La questura non voleva striscioni appesi.

Sette attivisti di Extinction Rebellion si erano calati dal tetto dell’Oval Lingotto, con corde e imbraghi, appendendo un grande striscione con scritto “Qui si finanzia guerra e crisi climatica”, per contestare l’Aerospace and Defence Meeting. In nove erano stati trattenuti in Questura, dove venivano prese loro le impronte digitali e fatte le foto segnaletiche, per essere poi rilasciati con denunce per sei capi di imputazione e quattro fogli di via, che li hanno costretti a lasciare la città entro 24 ore. Ora, dopo l’archiviazione delle denunce a gennaio, sono stati sospesi anche i fogli di via obbligatori comminati a quattro attivisti dal Questore di Torino.

Come il cambiamento climatico influisce sulla vita marina.

Il triplice impatto del cambiamento climatico sui mari – riscaldamento delle acque, acidificazione e diminuzione dei livelli di ossigeno – è una minaccia importante e crescente per gli ecosistemi marini europei. Un briefing dell’Agenzia europea dell’ambiente (EEA) esamina le principali minacce ai mari europei e indica azioni chiave per migliorare la situazione: clicca qui.

Il cambiamento climatico inizia anche dalla Liguria.

Inizia dai progetti che stanno stravolgendo i quartieri periferici genovesi, attraversano la Regione, il Mar Ligure e non risparmiano nessun tipo di ambiente: terrestre, marino, aereo. Ce n’è per tutti: dal percorso del nodo ferroviario alla funivia del Lagaccio, dalla Gronda allo Skymetro, dalla mega diga foranea al tunnel sub-portuale e al dissalatore, da un ulteriore forno crematorio all’idea di un termovalorizzatore e, ciliegina sulla torta, la nave rigassificatrice a Vado Ligure. Opere faraoniche vengono calate dall’alto da un presidente di regione e da un sindaco poco inclini alla trasparenza e ai percorsi partecipati con i cittadini che dicono di rappresentare, con l’appoggio di una classe politica sempre più distante dalle persone. Sono in linea con le scelte politiche nazionali che continuano a incentivare progetti che favoriscono gli interessi economici di pochi a discapito del bene comune e della collettività. Clicca qui la RETE GENOVESE.

Per quanto riguarda la diga foranea di Genova: clicca qui, in  un articolo di Andrea Moizo, il segreto della tenuta dei fondali dell’opera da 950 milioni.

COP28 fiera dell’ipocrisia.

“In questi giorni si svolge la COP28, una bella fiera dell’ipocrisia. Capi di stato e di governo, insieme a centinaia di rappresentanti della lobby del fossile, sono volati a Dubai su jet privati per un summit guidato da Sultan Ahmed Al Jaber, amministratore delegato di ADNOC, la più grande compagnia petrolifera degli Emirati. Non possiamo permettere che un piccolo gruppo di corrotti politici ed avidi industriali dia lezioni al resto del mondo su come possiamo uscire dall’emergenza ecoclimatica. Né possiamo credere alle loro vuote promesse sul taglio delle emissioni, disattese altre 27 volte in passato”. (continua a leggere)

SiamoTerraViva. Come cambiare clima e sistema.

SiamoTerraViva 24-25-26 novembre 2023

Certosa 1515 Avigliana (TO) o in diretta online

Non perdere l’opportunità di ritrovarci ancora una volta nella splendida cornice della Certosa 1515, per fare la differenza lavorando insieme e fare il punto dopo 4 anni di corsi ed attività, lavorando con Enrico Fontana, Marina Turi, Lino Balza e tanti altri esperti del settore che da anni partecipano attivamente alla lotta per sostenere il nostro pianeta.

Possibilità di iscrizione in presenza o in diretta streaming. Ti aspettiamo dal 24 al 26 novembre a SiamoTerraViva.

Cosa aspetti?

Scegli di essere il cambiamento che vuoi vedere nel mondo!

Scopri il programma e iscriviti!

Come cambiare il clima e il sistema.

Casacomune, scuola e azioni, è un’associazione fondata da don Luigi Ciotti, nata dal Gruppo Abele e Libera . E’ una scuola di formazione scientifica, di dialogo culturale e di incontro, caratterizzata da una didattica attiva ed esperienziale, capace di promuovere i valori e le azioni dell’ecologia integrale e della giustizia sociale.

Vi proponiamo di partecipare al seminario 

SiamoTerraViva 

che si terrà sia online sia in presenza presso la Certosa ad Avigliana (TO) nei giorni dal 24 al 26 novembre 2023.

Sarà un momento di confronto ed approfondimento, durante il quale, insieme ad altri esperti, esponenti di organizzazioni, attivisti e professionisti cercheremo di “mettere ordine” sulle questioni cruciali legate alle tematiche socio-ambientali e trovare dei punti di contatto per promuovere assieme un vero cambiamento, ormai evidentemente necessario ed urgente.

Clicca qui il Programma definitivo.

Laudato sì, Laudato qui

Seminario di approfondimento sulle questioni più importanti sul tappeto oggi, tra esperti di crisi climatica e ricadute ambientali, sociali, economiche e esponenti di movimenti, associazioni e singoli attivistiche, a diverso titolo, sono impegnati in azioni di conversione ecologica.

Clicca qui il Programma e come iscriversi.

Mareggiata (giudiziaria) sulla diga di Genova.

Il  sospetto è che dietro al principale appalto affidato con fondi del Pnrr possano nascondersi varie irregolarità: nella progettazione e nell’affidamento dei lavori di realizzazione. La maxi diga di Genova, secondo due diversi esposti, sarebbe un’opera faraonica (1,3 miliardi di euro) costruita con fondi pubblici che rischierebbe però di favorire soprattutto due terminalisti privati, Gianluigi Aponte e Aldo Spinelli. È quanto denuncia Italia Nostra in un esposto articolato che, dopo essere stato valutato dalla Procura di Genova, è stato ritenuto di interesse tale da essere trasmesso alla Procura europea: le irregolarità ipotizzate, infatti, riguarderebbero fondi erogati dall’Unione europea.

L’acqua sempre più al centro della crisi climatica.

L’acqua sempre più al centro della crisi climaticaA tracciare un quadro della situazione è Legambiente con numeri e dati presentati al V Forum Acqua: dal 2010 al 31 agosto 2023 nella Penisola su 1.855 eventi meteorologici estremi, ben il 67% ha visto per protagonista la risorsa idrica con 667 allagamenti, 163 esondazioni fluviali, 133 danni alle infrastrutture da piogge intense, 120 danni da grandinate, 85 frane da piogge intense, 83 danni da siccità prolungata. Tra le regioni più colpite: Sicilia e Lombardia con 146 eventi ed Emilia-Romagna con 120. Tra le città spiccano Roma, con 65 eventi, Milano 32, Agrigento 24, Bari 24, Genova 20, Palermo 17, Napoli 17, Ancona 14, Bologna 11, Modena 10, Torino 10. Clicca qui.

Laudato sì, Laudato qui.

Seminario di approfondimento sulle questioni più importanti sul tappeto oggi, tra esperti di crisi climatica e ricadute ambientali, sociali, economiche e esponenti di movimenti, associazioni e singoli attivistiche, a diverso titolo, sono impegnati in azioni di conversione ecologica.

Casacomune

Laudato si’, Laudato qui

Non possiamo più indugiare, dobbiamo riflettere e agire: fare e per fare dobbiamo capire: informarci e formarci, ascoltare…

Clicca qui il Programma e come iscriversi.

Le tematiche affrontate sono molteplici, come molteplici sono gli aspetti della crisi ambientale e sociale dei nostri tempi: ecomafie, agricoltura, migrazioni ambientali, lavoro, etica del profitto e sanità pubblica, qualità della vita, ruolo dei movimenti e delle ONG, ecofemminismo, economia e spiritualità.

Al nostro fianco, avremo relatori di grande professionalità e competenza del mondo accademico e di organizzazioni da sempre in prima linea su queste tematiche. Non mancheranno testimonianze di attivisti, sindacalisti, associazioni ed altri attori impegnati quotidianamente che sono la vera spinta al cambiamento perché mossi da passione e dalla cura per il bene comune, capaci di guardare lontano, capaci di futuro.

Ipocrisia climatica.

A Cesena, al convegno di Energia Popolare, la «non-corrente» (sic) bonacciniana del Partito Democratico, mentre con l’aria condizionata  i notabili di Bonaccini – tutti con curriculum ominosi: alfieri della cementificazione, difensori di un’economia ecocida, favorevoli ai rigassificatori e quant’altro – se la cantavano e se l’applaudivano, nel mondo si batteva ogni record di temperatura e aumentava la frequenza di fenomeni estremi e disastri, in particolare proprio in Emilia Romagna. A quei politici, Wu Ming (clicca qui) prefigura scenari che essi non osano o non sono in grado di immaginare o medierebbero al ribasso. Cioè:

 La costa adriatica va decementificata e depavimentata il più possibile, per ripristinare gli ecosistemi precedenti all’urbanizzazione – dune e foresta litoranea – e, in alcuni casi, alle bonifiche. I posti di lavoro – sovente lavoro precario, supersfruttato, sottopagato – nel turismo di massa sarebbero sostituiti da nuovi e meno frustranti impieghi, quelli generati da una grande riprogettazione ecologica del territorio e da un grande recupero, seguito da una cura perenne, degli ecosistemi. Tutto questo costituirebbe una barriera reale e sensata all’erosione costiera e alla catastrofe ambientale nell’entroterra. Non solo: potrebbe attrarre una nuova curiosità ecologica ed estetica.

È chiaro che simili suggestioni vanno contro l’interesse immediato di troppe lobby e potentati economici, contro abitudini diffuse e consolidate, contro la spinta inerziale dell’esistente. Per questo non verranno mai raccolte dall’attuale classe dirigente – locale, regionale, nazionale o europea che sia. Classe dirigente di cui sarebbe d’uopo, e urgente, sbarazzarsi.

Giornalisti, parlate delle cause del cambiamento climatico, e delle sue soluzioni.

Il monito, in realtà  rivolto al Governo, è  firmato da 100 scienziati e studiosi italiani, fra i quali il Premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, Antonello Pasini, Nicola Armaroli, Stefano Caserini, Enrico Giovannini, Luca Mercalli, Telmo Pievani. Infatti “Omettere queste informazioni condanna le persone al senso di impotenza, proprio nel momento storico in cui è ancora possibile costruire un futuro migliore”, insomma alimenta la rassegnazione e la negazione della realtà, cioè fa il gioco dell’inazione del Governo. Clicca qui.

Campeggi di lotta in agosto.

Clicca qui i programmi di

OSTUNI CLIMATE CAMP Camping Cala dei Ginepri

RÉSISTANTES INCONTRI DI LOTTE LOCALI E GLOBALI sull’altopiano del Larzac in Francia

CAMPEGGIO ITINERANTE CLAVIERE (ITA)- BRIANCON (FR)

CAMPEGGIO NOMUOS 2023 in Contra Ulmo, al terreno NoMuos, Niscemi

CORTEO E CAMPEGGIO NO PONTE piazza Cairoli Messina.

L’aria condizionata è una delle cause del cambiamento climatico.

Le attuali tecnologie utilizzate per il raffrescamento degli ambienti usano combustibili fossili e sono in grado di ridurre le temperature interne ma rilasciano calore, aumentando quindi quelle esterne, tanto che ad esempio studi dell’Istituto Nazionale per la Salute Pubblica e l’Ambiente dei Paesi Bassi parlano di produzione di gas serra con un effetto di circa 4.000 volte superiore all’anidride carbonica e un conseguente aumento del 25 per cento delle temperature stimato per la prima metà di questo secolo; o ancora che uno studio dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, recentemente pubblicato su Scientific Reports, afferma che l’uso dei condizionatori per far fronte all’aumento delle temperature da qui al 2050 rischia di generare un aumento di emissioni nell’ordine di 10 milioni di tonnellate di anidride carbonica in Europa e ben 120 milioni in India.

“Ragazzi, vi auguro di fare chiasso, fatevi sentire!”.

Lo Stato del Vaticano ha condannato due ragazzi di “Ultima Generazione”  a 9 mesi di reclusione e a 28.000 euro di multa. Due ragazzi che, in piena coerenza con la dichiarazione del Papa Francesco, hanno deciso, attraverso un’azione pacifica e non violenta, di chiedere al governo italiano un maggior impegno nel contrasto al collasso climatico, attraverso l’interruzione dei sussidi pubblici, soldi di tutti noi, all’industria del fossile.

Da parte delle istituzioni e dei media è in atto una repressione violenta, con esempi gravissimi di intimidazione (la Digos che si intromette nelle presentazioni chiedendo alle persone i documenti), condanne esemplari, accuse al limite della querela: perché si chiama terrorista chi sporca temporaneamente un muro o un vetro? Perché si impedisce l’accesso ad un’intera città, attraverso un foglio di via, per anni, anche a chi si è solo versato addosso un po’ di pomodoro sul proprio corpo, aperto uno striscione o promosso uno sciopero? Perché si chiedono misure di sorveglianza speciale a persone non pericolose e non violente? Perché si condanna con la reclusione e multe esemplari chi protesta per la salvezza di tutti? Clicca qui.

Passa in Senato, con 85 sì, 53 no e 5 astenuti, il disegno di legge presentato dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano per punire gli eco-vandali. Il ddl aggrava le sanzioni per chi distrugge, disperde, deteriora monumenti e beni culturali con maxi-multe fino a 60mila euro e reclusione fino a sei mesi.

Il Wwf smonta 10 bugie sulla Romagna.

E’ falso che per prevenire disastri serve dragare i fiumi e scavare in alveo, rettificarne i corsi, pulirne gli alvei tagliando la vegetazione o alzare gli argini. È parimenti falso che non si faccia sufficiente manutenzione dei fiumi (se ne fa anche troppa, ma male e con meccanismi che non garantiscono un’azione mirata, attraverso privati), così come che la colpa del dissesto idrogeologico sia di nutrie e altri animali che scavano cunicoli. È invece vero che servano casse di espansione per frenare le piene, mentre grandi dighe sono inutili.  Invece è vero che stata impermeabilizzata una quota significativa del Paese, quasi il 10% del suolo. Quanto al rapporto causale tra cambiamento climatico e disastri (continua)

Il gasdotto Snam tra zone alluvionate e foreste.

Una “grande opera” dal costo abnorme di 2 miliardi e 400 milioni di euro, avversata da oltre 18 anni da comitati, associazioni, Comuni, Province, cittadini lungo tutto il suo percorso. Un’opera fossile che aggraverà ancor più il cambiamento climatico, causa di eventi estremi sempre meno “eccezionali”. Una monumentale opera “inutile”, visto che la nostra rete è già sovradimensionata rispetto alle nostre esigenze nazionali. Clicca qui.

Fermare l’escalation: nessuna base per nessuna guerra.

È passato un anno dalla manifestazione indetta a Coltano contro la costruzione di una nuova base militare dell’esercito italiano per i corpi speciali, in particolare il 1º reggimento dei carabinieri paracadutisti “Tuscania” e il reparto d’élite dei carabinieri “G.I.S.” (Gruppo Intervento Speciale). La forte risposta che nel nostro territorio siamo riusciti a costruire ci ha permesso di rallentare il progetto: ad oggi, nonostante un DPCM mai ritirato che decreta la costruzione della base a Coltano, non una pietra è stata posataQuesta parziale vittoria non ci basta. Non sarà possibile vincere la lotta contro la costruzione di nuove basi militari se non si ferma l’escalation globale verso la guerra. Lo Stato italiano ha già speso un miliardo per le armi inviate in Ucraina e le spese militari aumentano costantemente (passando da 25,7 miliardi a 26,5 miliardi solo tra il 2022 e il 2023). Ogni euro speso per il riarmo è un euro sottratto ai servizi essenziali e al benessere complessivo della società. Queste guerre sono pagate dai popoli ma fanno solo gli interessi dei potenti. Sono il frutto della concentrazione della ricchezza in mani di pochi e premessa perché questa continui a crescere. Clicca qui l’assemblea  promossa dal “Movimento No Base – Né a Coltano né altrove” con “GKN, Rete No Fossile, No Tav, No Ponte, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole, No Muos, Climate Social Camp, Pax Christi, Movimento Migranti e Rifugiati Napoli, Ex opg occupato – je so’ pazzo Napoli, Collettivo Dada Boom La Spezia, S.I. Cobas Toscana, Lucca No guerra no base, Bologna for climate justice, Valdera Avvelenata”. 

Fanghi velenosi e narrazioni tossiche.

Mentre era ancora in corso l’alluvione, c’è chi ha cominciato a negare le colate di cemento approvate, ad accusare ambientalisti e animalisti, a improvvisarsi esperto di clima, dopo aver difeso ogni giorno gli interessi economici più climalteranti.  E’ necessario mettere in fila e smontare le retoriche a cui è ricorsa la classe dirigente della regione Emilia-Romagna dai primi di maggio, fin dalle prime ore di alluvione. Qui non governa solo il PD: spargono cemento quanto Bonaccini, Lepore o De Pascale. La sola differenza è che la destra agisce con meno ipocrisia, meno lavaggi-in-verde. Il PD però  è la regola: discende in linea diretta dai partiti (PCI, PDS e DS) che hanno amministrato la quasi totalità del  territorio per una sessantina d’anni. Il PD è il principale referente politico dell’economia reale emiliano-romagnola. Rappresenta precisi interessi economici, gli stessi che hanno devastato ambiente e territorio con le conseguenze che abbiamo sotto gli occhi. Clicca qui.

Serve un unico forte movimento per la pace e l’ambiente, cioè per il lavoro.

Siamo al 2 giugno 2023. «Siamo sull’orlo di due abissi: l’inverno nucleare, basta un incidente e ci siamo, e l’estate incandescente per la crisi climatica. Serve un unico forte movimento per la pace e l’ambiente»: così il missionario comboniano Alex Zanotelli fotografa l’attuale momento storico. (clicca qui).

Gli italiani dovrebbero cominciare a fischiarvi e cacciarvi dai funerali.

Chi sono i vandali? Sono i ragazzi di “Nuova Generazione”   che fanno “sprecare litri di acqua” per ripulire i monumenti dalla vernice lavabile, e rischiano la galera? Oppure  sono i signori del cemento che provocano disastri come l’alluvione in Romagna, e i loro politici… che “rischiano” di essere nominati commissario straordinario (Bonaccini) del disastro da loro combinato?  

 

Mentre alcuni giovani, definiti «ecovandali» dai massmedia nostrani, rischiano la galera, altri, rispettati personaggi, costruttori, immobiliaristi con la complicità di amministratori comunali e politici, invocano grandi opere, la ripresa della crescita e la “necessità” di continuare a cospargere di cemento il nostro Paese. Chi sono i veri vandali, i veri barbari? I giovani che rischiano anni di galera per cercare di attirare l’attenzione delle istituzioni e della politica sui problemi prodotti dal cambiamento climatico o i costruttori avidi al seguito di politici che invocano la ripresa dell’edilizia (non certo quella popolare), la costruzione del Ponte sullo Stretto, la trivellazione del suolo e del mare alla ricerca di gas e petrolio? Clicca qui.

Ma quale emergenza?

Meloni, Von der Leyen e Bonaccini visibilmente commossi.

Le terre di Romagna vengono allagate per la seconda volta in un mese e le istituzioni a tutti i livelli e i loro giornali gridano all’emergenza. Ma, con dizionario alla mano, emergenza significa circostanza non prevista. Ma come si fa a definire “circostanza non prevista” un fenomeno che, come dimostrano gli annuali rapporti dell’Ispra, è strutturale? Scorrendo l’ultimo di questi (2021) si legge che il 93,9% dei Comuni italiani (7423) è a rischio frane, alluvioni e/o erosione costiera. Più precisamente, abbiamo 1,3 milioni di abitanti a rischio frane e 6,8 milioni a rischio alluvioni. Sempre secondo il rapporto, le regioni più a rischio sono Emilia Romagna, Toscana, Campania, Veneto, Lombardia e Liguria. Servono 26 miliardi, qui ed ora, per il riassetto idrogeologico del territorio. Continua qui.

Misure urgenti contro l’inquinamento atmosferico e il cambiamento climatico.

Le Società medico-scientifiche e la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO) sostengono l’appello. L’istanza è stata sottoscritta in occasione delle Giornate Italiane Mediche per l’Ambiente (GIMA) ed è promossa dall’ Associazione Medici per l’Ambiente (ISDE) Italia e dell’Associazione Italiana di Epidemiologia (AIE)

Leggi qui l’appello completo

Come fermare la catastrofe ecologica.

C’è una catastrofe ambientale globale in corso, misurabile da una serie di indicatori: riscaldamento globale, siccità, desertificazione, inquinamento delle acque, dei terreni, dell’aria, del sottosuolo, fenomeni climatici estremi, crescente scomparsa delle specie animali e vegetali, pandemie, etc. E se tutto ciò non bastasse, è arrivata la guerra in Ucraina che si è aggiunta alle decine di guerre già esistenti, con la prospettiva sempre più minacciosa di un conflitto mondiale.

Nuovi rischi per lo scudo della Terra.

Pochi mesi fa avevamo esultato, anche appuntandoci una medaglietta, per la chiusura del “buco dell’ozono”, cioè per il recupero di questo   gas che in atmosfera costituisce uno strato protettivo (l’ozonosfera) che blocca il passaggio dei raggi UV provenienti dal sole e le conseguenti radiazioni ultraviolette che mettono in pericolo la vita sul nostro Pianeta, ovvero cancro per l’uomo. I killer dell’ozono, gli autori del buco, erano soprattutto i clorofluorocarburi CFC, i gas contenuti nei frigoriferi e nelle bombolette spray. Nel 1992, nella fabbrica che li produceva (Montefluos-Ausimont di Spinetta Marengo oggi Solvay), organizzammo con gli attivisti di Greenpeace un clamoroso blitz che avviò la storica campagna per la messa al bando dei CFC: clicca qui La battaglia per chiudere il buco dell’ozono.

 Purtroppo, nonostante le buone notizie sullo strato dell’ozono e il suo buco, un nuovo studio allarma che le emissioni globali di alcuni tipi di clorofluorocarburi utilizzati come alternativi ai killer (idrofluorocarburi o HFC) sono in aumento e rappresentano in prospettiva un pericolo essendo potenti gas serra che influenzano in ogni caso il clima.

“La rivoluzione della cura” è in libreria.

Come in un tempo sospeso, in questi ultimi quindici anni siamo passati da una crisi finanziaria a una crisi climatica, da una pandemia a una guerra, senza soluzione di continuità. Ciascuna di queste crisi viene raccontata come priva di contesto, come episodio a sé stante, senza antecedenti né causalità. Sembra di vivere dentro un eterno presente fatto di emergenze a cui rispondere, con l’angosciante sensazione che quella attuale non sarà l’ultima e che sembra essersi innescato un circolo vizioso, senza via d’uscita.
È giunto il momento di guardare la luna oltre il dito e ricostruire una chiave di lettura delle crisi multiple del capitalismo: se lette come insieme concatenato rivelano che la sua ferocia è dovuta alla propria intrinseca debolezza.

Dalle api segnali di un pianeta in pericolo.

“Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”. (Albert Einstein).

Le api, queste straordinarie creature che abitano il Pianeta da oltre 100 milioni di anni, costituiscono il filo conduttore per raccontare diverse sfide ecologiche come quelle della riduzione della biodiversità, del cambiamento climatico, della degradazione del suolo e della transizione energetica. Quando la specie più presuntuosa del Pianeta mette mano al corso della natura provoca gravi danni, alterando la possibilità di sopravvivenza dei non umani, come gli impollinatori, senza comprendere che in realtà si tratta di un ecocidio autodistruttivo. Paradossalmente l’agricoltura, che è una delle attività più strettamente dipendenti da una biosfera sana, è una delle maggiori cause di cambiamenti irreversibili e, quindi, insostenibili come il riscaldamento globale e l’estinzione degli impollinatori da cui trae giovamento e ricchezza. L’impiego massiccio di energie fossili, la distribuzione di veleni come i pesticidi (sono persistenti, tossici e bioaccumulabili), la perdita della fertilità, nelle monocolture di vegetali selezionati per soddisfare esigenze economiche (es.: gli organismi modificati geneticamente), sono alcune delle principali cause di un sistema di produzione alimentare ecologicamente insostenibile. Non c’è più tempo, non possiamo permetterci di sprecare risorse economiche come quelle dedicate alla produzione degli agro-carburanti (mais coltivato per ottenere metano, il biogas) e alle piante modificate geneticamente (es.: quelle rese resistenti agli erbicidi); bisogna fare un passo indietro nel modo di gestire le risorse naturali. Una specie può prosperare solo se godono di salute tutte le altre, dobbiamo sposare questo principio.

Il libro di Giuseppe Zicari, “Agricoltura chimica e impollinatori: segnali di un Pianeta in pericolo. Il biomonitoraggio con le api”, prova a raccontare una visione diversa del Mondo che stiamo costruendo (pardon: distruggendo), una storia piena di retroscena e colma di pericoli sottovalutati. Il file PDF è scaricabile su https://sites.google.com/site/zicari73/, mentre il libro cartaceo è acquistabile su https://www.youcanprint.it/store.

L’impatto climatico dell’industria navale.

La posizione di 12 associazioni e comitati di alcune città portuali  sui 500 milioni che andranno agli armatori per assicurare migliori performance ambientali e un significativo abbattimento delle emissioni delle navi, anche nei porti. Le  soluzioni  controverse proposte nel Decreto governativo che non rappresentano uno strumento efficace per una vera transizione ecologica del settore. Come corollario di questo decreto sarà fondamentale che il Governo attivi l’incremento dei controlli sulle emissioni navali anche ai camini, i monitoraggi dell’aria nei porti, il divieto di utilizzo dell’olio combustibile pesante (HFO), i limiti d’accesso alle navi più inquinanti nei porti.

Una Terra per tutti – Una guida per la sopravvivenza dell’umanità.

Beppe Grillo ricorda che celebriamo nel 2022 il cinquantenario dello storico rapporto al Club di Roma  I limiti alla crescita, e chiede innanzitutto che dobbiamo  rivendicare l’italianità del Club di Roma, che il Club di Roma torni dalla Svizzera in Italia. Qui, nel 1972 quel libro infatti svegliò il mondo sul rischio di continuare a raddoppiare l’espansione materiale delle attività umane fino a superare i limiti ecologici planetari. 

Lunedì 28 novembre  il Club di Roma presenterà al CNEL di Roma il suo nuovo progetto e rapporto Una Terra per Tutti – Una guida per la sopravvivenza dell’umanità. Questo rapporto, preparato in dieci anni da un collettivo internazionale di scienziati, analizza con un nuovo modello di simulazione al computer la problematica già affrontata da I limiti alla crescita nel 1972: con quale economia e con quale società la Terra può ospitare una popolazione mondiale crescente senza superare i limiti ecologici planetari? Continua qui a leggere Beppe Grillo.

E di persona appuntamento con Beppe Grillo a febbraio: clicca qui.

La delusione del COP 27.

Non abbiamo parole, si è parlato di tutto, ma l’azione per ridurre l’aumento della temperatura terrestre, questione base per la sopravvivenza delle prossime generazioni, è stata trattata solo marginalmente Alla vigilia del COP 27, il vertice delle Nazioni Unite sul clima, che si è appena concluso a Sharm el-Sheikh, in Egitto, noi di Ecoitaliasolidale avevamo già espresso il timore di assistere ancora una volta a promesse vacue, rinvii di decisioni importanti, come in tante altri summit sul clima che si sono svolti nel passato “Auspicavamo che durante lo svolgimento della COP si potesse giungere finalmente a decisioni efficaci e condivise da tutti, in particolare sulla mitigazione climatica. Abbiamo ribadito come proprio gli scienziati ci stanno informando che stiamo per superare la linea rossa, quella del non ritorno, quella di un clima sempre più rovente e violento, portando la nostra specie verso la tanto temuta “Estinzione di massa”, per l’esattezza la Sesta… in effetti a Sharm el Sheikh, dopo due settimane di trattative, la COP27 si è conclusa con un quasi fallimento e con piccoli ed insufficienti passi in avanti.”

Il documento finale approvato alla Cop27 di Sharm el-Sheikh salva l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi dai livelli preindustriali, il risultato maggiore della Cop26 di Glasgow l’anno scorso. Va comunque segnalato che il grado e mezzo in più a partire dall’era

Doveva essere un pianeta ricco di vita, peccato che sia finito in questo stato… Sembrerebbe che la colpa di ciò sia dovuta ai suoi abitanti che per la loro cecità mentale non hanno mai voluto capire il fenomeno del riscaldamento planetario, nonostante le varie COP sul clima, come quella del Cairo… preindustriale è stato quasi raggiunto, per cui sarebbe più logico parlare di non superare i + 2,5 gradi… Un risultato minimo è stato comunque raggiunto: il via libera a un fondo per il Loss and damage, i soldi a cui attingere per rimediare ai danni e alle perdite causate dal clima nei Paesi in via di sviluppo più vulnerabili agli eventi meteorologici estremi. Si è sottolineata l’importanza della transizione alle fonti rinnovabili e si è auspicata l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili. Ma il documento chiede soltanto la riduzione della produzione elettrica a carbone con emissioni non abbattute, non l’eliminazione e poi siamo ancora nella logica della “buona volontà” dei Paesi e non nell’impegno obbligatorio. La Cop27 riconosce che per non superare l’obiettivo di 1,5 gradi è necessaria una riduzione delle emissioni del 43% al 2030 rispetto al 2019. Con gli impegni di decarbonizzazione attuali, tuttavia, il taglio di emissioni sarebbe solo dello 0,3% al 2030 rispetto al 2019. Quindi nessuna decisione certa, rapida e sostenibile per l’uscita dai combustibili fossili. Lo stesso problema del mare e del suo inquinamento, come l’aumento del 30% dell’acidità in pochi anni, la diminuzione del 20% delle barriere coralline, l’aumento della temperatura, la perdita di biodiversità, non ha ricevuto adeguati provvedimenti e risposte. by Piergiorgio Benvenuti

Maurizio Pallante al Reggio Calabria Film Fest.

Si parla di Cambiamento climatico con Maurizio Pallante al  Green Talk organizzato in collaborazione con SAVE YOUR GLOBE per il Green Day della XVI edizione del Reggio Calabria Film.  Il talk show condotto da Elena Presti presso il Waterfront cittadino e patrocinato dall’Ordine provinciale dei dottori agronomi e dei dottori forestali e da SEquS, si intitola “Cambiamento climatico e transizione ecologica – Ultima chiamata” e prende spunto proprio dal libro “Ultima chiamata” del prof. Maurizio Pallante. Libro  sarà presentato per l’occasione alla presenza dell’autore, noto per le numerose pubblicazioni a tema economico, sociale ed ambientale e per essere stato il fondatore del Movimento della decrescita felice.  Clicca qui.

Mentre il Po evapora sotto i nostri occhi, il G7.

L’Agenzia internazionale dell’energia (espressione degli stessi paesi industrializzati dell’Ocse) è categorica: per avere una qualche speranza di contenere l’incremento della temperatura globale sarebbe necessario non estrarre un grammo di carbone e una goccia di petrolio, ovvero è necessario azzerare da subito qualsiasi nuovo investimento in combustibili fossili. Invece il “Club del clima” del G7 va in direzione esattamente opposta: riattivazione di centrali a carbone e sostegno pubblico a nuovi investimenti nel settore del gasAnzi, i primi 12 gruppi petroliferi al mondo (tra cui l’ENI) si avviano a spendere 100 milioni di euro al giorno da qui al 2030 per sviluppare nuovi giacimenti di gas e petrolio.

Fridays for future: governo sordo cieco e muto davanti alla siccità.

L’esecutivo era stato avvisato da marzo che avremmo  vissuto una delle siccità peggiori di sempre, complice la crisi climatica, ma non ha fatto nulla, impegnato nel Pitesai (Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee) e nel TAV che, oltre ad avere un bilancio climatico devastante, porterebbe alla perdita di decine di miliardi di litri d’acqua di falda, corrispondenti al fabbisogno idrico annuo di una città di 600.000 abitanti, e anche nel collocare l’Eni nel più grande progetto al mondo di gas naturale liquefatto (Gnl) in Qatar, una bomba climatica.

Di conseguenza i razionamenti d’acqua saranno all’ordine del giorno se il governo non affronterà  il problema alla radice e continuerà  a pensare alla crescita economica come dogma assoluto. Invece deve efficientare la rete idricafare delle  fonti rinnovabili  il pilastro del nostro sistema energetico, puntare al  totale ripensamento del settore alimentare che porti a prediligere gli alimenti vegetali non destinati agli allevamenti animali. Clicca qui.

Il Piano di emergenza energetica e climatica

All’assemblea annuale di “Elettricità Futura” il ramo di Confindustria che rappresenta il gotha delle imprese elettriche italiane, proposto dal Gruppo scientifico “Energia per L’Italia”, clicca qui, se attivato da subito e fino al 2030, vuole  eliminare l’attuale dipendenza grave dell’Italia dalle fonti fossili russe:

“3,5 milioni di case coibentate e senza più caldaie, 3 milioni di nuove auto elettriche a batteria al posto di altrettante a petrolio, e il raddoppio della quota di corrente elettrica attualmente prodotta da fonti rinnovabili. Questa trasformazione radicale andrebbe anche a cancellare almeno 27,4 milioni di tonnellate di anidride carbonica ogni anno, dando un contributo sostanziale e stabile agli obiettivi climatici nazionali e internazionali”.

Quello proposto dal governo:

Conferenza nazionale per lo Sviluppo Sostenibile.

A 50 anni dalla Conferenza di Stoccolma e 30 dalla Conferenza di Rio, il 2022 rappresenta un momento importante per la centralità dello sviluppo sostenibile in Italia. Sarà infatti l’anno di avvio dell’attuazione della nuova Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSvS22), nonché l’anno che vedrà l’Italia presentare alle Nazioni Unite il proprio percorso per l’attuazione dell’Agenda 2030 presso il Foro Politico di Alto Livello.

Clicca qui per il programma della Conferenza 21 giugno, dalle 9:30 alle 16:30  Qui per la diretta streaming.

Se Draghi non interviene, Cingolani ci lascia in mezzo al guano.

Cingolani  ha parlato chiaro ed evidenziato che tutti i suoi detti e non detti del passato sono riconducibili ad un Ministro che sta alle politiche per l’ambiente come la volpe nel pollaio. E’ chiaro perché da quando è in carica ha parlato molto, spesso a sproposito e in modo ondivago, ma ha combinato ben poco, basta pensare che le semplificazioni proposte dopo ben due decreti legge hanno lasciato la situazione praticamente immutata. Insistiamo. Draghi deve intervenire per superare la confusione e l’inazione  del Ministro, altrimenti diventerebbero privi di effetti gli appelli in sede internazionale – anche recentissimi – affinché le crisi incombenti (energia/grano) causate dall’invasione dell’Ucraina non facciano passare in secondo piano la gravissima crisi climatica. Draghi convochi al più presto una conferenza nazionale per presentare al paese le proposte del Governo italiano per un nuovo piano energia/clima all’altezza delle sfide attuali e degli obiettivi UE, da costruire in un confronto con tutti i soggetti interessati. Clicca qui.

Lo spettro della chimica si aggira per l’Italia.

Mentre i sindacati (in anticipo sulla scadenza per condizionare pesantemente le trattative per tutti gli altri accordi collettivi) firmano il nuovo contratto nazionale di lavoro del settore chimico, senza dire nulla su ambiente e sicurezza, diamo uno sguardo in giro. 

ROSIGNANO. Il disastro ambientale al vaglio del Parlamento Europeo (clicca qui). Il nostro ministro della ‘finzione ecologica’ si era addirittura affrettato a rinnovare l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) alla multinazionale Solvay, consentendole così di continuare a sversare i residui della propria produzione chimica in mare per altri 12 anni. 

SPINETTA MARENGO. Si va verso il razionamento. La chiusura del  pozzo dell’acquedotto a Montecastello, per l’inquinamento di Pfas (C6O4) della Solvay distante 16 chilometri, da due anni sta provocando l’emergenza idrica in quanto il Comune era stato costretto ad allinearsi con una vecchia linea, che a sua volta non è in grado di fornire l’approvvigionamento al territorio di Montecastello e Pietra Marazzi abitato a oltre mille famiglie. Clicca qui Emergenza idrica da Pfas in Alessandria.

VENETO. Prosegue il processo PFAS che vede imputati 15 manager Miteni Mitsubishi per avvelenamento delle acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari. Inquinamento che tocca le province di Vicenza, Verona e Padova. Il medico che occultava l’avvelenamento del sangue dei lavoratori era lo stesso di Spinetta Marengo. Clicca qui.

PRIOLO. Il provvedimento della magistratura di Siracusa sul depuratore industriale, con effetti deflagranti sull’intero Polo petrolchimico, è un sequestro annunciato perché da quattro anni la società consortile doveva adeguare gli impianti di trattamento alle normative ambientali indicate dalla Procura. Un gioco di scatole cinesi fra società consortili a capitale pubblico, ingranaggi di una Regione ostaggio della politica da veti e interessi incrociati, alla fine si sono bloccati da soli inceppando quel delicatissimo meccanismo a orologeria della raffinazione petrolifera, sulla quale si regge l’economia di un’intera provincia. Clicca qui.

PORTO MARGHERA. La chiusura del cracking di Eni è solo l’ultima voce di una lista di chiusure dopo Caprolattame, Vinyls, Dow Chemical, Montefibre: stabilimenti abbandonati tra promesse di bonifiche senza seguito. Lo stop del cracking  crea un effetto domino sui processi a valle degli impianti di Ferrara, Mantova e Ravenna. Si tratta di una riduzione delle emissioni come si fregia l’Eni? O solo di un taglio di risorse? Il dubbio è lecito. I sindacati lamentano che Porto Marghera ha bisogno di un progetto complessivo di re-industrializzazione” ma la conciliazione con le associazioni ambientaliste resta problematica. Clicca qui.