L’ordinanza del sindaco di Taranto sul benzene giunge dopo una lunga e costante serie di segnalazioni di PeaceLink sui picchi di benzene e sul trend in aumento nel quartiere Tamburi. Clicca qui.
Categoria: Ilva
Meloni garantisce l’immunità penale all’Ilva.

Creando leggi ad hoc a tutela dei gestori dell’industria inquinante benchè siano noti i gravi danni alla salute ed all’ambiente causati dalle emissioni del siderurgico, la conversione del decreto legge rappresenta l’aggressione del governo allo stato di diritto ed alla giustizia italiana: priva i cittadini di Taranto del principio di uguaglianza garantito dalla Costituzione, solleva lo Stato dall’obbligo di tutelare la salute dei propri cittadini, è l’ennesimo insulto alla memoria delle innumerevoli vittime dell’inquinamento e delle loro famiglie . Ma i cittadini non si arrendono a questa barbarie: clicca qui il Coordinamento Ambientale Taranto.
Benzene e leucemie a Taranto.

La nostra è una popolazione dimenticata dal potere politico che tuttavia è sempre così sollecito a emanare decreti legge per agire d’urgenza per dare continuità alla produzione e per fornire uno scudo penale che eviti nuovi processi come Ambiente Svenduto. Clicca qui.
“Taranto città martire” conversazione con Erri De Luca.

L’ex-Ilva, un sito industriale in perdita e nonostante tutto continua a produrre e a inquinare, mentre il potere politico non tutela la salute.
Tanti i soldi versati all’Ilva negli anni; in questi giorni si parla dell’ennesimo finanziamento pubblico per 680 milioni di euro.
Abbiamo parlato anche di scudo penale: nessuna responsabilità per chi continua a produrre compromettendo il futuro del territorio.
E’ necessario restare al fianco di una popolazione che continua in questa difficile e solitaria resistenza per la sopravvivenza.
Clicca qui il video con lo scrittore Erri De Luca e Alessandro Marescotti, fondatore di PeaceLink
Il governo decreta la pena di morte per Taranto.

24/1/2023, questo https://webtv.senato.it/4621?video_evento=241695 è il link ai vari interventi alle audizioni al Senato sullo scudo penale Ilva. L’intervento di PeaceLink comincia al minuto 60.
Il decreto non è emendabile e se viene convertito in legge equivale a riportare in Italia la pena di morte, per di più verso persone innocenti di cui non conosciamo nome, sesso, età e volto.
Clicca qui il video con l’intervento di Alessandro Marescotti.
Si pone il legittimo quesito: Chi è punibile? Di chi è la eventuale responsabilità penale? Oppure il governo afferma che ci sono “fatti” per i quali è esclusa ogni responsabilità penale? Che possano contemplarsi per forza di legge reati per i quali l’artefice non sia punibile e persone impunibili alle quali è concesso commettere reati?
Contro il decreto del governo, per il documento ACP (Associazione Culturale Pediatri) redatto dalla dottoressa Annamaria Moschetti: cliccare qui. La video intervista di Moschetti è cliccabile qui.
In particolare, esiste un grave e concreto rischio rappresentato dalla esposizione alle sostanze neurotossiche immesse in ambiente dall’impianto siderurgico e che in presenza di una continuità produttiva, sono fortemente da temersi ritardi cognitivi e riduzioni del Quoziente Intellettivo (QI) nei bambini così come documentato dalla letteratura scientifica.
Sullo stesso decreto, per il documento di Gianfranco Amendola: cliccare qui: ll nuovo governo ci ha dimostrato che al peggio non c’è mai fine.
Non siamo nelle condizioni fisiche di poter scendere in piazza.

Siamo coloro che si sono ammalati a causa dell’inquinamento, i primi a subire sulla nostra pelle le sue conseguenze. Abbiamo tutti subìto il trapianto di midollo osseo in seguito alla diagnosi di Leucemia e, chi più chi meno, sono anni che lottiamo per sopravvivere. Ovviamente di Leucemia ci si ammala ovunque ma qui a Taranto i numeri sono da strage. Per non parlare dei bambini.
Abbiamo deciso di aderire al Coordinamento Taranto e contrastare la recente decisione del Governo di dare nuovamente l’immunità penale a chi gestisce l’ex Ilva. Non siamo nelle condizioni fisiche di poter scendere in piazza a protestare e l’unico modo che abbiamo è unirci simbolicamente alla mobilitazione, firmando i comunicati come è già stato fatto o inviando dei messaggi sui nostri profili social che sono ormai la nostra finestra sul mondo, esprimendo quella che è la nostra posizione Per questo invitiamo la cittadinanza a partecipare con noi.
Non avrei messo al mondo mio figlio.

Una delegazione del Coordinamento Taranto che si batte contro il nuovo scudo penale concesso all’ILVA ha incontrato il Prefetto di Taranto. Nell’incontro ha parlato una mamma affetta da una grave leucemia: Se io potessi tornare indietro non avrei messo al mondo mio figlio in queste condizioni per la paura che si ammali. Continua qui la sua testimonianza. Il Prefetto si è avvicinato e le ha dato la mano. E’ stata accompagnata anche dalla Digos giù fino all’auto. Aveva le gambe deboli e malferme. I giornalisti hanno chiesto una dichiarazione, lei ha abbassato il finestrino e ha parlato, rilasciando la sua testimonianza di portavoce dei pazienti del suo reparto. Poi l’auto si è allontanata fra due ali di manifestanti che la applaudivano.
Vogliono destinarci a morire.
Ma i tarantini non si arrendono: clicca qui il video https://youtu.be/dW_D0h7_6_0

Il mondo ambientalista si ricompatta per dire «No» all’immunità penale in favore dell’ex Ilva reintrodotta dal Governo. Le associazioni si sono riunite per informare e mobilitare i cittadini e scongiurare la conversione in legge del decreto che costituisce un colpo mortale per la città ed una grave lesione dell’autonomia della Magistratura. La prima iniziativa si terrà martedì 17 gennaio alle ore 10 dinanzi alla Prefettura di Taranto, clicca qui.
I processi amianto siano assegnati alle Sezioni Unite della Cassazione.

Non è giustificabile né accettabile, che, a parità di condizioni, i processi in materia di amianto davanti alla IV sezione della Cassazione si concludano sistematicamente con l’assoluzione dei responsabili, mentre i pochi, che giungono davanti alla III Sezione si concludano con sentenze di condanna, come nel caso dell’ILVA di Taranto.
II governo ripristina l’immunità penale con un nuovo decreto salva-ILVA.

Ripristinando con decreto legge lo scudo penale per l’ILVA di Taranto, questo governo tocca il fondo del cinismo. Un cinismo che non è mai mancato ai governi precedenti ma che oggi, dopo la sentenza di Ambiente Svenduto, suona come una dichiarazione di guerra alla magistratura. Questo governo dimostra indifferenza alla vita e ostilità alle leggi che tutelano l’ambiente e la salute. Invece di portare speranza e conforto nelle case degli ottomila malati di cancro a Taranto, porta l’annuncio di un terribile nuovo decreto che molti interpreteranno come una nuova infausta condanna. Continua su https://www.peacelink.it/
Benzene Ilva a go-go.

Il 18 dicembre 2022 c’è stato un picco elevatissimo di benzene cancerogeno nel quartiere Tamburi di Taranto, in via Machiavelli. Alle ore 4 la concentrazione è arrivata a 42 microgrammi a metro cubo. Per vedere il grafico del picco registrato dalla centralina dell’ARPA Puglia cliccare qui. L’OEHHA della California fissa il valore di soglia acuto (calcolato su base oraria) a 27 microgrammi a metro cubo. Si veda Reference Exposure Levels (RELs) https://oehha.ca.gov/air/crnr/notice-adoption-revised-reference-exposure-levels-benzene. Il valore della centralina in via Orsini è probabilmente ancora più elevato di quello di via Machiavelli, ma non abbiamo accesso ai dati orari di quella centralina.
Alessandro Marescotti – Presidente di PeaceLink
Intervista ad Annamaria Moschetti, ambientalista dell’anno.

Annamaria Moschetti, presidente della Commissione per l’ambiente dell’Ordine dei medici di Taranto, è una pediatra che si occupa delle malattie d’inquinamento che colpiscono i più piccoli. E’ l’Ambientalista dell’anno 2022: ha ricevuto a Casale Monferrato (Alessandria) il Premio Luisa Minazzi, promosso – all’interno del Festival della virtù civica – da Legambiente e dalla rivista La Nuova Ecologia insieme al Comitato organizzatore composto da esponenti di diverse associazioni della cittadina piemontese. Casale Monferrato è città martire dell’Eternit come Taranto è città martire dell’Ilva. Clicca qui.
La sentenza ILVA condanna l’inquinamento politico.

In 3.800 pagine, le motivazioni della sentenza raccolgono un’imponente documentazione che testimonia la gravità dell’inquinamento e del pericolo per la salute, nonché la gravità della sua radice: radice squisitamente politica: il disastro ecologico è stato frutto di un disastro politico, non poteva avvenire senza il compiacente consenso di chi era incline al compromesso a danno dei cittadini e del bene comune. Clicca qui Peacelink.
Sottoscrivi per sostenere Peacelink, clicca qui.
Solidali con i lavoratori ma l’Ilva è un cavallo morente.

Siamo solidali con le preoccupazioni dei lavoratori dello stabilimento ILVA di Taranto che rischiano di perdere l’occupazione. Ma riteniamo che continuare a cavalcare un cavallo morente non è una scelta saggia: è una scelta disperata. La siderurgia a Taranto è un cavallo morente a cui si sta chiedendo l’impossibile. Quella che un tempo era una grande azienda siderurgica si sta spegnendo sotto i colpi di una crisi locale e globale. La nazionalizzazione non risolverà le cause di questa crisi globale. La nazionalizzazione cambierebbe solo gestore a problemi irrisolti e irrisolvibili nell’attuale contesto. L’intervento dello Stato deve servire a sostenere i lavoratori e le loro famiglie, non l’azienda. Le due prospettive non sono tra loro compatibili perché con un sostegno all’azienda si rischia di bruciare miliardi di euro per colmare i buchi di bilancio invece di aiutare i lavoratori a costruire un nuovo futuro occupazionale. Occorre un piano B per le aree di crisi, fra cui Taranto, basato sulle bonifiche e su una riconversione economica finalizzata alla transizione ecologica. (continua)
Fermare l’ILVA di Taranto.

Due studi scientifici internazionali, tre interventi a congressi nazionali ed internazionali, diverse sollecitazioni alle istituzioni, vari interventi mediatici, finalmente agosto 2022 dopo oltre 2 anni sono oggetto di revisione le misure di salute pubblica raccomandate alla popolazione dei Tamburi durante i giorni cosiddetti wind days (vento da nord-ovest, ossia dall’ILVA), quando il quartiere Tamburi di Taranto è invaso dalle polveri. Ovviamente la nostra richiesta finale è quella di eliminare la causa di tutto ciò: occorre fermare l’inquinamento dell’ILVA e avviare una bonifica e riconversione con fondi europei. Clicca qui WIND DAYS A TARANTO
Contro Draghi a Taranto insorge il Comitato per la salute e l’ambiente.

Draghi rivuole la grande Ilva: “Il governo intende riportare l’Ilva a quello che era quando era competitiva, era la più grande acciaieria d’Europa, non possiamo permetterci che non produca ai livelli a cui è capace di fare, a cui produce anche oggi”. Evidentemente Draghi non ha neppure sfogliato il Rapporto di valutazione di impatto sanitario dell’acciaieria di Taranto, condotto dall’Organizzazione mondiale della sanità su richiesta della Regione Puglia. L’Oms ha calcolato, infatti, che la grande Ilva che Mario Draghi ancora sogna e auspica ha avuto un impatto devastante: fra le 27 e le 43 morti premature ogni anno a causa delle sue emissioni. Il premier ignora che sono nati 600 bambini con malformazioni congenite, tra il 2002 e il 2015. Inoltre la Valutazione danno sanitario fornisce una previsione di rischio sanitario inaccettabile non solo a 8 milioni di tonnellate/anno di acciaio, ma anche a 6 milioni di tonnellate/anno allo stato delle attuali tecnologie. E persino scendendo a 4,7 milioni di tonnellate/anno di acciaio il rischio sanitario viene valutato come inaccettabile nell’ambito dello studio Valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario. Clicca qui il comunicato stampa del Comitato.
L’Arpa: sempre peggio i cancerogeni dell’Ilva.

I valori del benzo(a)pirene più che triplicati. nonostante le tanto decantate prescrizioni del piano ambientale. La Procura di Taranto non può concedere il dissequestro degli impianti dell’area a caldo. Clicca qui il primo commento di Peacelink.
Stop al sacrificio di Taranto.

Domenica 22 maggio 2022 ore 17:00 (Durata: 4 ore) piazza Garibaldi. Manifestazione apartitica a sostegno della salute, dell’ambiente, delle secolari attività ecocompatibili e del terziario del nostro territorio. Per riconquistare la dignità che i Governi di questi ultimi anni, in collusione con l’acciaieria, hanno calpestato, come ricordato anche dall’ONU che ha definito Taranto “zona di sacrificio” i cui cittadini vengono trattati come “usa e getta”. Per tornare a parlare di bellezza e di lavoro che non avvelena. Per un futuro da consegnare alle prossime generazioni in una confezione regalo di sublime bellezza: Taranto.
Per maggiori informazioni clicca qui.
Ilva una vergogna nazionale.

Guarda il video Sopravvivere sotto l’ex Ilva, Tamburi di morte a Taranto
Lo Stato Italiano continua a non tutelare la salute e i diritti dei tarantini. La nuova condanna della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo è una sorta di conferma a quanto già contenuto nella prima sentenza che sulla gestione della vicenda dell’ex Ilva, inchiodò il governo di Roma. A quasi quattro dalla condanna della Cedu e a quasi dieci dal sequestro degli impianti, insomma, la salute dei tarantini è ancora a rischio. Siamo di fronte a una vergogna nazionale. Clicca qui Peacelink. Domenica 22 maggio a Taranto saremo di nuovo in piazza Garibaldi alle ore 17 per riaffermare il diritto alla vita e alla dignità dei cittadini esposti a rischi sanitari inaccettabili.
“La polvere negli occhi”, sabato prossimo su Raitre le testimonianze sull’Ilva.

Alle 21.45 c’è la puntata di Domenico Iannacone su Taranto; PeaceLink ha collaborato per la buona realizzazione di questa testimonianza corale di resistenza popolare all’inquinamento. Clicca qui.
ILVA “Una macchia sulla coscienza collettiva dell’umanità”.

Nella Giornata mondiale contro il cancro infantile, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, la più alta istituzione a livello mondiale, rende pubblico un documento che colpisce per l’inaccettabile comportamento posto in essere dai Governi di alcuni Stati. Non usa mezzi termini, l’ONU, per spiegare quanto in là si siano spinti questi Governi, quanto abbiano anteposto gli interessi economici a scapito della salute e della dignità umana, come si siano prodigati per favorire produzioni inquinanti portatrici di malattie, morte e danni spesso irreversibili all’ambiente. L’ONU chiama questi territori “zone di sacrificio”, definendone la perdurante esistenza “una macchia sulla coscienza collettiva dell’umanità”.
Anche sull’Italia viene puntato il dito dell’ONU, indicando, a mo’ d’esempio, quale “zona di sacrificio” proprio Taranto, tenuta sotto scacco dalla grande acciaieria che da decenni ne ferma il progresso ecocompatibile, sparge i propri veleni sul territorio e gli abitanti, collezionando un incredibile ed insopportabile numero di morti e malati, in particolare tra neonati, bambini e adolescenti. L’ONU scrive testualmente (continua)
ILVA e morti premature a Taranto.

Il rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) presentato dalla Regione Puglia smentisce tutti coloro che ritenevano accettabile l’inquinamento dell’ILVA a Taranto dopo il 2012. I decreti salva-ILVA non hanno fermato l’inquinamento, non hanno evitato nuove morti ma hanno tentato di stoppare la magistratura e di difendere una fabbrica indifendibile. Questo rapporto dell’OMS costituisce notizia di reato: pertanto trasmesso alla Procura. Clicca qui.
Studio OMS contro studio Ilva.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha realizzato uno studio sull’impatto sanitario dell’Ilva di Taranto che conferma la validità delle Valutazioni di Danno Sanitario e dunque smentisce “Acciaierie di Italia” che ha invece inviato al MITE una relazione volta a contestare, dal punto di vista della metodologia scientifica, la validità delle valutazioni danno sanitario fin qui effettuate, le quali acclarano per le emissioni dello stabilimento ILVA un rischio cancerogeno inaccettabile anche con autorizzazione AIA a 6 milioni di tonnellate/anno di acciaio. Clicca qui.
Ilva: gli operai prendano nelle proprie mani la loro vita!
La posizione dello SLAI Cobas di Taranto: clicca qui. Non solo le bonifiche interne alla fabbrica se li carica lo Stato, nella classica legge del sistema capitalista: socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti, ma ora anche i soldi per la decarbonizzazione vengono presi da quelli per le bonifiche della città.
Cancro accettabile a Taranto.
l’ILVA avrebbe a Taranto un impatto cancerogeno accettabile. Acciaierie d’Italia contesta dubbi sia di carattere giuridico che di natura tecnica rispetto alla Valutazione Danno Sanitario (VDS) 2021 che prevedeva un rischio cancerogeno inaccettabile nella popolazione del quartiere Tamburi con una produzione a 6 milioni di tonnellate/anno di acciaio. In buona sostanza la VDS – condotta per mesi tramite un confronto fra i tecnici dell’azienda e quelli della Regione Puglia e dei ministeri competenti – non sarebbe scientificamente corretta perché sovrastimerebbe l’impatto cancerogeno dell’inquinamento dell’ILVA. Clicca qui.
L’Ambiente Italia nel mirino dell’Onu.

L’ispezione internazionale appena conclusa si concretizzerà in un rapporto al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.
Clicca qui la Dichiarazione di fine visita del Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulle implicazioni per i diritti umani della gestione e dello smaltimento ecocompatibile di sostanze e rifiuti pericolosi, Marcos A. Orellana, a conclusione della visita condotta in Italia dal 30 novembre al 13 dicembre 2021.
L’ispezione di Orellana si è concentrata su tre questioni chiave: siti contaminati, gestione dei rifiuti e pesticidi. In particolare sotto accusa: Porto Marghera, Pfas Veneto, Solvay di Spinetta Marengo, Terra dei Fuochi, Ilva di Taranto, Solvay di Rosignano. Un rapporto completo sulle questioni affrontate durante la visita sarà presentato al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite nella sua cinquantunesima sessione. Orellana si è espresso anche sulla riforma della Giustizia (Cartabia) in Italia “Mi preoccupano i tempi di prescrizione più brevi per i crimini ambientali, poiché la loro complessità richiede spesso un tempo considerevole per completare le indagini”.
Ilva, dov’è il piano industriale?
Acciaierie d’Italia vuole accelerare la produzione, ma il Comitato Salute e Ambiente di Taranto non ci sta e chiede l’intervento del Prefetto. “Che ci ha incontrati, e abbiamo capito che non esiste un nuovo Piano Industriale per lo stabilimento ILVA di Taranto gestita da Acciaierie d’Italia”. Che sia un piano metafisico? Clicca qui.
In realtà non ci più soldi, l’Ilva del dopo Mittal è in ginocchio: Mittal non investe ma controlla la società operativa, lo Stato mette il denaro ma è fuori dalla gestione esecutiva.
Ambiente lavoro vita Il caso Taranto.

“Aria invidiabile a Taranto”.

Oggi il Sole 24 Ore parla di “aria invidiabile” a Taranto commentando la graduatoria delle concentrazioni di polveri sottili in Italia. Chi ha scritto queste cose sul Sole 24 Ore dovrebbe spiegarci come mai dal 2011 al 2019 siano morte a Taranto 1020 persone in più nei tre quartieri vicini all’area industriale rispetto all’atteso calcolato su base regionale. Chi scrive sul Sole 24 Ore ignora, evidentemente, che la composizione chimica delle polveri sottili (pm10, pm2.5) ne determina l’impatto sanitario. Per cui non basta calcolarne la concentrazione in microgrammi a metro cubo se a parità di microgrammi gli impatti sanitari sono differenti, a seconda che siano polveri da traffico o polveri di origine industriale.
E se fosse vero che al quartiere Tamburi di Taranto c’è aria invidiabile, l’articolista potrebbe fare affari acquistando le case che si svendono a prezzi irrisori.
Alessandro Marescotti Presidente Peacelink
Lo Stato vìola il diritto alla vita dei tarantini.

La recente ricerca pubblicata sulla rivista scientifica internazionale Environmental Research clicca qui con significatività statistica conferma un eccesso di mortalità sulla regione (1020 decessi in eccesso dal 2011 al 2019) nei tre quartieri più vicini all’area industriale di Taranto. E ci spinge a chiedere azioni risolutive perché è evidente, dai dati pubblicati, che ogni anno che passa muoiono troppe persone che hanno la sola colpa di vivere troppo vicine alla ciminiere dell’Ilva. Una palese violazione del diritto alla vita che lo Stato avrebbe il dovere di proteggere.
Nubi grigie in un cielo rossastro è lo scenario tarantino consegnato ai Ministri.

Oltre 60 foto che ritraggono Taranto in ogni angolazione. In ogni scatto ci sono i fumi dell’ex Ilva. Ora quelle fotografie dell’inquinamento sono sul tavolo dei Ministri. Sono state inviate dall’Associazione dei genitori tarantini che da sempre chiedono la chiusura dello stabilimento. Si tratta di immagini raccolte da semplici cittadini negli ultimi 3 mesi che evidenziano la colorazione rossastra del cielo o nubi grigie che sovrastano l’area degli impianti siderurgici. Con riferimento alla chiusura delle aree di produzione a caldo di Genova e Trieste, si legge nella lettera, si chiede come il Governo intenda giustificare la continuazione della produzione di acciaio, per mezzo del carbone, a Taranto. Quando si potrà tornare a credere nelle istituzioni che dovrebbero prendere seriamente in considerazione come tutto l’acciaio del mondo non vale la vita di un bambino? E chi pagherà i danni? – Scrivono i genitori tarantini. Clicca qui.
Ilva, prima fonte di CO2 in Italia.

Il nuovo rapporto ONU sul clima è il più dettagliato allarme mai presentato fino ad ora. Afferma che i cambiamenti climatici sono “inequivocabilmente” causati dalle attività umane e stanno provocando disastrosi effetti “senza precedenti”.
In Italia il simbolo dell’emergenza climatica sono gli altoforni a carbone e le cokerie dell’ILVA di Taranto, gli unici impianti di questo genere ancora rimasti nella nostra nazione. Siamo di fronte, oltre al disastro ecosanitario, anche al disastro climatico. Siamo di fronte a due disastri ecologici, uno locale e uno globale. Quello di Taranto è un ciclo siderurgico insostenibile per gli uomini e per il clima. Va fermato. Clicca qui il cronoprogramma chiesto da Peacelink al Governo.
Va fermata l’area a caldo dell’Ilva.
Clicca qui il video davanti alla Prefettura.
Nell’esposto, presentato alla Prefettura nonché alla Procura della Repubblica di Taranto, da Peacelink e Comitato Cittadino per la Salute e l’Ambiente a Taranto (clicca qui), è stato denunciato il pericolo permanente e immanente riconducibile all’attuale attività inquinante dell’ex Ilva che è continuativa e, per di più, autorizzata senza alcuna considerazione dell’impatto sanitario che tale inquinamento comporta. Infatti, come dimostra la ricca serie di documenti scientifici e tecnici acclusia è del tutto evidente che a Taranto esista una massiccia emissione di sostanze inquinanti da parte dello stabilimento a cui corrisponde un rischio sanitario inaccettabile. Siamo quindi in presenza di un rischio sanitario-ambientale che ci porta a richiedere il fermo della produzione dell’area a caldo dello stabilimento in quanto al danno ambientale è associato un danno sanitario scientificamente acclarato e certificato.

“Andremo avanti con la nostra battaglia”.
Contro la sentenza del Consiglio di Stato che ha stabilito la prosecuzione delle attività dell’ Ilva.
Clicca qui il video con il presidente di Peacelink.
Alessandro Marescotti, il professore per la pace e l’ambiente.

Professore di lettere in una scuola superiore a Taranto, fondatore di PeaceLink e autore di vari libri, dal 2005 Marescotti si è occupato tenacemente dell’inquinamento causato dell’acciaieria ex Ilva, contribuendo al maxi processo Ambiente Svenduto. Insignito del “Premio Honoris Causa” per Giornalismo d’Inchiesta, Marescotti è anche referente del progetto Ecodidattica.
Marescotti, qual è il suo stato d’animo dopo la sentenza? La sensazione è quella di partecipare ad una lotta di Resistenza, con la forza nonviolenta della ragione, insieme a tanti altri concittadini. Una lotta dal basso, per la salute e l’ambiente. Purtroppo il Consiglio di Stato ha negato lo spegnimento dell’area a caldo (richiesta dall’ordinanza del sindaco di Taranto). Una sentenza favorevole alle ragioni aziendali. Ma noi andiamo avanti, ancora più determinati. Clicca qui l’intervista.
Il governo continua a non tutelare i diritti umani della popolazione esposta all’inquinamento dell’Ilva di Taranto.
Dopo tutte le riprovevoli violazioni, addirittura a fronte di tre importanti gravi novità:
la nuova valutazione di danno sanitario (VDS);
la persistenza di eccessi di mortalità anche recenti;
i gravi effetti neurotossici di piombo e arsenico sui bambini.
Clicca qui il Comitato Cittadino per la salute e l’ambiente di Taranto.
Piombo nel sangue e arsenico nelle urine dei bambini di Taranto.
La ricerca epidemiologica pubblicata sulla prestigiosa internazionale “Nature” (clicca qui) certifica l’effetto sinergico del piombo e dell’arsenico dei bambini di Taranto più esposti, ossia quelli più vicini al polo industriale. Questo studio riprende, continua e approfondisce uno studio già condotto a Taranto sull’impatto che l’inquinamento industriale ha sul quoziente di intelligenza dei bambini. Effetto sinergico significa che gli effetti del piombo e dell’arsenico non solo si sommano ma si amplificano reciprocamente con effetti che lo studio dimostra. Avvertimento ai ministri Speranza e Cingolani: ci rivolgiamo al Comitato delle Nazioni Unite sui diritti del bambino, con sede a Ginevra. Fermate gli impianti dell’area a caldo dell’ILVA. Clicca qui.
Gli effetti dell’esposizione ad elementi neurotossici sul comportamento degli scolari di Taranto.
In questo studio trasversale abbiamo valutato l’effetto neurocomportamentale dell’esposizione a oligoelementi tra cui piombo, mercurio, cadmio, manganese, arsenico e selenio e le loro interazioni tra 299 scolari residenti nell’area fortemente inquinata di Taranto in Italia. Sangue intero, urina e capelli sono stati raccolti per le analisi dei metalli, mentre la Child Behavior Checklist e la Social Responsiveness Scale, somministrate all’insegnante principale e alle madri, sono state considerate per identificare i problemi comportamentali nei bambini. Il piombo sanguigno ha influenzato principalmente i problemi sociali, il comportamento aggressivo, l’esternalizzazione e i problemi totali. L’arsenico urinario ha mostrato un impatto su ansia e depressione, problemi somatici, problemi di attenzione e comportamenti che infrangono le regole. È stata osservata una significativa interazione tra piombo e arsenico, con un effetto sinergico dei due metalli che aumenta il rischio di problemi di attenzione, comportamento aggressivo, problemi di esternalizzazione e problemi totali. Nel complesso, siamo stati in grado di testare che il piombo sanguigno più elevato, le concentrazioni di arsenico urinario e la loro interazione aumentano il rischio di problemi neurocomportamentali. Clicca qui lo studio (20 pagine).
Il Comitato Cittadino di Taranto richiede il fermo batteria 12 cokeria ILVA.
Dal 1° luglio Acciaierie d’Italia ha 10 giorni per fermare la batteria 12 della cokeria perché non messa a norma. Se in 5 giorni (da oggi al 30 giugno) non realizza gli interventi previsti (dopo 7 anni di lavori non fatti) allora scatta il fermo. Il 15 giugno scrivevamo una PEC https://lists.peacelink.it/
Ministro Cingolani, la batteria dell’Ilva va fermata.
Il tempo dell’attesa e delle proroghe è finito e – di fronte all’acclarata persistenza di un rischio cancerogeno inaccettabile – è ora di dare un chiaro segnale a chi non mette a norma gli impianti.
Il prossimo 30 giugno arriva a scadenza il termine ultimo per la messa a norma della batteria 12 della cokeria ILVA. E’ la più grande batteria di distillazione del carbon coke ed è quella su cui maggiormente di concentravano le aspettative di rispetto delle prescrizioni dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). Nonostante le proroghe questa grande batteria è fuori norma.
La nostra richiesta si basa su considerazioni ambientali (delle quattro prescrizioni tre non sono state attuate) e sanitarie. (uno scenario emissivo (6 milioni di tonnellate annue di acciaio) a cui corrisponde un eccesso di rischio cancerogeno inaccettabile).
Clicca qui la lettera al Ministro.
Il rischio sui risarcimenti sarebbe l’ultima beffa per i tarantini.
Miliardi di euro in sanzioni e provvisionali. Una montagna di denaro che si rischia a Taranto di vedere mai. Nonostante le condanne inflitte dal Tribunale di Taranto, il rischio della beffa è concreto per le quasi mille parti civili costituite nel processo “Ambiente svenduto” come vittime dell’ ex Ilva. La sentenza della Corte d’assise, infatti, oltre ai 280 anni di carcere inflitti agli imputati, tra i quali Fabio e Nicola Riva e l’ex presidente della Puglia, Nichi Vendola, ha stabilito anche le somme che gli imputati dovranno versare immediatamente alle parti civili, in attesa che la sentenza diventi definitiva e su quella venga avviato un processo civile che possa quantificare l’ammontare del risarcimento. Una sorta di anticipo che si aggira complessivamente intorno agli 8 milioni di euro, tra 5 e 100mila euro a testa, ma per capire come potrà andare a finire, basta studiare la storia recente di un vecchio processo che vide condannato definitivamente Emilio Riva, l’ex patron dell’acciaio scomparso nel 2014. La sentenza “Ambiente svenduto” copre il periodo 1995-2013, dopo il quale non possono che essere sempre definite “criminali” le condizioni dell’area a caldo dell’ex Ilva, a tutto il 2021. Clicca qui.
Scatenata la repressione contro i Movimenti dal nord al sud dell’Italia.

La repressione del dissenso è il comune filo rosso che si snoda tra lotte e territori, travolgendo specificità e motivi del conflitto, non appena si supera la soglia minima di allarme del consenso popolare; non appena si accendono i riflettori mediatici su aspetti e vicende pubbliche da custodire gelosamente come affari privati. Gli esempi sono tanti, come tanti sono i modi con cui si articola il ricatto sui territori per ridurre al silenzio e tutto ricomporre alla logica unitaria del dogma degli affari privati e del profitto. E’ il caso delle lotte No Tav e No Tap, dei No Muos a Niscemi, dei 45 ragazzi antimilitaristi No basi Nato del processo “Lince” in Sardegna, dei No Grandi Navi a Venezia, dei No Pfas di Alessandria e Vicenza, dei No Carbone a Brindisi, Civitavecchia, Imperia, di chi da decenni si oppone No Ilva a Taranto, della Rete campana No Rifiuti contro le discariche della morte, di chi lotta No nucleare contro il traffico di rifiuti, di chi, infine, No espulsioni, per aver compiuto il solo gesto di lavare i piedi dei migranti che giungono in Italia dalla rotta balcanica, si ritrova imputato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Clicca qui l’Appello per sostenere le spese legali dopo la recente sentenza di primo grado emessa dal GUP di Lecce, che condanna oltre un terzo dei 92 imputati per reati connessi alle proteste messe in campo dal 2017 al 2018 contro l’approdo a Melendugno (Lecce) del megagasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline), proveniente dall’Azerbaigian, ed in prosecuzione lungo la dorsale adriatica per congiungersi con quelli del nord Italia.
I rapporti tra la politica e i padroni dell’Ilva.

A p. 22 della rivista “Il Ponte” vi sono le dichiarazioni di Vendola del 2011 su Riva. Basta leggere la sua affettazione di stima per Emilio Riva e ricordare che l’anno successivo Riva viene arrestato per disastro ambientale. Si spiega come nel 2010, la Regione Puglia annegò il drammatico rapporto dell’Arpa invece di fermare la cokeria o ridurne la produzione, e fornì l’assist a Berlusconi per eliminare il limite per il micidiale benzo(a)pirene. E nel 2011 la Regione, sempre contro l’Arpa, è partecipe all’infame autorizzazione che consentiva all’ILVA di non coprire i parchi minerali e di aumentare per di più la capacità produttiva. Tra una risata e l’altra con Archinà, uno dei principali artefici delle morti per tumore dei bambini, Vendola lo rassicura: “Dica a Riva che il presidente non si è defilato”. Vendola è stato condannato per concussione aggravata in concorso con Archinà. (continua)
Ilva, prima di tutto va fermata l’attuale produzione inquinante e insicura per i lavoratori.
Da sempre per l’Ilva Alessandro Marescotti è il punto di riferimento del Movimento di lotta per la salute Maccacaro. Clicca qui l’intervista al fondatore di Peacelink: l’ambientalista che per primo si è battuto contro l’Ilva e i suoi 210 chili di veleni l’anno (diossina ecc.) per ogni cittadino di Taranto. Fu denunciato per procurato allarme. In questi anni, dalla sinistra non ha mai avuto la solidarietà di nessuno. La sinistra è rappresentata da Nichi Vendola, nella sentenza condannato per concussione a 3 anni e 6 mesi di reclusione per le pressioni sull’Arpa Puglia affinché ammorbidisse la sua linea dura contro l’Ilva Clicca qui il commento della sua ex portavoce. Marescotti conferma: “I pm ci ascoltavano, la politica ci considerava allarmisti”. Poi annuncia: “Presenteremo un nuovo esposto sul periodo 2013-oggi, non considerato dalla sentenza”.“ Finora sono esistiti due stati paralleli: i governi e i magistrati”. Nonché i sindacati e altre associazioni ambientaliste che vorrebbero continuare a produrre acciaio per garantire i livelli occupazionali. “La sentenza può portare a un movimento unitario, cioè la riconversione senza acciaio». Taranto è incompatibile con la produzione di acciaio? Neanche con la decarbonizzazione o i forni elettrici? “Genova ha rifiutato i forni elettrici per le scorie radio: si tratta di una tecnologia sorpassata. Per quanto riguarda la decarbonizzazione noi non siamo mai stati contrari ma mettiamo due condizioni: che sia sostitutiva e non aggiuntiva con la produzione tradizionale e che sia anticipata da una Valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario (Viias). Non c’è un pregiudizio ma penso anche che la produzione di acciaio verde non abbia più mercato. E comunque prima di tutto va fermata l’attuale produzione inquinante e insicura per i lavoratori”.
Dopo la sentenza il governo ancora non decide la chiusura dell’aerea a caldo dell’Ilva.

La sentenza è la grande vittoria della cittadinanza attiva che con le sue lotte e le sue denunce ha saputo raccogliere le prove del disastro ambientale. E ancora una volta la domanda al governo è: per la chiusura servono ulteriori certezze sull’impatto che questa industria ha avuto e avrebbe in futuro sulla salute della popolazione tarantina? Clicca qui.
C’è giustizia a Brindisi. Adesso tocca a Genova (ponte Morandi), Vicenza e Alessandria (Pfas)?

Questa sentenza rappresenta una svolta storica sul piano giudiziario per la città di Taranto. E non solo, speriamo. Questa sentenza è un macigno sulle azioni del Governo: non saremmo un Paese credibile e giusto se all’interno del PNRR, a partire dall’ex Ilva, non si avviasse una vera transizione ecologica che parta dalla chiusura immediata dell’area a caldo dell’acciaieria (confiscata dalla sentenza e in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato).
Per l’Ilva di Taranto, al processo “Ambiente svenduto” durato cinque anni, per associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro, avvelenamento di sostanze alimentari, corruzioni in atti giudiziari, omicidio colposo e altre imputazioni, la Corte di Assise di Brindisi condanna a vario titolo: 22 anni di reclusione a Fabio Riva e 20 al fratello Nicola; 21 anni e 6 mesi a Girolamo Archinà responsabile delle relazioni istituzionali e definito dall’accusa come la “longa manus” dei Riva verso istituzioni e politica; 21 anni a Luigi Capogrosso direttore dello stabilimento; 18 anni e 6 mesi a Lanfranco Legnani, Alfredo Ceriani, Giovanni Rebaioli e Agostino Pastorino considerati una sorta di “governo ombra” dei Riva; 3 anni e 6 mesi a Niki Vendola ex governatore della Puglia accusato di concussione aggravata in concorso; 3 anni a Gianni Florido ex presidente della Provincia e a Michele Conserva ex assessore provinciale all’ambiente per concussione, 15 anni e 6 mesi a Lorenzo Liberti ex consulente della procura; 2 anni per favoreggiamento a Giorgio Assennato ex direttore di Arpa Puglia; 5 anni e 6 mesi a Francesco Perli avvocato dei Riva; eccetera per un totale di 47 imputati (44 persone fisiche e 3 società); trasmissione degli atti alla procura per l’ipotesi di falsa testimonianza per l’ex arcivescovo della diocesi di Taranto Benigno Papa. Insomma una bella associazione a delinquere industriale, politica, amministrativa, legale, ecclesiale.

Clicca qui i giornali:
La storia dell’ILVA dal 2005 al 2021.

Come è nata l’indagine Ambiente Svenduto.
Tutto parte dalle analisi sul pecorino contaminato da diossina, consegnate da PeaceLink in Procura a Taranto nel 2008; nei tre anni precedenti erano stati acquisiti i dati delle emissioni di diossina dell’ILVA. Nel 2012 vengono consegnate alla magistratura le perizie. Si attende adesso la sentenza.
2021 – il TAR, con una sentenza storica, dispone che gli impianti dell’area a caldo vanno fermati perché malfunzionanti e pericolosi; la questione passa al Consiglio di Stato; i cittadini si trasferiscono a Roma con le croci bianche delle vittime dell’inquinamento in attesa della sentenza, il Consiglio di Stato temporeggia in attesa della sentenza del processo ILVA, che sta per arrivare a conclusione; i pubblici ministeri chiedono condanne con pene fino a 28 anni di reclusione. Clicca qui la storia.
Clicca qui un commento di SlaiCobas.
Cremona. Una situazione epidemiologica allarmante.

Alto numero di malattie respiratorie, tumori al polmone, leucemie, nascite pre-termine. In un territorio sono concentrati un inceneritore, una discarica, due fabbriche di mangimi e soprattutto le acciaierie Arvedi, il secondo polo siderurgico italiano dopo l’Ilva di Taranto. Arvedi è quella che inquina di più ma è invisibile ai media, intoccabile. Avviato ma non completato lo studio epidemiologico. Tacciono la pubblica amministrazione e la politica. Protestano le associazioni ambientaliste. Clicca qui.
A Roma per la chiusura immediata dell’area a caldo dell’Ilva.

Dare a Taranto lo stesso diritto alla salute di Genova e Trieste dove l’area a caldo è stata fermata. Rispettare la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che condanna lo Stato italiano per la questione Ilva, sentenza già menzionata nell’ordinanza di chiusura del Sindaco di Taranto e nella sentenza del Tar di Lecce, che si chiede al Consiglio di Stato di confermare. L’area a caldo è la principale fonte di rischio di malattie e morte. Gli studi epidemiologici nazionali ed internazionali provano il nesso di causalità tra emissioni ed eventi patologici. Clicca qui i partecipanti e l’organizzazione della manifestazione del 12 e 13 maggio a Roma. Pieno sostegno, da sempre, del Movimento di lotta per la salute Maccacaro.
Sempre più morti nei quartieri vicini all’acciaieria.
Basta un solo dato relativo al 2019: 181 decessi in più rispetto all’atteso confrontando i quartieri di Taranto più esposti all’inquinamento con il dato regionale. Dati più analitici si trovano nel comunicato scaricabile da questo link . Lo studio completo si può scaricare da qui

Nel 2020 gli eccessi di mortalità statisticamente significativi a Taranto sono stati del +25% nel quartiere Tamburi e del +20% nel quartiere centrale della città, il Borgo.