Nube tossica su Bolzano a causa dell’incendio di Alpitronic.
Toti, il sindaco Bucci e le intercettazioni sul polo chimico.
Un deposito chimico pericoloso, il progetto di spostarlo dal quartiere popoloso di Genova dove si trova in un’area portuale, il sindaco Marco Bucci e il governatore Giovanni Toti che caldeggiano l’operazione. C’è però un problema: il Comitato tecnico regionale che si occupa del nullaosta dice no, operazione troppo rischiosa. Succede però che lo stesso Comitato, un paio di mesi dopo, cambi idea: parere favorevole. E succede anche che su quel parere si addensino i sospetti di mafiosità di un’associazione di cittadini di Sampierdarena, il quartiere del porto dove i serbatoi chimici devono essere trasferiti, in un luogo che si chiama Ponte Somalia. Al punto da farne un esposto alla magistratura. Clicca qui.
Moni Ovadia celebra il 9 maggio.
“A guerra non ancora terminata, appena morto Roosevelt, Henry Truman, nuovo presidente Usa individuò nell’Unione Sovietica il nemico ideale del dopoguerra.
Gli apparati di propaganda del governo, del Pentagono e dei servizi segreti statunitensi approntarono un’ infernale campagna di propaganda basata su una miscela tossica di russofobia e anticomunismo isterico per rappresentare l’Urss come il regno del male. Alcune istituzioni, create espressamente, seminavano le menzogne più infami.
L’Europa comunitaria progressivamente sintonizzandosi sulla temperie stelle e strisce ha finito con l’allinearsi alla stessa propaganda, sulla spinta di governi fascistoidi di alcuni paesi dell’Europa dell’Est, fino alla perversione di apparentare comunismo e nazismo con l’intenzione di criminalizzare la Federazione Russa.
Tutto ciò ha portato a ignorare artatamente la ricorrenza del 9 di maggio, a gettare l’oblio sul sacrificio di 27 milioni di cittadini russi e sovietici.” Clicca qui Moni Ovadia.
Mussolini ha fatto anche cose buone.
Ad esempio. Fece arrivare i treni in orario, Avviò la politica delle case popolari. Diede vita al sistema pensionistico. Bonificò le paludi. Debellò la malaria. Aiutò i popoli colonizzati a migliorare la loro condizione selvaggia. Valorizzò le capacità guerriere del popolo italiano. Creò il fascismo che ispirò regimi in tutto il mondo.
Leggende metropolitane. Il fascismo buono. Ovvero idiozie che continuano a circolare. In questo libro di poco più di cento pagine,
Francesco Filippi con rigore storico e scientifico, ricostruisce le bufale che le voci di popolo hanno avuto interesse a diffondere, perché con il fascismo l’Italia non facesse mai, definitivamente, i conti. Clicca qui.
Altri pozzi di acquedotto chiusi ad Alessandria per i Pfas. Ma l’Asl fa il gioco di Solvay.
Continuano ad essere campionati i Pfas tossici a cancerogeni nei territori della provincia di Alessandria raggiunti dagli inquinamenti terra-aria-acqua della Solvay di Spinetta Marengo. Per quanto riguarda le acque potabili, in premessa occorre ricordare che l’ASL protegge Solvay adottando “limiti di quantificazione” (LQ) estremamente elevati (LQ = 40 ng/l) piuttosto che i 4 ng/l degli Stati Uniti, a tacere LQ = 0,5 ng/l tecnicamente adottabile.
Dopo i pozzi privati chiusi nel Comune di Alessandria dentro e fuori lo stabilimento, dopo la chiusura dell’acquedotto del Comune di Montecastello, mentre allarmano le analisi su dieci pozzi dell’acquedotto di Alessandria, mentre il Bormida è inondato da masse di schiume, mentre traboccano di schiuma le vasche di raccolta dentro lo stabilimento, mentre l’azienda addirittura è costretta a fermare un reattore dell’impianto più importante, mentre perfino la complice Provincia è costretta a fingersi minacciosa con una ordinanza di bonifica,
ebbene, arriva la chiusura di altri due pozzi che riforniscono l’acqua potabile. Questa volta tocca al Comune di Alluvioni – Piovera.
Questo Comune era già nell’occhio del ciclone essendo fra quelli (Montecastello, Cassine, Castellazzo Bormida, Frascaro, Sezzadio, Basaluzzo, Bosco Marengo, Capriata d’Orba, Frugarolo, Castelspina, Casal Cermelli) i cui abitanti sono risultati nel sangue avvelenati dai Pfas C6O4 e ADV a seguito del “mini monitoraggio sperimentale” della Regione Piemonte.
Ebbene, il sindaco di Piovera, Gian Piero Borsi, già dipendente del polo chimico con particolari funzioni di interfaccia con le istituzioni locali, pur essendo da settimane a conoscenza del provvedimento sull’acquedotto adottato di soppiatto da Amag, ebbene, non ha presentato il Comune quale parte offesa nel procedimento penale appena avviato qualche giorno fa contro Solvay. Lo si accosta così al sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante, accusato di omettere ordinanza di chiusura delle produzioni inquinanti nella sua veste di massima autorità sanitaria locale.
DENUNCIAMO INOLTRE, a fronte dello stupore -anche finto- alla notizia, che la chiusura dei pozzi dell’acquedotto di Piovera Alluvioni Cambiò avrebbe dovuto adottarsi assai prima: essendo causata dai risultati delle misure dei Pfas nelle acque potabili condotte da Amag nel 2023; ed è basandosi su tali dati, resi pubblici sul sito del comune di Alessandria nel febbraio 2014, che si può affermare che non si tratta di “tracce” di pfas , come riportato nel comunicato amag ma di quantità consistenti.
DENUNCIAMO che i dati mostrano il superamento dei limiti vigenti per il Pfoa e dei limiti che entreranno in vigore nel 2026 per la sommatoria di Pfas nei Comuni di Piovera, Guazzora ed Alzano Scrivia (da 140 a 190 ng/l). Denunciamo la mancata chiusura dei pozzi dell’acquedotto di Alzano Scrivia, Guazzora e Alzano Scrivia.
DENUNCIAMO che nella relazione ASL che riporta i dati del monitoraggio eseguito nelle reti idriche dei comuni alessandrini non figurano “inspiegabilmente” i dati relativi all’ acqua potabile distribuita nel capoluogo, quella cioè che utilizzano l’80% degli abitanti del Comune di Alessandria.
Per queste denunce ci riferiamo anche allo studio di Claudio Lombardi, all’epoca assessore all’ambiente del Comune di Alessandria. (Clicca qui). Tutto il mondo ambientalista si accomuna –per il polo chimico di Spinetta Marengo- alle richieste di riduzione immediata dei limiti di accettabilità e alla fermata degli impianti inquinanti, nonché di messa al bando in Italia della produzione e dell’uso dei Pfas.
Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.
Pfas anche nell’acquedotto di Alessandria.
Continuano ad essere campionati i Pfas nei territori della provincia di Alessandria raggiunti dagli inquinamenti terra-aria-acqua della Solvay di Spinetta Marengo.
Nel capoluogo, insieme ai Pfas della centralina Arpa dell’Istituto Volta, le analisi di Asl su dieci pozzi dell’acquedotto di Alessandria hanno riscontrato valori sensibili di Pfas. L’Asl è abbastanza reticente a informare su queste novità: si trincera dietro i regolamenti per non riferire l’ubicazione precisa dei pozzi, nè precisare se trattasi di Pfoa o C6O4 e/o altri Pfas, e per rassicurare genericamente sulla potabilità dell’acqua. Potrebbe trattarsi di pozzi che pescano dalla falda superficiale. Se non è già avvenuto, però dalla falda superiore i Pfas sono inevitabilmente destinati, nel prosieguo dell’inquinamento, a scendere nella falda profonda avvelenando gli altri pozzi.
Nel contempo, abbondano spettacolari masse di schiume Pfas sulla Bormida in corrispondenza dello scarico Solvay, mentre all’interno dello stabilimento l’Asl accorre riscontrando campionamenti di schiuma nelle vasche che raccolgono le acque tecnologiche e le acque provenienti dal trattamento chimico-fisico-biologico; e addirittura ferma il reattore e la linea E dell’impianto Tecnoflon, il più importante dello stabilimento.
Nel contempo, sono emblematici i risultati di C6O4 e ADV nel sangue scaturiti dal “mini monitoraggio sperimentale” della Regione Piemonte, molto mini e molto sperimentale -oltre che con decenni di ritardo- in quanto limitato a 127 persone -volutamente- pescate lontano dal polo chimico Solvay del sobborgo Spinetta Marengo di Alessandria, ovvero nei Comuni di Montecastello, Cassine, Castellazzo Bormida, Frascaro, Sezzadio, Basaluzzo, Bosco Marengo, Capriata d’Orba, Frugarolo, Castelspina, Casal Cermelli.
Nel contempo, il sindaco di Alessandria, anche questa volta, di fronte a tante drammatiche risultanze, e malgrado tutte le nostre contestazioni,
non ha alcuna intenzione di emanare, come gli competerebbe quale massima autorità sanitaria locale, ordinanza di fermata delle produzioni: decisione che vorrebbe rifilare alla complicità di Regione e Provincia.
Solvay nasconde il C6O4 dietro il dito della Regione.
Solvay lo contrabbanda, il pfas C6O4, di cui ha la sciagurata autorizzazione a Spinetta Marengo, come “un fluorotensioattivo di nuova generazione che non è biopersistente e non è bioaccumulabile, meno tossico e cancerogeno del pfas Pfoa”. Il prof. Carlo Foresta, emerito dell’Università di Padova di Endocrinologia, ancora una volta interviene a contestare Solvay: “Il C6O4 per alcune condizioni crea più problemi dei Pfoa, è ancora più pericoloso”. Foresta ha studiato le conseguenze drammatiche dei Pfas nella popolazione giovanile dell’area rossa, tra le province di Vicenza e Padova, sottoposta a screening in seguito al più grave inquinamento da Pfas riconosciuto in Europa che coinvolge 350 mila veneti. Foresta sa di quello che parla.
Parla lo stesso linguaggio l’esito del mini biomonitoraggio affidato dalla Regione Piemonte all’Asl di Alessandria che ha messo in luce che una persona su due campionata ha tracce di Pfas nel sangue, nonché l’esito delle analisi Asl con la presenza di Pfas in 10 pozzi dell’acquedotto di Alessandria.
Eppure Solvay si difende. Come può, e soprattutto come sa fare. Con la mistificazione, tramite la compiacenza dei giornali. Addirittura cerca di nascondersi dietro il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Piemonte. Il quale ha respinto il ricorso di Legambiente all’autorizzazione (AIA) del febbraio 2021, concessa dalla Provincia di Alessandria a Solvay (oggi Syensqo) per l’estensione della produzione e l’uso di C6O4. Il fatto in sé è la prevista quanta infausta legittimazione a Solvay di produrre C6O4 a Spinetta Marengo, ma niente affatto a diffonderlo nell’ambiente: ASSOLUTAMENTE SOLVAY NON E’ STATA AUTORIZZATA AD AVVELENARE (ANCHE) CON C6O4 IL TERRITORIO E IL SANGUE.
Tanto meno Solvay può far intendere che la Regione abbia rilasciato una sorta di patente eco sanitaria al C6O4, che è tossico e cancerogeno. Anzi, la Regione ha annotato: “Nella relazione del Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova, secondo cui il cC6O4 può entrare nella catena trofica di altri organismi fino all’uomo e attiva un meccanismo che potrebbe indurre un maggior rischio di eventi cardiovascolari, risulta sussistere la probabilità di un danno all’ambiente e alla salute scaturente dalle sostanze in questione, dove il concetto di probabilità (inteso come probabilità degli effetti nocivi), prescinde dalla necessità di ottenere prove scientifiche decisive e allude all’esistenza di documentazione del rischio sulla base di dati scientifici disponibili”.
Tranquilli, tra i Pfas il C6O4 è il meno cancerogeno.
Per decenni, fino a quando non è stato messo al bando internazionale, Solvay ha tenacemente mentito che il pfas PFOA fosse né tossico né cancerogeno. Ora riafferma la menzogna anche per il pfas C6O4, suo brevetto esclusivo, che dallo stabilimento di Spinetta Marengo cosparge la provincia di Alessandria nell’atmosfera, nel suolo, nelle falde, in Bormida e Po. “Il C6O4” giura per placare gli animi “non è biopersistente, non è bioaccumulabile, possiede un profilo tossicologico e cancerogeno migliore”. Ovvero, come dice il suo direttore, “è poco cancerogeno”, come le sigarette: dipende dalla quantità. (Con la “piccola” differenza che il fumo è suicidio mentre i Pfas sono omicidio).
Gli indistruttibili Pfas sono massicciamente utilizzati in tantissimi i processi industriali, così i profitti stratosferici della multinazionale belga si scontrano di nuovo con le risultanze scientifiche internazionali: “Il C6O4 altera in modo significativo, e per alcuni versi ancora maggiore del PFOA, i processi biologici”. L’ultima dimostrazione che si abbatte sulla menzogna, proviene dalla ricerca del Dipartimento di Biomedicina comparata e alimentazione (BCA) e del Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, in collaborazione con l’Istituto di Ricerca sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IRSA-CNR, Brugherio).
Lo studio pubblicato su Environmental International, una della più prestigiose riviste scientifiche di studi ambientali, si è concentrato “sull’esposizione ai Pfas di una specie animale importante a livello ecologico: la vongola filippina (o vongola verace), un organismo chiave per l’ecosistema lagunare anche in ragione del fatto che è un organismo filtratore e quindi accumula le sostanze presenti nell’acqua. Può essere quindi considerato un organismo sentinella e le alterazioni, dopo l’esposizione al C6O4 osservate nell’espressione dei geni della vongola legati a processi biologici fondamentali come la risposta immunitaria, lo sviluppo del sistema nervoso o il metabolismo lipidico, sono dati molto allarmanti, anche per la specie umana”.
“Il fatto che questa sostanza venga usata senza nessun limite di legge assumendo che non abbia effetti sugli organismi esposti è chiaramente contraddetto dai dati sperimentali”: avvertono gli scienziati. Ma Solvay, unica produttrice di Pfas in Italia, nascondendosi dietro l’attuale assenza di regolamentazione sul suo utilizzo, resiste a fermare gli impianti C6O4 di Spinetta finchè obbligata -sulla spinta delle lotte dei Movimenti- dal governo, o dagli enti locali, o dalla magistratura.
L’endocrinologo: così i Pfas ci avvelenano. E non ci sono antidoti.
Nelle prime righe dell’esposto alla Procura della Repubblica di Alessandria, nel 2009, scrissi “Non solo i lavoratori, anche gli abitanti della Fraschetta sono esposti ai danni del Pfoa. Infatti, presso la Fondazione Maugeri di Pavia (professor Minoia, dott.ssa Sottani), risultano allarmanti referti per esami ematici per il Pfoa, addirittura per una dipendente Solvay non esposta a lavorazioni che prevedono l’utilizzo della sostanza”. Proprio all’Irccs Maugeri in quegli anni aveva già creato il laboratorio sui “distruttori endocrini” il professor Luca Chiovato, ordinario di Endocrinologia all’Università di Pavia.
Oggi Chiovato conferma l’allarme scientifico internazionale sui Pfas: diminuzione della fertilità, ipertensione arteriosa durante la gravidanza, neonati sottopeso, abbassamento della risposta anticorpale in adulti e bambini, innalzamento dei livelli di colesterolo, aumento dei rischi di malattie alla tiroide, lesioni al fegato, colite ulcerosa, neoplasie ai reni e ai testicoli ecc.
In particolare gli effetti endocrino-metabolici incriminati riguardano principalmente gli assi gonadici e della tiroide. Dunque, per quanto riguarda gli ormoni regolatori dell’attività sessuale-riproduttiva: riduzione numero spermatozoi (e quindi infertilità), tumori del testicolo e malformazioni congenite, come il criptorchidismo nell’uomo, mancata discesa dei testicoli nel bambino, pubertà precoce e tumori femminili ormono-dipendenti, come quelli di mammella e utero nelle donne. Dunque, Mentre per quanto riguarda la tiroide: tumore , ipotiroidismo, soprattutto nei giovani e particolarmente temuto durante la gravidanza per le conseguenze che potrebbe avere sullo sviluppo mentale dei neonati, comparsa di obesità, diabete tipo 2, dislipidemia e malattie cardiovascolari. Dal punto di vista oncologico, i Pfas sono stati associati (IARC) con tumori del rene, del testicolo e della tiroide (carcinoma papillare: studio caso-controllo multicentrico Usa, Olanda, Israele pubblicato nel 2023).
Non ci sono antidoti per i Pfas.
E se i rubinetti fossero dotati di filtri Pfas?
Anche ipotizzando l’impraticabile (per scienza e costi), togliere i PFAS nel momento i cui è attinta l’acqua dal rubinetto non risolverebbe il problema della contaminazione globale: «Una volta rilasciati nell’ambiente, è incredibilmente difficile sbarazzarsene, se non impossibile» ha spiegato al New York Times David Andrews, scienziato dell’Environmental Working Group, organizzazione no-profit che si occupa di salute dell’uomo e del Pianeta. L’unica soluzione è non usarli all’origine, non produrli, non lavorarli, metterli al bando in tutto il mondo.
Non rappresentano, infatti, solo un immane inquinamento attorno ai siti di produzione (esempio Solvay di Spinetta Marengo o Miteni di Trissino), dove la loro presenza nell’acqua del rubinetto è già stata dimostrata, ma questi composti chimici industriali, resistenti ai maggiori processi naturali di degradazione e ormai onnipresenti nell’ambiente, stanno inquinando in modo pervasivo le fonti di acqua, inclusa quella potabile, anche in campioni idrici di falda o di superficie prelevati lontano dai siti notoriamente contaminati. La ricerca è stata pubblicata su Nature Geoscience.
La nuova analisi ha preso in considerazione circa 45.000 campioni di acqua raccolti e analizzati in quasi 300 studi precedenti sui PFAS condotti in varie parti del mondo (principalmente tra USA, Canada, Europa, Australia e la costa pacifica dell’Asia). Il 31% dei campioni di acqua di falda prelevati in siti che non si trovavano vicino a fonti note di contaminazione da PFAS è risultato comunque avere livelli di queste sostanze considerati “fuori soglia”, rispetto ai valori sicuri stabiliti dall’EPA, l’Agenzia per la Protezione Ambientale degli Stati Uniti. Lo stesso discorso è valso per il 16% dei campioni di acqua di superficie (fiumi, torrenti, laghi, stagni) testati.
L’inquinamento da Pfas è ormai pervasivo perché i Pfas, grazie alle loro formidabili proprietà idrorepellenti e oliorepellenti, sono ampiamente utilizzati nei prodotti industriali per aumentare la resistenza alle alte temperature, all’acqua e al grasso, e si trovano nei rivestimenti delle padelle antiaderenti, nel packaging di carta ad uso alimentare, in tappeti e prodotti di abbigliamento, nelle schiume antincendio, in vernici e pesticidi, cosmetici e prodotti farmaceutici eccetera; però, proprio per le loro caratteristiche chimiche permangono senza degradarsi nel suolo e nell’acqua, con devastanti effetti sulla salute: da alcuni tipi di tumori alle malattie della tiroide e del sistema endocrino, dall’ipertensione in gravidanza alle patologie dell’intestino.
Bioplastiche col bollino senza PFAS.
L’associazione dei produttori europei di bioplastiche, European Bioplastics, ha deciso che per ottenere o mantenere il logo ‘Seedling‘ i prodotti e i materiali non dovranno più contenere sostanze perfluoroalchiliche (PFAS). La decisione è stata presa come risposta alle crescenti preoccupazioni del pubblico in merito alla presenza di queste sostante negli imballaggi, in particolare in quelli alimentari.
Entro il 31 dicembre 2022, i titolari di certificati dovranno presentare un’autodichiarazione dove si afferma che nessun PFAS è stato aggiunto intenzionalmente al prodotto o al materiale certificato, né è stato utilizzato durante il processo di produzione. In mancanza di questo documento, la validità della certificazione sarà sospesa fino alla presentazione della dichiarazione. Gli organismi di certificazione sono tenuti a controllare la conformità delle schede di sicurezza (SDS).
Pfas free.
Amianto, Liguria e Piemonte fra le regioni più colpite da mesotelioma e malattie correlate.
Non è perchè l’attenzione si è rivolta al “nuovo amianto”, cioè ai PFAS, se non viene dato il giusto risalto all’attualità della tragedia dell’amianto malgrado che l’Osservatorio nazionale amianto ha stilato una mappa delle regioni italiane più colpite da malattie asbesto correlate: nel 2023 si sono registrati 7mila decessi e 10mila nuovi malati. Pochi giornali hanno evidenziato la Giornata mondiale delle vittime di amianto, che si è celebrata il 28 aprile. Fra questi, IL SECOLO XIX: clicca qui.
E’ fattibile la teoria “due popoli due stati”?
Se non impossibile, o poco probabile, comunque è realizzabile in tempi assai lontani, se riflettiamo (clicca qui) su questa ricostruzione storica del colonialismo anglo ebraico in Palestina, sulla ultra-decennale storia di oppressione economico-politica, che gli economisti critici chiamano “teoria della dipendenza” (lo “sviluppo” delle nazioni ricche deriva dall’attiva creazione di “sottosviluppo” in quelle povere), ovvero su come la struttura economica della periferia (Palestina) è stata trasformata per soddisfare le esigenze del centro (Israele). Prova ne sia il Pil di Israele: già il doppio di quello palestinese nel 1967, oltre 14 volte tanto nel 2022, in valori assoluti oggi è quasi 20 volte quello palestinese.
Il 25 aprile non è la festa per tutti, non può essere la festa di tutti.
Spese militari a go go.
«La spesa militare mondiale ha raggiunto nel 2023 il record storico di 2.443 miliardi di dollari con una crescita del 6.8% in termini reali rispetto all’anno precedente. Lo rivelano le stime diffuse dal SIPRI di Stoccolma»: lo annuncia la Rete italiana Pace e Disarmo, clicca qui stralci.
Un altro Primo Maggio.
A un uomo e ufficiale degradati.
Dedicato a chi vorrebbe classi separate per bambini e bambine con disabilità
Oggi dedichiamo una foto a chi pur dicendo «di non essere specializzato in disabilità» e dichiarando poi di «essere stato frainteso», aveva sostenuto la necessità di «classi separate per i bambini con disabilità», perché «la vita è dura» e bisogna «liberare ali e cervelli di chi sa o vuole volare». È una foto tra tante altre che avremmo potuto scegliere, di persone con disabilità che hanno “saputo volare”, ma è particolarmente significativa, anche in vista delle prossime elezioni europee, perché raffigura Mar Galcerán, donna con sindrome di Down, che dal 2023 è deputata nel Parlamento spagnolo.
Superando l’Handicap
Falconara nella morsa tra Montedison e Api Raffineria.
Guai ai vinti.
Solvay inquina di Pfas i Comuni della provincia di Alessandria.
Sono emblematici i risultati del “mini monitoraggio sperimentale” della Regione Piemonte, molto mini e molto sperimentale -oltre che con decenni di ritardo- in quanto limitato a 127 persone -volutamente- pescate lontano dal polo chimico Solvay del sobborgo Spinetta Marengo di Alessandria, ovvero nei Comuni di Montecastello, Cassine, Castellazzo Bormida, Frascaro, Sezzadio, Basaluzzo, Bosco Marengo, Capriata d’Orba, Frugarolo, Castelspina, Casal Cermelli.
La Regione, infatti, a complice copertura della multinazionale belga, evita le analisi del sangue di massa della popolazione alessandrina più vicina all’epicentro inquinante dello stabilimento, che pur il sindaco fa finta di reclamare. Perché sarebbero la “pistola fumante” dei danni provocati dall’azienda: già evidenziati dagli eccessi di patologie e morti nelle indagini epidemiologiche, compresa la nostra con l’Università di Liegi precisamente mirata sui cancerogeni Pfas e allarmante.
Eppure i Pfas sono stati trovati nel sangue campionato dal minimonitoraggio, secondo la nota della Regione pubblicata dal settimanale Il Piccolo: “Da una prima valutazione emerge un quadro relativamente tranquillizzante rispetto alla presenza dei Pfas storici la cui presenza risulta mediamente sotto la soglia dei 20 nanogrammi/millilitro,
I micidiali ADV e C6O4 sono Pfas di brevetto esclusivo della Solvay: che li avrebbe dunque sparati in atmosfera a decine di chilometri di distanza da Spinetta Marengo, come già dimostrato avviene nelle falde e in Bormida per queste sostanze, tossiche, cancerogene, indistruttibili.
Vengono, infine, i brividi a leggere la “scrupolosità” espressa dalla Regione disponibile ulteriormente a monitorare gli organi delle persone con il Pfas nel sangue: chi ha già sviluppato o svilupperà un tumore a tiroide rene testicolo eccetera.
Il sindaco allo scontro con Solvay di Spinetta Marengo?
Il sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante, improvvisamente “lancia in resta” contro Solvay e Regione Piemonte? Intende bloccare le produzioni inquinanti? Mettere i soldi per il monitoraggio del sangue della popolazione?
Leggiamo le dichiarazioni ai giornali, dopo l’ennesimo “tavolo tecnico”. “Ho chiesto ad Asl e Regione se ci fossero i presupposti per emettere un’ordinanza a tutela della salute pubblica, ma gli enti preposti non hanno ravvisato che, al momento, vi siano le condizioni perché ciò accada”. Non specifica da chi, nome e cognome, per iscritto? avrebbe realmente? ricevuto questo parere: perché, comunque, trattasi di parere in quanto a lui, al sindaco, non ad altri, è demandato per legge il potere-dovere di emettere ordinanza di fermata degli impianti. Dunque, dire di aspettare che questa responsabilità gli arrivi da Enti ai quali non compete: è come affermare che lui non se la prenderà mai. Come quando per il cloroformio che veniva su dalle cantine… consigliò di non scendere in cantina.
Leggiamo. “Sulla presenza dei Pfas nei dati nella centralina vicino all’Istituto Volta” davanti all’ospedale civile di Alessandria “Sono stati rilevati valori bassi” bassi? mai trovati prima! “ che, però, occorre tenere sotto controllo. Abbiamo anche analizzato il problema delle matrici animali e vegetali commestibili. Ho chiesto agli enti se devo redigere una ordinanza precisa: al momento mi è stato risposto di no”. Quali Enti? per iscritto? nome e cognome? Ma anche in questi casi se ne è lavate le mani.
Leggiamo. “Per quanto riguarda il problema dell’acqua potabile, l’ASL ci ha rassicurato”. E così si accontenta di delegare “Ad Amag reti idriche di valutare l’opportunità di un campionamento straordinario nei pozzi della rete dell’acquedotto a Spinetta Marengo”? E degli altri pozzi.
Infine leggiamo. “Rispetto al biomonotoraggio, il Comune è pronto a versare una cifra consistente per poter procedere alla terza fase dell’indagine epidemiologica. Aspettiamo di sapere come Asl vorrà proseguire e utilizzare queste risorse”. La “cifra consistente” è di 20-25mila euro: assolutamente inconsistente per fare le analisi del sangue a tutta la popolazione del Comune di Alessandria, a prescindere dagli altri Comuni del territorio. Però non la pretende dalla Regione, si affida al buon cuore della Regione che a sua volta “ha fatto sapere di aver sollecitato il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità”. Siamo cucinati a dovere: nell’Istituto Superiore di Sanità c’è… l’assessore piemontese alla Sanità!
Mi sa che il nostro cavaliere con la “lancia in resta”, altro non sia che una statuina di gesso.
Il TAR non dà ragione a Solvay di avvelenare.
Solvay si difende come può, e soprattutto come sa fare. Con la mistificazione, tramite la compiacenza dei giornali.
Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Piemonte ha respinto il ricorso di Legambiente all’autorizzazione (AIA) del febbraio 2021, concessa dalla Provincia di Alessandria a Solvay (oggi Syensqo) per l’estensione della produzione e l’uso di C6O4. Il fatto in sé è la prevista quanta infausta legittimazione a Solvay di produrre C6O4 a Spinetta Marengo, ma niente affatto a diffonderlo nell’ambiente: ASSOLUTAMENTE SOLVAY NON E’ STATA AUTORIZZATA AD AVVELENARE (ANCHE) CON C6O4 IL TERRITORIO E IL SANGUE.
Tanto meno può far intendere che la Regione abbia rilasciato una sorta di patente eco sanitaria al C6O4, che è tossico e cancerogeno: tutto il contrario di come Solvay lo contrabbanda, come “un fluorotensioattivo di nuova generazione che non è biopersistente e non è bioaccumulabile, l’unico prodotto e utilizzato dal sito in una fase di transizione verso una tecnologia priva di fluorotensioattivi”.
Casa Comune in Friuli Venezia Giulia.
Le voci dalla Palestina.
Riceviamo da Zeitun.info e pubblichiamo: clicca qui.
Le menzogne del direttore Solvay.
E le sue fantozziane cagate pazzesche. Proprio nel momento in cui lo stabilimento Solvay (Syensqo) di Spinetta Marengo è fotografato sui giornali come un colabrodo di Pfas (C6O4), con le schiume che traboccano nelle vasche interne e dagli scarichi in Bormida, proprio mentre il “Comitato Stop Solvay” avvalora il “blocco totale della produzione nello stabilimento” (clicca qui), al neo direttore, Stefano Colosio (che sia lui a portare sfiga?), è toccato il taglio del nastro di un nuovo impianto propagandato, appunto: oh ironia del destino, “in grado di eliminare i Pfas dalle acque”. Colosio le può sparare grosse in quanto passeranno i dieci anni programmati prima di essere condannato in tribunale come i precedenti direttori (e intraprendere, come loro, salti di carriera).
Anche Calosio è in mala fede: sa che non esistono, non esisteranno mai Pfas non tossici e non cancerogeni, tutt’al più, come dice lui per il C6O4, “poco cancerogeni, ben tollerati dall’organismo” (cagata pazzesca). Sa che i portentosi Pfas non possono, non potranno mai essere eliminati una volta entrati nel corpo umano, perché i Pfas sono indistruttibili, inquinanti eterni grazie al legame carbonio-fluoro, il più forte nella chimica. Sa che non esistono Pfas senza fluoro. Sa, e prima che noi lo scrivessimo, che il “nuovo impianto” che sta propagandando da piazzista è come una aspirina per combattere il cancro.
Infatti, il cosiddetto “nuovo impianto” non inventa proprio nulla. I trattamenti convenzionali per rimuovere i PFAS dall’acqua e dai terreni contaminati comprendono la filtrazione a carbone attivo, la resina a scambio anionico, la nanofiltrazione, l’osmosi inversa e il frazionamento della schiuma. Tutti metodi di trattamento che possono contribuire a ridurre i PFAS dall’acqua e dal suolo, ma lasciano comunque concentrati pericolosi. A tacere dei Pfas sparati in atmosfera, che Calosio finge di dimenticare! I concentrati Pfas non eliminati, impossibili da eliminare con quei metodi peraltro costosissimi, possono essere ulteriormente trattati e smaltiti, ma i metodi utilizzati differiscono per costi, efficacia e scalabilità. Un approccio comune è quello di incenerire o stoccare i rifiuti carichi di PFAS per evitare ulteriori perdite sul terreno e nell’acqua. A Tortona, ad esempio. Tuttavia, oltre a lasciare sottoprodotti inquinanti, l’incenerimento è costoso e richiede molta energia. E tanto inquinamento nell’aria!
Questi fatti il piazzista Calosio li sa (prima di noi) ma è privo di onestà intellettuale per ammettere che non è ammissibile un pressapochistico “zero tecnico”, bensì deve realizzarsi lo “zero assoluto”, il “limite zero pfas”, la loro messa al bando. Anche perché i grandi produttori, come Solvay, possono opacizzare i danni ambientali, dunque sanitari, tramite i metodi sopra descritti (e prezzolati avvocati e consulenti), mentre le aziende utilizzatrici dei Pfas, nei processi di produzione lungo le catene di approvvigionamento dei prodotti, esposte a danni di immagine e reputazione, non hanno mezzi finanziari per investire in simili tecnologie e sopportare costi di bonifica e di cause legali.
A Calosio la presidentessa Solvay, Ilham Kadri, ha fatto sapere che per lui è assicurato un sostanzioso ruolo in Cina, dove i Pfas non trovano ostacoli. Qui, invece, per le aziende che producono PFAS e per le industrie che utilizzano prodotti contenenti PFAS, sono drasticamente previsti l’inasprimento degli standard normativi e onerose cause civili e class action, una nuova ondata di regolamentazioni su input degli Usa (sistemi idrici pubblici), in particolare in Europa: a partire dal 2026, nuovi limiti negli Stati membri e vietata una lunga lista di PFAS (oltre 10mila) per i quali saranno sempre più possibili test di analisi mirata e non mirata.
Insomma, l’elenco delle categorie, delle miscele chimiche e delle concentrazioni di PFAS vietate è destinata ad ampliarsi in futuro. Qui, dunque, in Italia, ordina Kadri, bisogna che Calosio contribuisca a “menare il can per l’aia” con le Istituzioni pubbliche (il sindaco di Alessandria, in primis) che potrebbero, come dovrebbero, bloccare da subito le produzioni inquinanti invece di aspettare Godot (il governo). Bisogna prendere tempo verso la chiusura, imbonendo le frottole che tanto piacciono ai politici su “equilibrio tra benessere economico e benessere ambientale”, raccontando menzogne sullo “zero tecnico” e minacciando la serrata dello stabilimento: “se ci chiedete lo zero assoluto noi chiudiamo tutto”.
Il Calosio, futuro direttore di Chendu, può esercitarsi a pronunciare in italiano il cinese Syensqo, però qui non siamo in Cina e da noi suona come un’altra fantozziana cagata pazzesca il suo geniale “metodo diluizione”: non misurare più i Pfas a monte, dove si producono, bensì a valle, nell’Adriatico, dopo che si sono diluiti in Bormida, Tanaro e Po.
Ecco perché il testicolo diventa “deposito” di PFAS.
Secondo il direttore Solvay di Spinetta Marengo, sedicente “esperto di economia circolare”, un po’ di C6O4 è ben tollerato dai testicoli. Più modestamente, si permette, al XVII Convegno di Medicina svoltosi nei giorni scorsi a Lecce, di esprimere parere contrario il professor Carlo Foresta, già ordinario di Endocrinologia all’Università di Padova: “Molte forme di inquinamento, soprattutto i PFAS, sono responsabili dell’aumento dei casi di tumori ai testicoli, e i dati scientifici ce lo dimostrano. Il tumore al testicolo è tra i primi 5 tumori in termini di frequenza, sul totale delle neoplasie incidenti per fascia di età. Nella fascia 0-49 anni, l’incidenza in Italia della neoplasia testicolare ha subito nell’ultimo anno un aumento del +2,6%, secondo i recenti dati dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica Aiom. Nel contesto regionale del Veneto l’incidenza del tumore testicolare è passata dal 3,8% del 1987 all’8% del 2017”. In Veneto è considerata responsabile Miteni, invece nessun sospetto su Solvay in Piemonte tant’è che l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Genesio Icardi, laurea di economia e commercio, evita di effettuare screening per queste patologie, e può ben vantarsi di essere stato riconfermato per altri quattro anni nel Consiglio di Amministrazione dell’Istituto Superiore di Sanità, con decreto del ministro della Salute, Orazio Schillaci. Inspiegabilmente la Sanità è al centro delle manifestazioni di protesta in Italia.
Pfas da Alessandria vanno in acqua all’Adriatico, e ritornano in aria.
Una nuova ricerca, condotta dall’Università di Stoccolma e pubblicata su Science Advances, ha mostrato che i Pfas presenti nell’acqua di mare possono finire nell’aria sotto forma di piccole particelle chiamate aerosol marini, o SSA, quando le onde si frantumano e spruzzano acqua marina nell’atmosfera. I risultati sono stati sorprendenti: in alcuni casi, i Pfas erano oltre 100.000 volte più concentrati negli SSA rispetto all’acqua di mare, paragonabili a quelli provenienti dalle emissioni industriali, cioè da Spinetta Marengo. Con buona pace del geniale “teorema della diluizione” del direttore Solvay.
Ponte sullo stretto già bocciato nel 2021, inutile, costoso e impattante.
Clicca qui il documento di Italia Nostra sull’impatto sul paesaggio e l’ambiente, sull’utilità dell’opera per la mobilità, sugli enormi costi di realizzazione.
Basta infibulazione, proteggiamo le bambine!
ln Gambia quest’orribile violazione è vietata dal 2015, ma ora i politici vogliono rendere di nuovo legale l’infibulazione delle bambine. Clicca qui.
Per l’acqua pubblica ricorso alla Corte Europea.
Il Forum dei movimenti per l’acqua pubblica ricorrerà alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che ha sede a Strasburgo, affinché l’Italia sia condannata per violazione dell’esito referendario del 2011 (quello che sancì la volontà degli italiani che l’acqua fosse gestita dal pubblico) per l’aumento delle tariffe che tale violazione ha determinato e per il conseguente peggioramento della qualità della vita personale e familiare. Tutelata, quest’ultima, dall’articolo 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. (continua)
I Programmi di “Verso il Kurdistan”.
Clicca qui l’intervista.
Pfas: i delinquenti conoscevano da decenni la sua tossicità.
Su Tera e Aqua di aprile – maggio: clicca qui.
Antifascismo: parola sconosciuta al governo.
“…In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944…”
Come ha commemorato queste ricorrenze il governo Meloni alla vigilia del 25 aprile?
Censurando il monologo del giornalista Antonio Scurati su Rai3: clicca qui.
Non ci sono i soldi. Per sanità e scuola. Ci sono per le armi.
Non ci sono soldi. E’ il caso dell’istruzione, per la quale il nostro Paese -ultimo in Europa- destina l’8% della spesa pubblica contro una media Ue27 pari al 10%. È il caso della sanità con un rapporto spesa/Pil del 6,8%, contro il 10,9% della Germania. E’ il caso del massimo storico delle famiglie in povertà assoluta, che oggi sono l’8,5% delle famiglie residenti; si tratta di 5,7 milioni di persone, tra le quali 1,3 milioni sono minorenni. Anzi, l’ulteriore aumento per le spese militari peggiorerà il debito pubblico e l’impatto sociale (continua)
Mille persone in piazza a Milano per i diritti delle persone con disabilità.
Le ingerenze umanitarie di Nato e Mattarella.
Noi restiamo sempre dell’idea che il Patto Nato vada sciolto, come fece il Patto di Varsavia nel 1991. Sergio Mattarella, lecitamente, è di diverso avviso. Però non è lecito che vada affermando che la Nato è un’alleanza difensiva che attacca solo chi aggredisce un suo membro. Proprio lui non può dimenticare che nel 1999, senz’alcun mandato Onu, la Nato attaccò la Serbia di Milosevic che non aveva attaccato nessun membro Nato: oltre 2 mila morti, quasi tutti civili. Proprio lui che era ministro della difesa e vicepremier di D’Alema quando fece partecipare l’Italia a 78 giorni di bombardamenti su Belgrado e il Kosovo, con 1.200-2.500 morti (quasi tutti civili) e fiumane di profughi, proprio lui che chiamò la prima guerra in Europa dal 1945 “ingerenza umanitaria”.
Definisce “ingerenza umanitaria della Nato” che nel 2001, senza mandati specifici dell’Onu, la Nato invase l’Afghanistan dei talebani, che non avevano attaccato nessun membro Nato: oltre 200 mila morti, più 80 mila in Pakistan? Oppure che, nel 2003, sempre senza avallo preventivo dell’Onu, Usa, Inghilterra, Italia e Spagna invasero l’Iraq di Saddam Hussein, che non aveva attaccato nessun membro Nato: dagli 800 mila al milione di morti? Oppure che, nel 2011, aggirando ancora l’Onu, la Nato bombardò la Libia di Gheddafi, che non aveva attaccato nessun membro Nato, ma fu messo in fuga dalle bombe e brutalmente trucidato, a tacere i morti e i migranti? Oppure che, sempre senza mandato Onu, la Nato stia partecipando alla guerra contro la Russia che non aveva attaccato nessun membro Nato?
Il convoglio di aiuti di Music for Peace partito da Genova è entrato a Gaza…
… e quest’estate torneremo con centinaia di tonnellate di materiali. Clicca qui.
Ricatto occupazionale per mascherare una serrata programmata.
2024. Solvay: o vi tenete i Pfas oppure licenzio.: Ilham Kadri, la presidentessa di Solvay (SyensQo), minaccia di chiudere lo stabilimento di Spinetta Marengo se la si disturba troppo per il disastro eco sanitario di Alessandria, di cui i Pfas sono la punta dell’iceberg.
In realtà, sta solo prendendo tempo almeno fino al 2026, perché ha già programmato da tempo il trasferimento delle produzioni Solexis: Solvay di Spinetta Marengo trasferita in Cina.
Per ora, dunque non molla. Salvo incidenti. Quelli dell’ultima ora…
Solvay costretta a fermare un reattore dell’impianto PFAS, ma non molla.
…Incidenti dell’ultima ora. Schiume in Bormida. Un film già visto. Anche le immagini sono quelle che ho girato in una intervista venti anni fa dello scarico della Solvay nel fiume. Anche questa volta i titoli giornalistici si rincorrono dopo lo scarno comunicato dell’Arpa: “Attivati dal numero unico per le emergenze a causa della presenza di schiume sulla Bormida in corrispondenza dello scarico del Polo chimico di Spinetta Marengo (AL), tecnici Arpa si sono recati nel pomeriggio di oggi, 13 aprile 2024, al punto indicato per le verifiche del caso riscontrando in due campionamenti la presenza delle schiume segnalate in uscita dallo stabilimento. Contemporaneamente altri tecnici dell’Agenzia si sono recati all’interno dello stabilimento riscontrando in cinque campionamenti schiuma nella Vasca 101b che raccoglie le acque tecnologiche e le acque provenienti dal trattamento chimico-fisico-biologico e sono stati prelevati altri campioni”.
Il sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante, il 13 aprile finge allarmata sorpresa. Invece, era già stato messo a conoscenza da parte di Solvay di “concentrazioni estremamente elevate del parametro cC6O4 in area interna allo stabilimento, rilevate nel corso della sessione di monitoraggio delle acque sotterranee di marzo”. Non solo, il 10 aprile aveva conosciuto dalla Provincia un documento con oggetto “anomalie concentrazioni cC6O4”, ovvero “le criticità riscontrate in merito alle concentrazioni di cC6O4 negli scarichi P1 e P4 e nei pozzi PzIN96 e PzIN 115”, anomalie che dovrebbero ri-mettere in discussione la contestata (da noi) valutazione di impatto ambientale VIA. Tant’è che la Solvay è stata costretta a fermare il reattore e la linea E dell’impianto Tecnoflon, il più importante dello stabilimento, limitrofa ai due pozzi implicati.
Abonante, anche questa volta, e malgrado tutte le contestazioni, non ha alcuna intenzione di emanare, come gli competerebbe quale massima autorità sanitaria locale, ordinanza di fermata delle produzioni: decisione che vorrebbe rifilare alla complicità di altri. Infatti, con comodo ha convocato un “Tavolo Tecnico Permanente sulle Sostanze Pfas” con Regione e Provincia, mollando appunto a quest’ultima “ente competente in materia di AIA (Autorizzazione integrata ambientale), di valutare l’attuale rispetto delle prescrizioni autorizzative per un eventuale necessario intervento sospensivo”.
Aprile 2024. Schiume nel Bormida. Un film già visto trenta anni fa.
Denuncio ripetutamente sui giornali, anche nazionali, la schiuma sul Bormida finchè il 18 febbraio 1990 centinaia di persone, assiepate sul ponte che va a Spinetta Marengo, il traffico bloccato, assistono allo spettacolo: sotto le cellule fotoelettriche le pompe di aspirazione dei vigili del fuoco sui mezzi anfibi e i “salami” di pezza che non trattengono il Pfoa che sta andando verso il Tanaro e il Po.
Finito lo spettacolo, la macchina dell’informazione spegne le luci del palcoscenico. Cerco di riaccenderle il 16 maggio ’90 al ripetersi più spettacolare degli eventi, ma questa volta la luce è fioca. Non si ripetono i caratteri cubitali sui giornali. Men che meno a febbraio ’92 quando riesco ancora a far intervenire i vigili del fuoco all’altezza del “platano di Napoleone”, in prossimità dello scarico del polo chimico. Alessandria è notoriamente città nebbiosa, arriverà solo nel maggio ‘92 il rinvio a giudizio del direttore, Leonardo Capogrosso, e mai una sua condanna. Celebre la dichiarazione ai giornali di Carlo Carlesi procuratore capo: “Sulla vicenda è stato sollevato molto polverone probabilmente in base ad un disegno politico”. A tutt’oggi, 2024, nessuno dei tanti direttori è stato condannato per i Pfas. E quel “disegno politico”, senz’altro “mio” perché riferibile a chi ha impegnato oltre trenta anni di voluminose denunce, è miseramente fallito. Finora.
Lino Balza
Il nostro “disegno politico”.
Chi ha inquinato deve pagare: Clicca qui le ripetute accuse di dolo del Movimento di lotta per la salute Maccacaro nei confronti di Solvay.
In Usa, per i Pfas la soglia consentita nell’acqua potabile è zero.
Chi inquina deve pagare. La norma costerà circa 1,5 miliardi di dollari ogni anno, ma così facendo di ridurrà l’esposizione di 100 milioni di persone a possibili malattie e si eviteranno quasi 10.000 decessi nel corso di decenni.
L’Epa, Environmental Protection Agency degli Usa, ha deciso di fissare dei limiti legali applicabili all’acqua potabile relativi ai composti Pfas, per tenere sotto controllo la qualità di un’acqua che per 200 milioni di americani potrebbe risultare già in parte contaminata, tanto sono diffusi ovunque nell’ambiente e impossibili da eliminare.
Ora i nuovi limiti applicabili per Pfoa e Pfos saranno di “4ppt” (parti per trilione) ciascuno, vicini allo zero: in pratica il livello più basso al quale la tecnologia di analisi dell’acqua può ottenere delle letture affidabili, nella consapevolezza che non esiste un livello di esposizione a questi contaminanti forever chemicals senza rischio di impatti sulla salute, da quelli al fegato sino alla tiroide, dalle malattie renali ai tumori.
Insomma, la soglia Usa consentita nell’acqua potabile è zero. Per avere un termine di paragone, la nuova direttiva europea impone il limite di 100 nanogrammi per litro per la presenza complessiva di 24 di queste sostanze e di 500 per la somma di Pfas, e in Italia entrerà in vigore nel 2026. I nostri limiti nazionali arrivano fino a ben 500 ng/l per la somma totale dei PFAS (massimo 100ng/l per la somma di 24 di essi) e limiti regionali di 90 ng/l per PFOA E PFOS più 300 ng/l per la somma degli altri Pfas.
Negli Stati Uniti non tira aria buona per Solvay (e neppure in Italia). In Cina, invece…
Cina, un paradiso per i Pfas.
Negli Stati Uniti non tira aria buona per Solvay (e neppure in Italia). In Cina, invece, gli ambientalisti sono senz’altro totalmente assenti tra i 25 membri nel Politburo del PCC (L’ufficio politico del Partito Comunista Cinese, del comitato centrale del Partito Comunista Cinese, (中国共产党中央政治局, Zhōngguó Gòngchǎndǎng Zhōngyāng Zhèngzhìjú). Infatti, secondo lo studio, pubblicato su Scienze ambientali Europa, di un team di ricercatori della Tsinghua University di Pechino, le concentrazioni di PFAS nell’acqua potabile sono 122,4 ng/l a Changshu, per il polo chimico di Solvay. Non è che vada meglio a Zigong, Lianyungang, Wuxi, Hangzhou.
Gli autori della ricerca hanno associato l’esposizione ai Pfas agli esiti avversi per la salute, inclusa una maggiore incidenza di cancro ai testicoli e ai reni, ridotta fertilità e fecondità, soppressione immunitaria e disturbi della tiroide. L’assunzione di PFOA per la popolazione cinese supera i 3 ng/kg per singolo giorno a Changshu, Zigong, Jiujiang, Lianyungang, Foshan, Suzhou, Wuxi, Haining, Shijiazhuang, Zibo e Shanghai. Gli autori hanno anche scoperto che il rischio di assunzione di PFAS è maggiore per i bambini, a causa del loro consumo di acqua relativamente più elevato. E si prevede che sia la produzione che le emissioni continueranno almeno fino al 2030 .
L’inquinamento atmosferico, ha raggiunto livelli pericolosi in almeno 83 città e sta contribuendo all’impennata dei tassi di cancro ai polmoni. La crisi idrica della nazione è altrettanto terribile. Secondo un rapporto governativo pubblicato all’inizio di quest’anno, oltre l’80% delle riserve idriche sotterranee della Cina non sono adatte al consumo umano e quasi due terzi non sono adatte a qualsiasi contatto umano. Circa 300 milioni di persone – quasi l’equivalente dell’intera popolazione degli Stati Uniti – non hanno accesso all’acqua potabile e circa 190 milioni si sono ammalati a causa dell’acqua potabile contaminata.
La produzione di PFC in Cina è stata seguita da un aumento delle sostanze chimiche nell’ambiente e nelle persone. Mentre gli scienziati tracciavano la crescente presenza di queste sostanze chimiche nell’acqua e nei pesci , sono stati anche in grado di documentare livelli crescenti nel sangue umano osservando diversi studenti e docenti di un’università nella città settentrionale di Shenyang. Il livello di PFOA è aumentato di 54 volte, mentre i livelli ematici di PFOS sono aumentati di un fattore pari a 747. Da allora, sono aumentati ulteriormente, soprattutto tra gli operai e i pescatori commerciali .
Antidoti per eliminare i Pfas nel corpo umano?
Non esistono medicinali certificati che elimino i Pfas nel corpo umano. Secondo uno studio pubblicato su Environment International, alcuni farmaci – colestiramina e colesevelam – normalmente impiegati per abbassare i livelli di colesterolo nel sangue -il loro effetto dannoso sui lipidi del sangue e quindi sul sistema cardiovascolare- sarebbero in grado di abbassare anche i livelli di Pfas. Il meccanismo potrebbe funzionare perché i PFAS si legano allo stesso grasso che i medicinali per abbassare il colesterolo cercano di eliminare. Andandosene il colesterolo, con esso se ne andrebbero anche i PFAS.
Per Philippe Grandjean, responsabile dell’Unità di ricerca di medicina ambientale presso l’Università della Danimarca meridionale e professore di salute ambientale alla Harvard School of Public Health, sottolinea che “Non sappiamo se a questa diminuzione di PFAS nel sangue corrisponde una diminuzione nel fegato e nei reni, dove si accumula”, e soprattutto che “Sarebbe criminale rispondere all’inquinamento industriale somministrando un farmaco alla popolazione”.
Insomma, un circolo vizioso: i Pfas aumentano il colesterolo e in farmaci anticolesterolo diminuiscono i Pfas. Un circolo virtuoso per le industrie chimiche e farmaceutiche.
Maggioranza delle giacche per bambini tossiche per Pfas.
Uno studio, condotto dall’Associazione tedesca per la protezione dell’ambiente e della natura (BUND), insieme ad altre 14 organizzazioni di protezione ambientale, rivela che il 63% delle giacche outdoor per bambini testate, provenienti da diversi Paesi del mondo, è contaminato da Pfas, con il 29% che supera i limiti consentiti dall’Unione Europea.
Il fatto che il 37% delle giacche testate fossero prive di cancerogeni Pfas dimostra che già esistono alternative sicure sul mercato: prodotti che offrono protezione dagli agenti atmosferici senza compromettere la salute dei più piccoli.
Test domestici per individuare i Pfas nelle bevande?
Uno stick di uso comune, da tenere in casa per controllare l’acqua del rubinetto? In epoca futuribile sì, sarebbe tecnicamente possibile se la strada ecosanitaria non fosse quella di eliminarli i Pfas, metterli al bando.
Infatti le sostanze perfluoroalchiliche o PFAS, considerate “perenni” contaminanti per la loro straordinaria resistenza agli insulti chimici e fisici, sono ormai virtualmente presenti nell’organismo di tutti gli esseri umani. Introdotti negli anni cinquanta, per rendere resistenti ai grassi e all’acqua diversi tipi di materiali, questi oltre 10.000 composti sono talmente diffusi da essere penetrati in ogni interstizio della catena alimentare, a cominciare dalle falde acquifere e dai terreni, dai quali rientrano nelle piante negli animali, arrivando così all’uomo.
Nel frattempo al Massachusetts Institute of Technology di Boston hanno messo a punto un sistema estremamente sensibile per il rilevamento di alcuni PFAS nell’acqua potabile, che potrebbe diventare uno stick di uso comune, da tenere in casa per controllare l’acqua del rubinetto. A parte il costo, un sistema demenziale, come costruirsi rifugi antiatomici piuttosto che eliminare le armi, un espediente del capitalismo lobbista a coprire una catastrofe ambientale e sanitaria.
Allarme dei Forum ambientalisti toscani per i Pfas.
Una serie di Associazioni (clicca qui) scrivono una lettera aperta a Presidente della Regione Toscana, Assessore all’Ambiente e Gruppi Consiliari: “Siamo inquietati e sorpresi in quanto, a 10 giorni di distanza dall’uscita del report di Greenpeace sulla presenza di Pfas nelle acque superficiali, in cui scaricano i reflui depurati dei distretti conciari, della carta, del tessile, come pure l’area interessata dalle attività florovivaistiche fra Pistoia e Prato, l’Amministrazione Regionale Toscana si nasconda in un silenzio sconcertante”. Siamo coscienti che non sarà possibile risolvere il problema senza mettere fuori legge la produzione e l’uso di questi composti chimici non degradabili, e riteniamo perciò opportuna una autonoma decisione della Toscana per la messa al bando.