La RAI censura Report.

Dal 1994 REPORT è il programma di giornalismo investigativo in onda su RAI 3 che ogni settimana informa i cittadini su cosa succede in politica e, soprattutto, prova ad accendere una luce sulla mancanza di trasparenza e opacità delle nostre istituzioni. Report però oggi è in pericolo: durante la presentazione dei palinsesti RAI, il conduttore del programma Sigfrido Ranucci ha fatto sapere che sono state tagliate senza motivo 4 puntate della nuova stagione. Firma questo appello per chiedere alla RAI che la messa in onda di Report sia sempre garantita, senza tagli e censure.

L’Italia è uno Stato satellite.

Ahi, serva Italia…

Giorgia Meloni spenderà il 5% del Pil nella difesa come richiesto da Trump. l’Italia, non avendo nemici, comprerà tante armi dagli Stati Uniti per utilizzarle nelle guerre decise dalla Casa Bianca (Nato). La Casa Bianca si prepara alla guerra con la Cina , con l’ Iran e magari anche con la Russia , se la situazione andasse fuori controllo. E ha bisogno di alleati ben armati per migliorare la propria deterrenza e scaricare parte dei costi delle proprie guerre su di loro. L’Italia è entrata nei teatri di guerra in Jugoslavia, Afghanistan e in Iraq per alleggerire i costi degli Stati Uniti. I soldati italiani non si trovano in Libano per difendere gli interessi nazionali dell’Italia, ma per aiutare la Casa Bianca a risparmiare soldi e soldati. Analogo discorso vale per la missione italiana nel Mar Rosso contro gli Houthi . Un caso eclatante che dimostra che l’Italia compra le armi americane per metterle al servizio degli americani è il bombardamento italiano della Libia del 2011. Non è vero che la Nato bombardò la Libia in quel modo perché lo chiese l’Onu. L’Onu non chiese mai il rovesciamento del regime libico. L’ Ucraina conferma. Biden ha incancrenito la guerra rendendo impossibile una soluzione diplomatica. E adesso Trump scarica sull’Italia i costi della guerra per procura degli Stati Uniti contro la Russia chiedendole di comprare armi americane da dare all’Ucraina (il piano di riarmo serve anche ad armare Zelensky).

Piccoli Goebbels crescono.

Il “Fatto Quotidiano” riporta gli allucinanti commenti dei giornalisti con l’elmetto che si sono arruolati nella guerra di Trump e Netanyahu “in difesa dei valori occidentali”.
 
Guerra al male – “Un avvertimento ai regimi in nome della democrazia”. “È guerra di libertà” (Sallusti – il Giornale). Il tiranno – “Iran, minacce all’ Occidente”. “Segreti e pugno di ferro. Così l’erede di Khomeini tiene il potere da 30 anni”. (Repubblica). – È qui la festa? “Il regime sciita barcolla. I giovani persiani festeggiano i bombardamenti. Netanyahu combatte anche per chi gli sputa addosso. L’Europa lo tradisce e lui risponde difendendola”. – (Libero). – La profezia – “Obiettivo regime change? “Auspicabile e possibile.” (G. Pasquino – Domani). Parola di generale. “Azione militare tecnicamente perfetta”. (L. Tridico – Il Tempo). – Spezzeremo le reni. “Israele stronca la spina dorsale del regime di Khamenei. Israele sta passeggiando sui cieli iraniani coi suoi droni kamikaze. È un’ abilissima guerra costruita sull’intelligence”. (Il Riformista). Forza Occidente. “Israele difende anche la nostra libertà.” (Il Giornale). La grande bellezza. “Le bombe per smantellare il nucleare e impedire agli Ayatollah di dotarsi dell’atomica, dalla quale secondo l’ONU erano a un passo”. (M. Feltri – La stampa). Avanti tutta. “Israele vede la vittoria”. (Il Dubbio). Salvatore chi? “Netanyahu, l’uomo che ci salva l’anima”. (A. Likmeta – Il Riformista). Viva le bombe. “Finalmente! L’Iran delle belve sta per cadere. Perché il lavoro deve essere finito.” (M. Sechi – Libero). Bibi, uno di noi. “L’ha fatto Netanyahu. Ma dovevamo pensarci prima.” (M. Sechi – Libero). Il buon Narciso. “Con Israele contro la rappresaglia atomica dei Mullah. Si spera che Trump faccia fronte con tutta la sua passione narcisista ai doveri di un presidente americano che non si può permettere la sconfitta di Israele”. (G. Ferrara – Il Foglio). L’ottimismo di guerra. “L’Occidente torna a dare le carte.” (Il Messaggero). Basta chiacchiere. “Spallata finale di Donald al regime”. (Il Tempo). Cara Elly ti scrivo. “La sinistra di Eia Eia Ayatollah”. (T. Cerno – Il Tempo). Poker atomico. “Tutte le carte in mano a Bibi per la pace in Medio Oriente. Il premier israeliano presto avrà vinto su ogni fronte e sarà risolutivo.” (B. Guetta – La Stampa).

Un genocidio di entità superiore a quello ufficiale.

Uno studio del professore israeliano Yaakov Garb, della Ben Gurion University pubblicato sullo Harvard Dataverse, rivela che Israele ha fatto “sparire” almeno 377.000 palestinesi dall’inizio della sua campagna genocida contro la Striscia di Gaza nel 2023. Si ritiene che metà di questi siano minori. I 377.000 palestinesi di cui si è persa rappresentano circa il 17% dell’intera popolazione: ora ammontano a circa 1,85 milioni, prima della guerra era stimata in 2,227 milioni.
 
Il Professore osserva che il bilancio ufficiale delle vittime, pari a 61.000, è chiaramente una sottostima poiché le vittime rimaste intrappolate sotto le macerie non sono incluse.
 
Anche la rivista medica The Lancet ha pubblicato uno studio a gennaio di quest’anno rivelando che il bilancio delle vittime del genocidio israeliano a Gaza è stato molto probabilmente sottostimato del 41% nei primi nove mesi di guerra. Lo studio ha evidenziato che circa il 59,1% delle vittime erano donne, bambini e anziani.

I politici e i sanitari nelle istituzioni sono degli irresponsabili.

Nel silenzio spesso complice dell’informazione ufficiale, il glifosato — l’erbicida più utilizzato al mondo — continua a insinuarsi nella nostra catena alimentare, nell’acqua che beviamo e nell’aria che respiriamo, eppure i dati più recenti, provenienti da studi sperimentali e ricerche epidemiologiche, confermano i rischi per la salute legati all’esposizione al glifosato.
 
In particolare, dallo studio dell’Istituto Ramazzini, pubblicato sulla rivista Environmental Health: l’esposizione cronica al glifosato, iniziata in utero e protratta per due anni in ratti di laboratorio, ha provocato un aumento significativo e dose-dipendente di tumori multipli: leucemie precoci, tumori del sistema nervoso, della pelle, del fegato, delle ossa e della tiroide.
 
Ma i rischi non si fermano qui. Studi recenti suggeriscono che il glifosato possa contribuire anche allo sviluppo di malattie neurologiche complesse, come l’autismo e il morbo di Parkinson, agendo come co-fattore ambientale in soggetti geneticamente predisposti, danneggiando il sistema nervoso fin dalle prime fasi della vita. Inoltre, il glifosato altera profondamente il microbiota intestinale, influenzando l’equilibrio tra cervello e intestino e contribuendo a stati infiammatori cronici e stress ossidativo.
 
La questione, oggi, non è più se il glifosato sia pericoloso. La vera domanda è: perché le istituzioni politiche e sanitarie locali  continuano a tollerarne l’utilizzo in ambiti così sensibili — come parchi pubblici, giardini scolastici e aree verdi urbane — pur conoscendone la tossicità documentata?

Il killer silenzioso che va fermato perché non perdona.

La parola “amianto” ricorre continuamente quando si parla di Pfas: “saranno il nuovo disastro amianto”. Perché Pfas e Amianto colpiscono anche decine di anni dopo (latenza) il loro ingresso nell’organismo umano.
 
Infatti, di amianto si muore, eccome, a 40 anni dalla chiusura dell’Eternit di Casale Monferrato, dopo 80 anni di attività fino all’ultimo difesa dai sindacati e dai politici, e malgrado che addirittura nel 1908 le patologie causate dall’inalazione delle minuscole particelle di asbesto erano state classificate da un medico inglese, e malgrado che dal 1924 in Inghilterra l’asbestosi fu riconosciuta una malattia per cui i lavoratori avevano diritto a indennizzi.
 
Il mesotelioma è tuttora un tumore praticamente incurabile (la sottoscrizione di tutti i nostri libri -vedi su www.rete-ambientalista.it-  è interamente devoluta alla Ricerca per la cura del mesotelioma).  Una volta che la fibra killer esplode, l’agonia è breve ma straziante, e strazianti le reazioni di angoscia, paura e rabbia difficili da gestire.
 
Si muore innanzitutto in questa tragica città alessandrina.  Infatti, se in Piemonte ogni anno sono 240 i nuovi casi di mesotelioma, 130 sono proprio in provincia di Alessandria. E’ un trend in ascesa: il picco era atteso nel 2020, ora è stato posticipato al 2025! Due le fasce d’età colpite: i più giovani, dai 55 ai 65 anni, per esposizione ambientale; i più anziani per esposizione professionale. Più femmine che maschidunque mogli e figlie degli operai ma anche cittadine/i qualunque.
 
Perché l’amianto era dovunque, in tutti gli oggetti quotidiani, nei pavimenti di casa, nelle pareti delle banche, a coprire anche i tetti di scuole e ospedali, nelle tubature degli acquedotti. E’ dovunque. Ancora oggi non è stato rimosso. Ben poco nell’Italia delle “grandi opere”, dei governi che fanno dire al ministro dell’Ambiente che in Italia i siti contaminati da amianto sono 119 mila. Com’è possibile, se ne abbiamo quasi 100 mila solo in Piemonte? Neppure Casale Monferrato è diventata “amianto free”: esempio “turistico” la stazione ferroviaria o addirittura il Plafiere… di fronte alla sede Arpa.
 
Dunque, è verosimile sostenere che oggi in tutta Italia i siti contaminati da amianto sono 1 milione: in vari manufatti e nel fibrocemento, o eternit, sparsi in un milione di luoghi, di cui 50mila siti industriali e 42 aree SIN (Siti di interesse nazionale), ammontano a 40milioni di tonnellate. Sono ancora da bonificare (per difetto): 500 ospedali, 2˙500 scuole frequentate da oltre 352mila studenti e 50miladocenti e addetti, 1˙500 edifici pubblici e, su un totale di circa 500mila km di tubature installate prima del 1992, circa 300mila km di condutture della rete idrica. Con questo ritmo di bonifiche: serviranno altri 75 anni per liberare l’Italia dalla minaccia che incombe sulla popolazione.
La tragica verità è che in Italia ancora durante il decennio 2015-25 il mesotelioma e altre malattie correlate all’esposizione all’asbesto e all’amianto, hanno provocato circa 60mila morti, e nel 2023 sono avvenuti circa 7mila decessi, e sono stati diagnosticati 10mila casi di malati affetti dalle patologie causate dall’amianto, il 56% dei quali sono concentrati in Lombardia, Piemonte, Liguria e Lazio.
 
Anzi, il Dairi, il “Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione” alessandrino, l’eccellenza nazionale che continua a fare ricerca mentre ciascuna diagnosi è una condanna di morte, avverte: “Il mesotelioma non scomparirà: l’amianto è ovunque, ci saranno epidemie altrove attese soprattutto nei Paesi in via sviluppo”: l’amianto prospera in molti paesi dell’Africa e dell’America Latina. E Schmidheiny, il miliardario ex padrone dell’Eternit, tra condanne e prescrizioni dei processi, non ha mai investito nella ricerca per il mesotelioma. Mentre, in tutto il mondo attualmente sono esposti all’amianto 125 milioni di lavoratori, e ogni anno le malattie letali provocate dall’amianto mietono 107mila vite umane, e le patologie correlate all’esposizione all’asbesto e all’amianto causano 200mila decessi.
 
E si sta osservando che non è più solo il mesotelioma il tumore dell’amianto ma certamente sono dovuti all’esposizione anche il cancro alla laringe e all’ovaio. L’ultimo report IARC fa appunto riferimento all’asbesto come causa del tumore alla laringe. E presto, perché lo stanno studiando, lo diranno di quello allo stomaco. Quindi in quel caso parliamo di inalazione o ingestione?
In Italia l’Afeva, l’Associazione familiari e Vittime amianto, ha inoltrato la domanda al Fondo amianto per avere una prima tranche di risorse accantonate dalle transizioni offerte da Stephan Schmidheiny a diversi cittadini che prevedevano un risarcimento di 30 mila euro ad ognuno, ma contemporaneamente una quota di 20 mila euro per la ricerca. Ora quel fondo è più di due milioni di euro. Una prima tranche in acconto servirebbe a dare da subito gambe al progetto approvato dal Comitato Strategico regionale piemontese per il prosieguo nella seconda fase di ricerca con l’obiettivo di uniformare il sistema di cura nei vari ospedali di riferimento, ottimizzando sia le strutture sanitarie che i trattamenti da effettuare sui pazienti.

Processi Pfas. Ad Alessandria è campo minato.

Molti lamentano di aver ricevuto la mailinglist “Storica sentenza PFAS a Vicenza. Scandalo ad Alessandria” con un articolo (https://www.rete-ambientalista.it/2025/06/27/scandalizza-i-comitati-e-le-vittime-il-processo-solvay-di-alessandria/ ) gravemente mutilato. Riproduciamo il paragrafo compromesso:
Scandalizza i Comitati e le Vittime il processo Solvay di Alessandria.
Pene fino a 17 anni -per dolo– nella storica sentenza “Miteni” di Vicenza. Sono le stesse condanne che nel 2010 la procura di Alessandria (procuratore capo Michele Di Lecce, sostituto Riccardo Ghio) aveva chiesto per il management per il reato di avvelenamento doloso delle acque. Solvay era stata graziata con una mite condanna per colpa.
Il nuovo capo della procura (Enrico Cieri), benchè Solvay a Spinetta Marengo avesse per un altro decennio reiterato il reato (anzi peggiorando il disastro ambientale e sanitario), e ignorando 11 miei esposti che chiedevano di intervenire per dolo, Cieri (con Eleonora Guerra sostituto procuratore) infine ha addirittura rinviato a giudizio Solvay solo nel 2024 e con un blando capo di imputazione per colpa: a carico di due direttori privi di potere decisionale, assolvendo cioè il management e privando degli equi risarcimenti miliardari le Vittime  e la Bonifica.
Dunque, il capo di imputazione del processo bis di Alessandria scandalizza, e ancora più il pasticciaccio del patteggiamento in corso con il Gup (Andrea Perella). Il tutto è raccontato, giorno per giorno, in “Ambiente Delitto Perfetto” (di Lino Balza e Barbara Tartaglione, prefazione di Giorgio Nebbia) disponibile a chi ne fa richiesta.
Ripetiamolo chiaro e tondo: Alessandria non è la sede penale per ottenere Giustizia, possibile solo con azioni inibitorie e risarcitorie in sede civile.

Le Vittime non ottengono Giustizia nei tribunali penali.

Ripetiamolo chiaro e tondo: Alessandria non è la sede penale per ottenere Giustizia, possibile solo con azioni inibitorie e risarcitorie. Qui, più che altrove, le Vittime rischiano di diventare Vittime una seconda volta. Si consuma drammaticamente il “delitto perfetto”.
 
DELITTO PERFETTO PER SOLVAY
L’idea del “delitto perfetto” ha ossessionato l’umanità fin dai tempi antichi. Il “delitto perfetto” è quel crimine efferato commesso consapevolmente sapendo che, anche quando portato allo scoperto, resterà impunito. Appartengono a questa categoria proprio i crimini contro l’ambiente: più sono potenti gli autori, più mietono Vittime, e più sono assolti nei tribunali penali. Così che le Vittime diventano Vittime una seconda volta (talvolta terza ecc.). Il libro “Ambiente Delitto Perfetto” (di Lino Balza e Barbara Tartaglione, prefazione di Giorgio Nebbia) raccoglie una vasta casistica di delitti italiani. Il terzo volume è interamente dedicato alle Vittime di Alessandria.
Qui, ogni famiglia del circondario del polo chimico di Spinetta Marengo, nei decenni, ha fatto per conto proprio il calcolo di quanti morti e ammalati in più rispetto alle famiglie di parenti e conoscenti più distanti nell’alessandrino. Queste indagini epidemiologiche erano “domestiche” confermate da quelle istituzionali che conteggiavano l’eccedenza enorme di morbilità e decessi. Tutte le volte i giornali fanno grossi titoli: “In Fraschetta si muore di più”. Bella scoperta, lì c’è la fabbrica. Sempre lì, cambiando nome: Montecatini, Montedison ecc. e da venti anni Solvay. Solvay è riuscita a consolidare il secolare disastro ambientale e sanitario, peggiorandolo anziché bonificarlo. Con la complicità di Comune, Provincia, Regione, governi, e malgrado Comitati e Associazioni.
La soluzione è una: è la chiusura delle produzioni inquinanti, per bloccare nel tempo ulteriori Vittime (come per l’amianto). Almeno il sindaco avrebbe avuto la potestà di interrompere la spirale (invece di querelare Lino Balza). Intanto le Vittime si sono moltiplicate: a nessuna di loro è possibile restituire vita e salute. La salute non ha prezzo. Però, accidenti, almeno vada risarcita (esclamò il PG di Cassazione). Non l’hanno fatto -nemmeno quello- i Sindacati a indennizzo dei Lavoratori. Né i Tribunali hanno provveduto per i Cittadini. Né intendono farlo con l’attuale Processo in sede penale.
 
VITTIME UNA SECONDA VOLTA
Facciamo un esempio concreto. Nel primo processo (2010) alla Solvay, la mia associazione aveva chiesto 400mila euro come risarcimento patrimoniale per il bambino (TLD) colpito da leucemia, attribuibile alle sostanze emesse dall’azienda. 978.450 euro per gli eredi del tumore dell’operaio AA E così via, documentando, per tutte le nove persone costituitesi Parti Civili. Per un totale di 2.848.450 euro. Ebbene, il Tribunale evitò di entrare nel merito delle patologie e del prevedibile contenzioso causa-effetto della Difesa, e (2015) sentenziò -per gentile “elargizione”- 10mila euro di risarcimento: indistintamente per tutte le Parti Civili. A quale titolo? A titolo di danno psicologico: da “metus” (timore, paura, preoccupazione, ansia, turbamento emotivo) derivante dal (presunto) comportamento penale di Solvay.
10mila euro per “l’ansia” della famiglia per la leucemia? Per il “turbamento emotivo” del tumore mortale? E così via per tutte le altre Vittime. Questa è la giustizia nei processi penali. Per altro, fu applaudita dagli avvocati -penalisti- dell’accusa, soddisfatti della propria parcella. Benchè inutilmente appellata dalla Procura. (Per inciso: la Bonifica è rimasta lettera morta anche dopo la sentenza del 2019 della Cassazione).
Insomma, il “metus”, paradossalmente, si aspetterebbe a tutti i 300mila abitanti della provincia di Alessandria! E così per i 350mila vicentini, piuttosto che l’irrisorio risarcimento di 15mila euro per quelle poche centinaia di Parti Civili fisiche della odierna sentenza, pur storica, di Vicenza.
 
IL METUS NON E’ GIUSTIZIA, E’ INGUISTIZIA. ABERRANTE PER LE VITTIME.
Ripetiamo chiaro e tondo la previsione: l’attuale Processo bis alla Solvay sarà “antistorico”, destinato com’è ad un risultato analogo al primo, anzi peggio. Anche perché, a strozzarlo, è stato inserito il cappio del “Patteggiamento” tra Solvay e Procura. Contro questo assolutorio patteggiamento, il fronte è rimasto compatto tra i Comitati e le Associazioni ambientaliste (ma con Medicina democratica e Pro Natura spaccate al proprio interno), mentre tra le Parti Civili istituzionali il Comune di Alessandria (per l’elemosina di 100mila euro) ha aperto la breccia a Regione Piemonte e Governo, ai quali il GUP ha concesso niente meno che quindici mesi per mercanteggiare.
E’ comunque pacifico che, con o senza patteggiamento “strozza dibattimento”, la futuribile sentenza non fermerà le produzioni inquinanti – non lo chiede il capo di imputazione- e la bonifica dunque resterà araba fenice. E’ altrettanto vero che la sentenza, con o senza rito abbreviato, ripeterà lo scandalo delle “vere Vittime”, tutte quali non saranno riconosciute i risarcimenti per le morti e le malattie: non lo chiede il capo di imputazione! Questa ingiustizia apparirà addirittura come una beffa perché gli avvocati sono costituiti quali Parti Civili persone fisiche (meno di 300) rinunciando a documentare patologie e cartelle cliniche: essendo queste “vittime fittizie” essi si limitano alle facili elemosine del “metus” (oltre alle parcelle). Diciamo: 10mila euro come nel primo processo. 300 alessandrini pescati tra 100mila, vieni in una lotteria! Totale: 300.000 mila euro di risarcimenti! Una inezia per chi, come Solvay, fa profitti miliardari. In questa aberrante logica del “metus”, semmai, 10mila euro a testa spetterebbero a tutta la popolazione alessandrina a rischio. Limitandoci ai 100mila cittadini del comune capoluogo, il totale dei risarcimenti per Solvay ammonterebbe a 1.000.000.000 di euro. 1 miliardo, rispetto a 300 mila euro, farebbe una bella differenza.
Ma perfino il fantastico miliardo sarebbe immane ingiustizia sul piano etico e morale. Perché le Vittime, morte e ammalate, sarebbero indistintamente “risarcite”: 10mila euro al bambino con la leucemia, nemmeno con un miserabile milione! Questo scempio dell’etica e della morale (sia tramite dibattimento ovvero patteggiamento) può lasciare indifferenti gli avvocati, che lavorano per la parcella, ei politici per le seggiole. Ma non la comunità alessandrina, i Comitati, le Associazioni, i Sindacati. Non la Giustizia con la maiuscola.
 
Si profila un altro delitto perfetto, insomma. Non si tratta di fare moralismo o vittimismo. Bisogna reagire. Bisogna agire. Venire? Ripetiamolo chiaro e tondo (giova): non è la sede penale per ottenere Giustizia, possibile solo con azioni inibitorie e risarcitorie. “Dura lex, sed lex” difficile da tradurre in italiano. 
 

Ci vorrà un secolo per ripulire del tutto la falda più inquinata d’Italia.

E’ scontata l’indecenza di attribuzioni di vittoria e di autoassoluzioni di politici e amministratori… all’unanimità. Invece, la sentenza Pfas di Vicenza va ad assoluto ed esclusivo merito della popolazione che si è mobilitata. La sentenza per quanto tardiva assume comunque valenza storica perché è la prima che condanna per dolo: pene fino a 17 di reclusione per i manager. Ma è insufficiente per fare giustizia. La Giustizia non si realizza certo con i 50mila euro per organizzazioni ambientaliste o con i 25mila per i sindacati Cgil e Cisl. Mentre sarebbe fondamentale se assicurasse i massimi risarcimenti alle Vittime: le quali, invece, in poche centinaia su centinaia di migliaia, sono state indennizzate con irrisorie 15mila euro.
 
L’altro aspetto nevralgico è la bonifica. Chi la paga? chi e come e quando la realizza? Gli inquinatori?  Il ministero dell’Ambiente, al quale è stato riconosciuto un indennizzo da 58 milioni? La Regione Veneto con i sei milioni di euro di indennizzi? Con i circa 844mila euro di indennizzo all’Agenzia regionale per l’ambiente del Veneto (Arpav)? Con in media gli 80mila euro ciascuno per i trenta comuni della zona rossa?
 
La Regione Veneto ha già speso 2,8 milioni in filtri e nuove reti acquedottistiche e 3,5 milioni per finanziare Arpav. Mai finiti i monitoraggi ambientali.  A cui si aggiungono i costi elevati dei monitoraggi sanitari per 350mila residenti, del dosaggio dei Pfas nel sangue, delle patologie di preeclampsia in gravidanza oltre che malformazioni alla nascita, cancro del rene e del testicolo e della tiroide, malattie cardiovascolari, colesterolo e funzionalità epatica eccetera.  A tacere i costi per le cure.
 
Secondo l’Arpav ci vorrà un secolo per ripulire del tutto la falda più inquinata d’Italia.  Le altre 16 Regioni già individuate da CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), sono Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia, Toscana, Lazio, Campania, Friuli, Basilicata, Liguria, Umbria, Abruzzo, Puglia, Sardegna, Molise e Calabria.

Scandalizza i Comitati e le Vittime il processo Solvay di Alessandria.

Pene fino a 17 anni nella storica sentenza “Miteni” di Vicenza. Sono le stesse condanne che nel 2010 la procura di Alessandria (procuratore capo Michele Di Lecce, sostituto Riccardo Ghio) aveva chiesto per il management per il reato di avvelenamento doloso delle acque. Solvay era stata graziata con una mite condanna per colpa.
 
Il nuovo capo della procura (Enrico Cieri), benchè Solvay a Spinetta Marengo avesse per un altro decennio reiterato il reato (anzi peggiorando il disastro ambientale e sanitario), e ignorando 11 miei esposti che chiedevano di intervenire per dolo, Cieri (sostituto procuratore: Eleonora Guerra) infine ha addirittura rinviato a giudizio Solvay solo nel 2024 e con un blando capo di imputazione per colpa: a carico di due direttori privi di potere decisionale, assolvendo cioè il management e privando dei risarcimenti miliardari le Vittime  e la Bonifica.  
 
Dunque, il capo di imputazione del processo bis di Alessandria scandalizza, e ancora più il pasticciaccio del patteggiamento in corso con il Gup (Andrea Perella). Il tutto è raccontato, giorno per giorno, in “Ambiente Delitto Perfetto” (di Lino Balza e Barbara Tartaglione, prefazione di Giorgio Nebbia) disponibile a chi ne fa richiesta.
Per sapere di più sulla storica sentenza del processo di Vicenza:

Per il principio di precauzione, vietare tutti i Pfas senza eccezioni.

L’associazione ambientalista Pan Europe, che da tempo si batte per il divieto a tutti gli PFAS, ha invitato la Commissione Europea a non attendere gli oltre 18 mesi necessari alla valutazione ECHA, e a vietare immediatamente i 32 pesticidi con PFAS ancora legali in Europa, evitando così che essi continuino a fare danni per molto tempo.
 
A sua volta, la Germania, attraverso il Federal Office for Chemicals (BfC) del Federal Institute for Occupational Safety and Health (BAuA), la German Environment Agency (UBA) e il German Federal Institute for Risk Assessment (BfR) ha inoltrato all’agenzia europea preposta, la European Chemicals Agency o ECHA, un dossier a sostegno della sua richiesta di dichiarare l’acido trifluoroacetico o TFA agente tossico per la sicurezza e per il feto , categoria 1B, in quanto previsto dai regolamenti sulle sostanze chimiche.
 
Il TFA , una catena ultracorta, è uno dei metaboliti più comuni di diverse molecole della famiglia degli PFAS. Proviene da perdite industriali, ma anche dai pesticidi, e dai fitofarmaci, o rilasciato in atmosfera da alcuni gas refrigeranti, ormai è ritenuto “very persistent, very mobile”, perenne e ubiquitario, responsabile del 76% della contaminazione delle acque.
 

Percorso Pfas nelle scuole.

Carissimi,
 
Sul Sito, vi seguo sempre con ammirazione, e agli studenti del Veneto racconto sempre la lotta che sostenete in Piemonte. Vi invio i due report finali del lavoro condotto con i pfas nelle scuole. 
 
A itinerario educativo finito, ringraziamo la stampa indipendente che ci ha seguito in quest’anno scolastico, credendo nel nostro lavoro Pfas con le nuove generazioni.
 
Donata Albiero.

Batteri mangia Pfas. Senza illudersi.

Un gruppo di ricerca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza ha individuato alcuni ceppi di batteri (MicrococcusRhodanobacterPseudoxanthomonas e Achromobacter) in grado di scomporre, degradare, “mangiare” i Pfas, molecole killer tossiche e cancerogene il cui legame carbonio-fluoro (C-F) è talmente robustissimo da essere praticamente indistruttibili nell’ambiente e negli anni (il tempo di dimezzamento del PFOA nel suolo è stimato in 92 anni). Per la loro persistenza e la capacità di bioaccumularsi negli organismi, sono stati denominati “forever chemicals”.
 
Le attuali tecnologie (filtri a carbone attivo, osmosi inversa, incenerimento, ossidazione chimica) raccolgono o separano i PFAS anziché distruggerli, generando residui contaminati e decisamente costosi da smaltire, e sono di per sé costose e ad alto consumo energetico. Si stima che la bonifica nell’Unione Europea potrebbe costare fino a 2.000 miliardi di euro in 20 anni (a patto di smettere da subito a produrle).
 
Ebbene, qualora dimostrata la loro innocuità sugli organismi umani, e passando dalla teoria sperimentale dei laboratori universitari alla realizzazione pratica, i batteri sarebbero, tutt’al più, una soluzione futuribile per quanto riguarda suoli e falde acquifere contaminate, se non utopica pensando che lo studio Greenpeace ha dimostrato che il 79% dei campioni di acqua potabile raccolti in Italia risultava contaminato da PFAS. A tacere che “Altroconsumo” ha realizzato un’indagine sulla quantità di acido trifluoroacetico (Tfa) presente nell’acqua che sgorga dalle fontanelle e dalle “casette dell’acqua” di 10 località italiane Piemonte, Toscana) nelle quali sono presenti anche le sorgenti di alcune acque minerali, precedentemente analizzate.
 
Comunque, la soluzione batteri appare del tutto impraticabile per quanto riguarda sangue e organi umani contaminati, a contrastare l’ecatombe di tumori, disfunzioni endocrine e ormonali, diabete colestrolo eccetera. L’eccidio può interrompersi solo con la messa al bando dei Pfas in tutti i settori industriali, dal packaging alimentare al tessile, dall’industria elettronica a quella aerospaziale, per finire con la farmaceutica. 

Matteo Salvini: “La prima centrale nucleare fatela nella mia Milano, nel mio quartiere, a Baggio”.

Sul nucleare le idee del governo (ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin) erano precise in fatto di date: “Per il 2029 il rilascio del provvedimento di autorizzazione unica e per il 2039 la messa in esercizio del deposito nazionale”. Poi proponeva di realizzare non uno, ma tre depositi per le scorie nucleari, uno al Nord, uno al Centro e uno al Sud. Però, dell’elenco delle 51 aree idonee presenti nella proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee (Cnai) ad ospitare il Deposito Nazionale, non è stata presentata alcuna autocandidatura da parte degli enti territoriali, né di destra né di sinistra.
 
Insomma, il Governo Meloni vuole riaprire le centrali nucleari ma non riesce nemmeno a gestire in maniera seria ed efficace la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi presenti attualmente nel nostro Paese (oltre 32.000 metri cubi a media bassa intensità) e del combustibile delle quattro centrali nucleari nazionali dismesse inviato in Francia e in Gran Bretagna per il suo riprocessamento, e che deve rientrare. Più di recente, Pichetto, dopo che a ottobre 2024, aveva proposto di ammodernare e ampliare  i siti esistenti (22) in attesa del deposito, ha parlato della convinzione ormai maturata che fossero necessari più depositi.
Ad esempio, nell’ex centrale nucleare di Caorso, in provincia di Piacenza, Sogin (società del governo) ha iniziato la demolizione della copertura del deposito temporaneo di rifiuti radioattivi denominata Ersma. La fine della ristrutturazione del deposito è prevista entro dicembre 2027, mentre la messa in esercizio, al termine dei collaudi, è programmata nel primo semestre 2028.
 
La struttura potrà ospitare fino a 2.100 metri cubi di rifiuti radioattivi di bassa e media attività prodotti esclusivamente dai lavori di dismissione della centrale di Caorso, tra i quali quelli che arriveranno dalle future operazioni di smantellamento dei componenti del reattore nucleare.
 
Dunque, benchè neppure è stata individuata la sorte delle scorie radioattive, la corsa al nucleare è ufficialmente iniziata con il governo che ha presentato il suo “Programma Nazionale per il nucleare sostenibile”: piccoli reattori nucleari sul medio termine, per poi concentrarsi nella ricerca sulla fusione nucleare sul lungo termine. Ebbene, i piccoli impianti modulari di terza e quarta generazione (americani e cinesi) sono una tecnologia tutt’altro che alla portata di mano. Mentre è decisamente futuristico l’obiettivo di realizzare un impianto a fusione nucleare entro il 2050: la ricerca sul campo è, al momento, a uno stato davvero primordiale.
 
Ovviamente non si punta sugli impianti di energie rinnovabili: fonti di energia sostenibili e non esauribili per produrre energia, principalmente elettrica o termica. Queste fonti includono l’energia solare, eolica, idroelettrica, geotermica e da biomasse. 

Il serial killer colpisce ancora decenni dopo la sua messa al bando.

La sostanza più temuta per la salute umana è ancora oggi considerata l’amianto (o asbesto). La Lombardia è la prima regione per numero di malattie professionali legate all’amianto. Fra il 2022 e il febbraio 2024, in Lombardia le strutture sanitarie hanno segnalato telematicamente 1.838 casi di mesotelioma e tumori polmonari riferiti a pazienti impegnati in settori con rischio esposizione amianto come l’edilizia, l’industria metalmeccanica e metallurgica. La maggior parte, pari al 32%, è stata rilevata nella provincia di Brescia; seguono la Città metropolitana di Milano con il 23% e, di poco sotto, la Bergamasca con il 22%.
 
In Lombardia, in poco più dell’ultimo biennio, si è arrivati alla segnalazione telematica di 1.838 casi di mesoteliomi e tumori polmonari. Per esattezza il 40% delle segnalazioni proviene da reparti ospedalieri, il 58% da strutture ospedaliere in cui ha sede una Unità operativa ospedaliera di medicina del lavoro e il restante 2% da medici di base. Il mesotelioma nel periodo considerato è segnalato il doppio rispetto al tumore polmonare: nel 2022 il 69% contro il 31%, nel 2023-inizio 2024 il 67% contro il 33%. Se si considera un arco di tempo che va dal 2000 al 2023, emerge che in Lombardia sono stati segnalati 15.024 casi sospetti. La diagnosi di mesotelioma maligno è stata considerata certa per 6.839 casi (pari all’80,7%) e probabile per 601 (pari al 7,1%).
 
L’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Organizzazione Internazionale del Lavoro hanno stimato che oltre il 70% dei decessi per tumori di origine professionale, a livello mondiale, è riconducibile all’esposizione all’amianto.
Inail ha considerato i dati sulle malattie professionali asbesto correlate nel quinquennio 2019-2023: sono in media 1.269, ovvero il 6% del totale di 19.918. Mediamente, ogni anno, i decessi dovuti a queste malattie sono il 40% (501 casi). In Italia, nel 2021 sono stati registrati 1.409 nuovi casi di persone con mesotelioma, pari al 43% del totale dei tumori professionali, il numero più alto di tutta l’Europa.
 
Tra il 2010 e il 2020, ogni anno in Italia, sono decedute per mesotelioma in media 1.545 persone (1.116 uomini e 429 donne) per un totale di quasi 17.000 casi. La mortalità per mesotelioma in Italia ha avuto un andamento crescente dal 1980 (messa al bando), con un picco atteso nei prossimi anni.
Le terapie disponibili possono rallentare la progressione del mesotelioma e migliorare la qualità della vita, ma la guarigione completa è rara (sopravvivenza tra 6 e 18 mesi).
 
(P.S. IL RICAVATO DEI LIBRI, DISPONIBILI A CHI NE FA RICHIESTA, EDITATI SUL NOSTRO SITO WWW.RETE-AMBIENTALISTA.IT È INTERAMENTE DEVOLUTO ALLA RICERCA PER LA CURA DEL MESOTELIOMA).

Cento anni di veleni non sono bastati.

La Regione Liguria ha indicato Cengio in Valbormida , con Cairo e Vado Ligure, come possibile sede per un inceneritore (pardon, termovalorizzatore) dove bruciare i rifiuti: la Liguria produce 326 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati l’anno.
 
I sindaci interessati finora hanno detto no, ma qualcuno, forse intenerito dalle compensazioni, pare vacilli.
 
A Vado Ligure, a due passi da Savona, la centrale a carbone – chiusa nel 2016 dopo un’inchiesta giudiziaria – secondo uno studio epidemiologico del Cnr avrebbe causato quasi quattromila morti.
 
A Cairo, il capoluogo della Valbormida con 40 mila abitanti, il paesaggio è ancora ingombro degli scheletri di fabbriche chimiche – come la Ferrania – ormai abbandonate. Qui abbiamo ancora l’Italiana Coke. Il benzopirene ancora all’inizio del 2025 ha mostrato limiti superiori fino a 13 volte ai valori obiettivo.
 
L’Acna ha chiuso nel ’99 (dopo un secolo di lotte contro acido solforico, dinamite, gas tossici per la guerra d’Abissinia, defolianti per il Vietnam, poi coloranti) ma la bonifica di Eni Rewind non è nemmeno finita.
Clicca qui, tratto dal “manuale” di Michele Boato “Quelli delle cause vinte”, il capitolo di Lino Balza “I contadini, con un secolo di lotte, salvano la Val Bormida dall’Acna”.

Più microplastiche nelle bottiglie di vetro che in quelle di plastica.

A determinare che le bevande contenute nelle bottiglie di vetro sono contaminate da più microplastiche (da 5 a 50 volte) di quelle all’interno di bottiglie di plastica e lattine di metallo, è stato un team di ricerca francese guidato da scienziati dell’Agenzia francese per la sicurezza alimentare (ANSES). Gli scienziati spiegano che, probabilmente, le microplastiche si staccano da minuscoli graffi (non visibili a occhio nudo) che si creano quando vengono stoccati i tappi per sigillare le bottiglie. Secondo gli autori dello studio prevenire questa contaminazione è semplice: si può usare un metodo che soffia aria sui tappi, che successivamente devono essere puliti con acqua e alcol, prima di chiudere le bottiglie. Ciò ridurrebbe del 60 percento la contaminazione da microplastiche.
 
Un recente studio condotto da scienziati dell’Università di Agraria e Forestale dello Zhejiang (Cina) ha evidenziato che microplastiche e nanoplastiche innescano ossidazione, infiammazione, morte cellulare, neurodegenerazione e altri danni e lesioni, che sono associati a cancro, malattie cardiovascolari e altre patologie. Le microplastiche onnipresenti rendono i batteri resistenti ad antibiotici comuni. Bloccano i vasi sanguigni del cervello come coaguli di sangue. È stato calcolato che ogni anno inaliamo e ingeriamo fino a mezzo chilogrammo di plastica.

Basta violenze contro i disabili.

«È di queste ore l’ennesima drammatica notizia di violenze commesse a danno di persone con disabilità in una comunità del Piemonte, che ha portato all’arresto di sette operatori sociosanitari e di uno psicoterapeuta. A questo punto è naturalmente fondamentale che ai responsabili di questi abusi siano comminate pene esemplari, ma è altrettanto urgente promuovere e allargare la riflessione, per indagare sulle cause strutturali che rendono possibili gli abusi…
 
Le famiglie, o lo Stato, pagano cifre elevatissime: tra i 5.000 e 10.000 euro al mese per ogni ospite, a seconda delle necessità assistenziali. Ma chi controlla davvero come vengono spesi questi soldi? Chi verifica concretamente la qualità della vita all’interno delle strutture? Come operano in concreto i Servizi presenti sul territorio? Che ruolo hanno le Associazioni di familiari? Chi ascolta le famiglie quando denunciano situazioni di abuso o maltrattamento?

Boicottaggio prodotti israeliani.

Coop Alleanza 3.0, la più grande tra le cooperative di consumatori del sistema Coop, toglie dai suoi supermercati alcuni prodotti israeliani e vende la Gaza Cola, i cui ricavati servono a raccogliere fondi per la popolazione palestinese.
Ma qual è la storia di questa rivoluzionaria bevanda? La Gaza Cola è stata prodotta da un gruppo di palestinesi, guidati dall’attivista dei diritti umani e regista Osama Qashoo.
Il ricavato dalle vendite viene utilizzato per finanziare un progetto in loco e quello scelto da Qashoo è la ricostruzione dell’ospedale Al Karama, nel nord della Striscia.
“Non si può rimanere indifferenti – spiegano dalla cooperativa – davanti alle violenze in corso nella Striscia di Gaza e al blocco degli aiuti umanitari.”

10.000 operai indagati.

Il successo delle due manifestazioni a Roma contro il riarmo, così come della protesta operaia a Bologna, è dimostrato non solo dalla partecipazione della gente. Ma anche e soprattutto dall’agorafobia del sistema mediatico e del governo, che fanno di tutto per svuotare le piazze. Il dl Sicurezza ha svelato tutta la sua follia alla prima prova su strada, anzi su tangenziale: quella occupata pacificamente per 1,5 km l’altroieri dai metalmeccanici per il nuovo contratto. La zelante Questura ha comunicato che “i dimostranti verranno denunciati, anche alla luce del nuovo dl Sicurezza in materia di blocchi stradali”: quello che punisce chi manifesta su strade o ferrovie con la galera fino a un mese se è da solo e fino a 2 anni se gli organizzatori sono più persone.
 
Come i 10 mila operai di Bologna, che ora vanno identificati e indagati uno a uno, poi avvisati della fine-indagini per poter chiedere di essere interrogati e citare testimoni, poi convocati per l’udienza preliminare (in un palasport o in uno stadio, capaci di contenere 10 mila imputati e i loro difensori), e così per i processi di primo, secondo e terzo grado, che si concluderanno – in caso di condanna – con qualche giorno o mese di carcere a testa, ovviamente finto: fino a 2 anni c’è la condizionale e comunque le pene fino a 4 anni si espiano ai domiciliari o ai servizi sociali. E, almeno per chi non ha fatto nulla di male, è meglio così: sennò basterebbe un solo processo a mandare in tilt le carceri già affollate, aggiungendo 10 mila detenuti agli attuali 62.500. Senza contare tutti gli altri sit-in su strada o ferrovia con migliaia di persone, che potrebbero raddoppiare o decuplicare la popolazione carceraria. Immaginate poi quanti poliziotti, cancellieri, impiegati, pm e giudici dovranno occuparsi di questi processi inutili, rubando tempo, uomini e fondi a una Giustizia già ridotta a macchina trita-acqua che non riesce più a perseguire le condotte pericolose.
Però non tutto il male viene per nuocere: se il governo è così ossessionato da chi protesta e dissente, vuol dire che ne ha paura.

Rispondo come medico e politico.

 Egregio sig. Balza,
                                 ho letto con attenzione la lettera aperta (https://www.rete-ambientalista.it/2025/05/30/fermare-subito-le-produzioni-inquinanti-di-solvay/) che è stata pubblicata sul sito del “Movimento di lotta per la salute Maccacaro”, coinvolgendomi, come medico e come Presidente della Commissione Sicurezza e Ambiente del Comune di Alessandria, sul problema PFAS.
Ricopro il ruolo di Presidente dal luglio 2022, la mia Commissione ha
affrontato il problema dei PFAS numerose volte, tanto che più del 50%
delle convocazioni è stato dedicato ai composti perfluoroalchilci. In
audizione abbiamo ascoltato più volte: dirigenti del Comune, medici
dell’Ospedale di Alessandria, avvocati delle parti civili nel processo
in corso per presunto disastro ambientale colposo,  rappresentanti
dell’ASL di Alessandria, dell’Arpa di Alessandria e Torino,
dell’Università del Piemonte Orientale, delle associazioni
ambientaliste. Nella prima seduta abbiamo invitato l’ing. Claudio
Lombardi, già assessore all’ Ambiente del Comune, per cercare di dare
continuità al suo lavoro.

Grazie ai lavori della Commissione siamo riusciti a portare in
Consiglio comunale, approvandola all’unanimità, la proposta popolare di
deliberazione presentata da 300 cittadini della Fraschetta, poi
trasformata in un atto di indirizzo e in un ordine del giorno. Sempre in
Consiglio comunale ho presentato una mozione, approvata all’unanimità,
che sollecitava Camera e Senato a produrre una legge quadro sui PFAS.
Negli ultimi mesi in Commissione è passato anche l’approvazione
dell’istituzione dell’Osservatorio sulla qualità dell’ambiente.

Si poteva fare di più? Certamente sì, visto la gravità della
situazione ambientale-sanitaria, che mi preoccupa come medico e come
politico.  Siamo ben consapevoli che se il problema PFAS è il più
urgente da affrontare, ma l’inquinamento della zona data da oltre un
secolo. La presenza ubiquitaria di numerosi composti chimici come il
cromo esavalente, ma l’elenco sarebbe ben più lungo, non è mai stata
affrontata con un’opera di bonifica ambientale.

Riteniamo però che rispetto alla legislatura precedente si siano fatti
numerosi passi in avanti. Le Commissioni comunali non hanno un ruolo
esecutivo, ma di proposta, di controllo, di approfondimento dei
problemi.Stiamo lavorando ad alcune iniziative importanti e alla luce anche
della recente sentenza del Tribunale di Vicenza e delle prese di
posizione di numerosi Ordini dei medici, italiani ed europei, cercheremo
di arrivare a risultati concreti.

La saluto cordialmente, Adriano Di Saverio

Dalla “battaglia di Marengo” alla “battaglia di Spinetta Marengo”.

La battaglia napoleonica di Marengo del 14 giugno 1800 contro gli austriaci viene rievocata ad Alessandria ogni anno. La battaglia di Spinetta Marengo contro i belgi di Solvay viene commemorata ogni giorno negli ospedali e nei cimiteri, ma anche in piazza ad esempio il 14 giugno con il presidio organizzato dal gruppo “Vivere in Fraschetta”, il Comitato che anch’esso si oppone al tentativo di “strozzare” il processo bis per disastro ambientale (il primo sancito dalla Cassazione) tramite   un assolutorio patteggiamento con la Procura da consumarsi addirittura davanti al GUP Giudice Udienza Preliminare.
 
Tra le parti civili, rifiutano apertamente l’idea di patteggiamento Greenpeace, Legambiente, Movimento di lotta Maccacaro, CGIL, ISDE, Comitato Stop Solvay e gli altri Comitati, tra cui Vivere in Fraschetta. Stessa intenzione per il WWF. Ambigue Pro Natura e Medicina democratica. Mentre pesa come un macigno l’accordo (l’elemosina di 100mila euro di Solvay stigmatizzata da tutti) per l’uscita del Comune di Alessandria dal processo: infatti ha lo scopo di fare da apripista ai patteggiamenti con Regione Piemonte e Governo.
 
“Vivere in Fraschetta” raggruppa in particolare i pensionati iscritti alla CGIL nei sobborghi di Alessandria, tant’è che si è rivolta per un intervento al segretario Maurizio Landini, perorando che siano fermate le produzioni inquinanti della Solvay (Syensqo) di Spinetta Marengo. Il 14 giugno, con indosso la maglietta “No Pfas” ha appunto organizzato un presidio per denunciare ancora una volta che nel territorio si registrano i livelli più alti di contaminazione in Italia ad opera dell’unica fabbrica attiva nel Paese.  Non si può continuare a vivere in un territorio inquinato dove la popolazione neppure è sottoposta a monitoraggio di massa, pur in presenza di storiche indagini epidemiologiche che evidenziano  il costante superamento delle  soglie di malattie e mortalità.  

Stop Pfas, anche in ambito sanitario. Senza eccezioni.

“L’unico modo efficace per proteggere i cittadini della UE dall’esposizione ai PFAS è quello di interrompere l’uso dei PFAS. Anche in ambito sanitario”. Lo scrivono associazioni e professionisti del settore medico, tra cui medici, infermieri, operatori sanitari da tutta Europa, in una lettera alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, al vicepresidente esecutivo per l’industria Stéphane Séjourné e alla commissaria all’ambiente Jessika Roswall.
 
Tra i firmatari, soggetti che si occupano della salute delle persone, bambini in particolare: dal Dipartimento di oftalmologia del Centro medico universitario di Leiden, Paesi Bassi, all’International Network on Children’s Health Environment & Safety (INCHES), dalla Società islandese dei medici per l’ambiente al Centre for Sustainable Hospitals danese all’Associazione dei medici di sanità pubblica olandesi; e poi oltre un centinaio di professionisti della salute: pediatri, medici di base, infermieri, anestesisti, endocrinologi…
La lettera giunge mentre l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) discute della proposta di restrizione per circa 10.000 composti della famiglia dei PFAS avanzata da 5 Paesi UE (Germania, Danimarca, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia). Questo dossier “prevede deroghe fino a 13,5 anni per alcuni dispositivi medici”.
 
Deroghe che considerando che la restrizione non entrerà in vigore prima della fine di questo decennio, “le aziende avrebbero fino a 20 anni per eliminare gradualmente i PFAS da alcuni dispositivi medici”.
 
Ebbene, afferma il documento “noi rifiutiamo fermamente l’uso dell’assistenza sanitaria come giustificazione per l’inattività sulla crisi dell’inquinamento da PFAS”.
 
E a chi risponde (l’industria) che nel settore sanitario non esistono alternative, ricordano il lavoro di “colleghi che hanno già iniziato a eliminare gradualmente i PFAS nella loro pratica quotidiana”. Ricordano ad esempio che molte sale operatorie in Europa “hanno già smesso di usare i gas anestetici e sono passate all’anestesia endovenosa” eliminando così le emissioni di gas fluorurati dalle loro pratiche grazie ad una procedura “altrettanto sicura, con meno effetti collaterali”. Un altro esempio di pratiche virtuose PFAS-free è la nuova direttiva olandese che promuove la prescrizione “consapevole del clima”: che incoraggia i medici nella prescrizione di “inalatori a polvere secca invece di inalatori dosati a base di propellenti che si basano sui gas fluorurati”.
Non ci sarebbe dunque ragione, affermano i firmatari della lettera, per fare della filiera dei dispositivi medici un’eccezione al bando dei PFAS“Sosteniamo pienamente la proposta di restrizione universale, compresi i periodi di transizione concessi per i dispositivi medici essenziali. Questa restrizione è necessaria per guidare l’innovazione nel settore e per incentivare e accelerare lo sviluppo di alternative più sicure e sostenibili”

Allarme Pfas? Cambiamogli il nome.

L’ “Unione internazionale della chimica pura e applicata” (IUPAC, l’ente che raggruppa organizzazioni accademiche, singoli scienziati e 70 aziende del settore) vorrebbe cambiare la definizione dei Pfas per evitare blocchi alla produzione, ovvero crollo degli enormi profitti,  come POTREBBE avvenire per la Solvay (Syensqo) di Spinetta Marengo alla luce sinistra dei dati ambientali e sanitari, anzi, come DOVREBBE avvenire secondo le mobilitazioni delle organizzazioni, associazioni e comitati, ma anche di Stati europei, che chiedono di mettere al bando le cancerogene  sostanze perfluoroalchiliche che si accumulano indistruttibili nell’organismi, benchè nessuna sia indispensabile ma tutte sostituibili.
L’intento dello IUPAC, nel quale si intravede la “longa manus” della lobby chimica, è ridurre i parametri, relativi alle caratteristiche chimico-fisiche della famiglia dei Pfas, necessari per vietarli. Il trucco per mantenere il “far west normativo” consisterebbe nel cambiare un atomo per ottenere una molecola diversa, più “leggera”, ma che comunque manterrebbe le stesse devastanti peculiarità della precedente: bioaccumulo, persistenza, mobilità nell’ambiente. La mossa dello IUPAC rientra nella strategia di allungare i tempi di sopravvivenza delle produzioni incriminate, come sta facendo Solvay nel corso del processo penale di Alessandria strozzandolo tramite la manovra del patteggiamento assolutorio con Procura e Parti civili. Insomma, a mano a mano che un Pfas viene dichiarato ufficialmente cancerogeno (Pfoa) è pronto un sostituto (cC6O4, ADV): “a catena corta”, peggio del precedente.
Nello IUPAC è fortemente impegnato il coordinatore italiano, Pierangelo Metrangolo, professore ordinario di chimica al Politecnico di Milano, ma soprattutto, da ben 20 anni responsabile della partnership con Solvay Solexis sui nuovi materiali chimici, impegnandosi a brevettare diversi Pfas, cavillandoli in gruppi e sottogruppi, sofisticandoli  in base a proprietà fisico-chimiche e profili di tossicità, comunque tutti mai definiti “innocui” ma, al più, “meno pericolosi” “meno bioaccumulabili” “meno tossici” “meno cancerogeni”. “L’astuto” accorgimento sarebbe non vietarli ma ridurne le quantità ingerite e inalate. Sul concetto di Metrangolo la più entusiasta (che potremo ascoltare nel processo di Alessandria, se non passerà il rito alternativo) è Patrizia Maccone, lei quanto meno non sospettabile di conflitto di interessi essendo trasparente manager di Syensqo Solvay dopo essere stata responsabile del settore fluoropolimeri di Ausimont.
La manovra dello IUPAC si contrappone alle ricerche sviluppate negli ultimi trent’anni dalla letteratura scientifica internazionale, e infatti  contro di essa  si è schierato il gruppo di scienziati indipendenti pubblicando una lettera sulla rivista scientifica Environmental Science&Technology a difesa dell’attuale definizione di Pfas, adottata dalla Commissione europea: “Il tentativo dello IUPAC è dettato da ragioni politiche ed economiche, piuttosto che scientifiche”

Fibre anticolesterolo. Anche anti Pfas?

Non esistono interventi per ridurre i Pfas una volta entrati nell’organismo umano, dove è scientificamente assodato che gli “inquinanti eterni” sono associati al cancro, all’alterazione del sistema endocrino e all’aumento del colesterolo nel sangue.  E ampiamente dimostrato che l’esposizione ai Pfas può aumentare il colesterolo totale e quello Ldl (colesterolo cattivo). Nell’ambito di uno studio relativo al colesterolo, pubblicato su “Environmental Health”, un team di scienziati canadesi, mentre indagava sull’assunzione di fibre alimentari per ridurre il colesterolo nel sangue, ha notato che, in coloro che assumevano un integratore di fibre, alcuni Pfas specifici si sono ridotti drasticamente dopo l’intervento.
 
L’ipotesi, tutta da dimostrare in futuro, è che le fibre alimentari potrebbero ostacolare l’assorbimento o il riassorbimento dei Pfas formando un gel che riveste l’intestino e intrappola sostanze come gli acidi biliari, che hanno una struttura chimica simile a quella dei vari Pfas. Queste fibre gelificanti si trovano comunemente in alimenti come avena e orzo.

Solvay manovra da sempre il parlamento italiano.

Sono consapevoli che l’unica soglia sicura per la salute è “lo zero tecnico”. Ovvero il divieto assoluto di uso e produzione dei Pfas. Eppure, la potente lobby chimica della Solvay manovra da sempre il parlamento italiano. Piuttosto che la messa al bando di produzione e uso, la Commissione affari sociali del Senato (con il visto della Commissione bilancio) ha, infatti, dato il suo via libera al decreto legislativo che fissa a 20 nanogrammi per litro i livelli consentiti dei Pfas ((PFOA, PFOS, PFNA e PFHXS): una soglia superiore anche dieci volte rispetto ai limiti restrittivi adottati in altri paesi europei, come la Danimarca (2 nanogrammi per litro) o la Svezia (4 nanogrammi per litro). Nonchè ha fissato 10 microgrammi per litro per il TFA (acido trifluoroacetico).
 
Questo benchè l’Italia annoveri gli epicentri più gravi del disastro ambientale europeo legato ai PFAS, in particolare in Veneto (350mila persone esposte) e in Piemonte (che ospita a Spinetta Marengo l’unico stabilimento produttivo). Con tassi di cancro e mortalità superiori alla media nelle aree contaminate. Ma campioni positivi si trovano in ogni regione italiana. E, nonostante l’emergenza i controlli sui PFAS nelle acque potabili sono per lo più assenti o limitati a poche aree geografiche.
 
In questo deficitario contesto, si calerà la direttiva europea 2020/2184 che impone dei limiti normativi a partire dall’inizio del 2026, limiti superati dalle più recenti evidenze scientifiche: quelle ad es. diffuse dall’EFSA, tant’è che l’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) ha dichiarato che i limiti in via di adozione sono inadeguati a proteggere la salute umana. Infatti, hanno già adottato valori più bassi numerose nazioni europee (Danimarca, Paesi Bassi, Germania, Spagna, Svezia e la regione belga delle Fiandre),  e gli Stati Uniti … a rischio Trump.

Forever Pollution Project contro la campagna della lobby Pfas.

La situazione europea è talmente intollerabile che 94 organizzazioni europee, che rappresentano milioni di persone, hanno inviato una lettera a Ursula von der Leyen esortandola ad “agire con audacia e chiarezza” contro quello che è diventato il “veleno del secolo” e probabilmente “la più grave crisi di inquinamento che l’umanità abbia mai affrontato”, dunque per vietare i PFAS.
Di fronte c’è la lobby di Solvay & Co. Infatti, Il gruppo europeo di giornalisti Forever Pollution Project ha indagato sulla campagna orchestrata di lobbying e di disinformazione da parte dell’industria PFAS e dei suoi alleati, con l’obiettivo di annacquare la proposta dell’UE di vietare “per sempre le sostanze chimiche” e spostare l’onere dell’inquinamento ambientale sulle società. L’indagine transfrontaliera e interdisciplinare ha calcolato per la prima volta il costo sbalorditivo della “bonifica” della contaminazione da PFAS in Europa se le emissioni rimangono senza restrizioni: 2 trilioni di euro in un periodo di 20 anni, una fattura annuale di 100 miliardi di euro. Questo però solo se smetteremo immediatamente di produrli e diffonderli. Costo a carico pubblico o dell’inquinatore?
Quando si parla di “bonifica” bisogna usare le virgolette, in quanto una bonifica definitiva è impossibile perché i Pfas (molecole a “catena lunga” o, peggio, “corta” o “ultrasonica”) sono praticamente indistruttibili in qualsiasi matrice ambientale (aria acqua suolo pioggia ciminiere rifiuti discariche fogne depuratori falde fiumi agricoltura cibi e bevande), ineliminabili con filtri o incenerimenti, e in definitiva ineliminabili nel sangue umano (già presenti nel feto). Da qui la definizione di forever chemicals, sostanze chimiche eterne. Quello che si può fare è bloccarne la diffusione, mettere in sicurezza le popolazioni. 
Dunque, la soluzione ecologica e sanitaria ed economica è: immediatamente chiudere le fabbriche che li producono ed eliminare i Pfas dall’infinità di oggetti che usiamo nella vita quotidiana (dalle padelle antiaderenti al fino interdentale, passando per   imballaggi alimentari, tessuti antimacchia abbigliamento impermeabile, frigoriferi, condizionatori e perfino inalatori per l’asma eccetera), a tacere gli utilizzi nel settore militare.
Forever Pollution Project ha mappato la diffusione dei PFAS in Europa individuando 23mila siti contaminati, 20 impianti di produzione ancora attivi e più di 21mila siti ritenuti pericolosi. Alla diffusione di questi dati è seguito il tentativo di Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia di inserire una “restrizione universale” nel regolamento europeo sulle sostanze chimiche (REACH, Registration evaluation authorisation and restriction of chemicals).
E immediatamente c’è stata la levata di scudi degli lobbisti finanziata dai miliardi del settore chimico (Fluoropolymers Plastics Group: Syensqo Solvay e Arkema in Europa) ma anche dei settori di batterie, tecnologie mediche e farmaceutiche, semiconduttori e altri ambiti manifatturieri, e soprattutto del settore degli armamenti.
Le tattiche usate sono sempre le stesse: studi orientati, finanziati e diffusi dall’industria del settore, lobbying diretto, creazione di reti di alleati a supporto delle aziende, impiego di consulenti e grandi studi legali privi di attendibilità scientifica. Insomma, assomiglia, in tutto e per tutto, alle campagne di boicottaggio nei confronti della legislazione sul tabacco, sui combustibili fossili o sul gas. La lobby insiste particolarmente sulle “deroghe” di esenzione dal bando totale: Solvay Syensqo sui fluoropolimeri di Spinetta Marengo.
Neppure l’appello delle 94 organizzazioni europee pare destinato a fare breccia nella chioma di Von der Leyen, troppo impegnata a fare la guerra alla Russia (anzi, i Pfas sono un business per gli armamenti). Non a caso alcuni paesi, come Francia, Danimarca e Paesi Bassi, stanno già introducendo divieti più rapidi per specifici prodotti contenenti PFAS. Per le acque potabili i limiti attuali delle leggi italiane sono di 0,50 microgrammi (µg/l) per il “Pfas totale” e di 0,10 microgrammi per la “somma di Pfas”, mentre in Danimarca il limite di legge in vigore è di 0,002 microgrammi per Pfoa, Pfos, Pfna, Pfhxs. ll Governo danese stanziando 54 milioni di euro è stato il primo in Europa ad approvare un Piano d’Azione Nazionale per prevenire, contenere e bonificare le contaminazioni da PFAS.  La Francia ha approvato una legge che proibisce l’uso di Pfas per cosmetici, prodotti a base di cera, impermeabilizzanti per abbigliamento, vestiti e prodotti tessili.
Per quanto riguarda in Italia l’attività di lobbing della Solvay sui decisori politici (parlamento, comune, regione ecc.) per influenzare il processo decisionale, stiamo ampiamente documentando.

Longa manus di Solvay sulla politica, dalla destra alla sedicente sinistra.

La potenza PFAS della lobby chimica capitanata da Solvay, in grado di condizionare pesantemente il Parlamento, è di evidenza plastica nel tergiversatore Ordine del giorno presentato alla Camera dai deputati. https://www.camera.it/leg19/995?sezione=documenti&tipoDoc=assemblea_allegato_odg&idlegislatura=19&anno=2025&mese=03&giorno=10.
Viene a malapena citato lo storico avvelenamento aria-acqua-suolo del territorio di Alessandria ad opera dello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo: unico sito di produzione PFAS in Italia, della quale la chiusura -immediata- è invece la “conditio sine qua non” per avviare seriamente lo stop della tragedia ecosanitaria dei cancerogeni PFAS. Di conseguenza, non si chiede una legge nazionale di messa al bando –immediata- della produzione.
D’altronde tra i deputati firmatari primeggia Sergio Costa, ex poliziotto, generale dei carabinieri forestali, vicepresidente della Camera, il quale, da “ministro dell’ambiente nei governi Conte I e II”, annunciò più volte e solennemente addirittura di “fissare il limite zero Pfas”, salvo affossare il Disegno di legge di Mattia Crucioli, senatore del suo stesso partito, che metteva al bando in Italia la produzione Pfas (Solvay, Spinetta Marengo) e il suo uso industriale e nei consumi, nonché stabiliva le procedure di bonifica (https://www.edocr.com/v/kv5mnoyz/bajamatase/crucioli-ddl). Costa fu dai Comitati ridicolizzato e contestato in piazza  “Con la salute dei nostri figli non si scherzi”, eppure attualmente è coordinatore nazionale del comitato “Pianeta 2050”, piattaforma interna al M5S che si occupa di politiche ambientali, agricole, alimentari e protezione animali. (sic).

Occultati centinaia di morti sul lavoro.

Carlo Soricelli curatore dell’osservatorio di Bologna morti sul lavoro http://cadutisullavoro.blogspot.it :
Da 18 anni denuncio che vengono occultati centinaia di morti sul lavoro ogni anno, ma nessuno di voi è mai venuto a vedere se quello che scrivo è vero, anche quest’anno già oltre 150: sono agricoltori lavoratori i nero, appartenenti a categorie diverse da INAIL, itinere ecc. ma prima o poi dovrete confortarvi e venire fuori dal vostro guscio e rispondere ai cittadini del vostro silenzio. rispetto al 19 giugno del 2024 siamo a soli-9 morti, ma nel 2024 ci sono stati ben 1486 morti, l’anno più tragico da quando ho aperto l’Osservatorio, tanto per fare un confronto il 19 giugno del 2008 i morti sui luoghi di lavoro escluso itinere furono 288 con un aumento del 37% rispetto ai 490 di quest’anno. Ma vi racconteranno balle per nascondere che c’è una lobby potentissima sulla Sicurezza e sul fallimento della politica su questo fronte. Ma sapete che muoiono anche i non assicurati a INAIL?

Il “grande fratello G7” e il nuovo “Ministero della verità” di Orwell.

La dichiarazione orwelliana del G7 ha descritto gli attacchi militari di Israele contro l’Iran come “autodifesa”. Distorcendo il linguaggio per adattarlo ai fini politici, il comunicato normalizza l’aggressione e offre una copertura diplomatica alle ripetute violazioni del diritto internazionale da parte di Israele. Invece di condannare la pericolosa escalation israeliana, il G7 ricorre a vaghi appelli alla “de-escalation”, avallando di fatto l’impunità sotto l’egida della neutralità.

Vistosamente assente dalla dichiarazione era qualsiasi riferimento all’uso della fame da parte di Israele come arma contro 2,3 milioni di palestinesi a Gaza, alla violazione da parte di Israele dell’accordo di cessate il fuoco in Libano o ai suoi bombardamenti pluriennali sulla Siria. Di fatto, il G7 si è ora allineato pienamente alle guerre senza fine di Netanyahu.

Il programma nucleare iraniano è stato recentemente confermato dal capo dell’intelligence statunitense, in una testimonianza al Congresso, in cui ha affermato che l’Iran non sta costruendo un’arma nucleare… Continua cliccando qui Jamal Kanj

In queste guerre bisogna usare l’arma più forte.

Mohandas K. Gandhi è stato della nonviolenza il più grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d’intervento politico e sociale e principio d’organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza.
Che cos’è la nonviolenza.
1. La nonviolenza è la legge della razza umana ed è infinitamente più grande e più potente della forza bruta.
2. Essa non può essere di alcun aiuto a chi non possiede una fede profonda nel Dio dell’Amore.
3. La nonviolenza offre la più completa difesa del rispetto di se stesso e del senso dell’onore dell’uomo, ma non sempre garantisce la difesa della proprietà della terra e di altri beni mobili, sebbene la sua pratica continua si dimostri anche nella difesa di questi ultimi un baluardo migliore del possesso di uomini armati. La nonviolenza, per la sua stessa natura, non è di nessun aiuto nella difesa dei guadagni illegittimi e delle azioni immorali.
4. Gli individui e le nazioni che vogliono praticare la nonviolenza debbono essere pronti (le nazioni fino all’ultimo uomo) a sacrificare tutto tranne il loro onore. La nonviolenza dunque è incompatibile con il possesso di paesi di altri popoli; vedi ad esempio l’imperialismo moderno, il quale deve chiaramente basarsi sulla forza per difendersi.
5. La nonviolenza è un potere che può essere posseduto in egual misura da tutti – bambini, ragazzi, ragazze e uomini e donne adulti, posto che essi hanno una fede profonda nel Dio dell’Amore e che quindi possiedano un uguale amore per tutto il genere umano. Quando la nonviolenza viene accettata come legge di vita essa deve pervadere tutto l’essere e non venire applicata soltanto ad azioni isolate.
6. E’ un profondo errore supporre che questa legge sia applicabile per gli individui e non lo sia per le masse dell’umanità.
 
Clicca qui l’opuscolo “Gandhi testimone della nonviolenza”.

Occorre una insurrezione.

Occorre un’insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori più atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalità che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all’umanità.

Repressione con l’esercito contro gli antimilitaristi.

Ancora repressione del dissenso. Lacrimogeni e un elicottero usato come sfollagente per disperdere la manifestazione che il movimento antimilitarista “A foras” ha organizzato davanti alla base di Decimomannu contro la massiccia presenza militare in Sardegna e contro ogni logica di guerra.
 
Ancora prima che la protesta iniziasse, tutti i manifestanti sono stati identificati e quando si sono avvicinati alla recinzione della base, prima sono partiti i lacrimogeni e poi un elicottero è planato a volo radente sul corteo per disperderlo con lo spostamento d’aria, una tecnica pericolosa e fuorilegge tranne in casi di estrema necessità. Un vasto incendio è stato provocato dal contatto dei lacrimogeni con le stoppie dei campi intorno al poligono.

Esami di maturità complicati per gli studenti con disabilità.

«Per gli studenti e le studentesse con disabilità che si preparano a sostenere gli esami di maturità , si pone da tempo un problema, nel caso in cui si avvalgano del cosiddetto “PEI semplificato” (Piano Educativo Individualizzato), basato cioè su “prove equipollenti”. Ma una recente Circolare del Ministero, anziché semplificare le cose, le ha ulteriormente complicate. Clicca qui Quali esami di maturità per gli studenti e le studentesse con disabilità?

Spiaggia libera a tutti.

Da oggi, 16 giugno, e fino all’8 settembre, nel cuore balneare di Rimini, si può accedere al servizio “Spiaggia Libera Tutti”, pensato per chi ama il mare e desidera viverlo senza barriere, con una gamma di servizi gratuiti pensati per garantire un’esperienza piacevole e inclusiva e una particolare attenzione alle persone con disabilità motorie, sensoriali o cognitive. Clicca Apr a Rimini “Spiaggia Libera Tutti”

Sgomento.

Sgomento. Purtroppo, non c’è altra parola che questa per esprimere la nostra reazione di fronte alla turpitudine a cui, abusando dello Stato che tiene in mano, sono giunti gli autori del genocidio di Gaza e ora della terroristica, “prossima guerra alla vittoria” ma senza essere stata dichiarata, contro i fratelli iraniani.
Sgomento per i valori dell’Occidente. Sgomento per una Europa che agisce ottimamente in obbedienza e in difesa del sacro nome di Ebrei, esponendolo al pubblico oltreraggio. Sgomento per il possibile “suicidio di Israele”.
Clicca qui, da “Prima Loro”, Raniero La Valle.

La caccia aiuta il paesaggio e la ricerca scientifica?

Gentile Rete ambientalista,
vi scrivo in merito al vostro trafiletto “LIBERA CACCIA … VOTI!”
E’ molto curioso il vostro modo di esprimere dissenso per la scelta
politica di valorizzare la caccia rispetto alla biodiversità e cerco di
spiegare perchè dico questo.
Continua cliccando qui Costanza Tuor.

Ecco Tera e Aqua di giugno-luglio.

Se clicchi qui sotto:
ti appare TERA e AQUA di giugno-luglio 2025 con:
Riarmo per la 3a guerra mondiale Facciamoci sentire il 21 giugno. Gaza guerra assurda. Parla l’ex ambasciatore israeliano. Riarmo. Veneto in affari con l’industria militare
Cosa rimarrà del messaggio di papà Francesco? Ecco tutti i peccatori del clima. Basta veleni, basta vigneti. Brugnaro VE rischia di guadagnare decine di milioni auto-espropriandosi
Palude VE. L’assessore vende a 2,7 milioni un terreno valutato 21mila euro. Pannelli sì, ma non sulla campagna. due vittorie. Morti estive cresciute del 10% in 5 anni. In tre vini italiani 100 volte PFAS che nelle acque minerali. Poesie da Gaza.

Il “Centro di iniziative per la Verità e la Giustizia” CIVG informa.

Se volete contattarci per collaborare con questo progetto, per proporci materiali, per chiedere altre informazioni, inviate una mail a info@civg.it . A seguire, gli ultimi articoli caricati sul sito www.civg.it

Fare scienza di comunità in materia di ambiente, lavoro, salute.

Movimento Lotta per la Salute Maccaccaro

26 maggio 2025

Ad Alessandria, la sede della “Casa di Quartiere e Comunità San Benedetto al Porto”, fondata da don Gallo, ha ospitato la folta e partecipata assemblea pubblica del 23 maggio 2025. Con la quarta sessione dei “Workshop tematici”, si è infatti conclusa la serie di incontri pubblici organizzati da Public Engagement del Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino, nell’ambito del progetto europeo “ Fare scienza di comunità in materia di ambiente, lavoro, salute” .

Presidente Mattarella.

Faccia qualcosa di pacifista: impedisca che la Festa della Repubblica sia ridotta ad una parata militare.
Faccia qualcosa di ecologista: impedisce che le cosiddette “Frecce Tricolori” continuino ad ammorbare i cieli ed esporci a rischi evitabili.

Su “Scienza Medicina Istituzioni Politica Società”.

  • di editore
  • 7 giugno 2025
  • Il Dossier “Pfas Basta!” racconta in prima persona la storia trentennale in Italia delle lotte popolari contro il disastro ambientale e sanitario dei famigerati Pfas. E’ una piccola enciclopedia che -in tre volumi e oltre 900 pagine- ripercorre le vicende della “Campagna per la messa al bando dei Pfas in… Leggi tutto »“Pfas. Basta!”

Querele bavaglio per intimidire

Il 5 giugno, nella Giornata mondiale dell’ambiente, Greenpeace ha lanciato la campagna “Time to Resist” per difendere non solo il Pianeta, ma anche le voci che ogni giorno lo proteggono: attivisti, giornalisti, scienziati, informatori. Un esercito civile sotto attacco, anche in Italia, dove le SLAPP – azioni legali strategiche e temerarie – stanno diventando un’allarmante arma di censura.
 
Le SLAPP (Strategic Lawsuits Against Public Participation) sono cause legali intentate con l’unico scopo di intimidire e zittire chi critica il potere. Politici, multinazionali, enti pubblici o aziende private usano lo strumento giudiziario non per far valere un torto subito, ma per punire e scoraggiare chi osa parlare, denunciare, indagare.
 

Continueremo a lottare per i diritti della disabilità.

«Ci proponiamo di chiedere tavoli regionali di discussione permanenti nei quali sia le Istituzioni che le Associazioni possano coprogrammare e coprogettare le politiche relative alle persone con disabilità e continueremo a chiedere la piena attuazione del Progetto di vita, un diritto fondamentale per l’autonomia e la partecipazione delle persone con disabilità e a lottare affinché i loro diritti siano sempre garantiti»: Clicca Continueremo a lottare perché siano sempre garantiti i diritti delle persone con disabilità