AIA ILVA: non facciamoci fregare.

Il 23 agosto 2023, per lo stabilimento siderurgico ILVA arriva a scadenza l’AIA, ossia l’Autorizzazione Integrata Ambientale. Concessa nel 2011 e riesaminata nel 2012 dopo l’intervento della magistratura, è stata poi prorogata più volte perché non riuscivano ad attuarla. E i sostenitori della “decarbonizzazione” adesso accetteranno altri 12 anni di carbone autorizzato dal ministro nella cokeria che lancia benzene sul quartiere Tamburi? Cosa vogliono fare Comune, Provincia e Regione. Clicca qui Peacelink.

Le nostre complicità con i crimini di guerra.

Su PeaceLink è ora disponibile un rapporto ONU sull’Ucraina (clicca qui).

Un rapporto su cui è sceso un velo di silenzio perché documenta cose scomode e sgradite. Perché non se ne parla? Non se ne parla perché documenta la violazione dei diritti umani da parte delle autorità politico-militari ucraine. E’ un’indagine minuziosa svolta dall’ONU in Ucraina. L’ONU esprime preoccupazione su varie questioni, fra cui anche “torture, maltrattamenti e violenze sessuali”.

Recentemente PeaceLink ha pubblicato un rapporto su analogo argomento che metteva sotto accusa la Russia. (clicca qui).

Solidarietà agli attivisti denunciati per “Vilipendio alle forze armate”.

Durante il concerto della Fanfara per la celebrazione del centenario dell’aeronautica militare svoltosi a Gallarate, alcuni cittadini si sono posti davanti agli ufficiali che suonavano esponendo due striscioni. Il primo recitava “Aeronautica militare: 100 anni di bombardamenti, distruzioni e stragi. Proprio niente da festeggiare”, il secondo invece “No alla militarizzazione delle scuole”. I 7 manifestanti sono stati individuati e denunciati per “manifestazione non autorizzata” e “vilipendio delle forze armate” per aver “esposto pubblicamente uno striscione con scritte offensive nei confronti dell’Aeronautica Militare Italiana”.

Clicca qui PeaceLink che pubblica un video nel quale è evidente la caratteristica nonviolenta dell’azione. Rientra pienamente nell’espressione del dissenso garantita costituzionalmente

“Taranto città martire” conversazione con Erri De Luca.

L’ex-Ilva, un sito industriale in perdita e nonostante tutto continua a produrre e a inquinare, mentre il potere politico non tutela la salute.
Tanti i soldi versati all’Ilva negli anni; in questi giorni si parla dell’ennesimo finanziamento pubblico per 680 milioni di euro.
Abbiamo parlato anche di scudo penale: nessuna responsabilità per chi continua a produrre compromettendo il futuro del territorio.
E’ necessario restare al fianco di una popolazione che continua in questa difficile e solitaria resistenza per la sopravvivenza.

Clicca qui il video con lo  scrittore Erri De Luca e Alessandro Marescotti, fondatore di  PeaceLink

Il governo decreta la pena di morte per Taranto.

24/1/2023, questo https://webtv.senato.it/4621?video_evento=241695 è il link ai vari interventi alle audizioni al Senato sullo scudo penale Ilva. L’intervento di PeaceLink comincia al minuto 60.

Il decreto non è emendabile e se viene convertito in legge equivale a riportare in Italia la pena di morte, per di più verso persone innocenti di cui non conosciamo nome, sesso, età e volto.

Clicca qui il video con l’intervento di Alessandro Marescotti.

Si pone il legittimo quesito: Chi è punibile? Di chi è la eventuale responsabilità penale? Oppure il governo afferma che ci sono “fatti” per i quali è esclusa ogni responsabilità penale?  Che possano contemplarsi per forza di legge reati per i quali l’artefice non sia punibile e persone impunibili alle quali è concesso commettere reati?

Contro il decreto del governo, per il documento ACP (Associazione Culturale Pediatri)  redatto dalla dottoressa Annamaria Moschetti: cliccare qui. La video intervista di Moschetti è cliccabile qui.

In particolare, esiste un grave e concreto rischio rappresentato dalla esposizione alle sostanze neurotossiche immesse in ambiente dall’impianto siderurgico e che in presenza di una continuità produttiva, sono fortemente da temersi ritardi cognitivi e riduzioni del Quoziente Intellettivo (QI) nei bambini così come documentato dalla letteratura scientifica.

Sullo stesso decreto, per il documento di Gianfranco Amendola: cliccare qui: ll nuovo governo ci ha dimostrato che al peggio non c’è mai fine.

Vogliono destinarci a morire.

Ma i tarantini non si arrendono: clicca qui il video https://youtu.be/dW_D0h7_6_0

Il mondo ambientalista si ricompatta per dire «No» all’immunità penale in favore dell’ex Ilva reintrodotta dal Governo. Le associazioni  si sono riunite per informare e mobilitare i cittadini e scongiurare la conversione in legge del decreto che costituisce un colpo mortale per la città ed una grave lesione dell’autonomia della Magistratura. La prima iniziativa si terrà martedì 17 gennaio alle ore 10 dinanzi alla Prefettura di Taranto, clicca qui.

Amnesty International condanna la messa al bando dei partiti in Ucraina.

I partiti di opposizione filorussi sono stati messi al bando ,  in totale 11. Tra i gruppi messi al bando ci sono “Piattaforma di Opposizione – Per la Vita” (43 deputati) e “Blocco di Opposizione” (6 deputati) che rappresentano oltre il 10 per cento dei deputati dell’attuale Parlamento monocamerale ucraino, che ha 450 seggi, e che sono schierati per il riconoscimento delle repubbliche autonome del Donbass. Perquisiti gli uffici e le abitazioni dei rappresentanti del Partito Comunista d’Ucraina (KPU). Gli agenti hanno confiscato le “prove” dell’attività sovversiva degli indagati: bandiere dell’Unione Sovietica, immagini di Lenin, manifesti del KPU e materiale politico, volantini, medaglie, nastri di San Giorgio, riviste e testi. Sulla messa al bando del Partito Comunista in Ucraina era già intervenuta Amnesty International il 17 dicembre 2015. Esporre in pubblico la falce e il martello, la stella rossa e altri simboli comunisti costituisce reato. Clicca qui Peacelink.

Benzene Ilva a go-go.

Il 18 dicembre 2022 c’è stato un picco elevatissimo di benzene cancerogeno nel quartiere Tamburi di Taranto, in via Machiavelli. Alle ore 4 la concentrazione è arrivata a 42 microgrammi a metro cubo. Per vedere il grafico del picco registrato dalla centralina dell’ARPA Puglia cliccare qui. L’OEHHA della California fissa il valore di soglia acuto (calcolato su base oraria) a 27 microgrammi a metro cubo. Si veda Reference Exposure Levels (RELs) https://oehha.ca.gov/air/crnr/notice-adoption-revised-reference-exposure-levels-benzene. Il valore della centralina in via Orsini è probabilmente ancora più elevato di quello di via Machiavelli, ma non abbiamo accesso ai dati orari di quella centralina. 

Alessandro Marescotti – Presidente di PeaceLink

La sentenza ILVA condanna l’inquinamento politico.

In 3.800 pagine, le motivazioni della sentenza raccolgono un’imponente documentazione che testimonia la gravità dell’inquinamento e del pericolo per la salute, nonché la gravità della sua radice: radice squisitamente politica: il disastro ecologico è stato frutto di un disastro politico, non poteva avvenire senza il compiacente consenso di chi era incline al compromesso a danno dei cittadini e del bene comune. Clicca qui Peacelink.

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Solidali con i lavoratori ma l’Ilva è un cavallo morente.

Siamo solidali con le preoccupazioni dei lavoratori dello stabilimento ILVA di Taranto che rischiano di perdere l’occupazione. Ma riteniamo che continuare a cavalcare un cavallo morente non è una scelta saggia: è una scelta disperata. La siderurgia a Taranto è un cavallo morente a cui si sta chiedendo l’impossibile. Quella che un tempo era una grande azienda siderurgica si sta spegnendo sotto i colpi di una crisi locale e globale. La nazionalizzazione non risolverà le cause di questa crisi globale. La nazionalizzazione cambierebbe solo gestore a problemi irrisolti e irrisolvibili nell’attuale contesto. L’intervento dello Stato deve servire a sostenere i lavoratori e le loro famiglie, non l’azienda. Le due prospettive non sono tra loro compatibili perché con un sostegno all’azienda si rischia di bruciare miliardi di euro per colmare i buchi di bilancio invece di aiutare i lavoratori a costruire un nuovo futuro occupazionale. Occorre un piano B per le aree di crisi, fra cui Taranto, basato sulle bonifiche e su una riconversione economica finalizzata alla transizione ecologica. (continua)

“La guerra che verrà”: messaggio collettivo sui rischi catastrofici dell’escalation militare.

Clicca qui. Non è un messaggio di un coordinamento di associazioni ma è un’analisi documentata realizzata da un gruppo di intellettuali e attivisti accomunati dalla percezione del rischio che l’umanità sta correndo a causa dell’estrema gravità della crisi. E’ un messaggio basato su una documentazione precisa e dettagliata, basata su elementi fattuali. E’ un messaggio scomodo ma sincero che rintraccia e documenta, con una corposa mole di informazioni a supporto, le vere finalità della guerra e le responsabilità dell’escalation militare che può e deve essere fermata con un’azione diplomatica e un raffreddamento delle tensioni. Lo scivolamento verso scenari sempre più pericolosi è solo all’inizio. Ci aspettano mesi drammatici e inquietanti. E chi crede che la soluzione della guerra in Ucraina sia l’inasprimento e l’amplificazione della guerra stessa, in realtà non fa parte della soluzione ma fa parte del problema.

Ipnotizzati dalla propaganda fabbricata dalla Nato stiamo andando verso il baratro.

Siamo stati inondati da fake news fabbricate negli incubatori della Nato. Mentre qualcuno in Italia indaga sui putiniani, o presunti tali, per via della “disinformazione”, nessuno fra i guardiani governativi delle fake news sembra voler indagare su come è stata drogata l’informazione italiana mainstream, in primis le TV pubbliche che ci hanno raccontato le magnifiche sorti e progressive della guerra giusta, l’imminente crollo di Putin, la disfatta dell’economia russa dietro l’angolo, il tonfo del rublo e altre stupidaggini del genere. Mentre si parlava di una vittoria di Zelensky, in realtà in queste settimane accadevano tre cose terribili: boom di export per la Russia, carneficina dei soldati ucraini e avanzata delle truppe di Mosca. Un +90% di export di gas e petrolio con cui Putin può pagarsi la guerra per tutto il 2023. Gli ucraini stanno accusando perdite elevatissime, mille al giorno fuori combattimento fra morti, mutilati e feriti. Per la prima volta le forze armate ucraine chiedono gambe e braccia per i mutilati. In un mese quelli fuori combattimento saranno in trentamila di questo ritmo: addio esercito ucraino.

 Zelensky passerà alla storia come il Cadorna dell’Ucraina. 

Replica le gesta del nostro generale Cadorna, prima di Caporetto. Chiede l’impossibile alle sue truppe per obbedire a una narrazione propagandistica Nato (Biden)  che promette una vittoria mentre ottiene un massacro. Poveretti, i soldati ucraini si fanno ammazzare e dilaniare fino all’ultimo uomo. I loro comandanti per ragioni di “onore militare” non condividono con l’intelligence americana gli esiti delle proprie azioni per mascherare la debolezza in cui versa un’armata decimata, a rischio di ammutinamenti e diserzioni, un’armata piena di feriti, devastata dalle morti e da paurose mutilazioni.

Prima ci renderemo conto che gli Usa sono guidati da un vecchio inetto e l’UE da una signora non all’altezza e da propagandisti  (es. Draghi) che non hanno raggiunto gli obiettivi militari ed economici sbandierati, e meglio sarà per noi. Purtroppo questa guerra la sta vincendo Putin con una lucidità che fa spavento.  L’uomo del KGB doveva finire nella polvere, ma nella polvere ci stiamo finendo noi, che ci siamo cibati della narrazione tossica della Nato, una narrazione che ci ha promesso una vittoria dell’Ucraina che non è arrivata. I soldati ucraini sono le prime vittime di questa narrazione tossica, dopo veniamo noi. Prima o poi questi incapaci, questi ignoranti, questi falliti della storia, dovranno ammettere i loro errori, i loro abbagli e i loro fallimenti. E convenire, con noi pacifisti, che la guerra, da sempre, non è la soluzione ma solo il problema. 

L’articolo completo è su https://www.peacelink.it/mediawatch/a/49163.html

Con una donazione puoi aiutare l’assoluta autonomia e indipendenza di PeaceLink.

Anche quest’anno ti chiediamo una donazione in modo da garantire per il futuro l’assoluta autonomia e indipendenza di PeaceLink. In trenta anni di informazione telematica PeaceLink ha sostenuto decine di buone cause, spesso dimenticate.

PeaceLink è un’associazione di volontariato che promuove la cittadinanza attiva e si impegna per la pace, l’ecologia e la solidarietà. Offre spazio a chiunque difende i diritti dei cittadini attualizzando i valori che sono alla base della nostra Costituzione. Il tuo sostegno a PeaceLink è un modo concreto per affermare gli ideali in cui credi. L’IBAN di PeaceLink è IT65A0501804000000011154580

Salviamo il clima con il disarmo e senza il nucleare.

A Glasgow in preparazione della Cop26 si respira un clima di boicottaggio della partecipazione degli attivisti provenienti dall’estero. Ciò conferma le premesse negative poste dagli incontri preparatori, ad esempio la preCOP di Milano: non vi sono grandi speranze riponibili rispetto alla incisività delle conclusioni previste per la conferenza ONU che si terrà a Glasgow a novembre. Il bla bla bla denunciato da Greta Thunberg è la verità. In particolare merita evidenziare  il tema dell’impatto delle attività militari sull’ambiente e sul clima e quindi il disarmo come soluzione del problema, ovvero portare alla Cop26 l’obiettivo di sbarramento al rientro in gioco della lobby nucleare. Clicca qui Peacelink.it

L’assuefazione alla guerra.

La “guerra al terrore” ha generato il carcere di Guantanamo (su cui è partita una campagna per la chiusura : aderisci), dove hanno torturato le persone senza che il movimento pacifista abbia fatto in Italia qualcosa di realmente significativo. Alcuni addirittura pensavano che Guantanamo fosse stata chiusa! La nostra responsabilità di pacifisti è grande. Perché? Semplice. Perché loro hanno addormentato le nostre coscienze. Ma noi che abbiamo fatto per svegliarle? 

Per nascondere il proprio fallimento devono attaccare i pacifisti.

Guerra, verità e impatto sulle popolazioni: il ruolo del giornalismo e della società civile. A cura della Rete Italiana Pace e Disarmo, video del dibattito fra Stefania Maurizi, Riccardo Iacona, Mao Valpiana e Francesco Vignarca. Si parla della prigionia di Assange che ha svelato la vera guerra in Afghanistan e i narcotrafficanti al governo. Clicca qui il link.

Clicca qui per firmare l’appello per la liberazione di Assange

La disfatta della Nato e degli Stati Uniti consente un rilancio del ruolo di pace dell’ONU.

La caduta di Kabul è paragonabile al crollo del muro di Berlino e segna la fine di un’epoca, segna la fine del nuovo ordine globale basato sulla supremazia unilaterale del blocco militare occidentale. Ed è un evento che ha un valore simbolico epocale perché rilancia il ruolo universalistico delle Nazioni Unite. Piuttosto che discutere, come si sta facendo, di guerra cioè della creazione di un esercito europeo. Leggi su https://www.peacelink.it/pace/a/48735.html

Papa Francesco condanna i venti anni di guerra in Afghanistan.

Autorevole presa di posizione pacifista del Pontefice: “Basta guerre in nome della democrazia”. Parole che avremmo voluto sentire da Fassino, D’Alema e Napolitano ecc. alla fine di una guerra disastrosa e fallimentare che hanno appoggiato. Anche il regista Michael Moore sostiene il ritiro delle truppe americane deciso da Biden. Clicca qui.

La foto del marine che afferra un bambino passato da una donna afghana oltre il filo spinato.

La foto del marine che afferra un bambino passato da una donna afghana oltre il filo spinato dell’aeroporto di Kabul occupa oggi la prima pagina di tanti giornali. Una foto disperata. L’immagine di una salvezza fra le braccia di un soldato americano. Ma qual è la realtà oltre la propaganda che gli organi di informazione stanno conducendo da venti anni? Clicca qui PeaceLink, clicca la realtà di una guerra criminale e imperialista di oltre due trilioni di dollari bruciati  senza  sbocchi positivi né per la popolazione né per gli stessi aggressori. La guerra giusta, presentata in questi anni da destra come la soluzione dei problemi dell’Afghanistan, si è rivelata la più pericolosa tentazione della storia. E la più fallimentare. Fallisce anche la sinistra con l’elmetto che rimbrottava i pacifisti che non erano a favore della “guerra giusta”. La guerra abbracciata da D’Alema, Napolitano e Prodi è oggi fallita. Fallita definitivamente. Emerge, malgrado la propaganda ipocrita, la nitida coerenza con cui Gino Strada condannava la guerra, senza se e senza ma, dimostrando cultura, coraggio ed etica: perché lui gli afghani li ha aiutati veramente. Con lui, i pacifisti avevano ragione venti anni fa e a maggior ragione oggi perché solo senza la guerra possiamo premere perché l’Afghanistan sia impegnato sul fronte – non militare ma civile – di un maggiore rispetto dei diritti umani. 

Quello che gli anti pacifisti non vogliono sapere e non vogliono far sapere.

Gino Strada un partigiano dell’umanità.

Quali progressi erano stati fatti sul piano civile dal 2002 al 2010 in Afghanistan mentre D’Alema diceva che stavamo salvando gli afghani e che i pacifisti avrebbero dovuto essere “orgogliosi” della missione militare? Nessuno.  “L’aspettativa di vita è scesa da 46,6 a 44,6 anni. L’alfabetizzazione è diminuita dal 36 al 28%“. Questo diceva la CIA nei suoi archivi consultabili pubblicamente. La mortalità infantile è aumentata del 4,6% tra il 2002 e il 2010. Tra il 2002 e il 2009 la popolazione sotto la soglia di povertà è cresciuta dal 23 al 36%“.  Ma i governi USA/NATO dicevano l’opposto. La CIA diceva la verità e i governi le menzogne. Paradossale. Dato che i politici venivano smentiti dalle statistiche della CIA, i governi hanno manipolato i dati. E hanno costruito bugie con statistiche fasulle. Tutto documentato negli “Afghanistan Paper” che il Washington Post sta pubblicando in questi giorni a puntate. Duemila pagine di documenti top-secret che raccontano le bugie di guerra che adesso dobbiamo conoscere e far conoscere. Soldati mandati a morire per nulla, per una guerra drogata dalle menzogne sugli aiuti ai civili. La guerra è stata un colossale fallimento ma ancora maggiore è stato il fallimento civile che è stato mascherato manipolando i dati statistici afghani. Tutte le novità sulle menzogne in Afghanistan sono su https://www.peacelink.it La gente deve sapere come è stata ingannata in questi venti anni di guerra.

Ilva, prima fonte di CO2 in Italia.

Il nuovo rapporto ONU sul clima è il più dettagliato  allarme mai presentato fino ad ora. Afferma che i cambiamenti climatici sono “inequivocabilmente” causati dalle attività umane e stanno provocando disastrosi effetti “senza precedenti”.

In Italia il simbolo dell’emergenza climatica sono gli altoforni a carbone e le cokerie dell’ILVA di Taranto, gli unici impianti di questo genere ancora rimasti nella nostra nazione. Siamo di fronte, oltre al disastro ecosanitario, anche al disastro climatico. Siamo di fronte a due disastri ecologici, uno locale e uno globale. Quello di Taranto è un ciclo siderurgico insostenibile per gli uomini e per il clima. Va fermato. Clicca qui il cronoprogramma chiesto da Peacelink al Governo.

Ecoreati: non fermate i processi!

Il governo non è riuscito a far diventare legge la riforma Cartabia. La maggioranza alla Camera dei Deputati si è spaccata sugli ecoreati. Il testo è stato approvato alla Camera ma non al Senato. E i tempi si sono allungati: la riforma slitta a settembre. A settembre ritorniamo alla carica con i senatori che si vorranno battere sugli ecoreati. Nel frattempo continuiamo la raccolta di firme, dobbiamo coinvolgere anche le associazioni e i sindaci. Clicca qui per firmare.

“Ambiente Delitto Perfetto” di Barbara Tartaglione e Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia, in 518 pagine contiene una antologia dei maggiori disastri ecosanitari italiani rimasti impuniti nelle aule giudiziarie soprattutto per effetto  del colpo di spugna della prescrizione. Il libro è stato stampato in un migliaio di copie totalmente a spese degli autori e il ricavato interamente devoluto alla Ricerca per la cura del mesotelioma. Purtroppo è esaurito e non abbiamo le risorse personali per ristamparlo. Se vi è chi, soprattutto editore, vuole impegnarsi nell’impresa: contatti movimentolotta.maccacaro@gmail.com.

Va fermata l’area a caldo dell’Ilva.

Clicca qui il video davanti alla Prefettura.

Nell’esposto, presentato alla  Prefettura nonché alla Procura della Repubblica di Taranto, da Peacelink e Comitato Cittadino per la Salute e l’Ambiente a Taranto (clicca qui), è stato denunciato il pericolo permanente e immanente riconducibile all’attuale attività inquinante dell’ex Ilva che è continuativa e, per di più, autorizzata senza alcuna considerazione dell’impatto sanitario che tale inquinamento comporta. Infatti, come dimostra  la ricca serie di documenti scientifici e tecnici acclusia è del tutto evidente che a Taranto esista una massiccia emissione di sostanze inquinanti da parte dello stabilimento a cui corrisponde un rischio sanitario inaccettabile. Siamo quindi in presenza di un rischio sanitario-ambientale che ci porta a richiedere il fermo della produzione dell’area a caldo dello stabilimento in quanto al danno ambientale è associato un danno sanitario scientificamente acclarato e certificato.

Alessandro Marescotti, il professore per la pace e l’ambiente.

Professore di lettere in una scuola superiore a Taranto, fondatore di PeaceLink e autore di vari libri, dal 2005 Marescotti si è occupato tenacemente dell’inquinamento causato dell’acciaieria ex Ilva, contribuendo al maxi processo Ambiente Svenduto. Insignito del “Premio Honoris Causa” per Giornalismo d’Inchiesta, Marescotti è anche referente del progetto Ecodidattica.

Marescotti, qual è il suo stato d’animo dopo la sentenza?  La sensazione è quella di partecipare ad una lotta di Resistenza, con la forza nonviolenta della ragione, insieme a tanti altri concittadini. Una lotta dal basso, per la salute e l’ambiente. Purtroppo il Consiglio di Stato ha negato lo spegnimento dell’area a caldo (richiesta dall’ordinanza del sindaco di Taranto). Una sentenza favorevole alle ragioni aziendali. Ma noi andiamo avanti, ancora più determinati. Clicca qui l’intervista.

C’è giustizia a Brindisi. Adesso tocca a Genova (ponte Morandi), Vicenza e Alessandria (Pfas)?

Fabio Riva è la persona che nel corso di una conversazione intercettata disse: ‘Due tumori in più al mese? cosa vuoi che siano? una merda.  Ora possiamo dirgli: 22 anni di reclusione cosa vuoi che siano? una merda.

Questa sentenza rappresenta una svolta storica sul piano giudiziario per la città di Taranto.  E non solo, speriamo. Questa sentenza è un macigno  sulle azioni del Governo: non saremmo un Paese credibile e giusto se all’interno del PNRR, a partire dall’ex Ilva, non si avviasse  una vera transizione ecologica che parta dalla chiusura immediata dell’area a caldo dell’acciaieria (confiscata dalla sentenza e in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato).

Per l’Ilva di Taranto, al processo “Ambiente svenduto” durato cinque anni, per associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro, avvelenamento di sostanze alimentari, corruzioni in atti giudiziari, omicidio colposo e altre imputazioni, la Corte di Assise di Brindisi condanna a vario titolo: 22 anni di reclusione a Fabio Riva e 20 al fratello Nicola21 anni e 6 mesi a Girolamo Archinà responsabile delle relazioni istituzionali e definito dall’accusa come la “longa manus” dei Riva verso istituzioni e politica; 21 anni a Luigi Capogrosso direttore dello stabilimento; 18 anni e 6 mesi a Lanfranco Legnani, Alfredo Ceriani, Giovanni Rebaioli e Agostino Pastorino considerati una sorta di “governo ombra” dei Riva; 3 anni e 6 mesi a Niki Vendola ex governatore della Puglia accusato di concussione aggravata in concorso; 3 anni a Gianni Florido ex presidente della Provincia e a Michele Conserva ex assessore provinciale all’ambiente per concussione,  15 anni e 6 mesi a Lorenzo Liberti ex consulente della procura;   2 anni per favoreggiamento a Giorgio Assennato ex direttore di Arpa Puglia; 5 anni e 6 mesi a Francesco Perli avvocato dei Riva; eccetera per un totale di 47 imputati (44 persone fisiche e 3 società); trasmissione degli atti alla procura per l’ipotesi di falsa testimonianza per l’ex arcivescovo della diocesi di Taranto Benigno Papa. Insomma una bella associazione a delinquere industriale, politica, amministrativa, legale, ecclesiale.

 

Clicca qui Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink.

Clicca qui i giornali:

La gazzetta del mezzogiorno

Il corriere della sera

La Stampa

Il Fatto quotidiano

La storia dell’ILVA dal 2005 al 2021.

Come è nata l’indagine Ambiente Svenduto.

Tutto parte dalle analisi sul pecorino contaminato da diossina, consegnate da PeaceLink in Procura a Taranto nel 2008; nei tre anni precedenti erano stati acquisiti i dati delle emissioni di diossina dell’ILVA. Nel 2012 vengono consegnate alla magistratura le perizie. Si attende adesso la sentenza.

2021 – il TAR, con una sentenza storica, dispone che gli impianti dell’area a caldo vanno fermati perché malfunzionanti e pericolosi; la questione passa al Consiglio di Stato; i cittadini si trasferiscono a Roma con le croci bianche delle vittime dell’inquinamento in attesa della sentenza, il Consiglio di Stato temporeggia in attesa della sentenza del processo ILVA, che sta per arrivare a conclusione; i pubblici ministeri chiedono condanne con pene fino a 28 anni di reclusione. Clicca qui la storia.

Clicca qui un commento di SlaiCobas.

Si chiamava Lorenzo Zaratta, per gli amici Lollo. Era un bambino.

Si chiamava Lorenzo Zaratta, per gli amici Lollo. Era un bambino affetto da un tumore al cervello. La gravidanza della mamma è avvenuta nel quartiere Tamburi di Taranto, il quartiere su cui si riversano i fumi dell’ILVA. Per la morte di Lollo sono scattati gli avvisi di garanzia verso nove dirigenti che hanno gestito lo stabilimento siderurgico di Taranto.

Per un approfondimento cliccare su https://www.peacelink.it/processoilva/a/48261.html

Giorno della memoria: realizzare nelle scuole iniziative di studio, riflessione, testimonianza.

Materiali:

L’escalation della persecuzione.

La trappola mortale.

Gli ebrei d’Occidente di fronte al Reich.

Clicca qui.

“Nel cuore di questa civile Europa, è stato sognato un sogno demenziale, quello di edificare un impero millenario su milioni di cadaveri e di schiavi. Il verbo è stato bandito per le piazze: pochissimi hanno rifiutato, e sono stati stroncati; tutti gli altri hanno acconsentito, parte con ribrezzo, parte con indifferenza, parte con entusiasmo. Non è stato solo un sogno: l’impero, un effimero impero, è stato edificato; i cadaveri e gli schiavi ci sono stati”. (Primo Levi).

Mai un solo tarantino ha chiesto di ampliare la base Nato.

Questo ingente investimento militare (200milioni di euro)  è una spesa inutile che sottrae risorse ad altri settori civili. Ed è in linea con una strategia controproducente per le potenzialità di riconversione.  “Caro ministro Costa, in questi anni abbiamo ascoltato i cittadini di Taranto, il loro grido di dolore per l’emergenza sanitaria e ambientale. Durante tutta la nostra lunga esperienza, mai un solo cittadino ci ha chiesto che si ampliasse la base Nato. Non era una necessità avvertita da nessuno”. Clicca qui Peacelink.

ILVA, per la serie “I disastri ambientali del ministro Costa”, generale gallonato con cinque stelle.

Il Comitato Cittadino per la Salute e l’Ambiente a Taranto accusa: “Eravamo ansiosi di vedere che lei cambiasse la situazione. E invece no. Lei continua, come i suoi predecessori, nel solco dei decreti salva-ILVA“. Le sue due proroghe all’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) ai gestori dello stabilimento ILVA  concedono altro tempo alla procedura di messa a norma degli impianti posti sotto sequestro penale dalla magistratura.  Siamo di fronte a una procedura colabrodo, più volte non rispettata,  che scredita le istituzioni italiane agli occhi dell’opinione pubblica e del resto del mondo. Come se non bastasse ha emanato altri due decreti salva-ILVA: ha prorogato la messa a norma del trattamento delle acque reflue di acciaieria e di cokeria del siderurgico ArcelorMittal, e  il rispetto del termine per la copertura dei nastri trasportatori del carbone e del minerale di ferro, prevista dall’AIA. E così i salva ILVA sono passati da 12 a 14. Il 4 luglio 2020 si è alzata una nuvola di polvere impressionante che attesta come tutte le prescrizioni di contenimento delle polveri risultino inattuate e generano picchi di inquinamento registrati dalle centraline ARPA . “Le vogliamo chiedere una valutazione di tutti gli impatti ambientali e sanitari che i ritardi e le non ottemperanze hanno causato al territorio e alla popolazione residenteLe chiediamo  di far redigere un calcolo dei danni sanitari di tutte le proroghe AIA concesseIl Comitato ribadisce la propria posizione che è quella soprattutto della chiusura immediata degli impianti ILVA sotto sequestro penale”. 

Clicca qui il documento del Comitato.   Leggi i drammatici articoli correlati.

A proposito di censure. Quelle del ministro Costa. I silenzi degli intellettuali.

Costa ha recentemente emanato due decreti salva-ILVA nel più totale silenzio, quatto quatto. Il primo è sugli scarichi dei reflui in mare di cokeria e altoforni e il secondo sui nastri trasportatori. Sono proroghe, le ennesime, alle prescrizioni autorizzative. E’ un esempio di come  le Istituzioni ignorino informare le Associazioni e dunque di consultarle. Alessandro Marescotti va oltre questa denuncia e lancia un grido di allarme: “La reazione civile viene delegata al mondo dell’ambientalismo, il mondo della cultura non si esprime o addirittura tace”. Clicca qui.

Regionali Puglia, a Taranto c’è clima di disincanto.

Forse c’è solo una parola che può riassumere efficacemente la situazione attuale. E quella parola è disincanto. Siamo ormai oltre la protesta, oltre la rabbia, oltre la delusione. Siamo al disincanto verso un M5S che non ha mantenuto le promesse. Siamo al disincanto politico, ossia a quello stato dell’animo di chi si sente ormai vaccinato dal virus dell’illusione. Un amaro disincanto. Dall’Ilva, alla Tap, alla Tav, agli F-35, il Movimento aveva promesso due anni fa cose che oggi ha accantonato. Ma se questa è la situazione nell’area del M5S, non va meglio la situazione per il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano (continua Peacelink).

Contro l’intervento assistenziale del Governo che prolunga di pochi mesi l’agonia dell’ILVA.

bruciando centinaia di milioni di euro che sarebbero invece necessari per una riconversione del sistema economico. Oggi l’ILVA perde cento milioni di euro al mese. E’ un’azienda fallita da anni che non si sorregge più. Di fronte a questa evidenza bisogna  predisporre un piano B per salvare prima di tutto il lavoro di operai che con l’ILVA non arriveranno mai in pensione. Il Recovery Fund è una grande opportunità di riconvertire l’economia. Ma se si sprecheranno quei miliardi per ritardare la fine di un sistema insostenibile per l’ecologia e l’economia, il drammatico risultato sarà solo quello di scaricare sulle generazioni future costi economici e sanitari enormi, un  furto di futuro. La decarbonizzazione è uno spreco insensato: lo stabilimento è comunque fuori mercato,  è strategico solo per i politici.  Clicca qui PeaceLink.

L’Ilva è come il Paltò di Napoleone in “Miseria e Nobiltà”.

Radio Radicale intervista Alessandro Marescotti  presidente di PeaceLinkINVITALIA non può salvare l’ILVA. La sua mission è differente rispetto a quella che fu la mission di GEPI. Tra il 1971 e il 1992 a GEPI lo Stato erogò circa 4.000 miliardi di lire per gestire 108.000 lavoratori. Una prospettiva non più proponibile oggi:  INVITALIA non può tornare a diventare un carrozzone per mascherare i fallimenti. Cliccate qui per saperne di più.

I sindacati non sono pacifisti.

A Genova blocco di una delle navi della compagnia saudita Bahri, che dopo le proteste ed i blocchi di maggio non carica più armi però nella sua pancia ci sono armamenti ed esplosivi destinati alla guerra in Yemen che da anni sta facendo strage di migliaia civili. Alcuni lavoratori di turno nel pomeriggio hanno fatto obiezione di coscienza, rifiutando di lavorare al carico della nave, ma sono stati sostituiti da altri camalli. La CGIL, nonostante le richieste di lavoratori, ha rifiutato di proclamare sciopero. Clicca qui l’intervista  con  Cristian, lavoratore portuale ed antimilitarista.

Dopo l’incontro con l’amministratore delegato di Leonardo, clicca qui, pesante commento dei pacifisti: “ Quando si tratta di produrre armi CGIL-CISL e UIL sono più guerrafondai dei padroni”.

Ilva: conflitto tra lavoro e salute, conflitto tra padroni e operai, conflitto tra operai e popolazione.

Una storia vista tante volte in Italia per le fabbriche della morte.

Accordo con AcelorMittalSmantellare l’impianto, risanare il sito e ricostruirlo altrove? Tenerne in vita solo una parte e cercare soluzioni alternative – il risanamento del sito – per le maestranze “superflue”? Chiuderlo come Icmesa, Acna, Farmoplant ecc.?  Che fare: clicca qui Guido Viale

Nazionalizzare: la macchina assassina non può restare ai privati. Clicca qui Marco Revelli

Tutto l’acciaio del mondo non vale la vita di un bambino. Il dibattito di questi giorni oscura ancora una volta la sentenza della  Corte dei diritti dell’Uomo che condanna lo Stato Italiano. La posizione critica di PeaceLink nella situazione attuale della trattativa Conte-Mittal  clicca qui.

Il coraggio di dire la verità sull’Ilva.

Salvate i bambini di Taranto

I governi  hanno delegato ad AcelorMittal  la scelta scomodissima di chiudere l’ILVA: clicca qui  Alessandro Marescotti Peacelink.

La prosecuzione della produzione di acciaio a Taranto non è l’unica scelta possibile: clicca qui ISDE Italia

L’Ilva uccide, non garantisce l’occupazione: clicca qui Marco Bersani Attac Italia

Cala la produzione ILVA e calano i dati dell’inquinamento: clicca qui il monitoraggio

I gravi dati epidemiologici dei Siti contaminati italiani sono adesso online.

Grazie alle proteste di PeaceLink, infine  il V Rapporto Sentieri relativo a tutti i SIN è apparso sul sito di Epidemiologia e Prevenzione. I M5s dovevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno. Adesso che sono al governo hanno nascosto nel cassetto il nuovo studio epidemiologico fin dopo le elezioni europee.

Basta! L’Ilva va chiusa. Manifestazione il 4 maggio a Taranto.

Il tradimento dei Cinquestelle contestato ai ministri Di Maio (Mise), Grillo (Salute) e Costa (Ambiente)  al tavolo di confronto governo/associazioni .

Clicca qui il video con  Massimo Battista e Michele Riondino rappresentanti dei Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti”

Clicca qui il video con Alessandro Marescotti  presidente dell'”Associazione PeaceLink

Con la gestione Arcelor Mittal c’è più inquinamento di prima. Clicca qui i dati.

Primo Maggio a Taranto. Corteo e concerto autofinanziati da “Comitato cittadini  e lavoratori liberi e pensanti”.  Sul palco Movimenti e Artisti di tutta Italia. Michele Riondino: i Cinquestelle ci hanno sedotti e abbandonati. Se si vuole conciliare la salute con il lavoro: bisogna chiudere l’Ilva.  Clicca qui Maria Teresa Totaro (Il Fatto).

Osservatorio nazionale amianto: +500% di tumori tra i lavoratori Ilva. Clicca qui.