Presidio No Triv al tribunale di Potenza.

All’ingresso del tribunale,  striscioni e bandiere No Triv per ricorrere le pesanti responsabilità di Eni, delle altre multinazionali del fossile, del drammatico condizionamento dei livelli di salute ed ambiente subìto dai cittadini lucani e degli abitanti delle regioni limitrofe. Lo sversamento di oltre 400 tonnellate di petrolio al Centro Oli di Viggiano ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 13 persone tra dirigenti ENI e membri del CTR (Comitato Tecnico Regionale), nonché all’arresto di un dirigente ENI, con le accuse, fra le altre, di disastro ambientaleabuso d’ufficio, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale. Clicca qui.

Il salva trivelle del governo.

Il Delta del Po è un territorio anfibio estremamente fragile, com’è noto, esposto alla subsidenzaall’erosione costiera e alla risalita del cuneo salino: tutti fenomeni che già richiedono costi ingenti per essere fronteggiati e che rischiano di essere aggravati dagli interventi di estrazione di idrocarburi consentiti dalle nuove norme. Appare chiaro che le nuove disposizioni si pongono in contrasto con gli artt. 9 e 41 della Costituzione perché, con la finalità dichiarata di ridurre nel breve periodo il costo del gas metano, autorizza decisioni suscettibili di cagionare impatti ambientali, territoriali ed economici negativi di lungo periodo, anche a danno delle future generazioni. Clicca qui Italia Nostra.

Rinnovabili e non trivelle.

Sono le trivelle il leitmotiv delle  prime decisioni del governo Meloni, la quale peraltro al referendum del 2016 si schierò contro le perforazioni, assieme a oltre l’85% dei votanti. Se, con una bacchetta magica, estraessimo tutte le riserve di gas, sia quelle certe che quelle “probabili”, avremmo poco più di un anno di autonomia. Gli 80 gigawatt di rinnovabili, in termini energetici, valgono ben di più di questa quantità di gas teorica, darebbero molta più occupazione e ci aiuterebbero a costruire il nostro futuro energetico.  La linea anti-rinnovabili, invece, è sempre stata legata agli interessi dell’Eni che le vede come un pericolo per il proprio mercato (del gas). La politica energetica italiana ha seguito da sempre gli interessi dell’Eni.

Fuori trivelle e truppe d’occupazione dalla Valsusa.

In questi giorni la Valle di Susa si è di nuovo ritrovata catapultata nella frenesia delle movimentazioni da parte di chi vuole il Tav. Trivelle, decine e decine di forze dell’ordine, spostamenti di materiali “sospetti” in gran segreto, strade bloccate. Sono 30 anni che lo ripetiamo e, oggi più che mai, in un momento di crisi sociale, climatica e politica, non vogliamo che il nostro territorio venga distrutto per diventare un corridoio di inquinamento invivibile, adatto solo più alla fantomatica narrazione del traffico di merci  (dati parlano chiaro e tali flussi non sono minimamente previsti) e a chi vuole mettere le mani nel grande borsello del profitto. Clicca qui.

Da Ostuni Climate Camp 2022 alla COP27 Sharm el-Sheikh.

Clicca qui l’organizzazione e il programma dal 30/7 al 8/8 del Camp di Ostuni. E’ organizzato dalla Campagna Nazionale Per il Clima Fuori dal Fossile, dalla Confederazione COBAS, dal Movimento No TAP/SNAM di Brindisi e dagli studenti di EmergenzaClimatica.it. E’ una chiamata per tutte le associazioni e movimenti italiani ed europei sull’Emergenza Climatica, contro l’estrattivismo e l’”economia di guerra”. Sappiamo bene in che direzione ci stanno portando i Governi col loro capitalismo verde, megaprogetti, transizione col gas fossile, guerre e promesse non mantenute. Vogliamo organizzare la lotta per la prossima Cop27 di Sharm el Sheik: la 27a Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2022.

Dopo il Climate Camp Ostuni 2021 e la Cop26 di Glasgow molte cose sono cambiate: la speculazione post covid sui prezzi del gas, la guerra in Ucraina, l’indipendenza dal gas russo e le nuove politiche energetiche dei governi europei e della UE. Le solite compagnie Oil&Gas hanno fatto extraprofitti enormi (ENI ultimo quadrimestre + 4700%) e tutti i Governi hanno peggiorato la loro politica climatica promessa per il 2030: ritorno al carbone, potenziamento dei gasdotti esistenti (TAP, Algeria, Libia) e nuovi gasdotti (Poseidon); nuovi rigassificatori (Brindisi e Taranto) e tanto GNL, carissimo, da paesi democratici “amici”: USA, Quatar, EAU, Mozambico, Congo, poi nuovi inceneritori, impianti a biomasse e nuove trivelle del Pniec. Paghiamo tutto noi con le bollette dal benzinaio. Un passo indietro di 10 anni. E intanto le emissioni di gas climalteranti come il metano sono stati ai massimi storici nel 2021.

Draghi ne ha fatta un’altra delle sue.

Il Coordinamento Nazionale No Triv :  “Tempo scaduto,  da oggi si può ricominciare  a trivellare. Cessato il periodo di sospensione delle attività di ricerca di gas e petrolio, sia in mare sia su terra ferma, senza che il MITE abbia approvato il Piano delle Aree (ora denominato PiTESAI) entro il 30/9 -così come prevedeva una legge votata dal Parlamento a inizio 2019-, vero e proprio “Piano Regolatore” delle attività di ricerca ed estrazione, tutto è tornato come prima (=Far West).”

Due incontri su Zoom su temi energetici

– 9 ottobre, h.10 Energie Rinnovabili: a che punto siamo in Italia e nel mondo? con Massimo Mazzer CNR-Parma sul Fotovoltaico e Claudio Lugni CNR-Roma sull’Eolico

–  22 ottobre, h.21 L’Italia ad un bivio: il futuro non è nel fossile con Maria Rita D’Orsogna docente di geologia in California e Francesco Stoppa docente di geologia a Pescara, su Petrolio, metano e ambiente (Trivellazioni, “seppellimento” CO2, Rigassificatori; TAP, …).

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Il modello di transizione ecologica di Cingolani – Draghi (e Grillo?).

Il problema, per il ministro (grillino?), è che “il mondo è pieno di ambientalisti radical chic e di ambientalisti oltranzisti, ideologici: sono peggio della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati”. Altrimenti il suo modello è il Piano di ripresa scritto dal suo Ministero al quale spetta circa il 40% dei fondi del Recovery Fund. Tale piano, commenta Marco Palombi, non è altro che un copia-incolla, una non libera rielaborazione di progetti già presentati da grandi imprese a cui  viene assegnata una corsia velocissima per le autorizzazioni: la riconversione delle raffinerie per produrre carburanti (waste to fuel dell’Eni); lo stoccaggio di CO2 (sempre Eni a Ravenna); mega-impianti per rinnovabili in aree industriali (Enel); gasdotti ovunque  compresi i due per la Sardegna bocciati dall’Autorità per l’energia; i poteri sull’end of waste, cioè quali rifiuti smaltire e come, attribuiti alle Regioni (Confindustria Ambiente).

Cingolani e Draghi (e Grillo?) ritengono che la transizione energetica consista nel far pagare allo Stato gli investimenti in gas – che resta un fossile, anche travestito da idrogeno – di grandi aziende e affidarsi al laissez-faire paesaggistico e industriale, altrettanto sussidiato, quanto alle rinnovabili. Dunque gli inceneritori di rifiuti diventano opere strategiche per la transizione, si possono autorizzare un po’ di trivellazioni in mare o buttare lì che sul nucleare bisogna essere pragmatici, guardare ai numeri e alle tecnologie di quarta generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante (mature fra 40 anni).

La “finzione ecologica” del ministro Cingolani.

Altro che “transizione ecologica”. Ennesimo esempio: la Valutazione Ambientale positiva del ministro ai progetti delle trivelle in Adriatico. “Se davvero vogliamo abbattere le emissioni di gas serra, occorre fermare le nuove trivellazioni e smetterla di dire che il gas fossile è amico del clima perché è falso. Non abbiamo tempo da perdere con il greenwashing di Cingolani e di Eni: chiediamo che in questo mare, e in nessun mare, ci sia più posto per le trivelle.”: clicca qui.

“Stop Trivelle” di Greenpeace davanti alla piattaforma petrolifera al  largo di San Benedetto del Tronto.

Moratoria trivelle.

Passo falso del governo. Clicca qui il Coordinamento nazionale No Triv, in cui si chiede in particolare  il blocco della riattivazione delle attività di ricerca, delle istanze di concessione, nonchè l’abrogazione delle proroghe automatiche.

Ni TRIV piuttosto che NO TRIV.

Scaduto il tempo per la redazione del Pitesai, il piano delle aree che dovrebbe indicare dove si può trivellare e dove no, la moratoria con lo  stop agli iter legati alle trivelle scadrà il 30 settembre. Siamo molto scettici che entro ottobre si riesca a concludere il percorso per l’emanazione del decreto di approvazione del Pitesai.

Cambiare sistema e non il clima: non è per Fridays For Future uno slogan.

L’assemblea nazionale, rappresentata  a Napoli da oltre 80 assemblee locali, ha condiviso le posizioni per rilanciare le lotte per la giustizia climatica. Tra queste: TAV  Val di Susa, No-Grandi navi  Venezia, no Muos  Catania e Siracusa, no TAP  Lecce,  terra dei fuochi Napoli, Bagnoli, Enel Civitavecchia, Snam Abruzzo, Terzo Valico Alessandria, metanodotto sardo, ecc. Clicca qui. L’assemblea, mentre chiede al governo di dichiarare l’emergenza climatica ed ecologica nazionale, lancia il quarto sciopero globale per il 29 novembre, proponendolo a livello internazionale sotto lo slogan “block the planet”.

Coordinamento Nazionale Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.

Il report della riunione (clicca qui): campagna a sostegno della legge per l’acqua e iniziativa nazionale del 23 febbraio a Roma “Marcia per il clima, contro le grandi opere inutili”; valutazione su campagna di raccolta firme su legge d’iniziativa popolare sui beni comuni; risorse e autofinanziamento del Forum Acqua.

Liberiamo mare e terre dalle trivelle.

Invito del Coordinamento No Triv di Basilicata e di numerose associazioni tarantine e lucane a partecipare all’incontro pubblico su TEMPA ROSSA, che si terrà venerdì 6 Aprile alle ore 17 presso la Libreria UBIK Via Federico Di Palma, 69 74121 a Taranto (clicca qui)

Il fermo nucleare francese danneggia l’ Italia e torna il carbone a scapito delle fonti rinnovabili.

Tra carbone e rinnovabili si torna al punto di prima, con buona pace per la vista sul porto da Sampierdarena, per chi vuole continuare a trivellare in mare, per A2A che brucia lignite in Montenegro, per le nostre bollette in aumento e per l’accordo per la riduzione di emissioni di anidride carbonica COP21, che recentemente è andato in vigore anche con l’approvazione di governo e parlamento italiani.

Clicca qui Mario Agostinelli.

Manifestazione regionale contro le grandi opere.

Organizzata da No dal Molin, Comitati contro le grandi opere per la difesa dei Beni comuni. Piazza Matteotti – Vicenza ore 15,30 sabato 21 gennaio. Stop alla devastazione dei territori e al saccheggio dei beni comuni! Contro le guerre, le basi e le spese militari! Per l’acqua bene comune! Una sola grande opera: casa, reddito, diritti per tutti/e!

Chi di referendum colpisce (trivelle) di referendum perisce.

Sul numero di gennaio di “Tera e Aqua”, www.ecoistituto-italia.org ,diretto da Michele Boato:
Dopo 70 anni, come al Referendum del ’46, la Repubblica ha liquidato la Monarchia strisciante del Berlusconi-replicante. La Corte dei Conti smaschera l’imbroglio della Pedemontana Veneta.
Oltre il Mose. Vademecum per la Salvaguardia di Venezia e della sua laguna. L’idrovia Venezia-Padova. Progetto inutile e dannoso.

Tera e Aqua: il No ambientalista, in marcia a difendere la foresta del Cansiglio.

Se clicchi qui: ecco Tera e Aqua di novembre 2016 con:
– un ottimo intervento di Enzo Di Salvatore (Coord.naz No Triv) sul nostro NO ambientalista al Referendum e uno di Francuccio Gesualdi (C.Nuovo Mod.di Sviluppo) sui motivi politici (la “crescita”) della Riforma costituzionale.
Marcia della Palantina in Cansiglio domenica 13 novembre,
– Gaia Fiera del 24 e 25 ottobre,
No Gpl a Chioggia e inceneritori a Marghera e Monselice,
– La soluzione alle Grandi Navi in bocca di porto del Lido.

Assalto all’ambiente. Trivelle e inceneritori, Parchi addio.

Il Tar del Lazio respinge i ricorsi contro l’uso dell’airgum (dannosa tecnica di ispezione dei fondali marini) e dal ministero arriva una ondata di pareri positivi. Clicca qui Virginia Della Sala.
Clicca qui Il Fatto Quotidiano “Rifiuti, gli otto inceneritori sono ufficiali: così il governo ha scavalcato le Regioni”.
Le Associazioni ambientaliste si schierano: la riforma rischia di svendere i parchi. Clicca qui Giovanna Borrelli.

Tera e Aqua con il No ambientalista.

Se clicchi qui: Tera e Aqua di ottobre-novembre 2016 con un ottimo intervento di Enzo Di Salvatore (Coord.naz No Triv) sul nostro NO ambientalista al Referendum e uno di Francuccio Gesualdi (C.Nuovo Mod.di Sviluppo) sui motivi politico-economici (la “crescita”) della Riforma costituzionale. Poi Cansiglio (13.11), Gaia Fiera (24 e 25 .10 scorsi) No Gpl a Chioggia e inceneritori a Marghera e Monselice, la soluzione alle Grandi Navi in bocca di porto del Lido, ecc.

Trecentomila firme raccolte per i referendum sociali.

Ne servono altre 200 mila per far sì che nella primavera prossima i cittadini e le cittadine italiane possano esprimersi su temi cruciali come scuola, ambiente e beni comuni (per abrogare gli aspetti peggiori della legge 107 la cattiva scuola di Renzi, per bloccare il piano nazionale che prevede la costruzione di altri 15 inceneritori, per evitare la concessione di nuove trivellazioni in mare o in terra, per contrastare la direttiva ministeriale di privatizzazione dei servizi pubblici). Giugno è l’ultimo mese di raccolta: ai banchetti e presso i municipi.

Noi avevamo vinto prima del 17 aprile. Anzi abbiamo stravinto.

Su cinque dei sei quesiti referendari il governo era stato costretto alla retromarcia per evitare il voto: abbiamo sventato un piano scellerato con decine di altre piattaforme. Ogni quesito chiedeva di abrogare norme introdotte dal governo per facilitare le trivellazioni e per estromettere Regioni ed enti locali dalle decisioni. Per cinque quesiti il governo ha dovuto modificare la legge restituendo il potere agli enti regionali. Il sesto regalo, in eterno, alla superlobby dei petrolieri esenti da royalty è stato mantenuto in vita anche per farci schiantare contro il muro del quorum e umiliarci ora e in futuro. Ma il governo ha fallito la trappola: nonostante il boicottaggio al quorum (25.393.170 votanti), nonostante il mancato abbinamento con le amministrative (costato 360 milioni di euro), nonostante martellante l’invito illegale all’astensione, nonostante la gigantesca campagna di silenzio e disinformazione del servizio pubblico e dei giornali amici (il TG1 ad es. ha fatto 13 minuti di informazione in una settimana), nonostante bufale di stampo terroristico per spaventare gli elettori così ben disinformati (es. gli 11 mila posti di lavoro a rischio), nonostante tutto ciò milioni di italiani al voto non sono stati uno zero virgola.
Nei referendum del 2000, 2003, 2005 e 2009 votarono dagli 11 ai 13 milioni di italiani. Il quorum fu raggiunto solo nel 2011 (27,6 milioni di voti) ma si votava anche il lunedì. Oltre il 30 per cento degli elettori vuol dire 15 milioni di italiani. 15 milioni in vista del referendum di autunno sulle riforme costituzionali, dove non c’è un quorum, sono una enormità, sono già la conta degli oppositori del premier. Ogni voto è stato un paletto conficcato nel cuore del governo. E dei petrolieri che non potranno più fare i loro comodi di nascosto. E anche senza quorum, il referendum è l’inizio e non la fine della battaglia. Battaglia sulla moratoria su tutte le trivelle nel Mediterraneo.
Clicca qui l’intervista a Lino Balza su Radio Onda d’Urto.
Clicca qui Pennatagliente “Noi avevamo vinto prima del 17 aprile”

“Ambiente Delitto Perfetto” politically incorrect” per Stampa e Piccolo.

Essendo stati anche i giornalisti messi sotto accusa, i direttori Massimo Mathis e Roberto Gilardengo hanno vietano ai redattori di parlarne. La censura non è servita: abbiamo esaurito la prima edizione e anche la ristampa sta andando a gonfie vele. Ne beneficiano NoTav e Ricerca cura mesotelioma, nonchè NoTriv, ai quali sono devoluti integralmente i ricavi del libro. Un pugno nello stomaco l’ha definito Ettore Grassano in CorriereAL: clicca qui

17 aprile referendum: vittoria sicura dei SI’ solo se si supera il quorum del 50%.

Indispensabile la partecipazione per fermare le trivelle che si accaniscono in giacimenti di combustibili fossili con tecniche sempre più impattanti per la salute e l’ambiente e sempre più costose per l’economia nazionale, proprio quando il petrolio perde sempre più valore (negli ultimi 18 mesi il prezzo del greggio è calato circa del 70%). Continua.
Clicca qui Serena Giannico “Al via la campagna per il SI. Il fronte delle Regioni.