Tutto va bene, madama la marchesa.

La crescita dei salari in Italia, da decenni, è sostanzialmente nulla ed esiste una parte larga della popolazione che sbarca il lunario con salari al di sotto dei 9 euro lordi (circa il 30% su una platea di lavoratori formata da dipendenti privati, operai agricoli e lavoratori domestici). L’Italia è ultima in Europa per il tasso di occupazione. 
 
Il nostro mercato del lavoro è affetto da tre grandi e inevase criticità: divario territoriale, bassa occupazione e alta inattività giovanile, fortissimo divario di genere. Inoltre, con l’inflazione degli ultimi anni, la perdita di potere di acquisto per i lavoratori è stata in media del 15%.
 
Il XXIII Rapporto annuale dell’Inps smentisce  la propaganda  dei TG a reti unificate, secondo la quale siamo al record dell’occupazione mentre abbiamo il record del lavoro povero, ovvero che lo 0,7% di crescita del Pil del 2023 è più alto della Germania mentre abbiamo visto crescere solo disuguaglianze e divari.
 
La povertà ha ricominciato a crescere,  toccando 5,8 milioni di persone, dopo l’abolizione del Reddito e della Pensione di cittadinanza  sostituito in parte con l’Assegno di inclusione che ha escluso dal sostegno pubblico oltre 300 mila nuclei familiari con un’incidenza negativa soprattutto sul Sud Italia e sulle famiglie con soggetti di età avanzata e anche minori. E’ fallito il supporto per la formazione e il lavoro: sono solamente 102 mila i beneficiari della misura, con appena 3,7 mensilità, e il risultato è di portare su un mercato del lavoro sempre più precario e sempre più caratterizzato dal lavoro povero e sottopagato.

Mario Draghi, l’avvocato di Solvay, difende i Pfas e mette l’UE sull’attenti.

Solvay, sanno tutti, si avvale in Piemonte delle complicità delle istituzioni locali, dal Comune alla Regione passando per la Provincia, a tacere i parlamenti e governi. Chi ha frequentato le aule di tribunale sa che Solvay si avvale di due dei più eminenti legali italiani esperti di diritto penale ambientale, titolari di studi in diverse regioni, assistenti di cattedra, premiati dalle riviste specializzate come “leader di mercato” e “avvocato dell’anno”, direttore della più autorevole rivista on line; perciò a maggior ragione la multinazionale belga li ha ingaggiati da anni come consulenti di fiducia di tutti gli stabilimenti.  La formidabile coppia, Luca Santa Maria, l’avvocato malinconico, e Dario Bolognesi, l’avvocato sorridente, guarda con sufficienza ad Alessandria come tribunale di periferia, contando sullo stato di soggezione dei giudici al colosso. E infatti i limiti del blando capo di imputazione dell’imminente processo (il secondo) lo testimoniano. Al punto che sta riflettendo con lham Kadri, presidente di  Syensqo Solvay, e con Marco Apostolo, country manager, se gli è conveniente chiedere lo spostamento del processo da Alessandria.
Ma, in aggiunta a tutti questi avvocati diretti e indiretti, ora Solvay ha messo in campo nientepopodimeno che Mario Draghi. Nessuno può stupirsi: Draghi è da sempre l’uomo della finanza e della industria, da inserire nei posti di comando, nella Banca centrale europea e nel governo eccetera. L’avvocatura di Draghi per inserire i Pfas nel suo report europeo è però segno che Solvay si sente in difficoltà. Infatti, la totalità dell’opinione pubblica italiana, comitati e associazioni, centri universitari, Arpe regionali, politici, giornali, chiede la chiusura delle produzioni Solvay di Spinetta Marengo e il divieto dei Pfas nell’uso di una sterminata pletora di prodotti industriali e di largo consumo.
 
Infatti, nel contempo, Danimarca, GermaniaPaesi Bassi, Norvegia Svezia stanno spingendo per mettere al bando in Europa la produzione e l’utilizzo dei Pfas. Che sono indiscutibilmente tossici e cancerogeni per l’uomo e l’ambiente, come sancisce la letteratura scientifica internazionale, come ha dimostrato l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro IARC. Ma di questi, non frega nulla a Draghi per dichiararsi contrario alla messa al bando dei Pfas in Europa: la competitività viene prima della salute (che a lui auguriamo di tutto cuore), si tratti di amianto o di Pfas, ovvero di 4,4 milioni di tonnellate di Pfas nell’ambiente nei prossimi trent’anni.
 
Non stupisce, data la natura dell’uomo,  che Draghi sentenzi: “Un possibile divieto imminente di una serie di sostanze pfas avrebbe un impatto sull’uso di sostanze necessarie per la produzione di tecnologie pulite (batterie, elettrolizzatori e refrigeranti per pompe di calore) per le quali attualmente non esistono alternative”. Draghi, che di chimica pulita si intende ancor meno di economia pulita, si riferisce in particolare all’ultima creatura Pfas di Solvay, l’Aquivion,  impianto da poco inaugurato a Spinetta Marengo -con i soldi dei contribuenti italiani- da Giorgia Meloni (che così spaccia il made in Italy) e da Alberto Cirio presidente Regione Piemonte (che li ha sottratti ai monitoraggi del sangue della popolazione). Draghi, che come Santa Maria e Bolognesi, non ambisce ad una cattedra di etica e morale, replica che ha la coscienza a posto: non è pagato per occuparsi di salute (non l’ha fatto neppure da premier per il covid) bensì della competizione nei confronti della Cina dove ci sono meno rischi di restrizioni alle produzioni Pfas,  bensì, insomma,  del profitto di Solvay.
 
A Draghi, che non sa leggere le indagini epidemiologiche (eccessi di tumori, malattie della tiroide, disfunzione immunitaria e interferenza ormonale ecc.), basta appiccicare ad Aquivion l’etichetta “ad uso idrogeno verde”, riempirsi falsamente  la bocca con “transizione energetica” “energie pulite”, per serrare entrambi gli occhi sui quotidiani scarichi nell’atmosfera alessandrina, sulle ondate di Pfas nel fiume Bormida (fino al Po) e nelle falde acquifere, mentre chiudono pozzi privati e acquedotti pubblici, mentre qualunque cittadino, del sobborgo di Spinetta Marengo o del comune o della provincia di Alessandria, quando sottoposto a prelievo, rivela nel sangue presenze criminali di sostanze tossiche e cancerogene.
 
Per rallentare all’infinito le produzioni, Solvay si è affidata al miglior avvocato difensore europeo, e se Draghi chiama la Commissione Europea risponde sull’attenti: la “stretta” sui Pfas sarà la più “larga” possibile (18 mesi, anche 5 anni)  per divieti a uso abbigliamento o imballaggio o alimentare ecc., e “larghissima” per  batterie, elettrolizzatori e refrigeranti.

Meloni avvia il ritorno al nucleare.

Gli industriali in Occidente puntano a potenziare il business nucleare, agitando lo spettro dell’“espansione dell’arsenale nucleare cinese e delle possibili alleanze militari di Pechino con la Russia e la Corea del Nord”. Gli industriali italiani, mentre anch’essi frenano per le auto elettriche, spingono per il ritorno all’energia atomica con altre motivazioni ufficiali. L’acceleratore sarebbe l’esigenza dell’indipendenza energetica: “sì, possiamo potenziare le fonti, come l’idroelettrico, l’eolico, il fotovoltaico, però la transizione energetica non può lasciare fuori il nucleare, cioè “i microreattori generali, di nuova generazione, che sono sicuri, per i quali noi abbiamo aziende all’altezza della nuova tecnologia, riconosciute in tutto il mondo”.  
 
Il governo italiano non vede l’ora di mettersi sull’attenti, avendo il centrodestra sempre sostenuto  la ripresa del nucleare. Così i piani della Meloni iniziano ad avere un loro calendario di massima. Infatti, Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, prontamente ha dato indicazioni sui tempi per le regole del ritorno all’atomo: a fine anno le linee guida degli esperti, nel 2025 il disegno di legge, nel 2030 le prime autorizzazioni.
 
Intantoin un momento di stretta di bilancio, sono stati destinati più di 100 milioni di euro all’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile, per fare ricerca proprio sul nucleare. Clicca qui.

Va forte l’economia di guerra della Meloni.

I governi europei tornano a casa dal vertice NATO con l’invio degli F16 a Kiev, l’obbligo di contribuire alla donazione di altri 40 miliardi di armi al governo ucraino e con un nuovo fardello di missili statunitensi a lungo raggio, capaci di colpire nel cuore della Russia, da installare in Europa, facendone diventare così un bersaglio nucleare le proprie capitali, a cominciare dalla Germania, con un balzo all’indietro agli anni ’80 del secolo scorso. 
Anche il governo italiano rappresentato da Giorgia Meloni, oltre all’impegno immediato di trovare un miliardo e settecento milioni di euro di ulteriori armamenti da consegnare al governo ucraino, ha rinnovato l’impegno – in verità già preso dal parlamento italiano nella scorsa legislatura con un voto quasi unanime – di portare velocemente al 2% del PIL la spesa militare strutturale italiana. Ossia di aumentarla dai circa 28 miliardi di euro attuali ai circa 40 miliardi all’anno, a cominciare da un nuovi programmi pluriennali di acquisto di cacciabombardieri per 7 miliardi e mezzo e di carri armati per 8 miliardi. Si tratta – nè più nè meno – di una riconversione al contrario: tagliare ulteriormente e drasticamente risorse a scuola, sanità università welfare e trasferirle all’industria bellica, nazionale e internazionale. Una vera e propria economia di guerra, che anticipa il dispiegamento dei nuovi missili statunitensi anche in Italia, che già ospita decine di testate nucleari USA. 

L’olocausto atomico a portata di mano.

Non vi è nessuna visione di una pace da raggiungere. La pace, semplicemente, non è prevista. Il  vertice di Washington  ha celebrato con toni trionfalistici il settantacinquesimo anniversario della Nato e  compiuto un notevole “passo in avanti” nella costruzione di un solido sistema di guerra dell’ Occidente contro  il resto del mondo. 
 
Per quanto riguarda l’assistenza militare all’Ucraina,  è stata preannunciata la fornitura di ogni tipo di arma offensiva con la capacità di colpire in profondità il territorio della Russia, al fine di consentire all’Ucraina di costruire… “una forza in grado di sconfiggere l’aggressione russa”. Poiché quest’obiettivo non è nè sarà a portata di mano, il progetto è quello di proseguire la guerra a tempo indeterminato. 
 
Perciò l’obiettivo, che si è posta anche la Meloni, è dedicare alla corsa al riarmo almeno il 2% del Pil annuo. Aggiungiamo la decisione di schierare, a partire dal 2026, missili nucleari a raggio intermedio in Germania, per delineare lo scenario prossimo venturo che ci riporta alla mente gli anni più bui della Guerra Fredda, quando il mondo viveva costantemente sotto la minaccia di un olocausto atomico e lo sfiorò per la crisi dei missili a Cuba e addirittura nel 1983 per un falso allarme. Clicca qui

Biancaneve e i 6 nani.

Sedicenti  “I 7 Grandi”.

Da sinistra verso destra: Scholz (ha appena perso le elezioni), Trudeau (risultati più bassi degli ultimi anni, non sarà rieletto), Macron (ha appena perso le elezioni, non sarà rieletto presidente), Biden (non sarà rieletto), Kishida (indice di gradimento in calo), Sunak (perderà a breve le elezioni).

Mentre a Brindisi  i G7 brindano, gli  attivisti pacifisti  protestano con un cavallo di Troia  anti G7, confidando che nella sua pancia esca fuori Papa Francesco.

Servizio militare obbligatorio per ragazzi e ragazze.

Presentato ufficialmente alla Camera il progetto di legge leghista per  reintrodurre la leva universale. Leva militare obbligatoria, cosa prevede la proposta di legge di Salvini e della Lega | Sky TG24
 
Applaudono i vertici militari: il generale Carmine Masiello: “L’Italia deve diventare una nazione con una capacità di deterrenza reale e credibile… È stata la guerra Russia-Ucraina ad aver insegnato che occorre recuperare i cambiamenti e stare al passo con i tempi. Infatti, il conflitto ha rivoluzionato i paradigmi sul campo, da una parte si ha un ritorno all’uso di artiglierie, carri armati e al confronto fra unità corazzate. Dall’altra invece è diventata una guerra cibernetica che ha usato – e sta usando – la disinformazione per orientare le opinioni pubbliche e il morale dei combattenti… Per farsi trovare preparati occorre puntare sui giovani. Sono quelli che sanno intercettare i cambiamenti e le evoluzioni tecnologiche… “.  
 
Meloni non deve rischiare di fare la fine di Zelensky, che non era sufficientemente preparato per la guerra: ora si trova a corto di  giovani, vuoi anche perchè ha centinaia di migliaia morti o “traditori” all’estero. Clicca qui.

Campagna fuori dal fossile.

L’iniziativa, a partire dalle ” vertenze più attive in corso”, intende essere un J’accuse nei confronti delle note inadempienze dei governi (e in particolare di quello Meloni che va “a tutto fossile-nucleare”), spedendo e protocollando in quella sede l’aggiornamento dei vari dossier, mentre sotto “quel palazzo di potere”  si alza la parola dell’agorà dei movimenti/reti/comitati eco-energetici-ambientalisti-sociali che aspirano ad una società giusta-solidale-pulita. Clicca qui.

Zelensky chiede liste di proscrizione.

Numerosi organi di stampa hanno riportato le parole del Presidente ucraino Zelensky nella conferenza stampa al margine del G7: “Sappiamo però che in Italia ci sono tanti filo-putiniani e in Europa anche. Stiamo preparando una loro lista, non solo riguardo all’Italia, da presentare alla Commissione europea. Riuscirete a zittirli?” Non abbiamo visto sostanziali reazioni politiche o giornalistiche alle parole pericolose di Zelensky, che sono un attacco evidente alla libertà di espressione e di dissenso. Con la scusa dello stato di guerra il governo ucraino ha messo fuori legge numerosi partiti dell’opposizione, ha messo sotto processo gli obiettori di coscienza alla guerra. Adesso pensa di agire all’estero?

Pericoloso il Patto militare Meloni-Zelensky.

Stipulare un’alleanza militare con un paese in guerra, che prevedibilmente per molti anni rimarrà in una situazione di conflitto con la Russia, anche se domani intervenisse il cessate il fuoco, è quanto di più insensato e pericoloso si possa immaginare.

L’esperienza storica ci insegna che l’Italia è precipitata nella tragedia della Prima e della Seconda guerra mondiale a seguito della stipula di due trattati di alleanza militare, il Patto di Londra del 26 aprile 1915 ed il Trattato bilaterale con la Germania, stipulato il 23 maggio 1939, più noto come “Patto d’acciaio”. Il Patto di Londra fu negoziato in gran segreto dal Ministro degli esteri Sidney Sonnino, con l’accordo del Re, e rimase segreto perché il Parlamento, la grande maggioranza del popolo italiano ed il Vaticano erano contrari all’entrata in guerra dell’Italia. Oggi viviamo in una situazione di fervore bellico delle classi dirigenti e dei media, non condiviso dalla stragrande maggioranza della popolazione italiana, ma non siamo nel 1915 e non possiamo consentire di essere coinvolti in una guerra per procura contro la Russia, combattuta sulla pelle del popolo ucraino.

Certamente il Patto Meloni-Zelensky più che un “Patto d’acciaio” è un “Patto di latta”, data la natura dei contraenti, però è ugualmente pericoloso.

Domenico Gallo continua su https://www.domenicogallo.it/2024/02/il-patto-meloni-zelensky/ 

A Gaza danni collaterali.

Giorgia Meloni in Parlamento. Per quel che riguarda il Medio Oriente, chiede la liberazione degli ostaggi, parla di due popoli, due Stati. Ma tiene a chiarire: “No al cessate il fuoco. C’è una differenza tra entrare in casa di qualcuno, guardare un neonato, tagliargli la testa e chiedere alle persone di evacuare perché non si vogliono coinvolgere i civili”. Passaggio che provoca qualche protesta. Così come il riferimento ai “danni collaterali” quando dice che “Hamas si fa scudo con il popolo palestinese, ed è oggettivamente difficile targetizzare sui terroristi”.

Governo di scafisti.

La “garanzia finanziaria” di quasi 5 mila euro, prevista per i richiedenti asilo nel decreto a firma del ministro dell’Interno Piantedosi di concerto con i ministri Nordio (Giustizia) e Giorgetti (Economia), come alternativa al trattenimento in un Cpr (Centro di permanenza per il rimpatrio) in attesa delle pratiche per il diritto d’asilo,  è una richiesta simile, e anche peggiore, a quella che pretendono gli scafisti in Libia, Tunisia per far partire i migranti. Non solo per l’entità della somma, da dare per altro in un’unica soluzione, ma anche per l’ignobile  ricatto: ‘se non li dai vai a finire nei Cpr, e per quello che ne consegue: essere rinchiuso per un anno e mezzo, almeno, nei lager dei Cpr, dove la pratica delle torture c’è eccome: violenze verso chi si ribella, divieti di comunicare con l’esterno, trattamenti disumani in fatto di sanità, alimentazione, condizioni di detenzione. Meloni, all’Onu – per quanto ha potuto e voluto partecipare, tra banchetti e intrattenimento con la figlia – ha fatto la morale sulla non attenzione degli altri paesi alla lotta contro i trafficanti, alla condizione disumana dei “migranti”, ecc.; poi torna in Italia e si sostituisce ai trafficanti, pretendendo il pizzo con i guanti bianchi  della “legalità” di un decreto, ma in aperta violazione della Costituzione. E’ il governo che si fa usuraio, che vuole fare cassa anche sulla pelle dei migranti. Clicca qui.

Dio patria famiglia.

Ministro Giorgetti: “Nel 2042 rischiamo di perdere il 18% del Pil con gli attuali tassi di fecondità”.

Ministro Lollobrigida“…Ma qui stiamo parlando di denatalità per tutelare la nostra cultura e la nostra lingua, non la razza. Siamo qui per capire se il nostro raggruppamento linguistico e culturale possa sopravvivere… Credo che sia evidente a tutti che non esiste una razza italiana. È un falso problema immaginare un concetto di questa natura. Esiste però una cultura, un’etnia italiana, quella che la Treccani definisce raggruppamento linguistico culturale, che immagino che in questo convegno si tenda a tutelare…

Ministro Roccella: Alla natalità abbiamo dedicato il nome di un ministero e soprattutto, fin dal primo giorno, interventi concreti, risorse importanti e una visione strategica. Ricordando che il fattore economico è importante, ma lo è altrettanto quello culturale…“.  “Le etnie esistono, noi orgogliosi di essere italiani”.” Il numero dei figli è un parametro fondamentale che abbiamo introdotto in ogni ambito

Ministro Salvini:” Nel decreto lavoro i premi per chi ha figli abbiamo previsto che siano detassati… Abbiamo fatto una scelta politica come è una scelta quella fatta in Ungheria di detassare le donne che hanno quattro figli“.

Premier Meloni :“Vogliamo che non sia più scandaloso dire che siamo tutti nati da un uomo e una donna, che non sia un tabù dire che la natalità non è in vendita, che l’utero non si affitta e i figli non sono prodotti da banco che puoi scegliere e poi magari restituire… per questa iniziativa bella e coinvolgente che sta diventando tradizione, grazie oltre le parole di rito: viviamo in un’epoca nella quale parlare di natalità, maternità, famiglia è sempre più difficile sembra un atto rivoluzionario… bisogna avere coraggio per sostenere cose fondamentali per la nostra società…

Giorgia e Volodymyr “con tutto il rispetto per il Papa”.

Indossano la stessa divisa

Il Papa  ha donato a Zelensky la piccola scultura di un ramoscello d’ulivo, simbolo della pace. Zelensky gli ha messo nelle mani un’icona della Madonna dipinta sui resti di un giubbotto antiproiettile, simbolo di guerra. I due doni hanno  appunto simboleggiato la distanza tra i due. Zelensky ha rifiutato  l’intento del Papa di accreditarsi come mediatore, ci ha tenuto a far sapere  di aver consegnato al Papa il suo “piano di pace”, l’unico percorribile: “Con tutto il rispetto per il Papa, la questione è che non abbiamo bisogno di mediatori fra l’Ucraina e l’aggressore che ha occupato i nostri territori, noi dobbiamo fare e scrivere un piano di azione per una pace giusta in Ucraina. Ho invitato il Papa come uno dei leader per lavorare alla formula della pace ma non possiamo invitare la Russia che bloccherebbe tutto. Con Putin non parlo. La via d’uscita è la controffensiva”. Cioè la fantomatica vittoria, cioè  la guerra fino all’ultimo ucraino. Con il pieno appoggio “a 360 gradi” di tutti gli italiani, perché Meloni rappresenta tutti gli italiani.  Si chiamano per nome “cara Giorgia, “caro Volodymyr”. Cari italiani.

Il policentrismo della Meloni.

In tutte le immagini pubbliche, nel tentativo di rendersi simpatica, Meloni inclina sempre la testa su una spalla, ma istintivamente la testa si reclina molto più spesso a destra.

La vignettistica di sinistra intende interpretare quel verso di guardare come le galline

come uno sforzo ad ammiccare anche a sinistra però con una irresistibile propensione alle origini fasciste.  Ad ogni modo, interpreta lo sguardo per quello dell’aquila

la maggioranza degli elettori (25% degli aventi diritto), e non solo.

“Interpellanza” sui PFAS alla Presidente del Consiglio.

Presentata (clicca qui) dal “Movimento di lotta per la salute Maccacaro”.  All’onorevole Giorgia Meloni si mettono a disposizione (nostri Sito www.rete-ambientalista.it e Dossier di 380 pagine) tutte le informazioni scientifiche utili sui PFAS che rappresentano la 2^ calamità ecosanitaria mondiale, in primo luogo italiana. Si rammenta che i governi prima del Suo non hanno tutelato la salute degli italiani, benchè la nostra campagna nazionale contro i fuorilegge PFAS fosse iniziata 15 anni fa, suggellata dal 2008 anche da nostri esposti alla Magistratura di Alessandria con riferimento alla Solvay di Spinetta Marengo, prima dell’insorgere dell’altro epicentro nazionale emerso dopo la chiusura della Miteni di Trissino (VI), e l’esplosione del caso fino all’ONU, passando per la Commissione Ecomafie. 

In sostanza, si chiede alla presidente Meloni di ordinare al suo governo di ripresentare il Disegno di Legge di messa al bando dei Pfas.

Meloni, ma lei conosce i PFAS?

Sa che rappresentano la 2^ calamità ecosanitaria mondiale, in primo luogo italiana?

Sa perchè dovrebbe ordinare al suo governo di ripresentare il Disegno di Legge di messa al bando dei Pfas? (1)

Perché l’Italia registra il più grave inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche in Europa.

Perché i governi prima del Suo non hanno tutelato la salute degli italiani.

Eppure la nostra campagna nazionale contro i fuorilegge PFAS è iniziata 15 anni fa.

Fu suggellata nel 2008 anche da un nostro esposto alla Magistratura di Alessandria con riferimento alla Solvay di Spinetta Marengo. 

Altro epicentro è emerso dopo la chiusura della Miteni di Trissino (VI) e l’esplosione del caso fino all’ONU.

Sul nostro Sito www.rete-ambientalista.it   Lei può acquisire 642 articoli con tutte le informazioni scientifiche utili (disponibile anche un Dossier di 379 pagine).

Li completiamo con la seguente recente Rassegna Stampa.

Movimento di lotta per la salute Maccacaro.

 

  1. Il Disegno di Legge dell’ex senatore Mattia Crucioli (che mettiamo a disposizione Suo e di chi ce lo richiede) detta “Norme per cessazione della produzione e dell’impiego dei Pfas”. Insomma li mette al bando in Italia. Vieta la produzione, l’uso e la commercializzazione di PFAS o di prodotti contenenti PFAS, ne disciplina la riconversione produttiva e le misure di bonifica e di controllo. Insomma assume le istanze di tutti i Movimenti, Associazioni e Comitati, che da anni si battono per eliminare questi cancerogeni bioaccumulabili e persistenti, praticamente indistruttibili, dalle acque, dall’aria, dagli alimenti, infine dal sangue dei lavoratori e dei cittadini altrimenti ammalati e uccisi.

Far morire, lasciar morire: la scelta del governo Meloni e dei suoi ministri.

Dopo l’ennesima strage in un Mediterraneo diventato un cimitero, il professor Salvatore Palidda sviluppa il concetto di tanatopolitica: l’approdo dell’ex-sinistra (Minniti-Gentiloni ) alle scelte reazionarie (baratto coi libici per gli interessi dell’Eni) ha continuato a rinnovarsi in Italia come nel resto d’Europa. Non stupisce, quindi, che oggi il governo delle destre e il suo ministro dell’interno Piantedosi si sentano assolutamente legittimati a perseguire la scelta di ‘far morire o lasciar morire’ i migranti, insieme alla criminalizzazione di chi vuole soccorrerli. Questa scelta di tanatopolitica è di fatto coerente con ciò che sembra più opportuno chiamare “fascismo democratico” di un governo legittimato da solo 27% di aventi diritto al voto, una minoranza che passa per maggioranza. È quanto da decenni auspicano i partito delle destre e dell’ex-sinistra perché così ci sono meno elettori da controllare o coltivare come clientela. Clicca qui il saggio del professor Palidda.

 

 

Meloni garantisce l’immunità penale all’Ilva.

Creando leggi ad hoc a tutela dei gestori dell’industria inquinante benchè siano noti i gravi danni alla salute ed all’ambiente causati dalle emissioni del siderurgico, la conversione del decreto legge  rappresenta l’aggressione del governo allo stato di diritto ed alla giustizia italiana: priva i cittadini di Taranto  del principio di uguaglianza garantito dalla Costituzione, solleva lo Stato dall’obbligo di tutelare la salute dei propri cittadini, è l’ennesimo insulto alla memoria delle innumerevoli vittime dell’inquinamento e delle loro famiglie . Ma i cittadini non si arrendono a questa barbarie: clicca qui il Coordinamento Ambientale Taranto.

Meloni e Zelens’kyi Premi Attila 2022.

Clicca qui l’Attestato,

comprensivo dei Secondi Più Votati: Amadeus, Roberto Benigni, Sergio Mattarella, Consiglio di Stato, Italia, MSC Crociere, Giampiero Veronesi, Letizia Moratti, Daniele Capezzone, Enrico Letta, Joe Biden, Comitato Nobel Pace, Matteo Renzi, Mario Draghi, Roberto Cingolani, Giorgio Abonante.

Per ciascuno di essi sono state assemblate le Motivazioni di merito che hanno accompagnato il voto.

Premio Attila al ballottaggio.

Da alcune settimane si sta votando per il Premio Attila 2022, la più alta onorificenza italiana a incoronare vincitori i nostri figli peggiori: industriali, politici, amministratori che nel corso dell’anno si sono particolarmente distinti a danno dell’ambiente, della salute e della pace.

Avevamo già fornito un primo elenco di candidati votati (in ordine alfabetico): AmadeusCalderoli Roberto, Cingolani Roberto, Crosetto Guido, Denaro Messina Matteo, Draghi Mario, Meloni Giorgia, Moratti Letizia, MSC Crociere, Comitato Nobel Pace, Nordio Carlo, Renzi Matteo, Salvini Matteo, Veronesi Giampiero, Zelensky Volodymyr.

Sono stati aggiunti (tra parentesi la sintesi delle motivazioni di merito):

Biden Jr. Joseph Robinette (Per Joe stomaco-duro, morti e distruzioni sono un fatto normale).

Capezzone Daniele (Il più ex degli ex figli di Pannella).

Mattarella Sergio (Parla di “negoziati di pace” e firma gli aumenti delle armi).

Balza Lino (mancano le motivazioni, il proponente è pregato di uscire dall’anonimato e di fornirle).

Come è evidente, vi è una forte dispersione di voti, perciò dovremo proporre il ballottaggio tra i due più votati per Ambiente e i due più votati per Pace.

Ricordiamo ancora che sono ammessi max due voti. Uno per l’ambiente, l’altro per la pace. Entro e non oltre il 14 febbraio 2023 le espressioni di voto dovranno pervenire a  movimentodilottaperlasalute@reteambientalista.it; movimentolotta.maccacaro@gmail.com; o con SMS a 3470182679. Si possono indicare le motivazioni di merito, possibilmente nei limiti di un foglio di word, saranno pubblicate.

Foto d’epoca.

  1. In foto, dal palco reale il presidente della repubblica Sergio Mattarella risponde all’ovazione infinita del popolo della politica della finanza e dello spettacolo. Si applaudono il o la presidente del consiglio Giorgia Meloni, fasciata/o in un abito di velluto Armani: “Spero sia all’altezza delle aspettative” dice raggiante ai giornalisti, ma le costerà una infreddatura. Non meno radiosa ma più coriacea è la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, in scintillante blu elettrico: “Non dovremmo lasciare che Putin distrugga l’Ucraina, anche per questo non vedo l’ora di vedere l’opera del russo Mussorgskij”. Elegante monospalla di seta nero per Laura Mattarella. Addobbati da pinguini, come tutti in teatro, Giuseppe Sala e Ignazio Benito La Russa battono le ali come pinguini.

All’interno del fasto della Scala di Milano nessuno è inzaccherato di uova marce come succedeva in altra epoca; all’esterno qualche bidone di vernice lanciato sui muri del teatro era stato prontamente ripulito e perseguito, la piazza è presidiata da polizia e carabinieri in assetto antisommossa che si accontentano di fronteggiare cori e slogan contro quelli che sono dentro: la casta dei Robin Hood alla rovescia. 

1968. In foto, nessuno slogan contro il pericolo fascista: nessuno immaginava 54 anni dopo.

Quali azioni rivendicare al governo contro la guerra e per la pace.

Su tutto internet non trovata una immagine che abbini  le parole “Meloni” e “Pace”

Oltre a discutere per un nuovo soggetto politico, i Movimenti ambientalisti e pacifisti stanno preparando la piattaforma di confronto con il nuovo esecutivo italiano, prevedibilmente di scontro perché così era già con i governi precedenti, a maggior ragione perché si appesantiranno i groppi della vera transizione ecologica e delle disuguaglianze sociali. Il nodo scorsoio che al momento serra l’economia è la guerra in Europa (le altre guerre ci sembrano lontane). Si aggrovigliano le esortazioni alla pace, alcune sono addirittura esaltazioni di guerra camuffate. Quelle nobili, pur accese in magnifiche manifestazioni, se non si consolidano in precise rivendicazioni da porre alle forze politiche, al parlamento e al governo, rischiano l’ennesima sconfitta del pacifismo, la peggiore.

Concretamente cosa significano le parole d’ordine “Immediato cessate il fuoco” e “Avvio di negoziati verso una Conferenza internazionale di pace”? Quale deve essere, secondo i Movimenti, la posizione internazionale dell’Italia? Dato per scontato che non è quella che la Russia si dichiari sconfitta e, senza ricorrere alle armi atomiche, si ritiri nei confini antecedenti il 2022. Né quella che l’Ucraina si arrenda allo statu quo nunc dell’occupazione e rinunci a velleitarie riconquiste territoriali (Crimea compresa). Neppure quella che gli Usa sostengano Zelensky in una infinita guerra di logoramento della Russia, a spese economiche e sociali soprattutto delle popolazioni europee.

Dunque, allo stato drammatico dei fatti, per dare innanzitutto concretezza nelle manifestazioni all’appello del cessate il fuoco e della conferenza di pace, per fissare soprattutto uno spartiacque tra le forze politiche, è necessario investire direttamente il governo con precise rivendicazioni. Non possono essere solo la fine delle (auto)sanzioni e dell’invio di armi. Si deve rivendicare al governo una iniziativa in campo europeo atta a favorire un percorso di compromesso negoziabile in ambito Onu. Su quali linee di utopia concreta.

1) L’autodeterminazione. Dunque, effettuare nuovamente i referendum nelle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia sotto la supervisione dell’Onu, così da fugare ogni dubbio avanzato dall’occidente circa la loro validità. Eventualmente la Russia dovrà andarsene se questa è la volontà del popolo.

2) Il riconoscimento.  Riconoscere formalmente la validità del referendum del 2014 dunque la Crimea come parte della Russia, come lo è stata dal 1783 (fino all’errore di Krusciov del 1954).

3)  La neutralità. L’Ucraina continui a stare fuori dalla Nato, neutrale.