe il dovere civico e giuridico, in quanto  massima autorità sanitaria locale, di applicare il principio di precauzione e fermare le produzioni. Ma l’opinione pubblica incalza, noi li sputtaniamo urbi et orbi, i versi de Le Iene echeggiano. Chiediamo le analisi del sangue ai lavoratori e ai cittadini, a tutti, a tutti quanti sottoposti ai veleni suolo-acqua-aria di Solvay. La quale non le vuole, perché sa già che  i referti ematologici dei lavoratori custoditi nei suoi cassetti superano ogni limite tollerabile. Perché sa già che le relazioni cliniche dei cittadini, secondo il  nostro screening tramite Università di Liegi, superano ogni soglia di allarme: presenza in percentuale 5 volte superiore al circondario. Perché avverte i suoi complici dell’effetto psicologico di un biomonitoraggio di massa: “Ils sont a la recherche d’un pistolet fumant” afferma  Ilham Kadri dal quartier generale di  Bruxelles.   

Che fare per sopire l’opinione pubblica e prendere quel tempo ulteriore che serve alla strategia aziendale? Se giova, ripetiamolo ancora una volta. Meglio di una ridicola Consulta comunale ambientalista, la soluzione tattica sarà usare la modesta somma stanziata, in stagione elettorale, dalla Regione alla Asl per diluire nel tempo e circoscrivere le analisi del sangue ai soli Pfas e ad una ristretta minoranza di persone selezionata il più lontano possibile da quel centro urbano inglobato nel criminale rischio chimico dello stabilimento.

Il biomonitoraggio di massa ridotto a 100 persone. Garantito da Pira

Così, che fa la Regione Piemonte? Sarà effettuato un prelievo di sangue (si spera anche delle urine) a circa un centinaio le persone:  scelte con limitato criterio scientifico, e necessariamente escludendo gli altri Comuni della provincia, seguìto dalla somministrazione di uno specifico questionario, “per acquisire maggiori conoscenze sugli effettivi livelli di esposizione della popolazione ai Pfas così da migliorare le procedure di prevenzione”. Le quali, in questi decenni, erano consistite in uno studio, peraltro allarmante, per la valutazione del rischio sugli alimenti di origine animale e vegetale. Sì, perché la Regione… ha ancora qualche sospetto: non sono bastati, nei decenni trascorsi, otto studi epidemiologici che hanno messo in evidenza che nella Fraschetta ci si ammala e si muore di più: un crescendo di patologie agli organi epato-biliari, insufficienze renali, tumore al rene ecc. in alcuni casi superiori fino al 50% alla popolazione non esposta. Patologie particolarmente crudeli quando colpiscono la fascia di età 0-16 anni: malattie neurologiche con eccedenze del 86% rispetto ai coetanei alessandrini. Non sospetta la Regione che è forse perché lì c’è un polo chimico classificato ad alto rischio che immette in aria-acqua-suolo sostanze classificate tossiche e cancerogene proprio per quel tipo di patologie?

Non lo sospetta: ne ha la certezza, perciò il biomonitoraggio è micro e da coprire con massima riservatezza: “Gli esiti dei 100 prelievi  saranno disponibili tra fine febbraio e inizio marzo e l’ASL provvederà a comunicarli ai partecipanti che potranno condividerli con il proprio Medico di medicina generale, per valutare sulla base dei valori riscontrati, e secondo quanto previsto dal protocollo di studio, l’eventuale necessità di approfondimenti diagnostici e presa in carico sanitaria”. E le altre decine di migliaia di lavoratori e cittadini? Si vedrà e si farà. Più tardi si vedrà più tardi si farà. Meglio dopo le elezioni regionali di giugno. Ci sarà una seconda, terza fase e quante altre sarà necessario. Cominciamo a valutare questi 100, che già ci vuole tempo, perché bisogna essere molto scientifici. Eh già, bisogna essere molto scientifici, molto scrupolosi, ad evitare conclusioni affrettate a scapito dell’azienda … pardon… che mettano in allarme la tranquilla popolazione. Dunque, “le analisi dei campioni di sangue saranno effettuate dal Laboratorio di Tossicologia e Epidemiologia Industriale, Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche, della Città della Salute di Torino, al CTO”

E a chi affideremmo, fase dopo fase s’intende, tempo al tempo, la valutazione dei dati? Al professor Enrico Pira, Responsabile Medicina del Lavoro del Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatrica dell’Università di Torino? Una garanzia, quale affermatissimo consulente in difesa dei maggiori gruppi industriali inquinanti: clicca qui. Ebbene, Pira ha già anticipato nel 2021 le sue valutazioni sulle indagini epidemiologiche, e ovviamente sull’attendibilità dell’odierno micro biomonitoraggio  ancor che diventi, in un futuro lontano, un biomonitoraggio di massa. Pira è infatti la firma punta di diamante dell’opuscolo patinato distribuito a tappeto a dipendenti e residenti, e che rappresenta la futura linea difensiva di Solvay al processo.

La linea difensiva di Solvay al processo.

Per Solvay il minibiomonitoraggio è prendere tempo utile in funzione di un iter processuale che si trascinerà per un decennio fino alla Cassazione, iniziando dallo scoglio in Corte di assise di Alessandria. Anche se esso, nel blando (colposo e non doloso) capo di imputazione della procura, non comprenderebbe il risarcimento dei danni sanitari alle Vittime: evidentemente hanno fatto breccia le argomentazioni contenute nell’opuscolo patinato da Solvay distribuito  a tappeto  a dipendenti e residenti, in cui  afferma: “Facciamo chiarezza su salute e ambiente: Solvay non è responsabile delle morti di Spinetta Marengo” (clicca qui).

Questo opuscolo disegna la linea difensiva di Solvay in tribunale. Da un lato smentisce che acido cloridrico, acido fluoridrico, tetrafuoroetilene, perfluoroisobutene, pfas, ecc. che fuoriescono dalle ciminiere, ovvero tramite fughe di gas dagli impianti stessi, ammalino sangue e polmoni di bambini e adulti in quanto tali concentrazioni tossico oncogene sarebbero sotto i livelli di tolleranza: “sotto le soglie di non effetto”, praticamente innocueDall’altro, concentra l’attenzione sulla punta dell’iceberg dell’avvelenamento, i PFAS, di cui  garantisce l’innocuità in acqua e atmosfera: come ha sempre sostenuto per il Pfoa (alla facciaccia della inappellabile sentenza dello IARC) e come ribadisce per il suo sostituto cC6O4.   

Ma, pur sbandierando, come fa nell’opuscolo patinato di verde, che “Non è vero che a Spinetta si muore di più” e che Non è dimostrato il rapporto causa-effetto”, e pur esibendo che metterà in campo fior fiore di consulenti imbonitori del calibro del solito professor Enrico Pira, Solvay sarebbe assai disturbata dal dover disarmare la “pistola fumante”. A maggior ragione quando noi avviamo la class action: le cause civili  di massa per risarcire le Vittime per malattie e morti. Dunque  il minibiomonitoraggio le è il male minore.

Il procuratore generale di cassazione: toccate questa gente nel portafoglio!

Alla  class action indirizza il procuratore generale della Suprema Corte di Cassazione. Davanti alla IV sezione penale, il 12 dicembre 2019 Ferdinando Lignola nei quaranta minuti della sua requisitoria ha parole durissime per i dirigenti Ausimont e Solvay avvicendatisi nella gestione del polo chimico di Spinetta Marengo: Chiedo il rigetto di tutti i ricorsi degli imputati. Chiedo ai giudici di pronunciare una decisione con la D maiuscola nei confronti di chi ha tenuto condotte sicuramente offensive dell’incolumità pubblica. Stigmatizzo il loro atteggiamento dello scaricabarile. Infatti, la linea difensiva che viene qui proposta è sostanzialmente questa: ‘Dato che qualcuno ha inquinato prima di noi, continuiamo a inquinare anche noi’. Ma è una follia!  «Mi auguro che seguano centinaia, migliaia di cause civili per toccare questa gente nel portafoglio”.

Per le Vittime: meglio le cause civili piuttosto che quelle penali.  Infatti i processi di merito (Alessandria e Torino), avviati dall’emergenza falde cancerogene del 2008, avevano già sgonfiato questo mini ricorso in Cassazione. Infatti,  erano già stati assolti gli amministratori delegati (Carlo Cogliati, Bernard Delaguiche, Pierre Jacques Joris) e condannati a un anno e otto mesi (con la sospensione condizionale e la non menzione della pena ottenute quali attenuanti generiche in Appello, ma impugnate dalla procuratrice) due dirigenti del settore Ambiente e Sicurezza delle due società (Giorgio Carimati e Giorgio Canti) e un direttore (Luigi Guarracino); prescrizione per un  manager (Francesco Boncoraglio) e assoluzione per difetto di dolo per un altro dirigente (Giulio Tommasi).

“Pene peraltro lievi e risibili” le definisce disgustato il procuratore generale Il disastro ambientale avvenuto nel polo chimico di Spinetta è un fatto grave che fa venire i brividi. E’ gravissimo il ruolo attivo degli imputati: erano le persone che, con provata esperienza e competenza scientifica, erano deputate alla gestione del rischio, perfettamente in grado di capire il grado di pericolo. Hanno procurato un disastro, un evento distruttivo di proporzioni straordinarie atto a produrre effetti gravi: un reato a consumazione prolungata, caratterizzato dalla ripetizione di singole condotte lesive”. Era, cioè, dolo, come ho sostenuto fino allo spasimo.

Duro l’affondo del pg Lignola: “Inaccettabile la tesi secondo cui ‘dato che qualcuno ha già inquinato prima, continuiamo a inquinare anche noi’: questa è pura follia! Questa gente rivendica il diritto a inquinare perché qualcuno l’ha già fatto prima”. Sarà la tesi che ascolteremo da Solvay al 2° processo.

N.B. Nella prossima puntata entreremo nel merito del capo di accusa formulato dalla Procura di Alessandria, e dell’opposizione degli avvocati di Solvay.

Il biomonitoraggio di massa, la pistola fumante che Solvay & soci devono disarmare.

Non lo fanno il monitoraggio del sangue di tutta la popolazione alessandrina assediata dal polo chimico di Spinetta Marengo, perché sarebbe la “pistola fumante” che inchioderebbe Solvay: costringendola a fermare all’istante le produzioni inquinanti. Diventerebbe prova regina, prova certa e conclusiva del crimine sanitario. Lo diventerebbe addirittura per i più testardi negazionisti che hanno respinto l’evidenza di ben otto indagini epidemiologiche precedenti, a tacere di tutte le indagini ambientali dell’Arpa.

Perciò, evitare questa smoking gun il più a lungo possibile è il compito, di occultamento sistematico dei dati ecosanitari in Piemonte, che la multinazionale belga ha affidato a Comune di Alessandria e Regione, e da essi svolto per lustri in una infinita taranta, con il sindaco a rimbalzare  la palla delle responsabilità al governatore, e questi buttandola perfino in tribuna, ad un Comitato Etico… fantomatico organismo che autorizza sperimentazioni farmacologiche e cliniche, come il suicidio assistito.

All’osceno  girotondo ancora si presta il sindaco che avrebbe il dovere civico e giuridico, in quanto  massima autorità sanitaria locale, di applicare il principio di precauzione e fermare le produzioni. Ma l’opinione pubblica incalza, noi li sputtaniamo urbi et orbi, i versi de Le Iene echeggiano. Chiediamo le analisi del sangue ai lavoratori e ai cittadini, a tutti, a tutti quanti sottoposti ai veleni suolo-acqua-aria di Solvay. La quale non le vuole, perché sa già che  i referti ematologici dei lavoratori custoditi nei suoi cassetti superano ogni limite tollerabile. Perché sa già che le relazioni cliniche dei cittadini, secondo il  nostro screening tramite Università di Liegi, superano ogni soglia di allarme. Perché avverte i complici dell’effetto psicologico di un biomonitoraggio di massa: “Ils sont a la recherche d’un pistolet fumant” afferma  Ilham Kadri dal quartier generale di  Bruxelles.   

Che fare per sopire l’opinione pubblica e prendere quel tempo ulteriore che serve alla strategia aziendale? La soluzione sarà usare la modesta somma stanziata, in stagione elettorale, dalla Regione alla Asl per diluire nel tempo e circoscrivere le analisi del sangue ai soli Pfas e ad una ristretta minoranza di persone selezionata il più lontano possibile da quel centro urbano inglobato nel criminale rischio chimico dello stabilimento. La soluzione sarà ignorare e imbonire la sconcertata opinione pubblica (clicca qui) e il ruttino dell’evanescente opposizione che propone di usare (in parte) i compensi dei consiglieri comunali per impolpare una più seria indagine sanitaria.

La linea difensiva di Solvay al processo.

Per Solvay prendere tempo è utile in funzione di un iter processuale che si trascinerà per un decennio fino alla Cassazione, iniziando dallo scoglio in corte di assise di Alessandria. Anche se esso, nel blando (colposo e non doloso) capo di imputazione della procura, non comprenderebbe il risarcimento dei danni sanitari alle Vittime: evidentemente hanno fatto breccia le argomentazioni contenute nell’opuscolo patinato da Solvay distribuito  a tappeto  a dipendenti e residenti, in cui  afferma: “Facciamo chiarezza su salute e ambiente: Solvay non è responsabile delle morti di Spinetta Marengo” (clicca qui).

Questo opuscolo disegna la linea difensiva di Solvay in tribunale. Da un lato smentisce che acido cloridrico, acido fluoridrico, tetrafuoroetilene, perfluoroisobutene, pfas, ecc. che fuoriescono dalle ciminiere, ovvero tramite fughe di gas dagli impianti stessi, ammalino sangue e polmoni di bambini e adulti in quanto tali concentrazioni tossico oncogene sarebbero sotto i livelli di tolleranza: “sotto le soglie di non effetto”, praticamente innocueDall’altro, concentra l’attenzione sulla punta dell’iceberg dell’avvelenamento, i PFAS, di cui  garantisce l’innocuità in acqua e atmosfera: come ha sempre sostenuto per il Pfoa (alla facciaccia della inappellabile sentenza dello IARC) e come ribadisce per il suo sostituto cC6O4.   

Ma, pur sbandierando, come fa nell’opuscolo patinato di verde, che “Non è vero che a Spinetta si muore di più” e che Non è dimostrato il rapporto causa-effetto”, e pur esibendo che metterà in campo fior fiore di consulenti imbonitori del calibro del solito professor Enrico Pira, Solvay sarebbe assai disturbata dal dover disarmare la “pistola fumante”.

A maggior ragione se avviamo la class action. Il biomonitoraggio di massa avrebbe il duplice effetto di aumentare la platea delle Vittime per malattie e morti, e di selezionare medici legali e avvocati più qualificati. Quando si tratta di reati ambientali e sanitari, infatti, gli avvocati in Italia (a tacere i docili e opportunisti enti, associazioni e sindacati) optano più facile accodarsi alle iniziative dei Pubblici Ministeri, piuttosto che impegnare risorse e rischi per cause collettive in sede civile, le uniche però che risarciscono le Vittime.

L’Arpa trova Pfas da un Comune all’altro.

Non solo il Comune di Alessandria  è investito dai Pfas (tra gli altri 21 veleni tossici e cancerogeni) della Solvay di Spinetta Marengo, ma è dimostrato anche  già  per il Comune di Montecastello con la chiusura dell’acquedotto avvelenato da cC6o4, brevetto di Solvay: la Procura e/o il Sindaco, Giancarlo Penna,  potrebbero denunciare a norma dell’articolo 439 del codice penale, reato punibile anche con 17 anni di reclusione. Lascia perplessi che il sindaco occupi nell’Asl, e ancor prima nell’Arpa, posizioni di “tecnico della prevenzione nell’ambiente nei luoghi di lavoro addetto al servizio prevenzione e sicurezza”. Montecastello è a 17 chilometri in linea d’aria da Spinetta Marengo.

A 11 chilometri da Montecastello e Spinetta, ora, i Pfas sono ufficialmente accertati nel Comune di Alluvioni Piovera. L’Arpa di Alessandria ha pubblicato il report del mese di marzo 2023 relativo al monitoraggio dei Pfas in aria tramite campionamenti attivi presso Spinetta Marengo (via Genova e Strada Bolla) e Piovera, che seppur distante circa 11 km dal polo chimico, in area di ricaduta rispetto alla direzione prevalente dei venti in quella stagione, ha evidenziato la presenza dei Pfas in aria. Tutte le tecniche di campionamento applicate hanno consentito la rilevazione del parametro C6O4, sebbene in differenti concentrazioni (qui le massime concentrazioni sono circa 10 volte inferiori rispetto a quelle di Spinetta). Il campionamento ad alto volume, raccogliendo una maggior quantità d’aria, ha consentito l’abbassamento dei limiti di quantificazione e la misura anche in Piovera di tracce non solo di  C6O4 ma anche di ADV. Il sindaco è Enrico Boccaleri, non si sa se si è messo in contatto con i sindaci Penna a Montecastello e Abonante ad Alessandria per fermare le produzioni.

Nel Comune di Alessandria, a Spinetta, a conferma di ricaduta, invece, i campioni di aria prelevati hanno mostrato, sia verso nord che verso sud rispetto al polo chimico,  la presenza sia di C6O4 che di ADV con maggiori concentrazioni, valori massimi di circa 10 nanogrammi al metro cubo.

Denunciate 45 aziende del polo industriale di Colturano.

Per la presenza di inquinanti molto al di sopra dei livelli consentiti, le analisi nel Parco Agricolo Sud Milano, autonomamente finanziate dall’Associazione Parco Sud e dal WWF Martesana Sud Milano, denunciano il Comune della città metropolitana di Milano che non interviene contro le 45 aziende presenti nel “polo industriale” di Colturano, che sversano le acque reflue nel canale di irrigazione dei campi di mais del Parco Agricolo, anziché conferire i loro scarichi tossici nella rete fognaria.  

Sperimentazione di massa in Piemonte …di suicidi assistiti?

Abbiamo definito  “Affaire Sanitario  Pfas Piemonte” in termini eufemistici: “presa in giro” (clicca qui). Perche?

Perchè il girotondo del monitoraggio del sangue della popolazione alessandrina era passato dal sindaco di Alessandria al presidente della Regione e questi, al culmine dello sberleffo (anche televisivo: alle Iene), l’aveva “affidato” ad un fantomatico  Comitato Etico. Cioè, come si dice in gergo calcistico e ormai politico, ha buttato la palla in tribuna. Cosa ha a che fare, infatti, una indagine sierologica da affidare all’ASL di Alessandria  con un Comitato Etico? Nulla.

Esso è un organismo, peraltro nominato sei mesi fa, che ha come compito di “realizzare sperimentazioni farmacologiche, sperimentazioni cliniche non farmacologiche su protocolli e procedure mediche, chirurgiche, psicologiche, diagnostiche e terapeutiche, sperimentazioni cliniche su dispositivi medici” ovvero “studi su ogni procedura che implichi l’uso di organi, tessuti e cellule umane a scopi scientifici” ovvero “richieste di autorizzazione all’uso terapeutico di medicinali per uso compassionevole” ovvero “suicidio medicalmente assistito”. E’ un organismo pletorico di 18 membri, tra cui avvocati, farmacologici, assicuratori, farmacisti, rappresentanti farmaceutici, ingegneri, nutrizionisti, nessun epidemiologo, presidente una farmacista e vice un rappresentante sanitario. 

Che cazzo c’entra? A meno che, continuare a  NON sottoporre lavoratori e cittadini alle analisi del sangue per NON confermare l’enormità epidemiologica  di malattie e morti, altro non voglia essere che… una sperimentazione di massa di suicidi assistiti! Suicidi?

Si presta a questa oscenità il sindaco di Alessandria che avrebbe il dovere civile e giuridico, in quanto  massima autorità sanitaria locale,  di applicare il principio di precauzione alla salute pubblica e fermare le produzioni di Solvay.

Lo zampino peloso dei servizi segreti militari sui Pfas.

Degli speciali delle Iene, gli ultimi  riferiti al Piemonte clicca qui e clicca qui , (quello di Piazza pulita-La7 sembra fermato ai blocchi di partenza), si stanno occupando le lobby industriali-militari, certamente non per le possibili limitazioni nei settori applicativi dei beni di consumo (rivestimenti delle padelle, impermeabilizzanti per i tessuti, giubbotti antipioggia e così via), bensì per le implicazioni della grandissima industria aeronautica, navale, spaziale, costruzioni, semiconduttori e soprattutto quella militare: strettamente interconnessa con i PFAS impiegati a profusione. Questo è il vero nocciolo della questione  e spiega anche la recente scissione della Solvay.

Il peso dei Pfas nel complesso militare industriale ha  rilevanza cruciale nell’industria nucleare e in quella nucleare bellica, nel processo di fabbricazione dei semiconduttori in ambito elettronico, cruciali in Occidente nella competizione tecnologica con la Cina, in ambito sia civile sia militare. Ci ricordiamo che la prima  applicazione dei Pfas avvenne nella costruzione della bomba di Hiroshima.

Le lobby industrialmilitari, esempio Solvay per intenderci,  sono entrate in fibrillazione quando  la pressione del fronte ecologista, superando gli Enti amministrativi intermedi (sindaci e governatori) facilmente sotto controllo, ha preteso di premere sui Parlamenti per leggi di messa la bando dei Pfas, ad esempio il disegno di legge ex Crucioli. Per contro, a livello governativo le lobby hanno intessuto una ferrea ragnatela di tavoli di approfondimento, rimandi a commissioni, rinvii dai  livelli decisionali a quelli europei (a loro volta zavorrati), cadute di esecutivi. Ed è qui che industria, ambienti governativi, ambienti militari, intelligence, si sono fatti sotto e hanno ottenuto la solita “provvisoria” dilazione all’italiana.

Un provvisorio che dura da decenni, quando la produzione dei Pfas in Italia, dopo il fallimento della Miteni,  è stata affidata alla Solvay di Spinetta Marengo in provincia di Alessandria. Qui la Solvay, nonostante sia investita da polemiche a più non posso, ottiene le autorizzazioni (filiando il C6O4 dal padre Pfoa ad es.) mentre mai da parte della magistratura è arrivato un arresto cautelare o un draconiano provvedimento di sequestro, malgrado i solleciti; mentre i reati patrimoniali e ambientali gravissimi sono imputati a livelli manageriali di basso livello e puniti con condanne irrisorie, senza risarcimenti alle Vittime.

Con riferimento proprio al Piemonte: «È come se una matrice occulta generasse la solita sceneggiatura. Il meccanismo è stato bene illustrato in un recente servizio delle Iene peraltro. A Roma girano voci che la magistratura, di Torino nello specifico, abbia aperto un fascicolo esplorativo che non riguarda notizie di reato o un fascicolo contro ignoti. Il focus riguarderebbe l’operato di alcuni assessorati. La produzione di Pfas da sempre gode di guarentigie speciali che direttamente o meno sono richiamate anche in alcuni documenti coperti dal segreto militare. Soggetti di alto livello in seno ai ministeri, al governo, alle gerarchie militari, all’Arma dei carabinieri, alla magistratura, per non parlare delle Camere fino a giungere al Copasir, sono a conoscenza di questa realtà. In qualche modo tutto ciò fa parte del gioco ». «La produzione dei Pfas è coperta dal segreto militare».

A parlare in questi termini, in esclusiva, ai taccuini di Marco Milioni di “Vicenzatoday.it”, è un funzionario del Ministero dell’Ambiente che considerando la delicatezza del tema chiede «il più totale anonimato». Omnia silendo ut audeam nosco: tacendo per ascoltare conosco ogni cosa. 

La colossale “presa in giro” sanitaria piemontese.

Perfino i giornali, che non sono mai stati lì ad azzannare Solvay, stanno evidenziando la farsa che si sta consumando sulla pelle della popolazione di Alessandria. In presenza di indagini epidemiologiche (otto) che evidenziano mortalità e morbilità fuori limiti, in presenza di indagini ambientali (ripetute) che evidenziano il superamento dei dati oltre ogni limite, ebbene, al sindaco –massima autorità sanitaria locale- viene chiesto di sottoporre lavoratori e cittadini alle analisi del sangue tramite Asl.

Il sindaco dice che non tocca a lui, bensì alla Regione, anzi glie l’ha chiesto… da anni. La Regione risponde (alle Iene) che tocca all’ assessore alla sanità. L’assessore alla sanità passa la palla al dirigente responsabile del settore sanità pubblica veterinaria. Il veterinario la passa infine al Comitato Etico. Organismo che nessuno ha mai sentito nominare, peraltro nominato dalla Regione (che a sua volta è.. dominata da Solvay… pensiamo che autonomia!). Il fantomatico Comitato indipendente (da chi?), composto da una decina di enti territoriali ed extra regionali (ma a prescindere dal Veneto, dove sanno già tutto da anni), valuterà il da farsi nel futuro.

In questo osceno balletto di responsabilità, viene da concludere che chi decide in realtà è Solvay. Allora ritorniamo dal sindaco Giorgio AbonanteLei, che è la massima autorità sanitaria locale, perché, nel frattempo  della “taranta” (il ballo che non finisce mai), lei, per il vincolato principio di precauzione, perché nel frattempo  non ha  fermato le produzioni inquinanti, a salvaguardia della salute pubblica?

Sicuri cancerogeni ma il sindaco non li ferma

Pfas dichiarati “Certamente Cancerogeni” da IARC: cosa vuol dire e implicazioni

Le Iene tra le Vittime del Paese dei veleni.

Parlano le Vittime del disastro ecosanitario della Solvay di Spinetta Marengo. Alle quali sono anche negati gli esami del sangue. Il presidente della Regione Piemonte, Alberto  Cirio, ci fa una figura di m…. Nella prossima puntata, il sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante, dovrà rispondere perché non ferma le produzioni inquinanti benchè sia per legge la massima autorità sanitaria locale. 

https://www.rete-ambientalista.it/2023/12/03/sicuri-cancerogeni-ma-il-sindaco-non-li-ferma/

https://www.rete-ambientalista.it/2023/12/03/i-pfas-al-bando-come-lamianto/

https://www.rete-ambientalista.it/2023/12/03/il-sindaco-di-alessandria-non-e-imputato-al-processo-solvay/

https://www.rete-ambientalista.it/2023/11/27/pfas-e-solvay-tra-i-responsabili-accusati-da-papa-francesco/

Il Sindaco di Alessandria non è imputato al processo Solvay.

Il direttore e il sindaco inaugurano il nuovo impianto Pfas.

Vergognosa intervista rilasciata al settimanale “Il Piccolo” dal sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante, per annunciare che il Comune si presenterà parte civile al prossimo ennesimo processo contro Solvay per disastro ambientale colposo. Quasi si scusa con l’azienda di Spinetta Marengo: “E’ un obbligo, etico, politico, istituzionale”. Non posso proprio esimermi.

E da quel punto di vista, in questo processo, d’altronde, il sindaco dovrebbe comparire come imputato, insieme ai due direttori (ricompensati capri espiatori che poca pena rischiano). Ripetiamo ancora una volta il “capo di accusa” che dovrebbe gravare sulla testa del sindaco.

<< Ad oggi, il sindaco di Alessandria non ha emesso ordinanza di fermata delle produzioni inquinanti dentro e fuori il Comune, come imporrebbe il principio di precauzione alla massima autorità sanitaria locale: infatti gli studi già compiuti dimostrano che nella popolazione c’è una grave sofferenza sanitaria rispetto al resto della provincia e della regione: si muore di più per le molte e note patologie associate a Pfas e altre molecole prodotte dalla Solvay e da questa immesse nell’ambiente da decenni, come provato da ripetute indagini ambientali. A maggior ragione dopo la nostra indagine dell’Università di Liegi che ha dimostrato livelli altissimi di Pfas nel sangue dei lavoratori e dei cittadini.

Dunque il sindaco, in qualità di massima autorità sanitaria locale, non imponendo -come invece avvenuto nel mondo in analoghe condizioni- l’urgenza che sia fermata la fonte d’esposizione alla popolazione, si consegna all’accusa di omissione di atti di ufficio. Infatti Abonante sa, dalle campagne di analisi dell’Arpa, che su Spinetta Marengo dal cielo piovono 5 microgrammi ogni giorno di Pfas per ogni metro quadrato, e nell’acqua 52 microgrammi per litro di C6O4. Dunque fa solo il gioco della Solvay -che persegue di procrastinare le produzioni secondo i propri profitti- il suo pretestuoso rinvio dell’ordinanza a dopo ulteriori studi epidemiologici per determinare un nesso causa-effetto (Pfas causa di patologie), quando invece il nesso causale è acquisito scientificamente e internazionalmente. Va da sé che sempre maggiori studi saranno utili per individuare cure e per determinare l’entità dei risarcimenti.

Abonante sa e finge di non sapere che l’associazione PFAS/patologie è dimostrata da una mole spaventosa di ricerche esistenti in letteratura scientifica; l’epidemiologia dimostra le associazioni, sui rapporti di causa indaga la tossicologia; i riferimenti di letteratura costituiscono la legge generale, i casi locali la confermano con significatività statistica: lavoratori e cittadini alessandrini esposti hanno una frequenza di patologie maggiore di coloro che non sono esposti a PFAS. Nella scienza una certezza assoluta non esiste ma è altrettanto vero che esiste una altissima probabilità del rapporto di causa fra l’esposizione e PFAS tale da escludere il falso positivo.

Ad oggi, la Regione Piemonte, in complicità con sindaco e azienda, rinvia anzi evita il monitoraggio del sangue a tutta la popolazione, il cui esito suonerebbe come sentenza capitale per Solvay. Queste storiche omissioni di atti di ufficio appaiono tanto più gravi alla luce del drammatico campionamento Pfas del sangue di lavoratori e cittadini che abbiamo nel 2022 commissionato all’Università di Liegi. L’estensione dello screening ematico fornirebbe dati utili ad individuare strategie efficaci di prevenzione e cura ma anche, in sede processuale, fornirebbe ulteriori dati per valutare in solido le responsabilità e i danni di Solvay nei confronti dei lavoratori e dei cittadini. >>

E’ vergognoso che, nell’intervista, don Abbondio Abonante cerchi di nascondersi dietro la Regione (ASL). E quando l’intervistatrice incalza, non ha pudore a rispondere: “Non ho alcun problema a ordinare la chiusura di una produzione, ma…”. Ma che cosa? “Ma ho bisogno che qualcuno mi metta nero su bianco con criteri scientifici che quella produzione è pericolosa”. E bravo lo struzzo! Non ti basta una letteratura scientifica sterminata? Neppure Philippe Grandjean non ti dice niente? E Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro?  Non li senti sulla coscienza i morti e ammalati delle otto indagini epidemiologiche? E l’evidenza delle analisi ambientali? Tu, che sei la massima autorità sanitaria locale, che hai il potere di esercitare il principio di precauzione, come seppero fare primi cittadini prima di te, tu scarichi il barile a Roma, sul legislatore? Approfitti di una opposizione municipale con la coda di paglia, ti arrampichi sui vetri, lanci la palla in tribuna, e riesumi l’Osservatorio ambientale della Fraschetta, fuori tempo massimo, dopo oltre trenta anni che lo proposi. E dovresti vergognarti anche, piuttosto che chiusure e bonifiche, di proporre a favore del tuo Comune una tassa sulla Solvay per le sue “esternalità negative”: così definisci la catastrofe ecosanitaria di un territorio che ti vede, purtroppo, alla massima carica istituzionale.

Lino Balza

Il Piemonte finanzia i Pfas ma non tutela la salute dei suoi cittadini.

Comunicato stampa.

In Usa li hanno già messi al bando da un bel po’, in Europa molti Stati spingono per fare altrettanto incontrando le potenti resistenti della lobby capitanata da Solvay, e appunto Solvay non molla, soprattutto in Italia (clicca qui) dove conta sulla complicità dei governi, delle amministrazioni locali e perfino dei sindacati. Anche dei sindacati: è ancora senza risposta la lettera raccomandata PEC al segretario generale della CGIL di Alessandria (clicca qui) né hanno avuto miglior riscontro i nostri allarmi in vista del “nuovo” impianto “Aquivion” a Spinetta Marengo: 9,5 milioni di euro investiti con fondi di Governo e Regione.

Solvay non molla sui PFAS: finchè gliel’hanno concesso ha avvelenato -ambiente e sangue dei lavoratori e della popolazione- con il pfas PFOA, benchè lo stessero vietando in tutto il mondo e avessi denunciato (2009) tale situazione con il primo di otto esposti alla Procura di Alessandria. Poi ha sostituito il PFOA con pfas cosiddetti “a catena corta”, ADV e C6O4, tossici e cancerogeni altrettanto se non di più, sversandoli naturalmente in aria e acque con l’autorizzazione della Provincia (o senza: per il Bisfenolo).

Solvay non molla ed ecco che oggi arriva il sostituto dei sostituti pfas: “a catena cortissima” il polimero fluorurato “Aquivion”, annunciato come innocuo, “emissione in atmosfera di semplice vapore acqueo”, come i predecessori d’altronde. “Al più tossiche se maneggiate inopportunamente”, le “Membrane Aquivion Pfsa” sono garantite come DOCG, anche se il brevetto è segreto, gelosamente custodito nella banca brevetti europea. Smaltimento tramite incenerimento? Come tutte le resine fluoropolimeriche. Ma il segreto non ha preoccupato enti locali e sindacati che sono corsi a tagliare il nastro al “nuovo” impianto. Il tutto nell’ambito della strategia di Bruxelles, di cui rivelammo la bozza due anni fa (clicca qui), non senza evidenziare che “la strategia è da Solvay volutamente confusa. L’unica cosa palpabile sono i finanziamenti pubblici”.

Raccogliendo le tesi e gli studi internazionali, il nuovo, ovvero vecchio Aquivion è descritto come “fondamentale per la trasmissione di energia a scambi ionici, con innovativa tecnologia di produzione di materiali per membrane polimeriche, che si integra in una filiera dell’idrogeno verde sostenibile, rinnovabile e carbon free, che punta anche allo sviluppo per l’automotive”. Una delle prime pubblicazioni risale al 2013 e porta la firma, tra gli altri, di Luca Merlo di Solvay, con sede a Bollate. A riguardo scrivemmo: “A Bollate il nuovo laboratorio ‘Dry Room’ per batterie al litio, nell’ambito di ricerca, sviluppo e commercializzazione di polimeri speciali utilizzati nella fabbricazione di batterie al litio, è in stretta sinergia operativa con lo stabilimento produttivo Solvay di Spinetta Marengo”. (Per inciso: i Pfas di Bollate (città metropolitana di Milano) Arpa li ritrova sparsi in Lombardia).

Il governo italiano, anziché tradurre in legge il DDL Crucioli per la messa al bando degli Pfas (clicca qui), anziché pretendere da Solvay -condannata in Cassazione per disastro ambientale!- i 100milioni di euro chiesti al processo dal ministero dell’Ambiente per la bonifica del territorio, anziché ripresentarsi come parte civile nel nuovo processo per omessa bonifica, invece, lo Stato, compiacenti Regioni Piemonte e Lombardia, tramite il fondo “Fabbriche intelligenti” creato apposta dal ministero dello Sviluppo economico, ha destinato milioni di euro alla multinazionale belga, per produrre Aquivion, poi che nel 2019, Solvay speciality polymers ha depositato al ministero la richiesta di finanziamenti  (inizialmente 22 milioni di euro) per il suo nuovo piano industriale, (denominato “Progetto per sviluppo di materiale per celle a combustibile e batterie a flusso con realizzazione di impianto pilota”) sfruttando abilmente l’enorme contenitore finanziario “Green Deal” della Comunità Europea  a incentivare l’energia pulita, prodotta cioè da fonti rinnovabili, dunque dall’idrogeno verde.

E così la Regione Piemonte ha prelevato i soldi dal “Bilancio di previsione finanziario 2023-2025” destinandoli a Solvay invece che al piano di monitoraggio che dovrebbe -lo chiediamo da anni- cercare i Pfas nel sangue della popolazione alessandrina. E il sindaco taglia nastri, applaude entusiasta e inaugura sculture luminose (clicca qui).

La Regione nega la connivenza e finge di volare alto ma impatta sul territorio: “L’impianto Aquivion si inserisce in una ampia sinergia: dalla creazione entro giugno 2026 di tre stazioni di rifornimento a base di idrogeno rinnovabile previste a Tortona, Arquata e Belforte, alla ricerca nella nostra provincia di un’area dismessa destinata a produrre idrogeno verde, fino agli investimenti per il retroporto di Genova”.

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro

Nota bene. Uno studio dell’American Chemical Society dimostra che i PFAA a catena corta e ultracorta non possono sostituire i PFAS.

Secondo uno studio pubblicato su Environmental Science & Technology da scienziati dell’American Chemical Society, i livelli di queste sostanze sostitutive (PFAA “a catena corta”, cioè con meno di otto atomi di carbonio, e quelli “a catena ultracorta” con solo due o tre atomi di carbonio) negli organismi umani sono simili o superiori a quelli dei PFAS “di prima generazione”. Anzi, le piccole dimensioni delle molecole facilitano il loro spostamento attraverso le riserve idriche nei test in vitro e in vivo hanno indicato che potrebbero essere ancora più tossici dei composti più lunghi. Se il principio di precauzione ha un valore, questo sarebbe un buon momento per usarlo.

Contro Solvay e politici siamo determinati a riprenderci il futuro.

VOSTRI I GUADAGNI
NOSTRI I MORTI
SOLVAY DEVE CHIUDERE
RIDATECI IL FUTURO!

Per lo striscione, se il sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante, applicherà “sanzioni”, come minacciato, nei confronti dei ragazzi di Fridays For Future e del Coordinamento Studentesco, innanzitutto confermerà la sua consolidata complicità con Solvay contro la quale omette ordinanze di fermata delle produzioni inquinanti, nonché si coprirà di ridicolo: alla denuncia di “occupazione di suolo pubblico” con relativa “ammenda di almeno 1.000 euro” risponderemo con una sottoscrizione pubblica. Non è mica finita qui. Con il sindaco che ha subito rimosso lo striscione, a soffocare la libertà di espressione.  

Il teatro dove si è svolto “il gesto vandalico” (così è stato definito) è la rotonda davanti alla Solvay di Spinetta Marengo, al centro della quale il sindaco ha fatto installare una scultura luminosa pagata da Solvay che simboleggerebbe il “felice incontro tra la comunità Alessandrina e l’azienda”. L’autore della scultura, Marco   Lodola, ne ha chiesto la rimozione  avvertito delle polemiche che aveva scatenato appena inaugurata questa estate (Clicca qui: Danza macabra.). In effetti l’opera, oggi “imbrattata” (sic), rischia di fare la fine delle “statue parlanti” romane, utilizzate dai cittadini per lanciare messaggi ai potenti e ai signori di allora. Tant’è che la presidente belga, Ilham Kadri, rimangiandosi l’idea, ha proposto di trasferirla a Bruxelles.

Se vi è una “occupazione di suolo pubblico”: questa è rappresentata dal tragico insediamento del polo chimico sul territorio di Alessandria, replicano al sindaco Fridays For Future e Coordinamento Studentesco che in città hanno anche sfilato con una manifestazione, “La scultura che accoglie chi entra a Spinetta da questa mattina, con lo striscione, ha finalmente le vesti che merita: quelle di un’opera rappresentativa di un secolo di morti e veleni. Ripugnano la narrazione fasulla che ci è stata propinata, la favola della buonanotte che racconta ‘l’incontro tra la comunità Alessandrina e l’azienda’. Le comunità di Alessandria, di Spinetta e della Fraschetta, vogliono dire alla Solvay e a chi la sostiene (Comune e Regione, n.d.r) soltanto una cosa: la vostra fame di denaro, il vostro gioco sporco, la vostra omertà ci stanno uccidendo. Invece di celebrare la presenza di un simile mostro sul nostro territorio dovremmo indignarci, organizzarci, mobilitarci”. 

“Continueremo a essere spine nel fianco di coloro che devastano i territori, inquinando falde, aria, terra, senza alcun ritegno per le vite che distruggono strada facendo, perfettamente in linea con le fameliche necessità produttive del modello capitalista” hanno sottolineato gli attivisti “La pericolosità della Solvay e di ciò che produce, nel modo in cui lo produce, è già stata dimostrata in molteplici occasioni: è responsabile di disastro ambientale, oltre che produttrice di inquinanti eterni che causano morte e sofferenza ovunque si trovino. Quello che vogliamo è la chiusura della fabbrica e la bonifica del territorio. Quello che chiediamo a chi ci circonda è di lasciar cadere le proprie paure e le proprie maschere: è arrivato il momento di indignarsi e prendere parola di fronte alle morti e alle malattie che colpiscono la nostra comunità ogni giorno di più. Siamo stanche e stanchi di morire per i vostri interessi, di veder morire i nostri amici, i nostri cari, di ammalarci e non poter combattere. Il tempo dell’attesa è finito, la soluzione è una sola: chiusura e bonifica subito”.

Danza macabra.

L’idea, luminosa, è stata di Ilham Kadri, “ceo” della multinazionale belga, quella dell’installazione a Spinetta Marengo davanti allo stabilimento Solvay, sulla rotonda ad alta intensità di traffico, di una scultura luminosa “Cake Topper” dell’artista Marco Lodola, composta da due figure di 4 metri su un piedistallo circolare. Cosa raffigura la coppia danzante? La figura di destra rappresenta l’ADV e quella di sinistra il C6O4: le due sostanze PFAS venute a sostituire il famigerato PFOA? I colori scelti sono quelli dell’acqua che si mischiano e si trasformano, bianco, verde e blu: simbolicamente l’avvelenamento tossico cancerogeno dell’acqua, del suolo e dell’atmosfera. La danza macabra sarà inaugurata domenica 10 settembre 2023, ma sarà in forse la presenza dell’artista preoccupato per la preannunciata contestazione. A Lodola era stato detto che doveva raffigurare “una coppia danzante che rappresenta l’incontro tra la comunità alessandrina e l’azienda”. Però, per “comunità” si può intendere il sindaco, che infatti omette l’ordinanza di chiusura delle produzioni inquinanti, non certamente la popolazione vecchia e giovane nel cui sangue scorrono Pfas tossici e cancerogeni. “Cake Topper” sono le tradizionali statuine raffiguranti i due novelli sposi posti al centro torta nunziale: nella nostra simbologia a sinistra Ilham Kadri  a destra Giorgio Abonante.

J’accuse. Morti e ammalati sulla coscienza dei sindaci di Alessandria.

Nello J’accuse del Movimento di lotta per la salute Maccacaro a magistratura e politica (clicca quiemergono le enormi responsabilità delle Istituzioni piemontesi. Infine, del sindaco Giorgio Abonante.

“La chiusura dello stabilimento, seguita da un’immediata bonifica dell’area è l’unica via efficace per evitare di assistere a decenni di morti”: è l’ennesimo commento del Comitato Stop Solvay a seguito dell’incontro che un gruppo di cittadini dell’associazione “Ànemos” ha avuto con il sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante, e dirigenti e tecnici del Comune. Anche Ànemos, come riferisce il settimanale Il Piccolo, ha chiesto al sindaco una “ordinanza che imponga alla Solvay di cessare immediatamente la produzione delle sostanze inquinanti”. “Immediatamente: senza aspettare l’ipotetico 2026 della Solvay di auto cessazione di ‘quasi tutti i Pfas’ (dopo averne sostenuto per anni l’innocuità)”. Ciò alla luce -sottolinea l’ex assessore Claudio Lombardi delle indagini epidemiologiche e delle indagini ambientali aria-acqua-suolo non solo riferite ai vecchi e nuovi PFAS che a iosa svolazzano con cloroformio e fluoroclorocarburi, senza scuotere le coscienze. Infatti, Giorgio Abonante ha eluso completamente questo impegno, sgusciando ancora una volta come una anguilla.

Il sindaco prende in giro la popolazione. Di fatto, ha preso in giro i presenti “Condivido le vostre preoccupazioni” lavandosene le mani come Ponzio Pilato “Solleciterò Regione e Asl a intervenire”, proprio perché sa che non tocca a loro emanare l’ordinanza. Anzi, è in palese malafede quando si inventa su facebook che “Regione, Asl e Arpa hanno sancito in modo netto” per iscritto? “come in questo momento non ci siano gli elementi sufficienti per imporre divieti, chiusure”. Anzi, si nasconde dietro la scusa che manca una legge nazionale sui Pfas. Insomma non fa altro che prendere tempo a prescindere dagli allarmi scientifici nazionali e internazionali. Altro che “vaso di coccio ma in buona fede”.

Come ad Alessandria non bastassero esaustivi già lustri e lustri di sentenze, e la bonifica omessa, e la mole di indagini accumulatesi. Non sarebbero esaurienti per questo sindaco  neppure conferme recenti, come  il monitoraggio ambientale condotto da Arpa nel periodo marzo 2022 – marzo 2023 con tanto di presenza di cC6O4  nel Comune di Alessandria e addirittura nel Comune di Montecastello, né esaurienti i monitoraggi effettuati su uova e vegetali nel periodo 2021 – 2022 a cura della Regione Piemonte in collaborazione con ASL AL, Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta nell’ambito del tavolo regionale Ambiente, Clima e Salute e su specie ittiche a valle del polo industriale di Spinetta Marengo a cura dell’IRSA-CN, e neppure la scoperta di nuove discariche.

Nello J’accuse, la colpevolezza del sindaco è senza attenuanti:

Ad oggi, il polo chimico Solvay di Spinetta Marengo, malgrado la sentenza di Cassazione, non è ancora stato bonificato né in terra né in cielo né in acqua per la “maledetta ventina” di inquinanti (cromo esavalente, cloroformio, cromo totale, tetracloruro di carbonio, tetracloroetilene, tricloroetilene, triclorofluorometano, diclorodifluorometano, diclorofluorometano, nichel, antimonio, arsenico, bromoformio, dibromoclorometano, bromodiclorometanofluoruri in concentrazione addirittura da 2.946 a 57.404 μg/l ecc. eccetera) anzi ha aggravato il delitto e lo ha esteso in provincia. Né per queste violazioni -dolose- è stato aperto un nuovo processo. Neppure dopo il disastro ecosanitario dei Pfas acclarato dalle indagini ambientali ed epidemiologiche.

Ad oggi, la strategia industriale di Solvay si regge su una penetrate attività lobbistica in politica, sorretta quanto basta da una poderosa propaganda mediatica (addirittura della presidente Ilham Kadri in persona), da noi regolarmente e ripetutamente demolita. Per ciò: scoperte fantascientifiche col biossido di titanio.  Per ciò: la fantasiosa truffa mediatica dei ciclopici filtri che sarebbero in grado a Spinetta di rilevare e trattare, gestire e monitorare i contaminanti Pfas nelle falde e nelle reti idriche. Ovviamente non nell’atmosfera. Anzi i filtri dovrebbero poi essere inceneriti. La multinazionale prometterebbe “zero tecnico” delle emissioni di Pfas (C6O4, ADV) negli scarichi di acqua con tecnologie al carbone attivo granulare (GAC), allo scambio ionico (IO) e alle tecnologie di osmosi inversa RO (metodo di filtrazione meccanica in uso dagli anni ’50 del secolo scorso): diventerebbe “acqua distillata” e addirittura riutilizzata e non scaricata in Bormida, insomma “ciclo chiuso”. Per ciò, altra luna nel pozzo: VolontariamenteSolvay entro il 2026 realizzerà quasi il 100% dei suoi fluoropolimeri senza l’uso di fluorotensioattivi, per eliminare pressoché totalmente le emissioni di fluorotensioattivi”.  Per ciò: i misteriosi “sostituti dei Pfas a impatto zero”. Il corollario di questa inconsistente propaganda sono La bonifica è a buon punto”, “Il sistema di tutela ambientale dentro e fuori lo stabilimento è ok”Insomma, la strategia Solvay è profitti immediati, prendere tempo e fare proselitismo istituzionale e mediatico. Quindi è chiarissima è la volontà di non chiudere gli impianti.

Ad oggi, il sindaco di Alessandria non ha emesso ordinanza di fermata delle produzioni inquinanti dentro e fuori il Comune, come imporrebbe il principio di precauzione alla massima autorità sanitaria locale: infatti gli studi già compiuti dimostrano che nella popolazione c’è una grave sofferenza sanitaria rispetto al resto della provincia e della regione: si muore di più per le molte e note patologie associate a Pfas e altre molecole prodotte dalla Solvay e da questa immesse nell’ambiente da decenni, come provato da ripetute indagini ambientali.

A maggior ragione dopo l’indagine dell’Università di Liegi. Dunque il sindaco, in qualità di massima autorità sanitaria locale, non imponendo -come invece avvenuto nel mondo in analoghe condizioni- l’urgenza che sia fermata la fonte d’esposizione alla popolazione, si consegna all’accusa di omissione di atti di ufficio. Infatti Abonante sa, dalle campagne di analisi dell’Arpa, che su Spinetta Marengo dal cielo piovono 5 microgrammi ogni giorno di Pfas per ogni metro quadrato, e nell’acqua 52 microgrammi per litro di C6O4. Dunque fa solo il gioco della Solvay -che persegue di procrastinare le produzioni secondo i propri profitti- il pretestuoso rinvio dell’ordinanza a dopo ulteriori studi epidemiologici per determinare un presunto nesso causa-effetto (Pfas causa di patologie), quando invece il nesso causale è acquisito scientificamente e internazionalmente. Va da sé che sempre maggiori studi saranno utili per individuare cure e per determinare l’entità dei risarcimenti.

Infatti l’associazione PFAS/patologie è dimostrata da una mole spaventosa di ricerche esistenti in letteratura scientifica; l’epidemiologia dimostra le associazioni, sui rapporti di causa indaga la tossicologia; i riferimenti di letteratura costituiscono la legge generale, i casi locali la confermano con significatività statistica: lavoratori e cittadini alessandrini esposti hanno una frequenza di patologie maggiore di coloro che non sono esposti a PFAS. Nella scienza una certezza assoluta non esiste ma è altrettanto vero che esiste una altissima probabilità del rapporto di causa fra l’esposizione e PFAS tale da escludere il falso positivo.

Ad oggi, la Regione Piemonte, in complicità con sindaco e azienda, rinvia anzi evita il monitoraggio del sangue a tutta la popolazione, il cui esito sarebbe sentenza capitale per Solvay. Queste storiche omissioni di atti di ufficio appaiono tanto più gravi alla luce del drammatico campionamento Pfas del sangue di lavoratori e cittadini che abbiamo nel 2022 commissionato all’Università di Liegi. L’estensione dello screening ematico fornirebbe dati utili ad individuare strategie efficaci di prevenzione e cura ma anche, in sede processuale, fornirebbe ulteriori dati per valutare in solido le responsabilità e i danni di Solvay nei confronti dei lavoratori e dei cittadini.

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro

La storia delle lotte dal 1990 in Italia contro i Pfas è compresa nelle circa 500 pagine del Dossier “Pfas. Basta!” a cura di Lino Balza del “Movimento di lotta per la salute Maccacaro”. E’ disponibile a chi ne fa richiesta.

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Il ruggito del coniglio del sindaco pro pfas di Alessandria.

“Non perdo tempo. Adotterò una specifica ordinanza”: l’annuncio di Giorgio Abonante fa sobbalzare. Non può che essere l’ordinanza di fermata delle produzioni Pfas (cC6O4 e ADV) della Solvay di Spinetta Marengo. E’ suo dovere: lui per legge è la massima autorità sanitaria locale: conosce dalle indagini epidemiologiche dove e come si muore. Ma finora aveva messo la testa sotto la sabbia. Ora è in possesso del drammatico monitoraggio aria dell’Arpa: non è una novità bensì l’ennesima conferma del grave inquinamento atmosferico e idrico che scorre dal sobborgo alessandrino fino al lontano Comune di Montecastello. Però questa volta, evidentemente, per il sindaco la misura è colma: “Non perdo tempo” esclama in una intervista ad una emittente locale. Una ordinanza di chiusura della Solvay: clamoroso. Si richiamano alla memoria i precedenti del sindaco Mirabelli per impianti in marcia senza autorizzazione e del pretore Di Serafino per sversamenti incontrollati in Bormida.

“Adotterò una specifica ordinanza”. Però, se procediamo nella lettura dell’intervista, apprendiamo la vera natura del provvedimento: “L’ordinanza potrebbe prevedere alcune limitazioni o obblighi a carico della popolazione, come era capitato quando venne trovato Cloroformio in alcune cantine di Spinetta”. Abonante impose agli abitanti di non accedere alle proprie cantine senza mezzi di protezione per il cloroformio che risaliva dalle falde, ma non prescrisse alla Solvay di eliminare lo scarico della sostanza tossica e cancerogena -secondo l’Arpa- dal cielo e nell’acqua. Cosa ordinerà ora agli abitanti per limitare i Pfas tossici e cancerogeni che piovono dal cielo: di respirare meno? Oppure ordinerà a Eolo di modificare direzione ed intensità dei venti (Sud Ovest-Nord Ovest per Spinetta e Nord-Nord Est per Montecastello) di modo che le postazioni di monitoraggio Arpa non siano più sottovento rispetto alle ciminiere di scarico?  

E’ grottesco questo ruggito del coniglio, è scandaloso questo sindaco, al quale balena appena “l’ipotesi più estrema, imporre eventuali limitazioni alla produzione di queste sostanze”Tappare le ciminiere, no? Non si sente né Mirabelli né Di Serafino, e scarica le proprie peculiari responsabilità su Arpa, Asl, Provincia, Regione, con le quali in realtà si narcotizza annusando il programma “Solvay One Planet” della multinazionale: “Emissioni in atmosfera verso impatto zero nel 2030”. Si avvale, per la prossima conferma elettorale, della compiacenza dei giornali locali che, nelle loro censure, non riescono certo a oscurare la nostra martellante denuncia. 

I compagni sopravvissuti ai Pfas.

Ad Abonante serve per pubblicità elettorale.

Diamo a Cesare quello che è di Cesare: la CGIL fu, nel 2002, la prima (dopo Lino Balza) a denunciare l’estrema pericolosità dei Pfas sulla salute. Lo fece con un giornalino aziendale “Informa Filcea” (clicca qui) distribuito ai lavoratori dello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo. Ma, a differenza di Balza, da allora in poi la CGIL ha fatto “Zitto e mosca!” e l’“esortazione” (di Solvay&Comune) a fare totale silenzio e a mantenere assoluta riservatezza è stata osservata fino all’eccezione della testimonianza della dimissionaria segretaria della Camera del Lavoro al processo del 2009.

15 anni dopo, la CGIL (Spi Cgil) prende la parola tramite il comitato “Vivere in Fraschetta” che comprende i pensionati: abitanti anziani tutto sommato soddisfatti di essere fino ad oggi sopravvissuti, e dunque non troppo esigenti a pretendere decisioni dal primo cittadino (peraltro della stessa corrente politica), men che meno una ordinanza di chiusura delle produzioni di Solvay che tutti sanno -loro per primi- responsabili “della maggiore incidenza di alcune tipologie di tumori”: più che dimostrata dalle numerose indagini epidemiologiche. Così, con consumata ipocrisia, i vecchi compagni di sopravVivere in Fraschetta giurano “non vogliamo la chiusura della Solvay, ma vorremmo sapere” dal compagno sindaco “se c’è ‘un nesso’ tra le produzioni del Polo Chimico e la maggiore incidenza di alcune patologie.” Come sono candidi. Che tenerezza il candore dei capelli.

Stop acqua potabile nel vicentino.

Premesso che, per tutelare sul serio la salute, il limite di Pfas nell’acqua dovrebbe essere zero, è stato superato lo stesso parametro di 0,100 µg/l previsto dal decreto legge entrato in vigore per nota della Regione il 30 maggio 2023. A nulla serve il sistema di filtraggio, così il sindaco di Montebello Vicentino ha emesso un’ordinanza che stabilisce la temporanea sospensione dell’uso dell’acqua potabile a scopo alimentare su tutto il territorio comunale. 

Le responsabilità della magistratura di Alessandria (a tacere degli amministratori locali).

Tony Fletcher è il supertestimone della Procura al processo di Vicenza contro Miteni. Per noi è una conoscenza vecchia di quindici anni. Lo segnalammo infatti -inutilmente- negli esposti alla Procura di Alessandria, nonché ai giornali. Come segue.  

“”Abbiamo segnalato per primi la questione eco sanitaria con alcuni ricorsi (Alessandrini, Berto, Ferrarazzo, lavoratori poi licenziati) alla Procura relativi alla presenza di PFOA tanto nel sangue dei lavoratori quanto nelle acque dei fiumi Bormida, Tanaro e Po, nonché delle falde superficiali e forse non solo. Nella copiosa documentazione del ricorso, si fa proprio riferimento agli studi americani citati da Tony Fletcher, professore alla London School of Hygiene end Tropical Medicine. Lo scienziato, definito uno dei tre maggiori epidemiologi mondiali, pur nella sua veste di consulente di parte (della Dupont, azienda produttrice di PFOA che ha già indennizzato per 101,5 milioni di dollari) ci conferma il drammatico allarme su un prodotto accertato da anni negli animali come cancerogeno, mutageno e teratogeno, ma si dichiara attendista per quanto riguarda analoghi effetti sugli esseri umani: ‘Fra circa 18 mesi concluderemo gli studi’. La nostra Associazione ritiene invece, in base agli studi internazionali, che se il prodotto perfluorurato è cancerogeno per gli animali non può non esserlo per gli umani, come dimostrano le metodologie comunemente utilizzate nella ricerca medica e farmaceutica. Tanto più che il ‘principio di precauzione’ impone di sospendere un prodotto quando sospetto, senza attendere di conteggiare a posteriori i morti e gli ammalati. Perciò abbiamo chiesto che la Solvay di Spinetta Marengo interrompa immediatamente l’utilizzo del PFOA e il suo rilascio in aria e acqua. Siamo invece completamente d’accordo con il professor Fletcher, avendola invano già richiesta a Procura e Asl, sulla necessità di analisi del sangue di massa per il PFOA: come hanno fatto in USA per 70.000 persone.””

Anche la propaganda inquina.

Solvay di Spinetta Marengo si affida alla propaganda per arginare la sempre più insistente richiesta di cessazione immediata dei famigerati PFAS. Attualmente, da un lato punta sull’iniziativa “Fabbriche aperte”, col terzo rendez-vous di fumo senza arrosto: “una visita guidata alla barriera idraulica, all’impianto di Trattamento Acque di Falda (TAF) e un successivo laboratorio di ascolto e dialogo”, rinfreschi e applausi dei giornalismi inclusi, “al fine di rafforzare  lo spazio di confronto tra l’azienda e la popolazione locale per comprendere come funziona la rete di pozzi che costituisce la barriera idraulica a protezione dello stabilimento e del territorio circostante”.

Dall’altro, l’Arpa pubblicizza sui giornali che “Il Laboratorio Specialistico Piemonte Sud Est si arricchisce di una apparecchiatura d’avanguardia, di importanza fondamentale per poter tracciare le vie di diffusione di queste sostanze non solo nelle matrici liquide, e nell’acqua, ma anche nei suoli. Quel “si arricchisce” è di involontario quanto macabro umorismo. Non a caso applaude il sindaco di Alessandria Giorgio Abonante all’unisono con l’assessore regionale all’ambiente Matteo Marnati, entrambi, come noto, da sempre oltremisura “impegnati   nella direzione della ricerca per il controllo dei livelli di inquinamento sul nostro territorio”. Come Solvay, peraltro. Una mano lava l’altra.

Pfas. Ex assessore attacca il sindaco che se ne frega dei cittadini.

Giorgio Abonante è il sindaco di Alessandria accusato di non promuovere il monitoraggio Pfas nel sangue della popolazione, e di non concludere la seconda fase dell’indagine epidemiologica avviata dall’ex assessore all’ambiente, Claudio Lombardi, anche egli in una giunta di centrosinistra. Abonante fa lo scaricabarile “Non è compito delle casse del Comune ma della Regione” (che strizza l’occhio e fa orecchi da mercante) e Lombardi lo smentisce pubblicamente di fingere: “Non ricorda neppure le migliaia di euro che ha approvato per l’indagine quando era assessore al bilancio”. Il gatto comunale e la volpe regionale non finanziano né la tranche di indagine epidemiologica né, soprattutto, le analisi di massa del sangue a tutta la popolazione. Vorrebbero farlo passare per Pinocchio ma Lombardi non ci sta.

Da sempre evitati gli esami del sangue della popolazione per evitare l’incriminazione della Solvay. Perciò: via alle cause civili.

Per questa strategia di temporeggiamento, a livello piemontese Solvay sa di poter contare da sempre sulle amministrazioni di tutti i colori politici e sindacali. In Piemonte i monitoraggi del sangue dei Pfas ai cittadini non sono mai stati effettuati, mentre quelli ai lavoratori li ha fatti privatamente l’azienda e ne ha secretato gli enormi valori finchè rivelati da noi alla magistratura.  Dopo che noi abbiamo organizzato e gli abbiamo sbattuto in faccia lo studio condotto dall’Università di Liegi (Belgio), che ha evidenziato l’avvelenamento dei Psas nel sangue dei lavoratori della Solvay e dei cittadini di Spinetta Marengo, ebbene l’assessore regionale alla Sanità e il sindaco di Alessandria si erano incontrati per fare il punto sul “caso Solvay” e concordare le iniziative. Come ha ricevuto dal sindaco Giorgio Abonante (centrosinistra) garanzie che non intende emettere -come gli competerebbe- ordinanza di fermata delle produzioni inquinanti dello stabilimento, l’assessore Luigi Icardi (centrodestra) aveva illustrato le seguenti iniziative.

La Regione ha destinato all’Asl di Alessandria un finanziamento di 340 mila euro per effettuare nuovi campionamenti su matrici animali ed alimentari. Ha deliberato un piano di biomonitoraggio sulla popolazione (in programma nei primi mesi del 2023) che prevederà, nei soggetti a rischio, oltre alla ricerca dei Pfas, anche la valutazione di alcuni parametri sanguigni, quali ad esempio il colesterolo. Per tale iniziativa è stato previsto un primo finanziamento di 70 mila euro. E’ evidente, anche per quelle ridicole cifre, che non sono previste analisi del sangue a tappeto su tutta la popolazione di Spinetta e Alessandria. Mancano perfino i medici di base, altro che indagini epidemiologiche.

In questo squallore, un minuscolo spiraglio di luce perviene dal Progetto H2020 – Scenarios, inserito nel programma Horizon 2020 Framework Programme che ha visto un contributo di quasi 12 milioni di euro complessivi e che comprende 19 organizzazioni di 10 Paesi europei, oltre a Israele, Usa e Canada, e vede come partner strategico l’Azienda Ospedaliera di Alessandria. Secondo questo progetto pilota, un campione di 80 abitanti del Montecastello, Comune distante chilometri dalla Solvay e che è stato costretto alla chiusura dell’acquedotto per avvelenamento da PFAS, sarà sottoposto ad analisi del sangue e delle orine. Un progetto pilota lontanissimo da un monitoraggio di massa della popolazione alessandrina.

Il livello di complicità della classe politica si è recentemente ripetuto nel corso di un Consiglio comunale di Alessandria, dove i consiglieri si sono trovati su ciascun banco un fiore con il nome di un cittadino morto di cancro per colpa della Solvay e, commossi, hanno subito provveduto ad un minuto di silenzio dedicato ai morti “un fiore per ogni vita volata via”. Poi hanno votato -all’unanimità- per l’“Osservatorio ambientale della Fraschetta” (di cui neppure hanno letto la nostra elaborazione degli anni ’80) e un emendamento di “indirizzo a tutti gli enti locali e nazionali” ai quali sbolognare la patata bollente, cioè, rispettivamente, alla Regione di sottoporre tutta la popolazione agli esami del sangue per risarcirla dei danni alla salute, e al Parlamento di chiudere le produzioni della Solvay di Spinetta Marengo. “Occorrono tempo e pazienza” ha raccomandato il sindaco Abonante ai cittadini che intanto si ammalano e muoiono “non sono cose che si possono fare in pochi mesi”. Soprattutto che non vuole fare lui.

Invece non c’è tempo e pazienza.  Così facciamo partire in sede civile le cause contro Solvay per risarcire le Vittime: ammalati e morti fra i lavoratori e i cittadini. A questo punto è automatico che partirà il monitoraggio della popolazione. Come avvenne nel 2004 negli Stati Uniti per DuPont: in pochi mesi 70 mila persone effettuarono le analisi del sangue.  

Solvay a testa bassa per far fallire il piano europeo di bando ai PFAS.

Il piano europeo ideato con il fine di vietare le sostanze chimiche dannose sta fallendo: è quanto sostengono l’associazione ClientEarth e l’Ufficio Europeo per l’Ambiente (EEB) – una rete composta da 180 organizzazioni ambientaliste – sulla base di un loro rapporto che ha analizzato i progressi fatti ad un anno dalla messa a punto del progetto. Nell’aprile 2022, infatti, la Commissione europea aveva annunciato di voler sostanzialmente vietare numerose sostanze chimiche nocive presenti nei prodotti di largo consumo, pubblicando una tabella di marcia da cui emergeva che in un tempo relativamente breve migliaia di esse, a cominciare dai PFAS, dovrebbero appunto essere messe al bando. Purtroppo i progressi fatti nel corso di un anno si dimostrano ben poco rassicuranti. Solvay non ha interrotto le produzioni di Spinetta Marengo, il sindaco di Alessandria non ha emesso ordinanza di fermata degli impianti.

Nuovo esposto sui PFAS alla Procura della Repubblica di Alessandria.

Presentato al Procuratore capo Enrico Cieri dal “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” (16° esposto, 7 aprile 2023, via PEC): clicca qui. Oggetto: emissioni inquinanti in atmosfera. Infatti, come conosciuto nei monitoraggi, dalle 72 ciminiere dello stabilimento e dai 15.000 punti di perdite incontrollate fuoriescono sostanze inquinanti tossiche e cancerogene PFAS: PFOA, ADV, C6O4, Acido Fluoridrico, Acido CloridricoNH3, Alcoli, Anidride fosforica (P2O5), Composti Iodurati (C4F8I2), Zn, Idrossido di Potassio (KOH) NOx, CO2, SOx, Polveri. Composti fluorurati (c2f4, c3f6, c4f8): 107 kg/giorno; 40 t/anno.

In questo micidiale cocktail, per il PFOA, l’ADV e il cC6O4 di produzione Solvay di Spinetta Marengo, che dal cielo ricadono sulla popolazione ogni giorno per 5 microgrammi per ogni metro quadrato, richiamiamo l’attenzione della Procura su

  1. Pubblicazione scientifica di ARPA e UNIVERSITA’ di Torino “Prevenzione in Corso”, fascicolo 9, gennaio 2022. (clicca qui).
  2. Studio ARPA Deposimetri a Spinetta Marengo: i risultati delle prime attività sperimentali gennaio 2023 (clicca qui).

Rimarcate le responsabilità nel disastro ecosanitario delle amministrazioni locali: Comune, Provincia, Regione. In particolare del sindaco che non emette ordinanza di chiusura delle produzioni inquinanti. 

Giro di vite negli USA contro gli PFAS nell’acqua potabile: per la 1° volta, fissati limiti per legge.

L’Epa ha annunciato un regolamento sulle concentrazioni di ‘forever chemicals’ nell’acqua del rubinetto. Le aziende municipali dovranno eliminare le sostanze chimiche. E si potranno rivalere sui grandi inquinatori

 15 Marzo 2023 https://www.rinnovabili.it/ambiente/inquinamento/pfas-nellacqua-potabile-usa-limiti/

L’ Agenzia per la Protezione Ambientale obbliga le aziende municipali che gestiscono le risorse idriche a rimuovere le sostanze chimiche nocive dall’acqua. E queste aziende si potranno rivalere in tribunale sulle compagnie e gli enti da cui origina l’inquinamento da PFAS nell’acqua potabile. Applicata in Italia la norma: la municipalizzata di Alessandria potrebbe rivalersi su Solvay ma anche sul sindaco che NON ha emesso ordinanza di fermata delle produzioni inquinanti.

Il limite americano, fissato a 4 parti per mille miliardi, va giudicato come piccolo passo avanti perché comunque ancora troppo alto per tutelare adeguatamente la salute: la ricerca scientifica in materia, infatti, ritiene che non esistano limiti sicuri per la salute per gli PFAS nell’acqua potabile.

Il Comune di Alessandria se ne lava le mani.

Alla lettera del Comitato Stop Solvay, che ha nella sua genesi la “chiusura subito” dello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo, ha replicato a muso duro il sindaco Giorgio Abonante: per quanto sta nelle mie attribuzioni, non ho alcuna intenzione di emettere una ordinanza per la chiusura delle produzioni inquinanti della Solvay di Spinetta Marengo. Per quanto riguarda il resto, i biomonitoraggi, tutto è in mano all’Asl e alla Regione, il Comune non decide nulla.

“Vogliamo d’urgenza le analisi Pfas del sangue”. Ma il sindaco fa lo gnorri.

“I pomodori di Spinetta li ho mangiati, vorrei sapere come i Pfoa sono entrati nel mio corpo”

Detto volgarmente: prende per il culo i cittadini. Questi, con una petizione, chiedono che tutta la popolazione alessandrina sia sottoposta a monitoraggio con urgenza: a maggior ragione perché l’indagine dell’università di Liegi, da noi commissionata, ha accertato, con analisi a campione di lavoratori e abitanti, che i Pfas scorrono nelle loro vene. Da che parte stai, sindaco? dalla parte di Solvay? Ebbene come risponde Giorgio Abonante?: clicca qui il video. Eppure ha di fronte persone che piangono parenti di vittime decedute e ammalate del polo chimico di Spinetta Marengo, e che loro stesse -con il sangue avvelenato- sono in predicato di fare la stessa fine. “Vivo a Spinetta da quando ho 5 anni,” è stato contestato da uno dei firmatari della petizione: clicca qui, “ho partecipato all’indagine e ho scoperto di avere nel sangue livelli di Pfoa preoccupanti. Non devo più entrare in contatto con questa sostanza perché potrei essere soggetto ad alcune malattie come il cancro alla tiroide, ai reni, colesterolo eccetera, e vorrei sapere come curare me e i bambini della mia città”. Nella stessa condizione infatti si trovano i bambini e gli adulti di Alessandria. Cosa avrebbe dovuto fare, da tempo, un sindaco onesto e responsabile da anni in possesso di inequivocabili indagini epidemiologiche e ambientali? Avrebbe dovuto emettere una ordinanza urgente di chiusura degli impianti inquinanti della Solvay di Spinetta Marengo. E, subito dopo, far sottoporre la cittadinanza a monitoraggio, per il quale ci vogliono, ammette anche lui, tempo e soldi. Il tempo è scaduto. Ma l’intero consiglio comunale se ne lava le mani: la vecchia e la nuova maggioranza complici della Solvay.        

Comuni contro, Regione a favore dello sfregio.

Il progetto SIOT, società della multinazionale TAL, punta all’efficientamento del trasporto del greggio tramite l’oleodotto da Trieste all’Austria, con l’obiettivo di “riscaldare” il greggio per ridurne  la viscosità, utilizzando motori cogenerativi di alta potenza. I Sindaci denunciano: sul territorio carnico stazionerà una nuvola tossica persistente contenente monossido di carbonio, anidride carbonica e polveri sottili con conseguenti piogge acide dannose; è assicurato l’inquinamento acustico per il funzionamento continuo dei motori. Clicca qui il volantino del Comitato.

Tragica pantomima del sindaco di Alessandria.

Continua la “pantomima pfas” al Comune di Alessandria. Il sindaco dovrebbe, in forza delle indagini epidemiologiche e ambientali già sul suo tavolo (clicca qui Disastroso l’attuale inquinamento della Solvay di Spinetta Marengo.), emettere ordinanza di chiusura delle produzioni inquinanti della Solvay di Spinetta Marengo. Invece continua a parlare senza mai arrivare al dunque, ovvero cerca di cambiare discorso per evitare l’argomento sgradito (mena il can per l’aia, insomma). In questo senso fa convocare dalla Commissione Ambiente il Comitato che ha presentato una raccolta firme per affrontare l’inquinamento della Fraschetta. La Commissione trasmetterà al Sindaco, che ne prenderà atto per trasmetterla alla Regione a corto di soldi, la raccomandazione di effettuare un biomonitoraggio dei pfas nel sangue della popolazione, una ulteriore indagine epidemiologica/ambientale e quant’altro eccetera chiesto dall’ingenuo Comitato. Cioè dati già acquisiti e sufficienti per emettere l’ordinanza, semmai ulteriormente utili per rivendicare risarcimenti.

In Veneto, a differenza del pilatesco Piemonte, intanto continua il piano di sorveglianza sanitaria sulla popolazione dell’area rossa (circa 300 mila persone di Vicentino, Veronese e Padovano), esposta direttamente a Pfas. L’ultimo rapporto, risalente al 21 novembre, mette in evidenza come per il primo round di screening, su più di 100 mila persone invitate a sottoporsi all’esame, hanno già aderito poco meno di 61 mila.

Disastroso l’attuale inquinamento della Solvay di Spinetta Marengo.

Cosa aspetta il sindaco a ordinare la fermata degli impianti? Pubblicati dall’Arpa Piemonte i dati del secondo trimestre 2022 dei campionamenti delle acque sotterranee nell’area del polo chimico di Spinetta Marengo. Se dentro la fabbrica piangono, fuori non ridono. A tacere l’avvelenamento dell’aria.  

Area interna allo stabilimento (27 piezometri). Tra i Pfas: C6O4 da 0,15 μg/l a 832 μg/l, ADV da 0,15 μg/l a 55,5 μg/l, PFOA da 0,31 μg/l a 95 μg/l. Inoltre continuano a superare le CSR – Concentrazione Soglia di Rischio (obiettivi di bonifica): Cloroformio (213 μg/l rispetto ad una CSR di 65 μg/l), Tetracloruro di Carbonio (384 μg/l rispetto ad una CSR di 66 μg/l). Si aggiungono Diclorofluorometano (48 μg/l), Triclorofluorometano  (294 μg/l), a completare il cocktail di tossici e cancerogeni in concentrazioni superiori alle CSC Concentrazioni Soglie di Contaminazione: Cromo esavalente, Cromo totale, Nichel, Antimonio, Arsenico, Bromoformio, Dibromoclorometano, Bromodiclorometano, Fluoruri in concentrazione addirittura da 2.946 a 57.404 μg/l a fronte di una CSC di 1.500 μg/l.

Area esterna allo stabilimento (appena 9 piezometri). In espansione lungo la direzione del deflusso di falda oltre l’area di influenza della   cosiddetta barriera idraulica, superando il (permissivo) valore standard di qualità ambientale (0,5 μg/l) i valori di PFOA oscillano tra 0,27 μg/l e 3,56 μg/l, di ADV tra 0,09 μg/l e 5,18 μg/l, di cC6O4 tra 0,14 μg/l e 0,86 μg/l. Riscontrata anche la presenza di altri PFAS (PFBA, PFHxA, PFDA, PFHPA, PFNA e PFPeA) in concentrazioni superiori al limite di quantificazione. Perfino nei piezometri più distanti dallo stabilimento si segnalano superamenti dei limiti di legge o fissati da pareri ISS Istituto Superiore Sanità per Cromo VI, Cromo totale, Cloroformio, Tetracloruro di Carbonio, Tetracloroetilene, Tricloroetilene, Triclorofluorometano e Diclorodifluorometano.

Al bando produzione e utilizzo dei Pfas.

In assemblea il prossimo 7 dicembre.

Siamo ancora qui nel 2022 a chiedere “Vogliamo sapere cosa c’è nel nostro sangue!” Domanda  retorica  perchè lo sappiamo benissimo cosa c’è. Lo sappiamo da decine di anni dopo ben otto indagini epidemiologiche, di cui l’ultima dell’Università di Liegi, e dopo gli inequivocabili referti del sangue depositati anche in magistratura. Lo sappiamo benissimo che in Fraschetta i livelli record di malattie e di morti sono legati allo stabilimento chimico di Spinetta Marengo, e lo sappiamo benissimo quali e quante sono le sostanze che fuoriescono in acque a atmosfera, e su cui gli studi internazionali chimici e sanitari non lasciano margini di dubbio. 

Lo sa benissimo chi non si fa abbindolare dalle istituzioni dichiarandosi “moderatamente soddisfatto”. Lo sa dunque  benissimo il Comitato StopSolvay che come “ragione sociale” e  nel logo evidenzia “STOP”, STOP SOLVAY, fermare la Solvay, chiudere. Appunto, il Comitato-che-chiede-la-fermata-della-Solvay fa l’assemblea il 7 dicembre 2022 per informare la cittadinanza PERCHE’ chiede un provvedimento così drastico. Informa cioè i cittadini e i lavoratori, quelli che sono ancora ignari o increduli, che cosa c’è nel loro sangue. Affinchè partecipino alla lotta per lo STOP. Affinchè partecipano a chiedere

AL SINDACO DI ALESSANDRIA DI EMETTERE UNA ORDINANZA DI CHIUSURA DELLE PRODUZIONI INQUINANTI DELLA SOLVAY DI SPINETTA MARENGO.

Questa è l’utilità etica e politica delle assemblee, alla stregua di quelle che il Movimento di Lotta per la salute Maccacaro sta facendo quasi settimanalmente con il suo sistema di informazione (oltre 37mila partecipanti). Come ha fatto  Legambiente co-promotrice del DDL Crucioli per la messa al bando in Italia  dei PFAS in produzione e utilizzo.     

I politici si cibano di bufale Solvay ma i cittadini di Pfas.

Una delle “bufale” della Solvay – quasi la più grossa- che i politici alessandrini, e non solo, sono propensi a trangugiare pur di non emettere ordinanza comunale di fermata delle produzioni, riguarda i presunti filtri che sarebbero in grado di rilevare e trattare, gestire e monitorare i contaminanti Pfas nelle falde e nelle reti idriche. A tempo e debito abbiamo documentato (leggi: Solvay da una bufala all’altra: i filtri che eliminano i Pfas.) questa truffa mediatica della promessa di  trattamenti dell’acqua inquinata con carboni attivi e scambio ionico, affermando che “non c’è la ben che minima garanzia che rimuovano il 100% dei PFAS contaminanti, oltre a prevedere costi insopportabili, a tacere l’incenerimento delle membrane filtranti”.

A conferma della nostra immediata opposizione, interviene una ricerca americana pubblicata sull’Agronomy Journal e finanziata dal Penn State Office of the Physical Plant, dall’USDA Agricultural Research Service, dall’U.S. Environmental Protection Agency, dall’USDA National Institute of Food and Agriculture e dal Penn State Institutes of Energy and the Environment. Lo studio  in campo ha dimostrato che

“i PFAS sopravvivono al trattamento delle acque reflue e, tramite il riutilizzo di queste ultime, si insediano e bioaccumulano nella nostra catena alimentare con irrigazione nei campi agricoli, ortaggi, alimentazione del bestiame, carne e prodotti lattiero-caseari; e sono dunque in grado e influenzare lo sviluppo nei bambini, aumentare il rischio di cancro, contribuire a livelli elevati di colesterolo, interferire con la fertilità delle donne e indebolire il sistema immunitario”.

Perciò, nei riguardi delle potenziali sfide industriali (leggi: Solvay) per il riutilizzo delle acque reflue, la “United States Environmental Protection Agency” ha pubblicato avvisi sanitari aggiornati in modo tale che “qualsiasi livello di Pfas rilevabile è considerato un rischio per la salute umana”.

“Monitoraggio rafforzato” per lo scaricabarile Solvay-Sindaco.

Il colpevole del disastro ecosanitario della Fraschetta sappiamo tutti chi è, ne vediamo l’ombra con la pistola fumante ma non possiamo farne il nome. Questa in sintesi è la visione espressa dalla responsabile Arpa dell’Epidemiologia Ambientale, Cristiana Ivaldi, alla Commissione Sicurezza e Ambiente del Comune di Alessandria presieduta da Adriano Di Saverio nella veste di chi aiuta il sindaco Giorgio Abonante a prendere tempo piuttosto che adottare una ordinanza di chiusura delle produzioni tossicocancerogene della Solvay di Spinetta Marengo, come invece gli viene chiesto dagli ambientalisti.

I metodi per rinviare le responsabilità ad altri tempi e altri decisori, sono sempre gli stessi: la corsa agli ostacoli e lo scaricabarile. PRIMA di arrestare il colpevole, dice la dottoressa, PRIMA di affermare un nesso causale, PRIMA di dichiarare una correlazione tra sostanze contaminanti e malattie, PRIMA ci vorrebbe un biomonitoraggio rafforzato, PRIMA si applicano altri modelli di studioPRIMA si fanno campioni biologici con una anamnesi dettagliata, PRIMA si studiano le abitudini di vita.

Perché PRIMA, dottoressa? Non sono sufficienti, per dare il nome a chi impugna la pistola fumante, i ripetuti monitoraggi Arpa aria acqua suolo delle emissioni di sostanze scientificamente dimostrate come tossicocancerogene? e in parallelo (clicca qui) ben 8 ultra decennali indagini epidemiologiche? di cui una della stessa Ivaldi (tumori epatici e delle vie biliari 30% in più nel raggio di 3 chilometri dal polo chimico, il doppio tra i residenti di Spinetta eccetera)? Sono più che sufficienti, sono “robusti”.

Il nesso causale tra Solvay e malattie/morti, dunque, non è composto di congetture, di sospetti, di indizi vari, bensì, purtroppo, di dati di fatto collegati fra loro, di prove sedimentate nel tempo. Dunque, il sindaco, la massima autorità sanitaria locale, se non altro per l’elementare principio di precauzione, dovrebbe emettere una ordinanza di fermata degli impianti inquinanti, una ordinanza temporanea PRIMA di realizzare quello che Ivaldi definisce “Un biomonitoraggio che conferirebbe una rappresentazione più robusta”. Perché PRIMA? Perché, come spiega la dottoressa, Questo studio complesso dovrebbe coinvolgere altri enti: Università, Asl, Regione.  Serve l’intervento di vari enti, con ruoli e compiti ben definiti. Si tratta di studi costosi, che richiedono molte persone da ingaggiare per avere consistenze statistiche. Servono molte risorse e una disponibilità importante di finanziamenti. Più soggetti vengono coinvolti, più robusta è la coorte che si analizza più i risultati saranno confidenti e ineccepibili. I costi? Non voglio fare ipotesi ma per studi simili si parla di qualche centinaio di euro a soggetto che fa parte della coorte”. Moltiplicati per decine di migliaia di soggetti, fate i conti voi. Moltiplicate anche il numero di anni.

Non sembra anche a lei, dottoressa Cristiana Ivaldi, che la suddetta corsa ad ostacoli servirebbe, anche a questo sindaco, per scaricare il barile dell’ordinanza alle calende greche? Nel frattempo si muore?

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro

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I maestri del gioco dello scaricabarile.

Il PD: no ordinanza di chiusure alla Solvay.

Coloro che si erano illusi di una ordinanza del sindaco per la chiusura delle produzioni della Solvay di Spinetta Marengo hanno già ricevuto la risposta. L’ha data chi è più autorevole di Giorgio Abonante: Renzo Penna, già senatore e segretario generale della Camera del lavoro di Alessandria. Questa direttiva del PD merita di essere letta attentamente: clicca qui. Lo slogan di Penna “La storia industriale di questo Paese ci insegna che la chiusura delle aziende non porta mai alla bonifica”, per essere credibile dovrebbe a supporto offrire esempi di bonifiche senza la chiusura delle fabbriche dei veleni. Esempio è invece Casale Monferrato con l’Eternit, che non sarebbero mai state bonificate con una fabbrica tenuta aperta: come difendevate voi sindacalisti insultando sui giornali (scripta manent) il solito ambientalista (come me) che ne chiedeva la chiusura. Da buon sindacalista, oggi come allora, come il suo omologo Giorgio Bertolo per l’Acna di Cengio (scripta manent), Penna contrappone, per ricatto, i lavoratori ai cittadini. Noi invece equipariamo la salute di tutti. Cosa che, ad esempio, non ha fatto fino in fondo la CGIL, che fu la prima a denunciare nel 2002 (scripta manent) i danni tossicocancerogeni dei Pfas nel sangue dei lavoratori di Spinetta, senza poi chiederne l’eliminazione.

Caro Penna, l’alternativa alla chiusura non può essere giammai il sacrificio della salute. L’alternativa occupazionale, a sua volta, è una preoccupazione legittima, però la devi chiedere agli inquinatori (a scapito dei profitti) e non agli inquinati. I quali, anzi, proposte di riconversione le hanno avanzate, ad esempio Claudio Lombardi, a tacere Franco Armosino attuale segretario generale della CGIL. D’altronde, la storia del polo chimico spinettese (puoi sempre rileggerla sui miei libri) dovrebbe insegnarti il susseguirsi di lotte contro le produzioni nocive, e non sempre con il sindacato dalla parte giusta, esempio i famigerati Pigmenti di cui come cellula PCI chiedemmo la chiusura contro il Consiglio di fabbrica.

Lotte che trovano i politici, sempre, dalla parte dei padroni. Purtroppo è quanto emerge, di fatto, dall’intervento di Renzo Penna, il quale infine invita ComitatoStopSolvay (Legambiente, Movimento di lotta Maccacaro, eccetera) a subordinarsi al “pieno” sostegno delle Istituzioni: comune, provincia, regione, asl, arpa, sindacato. Cioè di quelli, in testa il PD, che in questi anni hanno determinato -con il metodo dello scaricabarile- la catastrofe ecosanitaria di Alessandria.

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro. 

I maestri del gioco dello scaricabarile.

Esiste una persona, minimamente informata e in buona fede, che non ritenga dimostrato che attorno al polo chimico di Spinetta Marengo ci si ammala e si muore di più, molto di più, rispetto a tutto il resto del territorio? Non lo dimostrano, in coscienza, le date sulle lapidi dei cimiteri?’ Non lo dimostrano, in scienza, le indagini epidemiologiche del disastro sanitario che, sotto la nostra spinta, si sono in questi decenni susseguite e accentuate di gravità? Non lo dimostrano, in scienza, le indagini ambientali del disastro acqua-aria-suolo che, sotto la nostra spinta, si sono susseguite in questi decenni in costante anzi progressiva gravità?   Non sono la dimostrazione del “rapporto causa/effetto”?  L’ “effetto” della enorme morbilità cioè non coincide con la “causa” della presenza dello stabilimento, da venti anni gestito dalla Solvay?

Esistono, invece, persone disinformate e in mala fede. Pullulano soprattutto fra i politici e la cerchia scientifica anzi burocratica da loro nominata. Stiamo parlando di Alessandria e dell’esemplare connubio tra consiglio comunale e Asl. Leggiamo, clicca qui, la cronaca dell’interlocuzione fra Commissione Sicurezza e Ambiente e Asl. E’ la fotografia in rilievo dell’ipocrisia di personaggi che non vogliono prendere alcuna decisione e per perdere tempo fanno il gioco dello scarica barile, palleggio di responsabilità scaricate di volta in volta su altre schiene, salvi i rimpalli.

Usano la tattica usuale in tribunale degli avvocati degli inquinatori: dimostrate che quel preciso tumore è stato provocato proprio da quella precisa sostanza e non da altre, addirittura in quel preciso momento. Paradossale è l’esempio amianto e mesotelioma: ormai è inoppugnabile (come per i PFAS) la relazione scientifica eppure è da dimostrare penalmente che la fibra killer si sia introdotta nell’organismo della Vittima proprio durante la permanenza   di quel direttore e non dei precedenti o dei seguenti. 

Dunque, il sindaco di centrosinistra Giorgio Abonante scarica sul presidente commissione da lui nominato, Adriano Di Saverio, medico estetista. Amletico, Di Saverio scarica sull’Asl. Il direttore generale Asl, Luigi Vercellino, un amministrativo senza competenze mediche, nominato dal centrodestra regionale, scarica sull’Arpa e la Regione Piemonte: “Per assicurarci che l’attività del sito non pregiudichi la situazione in termini di inquinamento ambientale, lo facciamo attraverso il monitoraggio Arpa. Devono essere messi sul campo progetti speciali. Il campo di analisi è complesso. Non è un lavoro così semplice e scontato, occorre incrociare dati e sostanze. Serve la forte regia centralizzata di Regione Piemonte. Tocca alla Regione assegnare compiti e risorse. Al momento non ci sono altre risorse attribuite.” A sua volta, il direttore sanitario Asl nominata da Vercellino, Sara Marchisio, rimarca: “L’argomento è complesso, gli studi epidemiologici non sono brevi”. Lo sappiamo da decine di anni.  Dovremmo aspettarne altrettanti?

Sì, però senza allarmarsi troppo, tranquillizza l’inossidabile responsabile servizio prevenzione e sicurezza Asl Giuseppe Fracchia: Abbiamo effettuato sopralluoghi dentro lo stabilimento insieme ad Arpa, per valutare l’esposizione dei lavoratori agli agenti chimici. Dai dati in nostro possesso non emergono situazioni di particolare attenzione”. Ben diversa e drammatica è stata la valutazione dell’indagine dell’Università di Liegi. La differenza consiste nel fatto che l’Asl prende per buone le analisi consegnatele da Solvay controllato-controllore.

D’altronde monitoraggi ematici di massa, lavoratori e popolazione, deve finanziarli la Regione, il cui presidente leghista, Alberto Cirio, imprenditore agricolo specializzato nella produzione di nocciole nelle Langhe, però non vuole andare oltre ai “340mila euro stanziati per valutare nell’area a sud-ovest dello stabilimento la presenza di pfas negli alimenti animali e vegetali e definire le soglie. Il complesso progetto durerà due anni”. E il monitoraggio della popolazione? Luigi Icardi, laurea in economia, perciò nominato da Cirio assessore alla sanità, si fida di Fracchia e si lamenta di essere a corto di fondi statali, per cui passa la patata bollente a Giorgia Meloni, che avrà ben altro da pensare che al Disegno di Legge Crucioli di messa al bando dei Pfas.

THE END. E tutti -i politici- vissero felici e contenti.

Eppure, basterebbero le ormai conosciutissime decennali indagini ambientali e sanitarie per emettere un’ordinanza di chiusura delle produzioni da parte del sindaco Abonante, massima autorità sanitaria locale, sembra dire il veterano consigliere comunale Vincenzo Demarte, adesso che è passato all’opposizione come Forza Italia. Per valutare il grado di consapevolezza del disastro ecosanitario e di buona fede dei politici, si legga, tratto dalla suddetta cronaca giornalistica, il Nota bene in calce.

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro

Nota bene. Per valutare il grado di consapevolezza del disastro ecosanitario e la buona fede dei politici, si legga dalla cronaca giornalistica quanto segue: <<La Commissione Consiliare era stata aperta dallo stesso presidente Di Saverio che, nella sua introduzione, aveva accennato ai “cinque tipi di inquinamento ambientale” che insistono sulla zona del Polo Chimico: “Un inquinamento antico da cromo esavalente, nichel, antimonio, arsenico nelle falde e terreni, l’inquinamento da cloroformio nelle acque superficiali, con conseguenti ricadute sulle cantine e sui seminterrati, l’inquinamento da vari tipi di pfas nelle falde acquifere del Bormida e del pozzo di Montecastello, l’inquinamento aereo con acido cloridrico, fluoridrico e pfas, e l’inquinamento delle falde acquifere con composti chimici di vario tipo. Vogliamo fare luce su questo problema complesso, vogliamo tutelare i cittadini, ragionarci su senza preconcetti e pregiudizi, senza partito preso, chiedendo aiuto alla scienza. Il sindaco Giorgio Abonante ha già detto che bisogna rompere questo impasse, servono certezze e occorre procedere con nuove fasi dell’indagine epidemiologica. Il problema dell’inquinamento del polo chimico risale addirittura a un secolo fa, col coinvolgimento di aria, acqua e terra, oggi ci sono più problemi stratificati. Nell’ultimo decennio si sono susseguiti studi di Asl e Arpa, oltre a quello più recente dell’Università di Liegi che ancora deve però essere validato”.

“A marzo 2017” ha proseguito Di Saverio “fu presentato uno studio sul rischio ambientale e sanitario della popolazione di Spinetta, realizzato da Arpa, Asl Alessandria e Azienda Sanitaria Locale Torino3. Riguardava gli anni dal 1996 al 2014, rispetto alla morbosità, ai ricoveri e alla mortalità nella zona della Fraschetta. Emersero delle criticità rispetto a patologie oncologiche e non. A dicembre 2019 venne presentato un altro studio di Arpa e Asl, una analisi di un gruppo di persone residenti vicino al polo chimico, fino a 3 mila metri. In questo caso si registrò un incremento del rischio ricoveri, nel periodo 2001-2017. Negli stessi giorni ci fu un altro studio dell’Asl sulla mortalità dei residenti entro un raggio di 3 mila metri dal polo, dal 1996 al 2016. Emersero delle criticità significative rispetto alla morbosità e alla mortalità. Dopo il covid, nel 2022 è stato pubblicato uno studio di Arpa sul monitoraggio di pfas nell’aria e nell’acqua della Fraschetta. Ad agosto 2022 c’è stato quello sul monitoraggio delle acque di falda, con la scoperta di pfas presenti oltre la barriera idraulica. Ad aprile di quest’anno, da uno studio della regione Piemonte, è emersa la presenza di c6o4 nelle uova e nel latte delle aziende agricole vicine al polo chimico. Poi c’è lo studio dell’Università di Liegi, con criticità e valori anomali tutti da confermare. Inoltre, è in corso lo studio “Scenarios”, promosso dall’Università del Piemonte Orientale, che coinvolte 24 strutture europee, compreso l’Ospedale di Alessandria, che vuole far luce sugli pfas”.>>

Piemonte pfas. In quali mani siamo messi.

L’assessore regionale alla Sanità, Luigi Genesio Icardi, che della Sanità conosce solo la partita doppia (forse), lo stesso assessore che mentre era positivo ha presenziato senza mascherina alla presentazione di un nuovo vaccino anti covid, è lo stesso  che con la stessa disinvoltura ha definito l’indagine dell’Università di Liegi “poco attendibile in quanto limitata a un numero molto ridotto  di cittadini, selezionati tra soggetti direttamente esposti ai Pfas e quindi non sufficientemente rappresentativi della popolazione generale”. Non è drammaticamente allarmante che i lavoratori della Solvay e i cittadini di Spinetta abbiano nel sangue livelli di PFAS dieci volte superiori agli alessandrini? Più rappresentativi di così! Non sono proprio loro rappresentativi del grado di inquinamento del polo chimico?

Icardi, che non ha mai sottoposto neppure un cittadino ad una analisi del sangue, fidandosi della parola di  Solvay, a questo punto che fa? annuncia un monitoraggio ematico di massa su tutta la popolazione alessandrina? Macchè. Per quel territorio si limiterà, senza urgenza, dal magro bilancio della sanità  ad estrarre  qualche soldo  per “ulteriori nuovi campionamenti su matrici animali ed alimentari” e ancor meno spiccioli a “biomonitoraggi” (compreso il colesterolo, sic.), per alcuni “soggetti a rischio”: non si capisce riservati con quali criteri, alla faccia dell’attendibilità scientifica.

Queste dichiarazioni l’assessore (Lega) le ha rilasciate all’incontro con Giorgio Angelo Abonante sindaco (PD) di Alessandria, il quale non gli ha replicato: vergognati, per non sentirsi rispondere: da quale pulpito. 

Cane non mangia cane.

Senza il Disegno di legge Crucioli, la strategia della Solvay è vincente.

La più grossa delle “bufale Pfas” propinate a giornali e istituzioni  dalla multinazionale Solvay è sempre stata l’inverosimile innocuità sanitaria di PFOA e poi di C6O4 e ADV ovunque prodotti.

 Cominciò a contraddirla  con l’annuncio del “Lancio di nuove tecnologie non fluorotensioattive  che saranno in piena produzione presso lo stabilimento di Solvay a West Deptford, NJ entro la fine di giugno 2021. A quel punto, Solvay non utilizzerà più coadiuvanti di processo fluorotensioattivi in qualsiasi parte degli Stati Uniti. Le nuove tecnologie consentono lo sviluppo di prodotti che i clienti utilizzano in una varietà di applicazioni che supportano una società più sostenibile”. Obtorto collobasta Pfas negli Stati UnitiE in Italia? L’Italia è considerata terzo mondo, la Provincia di Alessandria per Spinetta Marengo infatti autorizza addirittura l’ampliamento del C6O4.

Perciò annuncia un’altra truffa mediatica: quella dei presunti filtri che sarebbero in grado a Spinetta  di  rilevare e trattare, gestire e monitorare i contaminanti Pfas nelle falde e  nelle reti idriche, ovviamente non nell’atmosfera. La multinazionale promette “zero tecnico” delle emissioni di Pfas (C6O4, ADV) negli scarichi di acqua con tecnologie al carbone attivo granulare (GAC), allo scambio ionico (IO) e alle tecnologie di osmosi inversa (RO (metodo di filtrazione meccanica in uso dagli anni ’50 del secolo scorso): diventerebbe “acqua distillata” e addirittura riutilizzata e non scaricata in Bormida, insomma “ciclo chiuso”. Premio nobel per la chimica alle giovanissime ricercatrici? insegniamo agli americani?  Tutto risolto? Niente affatto. Innanzitutto non c’è la ben che minima garanzia che rimuovano il 100% dei PFAS contaminanti. Inoltre prevedono costi insopportabili data l’ampiezza del territorio inquinato e inquinante, si pensi solo alla vastità di frequenti cambi di membrane filtranti. A tacere dello smaltimento a loro volta dei solidi e dei liquidi di questi trattamenti, cioè incenerimento. I Pfas fanno parte del cocktail di tossici cancerogeni presenti a Spinetta in atmosfera e nelle falde, i filtri dell’osmosi inceneriti manderebbero altri Pfas in atmosfera e falde. Inoltre -attenzione- i Pfas sono utilizzati per produrre tantissimi materiali (padelle, imballaggi, vestiti): come verrebbero bonificati?

Stanti ad Alessandria i disastri ambientale (in acqua e atmosfera) e sanitario (nel sangue), non c’è altra alternativa etica che chiudere le produzioni. Subito, nel 2022 (DDL Crucioli). Ma Solvay scrolla le spalle, e manda l’opinione pubblica sulla luna (nel pozzo): Volontariamente, Solvay entro il 2026 realizzerà quasi il 100% dei suoi fluoropolimeri senza l’uso di fluorotensioattivi presso il suo stabilimento di Spinetta Marengo,  per eliminare pressoché totalmente le emissioni di fluorotensioattivi”.

Quasi e pressoché sono tradotti: “Una piccola linea di prodotti, strategica per i settori industriali dei semiconduttori e dell’energia che rappresenta meno dell’1% del volume produttivo, richiederà ulteriori attività di ricerca per eliminare completamente l’uso dei fluorotensioattivi. Per questa linea verrà utilizzato un processo di produzione a ciclo chiuso, strettamente controllato, a zero reflui”. Cioè la fantomatica “osmosi inversa”. Dunque NON c’è impegno a fermare gli impianti entro il 2026. 

Dei sostituti dei Pfas, presunti quasi e pressoché a impatto zero, non si fa menzione tossicologica, altri segreti industriali, non autorizzati da nessuno, tutti da verificare se si sta cadendo dalla padella alla brace. Verifica rinviata a dopo il 2026, nel mentre gli impianti con Pfas staranno  marciando e inquinando a pieno volume.

 La data 2026 è una promessa, in fede di una “scelta” assunta da Solvay volontariamente, non in forza di una legge.

Solvay invita l’opinione pubblica e le istituzioni a guardare la luna nel pozzo, per distogliere l’attenzione dal Disegno di Legge Crucioli, il solo strumento concreto  che metterebbe -da subito- al bando in Italia la produzione, l’uso e il consumo dei Pfas. I quali, ribadiamolo, sono solo la punta d’iceberg del disastro ecosanitario del polo chimico di Spinetta Marengo. Purtroppo la strategia della multinazionale belga è vincente.

Lino Balza Movimento di lotta per la salute

Vergognosa ordinanza del sindaco di Alessandria.

Sostanze ad alto rischio tossico e cancerogeno, composti organo clorurati, in particolare Cloroformio, Tetracloruro di Carbonio, Tetracloroetilene e Tricloroetilene  da tempo provengono dalla falda e migrano dal suolo sotto le abitazioni attorno alla Solvay? L’Arpa li campiona e l’Asl ne allarma la dannosità per i soggetti esposti?

Studi epidemiologici (Università di Liegi) misurano l’avvelenamento dei tossici e cancerogeni Pfas nel sangue della popolazione?

Ebbene, Giorgio Abonante emette una ordinanza, come gli compete quale massima autorità sanitaria locale.

Ordina alla Solvay di sospendere da subito le produzioni che originano i suddetti inquinamenti, chiuderle in attesa di eventuali  ulteriori e specifiche indagini? Ordina analisi del sangue di massa?

Invece no, l’ordinanza dirama alle famiglie già di mezza Spinetta  delle  misure di precauzione  da adottarsi nei locali interrati di pertinenza delle loro abitazioni, una più grottesca dell’altra: non andare in cantina, tantomeno a fumare o a consumare cibi, procurarsi dei ventilatori, non custodirvi altre sostanze chimiche, non riscaldarle, non fare buchi sul pavimento, non tinteggiare le pareti… Pazzesco.

Vergognoso. Stiamo parlando di un Comune che per anni niente affatto sta obbligando Solvay alle efficaci definitive bonifiche, né a tal fine indirizza all’Arpa adeguate  campagne di monitoraggio sulle matrici ambientali acqua-aria-suolo dei composti clorurati e fluorurati, e neppure all’Asl di epidemiologia, men che meno ordina analisi del sangue di massa ai cittadini e ai lavoratori.

Allegata (clicca qui) l’ordinanza pilatesca: chi non la ritiene vergognosa alzi la mano.

Avvelenamento da Pfas. I Comitati accusano. La Solvay è “stupita”. Il sindaco fa lo slalom.

Questione Solvay: senza soluzione di continuità fra sindaci?

Il sangue degli spinettesi analizzato dall’università di Liegi in Belgio L’esposizione media è 5 volte più alta nella popolazione del sobborgo rispetto a quella alessandrina, ed in alcuni casi anche 10 volte maggiore.

L’azienda è stupita e negachiama in correo le Amministrazioni. Lino Balza: “Il sindaco fa lo slalom tra Solvay e ambiente”. Clicca qui Solvay: tutte le istituzioni sapevano del sangue contaminato dei lavoratori.).

Il servizio (http://lapulceonline.it/2022/08/18/avvelenamento-da-pfas-il-comitato-accusa-la-solvay-e-stupita/) è de  GIORNALE PUNGENTE DELLA PROVINCIA DI ALESSANDRIA: SOLO PER VERI ROMPIBALLE. FATTI MISFATTI E STRAFATTI.

Depositato l’ esposto alla procura di Alessandria: clicca qui.

Cloroformio nelle cantine: chiudere le produzioni o le cantine?

L’Arpa ha riscontrato cloroformio e altri inquinanti non solo sparati dalle ciminiere ma anche la loro presenza  nelle cantine delle abitazioni di Spinetta Marengo: la falda che scorre sotto il sobborgo rilascia i veleni addirittura in superficie e lo fa, secondo gli studi e le analisi di Arpa, introducendo i suoi vapori anche attraverso le fondamenta delle case. “Sicuramente interverremo,” promette il sindaco Giorgio Abonante “porremo delle condizioni di uso delle cantine in modo tale che le persone sappiano che se non le rispettano rischiano la salute”. Abbiamo capito bene? Il sindaco non ha intenzione di vietare a Solvay gli scarichi in falda degli inquinanti bensì di disciplinare l’accesso delle cantine agli abitanti. Distribuendo cartelli “PERICOLO DI CLOROFORMIO. MUNIRSI DI MASCHERINE ” da apporre all’ingresso delle cantine?

Solvay, attenta ai progetti “ambiziosi” del sindaco.

Vota Giorgio vota Giorgio

Non avevamo espresso sufficienti aspettative a favore del candidato sindaco Giorgio Abonante in merito alla soluzione del disastro ecosanitario del polo chimico Solvay di Spinetta Marengo. In forza di due fondati pregiudizi. Non aveva mai espresso critiche nei confronti della inerte connivenza con l’azienda dell’ultima giunta di centrodestra. La sua lunga militanza politica era in linea con le precedenti giunte a guida PD, addirittura accusate in aula dagli stessi avvocati Solvay di concussione.

Pur nel prevalere dell’astensionismo, eletto con una buona maggioranza (comprendente il M5S al suo minimo storico), Abonante non ci ha smentito nella sua prima intervista sul tema. Premessa la lode all’azienda: “nessuno nega quello che è stato fatto, perché è sotto gli occhi di tutti, è un patrimonio che gli si riconosce”, premesso che “anche noi vogliamo che Solvay aumenti la produzione” del Pfas C6O4 piuttosto che eliminarlo,  Abonante ammette aggiustamenti forse perfezionismi: “Non dico una soluzione definitiva, ma comunque un miglioramento della condizione ambientale e sanitaria”. Allo scopo, Abonante rivela due progetti, che definisce “ambiziosi”. Uno è di chiedere un appuntamento con il presidente  della Regione, Alberto Cirio, molto noto quale cerbero della multinazionale belga. Con il quale “discuterà anche di un viaggio in Belgio dai soci della Solvay per discutere di come intervenire in modo più forte e significativo”. L’altro è mussolineamente definito un “imperativo categorico “: “Sapere quali sono le condizioni di salute dei cittadini. Che questo poi dipenda dal polo chimico, dal traffico, dai problemi della Pianura Padana, lo vedremo in un secondo momento”. Abbiamo capito bene: non sta parlando specificatamente di indagine epidemiologica mirata su cause-effetti degli avvelenamenti di Solvay. Infatti neppure di sfuggita cita la necessità di esami del sangue di massa della popolazione alessandrina per i Pfas, come dovrebbe quale massima autorità sanitaria locale. 

Abonante una jattura per ambiente e sanità in Alessandria.

Sottotitolo: cercasi assessore disperatamente.

Negli assessorati di Alessandria, tra i vecchi volti: l’onnipresente Mazzoni che salutava col pugno chiuso e magari ora ti querela se lo appelli comunista, o solo socialista. Dottrina “campo largo” di Letta. Tra i pochi volti nuovi: Serra da un ex Movimento che più perde consenso e più guadagna poltrone. Dottrina Di Maio.  L’unica novità è che per la prima volta il sindaco assume la delega all’Ambiente. Per il resto, è una Giunta (di centrosinistra) destinata fra cinque anni ad essere sostituita da un’altra (di centrodestra), che a sua volta non sarà riconfermata per il ripetersi ventennale di una alternanza determinata da un astensionismo che non riesce più a distinguere differenze fra i colori politici. Il neo sindaco è stato eletto da 1 alessandrino su 5. Ragioniamoci sopra.

La novità istituzionale è che per la prima volta manca l’assessore all’Ambiente. Certo è che il precedente era finto, e più che mai sarebbe necessario uno vero. Giorgio Abonante invece è una nota dolente. Per quanto riguarda la sua competenza, nessun ambientalista l’ha mai incrociato, neppure ad un corteo.  Da 15 anni in consiglio comunale, anche come assessore, non ha mai pronunciato la parola Solvay, neppure l’ha nominata nel suo programma elettorale pur trattandosi della più importante questione ambientale e sanitaria di Alessandria. Quando costretto in un incontro pubblico (clicca qui Questi candidati sindaci NON sono da votare.il suo intervento), facendo finta di non conoscere i dati dei malati e dei morti, si è prodotto in uno slalom di parole ben lontano dal pronunciarsi per la chiusura delle produzioni inquinanti dello stabilimento di Spinetta Marengo e per il bando dei Pfas in Italia secondo il DDL Crucioli. Quanto poi al fatto che Abonante appartenga alla tradizione di sinistra, non  dimentichiamo le accuse degli avvocati Solvay, verbalizzate in tribunale, di concussione e complicità delle Giunte con Ausimont. 

A pensare male nel caso Abonante non si fa peccato: per Alessandria egli è una jattura ereditata dal suo predecessore leghista Cuttica. Dalla padella alla brace.

Lino Balza

Movimento di lotta per la salute Maccacaro

Inquinamento, il mistero del cromo esavalente nel pozzo: vietato l’uso dell’acqua.

Cromo esavalente nel pozzo di cascina Montemerla, a Tortona. Lo hanno rilevato i campionamenti dell’Arpa e la quantità era tale da dover vietare l’uso dell’acqua. Il cromo esavalente è considerato uno dei più pericolosi inquinanti e in grado di diffondersi rapidamente essendo solubile. L’amministrazione comunale, insieme a Gestione Acqua, ha fatto arrivare acqua potabile alle due famiglie e a giorni sarà installata anche una cisterna poiché i tempi per risolvere questo nuovo problema ambientale non saranno brevi. Da dove arriva il cromo esavalente? Comune e Arpa al momento non hanno alcuna certezza. Clicca qui Giampiero Carbone su La Stampa.

Per quanto riguarda la dubbia origine del tossico e cancerogeno,  sarebbe geologicamente  clamoroso che fosse da una falda proveniente da Spinetta Marengo, dove Solvay ha subìto condanna in Cassazione per inquinamento falde e omessa bonifica, bonifica per altro ad oggi non ottemperata.   

L’effetto soporifero della Solvay sulle amministrazioni di Alessandria.

Cambierà qualcosa dopo il cambio di colore della Giunta di Alessandria? Quella di centrodestra per sette mesi era riuscita ad evitare interventi pur dopo essere stata allertata dall’Arpa che i campionamenti avevano evidenziato che il Cloroformio della Solvay non solo era (tra gli altri gas) nell’aria all’interno e all’esterno dello stabilimento  ma saliva perfino dalle cantine delle case di Spinetta Marengo. A sua volta l’Asl aveva rilanciato l’allarme sulle gravi conseguenze per la popolazione, ma il Comune aveva impedito ogni tavolo tecnico per affrontare l’emergenza e monitorarla ulteriormente. Clicca qui.

Il nuovo sindaco Giorgio Abonante non era  preparato a vincere le elezioni (con la fiducia di 1 alessandrino su 5) e neppure si era mostrato preparato ad affrontare la questione Solvay, ed ora è impegnato a inventare una squadra e a contrattare gli assessorati. Perciò il tempo continua a trascorrere, sulla pelle dei cittadini. Diciamo che lo storico effetto soporifero della Solvay sui politici è indotto dal… Cloroformio.