Fare scienza di comunità in materia di ambiente, lavoro, salute.

I temi della salute pubblica e della tutela ambientale e del lavoro sono affrontati ad Alessandria nell’ambito del progetto “Fare scienza di comunità in materia di ambiente, lavoro, salute”. L’iniziativa rientra nell’ambito delle attività di Public Engagement del Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino.
 
Nell’alessandrino, in forma comparativamente più critica rispetto al resto della regione, e di tutta Italia, la diffusione di informazioni allarmanti in particolare sulla contaminazione da PFAS sta alimentando crescente preoccupazione pubblica, fratture sociali e mobilitazioni, fino a controversie in sede giudiziaria e penale.
 
Dal 1° aprile sono stati programmati quattro “Workshop tematici “con incontri pubblici in Alessandria nelle sedi degli enti partner del progetto, tra cui il Movimento di lotta per la salute Maccacaro. La loro conclusione sarà ospitata giovedì 23 maggio 2025 alle ore 17 presso Casa di Quartiere Borgo Rovereto via Verona 116 Alessandria.

Landini, abbiamo Pfas nell’aria, nell’acqua, nel sangue. Intervieni.

Non si preoccupa del taglio dell’erba nei cimiteri il Gruppo “Vivere in Fraschetta” che, invece, ha consegnato al segretario della Cgil Maurizio Landini (ad Alessandria per promuovere i referendum dell’8 e 9 giugno) una accorata  lettera sul tema dei Pfas, sollecitandogli un intervento diretto.
 
 “Ti scriviamo con grande preoccupazione, perché quello che sta succedendo qui da noi ci riguarda tutti, cittadini e lavoratori. La nostra salute è ormai compromessa da un inquinamento che a Spinetta Marengo dura da decenni, e in particolare dai pfas, sostanze tossiche e per nulla biodegradabili. Conosci bene la vicenda della Miteni, ora in fallimento ma ancora inquinante, e della Solvay, che continua a produrre i PFAS più pericolosi al mondo. Ricordiamo i casi negli Stati Uniti, in Belgio, e in altri Paesi, dove queste sostanze hanno provocato malattie e disastri ambientali, ricordiamo l’Eternit”.
 
“Qui da noi la situazione è simile: abbiamo pfas nell’aria, nel sangue, e nei corpi di tanti di noi, anche di quei lavoratori di ditte esterne che non vengono monitorati. Le istituzioni, i sindacati, la politica, sanno tutto, eppure non fanno niente. È come parlare al muro di gomma dell’indifferenza. La nostra paura è grande: temiamo per noi, per i nostri figli, per il futuro del nostro ambiente e della nostra salute”.
 
“Vivere in Fraschetta” è il Comitato che raggruppa i pensionati CGIL dei sobborghi della Fraschetta, tra cui Spinetta Marengo, e ha preso una posizione molto dura nei confronti del sindaco che ha patteggiato con Solvay 100mila euro per il taglio dell’erba dei cimiteri.

Il sindaco taglia l’erba nel cimitero di Spinetta Marengo.

L’annuncio di risultati trimestrali in calo ha fatto sprofondare in borsa il titolo Solvay. Ma il titolo a picco non si ripercuoterà sulla esigua somma di 100mila euro che Solvay Syensqo deve versare al Comune di Alessandria quale merito del patteggiamento che ha aperto la strada ai patteggiamenti delle altre parti civili, innanzitutto Regione Piemonte e Governo, che consentirebbero alla multinazionale belga di uscire praticamente indenne dal processo per il disastro ambientale e sanitario del sito di Spinetta Marengo: senza risarcimenti per le Vittime, senza bonifica del territorio, proseguendo indisturbata nelle produzioni inquinanti.
 
Il sindaco di Alessandria si è giustificato del patteggiamento, che ha scandalizzato Comitati e Associazioni di tutta Italia: “ha svenduto la salute”, con la necessità urgente di far fronte al degrado dei cimiteri.  Il lavoro di sfalcio dell’erba è già avviato nei camposanti di Spinetta e Litta Parodi. “Proseguirà” rassicura il sindaco Giorgio Abonante “in tutti i cimiteri. Stiamo facendo l’impossibile con le risorse che abbiamo a disposizione. Non è facile trovare 1.5 milioni di euro.” L’affermazione ha rinfocolato le polemiche: per far quadrare i conti ci volevano proprio gli scandalosi 100mila euro?
 
In più, il sindaco ha annunciato di voler utilizzare il diserbo chimico, malgrado non sia ammesso dal regolamento comunale. Ciò ha provocato critiche da parte delle opposizioni, che hanno ironizzato: diserbanti prodotti da Solvay? Però anche si è scossa la tenuta della sua maggioranza, con la contrarietà ambientalista dei Cinquestelle, già feriti dall’inaudita decisione di contrattare il patteggiamento con Solvay.

Pfas alla foce del Po: mozioni per monitoraggi e per divieti di produzione.

Messo in moto da Alessandria tramite la nostra campagna nazionale contro i Pfas, nel 2010 a Ferrara il compagno Valentino Tavolazzi, della locale Sezione nonché consigliere comunale di “Progetto per Ferrara”, si attivò a informare i mass media (tra cui L’Espresso) e soprattutto per allarmare il controllo (fino ad allora assente) di Ato, Asl ed Hera sulla alta concentrazione di Pfoa nelle acque del Po, dalle acque superficiali del quale Ferrara attingeva il 70% dell’acqua da potabilizzare.
Oggi, i consiglieri comunali di “Civica Anselmo” e “La Comune di Ferrara” presentano una mozione per “richiedere al Gestore Hera Spa di sviluppare ulteriormente il monitoraggio e la quantificazione della somma di Pfas nell’acqua destinata al consumo umano nel Comune di Ferrara”, nonché per “procedere, in collaborazione con il gestore, all’analisi puntuale a campione dell’acqua potabile, o dell’acqua in bottiglia, erogata nelle scuole pubbliche presenti nel Comune”, infine per “rendere pubbliche integralmente le risultanze provenienti da Hera Spa – ed eventualmente da indagini effettuate in autonomia dal Comune stesso – circa la quantificazione della presenza delle singole sostanze Pfas, e comunque della qualità dell’acqua dell’acquedotto pubblico, e di farne capillare pubblicità, attraverso tutti i canali istituzionali, al fine di aumentare la consapevolezza della popolazione circa la qualità dell’acqua consumata”.
La mozione, inoltre, invita  a “richiedere alla Regione Emilia Romagna di implementare il piano di monitoraggio capillare su tutto il territorio regionale al fine di accertare il reale stato di contaminazione delle acque destinate al consumo umano”, e a “richiedere alla Regione Emilia Romagna di farsi promotrice della sperimentazione che ha per oggetto il monitoraggio diffuso dell’acido trifluoroacetico Tfa, al fine di conoscerne la diffusione e l’accumulo nel tempo, verificando al contempo l’efficacia dei sistemi di trattamento delle acque rispetto a questi inquinanti”.
La mozione conclude con la richiesta di “sollecitare Governo e Parlamento, anche tramite l’invio di questa mozione, all’introduzione del divieto di produzione in Italia di questi inquinanti ‘eterni’“.

I Pfas nelle birre. Controllare le acque in origine.

Secondo uno studio pubblicato su Environmental Science and Technology che ha analizzato i PFAS in 94 campioni di birra, molte birre popolari, sia quelle prodotte da piccoli birrifici che quelle prodotte da grandi aziende nazionali e internazionali, contengono sostanze chimiche PFAS collegate a tumori, danni agli organi e al sistema immunitario e altri problemi di salute.
 
Le birre – che in media sono costituite per circa il 90% da acqua – prodotte in contee con elevati livelli di PFAS nell’acqua potabile presentavano la contaminazione maggiore. Lo studio ha evidenziato che circa il 18% dei birrifici statunitensi si trova in codici postali in cui è nota la presenza di PFAS nell’acqua potabile. Nelle birre della Carolina del Nord, in particolare quelle situate nei pressi del bacino del fiume Cape Fear, sono state rilevate più concentrazioni di PFAS rispetto alle birre del Michigan o della California. L’area del bacino del fiume Cape Fear è notoriamente contaminata da una varietà di PFAS, molti dei quali sono riconducibili al sito della Chemours Fayetteville Works.
 
Insomma, norma per ogni consumatore, prima di bere una birra si dovrebbe controllare se l’acqua potabile della zona di produzione contiene Pfas.

Chi ha le scorie nucleari se le tenga.

La strategia appena enunciata dal governo Meloni (ministro Pichetto Fratin) rinuncia definitivamente alla costruzione di un deposito unico nazionale delle scorie nucleari, optando di lasciarle dove si trovano.  Si userebbero cioè gli stoccaggi esistenti: in Italia i depositi temporanei che custodiscono rifiuti radioattivi sono ex centrali nucleari (4 centrali e 4 impianti del ciclo del combustibile), centri di ricerca nucleare e centri di gestione di rifiuti industriali. Le ex centrali nucleari, attive fino alla fine degli anni Ottanta, sono a Trino (Vercelli), Caorso (Piacenza), Latina e Sessa Aurunca (Caserta). Ci sono poi un impianto di “Fabbricazioni Nucleari” a Bosco Marengo (Alessandria) e tre impianti di ricerca sul ciclo del combustibile a Saluggia (Vercelli), Casaccia (Roma) e Rotondella (Matera).
 
Ebbene, questa marcia indietro governativa riattualizza l’edizione di “Storia nucleare”, il dossier di Lino Balza che racconta la storia che va da Bosco Marengo (AL) al Forum nazionale dei Movimenti Antinucleari e al Referendum 2011, dal dopo Referendum ai governi “verde-giallo-rossi” e “policromo”, e infine di destra, fino all’odierno rilancio del “nuovo nucleare” e alla risoluzione del deposito nazionale. L’attualità è vieppiù affermata dall’imminente Referendum dell’8-9 giugno 2025.
 
“Storia nucleare” racconta oltre quaranta anni (1981-2025) di lotte contro il nucleare in Italia: l’epopea della mobilitazione popolare che contrastò il nucleare civile e ne perseguì la fuoriuscita definitiva, anche tramite una sentenza pilota valida come precedente per tutti i siti nucleari italiani. E’ anche la Storia dello strapotere politico-giudiziario che la impedì sulla pelle delle generazioni presenti e future; dunque, è Storia -documentata- anche di connivenze complicità corruzioni ignavie.
 
 “Storia nucleare” è disponibile a chi ne fa richiesta: tratta in breve da stralci dei libri “Ambiente Delitto Perfetto” (Barbara Tartaglione – Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia) e “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza”, nonché alle centinaia di articoli del Sito “Rete Ambientalista Movimenti di lotta per la salute, l’ambiente, la pace e la nonviolenza” gestito dal “Movimento di lotta per la salute Giulio A. Maccacaro”.

Giustizia postuma.

Caso emblematico di “giustizia postuma”, la sentenza riguarda un operaio della Colgate-Palmolive di Anzio esposto all’amianto e affetto da gravi patologie. Aveva finalmente ottenuto il riconoscimento dei benefici previdenziali con la condanna dell’INPS, ma è deceduto qualche giorno fa prima di poter andare in pensione. L’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) proseguirà ora l’azione legale per la vedova, con richiesta di aumento della pensionerendita INAIL e risarcimento .
LINK PER SCARICARE LA SENTENZA : https://we.tl/t-Sg5vi1f3hU

La RAI deve informare, non censurare: stop all’oscuramento dei referendum.

l’8 e il 9 giugno si vota per i referendum. Eppure, a meno di un mese dalle elezioni, la RAI continua a non parlarne. Il servizio pubblico ha il dovere di informare i cittadini in modo completo, imparziale e pluralista su un tema così importante. Firma questo appello per chiedere alla RAI di fare il proprio dovere: informare gli italiani. Clicca qui.

Ilva, l’altoforno doveva essere già spento.

L’altoforno 1 dell’Ilva avrebbe dovuto essere spento quando è scoppiato l’incendio lo scorso 7 maggio, se solo l’amministrazione straordinaria fosse riuscita a rispettare il cronoprogramma concordato con i sindacati nel luglio dello scorso anno. Il suo spegnimento era previsto tra febbraio e marzo e al suo posto avrebbe dovuto essere in marcia l’altoforno 2. Non è avvenuto, anche perché, come spiegato ai sindacati due giorni fa dai manager di Acciaierie d’Italia, gestore del siderurgico in amministrazione straordinaria, proprio l’impianto che doveva ripartire ha a sua volta problemi. Così l’altoforno 1 ha continuato a produrre per due mesi oltre il momento previsto. Fino all’incidente che ha portato la Procura di Taranto al sequestro senza facoltà d’uso, innescando un nuovo scontro con i commissari e il ministro Adolfo Urso contro i pm.

Infortuni degli studenti lavoratori a basso costo.

Quella che fino a pochi anni fa era chiamata “alternanza scuola-lavoro”, oggi rinominata “Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento” (Pcto), costa ogni anno infortuni a oltre 4 mila studenti. Nel 2023 fecero scalpore alcuni casi di ragazzi morti durante l’alternanza scuola-lavoro. Nel 2024, metà degli studenti infortunati (2011) subisce incidenti stradali durante il tragitto per raggiungere la sede delle attività; l’altra metà (2058) si fa male proprio mentre svolge il tirocinio in azienda.  Solo nel primo trimestre del 2025, l’Inail ha ricevuto 600 denunce di infortuni di studenti “in occasione di lavoro” e altre 584 “in itinere. Ora il governo Meloni prevede di aumentare il numero di studenti da mandare in questi percorsi, facendo partire l’alternanza negli istituti tecnici già dal secondo anno.
 
L’ “Unione degli studenti” (UDS) pone una serie di questioni. Sui criteri di selezione delle aziende in cui mandare gli studenti, che non tengono conto anche della sicurezza sul lavoro, e sugli infortuni in itinere. “I dati Inail dimostrano come il lavoro sicuro non è garantito in tutto il Paese. Quindi, come succede ai lavoratori, nel momento in cui gli studenti vengono mandati in fabbrica non si può pensare che gli infortuni scompaiano magicamente. I corsi di sicurezza svolti prima del percorso di alternanza non sono sufficienti a formare gli studenti su come stare in una fabbrica e anche su come raggiungerla. Sono poche ore e spesso online o frontali; in ogni caso la formazione è importante, ma per la sicurezza servono gli investimenti”.
 
La questione dell’alternanza scuola-lavoro è molto dibattuta, tra chi sostiene che sia necessaria per avvicinare gli studenti al mondo del lavoro e chi, invece, ritiene che la scuola debba formare in un altro modo, soprattutto che le aziende usano i Pcto per ottenere manodopera a basso costo in luoghi di lavoro insicuri.

Vecchi, Nuovi fascismi, oppure fascismi mascherati?

Spettabile redazione ,
leggo da decenni con interesse i vostri articoli e anche oggi ho approfondito i vari temi come quello di Eva Maldonado sui Fascismi del XXI secolo, oltre ai vostri libri. Vedendo quello sul ricatto sanitario, non posso non ricordare il ricatto sanitario del 2021/2022 in cui i partiti di sinistra o presunti tali (PD, 5stelle e compagnia bella…anzi brutta!) hanno imposto un ricatto sanitario in cui chi non acconsentiva a subire i vaccini covid veniva privato del lavoro e stipendio, complice una tessera (il green pass) obbligatoria per lavorare, usare i mezzi pubblici e usufruire di servizi e molto altro per le persone da 12 a 99 anni.
Quindi spiace dirlo, ma io quello che si associa per prima cosa al fascismo ovvero “se non prendi una tessera e fai quello che ti dico io stato/governo non lavori, non usi i treni non vai in banca/posta” associato a campagne di stampa denigratorie e discriminatorie il sottoscritto (e molti altri) lo hanno subito da partiti di sinistra nel periodo covid.
Quindi non stupitevi se molta parte del “vecchio popolo della sinistra” guarda a destra per scappare dal fascismo.
Spiace che questi temi non vengano affrontati dai partiti di sinistra se non in modo unidirezionale e manicheo (VAX buoni, NO-VAX cattivi).
Perchè a me sembra che la “destra” persegua un fascismo teorico, mentre la sinistra, nel 2021-202 ha messo in PRATICA il fascismo alla luce dei fatti sopra descritti.
Cordialmente
Marco Milanesio
PS: La presente mail è nella responsabilità dell’autore e NON associata all’ente di appartenenza
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Professore di Chimica Fisica
Università del Piemonte Orientale “A Avogadro”
Via Michel 11, 15100 Alessandria – Italy

Ilva. Pieno sostegno alla magistratura contro il governo.

La mattina del 7 maggio 2025 all’altoforno 1 dello stabilimento Ilva di Taranto si è verificato lo scoppio di una tubiera, con uscita di gas incendiato e proiezione di materiale solido incandescente, causando un vasto incendio. L’evento ha esposto a gravi rischi i lavoratori presenti nell’area.
 
l sequestro dell’altoforno è un atto che la magistratura ha dovuto prendere di fronte a un incidente rilevante che oggettivamente costituisce un pericolo grave e immediato. Ancora una volta si conferma una cosa evidente: abbiamo avuto ragioni da vendere nel contestare in ogni sede le gravi critiche degli impianti ILVA. Mi fatti ci danno ragione, purtroppo.
 
La Procura di Taranto si è agita con tempestività, trasparenza e rigore, autorizzando tutte le attività richieste dall’azienda nei tempi previsti e in piena conformità alle indicazioni tecniche degli enti preposti al controllo ambientale e alla sicurezza. Le decisioni assunte sono state dettate esclusivamente dalla necessità di tutelare l’integrità delle prove, la sicurezza dei lavoratori e la salute pubblica, senza mai ostacolare le attività essenziali per la messa in sicurezza dell’impianto.
 
Il ministro Urso, invece di trarre insegnamento dalle dure ed evidenti lezioni dell’esperienza, contesta la magistratura. Fa come il malato che contesta il medico.
 
Ricordiamo che Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, aveva inaugurato la riaccensione dell’altoforno 1 dello stabilimento siderurgico di Taranto il 15 ottobre 2024, dopo che l’impianto era stato fermato da agosto 2023 per manutenzione. Le associazioni ambientaliste avevano contestato l’evento.
 
Ricordiamo infine che, per quanto riguarda l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), tra le misure rimaste incomplete allo stabilimento Ilva di Taranto spicca la mancata acquisizione del certificato di prevenzione incendi (CPI) per il quale sono state chieste e concesse numerose proroghe.
 
Clicca qui Peacelink.

Rispettare il diritto all’obiezione di coscienza.

15 maggio 2025 – Giornata internazionale dell’obiezione di coscienza indetta dalla WAR RESISTERS INTENATIONAL, insieme a Connection e.V., European Bureau for Conscientious Objection, Pax Christi International, Quaker Council for European Affairs, Un ponte per.
 
Queste organizzazioni, nell’occasione, hanno lanciato un appello alle istituzioni europee e ai paesi membri a rispettare pienamente questo diritto umano. Si tratta di dar protezione agli obiettori di coscienza costretti a fuggire dai propri paesi in cui l’esercizio di questo diritto è violato e criminalizzato. Le citate organizzazioni invitano inoltre organizzazioni della società civile, gruppi e individui a partecipare a una mobilitazione social per domani e i giorni a seguire, pubblicando contenuti a tema che sono stati realizzati apposta per l’occasione e disponibili a questo link: https://drive.google.com/file/d/1qzE7iHKM6N5g5bemU5Oan5EdgEQws-WM/view?usp=drive_link 

Il piano nucleare del governo si riduce a slogan e annunci ad effetto.

Le aziende interessate al business del nucleare, sostenute da Confindustria, promuovono il Governo per il cosiddetto “nuovo nucleare”. Il quale, attraverso il PNIEC, ipotizza per il 2050 una quota di energia nucleare doppia rispetto a quella prevista dalla IEA su scala globale. Il Piano punta su reattori di nuova generazione a fissione: gli SMR (Small Modular Reactor) e gli AMR (Advanced Modular Reactor), entrambi progettati per essere più sicuri e flessibili delle centrali tradizionali. Ma nessuna di queste tecnologie è disponibile e siamo ancora a livello di prototipi e progetti sulla carta.
 
Clicca qui l’opposizione del “Coordinamento Libero” con l’intervento del suo presidente, Attilio Piattelli.

La transizione energetica in Italia.

Un processo cruciale per la decarbonizzazione e il rispetto degli obiettivi ambientale prevede il passaggio da fonti di energia fossile a rinnovabile. L’obiettivo è ridurre le emissioni di gas serra e la dipendenza dalle appartenenza di energia, aumentando l’uso di fonti come eolico, solare, idroelettrico e biometano.
 
L’Associazione Energia per l’Italia, in collaborazione col Centro di Etica Ambientale, organizza quattro incontri di studio e discussione sulla Transizione Energetica nel nostro Paese, dal titolo La Transizione Energetica in Italia, evidenze, riflessioni e strategie per un percorso virtuoso verso gli impegni climatici europei e internazionali.
 
Gli incontri si terranno in modalità mista (presenza/online) a Bologna e Parma nei giorni 8, 13, 20 e 27 maggio 2025, con l’intervento di esperti del mondo della ricerca e delle imprese. Clicca qui per il programma e le modalità di iscrizione e partecipazione.

Pace disarmante e disarmata significa non commerciare armi con Israele.

Aderiamo e invitiamo ad aderire all’appello lanciato da Paola Caridi, Claudia Durastanti, Micaela Frulli, Giuseppe Mazza, Tomaso Montanari, Francesco Pallante ed Evelina Santangelo per rompere il silenzio su Gaza: un invito urgente a parlarne ovunque – nei media, nei social, nelle scuole, nelle piazze – con gli hashtag #ultimogiornodigaza e #gazalastday.
 
Sosteniamo la campagna promossa dal Coordinamento No Riarmo contro l’acquisto di tecnologia militare da Israele. In questi giorni, la Commissione Difesa del Senato sta valutando l’acquisto di aerei G550 CAEW, sofisticati strumenti di guerra e sorveglianza prodotti dalla Elta Systems, una sussidiaria della statale Israel Aerospace Industries. Si tratta di tecnologia militare israeliana. Riteniamo inaccettabile che, mentre la comunità internazionale denuncia crimini di guerra e violazioni dei diritti umani a Gaza, l’Italia scelga di rafforzare legami economici e militari con l’industria bellica israeliana. Chiediamo che l’Italia fermi immediatamente ogni collaborazione militare con Israele, non dia un solo euro all’industria militare israeliana e investa invece in scuola, sanità, giustizia sociale e riconversione ecologica.

Inquinamento record in Italia.

La mappa evidenzia come in Italia la riduzione delle concentrazioni di PM2,5 siano state inferiori al 10% rispetto al 2005 (dati 2020) verso l’obiettivo europeo invece di riduzione del 55%
 
La Commissione europea e l’Agenzia europea dell’ambiente (EEA) hanno pubblicato il secondo rapporto Zero Pollution Monitoring and Outlook, che fornisce una panoramica del lavoro dell’UE per raggiungere gli obiettivi di inquinamento zero del 2030. La Commissione ha inoltre pubblicato il suo quarto rapporto Clean Air Outlook . Gli obiettivi “ Zero inquinamento al 2030 ” sono espressi in dettaglio. I rapporti mostrano che le politiche dell’UE hanno contribuito a ridurre l’inquinamento atmosferico, l’uso di pesticidi e i rifiuti di plastica in mare. Tuttavia, i livelli di inquinamento sono ancora troppo elevati , in particolare a causa del rumore nocivo, delle emissioni di microplastiche nell’ambiente, dell’inquinamento da nutrienti e della produzione di rifiuti.
 
Continua cliccando qui.

Nei Referendum vota SI alle rinnovabili contro il nucleare.

Il governo ha approvato una proposta di legge per il ritorno al nucleare civile In Italia. Meloni ha confermato a Trump questa decisione. Riproporre il nucleare civile dopo ben 2 referendum popolari negativi è una follia. Il governo deve risolvere anzitutto il problema delle scorie radioattive esistenti (95.000 metri cubi), a cui si stanno per aggiungere quelle che torneranno da Inghilterra, Francia, Slovacchia dopo i trattamenti necessari, tutte da collocare in sicurezza e con garanzie certe. Altrochè aggiungere ulteriore nucleare.
 
La priorità oggi è lo smantellamento delle centrali nucleari dismesse e la messa in sicurezza delle scorie radioattive: sono obiettivi che oggi il governo non garantisce.
 
Le scorie nucleari più pericolose inviate anni fa in Francia e Regno Unito per metterle in sicurezza (con alti costi) torneranno entro il 2025 in Italia, a meno di improbabili proroghe. Nessuno sa dove metterle perché i 2 depositi per le scorie radioattive non sono stati realizzati e quindi non si sa dove stoccare nè quelle a medio bassa radioattività – con durata misurabile in centinaia di anni – nè quelle ad alta radioattività misurabile in migliaia di anni che non a caso la Francia intende collocare in un deposito a 500 metri di profondità adottando misure di maggiore sicurezza.
 
Il governo italiano nel suo nuovo progetto sul nucleare fa slittare i tempi dello smantellamento delle vecchie centrali fino al 2039, mentre propone di installare nuove centrali elettronucleari dando per utilizzabili prototipi di centrali che non sono tuttora disponibili. Inoltre, è sicuro un aumento dei costi dello smantellamento delle vecchie centrali e un aumento conseguente sulle bollette dell’energia elettrica.
 
L’ associazione “Comitato SI alle rinnovabili NO al nucleare” promuove per il 23 Maggio 2025 con inizio alle ore 15,30 un convegno online, con collegamento streaming https://www.facebook.com/forumdelleidee/
Convegno a Cremona come nel 2011

La società israeliana non sembra migliore del suo governo. E noi?

La soluzione finale per Gaza e il popolo palestinese è stata votata all’unanimità dal governo di Israele. In oltre un anno e mezzo di carneficina indiscriminata Israele ha assassinato oltre cinquantamila palestinesi, per il settanta per cento donne e bambini, e queste sono soltanto le cifre ufficiali, cioè i cadaveri recuperati e identificati, mentre tutti gli osservatori indipendenti valutano la cifra superiore almeno del doppio. Da più di due mesi Israele impedisce l’arrivo a Gaza di aiuti umanitari: ha bloccato cibo, acqua, medicine. Gaza è una grande Auschwitz che contiene due milioni di prigionieri denutriti e assetati, corpi scheletrici, disperazione, malattie, orfani, mutilati. Sterminati e destinati alla deportazione.
 
Nonostante molte proteste, la società israeliana non sembra migliore del suo governo . E noi? Di fronte a questo genocidio l’Europa tace, anzi acconsente. E l’Italia di Mattarella e Meloni e… Clicca qui.

Un milione e mezzo di invalidi vivono segregati.

«Oltre un milione e mezzo di persone con disabilità nell’Unione Europea – vivono ancora segregate in strutture residenziali. Denuncia contro i governi nazionali, affinché abbandonino gli istituti segreganti a favore di servizi per la vita indipendente e basati sulla comunità» Clicca qui Oltre un milione e mezzo di persone con disabilità nell’Unione Europea vivono ancora segregate.

Emergenza mesotelioma. Allarme amianto in ospedali e scuole.

L’Osservatorio Nazionale Amianto ha ricevuto segnalazione per la presenza di amianto in più di 250 ospedali (stima per difetto, perché la mappatura è ancora in corso). L’emergenza inquinamento da amianto in Italia è drammatica con un preoccupante ritardo delle bonifiche: più di 40 milioni di tonnellate di amianto e materiali contenenti amianto, assenza di una mappatura completa, mancata attuazione per larga parte della legge 257/92. Sono stati censiti ufficialmente in Italia circa 100 mila mila siti. Secondo le stime diffuse dall’Osservatorio Nazionale Amianto, sono invece circa 1 milione i siti e i micro siti con amianto, e ci sono ancora 58 milioni di mq di coperture in cemento-amianto.
L’amianto è ancora tra noi: presente in migliaia di edifici pubblici e privati, scuole, ospedali, treni, tetti, tubature. Ed è allarme scuola: l’Ona continua a ricevere segnalazioni di nuove scuole con amianto, perfino asili nido, scuole materne ed elementari. Nel passato è stato usato DAS con amianto, e questo ha esposto ancor di più, in particolare le maestre di asilo e elementari fino al 1993, contenente il 30% di crisotilo. Sono arrivate le segnalazioni di 4 casi di mesotelioma nel personale docente solo in queste ultime settimane, e per di più altri casi di segnalazioni di tecnici ovvero professori di educazione tecnica e/o similari per l’uso del minerale all’interno degli strumenti dei laboratori, specialmente nelle scuole di avviamento professionale.
Emergenza anche negli ospedali: l’Osservatorio ha ricevuto segnalazione per la presenza di amianto in più di 250 ospedali (stima per difetto, perché la mappatura è ancora in corso). Ed ancora la nostra rete idrica rivela presenza di amianto per ben 300.000 km di tubature (stima ONA), inclusi gli allacciamenti, con presenza di materiale contenenti amianto rispetto ai 500 mila totali (tenendo conto che la maggior parte sono stati realizzati prima del 1992 quando il minerale veniva utilizzato in tutte le attività edili e costruttive).

Affonda malgrado l’S.O.S.

Sono abbastanza demoralizzato. Malgrado l’appello, non si riesce a racimolare quel migliaio di euro che mancano per garantire   l’abbonamento annuo della mailing list. Quasi cinquantamila la ricevono. Potrebbero sottoscrivere 2 centesimi a testa. Sarebbe meraviglioso.  Dai 42 mila utenti togliamo pure inquinatori e guerrafondai che tramite Lista e Sito ci tengono d’occhio, i nostri avversari. Analogamente, togliamo pure amministratori e politici, i complici degli inquinatori. Togliamo pure 3mila giornalisti, che per mestiere devono informarsi (e talvolta per fortuna ci copiano). Togliamo pure. Ma quante decine di migliaia di persone restano, che fanno parte dei Comitati e Associazioni ambientaliste e pacifiste che usufruiscono del servizio di informazione della Lista? Quante persone comuni che si identificano, spesso partecipando, nelle lotte per l’Ambiente, la Salute, la Pace, la Nonviolenza, e che sono l’humus della Lista? Persone che sono minoranza, purtroppo, nel Paese, ma qui, fra noi, sono maggioranza. Eppure… tantissimi apprezzamenti… avanti bravo bis…  ma…
Sono abbastanza demoralizzato. Un migliaio di euro posso sempre sottrarlo al bilancio familiare. Rinunciare questa estate alla vacanza non è la morte di nessuno. Ma sarebbe giusto? Se giocassi e li vincessi al gratta e vinci? Non sarebbe giusto. E’ una questione di principio, non personale ma collettiva, una questione politica, morale. Le lotte sono di tutti. O la Lista Rete Ambientalista appartiene ai Movimenti di lotta per la Salute, l’Ambiente, la Pace la Nonviolenza, e dunque sostenuta in comune da sottoscrizione
Bonifico, tramite IBAN IT68T0306910400100000076215 specificando la causale, ovvero tramite PayPal lubaja2003@yahoo.it.
 
Oppure non ha più ragione di essere portata avanti, (anche perché, alla mia età, devo ripensare al detto “c’è più tempo che vita”).
 
Lino Balza.  

Pfas: assolviamoli tutti.

I difensori della Solvay di Spinetta Marengo al processo di Alessandria contano neppure di arrivarci, boccandolo con un assolutorio patteggiamento davanti al GUP (giudice udienza preliminare). In Corte di Assise a Vicenza, invece, nelle arringhe finali, i difensori della Miteni di Trissino, società inabile in quanto fallita a comprare le assoluzioni come possono i profitti stratosferici della multinazionale belga, devono affidarsi alla sentenza del tribunale e fidarsi di una giustizia che, come è dimostrato (cfr. i tre volumi di “Ambiente Delitto Perfetto”), è classista già sul piano legislativo: assolve i colpevoli e punisce due volte le Vittime.
 
Insomma, gli avvocati Miteni chiedono l’assoluzione di quattro manager, imputati del 2005 al 2018, “per non aver commesso il fatto”, come già aveva chiesto il pubblico ministero Blattner. Il “fatto non commesso”, insomma il fatterello, consiste in “avvelenamento delle acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari”.
 
I quattro si difendono, così come i due direttori unici imputati ad Alessandria, che la responsabilità gestionale non è loro bensì di esclusiva competenza del consiglio di amministrazione che aveva ben stretto in mano i cordoni della borsa, dunque loro -miserelli- avevano senza autonomia di spesa “solo un ruolo operativo, non certo direzionale”. Nello scaricabarile gerarchico, a loro volta gli amministratori li accusano di aver tenuto nascosto -cattivelli- il drammatico stato di contaminazione del sito. Per conto del c.d.a si distingue Luigi Guarracino, già sgusciato via dal processo pescarese Montedison-Solvay di Bussi, già direttore di Spinetta Marengo da dove era stato chiamato a Trissino per la sua esperienza a scaricare Pfas nei fiumi (Bormida, Tanaro, Po), già imputato per “reato di dolo” (11 anni di reclusione), già condannato (si fa per dire) per “reato colposo” a “1 anno e mesi 8 di reclusione con i doppi benefici di legge” dalla Corte di Assise di Appello di Torino, condanna già confermata in Cassazione.
 
In conclusione, si dichiarano tutti angioletti. Il fatto non costituisce reato: non è reato che la contaminazione della Miteni di Trissino sia passata dall’acqua nel sangue di 300 mila abitanti, che significa 4mila morti in eccesso nella zona rossa rispetto alla media del resto della regione. A tacere Spinetta Marengo…

Manco più due uova occhio di bue.

Era un gran mangiare: due uova biancorosse al tegamino con un bel bicchiere di vino (rosso).  Ora non più,  non puoi più fidarti né delle uova né del vino.
Si ripete l’allarme francese, quando i PFAS furono trovati nelle uova dei pollai domestici del Sud Oise, nell’Alta Francia, e le autorità sanitarie avvertirono di non consumarle.
 
Anche in Olanda scatta il divieto di mangiare le uova dei pollai domestici, allevati sul retro delle case, negli orti, nei pascoli per animali e nelle fattorie biologiche.  Perché contengono alti livelli di Pfas: compromettono il sistema immunitario, la riproduzione e lo sviluppo dei bambini non ancora nati, così come anche alterano i livelli di colesterolo nel sangue, danneggiano il fegato, causano tumori ai reni e ai testicoli ecc. L’Istituto nazionale per la salute e l’ambiente (RIVM) olandese ha calcolato la quantità di PFAS che le persone possono ingerire attraverso le uova prodotte in casa in 60 località del Paese. Questi valori sono stati confrontati con la soglia di sicurezza per la salute relativa ai PFAS. In 31 di queste località, le persone superano già tale limite consumando meno di un uovo alla settimana.
 
Come finiscono i Pfas nelle uova? Evidentemente dal cibo delle galline: mangimi, residui organici e perfino lombrichi. Trovati Pfas nelle uova biologiche: la colpa è dei mangimi dati alle galline, secondo il nuovo studio danese.
Eppoi, c’è l’allarme vino. I vini europei, tra cui anche tre prodotti italiani (Chianti120 microgrammi per chilo, Prosecco 69 microgrammi e Kalterersee 43 microgrammi) contengono livelli di Pfas superiori fino a cento volte rispetto a quelli che sono stati trovati in acque minerali, specie nell’agricoltura intensiva e convenzionale. La denuncia viene da Bruxelles dove i membri dell’European Pesticide Action Network Europe (PAN Europe) hanno presentato uno studio inedito e allarmante sulla contaminazione alimentare da acido trifluoroacetico (Tfa) nel vino, condotto in dieci paesi del continente, su una quarantina di vini. Il Tfa fa parte della famigerata famiglia delle sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) utilizzate nell’industria e, sotto forma di fitosanitari, anche in agricoltura.
 
Chi pensa, come il ministro Francesco Lollobrigida, che il vino non faccia più male dell’acqua deve ricredersi. E dato che siamo il primo paese produttore di vino a livello globale, dovremmo considerarla un’emergenza nazionale.

Inchiesta de “L’Indipendente” sull’impunità di Solvay.

L’ambiente a Spinetta Marengo viene devastato e le persone si ammalano e muoiono. Le responsabilità del sindaco di Alessandria con un patteggiamento che contagia Regione Piemonte e Governo. L’impunità della multinazionale favorita anche dalle associazioni Medicina Democratica, WWF e ProNatura.
Clicca qui l’intervista di Lino Balza.

Su “Radio Onda d’Urto”: si incrina il fronte di protesta contro Solvay.

“A Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria, Solvay sta riuscendo nel tentativo di non arrivare al processo per disastro ambientale colposo, negoziando patteggiamenti che metteranno tutto a tacere. L’ultimo di questi è giunto proprio dal Comune di Alessandria, capoluogo di provincia, che ha accettato il risarcimento di 100 mila euro proposto dalla multinazionale. Una cifra meno che irrisoria, a fronte del danno comportato dall’azienda, che per anni ha contaminato le acque della zona con i PFAS, sostanze chimiche in grado di accumularsi nell’organismo umano senza degradarsi e associate tumori, disturbi ormonali e patologie cardiovascolari.
Il rischio ora è che questo possa costituire un apripista per la Regione Piemonte e il ministero dell’Ambiente. La notizia del patteggiamento tra Solvay e Regione Piemonte potrebbe arrivare tra non molto e che la cifra dovrebbe aggirarsi sui 500.000 euro.
 
Il potere che sta mettendo in campo la multinazionale rischia di rompere anche il fronte di protesta. Le associazioni Medicina Democratica, WWF e ProNatura non avrebbero infatti rifiutato pubblicamente il patteggiamento offerto da Solvay ai comitati e alle associazioni ambientaliste che nel procedimento giudiziario si sono dichiarate parte civile, come invece fatto da Movimento di lotta per la salute Maccacaro, Greenpeace, Legambiente, ComitatoStopSolvay, Anemos, e Vivere in Fraschetta. Il tutto mentre l’ambiente viene devastato e le persone si ammalano e muoiono. E tutto continua come se niente fosse.
Ne parliamo con Eugenio del Comitato Stop Solvay e Lino del Movimento di lotta per la salute Maccacaro”. 
 
Per ascoltare le interviste: clicca qui sotto.

Storica sentenza: il glifosato causa danni genetici.

La Corte Suprema della provincia di Santa Fe (Argentina) ha pronunciato una sentenza che segna un prima e un dopo per l’agricoltura industriale: l’uso massiccio di pesticidi– con il glifosato in prima linea – è associato non solo a problemi ambientali ma anche a gravi danni genetici, con effetti documentati sulla popolazione umana. Nella causa collettiva, la famiglia Córdoba, con la figlia di 9 anni, si è sottoposta a test genetici noti come “test del micronucleo” e “analisi delle aberrazioni cromosomiche”, eseguiti dall’Università Nazionale di Río Cuarto.Gli esami hanno confermato la presenza di “aberrazioni cromosomiche”, cioè danni genetici provocati dall’esposizione ai pesticidi. Secondo gli studi, questi danni durante l’infanzia aumentano drasticamente il rischio di sviluppare il cancro in età adulta, aborti spontanei e malformazioni congenite.
 
Oltre alle ricerche del Gruppo di Mutagenesi Genetica e Ambientale (GEMA) dell’Università di Río Cuarto, determinanti anche i dati emersi dall’Istituto di Salute Socio-Ambientale dell’Università Nazionale di Rosario: un aumento dei danni al DNA e anomalie cromosomiche in colture cellulari e campioni di sangue umano. Tenendo conto di tutto ciò, la sentenza ha stabilito il divieto di irrorazione a meno di 1000 metri dalle abitazioni per le applicazioni via terra e 3000 metri per quelle aeree. Inoltre, ha ordinato di promuovere l’agroecologia nella zona di protezione e ha imposto al comune di Piamonte di adeguare la propria normativa locale alla decisione della Corte.
 
L’Argentina è uno dei principali produttori mondiali di soia OGM, coltivata con tecniche intensive e con un largo uso di erbicidi come il glifosato. La nuova sentenza mette però in discussione l’intero impianto di agricoltura industriale basata sulla chimica, ponendo interrogativi non solo etici, ma anche scientifici e politici. Apre inoltre la strada a nuove cause collettive, non solo in Argentina, costituendo un precedente importante per altre comunità colpite dall’uso di pesticidi in aree abitate.
 
In Italia, secondo Coldiretti, resta il divieto di uso del glifosato nelle aree frequentate dalla popolazione quali parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, cortili ed aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie, ma anche l’utilizzo nei campi per accelerare la maturazione e la raccolta. Le misure precauzionali introdotte a livello nazionale non riguardano coerentemente anche l’ingresso in Italia di prodotti stranieri come il grano (anche fagioli, lenticchie e ceci) proveniente da Stati Uniti e Canada dove viene fatto un uso intensivo di glifosato proprio nella fase di preraccolta secondo modalità vietate in Italia dove la maturazione avviene grazie al sole.
 
Necessario, invece, il divieto di uso del glifosato: decine di associazioni ambientaliste europee, rappresentate dal “Pesticide action network” (PAN), con centinaia di migliaia di firme, presentano ricorso alla Corte di Giustizia Europea contro la Commissione UE che ha dichiarato   l’erbicida “potenzialmente cancerogeno” nel 2015 e che però ne ha autorizzato l’uso per altri 10 anni.

La bomba ecologica di Anagni.

In una delle aree più compromesse d’Italia sul piano ambientale e sanitario, si vuole investire in esplosivi invece che negli ospedali. Così centinaia di manifestanti davanti ai cancelli della ex Winchester di Anagni per protestare contro la riconversione militare della fabbrica. Oggi l’impianto, immerso in una zona vincolata da tutela ambientale e compresa nel SIN della Valle del Sacco, si occupa di demilitarizzazione: smaltisce e ricicla materiali bellici. Ma la multinazionale franco-tedesca KNDS – vuole addirittura trasformarlo in un sito di produzione di nitrogelatina, un esplosivo ad alto potenziale, finanziato con 41 milioni di euro del programma europeo ASAP.

Occupazione e paghe eque per le persone con disabilità.

Il primo maggio, il Forum Europeo sulla Disabilità, sottolinea ancora una volta la necessità di un programma di Garanzia dell’Unione Europea per l’occupazione e le competenze con disabilità, sulla falsariga della “Garanzia per i Giovani”, ricordando i numerosi ostacoli che le persone con disabilità devono affrontare per ottenere un lavoro, o per usufruire di un equo trattamento quando quel lavoro ce l’hanno Per… Clicca qui

Il fascino dell’ondata autoritaria.

La narrazione della destra: un “popolo autentico” in pericolo, un’élite corrotta che lo tradisce e una serie di “nemici” che incarnano questo presunto declino: migranti, femministe, gruppi LGBTI, ambientalisti, stampa indipendente e persino giudici.
Questo linguaggio populista serve a nascondere politiche profondamente conservatrici, se non addirittura regressivo: tagli ai servizi pubblici, restrizioni ai diritti civili, attacchi all’istruzione e alla cultura, delegittimazione delle organizzazioni internazionali e concentrazione del potere in figure forti, carismatiche e polarizzanti.
Clicca qui “Il nuovo volto del fascismo nel XXI secolo” di Eva Maldonado*

Città per defunti ma non per bambini.

Il Comune di Alessandria ha patteggiato l’assoluzione processuale per Solvay vendendole la salute di 100mila cittadini per 1 euro a testa. Totale 100mila euro subito destinati al taglio urgente dell’erba dei cimiteri. Con questo osceno lasciapassare del sindaco, Solvay potrà continuare a scaricare tranquillamente i cancerogeni Pfas, e non solo, nelle acque di falda, nell’atmosfera e nei suoli.
 
Compreso il nucleo urbano di Alessandria. Qui, in pieno centro, sopravvivono tre parchi giochi per bambini, che abbiamo avuto la disavventura di raggiungere.
 
In quello superstite nei pressi della stazione ferroviaria, il laghetto, nel quale un tempo nuotavano sotto il ponticello pesci e cigni, è una arida discarica di barattoli e cartacce. Sulle prospicienti panchine scampate non ci sono mamme a chiacchierare perché assenti i bambini sul solitario scivolo, mentre invece tranquilli individui si aggirano a contrattare bustine.
 
Meglio scappare al parco giochi davanti alla scuola “Don Orione”: di bambini neanche l’ombra, l’erba è alta sopra il ginocchio di un adulto (la sfalciatura è riservata ai defunti) e cela le cacche di una moltitudine di cani di grossa taglia che disdegnano la loro piccola area riservata ma scorrazzano liberamente e sostano alzando la zampa sul solitario scivolo, adibito a desco per alticci, e sotto i resti dell’altalena, allontanati da un rapido gesto quando si avvicinano troppo ai tossici che sdraiali stanno manovrando i loro attrezzi. La fontanella esisterebbe se fosse raggiungibile guadando la pozza paludosa, ospitale per nugoli di zanzare pomeridiane.  
 
L’ultima speranza è il parco vicino all’ex centro sportivo “Don Stornini”, ma in così poco e soleggiato spazio, fra erba alta e buche piovasche, c’è tale affollamento che i bambini devono fare la fila (meglio imparare fin da piccoli) per salire sugli scivoli (due) e sui seggiolini (due) dell’altalena. Meglio allontanarsi sul pietrisco dei marciapiedi caccosi, se non si è allergici alla parietaria. Ma neppure esiste l’isola pedonale da raggiungere. Tutto sommato, sono poco distanti i giardini affacciati alle ciminiere della Solvay a Spinetta Marengo…

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Mi sa che questa volta siamo costretti a chiudere baracca e burattini. Non siamo assolutamente in grado di coprire i costi dell’abbonamento 2025. Evidentemente questa Redazione ha sopravvalutato -per le lotte dei Movimenti Ecopacifisti- l’utilità di questa Lista di oltre 42mila utenti, che a noi costa tanto lavoro (gratuito). Non ci resta che il tempo di rinnovare l’appello: bonifico tramite IBAN IT68T0306910400100000076215 specificando la causale oppure tramite PayPal lubaja2003@yahoo.it.

I disabili sono il 15% della popolazione mondiale.

«In questi millenni non abbiamo avuto accesso agli stessi diritti, alle stesse opportunità e servizi. Appare quindi evidente che nel momento in cui dobbiamo rispondere a eventi estremi che richiedono evacuazioni rapide, infrastrutture e informazioni accessibili, la cosa diventa estremamente complicata» «Arriva un’ondata e ti porta via… Clicca qui Sono il 15% della popolazione mondiale e sono i più esposti alle conseguenze del cambiamento climatico

80 anni fa a Genova.

Il 23 aprile tutti i capi della Resistenza del C.N.L. hanno in mano una busta chiusa. Dentro alla busta, c’è un santino , che indica la chiesa dove si terrà l’incontro per prendere decisioni drastiche sulla liberazione di Genova dai nazisti. Al pomeriggio viene dato il via: le buste vengono aperte. Il Santo è San Nicola . Alle 20.30 nella chiesa omonima Taviani presiede la riunione. Passata l’una del giorno successivo si scende dalle alture ed alle quattro si iniziano ad udire in città i primi spari. E’ un attimo ed esplode la rivolta. Frotte di popolo scendono nelle strade, accerchiando il Comune, la Questura, le Carceri. Dai giorni dell’insurrezione del Balilla non si assisteva ad uno spettacolo simile. Il conto dei morti sarà pesantissimo: centinaia, più quelli italiani che quelli tedeschi. La battaglia più dura ed impegnativa si combatte proprio in Piazza De Ferrari. Il comandante tedesco Meinhold, che ha il quartier generale a Savignone, prima minaccia di far bombardare la città da Monte Moro, poi tratta la resa recandosi a bordo di un’ambulanza a Genova dove cede le armi. Intanto Hitler da Berlino freme di sdegno e condanna verbalmente a morte il suo ufficiale. Taviani annuncia “Uccideremo come criminali di guerra tutti i prigionieri tedeschi, non appena la prima cannonata venisse sparata sulla città”. La mattina del 26 aprile 1945 il proclama :”Genova è libera. Genova è libera. Popolo genovese esulta! Per la prima volta nel corso di questa guerra un corpo d’esercito agguerrito e ben armato si è arreso al popolo, al popolo genovese”.

Fare scienza di comunità in materia di ambiente, lavoro, salute.

I temi della salute pubblica e della tutela ambientale e del lavoro sono affrontati  ad Alessandria nell’ambito  del progetto “Fare scienza di comunità in materia di ambiente, lavoro, salute”. L’iniziativa rientra nell’ambito delle attività di Public Engagement del Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino.
 
Nell’alessandrino, in forma comparativamente più critica rispetto al resto della regione, e di tutta Italia, la diffusione di informazioni allarmanti sulla contaminazione da PFAS sta alimentando crescente preoccupazione pubblica, fratture sociali e mobilitazioni, fino a controversie in sede giudiziaria e penale. 
 
Fare scienza di comunità si configura come un progetto di ricerca partecipata e community-based, che promuove il dialogo tra cittadini, esperti, istituzioni e società civile, competenze, saperi e punti di vista differenti. Lo scopo è favorire la massima partecipazione per costruire e diffondere informazioni comprensibili, elaborare prospettive condivise, implementare capacità di prevenzione, riduzione e gestione dei rischi, favorire l’accesso a meccanismi di giustizia in materia di ambiente e salute.
 
Dal 1° aprile al 23 maggio 2025, i quattro incontri pubblici si svolgono in Alessandria nelle sedi degli enti partner del progetto, tra cui il Movimento di lotta per la salute Maccacaro. 
 
Ogni incontro viene condotto nella forma di una discussione orizzontale tra ospiti e pubblico, con la facilitazione di alcuni membri del gruppo di lavoro del Dipartimento di Culture, Politica e Società: Rosalba Altopiedi, Eleonora Bechis, Vittorio Martone e Andrea Filippo Ravenda.
 
Per informazioni: 0116704106  laboratoriocontaminazioni@gmail.com 
 
Gli incontri sono a ingresso libero.

Circolare, riciclare. Che cosa si può fare?

Casacomune, in collaborazione con la Cooperativa Arcobaleno, ha organizzato il 10 maggio 2025 il corso di formazione “CIRCOLARE, RICICLARE. CHE COSA SI PUO’ FARE? L’evento può essere seguito on line in diretta live o vissuto in presenza, presso la Fabbrica delle “E” a Torino, in corso Trapani 91/b. È un corso laboratoriale,  Interverranno relatori di indiscussa professionalità. Clicca qui.
 
l riutilizzo ed il riciclaggio dei prodotti rallenta l’uso delle risorse naturali, riduce la distruzione del paesaggio e degli habitat e contribuisce a limitare la perdita di biodiversità. Non solo, contribuisce anche a finalità sociali e produce vantaggi economici. In altre parole, occorre ridurre al minimo gli scarti, la riduzione dei rifiuti è essenziale per preservare le risorse naturali e per ridurre l’inquinamento.

Il patto di potere negazionista tra governo, media e industrie fossili.

Giornali (in testa Repubblica e Stampa) e tv (innanzi tutti La 7) hanno fatto scomparire l’emergenza climatica dalle prime pagine e dai titoli. Il rapporto annuale su media e clima realizzato per Greenpeace dall’Osservatorio di Pavia evidenzia nel 2024, rispetto al 2023, un calo delle notizie del 47% sui quotidiani (un articolo ogni due giorni) e del 45% sui telegiornali (un servizio ogni 10 giorni).  In compenso è aumentato lo spazio pubblicitario proprio delle aziende dei settori più inquinanti, e dei politici “preoccupati per l’impatto economico delle politiche climatiche”. Una coincidenza? Ovviamente non vengono tirate in ballo le responsabilità del riscaldamento globale e vengono oscurate le alternative della transizione energetica, consolidando il patto di potere negazionista tra media, governo Meloni e industrie fossili e nucleari.