Categoria: Israele
Presto per attribuire… il premio Nobel per la pace a Trump.
Analisi del genocidio.
L’ultimo Rapporto delle Nazioni Unite clicca qui racconta i progressi di Israele nella sua Campagna Genocida a Gaza. Israele è intenzionato, si legge, a espellere i palestinesi, ricolonizzare Gaza e sferrare un attacco decisivo contro la Cisgiordania.
Pro Palestina, pro o (piuttosto) contro Israele, purchè antirazzisti: l’unica razza detestabile è quella umana.
“Israele ha commesso un fallo di reazione. Gaza è stata una reazione eccessiva”.
Carlo De Benedetti, Corriere della sera : “Israele ha commesso un fallo di reazione. Gaza è stata una reazione eccessiva”. Prima del 7 ottobre, la situazione era così tranquilla.
Il genocidio come suicidio di Israele.
Ebrei antirazzisti per la Palestina.
A differenza delle organizzazioni ebraiche che sostengono acriticamente lo Stato di Israele, al Parlamento di Bruxelles è stata presentata sulle orme della statunitense Jewish For Peace, la Rete ebraica europea per la Palestina, che ha visto l’adesione di vari gruppi rappresentanti organizzazioni antirazziste della società civile europea e palestinese, per esprimere “Not in my nime” l’opposizione al genocidio e alla pulizia etnica, all’occupazione coloniale e all’apartheid di Israele in Palestina.
Promemoria per la sinistra (che la destra sa a memoria ma infrange) e a Mattarella.
Razze inferiori.
Chi può fermare il genocidio palestinese.
Una cronaca dello sterminio di Gaza.
Quando i morti in guerra diventano “troppi”.
Israele non fermerà la resistenza.
Clicca qui Abdaljawad Omar pubblicato su Mondoweiss (con il titolo completo Perché l’assassinio dei leader di Hamas e Hezbollah da parte di Israele non fermerà la resistenza).
La Corte dell’Aja: “Israele occupa illegalmente Gaza e Cisgiordania”.
Nè antifascista nè antisraeliano.
Aggiornamento del genocidio.
3 luglio 2024. Nel suo rapporto statistico quotidiano, il Ministero della Salute Palestinese aggiorna lo sterminio di Gaza: nelle ultime 24 ore Israele ha commesso 3 massacri contro famiglie nella Striscia di Gaza, provocando 28 morti e 125 feriti arrivatinegli ospedali nelle ultime 24 ore. Il bilancio del genocidio è salito a 37.953 morti e 87.266 feriti dallo scorso 7 ottobre.
Bloccato il porto in solidarietà con la Palestina.
Varchi del porto bloccati e traffico in tilt a Genova per la manifestazione pro Palestina indetta da varie sigle tra cui i portuali del Calp, l’assemblea contro la guerra, i sindacati Si.Cobas e Usb e varie altre associazioni. Per i manifestanti il porto di Genova è il transito “da dove passano massicciamente le armi che contribuiscono al massacro del popolo palestinese” per cui “bloccando il porto di Genova, simbolicamente blocchiamo la guerra nella sua configurazione logistica”.
Torino: gli studenti per la Palestina bloccano gli ingressi del rettorato del politecnico.
Continua a Torino la protesta di studentesse e studenti pro Palestina che hanno bloccato gli ingressi del rettorato del Politecnico, dove si sarebbe dovuto tenere il Consiglio di amministrazione dell’ateneo dopo le elezioni della scorsa settimana.
Dagli studenti e studentesse: “Stamattina alle 8:30 abbiamo bloccato gli ingressi alle sedi amministrative del Politecnico, in occasione della riunione del CDA dell’Ateneo prevista per la tarda mattinata di oggi.
Questa azione avviene in risposta all’incrinarsi delle trattative che da un paio di settimane erano state intavolate tra una delegazione di senatori e un gruppo di student3 occupanti. Ieri durante il quarto incontro del tavolo di trattativa abbiamo assistito ad una drastica operazione ricattatoria nei nostri confronti. I senatori ci hanno minacciat3, dicendoci di dover per forza sottostare a tutte le loro condizioni per avere in cambio la convocazione di un Senato Accademico straordinario; senza nemmeno darci la certezza che in tale sede sarebbe passata la mozione riscritta da loro, contenente dei punti già molto al ribasso rispetto alle nostre richieste. Di fatto non è stata una trattativa, ma una richiesta impositiva di liberazione degli spazi, senza nessuna concessione concreta dalla loro parte.
Durante il blocco di oggi, in cui chiediamo ancora una volta in modo pacifico una presa di posizione chiara da parte del Politecnico riguardo al genocidio e un chiaro segnale verso demilitarizzazione dei proprio accordi di ricerca, è avvenuta ancora una volta una smisurata risposta repressiva, in cui uno studente isolato è stato aggredito da quattro guardie private, strattonato e schiacciato contro la porta mentre cercava di allontanarsi.
Nonostante il persistente silenzio istituzionale, le intimidazioni e i ricatti, la nostra richiesta rimane chiara, vogliamo un senato accademico straordinario il prima possibile, in cui venga discussa la mozione con le nostre richieste”.
Liliana Segre senza parole o senza ragioni?
“Sono senza parole di fronte a gioventù ignorante della storia che va in università a gridare l’accusa di genocidio nei confronti di Israele, è una bestemmia” : sostiene la senatrice a vita Liliana Segre.
Invece per gli studenti, e non solo, con genocidio, secondo la definizione adottata dall’ONU, si intendono «gli atti commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso». A parte 75 anni di atti di sterminio in Palestina, replicano gli studenti, non bastano gli attuali numeri di morti (in maggioranza bambini) e di distruzioni nella strisciolina di Gaza? Quale è il numero minimo per Segre?
L’Italia difende Israele.
Amnesty International: genocidio di Israele.
Vengono definiti atti di genocidio quelli commessi con “l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo protetto”, come ad esempio un gruppo nazionale, etnico, religioso o razziale. Partendo da questa definizione, lo scorso 29 dicembre, il governo sudafricano ha presentato alla Corte internazionale di giustizia dell’Aia un’istanza contro Israele, riguardante la presunta violazione da parte di Israele degli obblighi derivanti dalla Convenzione sulla prevenzione e repressione del delitto di genocidio, in reazione al violento attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.
Tra le prove utilizzate dal Sudafrica per sostenere la denuncia presso la Corte ci sono anche i dati raccolti da Amnesty International, che ha documentato in modo schiacciante crimini di guerra e altri crimini di diritto internazionale commessi da Israele nei suoi intensi bombardamenti contro la Striscia di Gaza: attacchi diretti contro civili e obiettivi civili, attacchi indiscriminati e altri attacchi illegali, trasferimenti forzati di civili e punizioni collettive contro la popolazione civile. Nella denuncia del Sudafrica, vengono citate le ricerche di Amnesty International secondo le quali il sistema israeliano di dominazione e oppressione ai danni dei palestinesi costituisce apartheid. Il 26 gennaio, la Corte ha emesso delle misure cautelari, mentre ci vorrà molto più tempo per analizzare l’accusa di presunto genocidio commesso ai danni del popolo palestinese.
Con 15 voti a favore e due contrari, la Corte internazionale di giustizia ha stabilito sei misure cautelari, tra cui l’obbligo per Israele di astenersi da atti contemplati dalla Convenzione sul genocidio, di prevenire e punire l’incitamento diretto e pubblico al genocidio, nonchè di adottare misure immediate ed efficaci per garantire l’assistenza umanitaria ai civili nella Striscia di Gaza. In modo cruciale, la Corte ha anche ordinato a Israele di conservare le prove del genocidio e di presentare entro un mese una relazione dettagliata alla Corte su tutte le misure adottate in conformità con la sua disposizione. La decisione della Corte internazionale di giustizia di emanare misure cautelari in risposta alla denuncia di genocidio presentata dal Sudafrica contro Israele rappresenta un passo significativo che potrebbe contribuire a salvaguardare la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza occupata, evitandole ulteriori sofferenze e danni irreparabili. Ma soprattutto dimostra che c’è ancora speranza per la giustizia internazionale.
Due terrorismi. Israele: terrorismo di stato, Hamas: terrorismo non statale.
Il Procuratore presso la Corte penale internazionale (CPI) chiede mandati di arresto per esponenti di spicco di Hamas e israeliani con l’accusa di crimini di guerra e crimini contro l’umanità per gli attacchi del 7 ottobre contro Israele e la successiva invasione a Gaza. Rispettivamente: per il leader Yahya Sinwar, il capo politico Ismail Haniyeh e il leader del braccio armato Mohammed Diab Ibrahim al-Masri, meglio conosciuto come Mohammed Deif e per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant.
Clicca qui un giudizio di Alessandro Orsini su Netanyahu, (accusato di “avere causato lo sterminio, di avere causato la fame come metodo di guerra, compresa la negazione di forniture di aiuti umanitari, di avere deliberatamente preso di mira i civili durante il conflitto”), nel quale sostiene che “scaricare tutte le colpe su di lui è la strategia cognitiva autoassolutoria tipica dell’uomo eurocentrico. Le democrazie occidentali sono corresponsabili della tragedia dei palestinesi. Dire che Netanyahu ne è il solo responsabile è un’affermazione anti-scientifica”.
La Brigata Ebraica nella storia della Resistenza.
Le manifestazioni in occasione della festa della Liberazione hanno riportato all’onore della cronaca Brigata Ebraica, i cui membri – per lo più composti da ebrei romani e armati di bandiere israeliane oltreché di quelle storiche della Brigata – si sono fronteggiati con l’ampia parte di corteo che inneggiava alla liberazione della Palestina. Cos’è stata la Brigata Ebraica? Quale fu il suo peso nella liberazione italiana dal nazi-fascismo? Per quale ragione è stata pressoché ignorata dalla storiografia per decenni (con conseguente medaglia d’oro al valor militare tardivamente consegnata dal Presidente della Repubblica)? E’ riemersa negli ultimi anni come caso mediatico frutto di una operazione di sapore politico? Alcune risposte se clicchi qui.
E’ fattibile la teoria “due popoli due stati”?
Se non impossibile, o poco probabile, comunque è realizzabile in tempi assai lontani, se riflettiamo (clicca qui) su questa ricostruzione storica del colonialismo anglo ebraico in Palestina, sulla ultra-decennale storia di oppressione economico-politica, che gli economisti critici chiamano “teoria della dipendenza” (lo “sviluppo” delle nazioni ricche deriva dall’attiva creazione di “sottosviluppo” in quelle povere), ovvero su come la struttura economica della periferia (Palestina) è stata trasformata per soddisfare le esigenze del centro (Israele). Prova ne sia il Pil di Israele: già il doppio di quello palestinese nel 1967, oltre 14 volte tanto nel 2022, in valori assoluti oggi è quasi 20 volte quello palestinese.
La vendetta israeliana.
Il popolo ebreo della Diaspora è in pericolo.
Anti israeliano cioè anti semita?
Alessandro Orsini, docente universitario, scrittore e opinionista per varie trasmissioni tv e giornali, già collaboratore dell’ambasciata di Israele, è stato denunciato dal presidente della Comunità Ebraica di Roma, Victor Fadlun, per istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa, con riferimento a una presunta “propaganda antisemita”. Essa consisterebbe in questi post sui social apertamente anti israeliani: “Lo sterminio di un popolo sarà sempre possibile fino a quando ci saranno persone come Netanyahu”; “Il governo Netanyahu è una delle dittature più brutali e razziste del mondo” (8 ottobre 2023); “Tra Netanyahu e Isis non esiste nessuna differenza. Entrambi massacrano i bambini di religione diversa (…)” (14 ottobre 2023); “Netanyahu è diventato ufficialmente il più grande massacratore di bambini innocenti dopo Hitler” (15 ottobre 2023); “Israele non è una democrazia. Nessuna democrazia include l’apartheid nel proprio sistema politico e il terrorismo di Stato” (19 ottobre 2023). Prima domanda: chi è contro Israele perché sarebbe antisemita (razzista anti ebraico)? Seconda domanda: perché i cittadini italiani di religione ebraica debbono sempre e comunque essere dalla parte di Israele?
L’Università di Torino blocca il bando di collaborazione con Israele.
<<Il Senato dell’Università ritiene non opportuna la partecipazione al bando del Ministero degli Affari Esteri (Maeci), visto il protrarsi della situazione di guerra a Gaza». Parziale vittoria per i collettivi studenteschi che hanno prima bloccato la riunione dei senatori e poi ottenuto un’assemblea pubblica per discutere la loro richiesta di boicottaggio di tutte le intese con le università israeliane. A votare lo stop al bando Maeci per la raccolta di progetti congiunti per l’anno 2024 è stata quasi la totalità dei senatori di Unito. Due gli astenuti e un unico «no».
Gli artisti, studiosi, intellettuali non possono fare da spettatori bensì devono salire sul palco.
Gli artisti e le artiste, gli/le intellettuali, le associazioni culturali che firmano questa Lettera aperta (clicca qui), avvertono l’ineludibile bisogno di prendere posizione di fronte a quanto sta accadendo a Gaza e in tutta la Palestina, e di invitare alla mobilitazione, nelle forme e nei modi che decideremo insieme.
Boicottiamo la multinazionale farmaceutica israeliana Teva.
E soprattutto sosteniamo, clicca qui, il “Fondo dei piccoli per Gaza” organizzato da New Weapons Research Group (NWRG), un gruppo di accademici, ricercatori, medici e attivisti, e dalla Chiesa Valdese, impegnati a soccorrere i bisogni essenziali per la sopravvivenza di neonati e bambini.
Gli “stupri di massa” erano solo propaganda.
Anche in Italia i propagandisti pro-Netanyahu scrissero sui giornali e raccontarono in tv degli “stupri di massa” commessi da Hamas a Gaza il 7 ottobre. L’avevano letto sul New York Times, e la “notizia” era stata rilanciata dalla Bbc, dal Guardian, dalla Cnn, dall’Associated Press e da Reuters; ma quegli articoli sugli “stupri di massa” erano un falso. I co-autori di quei pezzi, lodati all’epoca dal caporedattore del Times Joe Kahn, erano Jeffrey Gettleman, Anat Schwartz e Adam Sella. Sabato scorso l’account Telegram @zei_squirrel ha aperto un vaso di Pandora: ha mostrato al mondo i like di Anat Schwartz a diversi post di propaganda sionista su X, fra cui uno che definiva i palestinesi “animali” che meritano un “Olocausto”; uno sui “40 bambini decapitati” (un altro falso); uno che invocava la trasformazione di Gaza in un “mattatoio”; e un altro che esortava i propagandisti di Israele a diffondere il paragone “Hamas è l’Isis” per spaventare l’opinione pubblica occidentale (t.ly/ntbMI).
Il Times ha aperto un’inchiesta interna sulla Schwartz poiché le norme aziendali vietano ai suoi giornalisti di “esprimere opinioni di parte, promuovere opinioni politiche, sostenere candidati, fare commenti offensivi o fare qualsiasi altra cosa che possa minare la reputazione giornalistica del Times”.
Leggi tutto Daniele Luttazzi.
Appello degli ebrei italiani contro la guerra di Netanyahu.
L’appello, firmato anche da Edith Bruck, non solo l’aperta condanna dei crimini di guerra compiuti da Israele in reazione al criminale pogrom di Hamas del 7 ottobre – di fatto un’atroce vendetta contro l’intera popolazione palestinese – ma ribadisce che essere contro questa guerra non può essere considerato una forma di antisemitismo pur in un contesto, compreso il nostro paese, dove l’antisemitismo cresce e trova nuova forza. Clicca qui.
Naomi Klein: “Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni per fermare i crimini di guerra di Israele”.
Naomi Klein: È ora. Tempo passato. La migliore strategia per porre fine all’occupazione sempre più sanguinosa è che Israele diventi il bersaglio del tipo di movimento globale che ha messo fine all’apartheid in Sudafrica. Nel luglio 2005 un’enorme coalizione di gruppi palestinesi ha pianificato di fare proprio questo. Hanno invitato “le persone di coscienza di tutto il mondo a imporre ampi boicottaggi e attuare iniziative di disinvestimento contro Israele simili a quelle applicate al Sudafrica nell’era dell’apartheid”. È nata la campagna Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS). BDS
Lo Stato di Israele fermi il genocidio.
Ecco cosa la Corte Internazionale di Giustizia ieri ha ordinato a Israele (clicca qui)
L’Italia deve dire basta! E deve riconoscere lo Stato di Palestina. (clicca qui)
Non dobbiamo chiamarlo genocidio?
“Genocidio” è la parola giusta per definire gli oltre già 25mila morti di Gaza? C’è chi difende Israele: “E solo una carneficina come le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, o la totale distruzione di tante città tedesche durante la Seconda guerra mondiale. Semmai chiamiamoli crimini di guerra ma non genocidi”.
Ebbene, secondo la definizione ufficiale delle Nazioni Unite: «Per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale: (a) uccisione di membri del gruppo; (b) lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo; (c) il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale; (d) misure miranti a impedire nascite all’interno del gruppo; (e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro».
Ebbene, in 75 anni Israele nei confronti dei palestinesi rientra di diritto in tutti questi atti. Invece per Israele la definizione “genocidio” può essere riferita in esclusiva solo a “olocausto”: 6 milioni di ebrei pari ai due terzi degli ebrei d’Europa, ma non ai palestinesi finchè non raggiungono i 4 milioni di uccisi, feriti, miseri e affamati, espulsi, deportati, incarcerati. Eppure questa cifra è già stata raggiunta.
Quest’anno nessun gesù bambino nasce a Betlemme.
Esperti Onu hanno lanciato un appello alla comunità internazionale affinché impedisca il genocidio della popolazione palestinese. Studiosi dell’Olocausto e del genocidio hanno reiterato l’urgenza di un intervento per scongiurarne il pericolo. Raz Segal: è un caso da manuale di genocidio. Ministro della Difesa Yoav Gallant: “Stiamo imponendo un assedio totale a Gaza. Niente elettricità, niente cibo, niente acqua, niente carburanti. Stiamo combattendo animali umani e agiremo di conseguenza”. Il generale Ghassan Alian: “Avete voluto l’inferno, avrete l’inferno”.
Clicca qui I bambini di Gaza
Buon Natale.
Il genocidio è il suicidio morale di Israele. Suicidio assistito dai governi occidentali.
Firma l’Appello della Marcia di Assisi: L’Italia deve dire basta!
L’Italia deve dire basta!
E deve riconoscere lo Stato di Palestina
Non si può uccidere un bambino o una bambina.
Non si possono uccidere tanti bambini tutti i giorni.
Non si possono uccidere i loro genitori, tutti i giorni.
Non si possono violare tutte le leggi internazionali.
Non si possono bombardare gli ospedali, i campi profughi, le chiese…
Non si possono lasciare decine di migliaia di feriti e ammalati senza cure e medicinali.
Non si può negare e minacciare l’esistenza di un popolo e dei suoi diritti inalienabili.
Non si può fare un genocidio.
Non si possono cacciare milioni di persone dalla propria terra.
Non si può fare tutto questo e pretendere di avere ragione.
Non si può fare tutto questo ed essere impuniti.
Tutto questo è vietato non solo dalla morale ma dalla legge, dal diritto internazionale dei diritti umani.
Tutto questo è disumano.
Tutto questo sta succedendo ora.
Tutto questo deve essere fermato.
L’Italia deve dire basta! Cessate-il-fuoco!
E lo deve dire ora.
Insieme con Papa Francesco, l’Italia, il nostro Parlamento, le forze politiche, le nostre istituzioni, i nostri governanti devono trovare il coraggio di dire basta e di chiedere l’immediato cessate-il-fuoco.
Siamo già tutti coinvolti. Siamo già tutti corresponsabili. Il silenzio ci rende complici.
La pace è possibile ed è nelle mani di tutti i governi che, come il nostro, hanno il dovere, la possibilità e i mezzi per intervenire.
La pace è possibile se riconosciamo ai palestinesi la stessa dignità, gli stessi diritti e la stessa sicurezza che riconosciamo agli israeliani.
L’Italia può fare molto per la pace. Ma deve cambiare: non può continuare ad astenersi o essere di parte.
L’Italia deve assumere un ruolo attivo, propositivo e progettuale mettendosi dalla parte della legge, del diritto internazionale e dei diritti umani.
L’Italia deve chiedere all’Onu l’immediato riconoscimento della Palestina come Stato membro delle Nazioni Unite e impegnarsi a fornire sostegno politico, operativo e finanziario all’attuazione del Piano “due Stati per due Popoli”.
Il Parlamento italiano deve approvare una risoluzione che includa i seguenti punti da sottoporre all’Unione Europea e all’Onu:
- l’istituzione immediata della Palestina come 194° Stato membro dell’Onu, con i confini del 4 giugno 1967, con capitale a Gerusalemme Est;
- il rilascio immediato di tutti gli ostaggi israeliani a Gaza e dei palestinesi arbitrariamente detenuti nelle prigioni israeliane;
- il cessate il fuoco permanente di tutte le parti;
- l’invio immediato di tutti gli aiuti umanitari indispensabili per salvare e curare la popolazione di Gaza;
- il ritiro dell’esercito israeliano da Gaza;
- la costituzione e l’invio di una “forza di pace” dell’Onu in Palestina
- la convocazione di una Conferenza Internazionale di Pace.
L’Italia deve difendere i diritti umani, la legalità e il diritto internazionale, deve battersi affinché prevalga la forza della legge sulla legge della forza e deve agire nell’interesse superiore dei valori di umanità iscritti nella nostra Costituzione e nelle più importanti carte internazionali, della pace, dei diritti umani, della sicurezza internazionale nel mondo.
L’Italia deve assumere un’iniziativa politica urgente e operare coerentemente affinché venga fatta propria innanzitutto dall’Unione Europea.
Per la realizzazione di questa politica, l’Italia può contare sul consenso della stragrande maggioranza dei propri cittadini e sull’impegno fattivo di un’ampia rete di gruppi, associazioni, Enti Locali e Regioni, attiva da più di trent’anni, ricca di relazioni, competenze, progetti ed esperienze con entrambi i popoli.
Per questo l’Italia deve agire come “sistema paese” con una strategia e un piano di lavoro integrati. La diplomazia dei popoli e delle città può arrivare dove i governi non arrivano e provare a costruire, dal basso, le condizioni di una pace che non può più attendere.
Fondazione PerugiAssisi per la cultura della pace
Coalizione AssisiPaceGiusta
Gli USA votano contro il cessate il fuoco.
Mentre a Gaza continua il massacro di civili gli Stati Uniti votano contro il cessate il fuoco umanitario.
Con un gesto eccezionale, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha invocato, per la prima volta durante il suo mandato, l’articolo 99 della Carta Onu per richiamare l’attenzione del Consiglio di Sicurezza sulle stragi che si stanno compiendo a Gaza e nei Territori Palestinesi Occupati.
2 milioni di persone sono in gravissimo pericolo!
A Gaza ci sono bambini, donne e uomini vittime di una guerra che sono impotenti, perché sono in una gabbia. Voi che non siete in una gabbia, avete l’opportunità di far sentire la vostra voce e di cambiare il destino di coloro che sono rinchiusi in questa gabbia.”
È l’Appello di Andrea De Domenico, Direttore OCHA/Onu Gerusalemme, alla conferenza stampa di presentazione della Marcia della Pace domenica 10 dicembre ad Assisi.
Insieme chiediamo al Parlamento e al Governo di intervenire e di sostenere gli sforzi del Segretario Generale dell’Onu per ottenere l’immediato cessate il fuoco.
“A Gaza, si soccorrano subito i feriti, si proteggano i civili, si facciano arrivare molti più aiuti umanitari. Si liberino gli ostaggi” Papa Francesco
La matematica come opinione.
Dite che c’è una guerra in corso fra l’esercito di Israele e “l’esercito” di Hamas. A prescindere dai 75 anni trascorsi, la presente “guerra” ha già provocato fra i civili palestinesi nella Striscia di Gaza quasi 15 mila morti e 30.000 feriti lasciati senza ospedali né acqua, e oltre 1,7 milioni di sfollati, nonché circa 200 morti in Cisgiordania (427 nel 2023), e 700mila circa di uccisioni e i ferimenti per mano dei coloni in tutti i Territori occupati. Per contro, la “guerra” ha provocato fra gli israeliani 1.400 morti in prevalenza civili, e 240 ostaggi: di cui 50 donne e bambini liberati in cambio di 150 donne e bambini illegalmente prigionieri. Ma che razza di guerra è? è un genocidio?
Test antisemitismo.
Il 1º giugno 2017, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che invita gli Stati membri dell’Unione europea e le loro istituzioni ad adottare e applicare la definizione operativa di antisemitismo proposta dall’IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance), la quale sostiene la controversa equiparazione di antisemitismo e antisionismo.
L’IHRA elenca esempi contemporanei che considera di antisemitismo nella vita pubblica, nei mezzi di comunicazione, nelle scuole, al posto di lavoro e nella sfera religiosa, includono (ma non si limitano a):
A)Incitare, sostenere o giustificare l’uccisione di ebrei o danni contro gli ebrei in nome di un’ideologia radicale o di una visione religiosa estremista.
B) Fare insinuazioni mendaci, disumanizzanti, demonizzanti o stereotipate degli ebrei come individui o del loro potere come collettività – per esempio, specialmente ma non esclusivamente, il mito del complotto ebraico mondiale o degli ebrei che controllano i mezzi di comunicazione, l’economia, il governo o altre istituzioni all’interno di una società.
C) Accusare gli ebrei come popolo responsabile di reali o immaginari crimini commessi da un singolo ebreo o un gruppo di ebrei, o persino da azioni compiute da non ebrei.
D) Negare il fatto, la portata, i meccanismi (per esempio le camere a gas) o l’intenzione del genocidio del popolo ebraico per mano della Germania Nazionalsocialista e dei suoi seguaci e complici durante la Seconda Guerra Mondiale (l’Olocausto).
E) Accusare gli ebrei come popolo o Israele come stato di essersi inventati l’Olocausto o di esagerarne i contenuti.
F) Accusare i cittadini ebrei di essere più fedeli a Israele o a presunte priorità degli ebrei nel mondo che agli interessi della loro nazione.
G) Negare agli ebrei il diritto dell’autodeterminazione, per esempio sostenendo che l’esistenza dello Stato di Israele è una espressione di razzismo.
H) Applicare due pesi e due misure nei confronti di Israele richiedendo un comportamento non atteso da o non richiesto a nessun altro stato democratico.
I) Usare simboli e immagini associati all’antisemitismo classico (per esempio l’accusa del deicidio o della calunnia del sangue) per caratterizzare Israele o gli israeliani.
L) Fare paragoni tra la politica israeliana contemporanea e quella dei Nazisti.
M)Considerare gli ebrei collettivamente responsabili per le azioni dello Stato di Israele.
In base a questo test, personalmente, le perplessità sui punti F) H) L) mi esporrebbero all’accusa di antisemitismo (odio ai popoli di lingua semita ovvero al popolo ebraico)? Visto che neppure mi considero antiebraico (anti religione giudaica), neppure antisionista (diritto alla difesa dello stato di Israele e diritto alla difesa dello stato di Palestina), bensì semplicemente antiisraeliano (governi israeliani dal ’48)? Non credo che esista una razza, se non quella umana (indegna), ma ad un nazista e ad un fascista contemporanei replico: se per voi quella ebrea è una razza almeno riconoscete, in base alle eminenze storiche, che è una razza superiore.
In tutto il mondo manifestazioni per la pace in Palestina.
A Washington 300.000 persone hanno dato vita alla più grande manifestazione contro la guerra dai tempi del Vietnam, chiedendo a Biden di smettere di finanziare il genocidio a Gaza ed esigendo un cessate il fuoco immediato. La manifestazione era organizzata da Palestinian Youth Movement, ANSWER Coalition, American Muslim Alliance, The People’s Forum, National Students for Justice in Palestine, Al-Awda: The Palestine Right to Return Coalition, U.S. Palestinian Community Network (USPCN), U.S. Campaign for Palestinian Rights (USCPR) e Maryland2Palestine.
Come spiega la pagina Facebook di Jewish Voice for Peace, protagonisti del sit-in alla Grand Central Station di New York, nelle ultime settimane migliaia di ebrei statunitensi hanno protestato contro l’assalto militare israeliano a Gaza, dichiarando: “Non resteremo in silenzio mentre il nostro dolore viene sfruttato per fornire un sostegno militare al genocidio dei civili palestinesi a Gaza”. Continua su https://www.pressenza.com/
La disumanizzazione.
Alla luce degli eventi devastanti attualmente in corso a Gaza, mi sento obbligata a condividere un lavoro che, nonostante sia stato creato anni fa, risuona in modo inquietante con la situazione attuale. Realizzato nel 2014 e pubblicato nel 2017, questo cortometraggio https://www.youtube.com/watch?v=fti3Z8EMzjw di 13 minuti è stata la mia risposta personale a un passato assalto israeliano a Gaza.
Clicca qui la Comunicazione di Farah Nabulsi regista nominata all’Oscar e vincitrice del premio BAFTA.
Morire per l’ONU
L’interpretazione ufficiale americana dei rapporti internazionali come di una “competizione strategica” per il dominio mondiale, la determinazione degli Stati Uniti a vincerla debellando tanto per cominciare la Russia e la Cina, il “fai da te” di Putin mediante la guerra per mettere in sicurezza i confini con l’Ucraina, la prima reazione di Zelensky che ha chiesto lo scioglimento dell’ONU, la perversa azione terroristica di Hamas del 7 ottobre e la vendetta dello Stato d’ Israele contro tutta la popolazione palestinese e l’intero territorio di Gaza, hanno fatto a pezzi l’ordine internazionale, esacerbando la “guerra mondiale a pezzi” già denunciata dal Papa. La prima e più importante vittima di questa catastrofe è l’ONU… Clicca qui una riflessione di Raniero La Valle
Genova. Porto bloccato contro l’attracco di una nave israeliana.
Al porto di Genova è in corso il presidio per impedire il passaggio della nave della ZIM, carica di armamenti e diretta a Israele. Al varco San Benigno centinaia di operai portuali, studenti, pacifisti e attivisti solidali con il popolo palestinese, bloccano il varco con lo slogan “la guerra comincia da qui” “fermiamo le navi della morte”. Oltre al varco della ZIM, principale compagnia logistica israeliana, è stato bloccato anche il varco dei traghetti. L’iniziativa raccoglie l’invito dei sindacati palestinesi, che nei giorni scorsi avevano diffuso un appello nel quale chiedono ai lavoratori delle industrie coinvolte di rifiutarsi di costruire armi destinate ad Israele, di rifiutarsi di trasportare armi da e verso Israele. Manifestazioni in altri porti internazionali: clicca qui.
Di cosa parliamo quando parliamo di Gaza.
Vita a Gaza Di cosa parliamo quando parliamo di Gaza. La superficie della Striscia di Gaza è di 360 chilometri quadrati. Roma, per fare un confronto, con i suoi 1.285 chilometri quadrati è tre volte e mezzo più grande. Gli abitanti di Gaza sono 2.098.389, quelli di Roma sono 2.748.109. Il 71 per cento degli abitanti di Gaza ha lo status di rifugiato. A Gaza le persone tra 0 e 14 anni sono il 39 per cento della popolazione (in Italia sono il 12 per cento); quelle con più di 65 anni il 2,9 (in Italia sono il 23 per cento). A Gaza l’età media è di 18 anni, in Italia di 46 anni. Il tasso di crescita della popolazione è dell’1,9 per cento, mentre in Italia è negativo: -0,1 per cento. A Gaza il tasso di mortalità infantile è di 14 morti ogni mille bambini nati vivi, da noi è di 3 morti ogni mille. La speranza di vita alla nascita è di 75 anni a Gaza, di 82 anni in Italia. A Gaza nel 2022 l’elettricità c’è stata in media per 13 ore al giorno. E il 96 per cento dell’acqua dell’unica falda acquifera non è adatta al consumo umano: 1,8 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria per l’acqua, i servizi igienico-sanitari e l’igiene. A Gaza la densità di letti ospedalieri è di 1,3 ogni mille abitanti, in Italia è quasi il triplo. A Gaza nel 2022 più di ventimila pazienti hanno chiesto un permesso per potersi curare all’estero; Israele ha respinto o ritardato il 34 per cento di queste richieste. A Gaza ci sono 32 alunni e alunne per ogni insegnante. L’aspettativa di vita scolastica è di 13 anni a Gaza, di 16 anni da noi. Il tasso di disoccupazione tra i giovani di Gaza è del 75 per cento, in Italia del 21 per cento. Il pil pro capite di Gaza è di circa 900 euro, quello italiano è di 30.855 euro. L’80 per cento degli abitanti di Gaza dipende dagli aiuti umanitari e le persone che vivono sotto la soglia di povertà sono l’81 per cento della popolazione, il 9,4 per cento in Italia. Gli abitanti della Striscia di Gaza non possono andar via né tornare liberamente.
Giovanni De Mauro www.internazionale.it
Gaza delenda est.
Se c’è qualcuno che ci accusa di non pubblicare interventi pro Israele, gli rammentiamo che abbiamo voluto risparmiargli queste difese: clicca qui.
Chi nel mondo minaccerà un ebreo deve morire.
YouTube ci ha comunicato: “Buongiorno Lino Balza, abbiamo ricevuto una richiesta di rimozione per violazione del copyright per il tuo video. Ai sensi della legge sul copyright vigente, abbiamo rimosso il tuo video da YouTube”.
Siamo sconcertati per questa limitazione della libertà di informazione. Non avevamo fatto altro che riprodurre il video delle dichiarazioni fatte da Dror Eydar, ex ambasciatore israeliano in Italia, nella trasmissione di Nicola Porro “Stasera Italia” del 25 ottobre scorso. Questo video si può tuttora vedere su Google, cliccando i video pubblicati da YouTube, La7, TGCom24, eccetera. Ad esempio:
L’ex ambasciatore di Israele: «L’obiettivo è distruggere Gaza …
Su Google si possono anche leggere i commenti di Il Fatto Quotidiano, Fanpage, Potere al popolo, Agenzia Dire, Libero quotidiano, Nicola Porro, Infopal, Il tempo, Radio radio, Affari italiani eccetera.
Sul nostro Sito, noi neppure avevamo fatto commenti alle considerazioni di Eydar affidate alle Tv del nostro Paese (ritenendo che si commentassero da sole: “Ogni persona che minaccia un ebreo, che vuole uccidere un ebreo, deve morire. L’obiettivo è distruggere Gaza, questo male assoluto” “Dopo il 7 ottobre, ogni persona nel mondo che minaccerà un ebreo, che vuole uccidere un ebreo, deve morire. Per noi, lo scopo è distruggere Gaza, distruggere questo male assoluto. Distruggere coloro che vogliono distruggerci”. Eccetera ). Che abbia dato fastidio il titolo “Sterminarli senza pietà”?
Bene, ora, affinchè non appaia una censura ai nostri 39.500 lettori, adottiamo il commento de Il fatto Quotidiano: clicca qui