L’annuncio del presidente Trump secondo cui gli Stati Uniti riprenderanno i test sulle armi nucleari dopo una moratoria di 33 anni rappresenta esattamente il tipo di risposta istintiva e di dimostrazione di forza che sostituisce la strategia nell’establishment della politica estera di Washington. Questa decisione riesce a minare gli interessi americani, fornendo al contempo a Pechino e Mosca proprio le munizioni diplomatiche che cercavano da tempo.
Il recente test russo del missile da crociera a propulsione nucleare Burevestnik ha coinvolto il sistema di lancio, non una detonazione nucleare. L’ultimo test nucleare noto della Cina è avvenuto nel 1996. L’ironia è forte: un presidente che ha fatto campagna contro guerre infinite e un interventismo sconsiderato ha appena preso una decisione che rende la proliferazione nucleare più probabile e la stabilità strategica meno certa.
Clicca qui Leon Hadar, analista di politica estera e autore di “Sandstorm: Policy Failure in the Middle East”.
Nel primo anno del secondo mandato presidenziale di Donald Trump, il governo degli Stati Uniti :
– ha ucciso decine di persone senza accuse né processo durante attacchi militari statunitensi su imbarcazioni nei Caraibi e nel Pacifico orientale, giustiziando umili pescatori non solo del Venezuela, ma anche della Colombia e di Trinidad e Tobago ;
– ha imposto sanzioni al presidente di sinistra democraticamente eletto della Colombia, Gustavo Petro;
– colpito il Brasile con tariffe del 50% , una delle più alte al mondo, per cercare di destabilizzare il presidente di sinistra democraticamente eletto Lula da Silva;
Continua cliccando qui Benjamin (Ben) Norton, giornalista investigativo e analista. Ben è il fondatore e direttore di Geopolitical Economy Report. Ha vissuto e lavorato come corrispondente in America Latina per diversi anni .
La Striscia di Gaza è un paesaggio di rovine. Due anni di distruzioni dell’esercito israeliano hanno lasciato un territorio devastato e una popolazione esausta. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), l’84% delle infrastrutture di Gaza è stato distrutto, con una devastazione che in alcune aree ha raggiunto il 92%. Il bilancio umano è ancora più sconcertante: oltre 67.000 morti, 170.000 feriti – 40.000 dei quali con lesioni debilitanti – e 5.000 bambini che hanno subito amputazioni. A questa tragedia si aggiungono circa 14.000 corpi che rimangono sotto le macerie, impossibili da recuperare.
La portata del disastro è senza precedenti in un territorio già devastato da blocchi e guerre consecutive. Jaco Cilliers, Rappresentante Speciale dell’UNDP per i palestinesi, stima che la ricostruzione di Gaza costerà circa 70 miliardi di dollari (circa 60,4 miliardi di euro) e richiederà almeno quindici anni. Ma un modello di gestione controllato da potenze straniere può accelerare l’arrivo di fondi, ma non consoliderà una pace duratura perchè non rispetta l’autodeterminazione palestinese.
L’intera partita (clicca) si giocherà in campo internazionale, all’ombra militare di Trump. Senza eccedere in trionfalismi, come si sta facendo, nondimeno la storica “sentenza Miteni” del tribunale di Vicenza, al di là dell’esito giudiziario ancora provvisorio, ha acceso ulteriormente i riflettori sui Pfas: in particolare sulla necessaria fermata nell’unico stabilimento che li produce in Italia,Solvay a Spinetta Marengo, e sul relativo assai controverso processo (bis) di Alessandria.
Nell’immediato, indubbiamente la sentenza sta plasmando in Veneto nuove decisioni e nuovi indirizzi in materia ambientale. In questo scenario, a Schio l’assemblea dei soci di “Alto vicentino ambiente (Ava)”, che si occupa del ciclo integrato dei rifiuti del comprensorio, ha approvato una delibera in cui si stabilisce che, qualora si dovesse potenziare ed ampliare l’inceneritore di Ca’ Capretta, non sarà consentito trattare fanghi di depurazione, che tipicamente contengono Pfas.
La gravità della minaccia degli impatti sanitari dei Pfas si è riflessa, quasi in contemporanea, sulla vicenda dell’inceneritore che Eni Rewind aveva in animo di realizzare a Fusina, alla periferia di Venezia, bloccato finalmente dopo anni di lotte dal Comitato tecnico della Regione Veneto proprio per la possibilità che i fanghi da bruciare potessero contenere i Pfas.
Insomma, in un contesto così tratteggiato, i Pfas «finiscono per essere il filo conduttore» che lega i destini di Trissino, di Vicenza, di Venezia, di Schio, di Padova, di Verona, di Legnago e di Loreo. Si tratta di Comuni nei quali o c’è un impianto di trattamento o è prevista la realizzazione di un inceneritore o il potenziamento di una linea di incenerimento, oppure è in previsione la realizzazione di un impianto ad hoc: vuoi di trattamento, vuoi di essiccazione. Si è aperto un nuovo approccio nella gestione dei rifiuti e dei fanghi contaminati da PFAS, in particolare rispetto ai rischi per la salute derivanti dalla combustione incompleta dei PFAS.
A maggior ragione dopo la sentenza di Vicenza, i Comitati e le Associazioni chiedono la messa al bando in Italia dei Pfas per Legge. Il che però implica la sorte dello stabilimento di Spinetta Marengo, ovvero degli interessi economici, militari e geopolitici in gioco, che sono tanto radicati e ramificati da rendere l’intera partita (clicca) un vero e proprio rebus non solo nazionale. Clicca anche https://economiacircolare.com/pfas-industria-bellica/ i “forever chemicals indispensabili nel mercato della guerra”.
Lo scenario internazionale, infatti, si fa più torbido, e dentro vi nuota Solvay in Italia (vedi foto). In Usa, l’Epa, l’agenzia governativa per la protezione dell’ambiente, sembra fare marcia indietro nella lotta agli “inquinanti eterni”. Le misure portate avanti da Joe Biden erano state pianificate durante il primo mandato di Donald Trump, che anche in questo caso rinnega sé stesso. L’Epa ha prorogato l’entrata in vigore dei limiti per la presenza di queste sostanze chimiche nell’acqua potabile e ha cancellato oltre 15 milioni di dollari destinati alla ricerca. La soglia di 4 nanogrammi per litro, tecnicamente zero, stabilita dalla legge Usa passata sotto Biden, dovrà essere rispetta solo dal 2031.
Giorgia Meloni spenderà il 5% del Pil nella difesa come richiesto da Trump. L’Italia, non avendo nemici, comprerà tante armi dagli Stati Uniti per utilizzarle nelle guerre decise dalla Casa Bianca (Nato). La Casa Bianca si prepara alla guerra con la Cina, con l’Iran e magari anche con la Russia, se la situazione andasse fuori controllo. E ha bisogno di alleati ben armati per migliorare la propria deterrenza e scaricare parte dei costi delle proprie guerre su di loro.
L’Italia è entrata nei teatri di guerra in Jugoslavia, Afghanistan e in Iraq per alleggerire i costi degli Stati Uniti. I soldati italiani non si trovano in Libano per difendere gli interessi nazionali dell’Italia, ma per aiutare la Casa Bianca a risparmiare soldi e soldati. Analogo discorso vale per la missione italiana nel Mar Rosso contro gli Houthi.
Un caso eclatante che dimostra che l’Italia compra le armi americane per metterle al servizio degli americani è il bombardamento italiano della Libia del 2011. Non è vero che la Nato bombardò la Libia in quel modo perché lo chiese l’Onu. L’Onu non chiese mai il rovesciamento del regime libico.
L’Ucraina conferma. Biden ha incancrenito la guerra rendendo impossibile una soluzione diplomatica. E adesso Trump scarica sull’Italia i costi della guerra per procura degli Stati Uniti contro la Russia chiedendole di comprare armi americane da dare all’Ucraina (il piano di riarmo serve anche ad armare Zelensky).
Sono consapevoli che l’unica soglia sicura per la salute è “lo zero tecnico”. Ovvero il divieto assoluto di uso e produzione dei Pfas. Eppure, la potente lobby chimica della Solvay manovra da sempre il parlamento italiano. Piuttosto che la messa al bando di produzione e uso, la Commissione affari sociali del Senato (con il visto della Commissione bilancio) ha, infatti, dato il suo via libera al decreto legislativo che fissa a 20 nanogrammi per litro i livelli consentiti dei Pfas ((PFOA, PFOS, PFNA e PFHXS): una soglia superiore anche dieci volte rispetto ai limiti restrittivi adottati in altri paesi europei, come la Danimarca (2 nanogrammi per litro) o la Svezia (4 nanogrammi per litro). Nonchè ha fissato 10 microgrammi per litro per il TFA (acido trifluoroacetico).
Questo benchè l’Italia annoveri gli epicentri più gravi del disastro ambientale europeo legato ai PFAS, in particolare in Veneto (350mila persone esposte) e in Piemonte (che ospita a Spinetta Marengo l’unico stabilimento produttivo). Con tassi di cancro e mortalità superiori alla media nelle aree contaminate. Ma campioni positivi si trovano in ogni regione italiana. E, nonostante l’emergenza i controlli sui PFAS nelle acque potabili sono per lo più assenti o limitati a poche aree geografiche.
In questo deficitario contesto, si calerà la direttiva europea 2020/2184 che impone dei limiti normativi a partire dall’inizio del 2026, limiti superati dalle più recenti evidenze scientifiche: quelle ad es. diffuse dall’EFSA, tant’è che l’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) ha dichiarato che i limiti in via di adozione sono inadeguati a proteggere la salute umana. Infatti, hanno già adottato valori più bassi numerose nazioni europee (Danimarca, Paesi Bassi, Germania, Spagna, Svezia e la regione belga delle Fiandre), e gli Stati Uniti… a rischio Trump.
Per questa vignetta, c’è chi ha dato del “sessista” a Vauro. Eppure, il giudizio politico era stato espresso dallo stesso Trump poco prima di ricevere “Georgia” Meloni, arringando il pubblico di signori altrettanto eleganti e signore in abito lungo che affollavano la cena del National Republican Congressional Committee: “Mi baciano il culo, pronti a fare qualsiasi cosa”. Eppure, fra il pubblico non s’è risentito nessuno.
Qual è la giustificazione per il massacro dei bambini palestinesi a Gaza? “Beh poi crescono e divengono terroristi”. In fondo, molto molto in fondo del crimine genocida, Netanyahu ha ragione. Infatti, “A Gaza i bambini sopravvissuti agli stermini israeliani hanno buone chances di combattere Israele con la lotta armata”. E con cos’altro, altrimenti? Chi di noi ammette che se fossimo nati in una prigione a cielo aperto saremmo diventati anche noi terroristi? Trump, che ha molto a cuore i bambini, propone di deportare i superstiti fuori dalla Palestina.
Invece, l’Islanda non ha neppure un esercito, l’Irlanda destina alle armi lo 0,22% del suo PIL, Svizzera (0,7%), Austria (0,8%), Malesia (1%), Nuova Zelanda (1%). Soltanto Danimarca (1,3%), Slovenia (1,3%) e Portogallo (1,5%) superano la soglia dell’1%. Irlanda, Austria e Svizzera mantengono una politica di neutralità. Islanda, Portogallo, Danimarca e Slovenia fanno addirittura parte della Nato.
Ma l’aumento della spesa militare, quale deterrenza, garantisce una maggiore sicurezza?
No, secondo la ricerca condotta dal Delàs Center for Peace Studies. La spesa militare complessiva di tutti i paesi dell’UE supera già i 300 miliardi di euro. La Russia, invece, spende circa 100 miliardi di euro all’anno per la difesa . E questa strategia di deterrenza militare non ha impedito a Putin di intervenire, malgrado l’Ucraina fosse armata fino ai denti. Altro esempio, la “pace armata” prevalente in Europa prima della prima guerra mondiale come strategia per rafforzare la sicurezza. Insomma, fallisce la mentalità di sicurezza militare che ignora la sicurezza umana, la diplomazia e il rispetto del diritto internazionale.
Perché Trump, una volta eletto, ha mostrato fin da subito palese ostilità sia nei confronti di Gaza che dei suoi abitanti, ulteriore sostegno al controverso leader israeliano e ormai palese vicinanza strategica con gli interessi di Putin? Perché vuole evitare la terza guerra mondiale come ha detto pubblicamente a Zelensky? Perché l’Unione Europea sta sostenendo un piano di riarmo del vecchio continente di circa 800 miliardi di Euro? Per proteggere i suoi cittadini? E perché il presidente franceseMacron offre a questi ultimi di estendere il proprio cosiddetto ombrello nucleare? Per tenerli al sicuro e scongiurare la guerra? In altre parole, è la pace che hanno a cuore costoro e più che mai coloro che sono alle loro spalle? Clicca qui.
Ursula von der Leyen è stata un pessimo ministro della Difesa tedesco e ora una pessima presidente della Commissione europea .
Per Jeffrey Sachs(già direttore dell’Earth Institute alla Columbia University) il conflitto in Ucraina è figlio dell’arroganza statunitense, un tragico errore frutto di 30 anni di politiche fallimentari che miravano all’espansione della Nato a est. Ma ora che l’America di Trump ha deciso di chiudere la ferita, la leadership europea sembra in preda alla coazione a ripetere e persiste su posizioni massimaliste che tendono a prolungare lo scontro. Arrivando fino a evocare lo spettro della deterrenza nucleare. L’Europa e la Russia non hanno alcun motivo per farsi la guerra se non per il bellicismo di una certa leadership europea, residuo della strategia di allargamento della Nato voluta dagli Stati Uniti tra il 1994 e il 2024. Clicca qui.
“Dittatore senza elezioni, Zelensky farebbe meglio a muoversi in fretta o non gli rimarrà un Paese”. “Un dittatore mai eletto”, “un comico mediocre” che “rifiuta di indire elezioni, è molto giù nei sondaggi ucraini (4%)e l’unica cosa in cui è stato bravo è l’aver suonato Biden come un violino”. “Be’, sei stato lì per tre anni. Avresti dovuto chiuderla dopo tre anni. Non avresti mai dovuto iniziarla. Avresti potuto fare un accordo”. “Pensateci, un comico di modesto successo ha convinto gli Stati Uniti d’America a spendere 350 miliardi di dollari, per entrare in una guerra che non poteva essere vinta, che non avrebbe mai dovuto iniziare, ma una guerra che lui, senza gli Stati Uniti e Trump, non sarà mai in grado di risolvere”. Anzi, “Zelensky ammette che metà dei soldi che gli abbiamo inviato sono mancanti”, “probabilmente vuole mantenere in funzione il treno della cuccagna”. In passato Donald Trump lo aveva già definito sarcasticamente come “il miglior piazzista sulla terra: ogni volta che viene in Usa se ne va con 60 miliardi.
Torna ad attaccarlo Elon Musk: “Zelensky non può affermare di rappresentare la volontà del popolo ucraino a meno che non ripristini la libertà di stampa e smetta di cancellare le elezioni!”.”In America teniamo elezioni presidenziali ogni quattro anni, anche in tempo di guerra. Abbiamo tenuto elezioni durante la guerra civile. Abbiamo tenuto elezioni durante la seconda guerra mondiale. Prima che il presidente Zelensky decida di fare di nuovo la predica al presidente americano, dovrebbe tenere elezioni anche lui”. .
Zelensky ha replicato dando ad entrambi dei putiniani. L’epiteto era stato ripetuto per anni nei confronti dei pacifisti che sostenevano trattative, piuttosto che l’invio di armi di Meloni & Co. per “una guerra fino all’ultimo ucraino”.
Musk gli ha risposto: “Trump ha ragione a ignorare Zelensky e a decidere per la pace indipendentemente dalla disgustosa e massiccia macchina per la corruzione del presidente ucraino che si nutre dei cadaveri dei suoi soldati. È disprezzato dal popolo ucraino, motivo per cui si è rifiutato di indire le elezioni”.
I ministri degli Esteri dell’Unione europea hanno varato il 15° pacchetto di aiuti per l’Ucraina e nuove sanzioni per Mosca. Per la guerra, iniziata ormai quasi tre anni fa con l’invasione russa, non sembra ci siano prospettive di tregua. Per la prima volta, il Consiglio Ue ha deciso oggi di imporre misure restrittive contro 16 persone e tre entità per rispondere alle attività destabilizzanti della Russia contro l’Ue, i suoi Stati membri e i suoi partner. Tra le designazioni si conta anche l’Unità GRU 29155, un’unità segreta dell’agenzia di intelligence militare russa (GRU), nota per il suo coinvolgimento in omicidi stranieri e attività di destabilizzazione come attentati e attacchi informatici in tutta Europa. Sul fronte opposto, il presidente russo Putin accusa Kiev di compiere un nuovo “crimine” abbassando l’età della leva dai 25 ai 18 anni, come chiesto dagli Usa. “Anche se l’abbassassero a 14 anni, non cambierà la situazione sul campo di battaglia”. Putin ha anche puntato il dito contro gli Stati Uniti: “Nella loro volontà di indebolire il nostro Paese, di infliggerci una sconfitta strategica, gli Usa continuano a pompare il regime illegittimo di Kiev di armi e soldi, inviano mercenari e consulenti militari, incoraggiando l’escalation del conflitto”.
L’unica area in cui potrebbe esserci qualche speranza è di porre fine alla guerra in Ucraina, dove Rubio si è avvicinato alla posizione di Trump. Ma in tutti gli altri punti caldi del mondo, è probabile che Rubio renda i conflitti ancora più accesi o ne dia inizio a nuovi:
1. La sua ossessione per il cambio di regime a Cuba affonderà ogni possibilità di migliori relazioni con l’isola.
2. Applicare il suo modello anti-Cuba al resto dell’America Latina renderà nemici molti dei vicini USA.
3. Crede che gli Stati Uniti e Israele non possano sbagliare e che Dio abbia dato la Palestina a Israele.
4. La sua profonda inimicizia verso l’Iran alimenterà la guerra di Israele contro i suoi vicini e potrebbe portare a una guerra con l’Iran.
5. È debitore dei grandi capitali, dall’industria delle armi alla lobby israeliana.
6. È così ostile nei confronti della Cina che la Cina lo ha sanzionato due volte.
7. Sa che le sanzioni sono una trappola, ma non sa come uscirne.
8. Vuole reprimere la libertà di parola negli Stati Uniti.
Siamo stati tutti bombardati dai risultati del mediatico, miliardario, velenoso scontro bipolare delle presidenziali USA 2024. Speriamo che questo triste spettacolo serva da sveglia per coloro che chiamano “democrazia” l’elezione “diretta” di un capo, diretta nel senso di direttamente controllata da concentrazioni di denaro e di potere. La democrazia in America sopravvive solo grazie alla miriade di istituzioni e referendum locali. Avvenire ha avuto il modo di ricordarcene l’importanza prima e più di altri media, per questo ne consigliamo la lettura.
Non sembra ipotizzabile, leggendo su Other News Bernardo Barranco, noto sociologo, analista religioso, economista e scrittore messicano. Clicca qui.
L’estremismo ultraconservatore di Trump, tanto istrionico quanto imprevedibile, collegherebbe il suo ruolo nella storia americana addirittura a un mandato divino.
Il cristianesimo di Trump sarebbe definito cristoneofascismo: alleanza tra l’estrema destra legittimata dal capitalismo e movimenti cristiani fondamentalisti che trovano l’appoggio di importanti gerarchi della Chiesa cattolica ed evangelici, i quali sarebbero quasi tutti gli avversari di papa Francesco, critico implacabile del neoliberismo.
Ma sono ancora il più forte? Per quanto tempo ancora? Per ora, stanno imponendo il loro ordine mondiale incentrato sui Paesi dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica. Cinque sono gli indiscutibili successi. 1. Tutti hanno ritenuto che le minacce all’egemonia occidentale provengano dalla Cina e dalla Russia. 2. I loro partner e alleati hanno accettato di aumentare la spesa militare fino al 2% o più del PIL, con il riarmo della Germania, un triste ricordo per i francesi e altri Paesi europei. 3. Allineare quasi tutti i Paesi della NATO contro l’aggressione russa, estendendola a Svezia e Finlandia. 4. Aumentare l’influenza del comando militare dell’Asia-Pacifico coinvolgendo Australia, Regno Unito e Washington nell’AUKUS, che aggiungerà sottomarini nucleari a Canberra. 5. Il riarmo del Giappone, l’unico Paese che ha subito gli orrori di due bombe atomiche e che preoccupa seriamente la Cina e i coreani a causa del suo passato coloniale, insieme a una maggiore cooperazione militare degli Stati Uniti con le Filippine, oltre alle 30.000 truppe dispiegate dal 1953 in Corea del Sud.
I critici ritengono invece che questi successi della “dottrina Trump” non siano nuovo ordine mondiale bensì disordine. (continua).
Prendendo le distanze da certo ambientalismo razzista xenofobo e neofascista, per l’Italia c’è chi afferma autorevolmente (clicca qui) che “Erroneamente la causa ambientalista è fatta passare per uno degli asset ideologici della sinistra,” mentre “L’ambiente non è di destra né di sinistra. E se è vero che è mancata una collaborazione tra destra e i temi ambientali, etichettare i conservatori come negazionisti del cambiamento climatico è sbagliato”. “Diciamo sì al profitto, ma solo nel rispetto dei diritti dei lavoratori, dei diritti umani e dell’ambiente”. Il “nemico” del conservatorismo ambientale è senz’altro, nelle parole degli ambientalisti di destra, quella che viene definita un’ideologia ambientale “de-umanizzata, globalista, antinazionale, secolarizzata”, a favore di interventi legislativi dall’alto e sovranazionali e di una riconversione industriale radicale e a scapito dei lavoratori e delle identità nazionali. I ragazzi dei Fridays For Future (e ancor più quelli di Extinction Rebellion) finiscono nel mirino, per manifestazioni definite “sessantottine” e ideologiche, a cui la destra contrappone “un’educazione culturale ed educativa che nasca dalle scuole e dalla famiglia”. Invece l’ambientalismo di destra è senz’altro un ambientalismo che ha le sue radici nel cattolicesimo, mentre papa Francesco è accusato di “flirtare”… con culture pagane.
Conferenza stampa alla Camera: clicca qui. Il governo respinga anche l’offensiva di Trump per un nuovo trattato transatlantico come e peggio del TTIP, fermi il CETA con il Canada bocciandone la ratifica fermando, così, trattati discutibili come l’EU-Vietnam e il pericolosissimo EU-Mercosur che premia con una facilitazione commerciale l’attacco di Bolsonaro all’Amazzonia e al clima.
Il piano di finta pace in Palestina di Trump elude tutte le risoluzioni Onu. Ai palestinesi sarebbe concesso di chiamarsi Stato ma a condizione che mai diventi uno Stato autentico. Non sarebbero edificate altre colonie, ma nessuna delle esistenti sarebbe smantellata o assoggettata al nuovo Stato: resterebbero parte di Israele e connesse ad esso tramite esclusive vie di trasporto controllate dalla potenza occupante. Israele avrebbe la sovranità militare sull’intera area palestinese, controllerebbe lo spazio aereo a ovest del Giordano e a quello aereo-marittimo di Gaza, nonché i confini del nuovo Stato. Le risorse naturali sarebbero cogestite. La futura Palestina dunque sarebbe una riserva per pellerossa, un Bantustan, una serie di enclave palestinesi incuneate nella Grande Israele. La valle del Giordano sarebbe comunque annessa ad Israele “per motivi di sicurezza”. Il piano inoltre negherebbe perfino il diritto al futuro Stato di fare appello alle istituzioni internazionali tra cui la Corte penale internazionale. Verrebbe vietato ai suoi cittadini di rivolgersi a qualsiasi organizzazione internazionale senza il consenso di Israele, e sarebbe bandito qualsiasi provvedimento, futuro o pendente, che mettesse in causa “Israele o gli Usa di fronte alla Corte penale internazionale, la Corte internazionale di giustizia o qualsiasi altro tribunale”. Questa pace dei vincitori, conclude Barbara Spinelli, dovrebbe essere respinta dagli Stati Europei, non solo a parole. Non limitandosi a ripetere “Due Stati-Due popoli”, mantra svigorito e ora accaparrato/pervertito da Trump. Bensì difendendo le leggi internazionali e rifiutando di considerare come antisemitismo ogni critica all’occupazione israeliana.
Gli Stati Uniti perseguono da circa un ventennio con criminale determinazione una strategia di destabilizzazione permanente del Medio Oriente: l’invasione nel 2003 dell’Iraq lasciata nel caos da 17 anni, i raid in Libia del 2011 contro Gheddafi insieme a Francia e Gran Bretagna, la guerra per procura in Siria contro Assad ed in Yemen, le monarchie del Golfo e la Turchia impegnate, insieme ai jihadisti, a contrastare prima di tutto l’influenza iraniana e poi anche quella russa. L’obiettivo di Washington era ed è quello di polverizzare gli stati arabi e musulmani, e oggi gli hezbollah in Libano, che in qualche modo possano opporsi a Israele, il guardiano degli Usa nella regione, e all’Arabia Saudita, il maggiore cliente petrolifero di armamenti Usa. Gli iracheni hanno intimato ai nostri 900 soldati di andarsene. Nel Sud del Libano c’è UNIFIL, i circa 10mila militari della forza multinazionale di interposizione delle Nazioni Unite. Il comandante è un italiano, il generale Stefano Del Col; anche il contingente più grande, 1.068 donne e uomini, è italiano. Serve una grande azione diretta e nonviolenta per la pace: clicca qui.
Battuta scema anzi irresponsabile: il gelo è l’altra faccia dei cambiamenti climatici provocati dall’effettoserra. Clicca quiBenito Fiori del Circolo “AmbienteScienze” di Cremona.
Secondo l’aberrante fanatismo Isis, sarebbero “i bambini uccisi dalle bombe inglesi a Mosul vendicati con i bambini crociati ammazzati a Manchester”. E Trump promette di proteggerci dal terrorismo fomentando guerre e vendendo armi? Non è così che si elimina il terrorismo: gli risponde papa Francesco. Clicca qui il generale Fabio Mini, già capo di Stato maggiore del Comando Nato per il Sud Europa ecc., esperto di strategia militare e questioni geopolitiche.
Il fatto che i Cruise contro Assad siano partiti da portaerei americane della VI Flotta con comando a Napoli, mette in rilievo che l’Italia, è una fondamentale piattaforma di lancio della strategia militare Usa/Nato responsabili di una situazione di conflitto sempre più pericolosa, a cui si aggiungono le ambizioni della Russia di Putin. Noi, “popolo della pace”, non possiamo starcene con le mani in mano mentre infuria la “guerra mondiale a pezzetti” (copyright papa Francesco), aumentando il rischio sottostante di una catastrofica guerra nucleare. (Continua con Alfonso Navarra).
Si va verso il picco delle emissioni? Non solo per l’arrivo della presidenza Trump che rallenterà la crescita delle rinnovabili, ma per l’accelerazione sul fronte dei fossili che determinerà una riduzione dei prezzi di gas e petrolio e per l’allontanamento dell’adozione di una carbon tax. Quali le variabili in gioco? Clicca qui una analisi di Gianni Silvestrini.
E dà ragione alle nostre manifestazioni ecopacifiste contro il loro acquisto che il governo italiano ha ignorato. Migliaia di miliardi sottratti alla Lockheed e alla guerra. In più l’ F-35 è anche inutile al suo scopo, perché difettoso.