Gandhi, un maestro.

Mohandas K. Gandhi è stato della nonviolenza il più grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d’intervento politico e sociale e principio d’organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaborò le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 tornò in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guidò grandi lotte politiche e sociali affinando sempre più la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed è tale la grandezza di quest’uomo che una volta di più occorre ricordare che non va  mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti discutibili – che pure vi sono – della sua figura, della sua riflessione, della sua opera.

Clicca qui la biografia dal 1928. Dal libro di Anna Bravo, La conta dei salvati. Dalla Grande Guerra al Tibet: storie di sangue risparmiato, Laterza, Roma-Bari 2013.

La Carta della Nonviolenza.

Il Movimento Nonviolento lavora per l’esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell’apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunità mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d’azione del movimento nonviolento sono:

  1. l’opposizione integrale alla guerra;
  2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l’oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
  3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
  4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un’altra delle forme di violenza dell’uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell’uccisione e della lesione fisica, dell’odio e della menzogna, dell’impedimento del dialogo e della libertà di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l’esempio, l’educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

La repressione della Disobbedienza civile nonviolenta e l’offesa alla Costituzione.

Celebriamo, nel giorno della nascita di Mohandas K. Gandhi e della Giornata Internazionale della Nonviolenza, anche la solidarietà a Mimmo Lucano quale incarnazione del  diritto/dovere della disobbedienza civile nonviolenta, come fu l’esempio di Danilo Dolci. La criminalizzazione della solidarietà rappresentata da questa condanna spropositata (più alta di molte inflitte a esponenti della ‘ndrangheta) è una ferita non rimarginabile inflitta a tutti coloro che praticano la solidarietà sociale. È  un’offesa recata allo spirito della nostra Costituzione. Clicca qui Gad Lerner.

Gandhi era anarchico?

Mohandas K. Gandhi è stato della nonviolenza il più grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d’intervento politico e sociale e principio d’organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza. Non si è mai dichiarato anarchico: il termine  utilizzato per definire il proprio pensiero e la propria azione è Sarvodaya, che significa “potere e benessere di tutti”. C’è affinità tra sarvodaya e anarchismo? Quali condivisioni. Quali differenze. Divaricazione totale sul metodo di lotta della nonviolenza. Clicca qui.

La “Carta” del Movimento Nonviolento, movimento di lotta, rivoluzionario.

Il Movimento Nonviolento lavora per l’esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell’apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il Movimento persegue lo scopo della creazione di una comunità mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d’azione del Movimento Nonviolento sono: 1. l’opposizione integrale alla guerra;  2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l’oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;  3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un’altra delle forme di violenza dell’uomo.
Il Movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell’uccisione e della lesione fisica, dell’odio e della menzogna, dell’impedimento del dialogo e della libertà di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l’esempio, l’educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la non collaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

La nonviolenza è antica come le montagne.

“Vivi come se dovessi morire domani. Impara come se dovessi vivere per sempre. Non ho nulla di nuovo da insegnare al mondo. La verità e la nonviolenza sono antiche come le montagne. Non c’è strada che porti alla pace che non sia la pace, l’intelligenza e la verità. Io e te siamo una sola cosa: non posso farti male senza ferirmi. Occhio per occhio… e il mondo diventa cieco. Ci sono cose per cui sono disposto a morire, ma non ce ne è nessuna per cui sarei disposto ad uccidere. Per praticare la nonviolenza, bisogna essere intrepidi e avere un coraggio a tutta prova. Nessun uomo può essere attivamente non-violento e non ribellarsi contro l’ingiustizia dovunque essa si verifichi.” Mohandas Karamchand Gandhi

Non fermiamoci al Friday for future.

Manifestiamo il  2 ottobre: “Giornata internazionale della nonviolenza” indetta dall’Onu nell’anniversario della nascita di Gandhi.  Sono due occasioni importanti di riflessione e di mobilitazione, di esame di coscienza e di azione nonviolenta, due iniziative unite da un medesimo impegno di pace, di solidarieta’ con l’umanita’ intera comprese le generazioni future, di salvaguardia del mondo vivente tutto. Clicca qui.

La rivoluzione nonviolenta. Danilo Dolci, alla scuola di Socrate e Gandhi.

A ventun anni dalla scomparsa del sociologo ed educatore, tra le figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. Partigiano, protagonista delle lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignità: subisce persecuzioni e processi. Clicca qui una biografia.

La nonviolenza non penalizza mai il Movimento di Lotta.

 

Siamo apertamente schierati con i Movimenti di lotta contro i Tav, compreso il Tav Terzo Valico: inutile, costoso e dannoso, dannoso per l’ambiente e la salute ma anche per le casse dello Stato (tangenti). Però dissentiamo da sempre –come controproducenti la giusta lotta- con i metodi di lotta violenti, quali ipotizzati nelle notifiche della Procura di Alessandria nei confronti di 50 (o 150?) attivisti: “scontri”, “lancio di pietre e bombe carta”, “ferimento di poliziotti e carabinieri”. La nostra personale storia di lotte è condensata nel titolo del nostro Blog “Rete ambientalista. Movimenti di lotta per la salute, l’ambiente, la pace e la nonviolenza”. La nonviolenza attiva, ghandiana, è rifiuto di ogni atto di violenza ma è tutt’altro che codardia, non è rassegnazione passiva, è conflitto, è rivolta, è rivoluzione permanente, è l’equivalente morale della guerra, è un metodo di lotta politica e sociale molto più efficace della violenza, la quale invece di regola si risolve nel duplicare la violenza altrui, nel giustificarla, nel favorire la repressione e la reazione popolare, nella sconfitta finale delle cause giuste (come avviene anche con il terrorismo internazionale). La non violenza non è passività, tutt’altro. Ha come unico limite non ledere fisicamente i rappresentanti e i sostenitori diretti e indiretti del potere cui si oppone (compreso chi a casaccio ti sferra una manganellata in testa). Per il resto tutti gli strumenti (198 tecniche) sono ammessi. Da quelli individuali: preghiera, persuasione, dialogo, digiuno, autoincendio religioso, obiezione di coscienza, non collaborazione. A quelli collettivi: non collaborazione sociale economica politica, disobbedienza civile, marcia, corteo, sciopero, resistenza passiva, boicottaggio economico, blocco della circolazione stradale e ferroviaria, blocco dei cantieri, occupazioni, sabotaggio… E se vengono ritenuti atti illegali dal potere, pazienza, paghiamo sulla nostra pelle. Sì, anche sabotaggio: danno o distruzione contro il funzionamento di un servizio o di un’industria, oltre il limite della legalità. “E’ una tecnica della nonviolenza?” si chiede Aldo Capitini. “È una misura estrema” risponde “ la quale esige che il danno procurato sia inferiore al danno apportato dal servizio, e che non vi sia nessun rischio per esseri viventi, particolarmente umani”. Tra i reati ipotizzati dalla Procura di Alessandria dunque riteniamo rientrino nelle tecniche della nonviolenza alle quali hanno partecipato migliaia di persone: “distruzione di reti con pinze, tronchetti e flessibili a batteria”, “occupazione di proprietà privata”, “occupazioni di consigli comunali” et similia , sicuramente non “scontri”, “bombe carta”, “ferimento di poliziotti e carabinieri”.

Clicca qui Massimo Numa “Gli scontri tra 2014 e 2015, coinvolte decine di attivisti”
Clicca qui Agorà Magazine “Quale ambiente muove in campagna elettorale? Ilva e terzo valico, processi e silenzi”
Clicca qui Pennatagliente “La nonviolenza non penalizza mai il Movimento di Lotta”
Clicca qui La Stampa “Contro il Terzo Valico ma anche contro la violenza”
Clicca qui Gianpiero Carbone “Area cantiere fu occupata. In cinquanta sott’inchiesta”.
Clicca qui Mao Valpiana “A 70 anni dalla morte di Ghandi e 50 di Capitini”

Non si imprigiona Voltaire. Solidarietà a De Luca. E a Bossi?

Con lo scrittore Erri De Luca siamo sempre stati d’accordo, mentre con Umberto Bossi praticamente mai. Dunque, per De Luca i PM di Torino (non hanno niente di meglio con cui occupare il tempo?) hanno chiesto 8 mesi di galera per “istigazione a delinquere” avendo in una intervista sostenuto che “la Tav va sabotata“. Come avrebbe detto Ghandi. Bossi a sua volta è stato condannato dal tribunale di Bergamo a 18 mesi di galera per vilipendio del presidente della Repubblica: in un comizio gli aveva dato del “terun“. Termine a cui ambirebbe qualunque immigrato. Ebbene, due reati di opinione. I magistrati metterebbero in galera anche Voltaire che invano insegnò: “Disapprovo quello che dici ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo”.