Non dobbiamo chiamarlo genocidio?

“Genocidio” è la parola giusta per definire gli oltre già 25mila morti di Gaza? C’è chi difende Israele: “E solo una carneficina come le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, o la totale distruzione di tante  città tedesche durante la Seconda guerra mondiale. Semmai chiamiamoli crimini di guerra ma non genocidi”.

Ebbene, secondo la definizione ufficiale delle Nazioni Unite: «Per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale: (a) uccisione di membri del gruppo; (b) lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo; (c) il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale; (d) misure miranti a impedire nascite all’interno del gruppo; (e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro».

Ebbene, in 75 anni Israele nei confronti dei palestinesi rientra di diritto in tutti questi atti. Invece per Israele la definizione “genocidio” può essere riferita in esclusiva  solo a “olocausto”: 6 milioni di ebrei pari ai due terzi degli ebrei d’Europa, ma non ai palestinesi finchè non raggiungono i 4 milioni di uccisi, feriti, miseri e affamati, espulsi, deportati, incarcerati. Eppure questa cifra è già stata raggiunta.