Mussolini ha fatto anche cose buone.

Ad esempio. Fece arrivare i treni in orario, Avviò la politica delle case popolari. Diede vita al sistema pensionistico. Bonificò le paludi.  Debellò la malaria. Aiutò i popoli colonizzati a migliorare la loro condizione selvaggia.  Valorizzò le capacità guerriere del popolo italiano. Creò il fascismo che  ispirò regimi in tutto il mondo.  

Leggende metropolitane. Il fascismo buono. Ovvero idiozie che continuano a circolare. In questo libro di  poco più di cento pagine, 

Francesco Filippi con rigore storico e scientifico, ricostruisce le bufale che le voci di popolo hanno avuto interesse a diffondere, perché con il fascismo l’Italia non facesse mai, definitivamente, i conti. Clicca qui

Antifascismo: parola sconosciuta al governo.

“…In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944…”

Come ha commemorato queste ricorrenze il governo Meloni alla vigilia del 25 aprile?

Censurando il monologo del giornalista Antonio Scurati su Rai3: clicca qui

Il fascismo è in crescita?

Lo è secondo l’analisi di Boaventura de Sousa Santos, Accademico portoghese. Dottore in Sociologia, professore presso la Facoltà di Economia e direttore del Centro di Studi Sociali dell’Università di Coimbra (Portogallo). Professore emerito presso l’Università del Wisconsin-Madison (USA). Colpa della democrazia? Colpa della sinistra? Clicca qui

Don Minzoni, morte di un antifascista.

Fu ammazzato con sassi e bastoni. Il cardinale  Zuppi ricorda: “Fu ucciso dalla violenza fascista e dalle complicità pavide di chi non la contrasta”. Se nel 1923 papa Pio XI, o il vescovo di Ravenna, avessero pronunciato parole come quelle del cardinale Zuppi, l’assassinio di don Minzoni avrebbe suscitato in Italia un moto di sdegno e di resistenza. Si sarebbe verificata una crisi politica ancora più grave di quella che minacciò il governo Mussolini dopo l’assassinio di Matteotti, il 10 giugno 1924.

La chiesa tacque perché don Minzoni affermava: “Tutte le sere che ritorno a casa passo davanti alla Camera del lavoro e mi stringe il cuore vedendo quelle stanze tutte illuminate, ricoperte di grandi manifesti o ordini del giorno e aggirarvisi febbrilmente uomini che passano e ripassano come tante ombre. Là, sullo sfondo, si vedono operai che attendono, qua sulla porta giovani che parlano, che discutono […] Non so, ogni volta che ripasso m’assale un sentimento d’invidia: quanto bramerei di affratellarmi a questa religione nascente; sentire più da vicino pulsare il cuore di questo organismo nuovo che è destinato – qualunque sia il suo atteggiamento odierno – a diventare una religione, e Dio voglia la religione dell’avvenire. Infatti, che manca al socialismo perché possa diventare la religione di Cristo? Che cosa impedisce che Cristo sia proclamato il Dio del socialismo? Un’unica cosa: che l’uomo senta il bisogno di migliorare. Formate l’uomo cosciente, creategli la necessità, il dovere di migliorare e avrete logicamente un socialismo cristiano, una società nuova, Cristo re delle coscienze. Signore, io vado ripetendo, convertire un Marx in Paolo e la questione sarà risolta”. Clicca qui.

8 settembre simbolo della Resistenza, della lotta partigiana, dell’antifascismo.

Simbolo della  lotta condotta dai partigiani per riprendersi la libertà contro il fascismo, mentre il re fuggiva dopo aver firmato l’Armistizio l’8 settembre 1943. Rinnoviamo la memoria commemorando la più grande strage di partigiani della storia della resistenza.

Il 7 aprile 1944 ingenti forze nazifasciste circondarono, presso Capanne di Marcarolo nell’Appennino alessandrino, la Benedicta e le altre cascine dove erano dislocati i partigiani, giovani scarsamente armati e senza esperienza militare. Il rastrellamento proseguì per tutto il giorno e nella notte successiva. Molti partigiani, sfruttando la conoscenza del territorio, riuscirono a filtrare tra le maglie del rastrellamento, ma per centinaia di loro compagni non ci fu scampo. In diverse fasi i nazifascisti fucilarono 147 partigiani, altri caddero in combattimento; altri partigiani, fatti prigionieri, furono poi fucilati, il 19 maggio, al Passo del Turchino. Altri 400 partigiani furono catturati e avviati alla deportazione (quasi tutti a Mauthausen), ma 200 di loro riuscirono fortunosamente a fuggire, mentre i loro compagni lasciarono la vita nei campi di concentramento. Clicca qui

L’antifascismo non può essere reato.

La notte del 28 aprile, il compagno ed amico Cecco Bellosi ha tolto i fiori dalla lapide di Benito Mussolini, posti poco prima da una squadra di fascisti. L’11 maggio ha subito una perquisizione durata più ore, gli è stato sequestrato telefonino personale e notes degli appunti. Sempre in quella data, Cecco ha scoperto di essere indagato dalla Procura di Como per “danneggiamento aggravato della lapide di Mussolini”! Per questo, non intende avvalersi né dell’avvocato d’ufficio, né di un avvocato di fiducia, ma intende difendersi da solo, ma contestando al magistrato di non aver agito contro l’apologia di fascismo che quella lapide rappresenta. E’ come se ci fosse la lapide di Hitler sul bunker di Berlino. Cecco Bellosi, amico del popolo kurdo e nostro amico, è presidente della comunità Il Gabbiano, autore di un progetto sui bambini down del campo rifugiati di Makhmour in nord Iraq e di un bel libro sulla Resistenza nel comasco che consiglio a tutti di leggere che si intitola “Sotto l’ombra di un bel fiore”.  Esprimiamo tutta la nostra solidarietà a Cecco. Questo è un Paese che invece di perseguire i fascisti e loro epigoni, dà la caccia agli antifascisti. Il rovesciamento della storia o l’adeguamento ai tempi presenti.  Siamo vicini a Cecco e a tutti gli antifascisti di ieri e di oggi. Ora e sempre Resistenza!  Berxwedan Jiyan
Associazione Verso il Kurdistan Odv

Meloni comprensiva.

Una strage che ha segnato una delle ferite più profonde e dolorose inferte alla nostra comunità nazionale: 335 italiani innocenti massacrati solo perché italiani”: proprio non ce la fa a pronunciare la parola “antifascisti” Giorgia Meloni, neanche in occasione dell’eccidio delle Forze Ardeatine, di cui ricorre oggi il 79esimo anniversario. Il 24 marzo 1944 i tedeschi fucilarono 335 persone – partigiani, civili, prigionieri politici, ebrei, militari, detenuti comuni – come rappresaglia all’azione compiuta dai Gap il giorno prima in via Rasella. L’Anpi ricorda a Meloni come i martiri “furono scelti proprio in base a una selezione che colpiva gli antifascisti”. Cui la stessa presidente del Consiglio ha voluto replicare: “Li ho definiti italiani, che vuol dire che gli antifascisti non sono italiani? Sono stata onnicomprensiva…”. Se è per questo, anche i repubblichini di Salò erano italiani, ma non è proprio la stessa cosa.

L’eccidio della Benedicta.

La strage della Benedicta, avvenuta tra il 6 aprile e l’11 aprile 1944, fu un’esecuzione sommaria di settantacinque partigiani appartenenti alle formazioni garibaldine, compiuta da militari della Guardia Nazionale Repubblicana e reparti tedeschi in località Benedicta presso Capanne di Marcarolo, nel comune di Bosio, nell’Appennino ligure. Altri settantadue partigiani erano caduti nei precedenti scontri.

Festa di Liberazione dal fascismo e di Resistenza al nuovo fascismo.

76 anni dopo, cosa  sono fascismo e antifascismo oggi?  Antifascismo sono stati  lo Statuto dei Lavoratori, il Sistema Sanitario Nazionale, la legge Basaglia, le leggi sul divorzio, sull’interruzione volontaria di gravidanza, ecc. Chi sono i fascisti di questo millennio?  Coloro che si oppongono all’attuazione della Costituzione e che negano l’esercizio dei diritti civili, politici e sociali affermati nella carta costituzionale: il diritto alla salute, all’istruzione, al lavoro, all’ambiente salubre, alla partecipazione alla vita politica, la parità di genere, il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, ecc..

Dunque gli antifascisti sono gli avversari di  coloro che hanno fiaccato il Sistema Sanitario Nazionale a tal punto da farlo crollare sotto Covid; che hanno smontato pezzo per pezzo la Scuola Pubblica; che hanno reso precario il lavoro; che hanno finanziato e continuano a finanziare le fabbriche di armi e a sostenerne le esportazioni in tutto il mondo; che impongono restrizioni alle libertà ed ai diritti costituzionali (vedi Decreti Sicurezza e situazione carceri in Italia); che consentono che il 10% della popolazione residente nelle aree SIN continui ad ammalarsi e a morire di tumore; che finanziano i paesi in cui è consentito detenere e torturare impunemente uomini, donne e bambini in veri e propri lager (vedi caso Libia); che trattano e fanno affari con regimi incuranti del rispetto dei diritti civili e politici (vedi casi Turchia ed Egitto); che reprimono il dissenso processando, carcerando (vedi fatti del G8 di Genova e torture nella Caserma di Bolzaneto, arresti degli attivisti No Tav e No Tap, ecc.) e sopprimendo spazi di utilità sociale (vedi Labas a Bologna, Casa Internazionale delle Donne e Cinema Palazzo a Roma, ecc.). Clicca qui.

Polemiche sulle Foibe.

In occasione della “Giornata del Ricordo” del 2020, in memoria  delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (clicca qui) ha parlato di negazionismo quando ha affermato esplicitamente: “Non si trattò – come qualche storico negazionista o riduzionista ha provato a insinuare – di una ritorsione contro i torti del fascismo. Perché tra le vittime italiane di un odio, comunque intollerabile, che era insieme ideologico, etnico e sociale, vi furono molte persone che nulla avevano a che fare con i fascisti e le loro persecuzioni.”. Sul concetto di “pulizia etnica” sono seguite polemiche autorevoli: “Espressione storicamente errata, politicamente pericolosa, moralmente inaccettabile” (clicca qui),   “Le sue parole non aiutano certamente la collaborazione tra i popoli del Nord Adriatico, nè la conciliazione che può rafforzarsi soltanto nel ricordo della comune lotta contro il nazifascismo e per la libertà”clicca qui ). Le polemiche indubbiamente sono per tutti un invito allo studio della storia:  la conoscenza dei fatti nella pubblica opinione permane distorta e oggetto di confuse polemiche politiche, che ingigantiscono o sminuiscono i fatti a seconda della convenienza ideologica. Quando meno si potrebbe iniziare da una lettura di Wikipedia: clicca qui.

La Valsusa non si ferma mai.

Clicca qui tutte le prossime iniziative di lotta NoTav nella newslettera di Doriella&Renato:  Antifascismo, Mal di Balcani, Friday For Future, Contro la repressione, CAAT, A21, Clima e aggiornamenti. La newlettera è postata anche ogni giovedì su Trancemedia.EU nella sezione Sotto il Moloch: https://www.trancemedia.eu/sotto-il-moloch/

Pacifismo è antifascismo.

Aldo Capitini , docente universitario, è stato il più grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. Così si rivolse ai giovani studenti: “Posso assicurare i giovani di oggi che il mio rifiuto fu dopo aver sentito le premesse del fascismo proprio nell’animo adolescente, e dopo averle consumate; sicchè i fascisti mi apparvero dei ritardatari. Continua

Rileggendo ancora una volta Primo Levi.

La testimonianza di un uomo buono e saggio, che combattè contro il fascismo e sopravvisse all’orrore dei Lager; che per l’intera sua esistenza ha chiamato alla lotta in difesa della vita, della dignità e dei diritti di tutti gli esseri umani; che ha contrastato tutte le violenze, le menzogne, le complicità col male. Clicca qui.

Nel ricordo di Matteotti e Falcone

Nel ricordo di Matteotti contro il fascismo che torna. Nel ricordo delle vittime della strage di Capaci contro la mafia che è sempre rimasta.

NEL RICORDO DI MATTEOTTI CONTRO IL FASCISMO CHE TORNA

Si e’ svolto mercoledi’ 22 maggio 2013 a Viterbo presso il “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” un incontro di riflessione in memoria di Giacomo Matteotti, nell’anniversario della nascita del martire antifascista il 22 maggio 1885. Nel corso dell’incontro sono stati letti alcuni brani da scritti e discorsi del parlamentare socialista assassinato dai sicari mussoliniani nel 1924.
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“L’uomo che sapeva dare l’esempio” e i nostri compiti oggi Al termine della commemorazione il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha ribadito la necessita’ di restare fedeli all’esempio di Matteotti e di proseguirne la lotta contro il sistema dello sfruttamento, contro il regime della corruzione, contro la violenza fascista. Giacomo Matteotti e’ un autentico maestro della nonviolenza in cammino; un inflessibile oppositore della guerra; un socialista antiautoritario; un difensore nitido e intransigente della democrazia integra e progressiva; un suscitatore della consapevolezza e dell’impegno morale, civile, sociale, politico; uno strenuo sostenitore del dovere della verita’. Nel ritratto che di Matteotti scrisse Piero Gobetti all’indomani dell’omicidio e’ rievocata l’opposizione di Matteotti alla guerra, la militanza socialista avversa ad ogni demagogia ed ogni politicantismo, la difesa dei lavoratori delle campagne, l’austerita’ dei costumi, l’opposizione al fascismo: “Egli rimane come l’uomo che sapeva dare l’esempio”. E basta scorrere una qualunque raccolta degli scritti e dei discorsi di Matteotti per cogliere il rigore intellettuale, morale e politico con cui conduceva le sue inchieste e presentava le sue denunce, rischiarava le coscienze, organizzava la lotta. Dalle pagine che ancora una volta oggi abbiamo riletto emerge tutta la chiarezza e la precisione con cui ricostruiva e smascherava le violenze degli agrari, del militarismo e della guerra, degli squadristi assassini, della macchina dello stato asservita a una cricca criminale; emerge tutta l’acutezza e la profondita’ della sua analisi dell’oppressione, mirabilmente descritta ed interpretata e denunciata nelle sue premesse e nei suoi effetti, nei suoi meccanismi e nelle sue complicita’, nella sua ideologia e nelle sue pratiche scellerate; emerge tutta la grandezza del suo appello alla solidarieta’ in difesa della dignita’ umana, alla lotta contro lo sfruttamento e l’oppressione e la violenza, all’impegno per la liberazione dell’umanita’. Scriveva: “Mai come in questo periodo di tempo la legge e’ divenuta una finzione, che non offre piu’ nessuna garanzia per nessuno… Ottanta cittadini italiani sono stati in quest’anno uccisi impunemente dai cittadini che godono il privilegio fascista… Migliaia di cittadini sono stati bastonati, percossi, feriti…”. Scriveva: “Nel nome della Patria si riducono in servitu’ i tre quarti degli Italiani e si lascia che, sotto la etichetta del bene della Nazione, la nuova classe dirigente soddisfaccia interessi personali, sfoghi rancori, vendette o meschine ambizioni. E per trastullare il popolo asservito, si torna a largirgli, come nei tempi corrotti di schiavitu’ politica, lo spettacolo di feste, parate, cortei, gesti retorici…”. Sono parole che non si possono rileggere senza fremere, senza sentirne l’appello anche a noi rivolto, il richiamo ai nostri odierni doveri, alla lotta che ancora e di nuovo oggi e’ da condurre contro il regime della violenza e della corruzione, contro l’eversione dall’alto, contro i poteri criminali, contro il fascismo che torna. Come dicevamo anche nella commemorazione dello scorso anno, “possa il suo rigore morale e politico, la sua limpida onesta’ e intransigenza, illuminarci ancora nella lotta contro la guerra assassina, nella lotta contro i regimi e i poteri criminali, nella lotta per la liberazione dell’umanita’ oppressa e sfruttata, nella lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani”.
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Una breve notizia biobibliografica
Giacomo Matteotti, nato a Fratta Polesine nel 1885, laureato in giurisprudenza, militante socialista, pubblico amministratore, organizzatore dei lavoratori, parlamentare, oppositore fierissimo del fascismo, il 10 giugno 1924 venne sequestrato ed assassinato dai sicari fascisti. Tra le riflessioni e testimonianze in sua memoria particolarmente commovente il saggio commemorativo pubblicato da Piero Gobetti nello stesso 1924, dapprima su “La rivoluzione liberale” poi in opuscolo. In esso leggiamo anche la seguente lapidaria definizione di Matteotti: “Egli rimane come l’uomo che sapeva dare l’esempio”. Opere di Giacomo Matteotti: una raccolta di interventi di Matteotti e’ nel volumetto Reliquie, Dall’Oglio, Milano 1964. Opere su Giacomo Matteotti: cfr. almeno Piero Gobetti, Per Matteotti. Un ritratto, Il Melangolo, Genova 1994; cfr. anche almeno la raccolta documentaria a cura di Giuseppe Rossini, Il delitto Matteotti, Il Mulino, Bologna 1966. Dal sito de “La storia siamo noi” riprendiamo per estratti la seguente breve notizia biografica: “Giacomo Matteotti nasce a Fratta Polesine, in provincia di Rovigo, il 22 maggio del 1885. I Matteotti sono una famiglia benestante. Dopo il liceo, Giacomo si iscrive alla facolta’ di Giurisprudenza dell’Universita’ di Bologna, dove si laurea con una tesi in diritto penale. Le prime testimonianze della sua militanza politica risalgono al 1904, quando inizia a collaborare al periodico socialista di Rovigo ‘La Lotta’. Non sappiamo su quali letture maturi la sua fede politica, ne’ come viva i contrasti interni al partito socialista dei primi anni del secolo. I biografi di Matteotti ci raccontano che dalla fine del 1910 il giovane socialista e’ fra i protagonisti della vita politica e amministrativa di Rovigo, che nel 1912 e’ un fiero avversario della guerra di Libia, e che allo scoppio della prima guerra mondiale si schiera risolutamente per la neutralita’… Quando viene eletto deputato – nelle elezioni del 1919 -, ha notevoli competenze, acquisite attraverso l’esperienza di amministratore locale. Ma e’ con l’opposizione al regime fascista che Matteotti diviene un leader politico di livello nazionale. Come la maggior parte dei suoi compagni di partito, egli vede nel fascismo la reazione della borghesia alle lotte del movimento operaio. Vuole combattere il regime coniugando socialismo e democrazia e rivendicando l’importanza della questione morale. Nell’ottobre del 1921, al congresso socialista di Roma, la spaccatura fra riformisti e massimalisti diventa insanabile. Matteotti si schiera con i riformisti di Turati ed esce dal partito dando vita ad una nuova formazione politica: il Partito socialista unitario… Il 30 maggio del 1924 denuncia alla Camera dei deputati le violenze e i brogli elettorali che hanno portato il partito di Mussolini al 66,3% dei consensi. Nei mesi precedenti ha anche scoperto il giro d’affari che lega il fascismo alla compagnia petrolifera Sinclair Oil, ed e’ pronto a rivelarlo. Si iscrive a parlare alla Camera per la seduta dell’11 giugno, ma il giorno prima e’ rapito e trucidato dai fascisti”. Dalla voce a Matteotti dedicata nella Wikipedia riprendiamo per estratti la seguente notizia bibliografica: a) opere di Giacomo Matteotti: “La recidiva. Saggio di revisione critica con dati statistici, Milano, Fratelli Bocca, 1910; Un anno di dominazione fascista, Roma, Tip. italiana, 1923; edizione inglese: The fascisti exposed. A Year of Fascist Domination, translated by E. W. Dickes, Londra, Indipendent Labour Party Publication Department, 1924; rist. Howard Fertig, 1969; edizione tedesca: Fascismus in Italien. Grundlagen – Aufstieg – Niedergang (con Hanns Erich Kaminski), Berlino, Verlag fur Sozialwissenschaft, 1925; edizione francese: Une annee de domination fasciste, Bruxelles, Maison nationale d’edition, 1924; Il fascismo della prima ora. Pagine estratte dal “Popolo d’Italia”, Roma, Tipografica italiana, 1924; Reliquie, Milano, Corbaccio, 1924; Contro il fascismo, Milano-Roma, Avanti!, 1954; Discorsi parlamentari, 3 voll., Roma, Stabilimenti tipografici Carlo Colombo, 1970; Scritti e discorsi, Milano, Aldo Garzanti, 1974; Scritti e discorsi, Venezia, Marsilio, 1981; Scritti sul fascismo, a cura di S. Caretti, Pisa, Nistri-Lischi, 1983; Giacomo Matteotti 1885-1985. Riformismo e antifascismo. Scritti e discorsi, testimonianze, contributi, Roma, Ediesse, 1985; Lettere a Velia, a cura di S. Caretti, Pisa, Nistri-Lischi, 1986; Sulla scuola, a cura di S. Caretti, Pisa, Nistri-Lischi, 1990; Sul riformismo, a cura di S. Caretti, Pisa, Nistri-Lischi, 1992; Lettere a Giacomo, a cura di S. Caretti, Pisa, Nistri-Lischi, 2000; Scritti giuridici, 2 voll., a cura di S. Caretti, Pisa, Nistri-Lischi, 2003; La questione tributaria, a cura di S. Caretti, Manduria, P. Lacaita, 2006; Scritti economici e finanziari, a cura di S. Caretti, 2 voll., Pisa, Plus, 2009; L’avvento del fascismo, a cura di S. Caretti, Pisa, Plus, 2011; Epistolario: 1904-1924, a cura di S. Caretti, Pisa, Plus, 2012″; b) opere su Giacomo Matteotti: “Luigi Cyaheled, Matteotti e’ vivente, Napoli, Casa Editrice Vedova Ceccoli & Figli, 1924; Giuseppe Rossini (a cura di), Il delitto Matteotti tra il Viminale e l’Aventino, Bologna, Il Mulino, 1968; Antonio G. Casanova, Matteotti. Una vita per il socialismo, Milano, Bompiani, 1974; Ives Bizzi, Da Matteotti a Villamarzana. 30 anni di lotte nel Polesine (1915-1945), Treviso, Giacobino, 1975; Stefano Caretti, Matteotti. Il mito, Pisa, Nistri-Lischi, 1994; Mauro Canali, Il delitto Matteotti. Affarismo e politica nel primo governo Mussolini, Bologna, Il Mulino, 1997; Valentino Zaghi, Giacomo Matteotti, Sommacampagna, Cierre, 2001; Omaggio a Matteotti nell’ottantesimo anniversario della morte (1924-2004), a cura di Matteo Monaco. Roma, Ulisse, 2005; Mauro Canali, Il delitto Matteotti, Bologna, Il Mulino, 2004; Stefano Caretti, Il delitto Matteotti tra storia e memoria, Manduria- Bari-Roma, Lacaita Editore, 2004; Nunzio Dell’Erba, Matteotti: azione politica e pensiero giuridico, in “Patria indipendente”, 28 maggio 2004, a. LIII, nn. 4-5, pp. 21-23; Stanislao G. Pugliese, Fascism, Anti-fascism, and the Resistance in Italy: 1919 to the Present, Rowman & Littlefield, 2004; Enrico Tiozzo, La giacca di Matteotti e il processo Pallavicini. Una rilettura critica del delitto, Roma, Aracne, 2005; Gianpaolo Romanato, Un italiano diverso. Giacomo Matteotti, Milano, Longanesi, 2010; Giovanni Borgognone, Come nasce una dittatura. L’Italia del delitto Matteotti, Bari, Laterza, 2012″.

Il “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” di Viterbo

NEL RICORDO DELLE VITTIME DELLA STRAGE DI CAPACI

Si e’ svolto nella mattinata di giovedi’ 23 maggio 2013 a Viterbo presso il “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” un incontro in memoria delle vittime della strage di Capaci del 23 maggio 1992. * Nella giornata in cui si fa memoria delle vittime della strage di Capaci – ha detto il responsabile della struttura nonviolenta viterbese – ogni persona di volonta’ buona ed ogni istituzione democratica rinnova un impegno ineludibile: l’impegno a contrastare il potere mafioso. Ma questo impegno richiede limpidezza di comportamenti e rigore di ragionamento; esso non si esplica con la retorica di circostanza e le trovate spettacolari, esso non ammette ambigue alleanze e vili disattenzioni, complici indifferenze e chiassose distrazioni. L’impegno a contrastare il potere mafioso richiede la rottura delle contiguita’ con quanto al potere mafioso e’ funzionale e quanti vi sono collusi; richiede la fine della subalternita’ agli stili di pensiero, ai modelli di condotta e alle concrezioni di potere che col potere mafioso hanno stretto patti, raggiunto accordi sia pur taciti, e con esso hanno affinita’ ideologiche ed omologie di metodo e fini, intrattengono scambi di favori ed intrecci di costumi, occulte o flagranti cointeressenze pratiche. In una parola: la lotta alla mafia richiede la fine dei proclami generici e l’adozione di analisi, scelte, iniziative adeguate e concrete: ovvero la teoria e la pratica che nessuno meglio del Centro siciliano di documentazione “Giuseppe Impastato” di Palermo ha saputo elaborare, proporre, attuare. Nella giornata in cui si fa memoria delle vittime della strage di Capaci questo va detto in primo luogo: che opporsi alla mafia e’ dovere di tutti. Che opporsi alla mafia implica altresi’ opporsi al sistema dello sfruttamento, al regime della corruzione, all’eversione dall’alto, al fascismo che torna. Che opporsi alla mafia implica riconnettersi alla Resistenza antifascista ed al suo frutto migliore: la Costituzione della Repubblica Italiana e il suo progetto di democrazia progressiva. Che opporsi alla mafia significa continuare sempre ed ovunque la lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la difesa della biosfera, per la liberazione dell’umanita’. La nonviolenza, che e’ la lotta di liberazione dell’umanita’ contro tutte le menzogne e le violenze, e’ in cammino. La nonviolenza, che e’ l’antifascismo vivente, che e’ l’antimafia coerente, che e’ l’antibarbarie in azione, convoca alla lotta per un’umanita’ di persone libere ed eguali in diritti. Nel nome e nel ricordo delle vittime della strage di Capaci. Nel nome e nel ricordo di tutte le persone che si sono opposte alla violenza. Nel nome e nel ricordo di tutte le persone che hanno lottato per la dignita’, l’uguaglianza e la liberta’ di tutti gli esseri umani. La mafia puo’ essere sconfitta, quindi deve essere sconfitta. La nonviolenza e’ piu’ forte.

Il “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” di Viterbo