Cosa aspetta il sindaco a ordinare la fermata degli impianti? Pubblicati dall’Arpa Piemonte i dati del secondo trimestre 2022 dei campionamenti delle acque sotterranee nell’area del polo chimico di Spinetta Marengo. Se dentro la fabbrica piangono, fuori non ridono. A tacere l’avvelenamento dell’aria.
Area interna allo stabilimento (27 piezometri). Tra i Pfas: C6O4 da 0,15 μg/l a 832 μg/l, ADV da 0,15 μg/l a 55,5 μg/l, PFOA da 0,31 μg/l a 95 μg/l. Inoltre continuano a superare le CSR – Concentrazione Soglia di Rischio (obiettivi di bonifica):Cloroformio (213 μg/l rispetto ad una CSR di 65 μg/l), Tetracloruro di Carbonio (384 μg/l rispetto ad una CSR di 66 μg/l). Si aggiungono Diclorofluorometano (48 μg/l), Triclorofluorometano (294 μg/l), a completare il cocktail di tossici e cancerogeni in concentrazioni superiori alle CSCConcentrazioni Soglie di Contaminazione: Cromo esavalente, Cromo totale, Nichel, Antimonio, Arsenico, Bromoformio, Dibromoclorometano, Bromodiclorometano, Fluoruri in concentrazione addirittura da 2.946 a 57.404 μg/l a fronte di una CSC di 1.500 μg/l.
Area esterna allo stabilimento (appena 9 piezometri).In espansione lungo la direzione del deflusso di falda oltre l’area di influenza della cosiddetta barriera idraulica, superando il (permissivo) valore standard di qualità ambientale (0,5 μg/l) i valori di PFOA oscillano tra 0,27 μg/l e 3,56 μg/l, di ADV tra 0,09 μg/l e 5,18 μg/l, di cC6O4 tra 0,14 μg/l e 0,86 μg/l. Riscontrata anche la presenza di altri PFAS (PFBA, PFHxA, PFDA, PFHPA, PFNA e PFPeA) in concentrazioni superiori al limite di quantificazione.Perfino nei piezometri più distanti dallo stabilimento si segnalano superamenti dei limiti di legge o fissati da pareri ISS Istituto Superiore Sanità per Cromo VI, Cromo totale, Cloroformio, Tetracloruro di Carbonio, Tetracloroetilene, Tricloroetilene, Triclorofluorometano e Diclorodifluorometano.
Gli scarti cancerogeni delle lavorazioni delle pelli venivano sversati nei canali e nei campi. Gli stessi materiali, insieme a ceneri e fanghi tossici, sono stati mischiati in modo clandestino agli inerti e utilizzati per riempire fondamenta e strade (come la regionale 429 di Val D’Elsa), edifici residenziali e persino aeroporti. Così – facendo sparire otto tonnellate di keu, i residui della concia contaminati da cromo, arsenico, borio e selenio – hanno avvelenato un pezzo di Toscana. La manovalanza, secondo la Direzione distrettuale antimafia di Firenze, era affidata alla ’ndrangheta: il lavoro sporco lo facevano personaggi legati per gli inquirenti al clan Grande Aracri di Cutro. Per gli interventi di alto livello – “deroghe ed elusioni”, approvazioni compiacenti, erogazioni a fondo perduto, nomine ai vertici degli organi di controllo gradite ai controllati, e neutralizzazione dei funzionari che volevano applicare la legge – la potente lobby dei conciatori avrebbe avuto un canale privilegiato con i più alti livelli della politica regionale toscana. Il ruolo del PD. Continua…
In tutti gli esposti (ben 15) alla Magistratura di Alessandria depositati fin dal 2009, ho sempre accusato Solvay del reato di dolo, ovvero volontà cosciente di arrecare danno altrui. E’ emblematico che in mensa l’acqua proveniva dal pozzo sotto lo stabilimento, quando l’azienda era pienamente consapevole (occultando e contraffacendo anche le informazioni alle autorità) che le concentrazioni del cancerogeno cromo esavalente (8203 ug/L) nelle acque sotterranee erano talvolta più di 1600 volte superiori agli standard italiani. A tacere del PFOA e di altri 20 veleni. E’ emblematico che dal rubinetto degli uffici al piano terreno bevevo quell’acqua, mentre al piano superiore, riservato ai dirigenti, era apposto il cartello “acqua non potabile”.
Nel nuovo processo l’accusa è emblematica quando nel capo di imputazione si parlerà di PFAS. Per sintesi, facciamo riferimento alla recente indagine svolta dalla équipe d’ #Investigation) , dalla quale emerge che Solvay ha contaminato le popolazioni italiane e americane con i Pfas: i documenti interni del gigante chimico mostrano che l’azienda belga ha perfino sostituito i Pfas controversi con altri altrettanto tossici e cancerogeni. La multinazionale lo sapeva e ha continuato a usarli per più di 15 anni.
Anzi, Solvay sostiene di aver cessato il pfas cancerogeno PFOA nel 2013, mentre ad oggi continua a scaricarlo in aria e acqua, tant’è che nel febbraio 2020, l’IRSA, l’istituto di ricerca sull’acqua, preleva campioni nel punto di scarico delle acque reflue industriali nel fiume Bormida, e misura le concentrazioni di PFOA, peraltro di 2938 µg / l, 29 volte al di sopra della soglia fissata dalla Regione Piemonte 0,10 µg /l (In USA il limite di legge delle acque potabili è 0,016 µg /l.) Tant’è che nel marzo 2020, una campagna di monitoraggio dell’aria condotta dall’ARPA ha mostrato che il PFOA è stato trovato anche nella ricaduta atmosferica degli impianti. Tant’è che il 17 marzo 2022 una scienziata (che lavora per il Centro Nazionale e Ricerche CNR e per l’Istituto di Ricerca sull’Acqua IRSA) misura che il PFOA è ancora presente nel suo campione (0,1902 µg /l), mescolato con i nuovi (in realtà utilizzati da ameno 15 anni) cancerogeni pfas ADV e C6O4.
Infatti, ancor prima di aver smesso di utilizzare il PFOA, Solvay aveva introdotto l’ADV nella sua produzione già alla fine degli anni ’90, vedi il nostro esposto del 2009, e già nel 2006 i sospetti di tossicità erano confermati nel fegato dei topi di laboratorio, ma la multinazionale attenderà fino al 2011 prima di comunicare questi studi secretati all’EPA, mentre sta usando ADV anche in Italia. Ma c’è di peggio in fatto di dolo. Nel 2019 Solvay fornirà all’EPA un documento che dimostra che l’ADV è entrato nel sangue dei suoi lavoratori in due diverse fabbriche per più di 10 anni. La multinazionale ha smesso di usarlo nel luglio 2021 nella sua struttura di West Deptford, mentre l’ADV è ancora utilizzato da Solvay in Italia a Spinetta Marengo! E viaggia in acqua e aria (ma Solvay promette zero dal 2026).
Sul suolo americano, Solvay deve affrontare 25 cause legali. Si riferiscono tutte all’uso diPFAS. Qualche mese fa iltribunale ha emesso una ordinanza che permette di intentare un’azione collettiva per milioni di persone il cui sangue contiene PFAS. Al punto che il 20 giugno 2022, Solvay ha annunciato con grande clamore la sua intenzione di eliminare gradualmente l’uso di PFAS a livello globale entro il 2026. Decisione fasulla per Spinetta, che abbiamo già drasticamente commentato (clicca qui Senza il Disegno di legge Crucioli, la strategia della Solvay è vincente.) ma che diventa vincente senza il DDL che mette al bando i Pfas in Italia.
In Italia due processi penali (Alessandria e Vicenza) si occupano (anche) di Pfas. E’ tempo di aprire processi civili, ispirandoci a quelli americani.
Recentemente abbiamo pubblicato la lunga storia delle indagini epidemiologiche sul territorio di Alessandria, in particolare sulla Fraschetta, dove sorge il polo chimico di Spinetta Marengo. A confermare i precedenti, l’ultimo, a fine 2019, è uno studio epidemiologico pubblicato dall’ARPA, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, raccogliendo i dati dei ricoveri ospedalieri tra il 2001 e il 2017, e confrontando la popolazione del sobborgo spinettese con quella del vicino capoluogo di Alessandria situato a più di 3 km di distanza. Gli abitanti di Spinetta, a partire dai bambini, corrono un rischio maggiore di sviluppare malattie endocrine, tumore al fegato, tumore ai reni, ipertensione, malattie respiratorie, patologie cardiovascolari eccetera. Il nesso causale, tra le sostanze chimiche Solvay e le malattie, è confermato dall’ Indagine del sangue della popolazione effettuata dall’Università di Liegi (clicca qui Le analisi del sangue parlano chiaro: la popolazione di Spinetta Marengo è contaminata da Pfas.).
Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro
Cromo esavalente nel pozzo di cascina Montemerla, a Tortona. Lo hanno rilevato i campionamenti dell’Arpa e la quantità era tale da dover vietare l’uso dell’acqua. Il cromo esavalente è considerato uno dei più pericolosi inquinanti e in grado di diffondersi rapidamente essendo solubile. L’amministrazione comunale, insieme a Gestione Acqua, ha fatto arrivare acqua potabile alle due famiglie e a giorni sarà installata anche una cisterna poiché i tempi per risolvere questo nuovo problema ambientale non saranno brevi. Da dove arriva il cromo esavalente? Comune e Arpa al momento non hanno alcuna certezza. Clicca qui Giampiero Carbone su La Stampa.
Per quanto riguarda la dubbia origine del tossico e cancerogeno, sarebbe geologicamente clamoroso che fosse da una falda proveniente da Spinetta Marengo, dove Solvay ha subìto condanna in Cassazione per inquinamento falde e omessa bonifica, bonifica per altro ad oggi non ottemperata.
La messa al bando dei Pfas, nel Disegno di Legge del senatore Mattia Crucioli, riecheggia dopo anni la messa al bando di Amianto, CFC clorofluorocarburi, DDT, Arsenico, Solfato di rame, Canfora, Cromati e Bicromati, Pigmenti:sostanze cancerogene tutte prodotte -tragica fatalità- nell’alessandrino, in particolare nel polo chimico di Spinetta Marengo.
Andando indietro nel tempo, in questo maledetto territorio detto Fraschetta, a Spinetta si produceva DDT, il cui utilizzo fu vietato nel 1969 (ma già dal 1962 negli USA era il bersaglio dei movimenti ambientalisti): oggi dilaga ancora nelle falde di Alessandria! Insieme all’Arsenico! Nella foto del 1944: l’impianto di macinazione e miscelazione del reparto arseniati. Per inciso, era una fabbrica da sempre utilizzata per scopi
bellici: già nella prima guerra mondiale produceva gas di acido cloridrico, chiamato “mostarda” che dava il tempo di assaporare il profumo prima di restare stecchiti. Nella seconda, con le ossa degli ebrei fabbricava fosfati e azotati. Ancora nel 1993, dai giornali era stato attribuito l’attentato nello stabilimento come monito dei servizi segreti israeliani su impianti produttori di armi chimiche usate da Saddam Hussein nella guerra in Irak. D’altronde avevo più volte allarmato l’opinione pubblica sul rischio di catastrofe industriale: “i gas di algofloninodore incolore insapore sono in grado di annullare la vita di Alessandria senza scalfire un muro”; basta la caduta di un aereo civile o di un missile incivile. La contaminazione di composti organici clorurati, ancora prima delle battaglie del ’68, era già famosa per il sistema di allarme adottato: quando i canarini in gabbia al suolo cominciavano a reclinare il capo era il momento per gli operai di darsela a gambe.
Il cromo esavalente ancora oggi sguazza non bonificato con altri venti tossico cancerogeni nella falde pur dopo la messa al bando da più di 50 anni degli impianti Montecatini Edison di solfato di rame, canfora, cromati e bicromati.Per questi ultimi era famosa la “tribù dei nasi forati”: i lavoratori colpiti dalla perforazione del setto nasale destinati tutti ad una precoce ecatombe di tumori. Piombo e cromo erano prerogative dei reparti del ciclo pigmenti inorganici(biossido di titanio, solferro, acido solforico, latte di calce, acido fluoridrico, solfonazione-rol, agoflon 27, biossido di cromo, pigmenti colorati), la cui chiusura negli anni ‘80 era stata dal sindacato addirittura ritardata malgrado la furiosa polemica della nostra Cellula del PCI. D’altronde ci fu l’episodio dell’operaio buonanima che per contestare i comunisti addentò il panino dopo averlo imbottito di pigmento, ed erano i tempi in cui Montedison risarciva le grondaie e le auto bucate da solforicoe fluoridrico, anticipando Solvay che risarcirà regalando l’acqua… al cromo esavalente, mentre le spighe sono vuote di grano e nevica a cielo sereno.
La messa al bando dei CFC Clorofluorocarburi della Montefluos, che stavano procurando il buco dell’ozono nella stratosfera e i conseguenti tumori della pelle, fu merito delle clamorose manifestazioni di Greenpeace con cui organizzai la scalata delle ciminiere del 1992. Questo salvataggio del pianeta Terra neppure limitò il mercato degli spray e dei frigoriferi, per i quali l’industria fu costretta a sostituire i CFC con altri gas propellenti e refrigeranti.
Analogamente, la messa al bando (1992) dell’Amianto non fece crollare l’edilizia bensì l’Eternit e la strage per mesotelioma a Casale Monferrato. Piuttosto, senza un piano nazionale di bonifica, a decenni di distanza in tutta Italia le morti (impunite) viaggiano ancora alla velocità di duemila l’anno.
In conclusione, anche per i PFAS, già come la Storia ha dimostrato per AMIANTO, DDT, CFC eccetera, le alternative produttive ci sono ma sono rifiutate dall’avidità criminale delle multinazionali. Dunque vanno imposte con la loro messa al bando tramite il Disegno di Legge del senatore Mattia Crucioli, che implica la chiusura delle produzioni a Spinetta Marengo, il divieto dell’utilizzo su tutto il territorio nazionale in particolare nelle concerie e la bonifica dei territori in particolare piemontesi e veneti.
La differenza sostanziale fra i due stabilimenti produttori di PFAS è che, mentre quello della Miteni di Trissino è chiuso dal 2018, quello della Solvay di Spinetta Marengo è in piena attività: si chiede di fermarla perchè incrementa l’inquinamento di aria, acqua e suolo nel cocktail con altri 20 tossici e cancerogeni. In comune i due territori hanno il problema della bonifica dei Pfas, ingigantito per Alessandria dalla “sporca ventina” tra cui cromo esavalente e cloroformio.
La bonifica del territorio veneto (almeno 180 kmq), per quanto più facile perché circoscritta ai Pfas, è comunque ben lontana dall’essere affrontata. Infatti si è ancora nella fase di impacchettare, svuotare e vendere lo stabilimento: l’acquirente indiano non ha alcuna fretta al di là di aver acquisito i brevetti. Le barriere idrauliche, di messa in sicurezza, a loro volta restano dei colabrodi. Infine la bonifica vera e propria sarebbe a carico dei soggetti responsabili dell’inquinamento, contro i quali il processo è appena iniziato a Vicenza: durerà anni (Alessandria docet) con i difensori a sostenere che non vi erano leggi che stabilissero limiti pfas di inquinamento. Nel frattempo, senza risarcimenti, i carotaggi vengono effettuati all’1% e l’investimento infrastrutturale per le reti idriche (con sistemi di filtrazione che a loro volta, inceneriti, creeranno problemi di bonifica, es. Chemviron di Legnago) subirà prevedibili ritardi.
Al riguardo, a parte l’intento di attaccare le giunte regionali di centrodestra, non procurerà benefici pratici il disegno di legge, relatore il pidiessino Andrea Ferrazzi, permissivo a concedere limiti di dosi e di tempo agli scarichi dei Pfas nell’ambiente, e utile ad essere usato dagli imputati come un boomerang nei due processi di Vicenza e Alessandria. Tant’è che Solvay si è subito dichiarata pronta ad abbracciarlo promettendo alle calende greche -in cambio della “temporanea” tolleranza di legge alla produzione- un mitico futuro di “zero tecnico” delle emissioni di Pfas (C6O4, ADV) negli scarichi… trasformati in “acqua distillata” (sic) tramite “osmosi inversa” (metodo di filtrazione meccanica spacciato da premio Nobel mentre impiegato fin dagli anni ’50). La bufala Solvay, ad uso giornalistico (e perché no parlamentare e giudiziario?), ovviamente tace sull’inquinamento atmosferico e omette di aggiungere che i filtri dell’osmosi, una volta inceneriti, creano Pfas.
Viceversa, il secondo disegno di legge, del senatore Mattia Crucioli, è osteggiato dalla Confindustria perchè detta “Norme per cessazione della produzione e dell’impiego dei Pfas”. Insomma li mette al bando in Italia, superando l’insufficiente regolamentazione europea. Vieta la produzione (dunque li chiude a Spinetta), la commercializzazione (della monopolista Solvay dunque), l’uso (alle concerie dunque) di PFAS o di prodotti contenenti PFAS, ne disciplina la riconversione produttiva e le misure di bonifica e di controllo. Insomma assumele istanze di tutti i Movimenti, Associazioni e Comitati, che da anni si battono per eliminare questi cancerogeni bioaccumulabili e persistenti, praticamente indistruttibili, dalle acque, dall’aria, dagli alimenti, insomma dal sangue dei lavoratori e dei cittadini altrimenti ammalati e uccisi.
Nelle cronache di questi giorni si legge che il sindaco di Alessandria ha dovuto emettere una ordinanza per fare accedere nella gigantesca Tenuta agricola e zootecnica Pederbona (impresa S.G.A) i tecnici a cui era stato vietato il campionamento dei terreni e la realizzazione di un piezometro (pozzo per analisi di falda) sebbene in ottemperanza ad un piano di caratterizzazione predisposto dalle società di consulenza ambientale per conto della stessa Solvay di Spinetta Marengo. Il tentativo di ostacolare le indagini ambientali è comune a molti agricoltori della zona -si pensa- messi lautamente a tacere dalla multinazionale al di fuori dei procedimenti penali nei quali appunto non si presentano quali parti civili per i risarcimenti di legge. E’ quanto avvenne nel processo del 2009 clamorosamente da parte di Pederbona e Paglieri, e descritto in “Ambiente Delitto Perfetto” di Barbara Tartaglione e Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia. (clicca qui).
A pagina 123 del libro, nella sua monumentale testimonianza al processo (J’accuse), Balza evidenzia che tra i pozzi chiusi d’urgenza dal sindaco per inquinamento ci sono quelli di Paglieri e Pederbona. A pagina 137 e a pagina 183 si stigmatizza “Che la Paglieri producesse borotalchi e profumi con l’acqua al cromo esavalente e altri 21 veleni tossici e cancerogeni. Che la Pederbona conferisse latte al cromo e altri 21 inquinanti alla Centrale del latte di Alessandria e Asti”.
Per evidenti ragioni di marchio e bottega, entrambe le aziende si defilarono dall’opinione pubblica e dal processo. Non stupisce più di tanto che ancora oggi la Pederbona tenti di eclissarsi sull’avvelenamento dei pozzi (che addirittura ancora oggi utilizzi per abbeverare il bestiame e irrigare i foraggi?).
L’Arpa ha appena pubblicato i valori della campagna di monitoraggio 2021
La direttrice Marta Scrivanti descrive: “Nelle acque di falda interne alla Solvay ci sono ancora dei punti in cui si registrano per i parametri Cloroformio e Tetracloruro di carbonio concentrazioni superiori agli obiettivi di bonifica specifici. In altri piezometri interni è stata confermata la presenza di composti organo clorurati nonché di inquinanti inorganici, tra cui il cromo esavalente, in concentrazioni superiori alla soglia di contaminazione. All’esterno del polo chimico abbiamo la presenza di inquinanti in concentrazioni superiori ai limiti. Ad esempio cC6O4 e ADV”. L’Arpa d’altronde ha fatto prelievi presso allevamenti nell’area circostante Solvay ritrovando campioni di pfas C6O4 e ADV nel latte e nelle uova. E’ ufficiale: l’acqua del pozzo dell’acquedotto di Montecastello, distante decine di chilometri, non verrà mai più utilizzata.
La Provincia di Alessandria, che per il C6O4 ha addirittura concesso l’estensione dell’ autorizzazione AIA, per bocca di Enrico Bussalino, subentrato nella presidenza all’altro leghista Gianfranco Baldi, ha respinto le censure della Commissione Ecomafie. A Bussalino, da sindaco di un lontano paesino dell’Appennino che nulla conosce di Solvay e di Spinetta, interessa solo che “l’azienda abbia tutela del segreto industriale” piuttosto che i cittadini abbiano il diritto di conoscere l’impatto ambientale.
A completare l’operazione, come avevamo anticipato, il gruppo chimico Solvay ha in progetto di separare le attività in due società indipendenti quotate in Borsa: SpecialtyCo nelle specialità, EssentialCo nella chimica di base; nomi che sono per ora solo indicativi e che saranno cambiati una volta completata la scissione, prevista nella seconda metà del 2023, una volta approvata dagli azionisti e ricevute le necessarie autorizzazioni.
Secondo l’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente) il litorale di Rosignano eÌ tra i 15 tratti costieri piuÌ inquinati del Mediterraneo a causa degli “sversamenti di gesso e calcare, metalli pesanti bioaccumulabili quali mercurio, arsenico, cadmio, cromo e piombo”. Si calcola che negli ultimi 80 anni l’azienda ne abbia sversati in mare circa 13 milioni di tonnellate. Qualche mese fa anticipando di cinque anni la sua scadenza naturale prevista per il 2027, il Ministero della Transizione Ecologica ha rinnovato l’autorizzazione integrata ambientale (AIA) alla multinazionale, permettendole di continuare cosi a realizzare prodotti chimici nello stabilimento e a sversare i residui della produzione in mare per altri 12 anni, con un limite di 250.000 tonnellate l’anno. Insieme a WWF e ai cittadini, il fondo Bluebell Capital Partners (gruppo finanziario londinese guidato dagli italiani Giuseppe Bivona e Marco Taricco) ha presentato ricorso al Tar della Toscana per l’annullamento del decreto.
Clamorosa l’AIA di Cingolani in conflitto di interesse per aver firmato un decreto che avvantaggia la Solvay con cui, da dirigente di Leonardo, aveva concluso una joint-venture.
Da oltre un secolo Solvay ha sposato Rosignano concedendogli il cognome e, come dote, un patrimonio di inquinamento impunito. L’unica voce ambientalista per anni dissidente si è infine inciuciata spegnendo i riflettori, che ora sono accesi grazie ai tre esposti alla Procura di Livorno del Movimento Cinquestelle (Francesco Berti e Silvia Noferi), del fondo di investimento internazionale Bluebell(Giuseppe Bivona) e del WWF. In più, si è inserita -come anche a Spinetta Marengo- la Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (presidente Stefano Vignaroli). Esemplare, per l’analisi dettagliata, è l’interrogazione M5S al Consiglio regionale Toscana, che chiede anche l’intervento urgente del Ministero per la riconversione ecologica.
Solvay scarica direttamente a mare 250.000 tonnellate all’anno di solidi sospesi contenenti metalli pesanti come nichel, mercurio, cromo, cadmio, arsenico, e provocauna contaminazione dei terreni, nonché delle acque sotterranee (falda superficiale e falda profonda) da arsenico, mercurio, composti organoclorurati e Pcb”, ovvero i policlorobifenili, composti organici considerati inquinanti persistenti.
Acquiescenti i sindacati, i primi i bersagli degli inquinamenti sono i lavoratori esposti ai vapori indoor/outdoor, con i pozzi ad uso irriguo delle abitazioni ubicate nelle immediate vicinanze del sito, le acque superficiali del fiume Fine, le acque superficiali del Mar Ligure (spiagge bianche di Vada) ovvero l’arenile “caraibico” dove scarica il Fosso bianco.
Piuttosto che affrontare i costi della bonifica di questo disastro ecosanitario, Solvay ha annunciato per Rosignano l’organizzazione dell’attività in una struttura legale separata controllata dalla capogruppo. Lo stesso tentativo di sbarazzarsi del problema ambientale con uno scorporo, una bad company, procurarsi uno scudo legale, è ora studiato anche per Spinetta Marengo.
La Procura di Brescia, nell’ambito di un’inchiesta per disastro ambientale ha disposto il sequestro dell’azienda. il cromo esavalente percola, il mercurio galleggia sul suolo, nonostante la presenza della barriera idraulica. Non è solo un’eredità del passato, ma un inquinamento perpetrato nel tempo. Urgente intervenire per mettere in sicurezza la falda, prima di affrontare la bonifica. Clicca qui.
Avevamo avanzato formale richiesta (via PEC) della Relazione 2020 dell’Arpa riferita alla Solvay di Spinetta Marengo (clicca qui). Gli episodi di inquinamento nell’anno trascorso non hanno fatto che accrescere le forti preoccupazioni sui sistemi di controllo che avevamo espresso a Magistratura ed Enti locali, nonchè all’opinione pubblica. Ancora nulla ci è stato consegnato. Per quanto riguarda le attività di (presunta) bonifica, ovvero messa in sicurezza, non conosciamo più di quanto risultava a metà 2020, ad esempio: “In Area 1, le acque di falda, non oggetto di bonifica in nessuna delle aree sorgenti di Cromo VI, sono ancora contaminate per via di sorgenti di contaminazione non ancora bonificate. Area 2b, non avviata bonifica vista la presenza contestuale di contaminazione da Cromo VI, Piombo ed Arsenico negli stessi terreni. Area 3, l’inquinamento è ancora da caratterizzare. Per quanto concerne le acque di falda interne ed esterne allo stabilimento, compromesse per la presenza di numerosi inquinanti come evidenziato in più studi e procedure, dal 2010 è stata messa in funzione una barriera idraulica che non può garantire in tutte le condizioni meteoclimatiche, sulla base delle analisi già compiute da Arpa e da Solvay, il contenimento delle acque inquinanti.
La Procura di Lecce ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini a 15 persone e all’azienda Tap, relativamente a reati ambientali che sarebbero stati commessi nella parte del cantiere in località “Le Paesane” di Melendugno e sul presunto inquinamento della falda e del sottosuolo nel del cantiere del microtunnel in località San Basilio di San Foca, marina di Melendugno , per la possibile perdita di sostanze pericolose , tra cui il cromo esavalente con l’ipotesi che l’area potesse essere stata contaminata con il cemento utilizzato da Tap durante i lavori, per via di una inidonea impermeabilizzazione del cantiere.
Neanche un giorno dei 17 anni di reclusione chiesti per gli amministratori : per la Corte d’Assise l’avvelenamento doloso delle falde non sussiste. Nessuna consapevolezza dell’inquinamento storico neppure per i tre imputati minori: ridotte le pene a 1 anno e 8 mesi con doppi benefici di condizionale e non menzione, in pratica totale assoluzione per tutti. Non esistono malattie e morti per tumore. Si tratta, ha accusato la Sezione provinciale di Alessandria di Medicina democratica Movimento di lotta per la salute, dell’ennesima scandalosa sentenza che esclude il dolo, dell’ennesimo capitolo da aggiungere al nostro voluminoso libro “Ambiente Delitto Perfetto”, sottotitolo “Non esiste Giustizia in campo ambientale”. I processi in sede penale non portano nulla alle Vittime e all’ambiente… (continua)
Sopra l’area -privata- dovrebbe sorgere il più grande progetto di sviluppo di Milano nonché il nuovo ospedale Galeazzi: 2,5miliardi di euro. Sotto l’area la falda è inquinata a monte dall’azienda chimica Brenntag (ex Weiss) di Brennate: cromo esavalente, tetracloroetilene, cloruro di vinile, nonché dalla Oemm. Senza bonifica a monte, gli impianti pubblici Mise (Messa in sicurezza di emergenza) ovviamente non hanno risolto il pericolo. Anzi, diventerebbero inattivi se iniziasse la bonifica. Inoltre, a fianco dell’area, due aziende chimiche (Ecoltecnica e Dipharma) sono “a rischio di incidente rilevante” con tanto di piani di emergenza esterni. La Procura della Repubblica chiamata a indagare.
Chiesti da Marina Nuccio, Procuratore Generale della Repubblica, nel processo in Corte d’Assise d’Appello a Torino, per gli imputati di avvelenamento doloso della falda di Alessandria. Nella sua memoria depositata alla Corte presieduta da Fabrizio Pasi, Lino Balza ha evidenziato due testimonianze emblematiche del dolo diretto, cioè della piena conoscenza –diretta- degli Amministratori. Essi sapevano che sotto lo stabilimento c’è la gigantesca falda acquifera di Alessandria, sapevano che la falda serve per l’alimentazione, sapevano per conoscenza diretta che la stavano (la stanno) avvelenando con un cocktail di 21 tossici cancerogeni, nascondevano e falsificavano.
Clicca qui le due testimonianze. Clicca qui l’intera memoria. Clicca quiMatteo Spicuglia su TG3. Clicca quiSilvana Mossano “A Spinetta fu avvelenamento doloso. 112 anni di carcere”. Clicca quiAgorà Magazine “Inquinamento 17 anni per gli amministratori Solvay, da 11 a 16 anni per i dirigenti”.
Sono i “gessi” residui della lavorazione del biossido di titanio di Scarlino: metalli pesanti, cromo, manganese, vanadio, ferro, solfati. Clicca quiVirginia della Sala “I gessi e la cava della discordia”
Altra furbata è aumentare le dosi di soglia per il rischio. Il rischio si chiama tumore. E’ il risultato di aver lasciato in mano ai privati (ACOS) la gestione dell’acqua, che è bene comune e pubblico. Clicca qui la denuncia del Comitato Vivere a Predosa.
Mauro Bressan (PD): eliminarlo costa troppo, chiediamo una proroga di tre anni alla normativa statale. Gioisce la Solvay: il milione di metri cubi sotterrato può continuare tranquillamente a colare in falda. Clicca quiPiero Bottino “Meno cromo nell’acqua? Roma chiede un miracolo: l’ad mette le mani avanti.”
Per l’inquinamento di mercurio arsenico cadmio cromo i licheni non crescevano ma le autorità facevano finta di niente e rifiutavano le indagini epidemiologiche: già 440 morti invece secondo le perizie della Procura al processo, ma altri decessi sopravvengono.
I due siti distano 8 chilometri l’uno dall’altro in linea di falda. Clicca quiLa Stampa “Cromo e veleni nella falda sotto FN di Bosco. Scoperti durante lo smantellamento. Caccia a chi ha inquinato”
Il noto giallista scrive fra l’altro: “Medicina Democratica si è occupata a lungo e bene della relazione tra l’incidenza tumorale a Spinetta Marengo e la tristemente famosa “emergenza cromo” nella zona della Fraschetta. A tutti consiglio l’acquisto e la lettura del libro Ambiente delitto perfetto di Barbara Tartaglione e Lino Balza, un testo sconvolgente per il quale varrebbe la pena di citare Finardi, “mollare le menate e mettersi a lottare”. Me ne occuperò in dettaglio a breve perché il Superstite oggi intende ricordare che anche un genere letterario di intrattenimento come l’horror – io preferirei dire “gotico contemporaneo”, ma so bene che è troppo lungo e accademico…- possa divenire nelle mani giuste un genere politico di denuncia ecologica” Clicca qui l’intervento di Arona. Il libro può essere chiesto a linobalzamedicinadem@gmail.com
E’ la soluzione del sindaco di Predosa per l’inquinamento proveniente dai fusti tossici di Capriata d’Orba. La Regione non ha fondi per le bonifiche. I Comitati esterrefatti. Clicca quiDaniela Terragni “L’impegno per battere il cromo: niente soldi per le bonifiche”.
Noi abbiamo contestato, come solenne truffa mediatica di Solvay, sperimentazioni universitarie spacciate per progetto di bonifica e abbiamo sfidato multinazionale e università alessandrina (lettera aperta al prof. Domenico Osella, clicca qui) ad un confronto scientifico e pubblico, a cui si sottraggono. I termini della nostra opposizione sono ampiamente contenuti nel libro “Ambiente Delitto Perfetto, che riassumiamo. La nostra obiezione principale: i veleni tossici e cancerogeni che dai terreni colano in falda profonda sono 21, e non il solo cromo esavalente. Per 20 la sperimentazione si affiderebbe a radici di felci… che succhierebbero i veleni. Ridicolo, non vale la pena di commentare. Per il cromo esavalente l’unica soluzione sarebbero, secondo Solvay, “agopunturine” di ditionito di sodio nelle natiche di un milione di metri cubi di veleni, escludendo peraltro la base degli impianti. In otto punti abbiamo dimostrato dal punto di vista scientifico che il metodo “annaffiatoio” è assolutamente inappropriato e inefficace, giammai da premio Nobel per la chimica. Inoltre la “sciacquatura” è clamorosamente limitata all’interno di parte dello stabilimento, esclude la Fraschetta. Progetto fasullo, ma serve per prendere tempo, alle calende greche. Fasullo, ma certamente costa 100 volte in meno della nostra complessa proposta che rispetta le prospettazioni a monte e a valle della fabbrica rivendicate dal Ministero dell’Ambiente al processo: costituire una Commissione scientifica internazionale che studi l’asportazione definitiva dei veleni dal territorio. I terreni avvelenati vanno trattati in impianti dentro la fabbrica, dunque in piena sicurezza esterna. E con incremento occupazionale per un complesso chimico che resta pur sempre “una gallina dalle uova d’oro”.
Clicca quiIl Piccolo “La Solvay si misuri con Medicina democratica”
I sospetti subito sulla Solvay. Ma servono indagini per verificare altre origini. Presidio di protesta di Comitati e Sindaci.
Clicca quiDaniela Terragni “Cromo nell’acquedotto. Comitati mobilitati”. Clicca qui il comunicato stampa unitario di Comitati di Base della Valle Bormida, Comitato Sezzadio per l’Ambiente, Comitato vivere a Predosa, Zenzel di Visone.
Oggi si può fare. Fino al 2008 invece l’acqua era avvelenata e il gelato avrebbe avuto gusto una settimana al cromo, un’altra al cloroformio, un’altra al tetracloruro e altri 20 gusti. Clicca quiIl Piccolo “Il gusto del gelato? Lo scegliete voi”
L’avvocato Santa Maria, colpito da orchiepididimite acuta bilaterale destra, soccorso da Trefiletti e Colombo.
Dice Ausimont: l’inquinamento attuale non è colpa dell’eredità del passato bensì delle attività di Solvay, infatti è stato proprio dopo il 2002 che c’è stato un generalizzato notevole peggioramento ambientale, con picchi di concentrazione in crescendo, l’alto piezometrico e le fisiologiche perdite fognarie in falda si sono fatte più gravi perché Solvay ha scaricato veleni sopra i veleni ormai azzerati o silenti da vent’anni, è Solvay che ha fatto uscire i veleni fuori dallo stabilimento, la cosiddetta barriera idraulica non ha migliorato la situazione. Clicca qui per continuare a leggere
Solvay dice che l’acqua della Fraschetta è ed è sempre stata potabile. Ebbene, chiunque di noi può andare su Internet e verificare: cromo esavalente, solventi clorurati, cloroformio, tetrafluoroetilene, arsenico, nichel, selenio, clorofluoruri, solfati, ddt, bromoclorometano, bromoformio, dicloroetano, dicloetilene, tetracloroetano, tetracloroetilene, tetracloruro di carbonio, tricloroetano, tricloroetilene, acido perfluoroottanoico. Chiunque verifica: è scientificamente assodato che sono tutte sostanze altamente tossiche, cioè danneggiano gravemente l’organismo con patologie acute e croniche, e che sono definite cancerogene a vari livelli, dal possibilmente al probabilmente al sicuramente carcinogene. Attenzione: le tabelle considerano queste sostanze una per una. A Spinetta Marengo siamo addirittura in presenza di un cocktail di almeno 21 veleni! Nel cocktail reagiscono,interagiscono tra di loro, gli effetti tossici e cancerogeni si combinano, non solo si sommano ma si moltiplicano. Un mix devastante per la salute. Su Internet, ad esempio,digitando Erin Brockovich e Zhang, chiunque verifica che non è vero ciò che sostiene Solvay, che il cromo esavalente è cancerogeno solo se inalato e per contatto e non se ingerito… clicca qui per continuare a leggere.
Clicca quiLa Stampa “Solvay: cromo non cancerogeno” Clicca quiIl Piccolo “Ghio: la Solvay ha omesso documenti importanti” Clicca quiCorriereal
Fanno flop i loro consulenti al processo: ma intanto agli avvocati Solvay non interessano argomenti scientifici, di cui sono consapevoli mancano le basi difensive, preme bensì l’obbiettivo psicologico. Che è quello di ripetere ossessivamente poche affermazioni affinchè penetrino come una pubblicità nelle teste dei giurati. Lo slogan è: la colpa anzi il dolo del disastro ecologico di Spinetta Marengo è tutto dell’Ausimont e dei complici Enti locali. Così i loro consulenti “si dimenticano” che dal 2002 è direttamente il nuovo proprietario Solvay a inquinare il territorio e in maniera fraudolenta: non solo ha nascosto agli Enti i dati compromettenti in suo possesso, ma anche li ha manomessi e falsificati, per non assumersi gli oneri di bonifica, intralciando e ritardando dunque la stessa messa in sicurezza.
Clicca qui lettera a La Stampa “L’Osservatorio Spieghiamo cos’è” Clicca quiIl Piccolo “Controlli e analisi cromo: Arpa precisa incarichi e ruoli” Clicca quiLa Stampa Il Piccolo Alessandrianews Radiogold Clicca qui Pennatagliente Clicca quiAlessandrianews “Il cromo nell’acqua potabile? Secondo Solvay è di origine naturale” Clicca quiAllegroandante Clicca qui Scheda storica Osservatorio ambientale della Fraschetta Clicca qui Scheda storica Osservatorio: contenuti e realizzazione
Gli avvocati della difesa ci accusano, noi vittime di decessi e malattie, di fare sul blog commenti sgradevolmente non diplomatici alla loro orchestra di violini e tromboni. Cosa rispondiamo ?
Rispondiamo che nel loro piccolo anche le formiche si incazzano.
Ad Alessandria è in corso un importantissimo processo contro la multinazionale belga per avvelenamento doloso della falda e dolosa omessa bonifica. Sono sempre altissimi, conferma Arpa, i livelli del disastro ecologico (clicca qui.) La bonifica definitiva secondo gli esperti è praticamente impossibile, almeno per decine di anni. Dunque gli alessandrini, in massa, dovrebbero cominciare ad organizzarsi in causa collettiva come fecero (milioni di dollari) per il cromo6 a Hinkley in California, o come stanno facendo per il PFNA acido perfluoro a Paulsboro (clicca qui). A Paulsboro (New Jersey) i cittadini hanno avviato una class action contro Solvay a causa della contaminazione dell’acqua pubblica con sostanze, secondo l’EPA (Enviromental Protection Agency), sicuramente tossiche. L’iniziativa della class action per Alessandria è in discussione tra alcune forze politiche.
Il tre consulenti di Medicina democratica, Fulvio Baraldi geologo, Luigi Mara biologo, Bruno Thieme ingegnere, hanno ampiamente dimostrato la fondatezza dei capi di accusa formulati dal Pubblico Ministero con le richieste di condanna degli imputati. E, siccome nella dimostrazione hanno utilizzato documenti aziendali, hanno altresì dimostrato che Solvay sapeva. Clicca qui per continuare a leggere. Clicca qui il testo delle conclusioni dei tre consulenti Clicca quiPennatagliente “Udienza del 22 gennaio” Clicca quiLa Stampa “Al polo chimico colpevoli ritardi” Clicca quiIl Piccolo “Inquinamento importante, difficilmente recuperabile” Clicca quiLa Stampa “Battaglia tra consulenti su potabilità dell’acqua scaturita dal pozzo8” Clicca quiAlessandrianews “Processo polo chimico: danni ambientali per 50 milioni di euro”
A scopo pubblicitario, alla prossima udienza una consulente sorseggerà in tribunale un bottiglione di acqua CROMO DOC della fonte Solvay. Lo stabilimento chimico sarà trasformato in idrotermale? Prestazioni idropiniche, inalatorie, fangobalneoterapia. Le piscine dietro le colline di Arkema sono immediatamente convertibili. Sulle colline di rifiuti si potrà sciare grazie alla neve a cielo sereno. A novembre fu già sperimentato il Luna Park. Clicca qui per continuare a leggere. Clicca quiPennatagliente “L’udienza del 22 gennaio”
Una bonifica della falda sta diventando praticamente impossibile per dolo di Solvay. Non si può imputare colpa agli Enti ciò che è compito dell’azienda: le barriere idrauliche non hanno risolto niente. Falda inquinata addirittura a monte, entra in Bormida. Clicca qui per continuare a leggere. Clicca quiPennatagliente “Udienza del 22 gennaio” Clicca quiLa Stampa “Al polo chimico colpevoli ritardi” Clicca quiIl Piccolo “Inquinamento importante, difficilmente recuperabile” Clicca quiLa Stampa “Battaglia tra consulenti su potabilità dell’acqua scaturita dal pozzo8” Clicca quiAlessandrianews “Processo polo chimico: danni ambientali per 50 milioni di euro”
Cliccando e leggendo questo articolo, potrete aiutare Il Piccolo e la sindaco Rossa a far luce sul mistero: ci sono in falda a Spinetta Marengo 21 veleni fra cui cromo esavalente? perché ci sono? e soprattutto chi li ha sotterrati? A tutti coloro che forniranno la soluzione al mistero (direttore@ilpiccolo.net) offriremo in omaggio una bottiglia DOC.
L’elefante Solvay ha partorito il topolino, ma giornali hanno abboccato e dedicato titoloni al presunto “piano”. Invece il colosso belga assolutamente non ha convinto Medicina democratica con il suo progetto tutto teorico di presunta bonifica del cromo esavalente innaffiando qua e là sui terreni ditionito di sodio a sua volta peraltro tossico. Tanto meno soddisfa la fantomatica bonifica del cocktail di altri 20 veleni tossici e cancerogeni che da un’area vastissima colano in falda. Per questi inquinanti Solvay osa definire “bonifica” una già fallimentare cosiddetta “barriera idraulica”. In realtà succhiare tramite pozzi e lavare una immensa falda sotterranea sarebbe una pretesa folle ed è una truffa chiamarla bonifica. Fa ridere poi la presunta bonifica dei metalli pesanti tramite felci che li assorbirebbero dalle radici per trasferirli nel fogliame, poi sfalciato ed inviato a smaltimento. Dunque tutti gli interventi di Solvay si alternano all’insegna della precarietà, definita bonifica. Così è anche per le discariche tossico cancerogene che vengono definite bonificate perché riammucchiate e ricoperte con teloni. Noi dimostriamo che la vera bonifica si può fare solo eliminando i veleni dai terreni che percolano in falda: così si salva la salute, l’ambiente e l’occupazione. Clicca qui per continuare a leggere.
Clicca quiPennatagliente “il secondo piano di bonifica in pompa magna Solvay smontato pezzo per pezzo”
Clicca quiLa Stampa “Bonifica definitiva? No solo temporanea”
Clicca quiLa Stampa “Diversità tra bonifica e messa in sicurezza”
Clicca qui Corriereal “Polo chimico: si fa presto adire bonifica”
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L’elefante Solvay ha partorito il topolino, ma giornali hanno abboccato e dedicato titoloni al presunto “piano”. Invece il colosso belga assolutamente non ha convinto Medicina democratica con il suo progetto tutto teorico di presunta bonifica del cromo esavalenteinnaffiando qua e là sui terreni ditionito di sodio a sua volta peraltro tossico. Tanto meno soddisfa la fantomatica bonifica del cocktail di altri 20 veleni tossici e cancerogeni che da un’area vastissima colano in falda: solventi clorurati, cloroformio, tetrafluoretilene, arsenico, nichel, clorofluorocarburi, solfati, ddt, cobalto, mercurio, selenio, vanadio, piombo, cadmio, solventi aromatici eccetera. Per questi inquinanti Solvay osa definire “bonifica” una già fallimentare cosiddetta “barriera idraulica”. In realtà succhiare tramite pozzi e lavare una immensa falda sotterranea sarebbe una pretesa folle ed è una truffa chiamarla bonifica. Fa ridere poi la presunta bonifica dei metalli pesanti tramite felci che li assorbirebbero dalle radici per trasferirli nel fogliame, poi sfalciato ed inviato a smaltimento. Dunque tutti gli interventi di Solvay si alternano all’insegna della precarietà, definita bonifica. Così è anche per le discariche tossico cancerogene che vengono definite bonificate perché riammucchiate e ricoperte con teloni. Ridicolo. Dubitiamo che un professore ordinario di chimica all’università di Alessandria, Domenico Osella, si esponga a definire tutto ciò come “bonifica” piuttosto che provvisoria “messa in sicurezza”. Infine va rimarcato che Solvay per questi parziali e discutibili tentativi di messa in sicurezza chiede autorizzazione delle autorità, come fosse una certificazione di bonifica. A questa assurda pretesa la risposta degli Enti non può che essere sempre la stessa: Solvay non ha bisogno di autorizzazioni preventive, faccia ciò che ritiene di suo dovere, gli Enti valuteranno a posteriori i risultati. Ma già ora essi possono leggere, clicca qui, che abbiamo già scientificamente smontato pezzo per pezzo il presunto “piano di bonifica”. Noi dimostriamo che la vera bonifica si può fare solo eliminando i veleni dai terreni che percolano in falda: così si salva la salute, l’ambiente e l’occupazione.
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Modesto esempio di giornalismo militante -militante per la salute e l’ambiente- questi articoli, pubblicati su la rivista “Medicina democratica”, sui giornali locali e nazionali, carta stampata e on line, nonché su innumerevoli blog, sono stati raccolti nel dossier in ordine cronologico: dall’esposto-denuncia di Medicina democratica fino al dicembre 2013. Le cronache delle udienze del clamoroso processo Solvay in Corte di Assise, “politicamente scorrette”, impietose per i carnefici e partigiane per le vittime, offrono, al di là delle responsabilità penali e delle miserie e nobiltà umane rappresentate, il filo conduttore della lunga storia dell’insediamento industriale di Spinetta Marengo (Montedison, Solvay, Edison, Arkema) che ha assicurato lavoro e morte ad Alessandria, che diede lustro ad una classe operaia leader nel sindacato non solo locale, che ha sempre intrecciato privilegiati rapporti con amministratori e partiti, che è superstite testimone di una distrutta chimica italiana e che rischia il futuro produttivo e occupazionale se non risolve l’inquinamento della bomba ecologica.
Clicca quiLa Stampa “Cromo6 nelle acque limiti da rivedere”
Clicca quiOggi Cronaca “Il cromo esavalente è cancerogeno. Siamo preoccupati per Solvay” Clicca quiLiquida “Solvay non neghi che il cromo esavalente assorbito per via orale è cancerogeno” Clicca quiPennatagliente “Solvay non neghi che il cromo esavalente assorbito per via orale è cancerogeno” Clicca quiIl Piccolo “Cromo6: ammesso livello abnorme” Clicca quiLibero 24X7 “Solvay non neghi che il cromo assorbito oralmente è cancerogeno” Clicca quiIcittadiniprimaditutto “Solvay non neghi che il cromo assorbito per via orale è cancerogeno” Clicca quiCorriereal “Il cromo esavalente assorbito per via orale è cancerogeno”
Che il cromo esavalente sia cancerogeno quando bevuto, oltre che quando respirato e per contatto, le aziende chimiche lo sanno (da sempre e) ufficialmente almeno dal 1987. Quando ricercatori cinesi (Zhang e Li) ri-pubblicarono i risultati di un’indagine epidemiologica del periodo 1965-1986 su un’area geografica della provincia di Liaoning inquinata nelle acque di falda dal cromo6, con un’impressionante incidenza di tumori. Questi studi erano talmente conosciuti nell’ambiente industriale che la PG&E Pacific Gas and Electric Company nel 1996 preferì, piuttosto che incorrere in procedimenti penali, pagare un risarcimento astronomico di 333 milioni di dollari alle (634) vittime di cancro a Hinkley in California (la vicenda divenne famosa per il film del 2000 vincitore di Oscar interpretato da Julia Roberts). Tutto il mondo è paese, come ben sappiamo a Spinetta Marengo o ad Alessandria. Le risultanze epidemiologiche dei lontani anni ‘80 sono state analiticamente specificate dagli studi sperimentali dell’EPA Enviromental Protection Agency californiana: neoplasie dell’epitelio di rivestimento della mucosa orale e della lingua, adenomi e carcinomi del piccolo intestino, anemia e infiltrazioni istiolitiche di fegato e linfonodi. Sia in Italia che all’estero si susseguono indagini ecologiche che confermano l’evidenza, ed estendono la cancerogenicità anche a rene, vescica e osso. Insomma, nessuno (a parte Solvay al processo in corso in Corte d’Assise di Alessandria) osa negare la cancerogenicità negli animali e nell’uomo del cromo esavalente assorbito per via orale.
Come Medicina democratica vogliamo però rimarcare che il limite di concentrazione di cromo6 nelle acque potabili dovrebbe essere zero, mentre è abnorme il livello massimo ammesso dalle leggi : 0,05 mg/l deriva infatti da uno standard OMS addirittura del 1958, che ignora dunque la drammatica storia scientifica sopraggiunta. Sosteniamo il “rischio zero” per il cromo6 , perché il cromo6 è troppo pericoloso nell’organismo umano in quanto può facilmente attraversare le membrane cellulari (mutazioni del DNA), quando addirittura lo stesso cromo3 non è innocuo all’interno delle cellule come lo è fuori.
Gravissimo il reato della Solvay verso la collettività alessandrina. La multinazionale ha anche usato direttamente l’acqua per uso alimentare di lavoratori e cittadini. Annuncia una seconda bonifica, che non convince. Clicca qui. Clicca quiLa Stampa Clicca quiIl Piccolo
Agli ammutoliti avvocati difensori il professor Giancarlo Ugazio ha spiegato scientificamente quanto Medicina democratica va sostenendo da sempre: Ausimont prima e Solvay dopo hanno consapevolmente propinato un cocktail micidiale di veleni nell’acqua bevuta dai lavoratori e dai cittadini. Un cocktail di 21 sostanze, quando la cancerogenicità di ciascuna di esse si combina in falda con la cancerogenicità delle altre, moltiplicando in termini esponenziali i danni a tutti gli organi del corpo. Clicca qui. Clicca quiIl Piccolo “Inquinate tutte le falde sotto il polo chimico” Clicca quiLa Stampa “Un cocktail micidiale” Clicca quiPennatagliente “Resoconto dell’udienza del 9 dicembre 2013” Clicca quiAlessandrianews Clicca quiAccademia del Monferrato “Non solo cromo esavalente ma un cocktail letale composta da 21 sostanze tossiche a Spinetta”
La testimonianza che ha commosso tutti al processo. Clicca qui.
Clicca quiLa Stampa “Avevo paura, scappai da Spinetta” Clicca qui Pennatagliente “Resoconto dell’udienza del 4 dicembre 2013” Clicca quiAlessandrianews “In fuga da Spinetta per paura dell’inquinamento” Clicca quiPennatagliente “In merito all’udienza del 4 dicembre 2013” Clicca quiAlessandrianews “Salute a rischio a Spinetta, non solo per il cromo” Clicca quiNovionline “In fuga da Spinetta per paura dell’inquinamento”
La testimonianza degli scienziati. I pozzi interni allo stabilimento misuravano cromo esavalente a migliaia di unità (il limite di legge è 5), per non parlare delle sostanze fluoroclorurate. I pozzi esterni, quelli AMAG dell’acquedotto municipale, misurano valori oltre limite di cloroformio e tetrafluoroetilene ecc. cancerogeni. Il cromo è cancerogeno perfino facendo la doccia. Recenti studi dalla Cina classificano il cromo cancerogeno se ingerito, oltre che se respirato o toccato. Il rischio di contrarre il cancro a Spinetta è da 10 a 1000 volte superiore ai parametri di riferimento americani. Intanto in USA centinaia di vittime del cromo esavalente ottengono risarcimenti astronomici. Clicca qui. Clicca quiCorriereal “Non solo cromo un cocktail letale”
Il direttore Stefano Bigini, senza obbligo di giuramento e soprattutto senza pudore, sgusciando come una anguilla dal pressing del PM, può canzonare la Corte d’Assise: “se si rispetta la legge, nessuna acqua è potabile in Italia”; “a Castelletto d’Orba imbottigliano acqua al cromo”; “la nostra acqua al cromo serviva solo per fare la doccia agli operai”; “cromo e altri 20 veleni che stanno colando nelle falde acquifere, risalgono agli anni ‘40”; “basta un telone di copertura e l’erbetta per mettere in sicurezza la discarica tossico e cancerogena”; “le perdite di acqua sono state ridotte del 90%”; “con 40 pozzi di barriera idraulica la falda sotterranea è in sicurezza”; “abbiamo speso 20 milioni per l’ambiente” speso? “vabbè, stanziato, da spendere”. Sullo sfondo gli altri protagonisti: Fabio Novelli, Dario Bolognesi, Marco Colatarci, Luca Santamaria, Guido Rondoletto, Giorgio Canti, Bruno Parodi, Francesco Boncoraglio, Luigi Guarracino, Chiara Cataruzza, Giorgio Carimati, Marco Martinelli, Paolo Bessone, Patrizia Macone, Lorenzo Repetto, Valeria Giunta, CGIL, CISL, UIL. continua Clicca qui
Clicca quiAlessandrianews “Solvay: inquinamento? non lo sapevamo” Clicca quiPennatagliente “cronaca dell’udienza” Clicca quiLa Stampa “Fino al 2008 ignari del cromo” Clicca quiPennatagliente Clicca quiI cittadini prima di tutto Clicca quiIl Piccolo “L’emergenza vissuta dal direttore di stabilimento Solvay”
Il pozzo Bolla inquinato da Solvay con cromo esavalente e altri 20 veleni. Perché si è aspettato tanto a fermarlo? All’acquedotto ora restano 4 pozzi potabili nella Fraschetta, costantemente monitorati perché ad alto rischio. Clicca qui La Stampa Clicca qui Il Piccolo
Al nostro consolidato dissenso contro il progetto di centro commerciale nell’area ex zuccherificio di Spinetta Marengo (12 mila metri quadri), si è aggiunto quello dei grillini alessandrini. Si riferiscono ai problemi di traffico e inquinamento PM10, alla presenza di cromo esavalente sottostante e alla concorrenza ai piccoli commercianti. Ignorano la questione più importante: il supermercato sarebbe frequentato ogni giorno da migliaia di clienti a poche centinaia di metri in linea d’aria dallo stabilimento classificato ad alto rischio chimico della Solvay, dunque esposti all’inquinamento atmosferico e alla possibilità concreta di catastrofe in caso di incidente industriale, con tanto di evacuazione di massa. A sopportare il rischio basta e avanza il sobborgo di Spinetta, che non si può spostare. Due considerazioni a parte merita poi il progetto della Provincia per il “nuovo” ponte sul Bormida. La prima riguarda l’impegno che la Coop si è rimangiato di costruirlo a proprie spese. La seconda riguarda la soluzione precaria (anche sul piano della statica) di aggiungere una corsia tramite una arcata appoggiata al vecchio ponte esistente. L’alternativa è invece quella di un secondo ponte a monte o soprattutto a valle dell’attuale, che garantisca il collegamento con metà provincia e snellisca con una nuova strada il traffico: già oggi (senza grande distribuzione) a 45 mila auto giornaliere. Si obbietta che mancano i soldi per un secondo ponte: li metta la Coop.
In sei anni di lavoro in un’azienda meccanica della Vallesina, fra il 1999 al 2005, un operaio di 36 anni di Jesi ha respirato varie sostanze nocive tra cui il cromo. All’uomo, ora affetto da disgerminoma, una forma rara di tumore ai testicoli, il giudice Andrea De Sabbata della Sezione lavoro del Tribunale di Ancona ha riconosciuto la malattia professionale, una patologia che ad oggi non figura nelle tabelle dell’Inail. La sentenza crea cosi’ un precedente giurisprudenziale. L’operaio, assistito dall’avv. Alessandra Moneta, aveva assorbito nel tempo le sostanze nocive sprigionate nell’aria in particelle, senza che l’azienda fornisse adeguate protezioni ai propri addetti. Nella stessa fabbrica si sono registrati ben tre casi di una patologia altrimenti rara: uno dei colleghi dell’operaio, colpito anche da neoplasia polmonare, successivamente e’ deceduto. Il lavoratore che ha fatto causa, reso invalido al 40%, ha già subito tre interventi per rimuovere il carcinoma. E’ tutt’ora sotto terapia, e non lavora più in quella fabbrica.
E’ senz’altro merito di Medicina democratica, che le ha promosse e propagandate, se le costituzioni a parte civile hanno già raggiunto un numero così elevato, e che sarà destinato ad aumentare. Si tratta di lavoratori e abitanti che hanno perso la vita e la salute e ora chiedono la condanna e il risarcimento alle aziende e ai 38 imputati. Solvay, con l’esercito dei suoi avvocatoni, farà fuoco e fiamme per impedire la partecipazione delle parti civili al processo. La più rappresentativa e titolata fra le Associazioni ambientaliste costituendi, è senz’altro Medicina democratica che da 40 anni –si pensi all’operato di Lino Balza- si batte per la salute dentro e fuori la fabbrica, dimostrandolo agli atti, se ce ne fosse bisogno, con migliaia di pagine di documenti, esposti, articoli ecc. E Medicina democratica sarà per gli inquinatori proprio il nemico numero uno al processo, perché in esso svolgerà la parte più attiva e professionale per dimostrare la colpevolezza degli imputati. Fra le parti civili figurano anche Comune e Provincia: che siederebbero meglio sul banco degli accusati per tutte le omissioni e complicità di sempre. Scandalosamente assente la Regione. Senza sorpresa, assenti CISL e UIL, da sempre conniventi aziendali. Tirata per le orecchie, invece partecipa la CGIL, ma a proprio titolo e non a rappresentare i lavoratori ammalati e morti per inquinamento, compito che è toccato a noi assumere in sua vece.
Il processo del secolo riprenderà il 12 maggio.
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Suscitano allarmate perplessità le decisioni della Conferenza dei servizi composta da Comune, Provincia, Arpa, Asl, Solvay, con la CGIL come uditore. Non può infatti che essere una ulteriore perdita di tempo affidare allo stesso inquinatore Solvay il progetto di bonifica del sito inquinato da cromo esavalente e altri venti veleni tossici e cancerogeni. Solvay infatti non progetterà certo di accollarsi il costo di eliminare, con opportune tecniche e tecnologie, l’enorme quantità di veleni sotterrati dentro e intorno allo stabilimento. Dunque proporrà un finto progetto di bonifica: non per “eliminare” ma per “limitare”, “ridurre”, “diminuire” l’inquinamento, ossia vuole prendere altri sei mesi di tempo, e poi altri sei mesi, e continuare come ha fatto da dieci anni a danno della sicurezza e della salute fuori e dentro la fabbrica. Non a caso Solvay si è dichiarata soddisfatta dell’esito della Conferenza dei Servizi. Speriamo qualcosa in più dal processo, 38 gli imputati, che si aprirà il prossimo 5 aprile.