Nel ricordo di Matteotti e Falcone

Nel ricordo di Matteotti contro il fascismo che torna. Nel ricordo delle vittime della strage di Capaci contro la mafia che è sempre rimasta.

NEL RICORDO DI MATTEOTTI CONTRO IL FASCISMO CHE TORNA

Si e’ svolto mercoledi’ 22 maggio 2013 a Viterbo presso il “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” un incontro di riflessione in memoria di Giacomo Matteotti, nell’anniversario della nascita del martire antifascista il 22 maggio 1885. Nel corso dell’incontro sono stati letti alcuni brani da scritti e discorsi del parlamentare socialista assassinato dai sicari mussoliniani nel 1924.
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“L’uomo che sapeva dare l’esempio” e i nostri compiti oggi Al termine della commemorazione il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha ribadito la necessita’ di restare fedeli all’esempio di Matteotti e di proseguirne la lotta contro il sistema dello sfruttamento, contro il regime della corruzione, contro la violenza fascista. Giacomo Matteotti e’ un autentico maestro della nonviolenza in cammino; un inflessibile oppositore della guerra; un socialista antiautoritario; un difensore nitido e intransigente della democrazia integra e progressiva; un suscitatore della consapevolezza e dell’impegno morale, civile, sociale, politico; uno strenuo sostenitore del dovere della verita’. Nel ritratto che di Matteotti scrisse Piero Gobetti all’indomani dell’omicidio e’ rievocata l’opposizione di Matteotti alla guerra, la militanza socialista avversa ad ogni demagogia ed ogni politicantismo, la difesa dei lavoratori delle campagne, l’austerita’ dei costumi, l’opposizione al fascismo: “Egli rimane come l’uomo che sapeva dare l’esempio”. E basta scorrere una qualunque raccolta degli scritti e dei discorsi di Matteotti per cogliere il rigore intellettuale, morale e politico con cui conduceva le sue inchieste e presentava le sue denunce, rischiarava le coscienze, organizzava la lotta. Dalle pagine che ancora una volta oggi abbiamo riletto emerge tutta la chiarezza e la precisione con cui ricostruiva e smascherava le violenze degli agrari, del militarismo e della guerra, degli squadristi assassini, della macchina dello stato asservita a una cricca criminale; emerge tutta l’acutezza e la profondita’ della sua analisi dell’oppressione, mirabilmente descritta ed interpretata e denunciata nelle sue premesse e nei suoi effetti, nei suoi meccanismi e nelle sue complicita’, nella sua ideologia e nelle sue pratiche scellerate; emerge tutta la grandezza del suo appello alla solidarieta’ in difesa della dignita’ umana, alla lotta contro lo sfruttamento e l’oppressione e la violenza, all’impegno per la liberazione dell’umanita’. Scriveva: “Mai come in questo periodo di tempo la legge e’ divenuta una finzione, che non offre piu’ nessuna garanzia per nessuno… Ottanta cittadini italiani sono stati in quest’anno uccisi impunemente dai cittadini che godono il privilegio fascista… Migliaia di cittadini sono stati bastonati, percossi, feriti…”. Scriveva: “Nel nome della Patria si riducono in servitu’ i tre quarti degli Italiani e si lascia che, sotto la etichetta del bene della Nazione, la nuova classe dirigente soddisfaccia interessi personali, sfoghi rancori, vendette o meschine ambizioni. E per trastullare il popolo asservito, si torna a largirgli, come nei tempi corrotti di schiavitu’ politica, lo spettacolo di feste, parate, cortei, gesti retorici…”. Sono parole che non si possono rileggere senza fremere, senza sentirne l’appello anche a noi rivolto, il richiamo ai nostri odierni doveri, alla lotta che ancora e di nuovo oggi e’ da condurre contro il regime della violenza e della corruzione, contro l’eversione dall’alto, contro i poteri criminali, contro il fascismo che torna. Come dicevamo anche nella commemorazione dello scorso anno, “possa il suo rigore morale e politico, la sua limpida onesta’ e intransigenza, illuminarci ancora nella lotta contro la guerra assassina, nella lotta contro i regimi e i poteri criminali, nella lotta per la liberazione dell’umanita’ oppressa e sfruttata, nella lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani”.
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Una breve notizia biobibliografica
Giacomo Matteotti, nato a Fratta Polesine nel 1885, laureato in giurisprudenza, militante socialista, pubblico amministratore, organizzatore dei lavoratori, parlamentare, oppositore fierissimo del fascismo, il 10 giugno 1924 venne sequestrato ed assassinato dai sicari fascisti. Tra le riflessioni e testimonianze in sua memoria particolarmente commovente il saggio commemorativo pubblicato da Piero Gobetti nello stesso 1924, dapprima su “La rivoluzione liberale” poi in opuscolo. In esso leggiamo anche la seguente lapidaria definizione di Matteotti: “Egli rimane come l’uomo che sapeva dare l’esempio”. Opere di Giacomo Matteotti: una raccolta di interventi di Matteotti e’ nel volumetto Reliquie, Dall’Oglio, Milano 1964. Opere su Giacomo Matteotti: cfr. almeno Piero Gobetti, Per Matteotti. Un ritratto, Il Melangolo, Genova 1994; cfr. anche almeno la raccolta documentaria a cura di Giuseppe Rossini, Il delitto Matteotti, Il Mulino, Bologna 1966. Dal sito de “La storia siamo noi” riprendiamo per estratti la seguente breve notizia biografica: “Giacomo Matteotti nasce a Fratta Polesine, in provincia di Rovigo, il 22 maggio del 1885. I Matteotti sono una famiglia benestante. Dopo il liceo, Giacomo si iscrive alla facolta’ di Giurisprudenza dell’Universita’ di Bologna, dove si laurea con una tesi in diritto penale. Le prime testimonianze della sua militanza politica risalgono al 1904, quando inizia a collaborare al periodico socialista di Rovigo ‘La Lotta’. Non sappiamo su quali letture maturi la sua fede politica, ne’ come viva i contrasti interni al partito socialista dei primi anni del secolo. I biografi di Matteotti ci raccontano che dalla fine del 1910 il giovane socialista e’ fra i protagonisti della vita politica e amministrativa di Rovigo, che nel 1912 e’ un fiero avversario della guerra di Libia, e che allo scoppio della prima guerra mondiale si schiera risolutamente per la neutralita’… Quando viene eletto deputato – nelle elezioni del 1919 -, ha notevoli competenze, acquisite attraverso l’esperienza di amministratore locale. Ma e’ con l’opposizione al regime fascista che Matteotti diviene un leader politico di livello nazionale. Come la maggior parte dei suoi compagni di partito, egli vede nel fascismo la reazione della borghesia alle lotte del movimento operaio. Vuole combattere il regime coniugando socialismo e democrazia e rivendicando l’importanza della questione morale. Nell’ottobre del 1921, al congresso socialista di Roma, la spaccatura fra riformisti e massimalisti diventa insanabile. Matteotti si schiera con i riformisti di Turati ed esce dal partito dando vita ad una nuova formazione politica: il Partito socialista unitario… Il 30 maggio del 1924 denuncia alla Camera dei deputati le violenze e i brogli elettorali che hanno portato il partito di Mussolini al 66,3% dei consensi. Nei mesi precedenti ha anche scoperto il giro d’affari che lega il fascismo alla compagnia petrolifera Sinclair Oil, ed e’ pronto a rivelarlo. Si iscrive a parlare alla Camera per la seduta dell’11 giugno, ma il giorno prima e’ rapito e trucidato dai fascisti”. Dalla voce a Matteotti dedicata nella Wikipedia riprendiamo per estratti la seguente notizia bibliografica: a) opere di Giacomo Matteotti: “La recidiva. Saggio di revisione critica con dati statistici, Milano, Fratelli Bocca, 1910; Un anno di dominazione fascista, Roma, Tip. italiana, 1923; edizione inglese: The fascisti exposed. A Year of Fascist Domination, translated by E. W. Dickes, Londra, Indipendent Labour Party Publication Department, 1924; rist. Howard Fertig, 1969; edizione tedesca: Fascismus in Italien. Grundlagen – Aufstieg – Niedergang (con Hanns Erich Kaminski), Berlino, Verlag fur Sozialwissenschaft, 1925; edizione francese: Une annee de domination fasciste, Bruxelles, Maison nationale d’edition, 1924; Il fascismo della prima ora. Pagine estratte dal “Popolo d’Italia”, Roma, Tipografica italiana, 1924; Reliquie, Milano, Corbaccio, 1924; Contro il fascismo, Milano-Roma, Avanti!, 1954; Discorsi parlamentari, 3 voll., Roma, Stabilimenti tipografici Carlo Colombo, 1970; Scritti e discorsi, Milano, Aldo Garzanti, 1974; Scritti e discorsi, Venezia, Marsilio, 1981; Scritti sul fascismo, a cura di S. Caretti, Pisa, Nistri-Lischi, 1983; Giacomo Matteotti 1885-1985. Riformismo e antifascismo. Scritti e discorsi, testimonianze, contributi, Roma, Ediesse, 1985; Lettere a Velia, a cura di S. Caretti, Pisa, Nistri-Lischi, 1986; Sulla scuola, a cura di S. Caretti, Pisa, Nistri-Lischi, 1990; Sul riformismo, a cura di S. Caretti, Pisa, Nistri-Lischi, 1992; Lettere a Giacomo, a cura di S. Caretti, Pisa, Nistri-Lischi, 2000; Scritti giuridici, 2 voll., a cura di S. Caretti, Pisa, Nistri-Lischi, 2003; La questione tributaria, a cura di S. Caretti, Manduria, P. Lacaita, 2006; Scritti economici e finanziari, a cura di S. Caretti, 2 voll., Pisa, Plus, 2009; L’avvento del fascismo, a cura di S. Caretti, Pisa, Plus, 2011; Epistolario: 1904-1924, a cura di S. Caretti, Pisa, Plus, 2012″; b) opere su Giacomo Matteotti: “Luigi Cyaheled, Matteotti e’ vivente, Napoli, Casa Editrice Vedova Ceccoli & Figli, 1924; Giuseppe Rossini (a cura di), Il delitto Matteotti tra il Viminale e l’Aventino, Bologna, Il Mulino, 1968; Antonio G. Casanova, Matteotti. Una vita per il socialismo, Milano, Bompiani, 1974; Ives Bizzi, Da Matteotti a Villamarzana. 30 anni di lotte nel Polesine (1915-1945), Treviso, Giacobino, 1975; Stefano Caretti, Matteotti. Il mito, Pisa, Nistri-Lischi, 1994; Mauro Canali, Il delitto Matteotti. Affarismo e politica nel primo governo Mussolini, Bologna, Il Mulino, 1997; Valentino Zaghi, Giacomo Matteotti, Sommacampagna, Cierre, 2001; Omaggio a Matteotti nell’ottantesimo anniversario della morte (1924-2004), a cura di Matteo Monaco. Roma, Ulisse, 2005; Mauro Canali, Il delitto Matteotti, Bologna, Il Mulino, 2004; Stefano Caretti, Il delitto Matteotti tra storia e memoria, Manduria- Bari-Roma, Lacaita Editore, 2004; Nunzio Dell’Erba, Matteotti: azione politica e pensiero giuridico, in “Patria indipendente”, 28 maggio 2004, a. LIII, nn. 4-5, pp. 21-23; Stanislao G. Pugliese, Fascism, Anti-fascism, and the Resistance in Italy: 1919 to the Present, Rowman & Littlefield, 2004; Enrico Tiozzo, La giacca di Matteotti e il processo Pallavicini. Una rilettura critica del delitto, Roma, Aracne, 2005; Gianpaolo Romanato, Un italiano diverso. Giacomo Matteotti, Milano, Longanesi, 2010; Giovanni Borgognone, Come nasce una dittatura. L’Italia del delitto Matteotti, Bari, Laterza, 2012″.

Il “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” di Viterbo

NEL RICORDO DELLE VITTIME DELLA STRAGE DI CAPACI

Si e’ svolto nella mattinata di giovedi’ 23 maggio 2013 a Viterbo presso il “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” un incontro in memoria delle vittime della strage di Capaci del 23 maggio 1992. * Nella giornata in cui si fa memoria delle vittime della strage di Capaci – ha detto il responsabile della struttura nonviolenta viterbese – ogni persona di volonta’ buona ed ogni istituzione democratica rinnova un impegno ineludibile: l’impegno a contrastare il potere mafioso. Ma questo impegno richiede limpidezza di comportamenti e rigore di ragionamento; esso non si esplica con la retorica di circostanza e le trovate spettacolari, esso non ammette ambigue alleanze e vili disattenzioni, complici indifferenze e chiassose distrazioni. L’impegno a contrastare il potere mafioso richiede la rottura delle contiguita’ con quanto al potere mafioso e’ funzionale e quanti vi sono collusi; richiede la fine della subalternita’ agli stili di pensiero, ai modelli di condotta e alle concrezioni di potere che col potere mafioso hanno stretto patti, raggiunto accordi sia pur taciti, e con esso hanno affinita’ ideologiche ed omologie di metodo e fini, intrattengono scambi di favori ed intrecci di costumi, occulte o flagranti cointeressenze pratiche. In una parola: la lotta alla mafia richiede la fine dei proclami generici e l’adozione di analisi, scelte, iniziative adeguate e concrete: ovvero la teoria e la pratica che nessuno meglio del Centro siciliano di documentazione “Giuseppe Impastato” di Palermo ha saputo elaborare, proporre, attuare. Nella giornata in cui si fa memoria delle vittime della strage di Capaci questo va detto in primo luogo: che opporsi alla mafia e’ dovere di tutti. Che opporsi alla mafia implica altresi’ opporsi al sistema dello sfruttamento, al regime della corruzione, all’eversione dall’alto, al fascismo che torna. Che opporsi alla mafia implica riconnettersi alla Resistenza antifascista ed al suo frutto migliore: la Costituzione della Repubblica Italiana e il suo progetto di democrazia progressiva. Che opporsi alla mafia significa continuare sempre ed ovunque la lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la difesa della biosfera, per la liberazione dell’umanita’. La nonviolenza, che e’ la lotta di liberazione dell’umanita’ contro tutte le menzogne e le violenze, e’ in cammino. La nonviolenza, che e’ l’antifascismo vivente, che e’ l’antimafia coerente, che e’ l’antibarbarie in azione, convoca alla lotta per un’umanita’ di persone libere ed eguali in diritti. Nel nome e nel ricordo delle vittime della strage di Capaci. Nel nome e nel ricordo di tutte le persone che si sono opposte alla violenza. Nel nome e nel ricordo di tutte le persone che hanno lottato per la dignita’, l’uguaglianza e la liberta’ di tutti gli esseri umani. La mafia puo’ essere sconfitta, quindi deve essere sconfitta. La nonviolenza e’ piu’ forte.

Il “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” di Viterbo