Come mi guadagno il premio nobel per la pace in America Latina.

Il governo degli Stati Uniti si è sempre intromesso negli affari interni dell’America Latina. Questa non è una novità.

Secondo una ricerca condotta dallo storico della Columbia University John Coatsworth, gli Stati Uniti hanno rovesciato almeno 41 governi in America Latina dal 1898 al 1994. Negli ultimi trent’anni, Washington ha sostenuto decine di altri colpi di stato, tentativi di colpo di stato, operazioni di cambio di regime e “rivoluzioni colorate” nella regione Secondo i dati del Congressional Research Service, l’ esercito statunitense è intervenuto in ogni singolo paese dell’America Latina (l’unica eccezione è la Guyana francese, che è una colonia francese).

Nel primo anno del secondo mandato presidenziale di Donald Trump, il governo degli Stati Uniti :

– ha ucciso decine di persone senza accuse né processo durante attacchi militari statunitensi su imbarcazioni nei Caraibi e nel Pacifico orientale, giustiziando umili pescatori non solo del Venezuela, ma anche della Colombia e di Trinidad e Tobago ;

– ha imposto sanzioni al presidente di sinistra democraticamente eletto della Colombia, Gustavo Petro;

– colpito il Brasile con tariffe del 50% , una delle più alte al mondo, per cercare di destabilizzare il presidente di sinistra democraticamente eletto Lula da Silva;

– minacciato di “prendere il controllo” e colonizzare con la forza il Canale di Panama , violando la sovranità della nazione centroamericana;

– ha rafforzato il blocco illegale imposto a Cuba per sei decenni ; e

– ha condotto una guerra per un cambio di regime mirata a rovesciare il governo del Venezuela e hanno ordinato alla CIA di rapire o addirittura assassinare il suo presidente Nicolás Maduro .

Sono questi i punti fermi della nuova politica del “Big Stick” di Trump, rivolta ai leader di sinistra dell’America Latina.

Per quanto riguarda le carote, Trump si è impegnato a salvare economicamente gli alleati di destra degli Stati Uniti nella regione.

Ad esempio, l’ amministrazione Trump ha offerto 40 miliardi di dollari per cercare di salvare il presidente libertario argentino Javier Milei , stretto alleato di Trump che ha supervisionato una grave crisi economica.

Continua cliccando qui Benjamin (Ben) Norton, giornalista investigativo e analista. Ben è il fondatore e direttore di Geopolitical Economy Report. Ha vissuto e lavorato come corrispondente in America Latina per diversi anni .

La finta pace del finto nobel per la pace.

Il premier israeliano Netanyahu ha ordinato all’esercito di effettuare «raid massicci» sulla Striscia, accusando Hamas di violazione delle intese dopo che i miliziani palestinesi hanno consegnato i resti di un ostaggio il cui corpo era stato già recuperato in precedenza. Per questa “truffa di cadavere”, in un solo giorno i bombardamenti hanno causato 104 morti, di cui 46 bambini e 20 donne. Trump ha applaudito. 

La strega dell’ONU: 63 Stati genocidi insieme a Israele.

Francesca Albanese, Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati dal 1967”, ha presentato alla terza commissione dell’Assemblea Generale dell’Onu un rapporto di 24 pagine, in cui esamina il ruolo di diversi Paesi (63, tra cui l’Italia, in primis gli Usa) nel “crimine collettivo” del “genocidio” nella Striscia, che Israele ha “strangolato, affamato e distrutto”.
“Attraverso azioni illecite e omissioni deliberate, troppi Stati hanno armato, fondato e protetto l’apartheid militarizzato di Israele, permettendo alla sua impresa coloniale di insediamento di metastatizzare in genocidio, il crimine ultimo contro il popolo indigeno della Palestina“, ha affermato. Il genocidio, ha spiegato, è stato reso possibile tramite protezione diplomatica nei “fori internazionali destinati a preservare la pace”, legami militari che vanno dalla vendita di armi agli addestramenti congiunti che “hanno alimentato la macchina genocida”, la militarizzazione non contestata degli aiuti e il commercio con entità come l’Unione Europea, che aveva sanzionato la Russia per l’Ucraina ma continuava a fare affari con Israele.
 
Il rapporto, basato sui documenti Onu e 40 contributi da enti governativi e non governativi, analizza come l'”atrocità trasmessa in diretta” sia stata facilitata da Stati terzi, concentrandosi sul ruolo degli Stati Uniti, che hanno fornito “copertura diplomatica” a Israele. La complicità degli altri stati si è realizzata anche continuando le forniture belliche e facilitando il transito di armi e materiali essenziali attraverso i loro porti e aeroporti verso Israele.
 
Il rappresentante permanente di Israele, Danny Danon, ha accusato l’Albanese di diffondere “retorica antisemita”, arrivando a definirla una “strega fallita” e il suo documento come “un’altra pagina del suo libro degli incantesimi”. Gli ha replicato ironicamente smentendo di essere una strega: “Se avessi poteri magici, li userei per “fermare i vostri crimini una volta per tutte e per assicurarmi che i responsabili finiscano dietro le sbarre”. Il governo italiano l’ha accusata… di screditare l’ONU.

Trump merita il premio Nobel.

La Striscia di Gaza è un paesaggio di rovine. Due anni di distruzioni dell’esercito israeliano hanno lasciato un territorio devastato e una popolazione esausta. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), l’84% delle infrastrutture di Gaza è stato distrutto, con una devastazione che in alcune aree ha raggiunto il 92%. Il bilancio umano è ancora più sconcertante: oltre 67.000 morti, 170.000 feriti – 40.000 dei quali con lesioni debilitanti – e 5.000 bambini che hanno subito amputazioni. A questa tragedia si aggiungono circa 14.000 corpi che rimangono sotto le macerie, impossibili da recuperare.

La portata del disastro è senza precedenti in un territorio già devastato da blocchi e guerre consecutive. Jaco Cilliers, Rappresentante Speciale dell’UNDP per i palestinesi, stima che la ricostruzione di Gaza costerà circa 70 miliardi di dollari (circa 60,4 miliardi di euro) e richiederà almeno quindici anni. Ma un modello di gestione controllato da potenze straniere può accelerare l’arrivo di fondi, ma non consoliderà una pace duratura perchè non rispetta l’autodeterminazione palestinese.

La tregua.

Se hai i soldi, la pace puoi comperarla, perché la pace, come tutto il resto, è una merce. Troveremo il modo di quotarla in Borsa. Se oltre ai soldi hai dalla tua anche il Dio della Bibbia (degli altri chi se ne importa), oltre che ricco sei anche dalla parte giusta. Questa la mia sintesi del discorso di Trump alla Knesset. Sintesi brutale e forse anche tendenziosa, me ne rendo conto, ma non saprei farla diversamente.
 
Si è detto: ben venga la pace di Trump, se porta un poco di conforto alla gente di Gaza e al Medio Oriente in generale. È giusto dirlo, è giusto pensarlo. Né la boria scandalosa con la quale il bullo attualmente capo dell’Occidente incensa se stesso basta a cancellare il suo innegabile momento di trionfo: l’interruzione della carneficina porta la sua firma. La prepotenza dei nostri giorni è anche figlia dell’impotenza che l’ha preceduta.
Michele Serra
 
E accontentiamoci che chi ha collaborato al genocidio non è stato insignito del premio Nobel (per ora). 

Piazze stracolme, urne vuote.

Le oceaniche manifestazioni pro Palestina e anti Israele (non contro tutti gli ebrei), dimostrano lo stato della democrazia.
 
Che le piazze insultate dalla Meloni si riempiono come non mai, mentre le urne elettorali più che mai sono vuote. Segno che c’è una grande voglia di partecipazione, di protagonismo, mentre c’è sempre meno fiducia nella politica, anzi nessuna. Meno della metà degli aventi diritto, quella che va alle urne, consegna pieni poteri ad una megalomane vittimistica dall’alto di un partito con il 26% dei voti, poco più del 13% dell’elettorato: la fiducia di un italiano su dieci, ovvero dall’alto di una coalizione di centro destra che non raggiunge nemmeno la metà dei votanti (44%): la fiducia di 2 italiani su 10.   

 La Palestina c’è, di fatto e di diritto.

A parte l’ipocrisia della Meloni (riconoscerò lo Stato Palestinese quando non ci sarà più Hamas), la Palestina (14 milioni di Palestinesi), di fatto, c’è già. Anzi, di diritto: nel 1947, l’Onu spartì l’area dal fiume al mare (28 mila kmq, pari a Piemonte e Val d’Aosta) in due Stati: il 56% a Israele (più ampio perché il 40% era il deserto del Negev), il 44 alla Palestina, Gerusalemme sotto l’Onu.
 
Ma nacque solo lo Stato ebraico: la leadership palestinese e i regimi arabi preferirono la guerra per distruggere Israele anziché edificare la Palestina. Nel 1948 Cisgiordania e Gaza furono occupate da Giordania ed Egitto, mentre Israele prese tutta la Galilea e Gerusalemme Ovest. Nel 1967 Israele vinse la guerra dei Sei Giorni e occupò Cisgiordania, Gerusalemme Est, Sinai e Gaza. Nel 1973 Israele respinse l’ennesimo assalto arabo e nel ’78 fece pace con l’Egitto, che riebbe il Sinai, ma non rivolle Gaza. La Striscia restò occupata fino al 2005, quando Sharon ritirò truppe e coloni. La Cisgiordania dal 1995 è divisa in tre zone: la A (il 18%) è amministrata dall’Anp, la B (il 22%) da Israele e Anp, la C (il 60%) da Israele. La soluzione doveva essere temporanea, con un progressivo passaggio di consegne all’Anp. A cui nel 2008 Olmert offrì più territori di quelli occupati nel ’67 e Gerusalemme Est capitale (6.260 kmq), ma Abu Mazen non firmò. Poi arrivò Netanyahu. Che fermò il percorso di Oslo e poi lo annientò. Ora la Striscia è rasa al suolo e il 42% della Cisgiordania è occupato da colonie ebraiche vecchie e nuove (+180% dal 2020).
 
Il vero problema, oggi, è riconoscere lo Stato di Israele: quello del 1947?

Meloni double multi face.

Nel 2009 la Meloni, ex fascista,  ministra della Gioventù del governo Berlusconi 4, si reca in visita a Betlemme per portare solidarietà ai giovani palestinesi, firma un protocollo col rettore dell’Università per finanziare con 200 mila euro progetti di microcredito e cita papa Giovanni Paolo II: “Più ponti e meno muri”. Nel 2014 Netanyahu attacca Gaza per colpire Hamas, ma fa 2.200 vittime civili. E la Meloni twitta: “Un’altra strage di bambini a Gaza. Nessuna causa è giusta quando sparge il sangue degli innocenti. Israele e Palestina, due popoli due Stati”. Nel 2015 la Meloni firma una mozione parlamentare di FdI con Rampelli, La Russa, Cirielli e altri per chiedere al governo Renzi di riconoscere lo Stato palestinese e condannare l’espansione delle colonie israeliane in Cisgiordania. E quando il Parlamento a maggioranza renziana gliela boccia, tiene il punto: “Fratelli d’Italia crede da sempre alla soluzione ‘due popoli, due Stati’”. Nel 2020 Trump sposta l’ambasciata Usa in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme: Salvini propone che anche l’Italia riconosca Gerusalemme capitale d’Israele, ma la Meloni si dissocia: “Quel gesto rischia di esasperare la tensione in una regione già fragile”. Oggi, per compiacere Trump, dice che riconoscere lo Stato palestinese è un atto “controproducente” e “prematuro”. “Controproducente” già non si può sentire: al massimo è inutile, perché puramente simbolico e autoassolutorio: per fare qualcosa di utile l’Italia, terzo esportatore di armi a Israele, dovrebbe smetterla. Ma in che senso un atto che era tempestivo e doveroso nel 2015 diventa “prematuro” nel 2025? (M.T.)

Gaza miniera d’oro immobiliare.

La riviera del Medioriente secondo Trump.

Il ministro delle finanze israeliano, Bezalel Smotrich, ha affrontato la questione del «giorno dopo» nella Striscia di Gaza, affermando che si tratta di una «miniera d’oro immobiliare». Intervenuto al Vertice sul rinnovamento urbano del Centro immobiliare, Smotrich ha aggiunto che la ricostruzione di Gaza diventerà, tra le altre cose, un investimento immobiliare redditizio e che, a tal proposito, «sono stati già avviati negoziati con gli americani».

Il prof: «Io ho servito nell’esercito israeliano. È il più pulito del mondo». E il Politecnico di Torino sospende il corso e la collaborazione.

Pini Zorea, docente dell’università israeliana di Braude, ospite (guest lecturer) di un corso di dottorato del Politecnico di Torino, ha difeso durante la lezione l’Idf definendolo «l’esercito più pulito al mondo». Agli studenti che lo contestano: «Free Palestine? Io sono d’accordo con le vostre rivendicazioni anche per me la Palestina deve essere libera, libera da Hamas». Centrodestra e Telemeloni difendono il docente e accusano gli studenti. Clicca qui.

Enzo Iacchetti, lite in tv con Eyal Mizrahi su Gaza: «Fascista».

Il duro botta e risposta a «È sempre Cartabianca». Il conduttore al presidente della Federazione Amici di Israele: «Come si fa a sostenere che gli israeliani non sono responsabili di quanto sta accadendo, quando sono già morte quasi 70 mila persone e 20 mila bambini?» Clicca qui.
 
Iachetti ha sbagliato: nel genocidio di Israele è più appropriato usare il termine di nazismo. 

L’Unione Europea fa schifo.

Facciamo nostro questo commento di Marco Travaglio.
 
<<Il Parlamento Ue ha partorito, dopo lunghe doglie, la risoluzione “Gaza al limite: l’azione dell’Ue per combattere la carestia, l’urgente necessità di liberare gli ostaggi e procedere verso una soluzione a due Stati”
 
Se uno si ferma al titolo, ne deduce che a Gaza è scoppiata una carestia, ci sono degli ostaggi da liberare e lo Stato di Palestina da riconoscere. Se invece legge il testo, scopre pure che urge sanzionare dei “coloni violenti” e sospendere “parzialmente” gli accordi commerciali tra Ue e Israele, che comunque “ha diritto di difendersi”, ma senza esagerare.
 
 A noi era parso che il 7.10.23 Hamas avesse trucidato 1200 civili israeliani e ne avesse sequestrati 239 al confine con Gaza lasciato incustodito da Netanyahu, che poi per 23 mesi ha sterminato circa 70 mila palestinesi, quasi tutti civili, ridotto alla fame gli altri 2,3 milioni, spianato edifici e tende e, nei ritagli di tempo, attaccato Cisgiordania, Libano, Siria, Iran, Iraq, Yemen e Qatar nella totale impunità. 
 
Ora, se l’Ue serve come collutorio per sciacquare bocche e coscienze, la risoluzione è perfetta. Fa fine e non impegna. Invita gli Stati che ancora non l’han fatto a riconoscere lo Stato di Palestina, che non esiste anche perché l’Ue non fa nulla perché esista. E blatera di sanzionare coloni violenti che in Europa non mettono piede, dunque se ne fregano. Se invece l’Ue vuole contare qualcosa, oltre a preparare la guerra alla Russia dovrebbe fare tutto ciò che è in suo potere per fermare Netanyahu: basta rapporti commerciali e armi a Israele. Proprio ciò che non c’è nella risoluzione. Che fa ribrezzo non perché non parla di genocidio: ognuno lo chiami come vuole, purché faccia qualcosa. Ma l’Ue continua a non fare niente, quindi finirà dove merita: nella pattumiera della Storia.>>

Gli autentici antisemiti sono gli israeliani.

Chi (perfino se è ebreo per famiglia o religione) critica e accusa Israele: viene tacciato di “antisemitismo” dagli israeliani per discredito e intimidazione, e per ignoranza o malafede dai loro amici (dagli amici ci guardi iddio). Sarebbe “antisemita” anche chi sostiene i palestinesi e la Palestina.
 
Che cosa sono i Semiti? Il termine “Semita” si riferisce a un insieme di popoli, culture e lingue del Vicino Oriente e del Corno d’Africa: gli Ebrei, gli Arabi, gli Assiri e i Cananei. I Palestinesi sono un popolo di origine araba, dunque sono Semiti alla pari degli israeliani.
 
Anche i Palestinesi sono semiti; eppure l’odio e il disprezzo dei palestinesi (e la negazione dei loro diritti), è praticato sistematicamente da settanta anni dalla maggioranza degli Israeliani, tramite l’apartheid e l’occupazione dei coloni.  Non è, questo, autentico antisemitismo? Oggi, lo sterminio e la deportazione, il genocidio dei palestinesi non sono la quintessenza dell’antisemitismo?
 
I veri antisemiti sono, assieme alla maggioranza degli israeliani, tutti coloro che non hanno gridato e non gridano allarmi, scandalo, condanne della politica di Israele. Anzi ne sono complici.

Israele nazista.

Ora si passa alla deportazione di Gaza City. Finora i bombardamenti israeliani hanno causato oltre 62.000 morti  (oltre 18.400 sono bambini) e oltre 156.000 feriti.  Secondo Lancet le cifre sarebbero tre volte tanto. Secondo Israele l’83% erano civili. Quasi 1,9 milioni dei 2,4 milioni di abitanti di Gaza sono già sfollati, di cui quasi un milione sono bambini. ll 98% dell’acqua non è potabile. Dei 36 ospedali, bombardati, solo 17 di sono parzialmente funzionanti.  
 
l segretario generale, dell’ONU Antonio Guterres commenta i crimini di guerra:  “Proprio quando sembra che non ci siano più parole per descrivere l’inferno di Gaza, ne è stata aggiunta una nuova: carestia“. 
 
Infatti l’Integrated Food Security Phase Classification (Ipc), un organismo sostenuto dalle Nazioni Unite responsabile del monitoraggio della sicurezza alimentare, dichiara ufficialmente che a Gaza è in corso la carestia. L’Onu – tramite le dichiarazioni del suo responsabile umanitario, Tom Fletcher – ha commentato sostenendo che la fame a Gaza è “apertamente promossa da alcuni leader israeliani come arma di guerra“.
 
Il rapporto spiega come la malnutrizione minacci la vita di “132mila bambini sotto i cinque anni“, stimando che fino a giugno del prossimo anno soffriranno di “malnutrizione acuta“. L’ente aggiunge che 41mila di questi casi soffriranno di malnutrizione “grave“, il doppio del numero stimato nella precedente valutazione dell’Ipc di maggio, esponendoli a un “rischio di morte più elevato”. Il report afferma che in un’area si verifica una carestia quando sono presenti tutte e tre le seguenti condizioni: almeno il 20% delle famiglie soffre di estrema carenza di cibo o è praticamente affamato; almeno il 30% dei bambini di età compresa tra i sei mesi e i cinque anni soffre di malnutrizione acuta o deperimento, il che significa che sono troppo magri per la loro altezza; almeno due persone, o quattro bambini sotto i cinque anni, ogni 10mila muoiono ogni giorno a causa della fame o dell’interazione tra malnutrizione e malattie. 
 
L’ONU denuncia ma non può intervenire militarmente con i caschi blu a causa dell’ennesimo veto degli USA in Consiglio di sicurezza. 

Due popoli e un unico stato.

La soluzione di uno Stato unico, o soluzione bioregionale, ripresa qui sotto da Moni Ovadia (forse per utopia o per provocazione), è un approccio proposto per venire a capo del conflitto israelo-palestinese. I sostenitori di questa soluzione propongono la creazione di un unico Stato che comprenda l’intero territorio di Israele/Palestina,  con il riconoscimento di cittadinanza e pari diritti per tutti gli abitanti, a prescindere da etnia o religione. Sebbene questa soluzione, basata su un dato di fatto, sia ragionevole e foriera di pacificazione, essa è  stata sinora ignorata nelle trattative di pace.

 Di fatto, in Palestina, prima dell’immigrazione sionista dal 1947 in poi,  esisteva una forma di equilibrio, convivevano arabi, ebrei, cristiani di varie fedi e persino laici ed  atei .Il problema del mantenimento di questa convivenza pacifica è subentrato con la pretesa dei vertici sionisti di affermare un diritto ancestrale sulla terra palestinese ma questa è una assunzione non corroborata da fatti reali, questo diritto di proprietà univoca è un titolo indebitamente assunto  e tale acquisizione  è basata su una falsa “distinzione razziale” e  sulla reiterata asserzione di un diritto definito “ereditario”  sul territorio palestinese.  

La Conferenza Ebraica Antisionista chiede la condanna di Israele…

Una Conferenza di oltre 1.000 delegati, antisionisti ebrei e non ebrei, tenuta recentemente a Vienna, ha rivolto un fermo appello a tutti gli Stati e le comunità ad adempiere ai loro obblighi ai sensi della Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio e ad adottare tutte le misure necessarie per fermare il genocidio in corso a Gaza, comprese le sanzioni…” – Continua: https://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2025/07/la-conferenza-ebraica-antisionista.html

Questo primo evento del suo genere in Europa, ha già gettato le basi per la pianificazione di una seconda conferenza nel 2026…

I peggiori nemici degli ebrei sono gli ebrei israeliani e i loro amici.

Il 29 luglio in una stazione di servizio del Nord Italia è stata insultata una famiglia di turisti che portava la kippah, segno di appartenenza ebraico. Anche Moni Ovadia porta la kippah e corre il rischio di essere aggredito? Certo che sì. Da sempre gli ebrei hanno dovuto fare i conti con la violenza razzista. A loro tocca la sorte che tocca (in misura assai maggiore) ai migranti di origine africana o nord-africana che sono facilmente riconoscibili anche se non portano la kippah.
 
Il problema è che per le comunità ebraiche di tutto il mondo si sta avvicinando uno tsunami di odio e di violenza, pari all’immenso orrore che suscita il Sionismo nella sua fase genocidaria. Lo Stato di Israele nacque abusivamente con uno sterminio e deportazioni di massa che la comunità internazionale non ebbe la forza e neppure la volontà di fermare, perché i sionisti promettevano di creare un luogo sicuro per gli ebrei. Gli europei, responsabili diretti o indiretti dell’Olocausto, non potevano fare obiezioni. Inghilterra e Stati Uniti videro nella formazione di quello Stato uno strumento per controllare l’area petrolifera mediorientale.
 
Ma oggi, col genocidio dei palestinesi in atto, appare evidente che lo Stato di Israele ha costituito fin dal suo inizio una continuazione del Terzo Reich hitleriano. Israele è certamente il luogo più pericoloso per un ebreo, oggi. Ma quel che scopriremo presto è il fatto che le politiche di questo Stato, illegale e colonialista e disumano, sono destinate a riattivare l’odio per gli ebrei in ogni zona del mondo.

Che c’entra dio?

Dov’era dio (Dio, Jahvè, Allah) mentre i nazisti sterminavano sei milioni di ebrei? Meglio ancora: perché dio ha consentito tutto questo? Le risposte date sono state varie. Era Jahvè che infliggeva l’apocalittica punizione (espiazione) biblica al “popolo eletto” d’Israele?
 
Dov’è dio mentre è in corso il genocidio del popolo palestinese? E’ Jahvè, il dio degli eserciti della “Grande Israele” che sulla carta (biblica) dovrebbe includere tutta la Palestina, tutto il Libano e poi parti di Giordania, Siria ed Egitto?
Chi non crede in dio: non diede la colpa del nazismo a Hitler ma al popolo tedesco, e non dà la colpa del nazismo a Netanyahu ma al popolo ebreo.

Leonardo produce genocidio.

A  Sesto Calende, le attiviste di Palestina Libera, la campagna italiana del gruppo Palestine Action, hanno bloccato l’ingresso della Divisione Elicotteri dell’azienda Leonardo . Due  si sono legate con delle catene a terra per evitare il passaggio di mezzi. Due hanno invece occupato il tetto di uno degli edifici coprendo con della vernice rossa l’insegna della Leonardo. Sono stati accesi due fumogeni rossi, insieme alla vernice, come simbolo del sangue dei Palestinesi. “Leonardo Produce Genocidio”, l’insegna di circa 5 metri dell’azienda è stata modificata con della vernice spray dagli attivisti che hanno raggiunto il tetto. Dopo pochi minuti sono arrivate le forze dell’ordine.
 
Nel rapporto pubblicato dalla relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, Francesca Albanese,  è emerso come la Leonardo SpA, controllata dallo stato italiano, sia una delle aziende più coinvolte nel rifornire militarmente Israele durante il genocidio del popolo palestinese, e una delle aziende che ne ha tratto più profitto, chiudendo 2023 e 2024 con profitti record anche grazie all’aggressione a Gaza. Il Gruppo Leonardo è coinvolto nell’”economia di guerra” anche tramite le sue partecipate estere come RADA e altre, di cui detiene il controllo.
 
L’Italia è ancora la terza nazione per rifornimenti bellici a Israele, nonostante le accuse di genocidio della Corte Penale Internazionale e il mandato di arresto per crimini di guerra e contro l’umanità che pende su Benjamin Netanyahu, il primo ministro israeliano. Clicca qui

Noi non lavoriamo per la guerra!

I portuali annunciano il blocco di una nave israeliana a Genova.
 
La nave Cosco Pisces con un carico di acciaio destinato a Israele, era stata già bloccata da parte dei portuali greci del sindacato Enedep/Pame del Pireo. I portuali italiani hanno fatto sapere di aver appreso che la stessa nave è adesso diretta ai porti liguri di La Spezia prima, dove è prevista arrivare il 25 luglio prossimo, e successivamente a Genova, per poi continuare il suo viaggio in altri porti del mediterraneo.
 
“Sulla base di queste informazioni disponibili, che oramai si poggiano su una rete di solidarietà tra portuali sempre più attiva in tutto il mediterraneo, stiamo monitorando costantemente le possibili attività della nave” dichiarano i portuali dell’Usb.
 
“Al momento in cui scriviamo, non risultano attività di scarico previste dei container incriminati né altre attività di carico di altro materiale bellico nei due porti liguri, ma seguiremo con la massima attenzione l’evoluzione delle operazioni. Nel caso la situazione dovesse cambiare e risultasse il coinvolgimento di portuali nelle operazioni di carico e scarico di questo materiale, USB Mare e Porti è pronto a dichiarare immediato sciopero rispetto queste attività, chiamando alle mobilitazioni lavoratori e cittadini coerentemente con i principi del manifesto. “Il lavoro ripudia la guerra”, preparato insieme a Ceing e sottoscritto in queste ore da molte associazioni, costituzionalisti, giuristi, avvocati ed esponenti di movimenti per la pace”.

Piccoli Goebbels crescono.

Il “Fatto Quotidiano” riporta gli allucinanti commenti dei giornalisti con l’elmetto che si sono arruolati nella guerra di Trump e Netanyahu “in difesa dei valori occidentali”.
 
Guerra al male – “Un avvertimento ai regimi in nome della democrazia”. “È guerra di libertà” (Sallusti – il Giornale). Il tiranno – “Iran, minacce all’ Occidente”. “Segreti e pugno di ferro. Così l’erede di Khomeini tiene il potere da 30 anni”. (Repubblica). – È qui la festa? “Il regime sciita barcolla. I giovani persiani festeggiano i bombardamenti. Netanyahu combatte anche per chi gli sputa addosso. L’Europa lo tradisce e lui risponde difendendola”. – (Libero). – La profezia – “Obiettivo regime change? “Auspicabile e possibile.” (G. Pasquino – Domani). Parola di generale. “Azione militare tecnicamente perfetta”. (L. Tridico – Il Tempo). – Spezzeremo le reni. “Israele stronca la spina dorsale del regime di Khamenei. Israele sta passeggiando sui cieli iraniani coi suoi droni kamikaze. È un’ abilissima guerra costruita sull’intelligence”. (Il Riformista). Forza Occidente. “Israele difende anche la nostra libertà.” (Il Giornale). La grande bellezza. “Le bombe per smantellare il nucleare e impedire agli Ayatollah di dotarsi dell’atomica, dalla quale secondo l’ONU erano a un passo”. (M. Feltri – La stampa). Avanti tutta. “Israele vede la vittoria”. (Il Dubbio). Salvatore chi? “Netanyahu, l’uomo che ci salva l’anima”. (A. Likmeta – Il Riformista). Viva le bombe. “Finalmente! L’Iran delle belve sta per cadere. Perché il lavoro deve essere finito.” (M. Sechi – Libero). Bibi, uno di noi. “L’ha fatto Netanyahu. Ma dovevamo pensarci prima.” (M. Sechi – Libero). Il buon Narciso. “Con Israele contro la rappresaglia atomica dei Mullah. Si spera che Trump faccia fronte con tutta la sua passione narcisista ai doveri di un presidente americano che non si può permettere la sconfitta di Israele”. (G. Ferrara – Il Foglio). L’ottimismo di guerra. “L’Occidente torna a dare le carte.” (Il Messaggero). Basta chiacchiere. “Spallata finale di Donald al regime”. (Il Tempo). Cara Elly ti scrivo. “La sinistra di Eia Eia Ayatollah”. (T. Cerno – Il Tempo). Poker atomico. “Tutte le carte in mano a Bibi per la pace in Medio Oriente. Il premier israeliano presto avrà vinto su ogni fronte e sarà risolutivo.” (B. Guetta – La Stampa).

Boicottaggio prodotti israeliani.

Coop Alleanza 3.0, la più grande tra le cooperative di consumatori del sistema Coop, toglie dai suoi supermercati alcuni prodotti israeliani e vende la Gaza Cola, i cui ricavati servono a raccogliere fondi per la popolazione palestinese.
Ma qual è la storia di questa rivoluzionaria bevanda? La Gaza Cola è stata prodotta da un gruppo di palestinesi, guidati dall’attivista dei diritti umani e regista Osama Qashoo.
Il ricavato dalle vendite viene utilizzato per finanziare un progetto in loco e quello scelto da Qashoo è la ricostruzione dell’ospedale Al Karama, nel nord della Striscia.
“Non si può rimanere indifferenti – spiegano dalla cooperativa – davanti alle violenze in corso nella Striscia di Gaza e al blocco degli aiuti umanitari.”

Le forze armate italiane cooperano con quelle israeliane? Ecco le prove.

Il vertice dell’aviazione militare israeliana a febbraio di quest’anno era nella base aerea di Amendola per un breefing di rilevanza strategico-operativa denominato “F-35 Air Chiefs Meeting”. Qualche mese prima era stato l’ammiraglio Cavo Dragone a incontrare i vertici militari israeliani.

Albert Bollettino pacifista settimanale La voce della ragione in tempo di guerra. https://www.peacelink.it/pace/a/50769.html

Netanyahu nega di affamare Gaza: “Tutti in carne, ma poco allenati”.

“A Gaza non c’è la carestia di massa. Abbiamo una prova semplice: abbiamo arrestato migliaia e migliaia divisi tra civili e miliziani e li abbiamo fotografati senza maglietta, non ce n’era uno emaciato. Neanche un singolo caso dall’inizio della guerra a oggi. Anzi, si vede esattamente il contrario perché non si fa molto esercizio fisico”. Con queste parole pronunciate martedì alla conferenza dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) il premier israeliano Benjamin Netanyahu – dopo 600 giorni di attacchi alla Striscia di Gaza – ha assicurato che il suo governo non sta affamando i gazawi sopravvissuti alle bombe, accuse che ha derubricato a “menzogna del momento”. Anche tutti i video sono falsi. 

Il genocidio di Netanyahu fabbrica l’antisemitismo internazionale.

Due diplomatici sono stati assassinati a Washington e uno è stato fermato dalla polizia che gridava “Liberate la Palestina” mentre lo conducevano in cella. Questa è una conseguenza diretta del genocidio che lo Stato di Israele sta perpetrando nella Striscia di Gaza. L’odio genera odio e Netanyahu sta piantando i semi per un raccolto sempre più abbondante, sta costruendo una fabbrica jihadista. Nessuna persona sana di mente può immaginare che le 50.000 persone uccise da Israele dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023 rimarranno impuniti. Nessuno può essere così ingenuo da credere che la carneficina di Gaza, le orge di fuoco e sangue, laa fame, saranno gratuite o resteranno impunite. La Palestina sta generando un movimento di reazione popolare globale che alla fine culminerà in una violenta risposta di resistenza. Nessun popolo resta a guardare mentre affronta lo sterminio totale, senza ribellarsi, senza combattere, senza lottare per la propria sopravvivenza. E questo campo di battaglia raggiungerà ogni angolo. La dimensione storica del genocidio è talmente enorme che alla fine si trasformerà in un Hamas internazionale.
 
Clicca qui José Antequera, giornalista, scrittore e direttore della rivista Gurb.

Pace disarmante e disarmata significa non commerciare armi con Israele.

Aderiamo e invitiamo ad aderire all’appello lanciato da Paola Caridi, Claudia Durastanti, Micaela Frulli, Giuseppe Mazza, Tomaso Montanari, Francesco Pallante ed Evelina Santangelo per rompere il silenzio su Gaza: un invito urgente a parlarne ovunque – nei media, nei social, nelle scuole, nelle piazze – con gli hashtag #ultimogiornodigaza e #gazalastday.
 
Sosteniamo la campagna promossa dal Coordinamento No Riarmo contro l’acquisto di tecnologia militare da Israele. In questi giorni, la Commissione Difesa del Senato sta valutando l’acquisto di aerei G550 CAEW, sofisticati strumenti di guerra e sorveglianza prodotti dalla Elta Systems, una sussidiaria della statale Israel Aerospace Industries. Si tratta di tecnologia militare israeliana. Riteniamo inaccettabile che, mentre la comunità internazionale denuncia crimini di guerra e violazioni dei diritti umani a Gaza, l’Italia scelga di rafforzare legami economici e militari con l’industria bellica israeliana. Chiediamo che l’Italia fermi immediatamente ogni collaborazione militare con Israele, non dia un solo euro all’industria militare israeliana e investa invece in scuola, sanità, giustizia sociale e riconversione ecologica.

La società israeliana non sembra migliore del suo governo. E noi?

La soluzione finale per Gaza e il popolo palestinese è stata votata all’unanimità dal governo di Israele. In oltre un anno e mezzo di carneficina indiscriminata Israele ha assassinato oltre cinquantamila palestinesi, per il settanta per cento donne e bambini, e queste sono soltanto le cifre ufficiali, cioè i cadaveri recuperati e identificati, mentre tutti gli osservatori indipendenti valutano la cifra superiore almeno del doppio. Da più di due mesi Israele impedisce l’arrivo a Gaza di aiuti umanitari: ha bloccato cibo, acqua, medicine. Gaza è una grande Auschwitz che contiene due milioni di prigionieri denutriti e assetati, corpi scheletrici, disperazione, malattie, orfani, mutilati. Sterminati e destinati alla deportazione.
 
Nonostante molte proteste, la società israeliana non sembra migliore del suo governo . E noi? Di fronte a questo genocidio l’Europa tace, anzi acconsente. E l’Italia di Mattarella e Meloni e… Clicca qui.

Trump ama i bambini.

Qual è la giustificazione per il massacro dei bambini palestinesi a Gaza? “Beh poi crescono e divengono terroristi”. In fondo, molto molto in fondo del crimine genocida, Netanyahu ha ragione. Infatti, “A Gaza i bambini sopravvissuti agli stermini israeliani hanno buone chances di combattere Israele con la lotta armata”. E con cos’altro, altrimenti? Chi di noi ammette che se fossimo nati in una prigione a cielo aperto saremmo diventati anche noi terroristi? Trump, che ha molto a cuore i bambini, propone di deportare i superstiti fuori dalla Palestina. 

“Basta silenzio sulla Palestina, agire per fermare il massacro”.

Il Coordinamento nazionale di Lavoro Società, per una CGIL unita e plurale ha diffuso un documento che denuncia la barbarie in corso a Gaza e in Cisgiordania. La sinistra sindacale della CGIL prende posizione e chiama alla mobilitazione, invitando ad agire concretamente per fermare quello che definisce un “massacro” e una “pulizia etnica” del popolo palestinese.

«Il governo fascista di Israele, con l’appoggio degli USA, ha rotto la tregua a Gaza», scrive il Coordinamento, denunciando centinaia di morti e feriti civili in un territorio devastato, dove la popolazione è priva di cibo, acqua, assistenza medica. In Cisgiordania, si legge nel comunicato, “continuano e aumentano le azioni terroristiche dei coloni, appoggiati dall’esercito israeliano”, con decine di migliaia di persone costrette ad abbandonare le proprie case.

È una denuncia che accusa il silenzio e la complicità delle democrazie occidentali nel genocidio e nella deportazione dei palestinesi. Di fronte a questa catastrofe umanitaria, la sinistra sindacale della CGIL richiama tutte le forze democratiche e pacifiste a una mobilitazione nazionale, unitaria, per difendere il diritto del popolo palestinese a vivere nella propria terra e ad avere uno Stato, nel rispetto del diritto internazionale.

L’origine del genocidio.

Il potere dei popoli consegna l’apartheid alla storia: dal 21 al 30 marzo torna la Israeli Apartheid Week (IAW) – Settimana contro l’apartheid israeliana! Ecco un elenco degli appuntamenti in Italia giorno per giorno. Clicca qui.
 
Più di 14 milioni di persone, di cui circa la metà ebrei e l’altra metà palestinese, vivono tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Il primo regime, entro i confini dello Stato sovrano d’Israele, è una democrazia permanente con una popolazione di circa 9 milioni di persone, tutti cittadini israeliani. Il secondo regime, nei territori conquistati da Israele nel 1967, è un’occupazione militare “temporanea” imposta a circa cinque milioni di cittadini palestinesi. Inoltre, centinaia di migliaia di coloni ebrei risiedono in insediamenti permanenti a est della linea verde, vivendo come se fossero nella parte ad ovest del confine. Continua

Campagna per l’embargo militare contro il governo israeliano.

Nonostante il cessate il fuoco, il governo di Tel Aviv non ha deposto le armi e dopo la Striscia di Gaza sta ora cercando di liquidare il problema palestinese in Cisgiordania; anche se il mondo continua, colpevolmente, a girare la testa dall’altra parte, la società civile continua a mobilitarsi in sostegno della causa palestinese. PARTECIPANO BDS ITALIA – ASSOPACE PALESTINA – PAX CHRISTI – UN PONTE PER – PONTI NON MURI. Clicca qui.

Lettera aperta di matematici contro il genocidio di Israele.

I 1.078 firmatari denunciano il genocidio e chiedono di tagliare i ponti con le istituzioni israeliane che non lo condannano.
 
Il 7 ottobre 2023 Hamas ha compiuto un attacco terroristico in Israele, uccidendo più di 1.200 persone su una popolazione di 9,5 milioni, tra cui oltre 800 civili e almeno 33 minorenni, e ferendone altri 5.400. L’attacco ha portato anche alla cattura di 248 ostaggi, circa 100 dei quali ancora detenuti a Gaza. Da allora il governo israeliano ha lanciato una violenta risposta di genocidio contro la popolazione palestinese di Gaza, sotto gli occhi della comunità internazionale.
 
Alla fine di ottobre 2024 le vittime identificate avevano raggiunto quota 43.061, tra cui oltre 13.735 bambini, 7.216 donne e 3.447 anziani, con oltre 100.000 feriti, su una popolazione di 2,3 milioni. Migliaia di altre vittime rimangono disperse, sepolte sotto le macerie. L’esercito israeliano sta infliggendo ai civili palestinesi non meno che l’equivalente di un 7 ottobre ogni dieci giorni, e lo fa da più di un anno.
 
Il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres  (continua su  https://zeitun.info/2024/12/20/lettera-aperta-di-matematici-contro-il-genocidio-a-gaza/ )

Boicottaggio natalizio alla Carrefour.

Si è tenuta la giornata nazionale di boicottaggio a Carrefour, un’iniziativa lanciata da BDS Italia* per denunciare le complicità di Carrefour con il genocidio in corso a Gaza e il sistema di apartheid israeliano. L’obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica e fare pressione affinché Carrefour interrompa collaborazioni con aziende coinvolte nella colonizzazione illegale israeliana.
 
Carrefour è accusata di complicità attraverso partnership con aziende israeliane come Electra Consumer Products e Yenot Bitan, entrambe coinvolte nella colonizzazione illegale. Una filiale Carrefour risulta aperta a Modi’in-Maccabim-Re’ut, una colonia illegale secondo il diritto internazionale. Inoltre, a maggio 2023, Carrefour ha stretto collaborazioni con sei start-up israeliane che operano nei settori dell’intelligenza artificiale e della cybersecurity. Non solo: l’azienda è accusata di sostenere l’esercito israeliano fornendo gratuitamente razioni alimentari, aggravando il genocidio in corso a Gaza.
* BDS Italia – sezione italiana per il movimento a guida palestinese per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele.
 

Non possiamo più dirci cristiani.

Betlemme, presepe di macerie.
La dimensione della misericordia, dell’accoglienza e della pace, è stata messa da parte nel mondo occidentale: ha scelto sciaguratamente la via delle armi per la soluzione dei conflitti, ha privilegiato il riarmo al disarmo, tagliando le spese sociali, in particolare quelle per l’istruzione e per la salute.
 
Ha preferito chiudere i porti e le frontiere, respingere i profughi che fuggono dalle guerre e i migranti costretti a lasciare le loro dimore a causa delle carestie, dei cambiamenti climatici, della devastazione delle foreste. L’Europa chiusasi in fortezza, come se fosse assediata da eserciti, ha fatto sì che il Mediterraneo diventasse un enorme cimitero.
 
Il Parlamento italiano ha emanato leggi che riducono il migrante irregolare a delinquente, e creato i CpR, centri di detenzione peggiori delle carceri. Un ministro del governo ha impedito a navi piene di naufraghi, salvati da morte sicura, di approdare al porto più vicino, lasciandoli per giorni e giorni in condizioni disumane. Salvini, Il ministro del nostro Paese che “difende i confini” dall’ “invasione” di naufraghi, negando il diritto umano al soccorso in mare e sequestrando persone innocenti che non hanno commesso alcun crimine, è assolto dal giudizio di un tribunale umano. Non potranno essere assolti, tuttavia, lui e il Paese che rappresenta, da ogni coscienza umana che crede nella giustizia.
 
Un’ Europa che non si adopera per mettere fine al massacro genocida che si perpetua nella Striscia di Gaza, dove decine di migliaia di bambine/i sono vittime innocenti, come può dirsi cristiana, come può celebrare il Natale?
 

La guerra continua.

Nel frattempo, si accumulano altre prove che Gaza non sta subendo solo un assalto che viola la legge e i diritti umani, ma uno storico genocidio. Secondo Airwars, un’organizzazione che monitora le vittime civili: “Il danno ai civili dal primo mese della campagna israeliana a Gaza è incomparabile con qualsiasi campagna aerea del 21° secolo”. La visione di diversi mesi di sforzi di ricerca è integrata dalle confessioni e dalle testimonianze del personale militare israeliano. Il quotidiano israeliano Haaretz ha pubblicato resoconti di soldati dell’IDF che hanno prestato servizio a Gaza, affermando che i civili, persino i bambini, vengono trattati come combattenti. Il regime di uccisioni arbitrarie, persino competitive, è stato descritto come “il selvaggio West sotto steroidi”.
Queste descrizioni non si limitano a descrivere metodi di combattimento legali e militari, ma descrivono anche uccisioni, carestie, mutilazioni, torture e traumi psicologici impossibili da comprendere.
Queste indagini rivelano le permutazioni del dolore che può essere inflitto a una popolazione civile. Piccoli corpi spezzati, bambini in putrefazione, cadaveri appiattiti, fosse comuni, quartieri rasi al suolo e il dolore selvaggio, selvaggio dei parenti in lutto. È uno spettacolo di massacro. Tutto si svolge in bella vista, trasmesso in streaming e pubblicato da cittadini e giornalisti palestinesi, assistito da estranei e descritto dagli stessi israeliani.
Nonostante le prove schiaccianti che abbiamo davanti a noi, ancora nulla cambia. La guerra continua. Cose che sembravano delle svolte, come la prima udienza della Corte internazionale di giustizia (ICJ), ora sembrano esercizi di osservazione. Perfino il Papa viene tacciato di antisemitismo. 

Obiezione di coscienza in arabo e ebraico.

È scritta in arabo, ebraico, italiano, la Dichiarazione congiunta dei tre movimenti (CPT – Palestine, Mesarvot – Israel e Movimento Nonviolento – Italia) che lavorano insieme come gruppo misto per l’obiezione alla guerra.
Da oggi il documento (che non è il solito appello, ma un’assunzione di responsabilità e impegno) viene diffuso a livello internazionale anche in inglese. Clicca qui

Amnesty International: una organizzazione fanatica.

Colpito un comandate di Hamas.
“La deplorevole e fanatica organizzazione Amnesty International ha ancora una volta prodotto un rapporto inventato, completamente falso e basato su menzogne”, ha affermato il ministero degli Esteri israeliano in una nota, aggiungendo che è invece l’attacco senza precedenti di Hamas contro Israele del 7 ottobre 2023 a dover essere considerato “genocida”. “Israele si sta difendendo, agendo nel pieno rispetto del diritto internazionale”, ha affermato il ministero.
 
L’organizzazione per i diritti umani invita la comunità internazionale a non agire come “complice” di questi crimini.
Con un documento di 300 pagine, il rapporto di Amnesty “dimostra che Israele ha commesso atti proibiti dalla Convenzione di Ginevracon l’intento deliberato di distruggere i palestinesi a Gaza. Questi atti includono uccisioni, lesioni fisiche o mentali graviinfliggere deliberatamente ai palestinesi di Gaza condizioni di vita calcolate per portarli infine alla distruzione fisica. Mese dopo mese, Israele ha trattato i palestinesi di Gaza come un gruppo subumano indegno di diritti umani e dignità, dimostrando il suo intento di distruggerli fisicamente”, dichiara Agnès Callamard, segretario generale di Amnesty International.Amnesty International denuncia “attacchi deliberati contro civili e infrastrutture civili (…) L’uso di armi ad alto potenziale esplosivo in aree densamente popolate”, ostacoli alla consegna di aiuti umanitari nel territorio e lo sfollamento forzato del 90% della sua popolazione.
 
Cosa viene definito genocidio?
La Convenzione di Ginevra  sulla prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, adottata nel 1948, definisce il genocidio come “atti commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”.
Questa non è la prima volta che lo Stato a maggioranza ebraica si trova ad affrontare accuse di aver commesso un “genocidio” a Gaza, provenienti dall’Onu, da alcuni governi, come il Sud Africa, e da altre indagini da parte di organizzazioni civili, tra cui Human Rights Watch. Almeno quattro rapporti hanno concluso che Israele ha perpetrato il genocidio a Gaza.

Analisi del linguaggio nella propaganda di guerra.

Approfondirò le motivazioni che hanno portato alla sentenza della Corte Penale Internazionale. Motivazioni che dovrebbero essere sempre oggettive e non di natura politica. Un punto resta fermo per questo governo: non ci può essere una equivalenza tra le responsabilità dello Stato di Israele e l’organizzazione terroristica Hamas”.
Dante Barontini analizza, clicca qui, alcuni titoli giornalistici ovvero dichiarazioni di esponenti politici quali impatto politico-mediatico dei mandati di cattura per crimini di guerra emessi dalla Corte Penale Internazionale contro Netanyahu, Gallant e uno dei pochi capi militari di Hamas forse ancora in vita.
“Non possiamo equiparare Israele ed Hamas”.
“Non possiamo mettere sullo stesso piano un premier eletto a un capo terrorista” –
Netanyahu all’Onu: “siete solo una palude antisemita”.
Netanyahu: “il segretario dell’Onu Guterres è  persona non grata,  vietato l’ingresso in Israele”
“La sentenza è politica”.
Giornali come Haaretz” (israeliano) “sono pericolosi perché diffondono odio e menzogne antisemite”.

Questi bambini pensano che sia genocidio.

44.000 uomini, donne e bambini, non pensano più. Amen. Ma questi tre bambini pensano che sia genocidio, e con loro intere future generazioni di palestinesi. E noi con loro. E con noi l’umanità tutta. Invece Benjamin Netanyahu dice che non è genocidio questo israeliano, bensì sono genocidio i 1.200 israeliani uccisi il 7 ottobre 2023 da Ḥamās. Cioè il genocidio non si misura in quantità bensì in qualità. Di conseguenza, dice Bibi, che lui non è criminale di guerra  da  catturare, come vorrebbe all’unanimità la Corte penale internazionale dell’Aia, per “crimine di guerra con uso della fame come metodo bellico; e crimini contro l’umanità di omicidio, persecuzione e altri atti inumani”; non  solo autorizzato attacchi indiscriminati contro civili: li hanno anche, intenzionalmente, ridotti alla fame, alla sete e alla morte per mancanza di cure”; “privato la popolazione civile a Gaza di oggetti indispensabili per la loro sopravvivenza, tra cui cibo, acqua, medicinali e forniture mediche, carburante ed elettricità”.
 
Come si fa, dice Bibi, a confronto dell’olocausto di ebrei a  Auschwitz o Dachau, definire genocidio  appena  2,3 milioni di palestinesi internati per decenni nel campo di concentramento a cielo aperto di Gaza? definire genocidio l’invasione a 2,3 milioni di palestinesi con appena 1,9 milioni di sfollati (peraltro tutti complici di Hamas bambini compresi) necessariamente devastando da un anno quartieri, ospedali, moschee e chiese cristiane, scuole, università e infrastrutture essenziali? definire genocidio appena 44.000 (finora)  uccisi anche se, inevitabilmente, con la più ampia percentuale di morti fra zero  e 14 anni? Mica valgono un rabbino a  Abu Dhabi (moldavo ma pur sempre ebreo).
 
Dunque, dice Bibi, considerato tutto ciò, è vergognoso che la Corte penale internazionale dell’Aia ce l’abbia con lui, anzi con Israele, certamente non perché autori di massacri e torture, bensì per antisemitismo. Chi è contro Israele, Papa compreso, è automaticamente antisemita, mosso unicamente da odio razzista. Di ceppo semitico sono sia gli ebrei che i palestinesi, però, dice Bibi, il genocidio esiste solo se commesso contro il popolo eletto da Dio (Yahweh e non Allāh), incarnato nella Grande Israele, dal Giordano al Mediterrraneo.    
 
Eppoi, dice Netanyahu, noi, Israele e Stati Uniti, ce ne sbattiamo dell’ONU: sono 49 i veti Usa alle bozze di risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU relative a Israele. Noi neppure riconosciamo la giurisdizione della Corte penale internazionale dell’Aia, dei 124 Stati che la compongono. Fra cui l’Italia. Il cui governo sempre si genuflette a USA e dunque a Israele: Salvini rifiuta l’obbligo arrestarmi e mi invita in Italia a braccia aperte,  sfidando le piazze… “antisemite”.   

Presto per attribuire… il premio Nobel per la pace a Trump.

I precedenti di Donald Trump nel primo mandato della sua presidenza (2017-2021)
 
Ritiro degli Stati Uniti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (UNESCO);
minacce contro gli stati membri che hanno votato a favore di risoluzioni anti-israeliane;
tagli ai fondi destinati a un’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, fondata 72 anni fa;
ritiro dall’accordo di Parigi del 2016 sui cambiamenti climatici, definiti una bufala;
 minaccia di “distruggere totalmente” uno stato membro delle Nazioni Unite, la Corea del Nord;
riduzione del  bilancio annuale delle Nazioni Unite di 285 milioni di dollari per il 2018-2019;
tentativo di  far saltare l’accordo nucleare iraniano del 2015.
 
Le promesse elettorali
Ritiro  dal trattato di Parigi sul clima;
drastico taglio del sostegno alla guerra in Ucraina;
definizione dell’ONU come un’istituzione corrotta, defunta e paralizzata;
notevole indebolimento delle Nazioni Unite e delle sue agenzie;
seguendo l’esempio di Israele, taglio di  tutti gli aiuti all’UNRWA nelle attuali terribili condizioni di Gaza;
opposizione anche al più piccolo collegamento con la Palestina;
forte sostegno filo-israeliano;
confronto bellicoso con l’Iran.

Analisi del genocidio.

L’ultimo Rapporto delle Nazioni Unite clicca qui racconta i progressi di Israele nella sua Campagna Genocida a Gaza. Israele è intenzionato, si legge, a espellere i palestinesi, ricolonizzare Gaza e sferrare un attacco decisivo contro la Cisgiordania.

Pro Palestina, pro o (piuttosto) contro Israele, purchè antirazzisti: l’unica razza detestabile è quella umana.

I video mostrano inseguimenti e pestaggi, tifosi del Maccabi Tel Aviv finiti a terra e presi a calci nelle strade di Amsterdam, aggressioni da parte di giovani per lo più arabi, almeno di origine, una trentina di contusi, cinque dimessi dagli ospedali,  fermati  62 loro  assalitori, dei quali alcuni trattenuti in stato di arresto. Ma anche gli ultras israeliani, hanno fatto la loro parte, fin dalla  sera prima come si vede in un video: uno di loro si arrampica su una palazzina occupata di Amsterdam per tirare giù una bandiera palestinese, che poi viene bruciata; in un altro gli ultrà nella metropolitana cantano slogan in cui dicono che “non servono scuole per Gaza perché non ci sono più bambini a Gaza”. Inneggiano al loro esercito: “Finisci il lavoro”. Altrettanto, Casa Pound si sono ripetuti a Bologna.
 
Dentro e fuori gli stadi in tutto il mondo ormai qualunque pretesto è buono per scatenare la violenza tra le opposte fazioni, che di sportivo non hanno nulla, giovani che vanno lì per sfogarsi, urlare, picchiare, neanche la guardano la partita.
 
Per i fatti di Amsterdan è risuonato il termine “antisemita”. E’ usato impropriamente, per ignoranza o malafede. Semiti è un termine che si riferisce a tutti quei popoli che parlano, o hanno parlato, lingue del ceppo semitico, cioè gli Arabi, gli Ebrei, gli Aramei, gli Assiri, i CananeoFenici, e dal punto di vista meramente linguistico anche gli Abissini. Semiti sono anche i Palestinesi. Ma il  termine è famoso, grazie al nazifascismo e con accezione razzista, riferito agli ebrei. In verità, oggi sarebbe più pertinente, definire le manifestazioni Pro Palestina come “antisioniste” o “antisraeliane” (Israele è lo stato più odiato nel mondo dopo gli Usa), piuttosto che “antisemite” o anche solo “antiebraiche”, considerato che gli ebrei israeliani sono minoranza nel mondo.