S. O. S. Save Our Struggles Salvate le nostre lotte · · · — — — · · ·

Ormai l’abbonamento è in scadenza ma quest’anno la sottoscrizione  sta andando male. Dovremmo interrompere fin dalla prossima settimana l’invio  della mailing list ai 40mila utenti. Ci dispiace che tutto il nostro faticoso lavoro di volontariato vada in fumo, ma evidentemente stiamo sopravvalutando – mentre  gli spazi della libertà di informazione e manifestazione si stanno sempre più drammaticamente riducendo – il valore e l’utilità  di  questo scomodo (per loro)  strumento di comunicazione  e di lotta al servizio di migliaia di attivisti e simpatizzanti, quale è la RETE ECOPACIFISTA – Movimenti di Lotta per la Salute l’Ambiente la Pace e la Nonviolenza.

Forse non è stato recepito il nostro S.O.S. e perciò riproponiamo la chiamata di soccorso: esortando l’invio di bonifico tramite IBAN IT68 T030 6910 4001 0000 0076 215 specificando la causale oppure tramite PayPal lubaja2003@yahoo.it 

Pfas e Solvay: un buco nell’acqua senza un salto di qualità delle Associazioni. 

Su Pfas e Solvay le Associazioni ambientaliste, con gli studi legali appropriati, dovranno fare un salto in avanti. Lo dico per Movimento di lotta per la salute Maccacaro, e a Legambiente, WWF, Greenpeace, Medicina democratica, che negli anni ho direttamente o indirettamente rappresentato. Aggiungo soprattutto ISDE Medici per l’Ambiente, e quanti altri ci stanno ascoltando.

Le Associazioni non possono accontentarsi di esposti in Procura e di  costituirsi parti civili nel processo-bis di Alessandria contro Solvay. Troppo comodo e ininfluente  accodarsi ai PM (e affiancarsi  a chi, come il sindaco, semmai dovrebbe sedersi sul banco degli imputati). Troppo comodo e ininfluente  accontentarsi di una futuribile sentenza che non bloccherà le produzioni di Pfas a Spinetta Marengo, e neppure le altre ancor più  tossiche e cancerogene, di una minimale  sentenza  che comunque sarà ingiusta nei confronti delle Vittime: senza risarcimenti a  morti e ammalati. Più in là di tanto non va la giustizia penale. Mentre, senza campanilismi, invece le Associazioni possonoe devono, assolvere un ruolo più importante, su un piano fattuale ed etico. Dunque fare un salto di qualità, anzi un triplo salto in lungo.

Innanzitutto, usando le proprie innegabili risorse, nei confronti di Solvay devono con avvocati e medici legali  avviare azioni inibitorie e risarcitorie in sede civile: queste potrebbero determinare la fermata degli impianti inquinanti e l’avvio di monitoraggi di massa, ma senz’altro sono in grado di assicurare  i risarcimenti alle Vittime, morti e ammalati, con un minimo di equità.  Fare finalmente un po’ di Giustizia!  L’azione di “class action” è conosciuta e proficuamente praticata nel mondo: è tempo che in Italia sia Solvay la prima multinazionale chimica a pagare lo scotto (come incitava il Procuratore generale di Cassazione). Non dimentichiamo che Solvay, con le sue due unità di Spinetta e Bollate, è il principale imputato degli avvelenamenti di Pfas documentati da Greenpeace rispettivamente in Piemonte e in Lombardia.

A fronte del disastro ambientale e sanitario, Comitati e Associazioni hanno chiesto, con esaustivi manifesti, ma separatamente, la messa al bando dei Pfas. Ma né Comune e Regione, a livello locale, né Governo, a livello nazionale, hanno provveduto, nascondendosi dietro il dito di una “imminente” restrizione a livello europeo. Dunque, prima che i Pfas determino ulteriori decenni di Vittime, come per l’amianto, è fondamentale che le Associazioni riprendano con urgenza il disegno di legge (Crucioli) che giace in Parlamento e si unifichino in una unica campagna nazionale di messa la bando della produzione e dell’utilizzo dei Pfas, alla quale far aderire centinaia di migliaia di italiani: i nostri 40mila  della Rete Ambientalista sarebbero i primi ad associarsi, perfino con una sottoscrizione per la “class action”. 

Insomma, onestamente va detto: senza questo salto di qualità delle Associazioni sulla questione eco sanitaria “Pfas e Solvay”, si farebbe il solletico ad un colosso come Solvay e un danno irreversibile al Paese.

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro

Pfas solo la punta dell’iceberg.

Ad Alessandria, con Greenpeace la preziosa collaborazione risale al lontano 1992, quando, con l’altrettanto giovane Ivan Novelli, ora presidente dell’associazione, organizzammo la scalata alle ciminiere del polo chimico di Spinetta Marengo avviando quella protesta che portò alla messa al bando mondiale  dei CFC (clorofluorocarburi) responsabili del buco dell’ozono, evitando così milioni di tumori della pelle e glaucomi.

Con lo stesso auspicio si è svolta la serata del 15 marzo 2024,  organizzata ad Alessandria da Greenpeace, inserita nell’attualità nazionale dell’allarme Pfas. Clicca qui la trascrizione dell’intervento di Lino Balza, che mette in guardia a considerare che i Pfas sono solo la punta dell’iceberg della catastrofe ambientale sanitaria ad opera di Solvay: appena la “punta dell’iceberg” della ventina di sostanze tossiche e cancerogene emesse da Solvay in suolo, acqua e soprattutto aria. 

La questura non voleva striscioni appesi.

Sette attivisti di Extinction Rebellion si erano calati dal tetto dell’Oval Lingotto, con corde e imbraghi, appendendo un grande striscione con scritto “Qui si finanzia guerra e crisi climatica”, per contestare l’Aerospace and Defence Meeting. In nove erano stati trattenuti in Questura, dove venivano prese loro le impronte digitali e fatte le foto segnaletiche, per essere poi rilasciati con denunce per sei capi di imputazione e quattro fogli di via, che li hanno costretti a lasciare la città entro 24 ore. Ora, dopo l’archiviazione delle denunce a gennaio, sono stati sospesi anche i fogli di via obbligatori comminati a quattro attivisti dal Questore di Torino.

Chiediamo di chiudere l’impianto.

Egr. Gilberto Pichetto Fratin ministro dell’Ambiente, 

Le scrivo per segnalare un preoccupante picco di benzene rilevato alle 2 di mattina di oggi 17 marzo nel quartiere Tamburi di Taranto: un valore di 61 microgrammi per metro cubo come media oraria, ben al di sopra del valore di soglia di 27 microgrammi a metro cubo adottato come riferimento dalla comunità scientifica e dallo stato della California. Nella nostra normativa purtroppo non vi sono valori di soglia per i picchi di benzene. Il benzene è una sostanza cancerogena certa, che può provocare leucemie e altri gravi problemi di salute. Non è la prima volta che si verifica un picco di benzene.. (continua cliccando qui)

Impianti eolici impattanti nell’appennino tosco-emiliano.

Da Italia Nostra sezioni Valmarecchia, Firenze e Forlì-Cesena, WWF Forlì – Cesena e Rimini, Cammini di Francesco in Toscana, Club Alpino Regione Toscana, Associazione D’là de Foss, Amici della Terra, L’Astrolabio, Atto Primo salute ambiente e cultura, Mountain Wilderness Italia, Associazione Chiocciola,  è stata inviata una lettera aperta ai presidenti delle regioni Toscana ed Emilia Romagna, rispettivamente Eugenio Giani e Stefano Bonaccini con l’obiettivo di richiamare l’attenzione sui rischi connessi ad installazioni di impianti eolici estremamente impattanti sul fragile territorio appenninico del Montefeltro: clicca qui.

Insegnanti di sostegno, una giostra. Cambiano per il 60% degli alunni.

La “giostra-girandola-altalena”, ormai cronica, di docenti per il sostegno agli alunni e alle alunne con disabilità è gravissima: una situazione che determina di fatto l’impossibilità di assicurare agli allievi con disabilità quella continuità didattica che è un fattore determinante per favorirne il successo formativo.(continua…)

Tutto giace e tutto tace, di fronte alla drammatica realtà in cui versa il Collocamento Disabili italiano.

Sulla reale situazione del lavoro delle persone con disabilità disponiamo di un’accozzaglia di dati poco attendibili, contraddittori, la quasi totalità obsoleti, altri inaffidabili, e nell’insieme tutti inutili, perché non servono a valutare il quadro attuale e tanto meno a programmare politiche attive efficaci, per gestire al meglio il sistema di collocamento. Ma nessuno solleva il problema e tanto meno le Istituzioni preposte lo affrontano. (continua…)

Adelante, Cgil, con juicio, si puedes.

Avevamo, anche come iscritti,  stimolato più volte la CGIL (non solo di Alessandria) a occuparsi della catastrofe eco sanitaria della  Solvay di Spinetta Marengo. Esempio clicca qui con  lettera PEC  al segretario generale  della Camera del lavoro di Alessandria, Franco Armosino. L’invito pressante era di partecipare con Comitati e Associazioni alle azioni verso Solvay a tutela della salute e dei diritti dei lavoratori e dei cittadini.

Finalmente, stante CISL e UIL sempre assenti, la CGIL annuncia che chiederà di costituirsi  parte civile nel prossimo processo-bis con l’ipotesi di reato di disastro ambientale colposo. Lo fa con molta prudenza: senza formulare precise accuse all’azienda ma specificando che rappresenterebbe “persone  potenzialmente esposte a inquinanti antichi e recenti”. “Potenzialmente”: l’inquinamento (dai dati Arpa) e le morti e le malattie (dalle indagini epidemiologiche) non sono, per Armosino, certezze ma… ipotesi. Come non avesse neppure in mano le cartelle delle analisi dei lavoratori.

Tant’è che la CGIL di Alessandria, a differenza della consorella di Vicenza (per Miteni), si è ben guardata finora da aprire vertenze Inail e giudiziarie Solvay per ottenere risarcimenti per le morti e le malattie dei lavoratori dello stabilimento chimico di  Spinetta Marengo. E non venga a raccontare che i risarcimenti verranno dal processo-bis: essendo anche esso circoscritto  al reato di disastro ambientale ed escludendo i danni alle Vittime. O che  “si apriranno benefici previdenziali”: bella consolazione.  

Inquinamento Genova.

L’inquinamento atmosferico, nella media annuale, a Genova diminuisce troppo lentamente: di questo passo NEANCHE NEL 2030 si potrà sperare di rientrare nei nuovi valori limite che stanno per essere adottati dall’Europa. Il PM10 dovrà essere ridotto DEL 7%, ma soprattutto gli OSSIDI D’AZOTO (NO2) DEL 34% ENTRO IL 2030. Si devono dunque raddoppiare gli sforzi per trasporti e riscaldamento elettrico e zero emissioni. Clicca qui Legambiente. 

S. O. S. Save Our Struggles Salvate le nostre lotte · · · — — — · · ·

Non ci sarà più bisogno che tentino di penetrare e impossessarsi del nostro Sito e della nostra Lista, come hanno tentato poco tempo fa, non ci sarà più bisogno che tentino di chiuderci, finiremo per chiuderci da soli se non riusciamo a racimolare  -anche quest’anno-  i soldi per coprire i costi dell’abbonamento scaduto che ci consente di spedire con  cadenza più che settimanale le 40.000 mail.  Anche quest’anno lanciamo la sottoscrizione per

sopravvivere come koala della (contro) informazione, per salvare  -mentre  gli spazi delle libertà di parola  e manifestazione  si stanno sempre più drammaticamente riducendo-  questo scomodo (per loro)  strumento di comunicazione  e di lotta al servizio di migliaia di attivisti e simpatizzanti, quale è la RETE ECOPACIFISTA – Movimenti di Lotta per la Salute l’Ambiente la Pace e la Nonviolenza.  **

Perciò lanciamo la chiamata di soccorso e l’invito a ciascuno di noi di contribuire inviando bonifico tramite IBAN IT68 T030 6910 4001 0000 0076 215 specificando la causale oppure tramite PayPal lubaja2003@yahoo.it.

**  Il Sito “Rete Ambientalista” (www.rete-ambientalista.it) è gestito dal “Movimento di lotta per la salute Giulio A. Maccacaro” (movimentolotta.maccacaro@gmail.com). Ha esordito nel 2008 e, avendo progressivamente abbandonato la mera dimensione locale, è riuscito – sia col Sito che con la Lista – sempre più a sviluppare uno spazio aperto alle esperienze dei Movimenti italiani impegnati nelle lotte sul fronte della salvaguardia dell’ambiente, della tutela della salute, della difesa della pace e della nonviolenza. Fa testo il numero dei “post” informativi provenienti da tutta Italia e non solo: siamo quasi a quota 1.000 nell’anno, ognuno corredato da cospicua documentazione scientifica, tutti archiviati e indicizzati in 950 categorie. Per “Rete Ecopacifista” perciò intendiamo “Rete delle Reti”, perché ciascuno degli utenti (40mila come mailing list) a sua volta ha un proprio bacino più o meno vasto di corrispondenti, comprese Liste di portata nazionale. Perciò l’effetto di sinergia e amplificazione delle notizie è esponenziale, includendo anche il mondo politico nazionale ed europeo (e… inevitabilmente un “affezionato” numero di inquinatori e bellicisti). Dunque i numeri totali del target vanno ben oltre i nostri che pur al Sito contano circa 2milioni di accessi all’anno in ambito nazionale ed europeo, nonché 40mila con cadenza almeno settimanale (la nostra tiratura giornalistica!). Inoltre il gruppo e le pagine Facebook hanno oltre 7.000 membri, i canali Youtube sempre in via di sviluppo come anche Twitter. I nostri libri sono stampati a spese dell’autore: la loro sottoscrizione è interamente devoluta a Ricerca Cura Mesotelioma.

Non alza bandiera bianca chi fa la guerra con le vite altrui.

“Non abbiate vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggiore. Il più forte è chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca. La parola negoziare è coraggiosa. Non è una resa. Se vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, devi avere il coraggio di negoziare. Sì, hai vergogna, ma con quante morti finirà? Negoziare in tempo, cercare qualche Paese che faccia il mediatore. Nella guerra in Ucraina ce ne sono tanti. La Turchia, altri… E io sono qui… La guerra è una pazzia… C’è chi dice: è vero, ma dobbiamo difenderci. E poi ti accorgi che hanno la fabbrica degli aerei per bombardare gli altri. Difendersi no: distruggere… C’è sempre qualche situazione geografica o storica che provoca una guerra… Può essere una guerra che sembra giusta per motivi pratici. Ma dietro una guerra c’è l’industria delle armi che significa soldi. Guardiamo la storia, le guerre che abbiamo vissuto: tutte finiscono con l’accordo”. Possibilmente prima del  martirio di questo popolo.

Tre giornate di vigilanza ai due alberi di mimosa.

Ciao, abbiamo terminano ieri, venerdì 8 marzo, le tre giornate di vigilanza ai due alberi di mimosa di Via Cappuccina. Hanno partecipato oltre 20 volontari chiamati da Amico Albero per difendere una delle bellezze di Mestre e lanciare un messaggio a tutta la popolazione per collaborare a migliorare la nostra città.

E’ stato il decimo anno di questa iniziativa che, nei primi 7 ha comunque subìto alcune bravate notturne a cui da tre anni abbiamo rimediato con la vigilanza notturna (dalle 23 alle 7 di mattina) di un Guardia notturna regolarmente pagata con una colletta tra i volontari e altri sostenitori di Amico Albero. (continua a leggere Michele Boato).

Diritto al lavoro dei disabili.

Sono passati venticinque anni da quando fu approvata la Legge 68/99, “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”, ma ancora molto c’è da fare, innanzitutto dal punto di vista culturale, ma anche sulla stessa procedura oggi vigente (continua…).

Questo è uno degli articoli che trovate su Superando.it.  Superando.it è un servizio di informazione sulla disabilità promosso dalla FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap. Il  servizio di aggiornamento gratuito è disponibile a tutti ed attivabile direttamente dal sito Superando.it cliccando qui. Per qualsiasi richiesta invia una email a info@superando.it.

Una assurda pista da bob.

“Cortina,  un danno naturalistico irrecuperabile per far posto a un’assurda pista da bob”: chiedono la divulgazione Italia Nostra sez. di Belluno,  WWF Belluno-Treviso terre del Piave,  Ecoistituto del Veneto Alex Langer, Peraltrestrade Dolomiti,  Gruppo promotore Parco del Cadore, Grazie per l’attenzione e la divulgazione. Clicca qui.

Dieci anni per l’acqua pulita.

Un serbatoio da 10mila metri cubi d’acqua libera da Pfas, 21 chilometri di nuovi acquedotti per portare acqua dal fiume Brenta e un esborso pari a 25 milioni di euro, per aggirare la falda di Almisano (in Comune di Lonigo): la più grande d’Europa, ma con  la sua acqua contaminata da Pfas non  più utilizzabile. Sono passati dieci anni alla prima denuncia all’autorità giudiziaria, tramite l’Arpav, a poche settimane dalla pubblicazione dello studio Cnr-Irsa che ha portato alla luce l’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche, prima sconosciute, nei bacini fluviali di numerose regioni italiane. Dopo il completamento del Mosav, i filtri a carboni attivi rimarranno installati sui pozzi di emungimento. Oltre alle spese milionarie, delle quali si occupa il processo in corso al tribunale di Vicenza con imputati 15 manager Miteni e Mitsubishi, rimangono sul tappeto le questioni centrali: il filone sanitario per i cittadini, il cui sangue è contaminato, e il rischio connesso agli alimenti.

Benzene salito all’Ilva.

Inquinamento ambientale e rimozione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro: sono i due reati per le quali risulta indagata dalla Procura di Taranto Lucia Morselli, ex amministratore delegato di Acciaierie d’Italia, società in amministrazione straordinaria. L’inchiesta ruota intorno alle emissioni di benzene del polo siderurgico tarantino: nel quartiere Tamburi la centralina più vicina allo stabilimento dell’ex-Ilva in via Orsini rileva che nel 2023 è salito del 15% rispetto al 2022

I problemi di inquinamento legati all’ex-Ilva emersero già ai tempi dell’amministrazione della famiglia Riva e portarono a una serie di condanne nel 2021 nel processo «Ambiente svenduto» sull’inquinamento ambientale prodotto dallo stabilimento. Dal canto suo Acciaierie d’Italia negli anni ha messo a terra piani per ridurre le emissioni e l’impatto sul territorio, ma ha ottenuto risultati nulli.

Al PD non far sapere…

“Rosignano nel cuore” ci comunica che è “gravissima la decisione della maggioranza PD di rifiutare la costituzione di parte civile del Comune nel processo relativo a presunti illeciti nella gestione dell’impianto di Scapigliato (controllato dal Comune di Rosignano). Si tratta, secondo il GUP,  di delitti importanti e con pesanti ricadute per tutta la comunità come inquinamento ambientale, traffico di rifiuti non autorizzati, gestione abusiva di ingenti quantitativi di rifiuti speciali al fine di ottenere un ingiusto profitto. Respingendo la mozione la maggioranza ha chiaramente anteposto gli interessi personali dei soggetti rinviati a giudizio (tra cui il Sindaco e alcuni dirigenti di Scapigliato) all’interesse collettivo di tutti i cittadini del Comune, che si vedono privati della possibilità di essere rappresentati nel processo penale”.

“Il rettore si pappa anche gli Avanzi”.

Giancarlo Avanzi è il rettore in questione ed è facile, per “Lo Spiffero”, il gioco di parole. In effetti, il Rettore dell’Università del Piemonte orientale, ad Alessandria, si è ritoccato lo stipendio nell’euforia  per il regalo di 5.000 euro  ricevuto dallazienda Syensqo, spin-off del Gruppo Solvay, per dare alla luce il sedicente  Centro di Ricerca e Sviluppo per il Risanamento e la Protezione Ambientale (RiSPA), garantito “doc Spinetta Marengo” dalla green multinazionale chimica belga.

“Mentre il suo mandato volge al termine, il rettore”, rivela Lo Spiffero (clicca qui“dà un ritocchino al suo stipendio e a quello degli altri componenti del consiglio di amministrazione e dei revisori dei conti, addirittura con effetto retroattivo”. 

Né criminali né terroristi ma difensori dell’ambiente.

Michel Forst, Relatore Speciale ONU sui Difensori dell’Ambiente, nel suo Rapporto segue con grande preoccupazione ed attenzione la situazione in Italia ed in altri paesi europei. Nel nostro caso, il ricorso a strumenti di diritto penale (“lawfare”) e civile per reprimere, disincentivare o criminalizzare chi oggi esercita il diritto sacrosanto a proteggere l’ambiente, ed anche la salute dei cittadini, l’uso di fogli di via, e DASPO che limitano la libertà di circolazione, la comminazione di multe ingenti mirate ad inibire il diritto alla libertà di associazione. Clicca qui.

Morti sul lavoro: dallo stillicidio quotidiano alle stragi periodiche.

Continua a rimanere scritta nel libro dei sogni la proposta di Raffaele Guariniello di creare una procura nazionale sulla sicurezza del lavoro. Una proposta che nessuno dei governi che si sono succeduti in questi anni ha voluto realizzare. Né possono porre rimedio le tante procure della repubblica istituite nel nostro Paese, ciascuna con una ristretta area di operatività, e per giunta raramente provviste di specializzazione in materia. Né assume rilievo l’obiezione mossa da taluno secondo cui l’azione del pubblico ministero sarebbe meramente repressiva, e mai preventiva. Clicca qui.

Maxi blitz dei carabinieri per impianti di depurazione in Calabria.

carabinieri nelle province di Catanzaro, Vibo Valentia e Cosenza, del Comando Tutela Ambientale e Sicurezza Energetica e del Comando per la Tutela Forestale e dei Parchi, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Catanzaro, hanno scoperto l’esistenza di un’organizzazione finalizzata all’ottenimento di più commesse, all’esecuzione di appalti in frode ai contratti e alla commissione di reati ambientali derivanti dalla gestione di 34 depuratori a servizio di 40 comuni delle 5 province calabresi. Per i reati di associazione per delinquere, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, inquinamento ambientale e frode nelle pubbliche forniture, i militari hanno arrestato 17 persone – 4 in carcere e 13 ai domiciliari – e notificato un obbligo di presentazione alla Pg. (continua)

Telefoni cellulari ed esposizione ai campi elettromagnetici.

Telefoni cellulari e i tablet utilizzano campi elettromagnetici ad alta frequenza per trasmettere dati durante le telefonate o mentre gli utenti navigano in Internet. Se questi dispositivi sono azionati vicino al corpo, parte dell’energia dei campi viene assorbita come calore – per esempio, dalla mano o dalla testa, con effetti negativi sulla salute. L’Ufficio federale tedesco per la protezione dalle radiazioni (BfS) segnala preziose informazioni sulle Modalità di comportamento per ridurre i rischi: clicca qui.

Gli “stupri di massa” erano solo propaganda.

Anche in Italia i propagandisti pro-Netanyahu scrissero sui giornali e raccontarono in tv degli “stupri di massa” commessi da Hamas a Gaza il 7 ottobre. L’avevano letto sul New York Times, e la “notizia” era stata rilanciata dalla Bbc, dal Guardian, dalla Cnn, dall’Associated Press e da Reuters; ma quegli articoli sugli “stupri di massa” erano un falso. I co-autori di quei pezzi, lodati all’epoca dal caporedattore del Times Joe Kahn, erano Jeffrey Gettleman, Anat Schwartz e Adam Sella. Sabato scorso l’account Telegram @zei_squirrel ha aperto un vaso di Pandora: ha mostrato al mondo i like di Anat Schwartz a diversi post di propaganda sionista su X, fra cui uno che definiva i palestinesi “animali” che meritano un “Olocausto”; uno sui “40 bambini decapitati” (un altro falso); uno che invocava la trasformazione di Gaza in un “mattatoio”; e un altro che esortava i propagandisti di Israele a diffondere il paragone “Hamas è l’Isis” per spaventare l’opinione pubblica occidentale (t.ly/ntbMI).

Il Times ha aperto un’inchiesta interna sulla Schwartz poiché le norme aziendali vietano ai suoi giornalisti di “esprimere opinioni di parte, promuovere opinioni politiche, sostenere candidati, fare commenti offensivi o fare qualsiasi altra cosa che possa minare la reputazione giornalistica del Times”.

Leggi tutto Daniele Luttazzi.

L’illusione della ricapitalizzazione dell’Ilva.

In questi giorni si parla molto di ricapitalizzazione di Acciaierie d’Italia da parte dello Stato per riattivare la produzione dello stabilimento siderurgico Ilva.  Vi è l’illusione che la ricapitalizzazione possa essere un esborso continuo di aiuti da parte dello Stato per evitare che lo stabilimento si fermi sotto il peso dei suoi debiti e dell’insolvenza accertata. Una ricapitalizzazione in perdita non è possibile ed è vietata dalle norme vigenti.

Il Dipartimento per gli Affari Europei (aiuto alla ricapitalizzazione delle imprese) pone delle condizioni per la ricapitalizzazione operata nell’Ilva da parte dello Stato. Condizioni per l’ingresso dello Stato nel capitale delle società è infatti la remunerazione del capitale investito. Pertanto lo Stato deve essere sufficientemente remunerato per i rischi che assume attraverso l’aiuto alla ricapitalizzazione. Senza remunerazione, la ricapitalizzazione diventa una forma di aiuto di Stato, vietata da una precisa norma del TFUE (Trattato di Funzionamento dell’Unione europea), ossia l’articolo 107: “Salvo deroghe contemplate dai trattati, sono incompatibili con il mercato interno, nella misura in cui incidano sugli scambi tra Stati membri, gli aiuti concessi dagli Stati, ovvero mediante risorse statali, sotto qualsiasi forma che, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza”. Pertanto la ricapitalizzazione della società che gestisce l’Ilva in situazione di accumulo costante di debiti commerciali è vietata dalle norme vigenti.

Alessandro Marescotti  Presidente PeaceLink.

8 marzo perché scioperiamo.

Perchè lo sciopero come strumento? Perchè la lotta al sistema patriarcale?
Perchè la lotta se è, deve essere intersezionale? Perchè sarà lotta alla violenza maschile sulle donne e a tutte le forme di violenza di genere? Perchè l’attenzione al mondo della scuola, dell’educazione, del lavoro? “Scioperiamo contro la violenza patriarcale. Scioperiamo contro i fascismi che ci schiacciano e ci limitano quotidianamente. Scioperiamo contro chi ci toglie spazio e spazi di autodeterminazione, pensiero, libertà”. Siete tutt3 in vitat3 a questo momento aperto di confronto: segui qui l’evento!

Morire in un cantiere si chiama omicidio.

Bouzekri Rachimi, 56 anni, è stato l’ultimo corpo ad essere recuperato. Prima di lui erano stati estratti dalle macerie di un cantiere privo di qualsiasi garanzia di sicurezza, quelli di Taufik Haidar, 45 anni, Mohamed Toukabri di 54 anni; Mohamed El Ferhane, 24 anni e Luigi Coclite, 59 anni. Non è l’ora del cordoglio e del silenzio, come si chiede dai palazzi, ma dell’indignazione e della protesta. La vicenda macroscopica di questa strage, che ha causato altri 3 feriti gravi rivela molte chiavi di lettura che, in attesa delle doverose indagini, vale la pena di accennare. La prima, macroscopica, è che ormai da anni la logica dei subappalti al ribasso ha annientato quei vincoli di condizioni del lavoro che nei cantieri dovrebbero essere rispettati. Quando si deve costruire di corsa non c’è tempo di badare a questo. Chi offre i lavoratori a costo minore vince la gara, chi crea meno problemi al marchio famoso, assumendosi responsabilità che non pagherà mai, ha maggiori opportunità di ottenere la commessa. Leggi tutto

Schiume di Pfas nelle acque. Queste immagini (clicca il video) sono uguali a quelle che ho denunciato negli anni ’90 per gli scarichi del polo chimico di Spinetta Marengo nel fiume Bormida, affluente del Tanaro, a sua volta del Po, fino all’Adriatico. La schiuma è acido solfonico, perfluoroottansolfonico base di perfluoroottansolfonato, ovvero Pfoa, il tipo di Pfas che è stato da poco tempo messo al bando in parte del mondo, e che nel 2023 ad Alessandria i cittadini, come me, se lo sono ritrovato nel sangue dall’indagine svolta dall’Università di Liegi, e che chiedono i danni alla SolvayLeggi tutto

E’ criminale difendere le produzioni di Pfas.

Il polo chimico di Spinetta Marengo è come un enorme iceberg alla deriva. Che Solvay non ha affrontato neppure dopo la sentenza della Cassazione. Anzi l’ha acutizzato non riuscendo neppure a mettere sotto controllo i Pfas.  I Pfas rappresentano, da decenni, la “punta dell’iceberg” di tossici e cancerogeni emessi in suolo-acqua-aria: massa composta da cromo esavalente, arsenico, antimonio, nichel, selenio, DDT, fluorurati, solfati, idrocarburi, metalli pesanti, solventi organici clorurati, cloroformio, trielina acido fluoridrico, acido cloridrico, ammoniaca, alcoli, anidride fosforica, iodurati, Zn, idrossido di potassio, NOx, SOx, polveri eccetera. Sarebbe riduttivo concentrare sui Pfas il processo-bis di Alessandria, ignorerebbe la sentenza della Cassazione.

 La rivendicazione di mettere al bando i Pfas, tutto sommato si limiterebbe ad eliminare la punta dell’iceberg, ma  Solvay la percepisce come  “Cavallo di Troia” per espugnare l’intera roccaforte chimica spinettese. E proprio sui Pfas la Solvay oggi ha eretto la propria “Linea Maginot”: e dopo aver giurato per decenni che il  Pfas killer PFOA non era cancerogeno, ora spergiura per i Pfas ADV e C6O4 e per i futuri Pfas essi sì ancora più innocui, dunque indispensabili per altri 60 anni per rendere resistenti, ignifughi e idrorepellenti rivestimenti antiaderenti, schiumogeni antincendio, tessuti impermeabili, pesticidi, materiali per l’edilizia e prodotti per la pulizia e l’igiene personale ecc.

Solvay pretende di restare, almeno fino al 2026, l’unica produttrice di Pfas in Italia di queste sostanze devastanti per la salute umana, individuate nel sangue, nel latte materno, nella placenta, nel siero, nel liquido seminale e nei capelli eccetera, dopo che,  a causa della loro alta stabilità molecolare, si diffondono  ampiamente indistruttibili nell’ambiente, si riversano in grandi quantità nei bacini idrici, da dove possono percorrere grandi distanze, entrando nell’ecosistema acquatico e risalendo la catena alimentare fino agli esseri umani.

L’efferata pervicacia di Solvay resiste alla mole di evidenze scientifiche accumulatesi, compresa l’analisi comparativa trascrizionale pubblicata sulla rivista Toxics e con il titolo “Cross-Species Transcriptomics Analysis Highlights Conserved Molecular Responses to Per- and Polyfluoroalkyl Substances”,  realizzata dagli scienziati del  Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna e dell’Università di Padova, studio che non lascia alcun dubbio su quanto le diverse molecole di PFAS (4.730 molecole: la più estesa famiglia di inquinanti emergenti) influenzano vie ormonali e vie metaboliche.

I Pfas provocano una forte regressione del metabolismo e del trasporto dei lipidi e di altri processi correlati allo sviluppo ovarico, alla produzione di estrogeni, all’ovulazione e al funzionamento fisiologico del sistema riproduttivo femminile; tutti elementi che spiegano gli effetti dannosi dei PFAS sulla fertilità e sullo sviluppo fetale. Mostrano che l’esposizione ai PFAS produce una sovraregolazione del gene ID1, coinvolto nello sviluppo di vari tipi di cancrotra cui leucemia, cancro al seno e al pancreas. I dati epidemiologici suggeriscono  che un’elevata esposizione inoltre aumenta significativamente la mortalità di individui affetti da neoplasie maligne dei tessuti linfatici ed ematopoietici, come milza, fegato e midollo osseo. L’effetto tossico dei PFAS sul sistema immunitario spiega l’indebolimento delle reazioni immunitarie, della produzione di anticorpi e delle risposte alle vaccinazioni, osservato in particolare nei bambini esposti ai PFAS durante il periodo prenatale e postnatale. L’esposizione aumenta anche la concentrazione nel siero dei marcatori di stress infiammatorio e ossidativo e favorisce così lo sviluppo di malattie sistemiche, come il danno epatico e le malattie cardiovascolari, tra cui l’aterosclerosi e gli eventi tromboembolici.

Chi ha inquinato deve pagare.

Questo processo-bis ad Alessandria terrà conto della nuova Direttiva approvata dal Parlamento Europeo? Riprenderà, nell’accusa, il reato di “dolo” formulato dalla Procura nel 2010 ma nella sentenza riformato (con fortissimi sconti di pena) in reato di “colpa”? 

La nuova direttiva sulla protezione dell’ambiente include i cosiddetti “reati qualificati“, che portano alla distruzione o al danneggiamento significativo di un ecosistema e sono quindi paragonabili all’ecocidio: ad esempio l’inquinamento diffuso di aria, acqua e suolo.

Per gli imputati, le conseguenze per aver commesso un reato ambientale possono essere pene detentive fino a dieci anni se la loro azione causa la morte di una persona. Nella maggior parte dei casi, comunque, la pena prevista per reati commessi con negligenza è di cinque anniotto per quanto riguarda i “reati qualificati“.

“La nuova direttiva apre una nuova pagina nella storia dell’Europa, definendo una tutela nei confronti di coloro che danneggiano gli ecosistemi e, attraverso di essi, la salute umana. Significa porre fine all’impunità ambientale in Europa, cosa cruciale e urgente” afferma Antonius Manders  relatore della direttiva. Di questa impunità in Italia abbiamo ampiamente documentato nei due libri “Ambiente Delitto Perfetto” di Barbara Tartaglione e Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia.

A seguito di questa Direttiva, Solvay non si preoccuperebbe come sempre dei direttori, adeguatamente retribuiti per il rischio “professionale”, al presente: Andrea Diotto e Stefano Bigini, ma  al più per le pene pecuniarie: le sanzioni arrivano fino al 5% del fatturato annuo globale di un’azienda responsabile di reati ambientali o alla cifra fissa di 40 milioni di euro, a discrezione degli Stati membri.  I trasgressori dovranno inoltre risarcire il danno causato e ripristinare l’ambiente danneggiato.

Solvay si nasconde dietro le autorizzazioni (AIA) della Provincia di Alessandria. Secondo la precedente direttiva Ue sui reati ambientali, finché un’impresa   rispettava le condizioni di un’autorizzazione, essa pretendeva che le sue azioni non fossero considerate illegali. Un esempio, raccontato da Antonius Manders riguarda il caso giudiziario dell’industria chimica olandese Chemours che nel lontano 1982 ottenne l’autorizzazione a sversare nelle acque i Pfas prima che queste sostanze fossero identificate come dannose per la salute umana. Questa foglia di fico, oggi, non copre i dirigenti Solvay che, dolosamente, hanno sempre saputo che i Pfas sono tossici e cancerogeni. 

“La politica si svegli, i Pfas uccidono”.

Alla vigilia del secondo processo contro Solvay, Greenpeace ammonisce “Non possiamo sempre sperare nella magistratura come garante di qualsiasi contenzioso. Se ci sono dati e numeri inequivocabili, il legislatore deve intervenire. Invece, rispetto al caso Pfas, la politica in questi anni ha deciso consapevolmente di non intervenire. Ma da che parte stanno le istituzioni, con le lobby industriali o con l’interesse pubblico?”. Giuseppe Ungherese, responsabile dell’associazione non mostra molta fiducia sull’esito dei procedimenti penali: né di Vicenza per la Miteni già iniziato  né questo di  Alessandria che, per le solite manovre dilatorie, stenta ad avviarsi davanti al GUP. Forse non parteciperà, forse opterà per azioni giudiziarie in sede civile. Infatti negli Stati Uniti c’è stata una lunga battaglia giudiziaria di cause civili che ha dato vita a risarcimenti impressionanti e indotto le aziende a cessare le produzioni.

Per i disastri eco sanitari le istituzioni sotto accusa sono quelle locali, Comuni e Regioni, mentre i governi sono rimasti preda delle lobby industriali; così il Disegno di Legge del senatore Crucioli, per la messa al bando dei Pfas in Italia giace sepolto in Parlamento. 

Tutta l’Italia minacciata dai Pfas.

Secondo l’inchiesta di “The forever pollution project” più di 17.000 siti in tutta Europa sono contaminati dai PFAS. In Italia sono stati trovati in tutte le Regioni, beninteso: in tutte le Regioni dove sono stati cercati. 

Nord Italia:

  • Veneto, in particolare nelle province di Vicenza, Verona e Padova, dove si trovavano gli stabilimenti Miteni e Chemours, che producevano PFAS, ovvero attorno agli inceneritori.
  • Piemonte, nella zona  di Alessandria, dove si è verificato il primo caso di inquinamento da PFAS in Italia e dove Solvay è l’unico produttore in Italia, nonché  nel Torinese e in Valle Scrivia.
  • Lombardia, nelle province di Brescia e Bergamo, soprattutto in aree limitrofe ai fiumi Brembo e Serio.
  • in Emilia Romagna, nelle province di Modena e Bologna, in particolare nella zona di Maranello.
  • in Friuli Venezia Giulia, nella provincia di Udine, in particolare nella zona di Codroipo.

Centro Italia:

  • in Toscana, nella provincia di Pisa, in particolare nella zona di Castelfranco di Sotto.
  • in Umbria,  Marche (Mondavo) e Lazio.
  • in Campania ,nella provincia di Napoli, in particolare nella zona di Giugliano 
  • in Puglia, nella provincia di Brindisi, in particolare nella zona di Torchiarolo.
  • in Sicilia, nella provincia di Siracusa, in particolare nella zona di Priolo Gargallo.
  • e in Sardegna, nella provincia di Cagliari, in particolare nella zona di Elmas.

Niet della Regione Piemonte ai monitoraggi.

In Piemonte circa 125mila persone (quasi il 3 per cento della popolazione) potrebbero aver bevuto acqua contaminata e il problema Pfas in Piemonte non è circoscritto alla sola area di Alessandria dove si trova lo stabilimento chimico Solvay Specialty Polymers, ma in oltre 70 comuni della città metropolitana di Torino”.

I parametri rilevati dall’indagine di Greenpeace Italia “Pfas e acque potabili in Piemonte”, nettamente superiori ai valori di legge, hanno messo in allarme anche le popolazioni dei Comuni lungo il fiume Scrivia: Alzano Scrivia, Castelnuovo Scrivia, Molino dei Torti, Guazzora e Tortona. Si adombra, come per il Tav in Valsusa, il sospetto che siano opera degli schiumogeni utilizzati per il Tav Terzo Valico.

L’assessore regionale Luigi Icardi, invece, nella sua veste di Ponzio Pilato, rassicura rispetto alla sicurezza delle acque potabili e non ritiene di avviare un monitoraggio di tutte le acque del Piemonte.

Il finto biomonitoraggio della Regione Piemonte.

La Regione Piemonte, piuttosto che sottoporre la popolazione a rischio agli esami del sangue, e delle orine, fa un  finto mini biomonitoraggio riservato ad un centinaio di persone selezionate partendo dagli esami fatti su uova, latte e verdure prelevate in aziende agricole vicine e anche a 20 chilometri dall’area della Solvay di Spinetta Marengo. Chi abita anche a poche decine di metri dalla fabbrica, non partecipa allo screening.

La Regione finora si è limitata a far esaminare verdura, uova e latte prodotti nelle vicinanze della Solvay: sono stati rilevati Pfas in varie concentrazioni, in aumento a mano a mano che ci si avvicinava al Polo Chimico. Inoltre sono stati rilevati anche in aziende agricole di paesi più lontani come Basaluzzo, Piovera o Capriata. Tra i Pfas rilevati negli alimenti, inoltre, sono emerse quantità molto pesanti di Pfoa e Pfos, la cui produzione è teoricamente cessata da più di 10 anni.

A contestare la Regione che li esclude dal monitoraggio, molti abitanti di Spinetta Marengo si sono trovati nelle cassette delle lettere i risultati dell’indagine epidemiologica eseguita negli anni 2017-2019 da Asl e Arpa che evidenziava “incrementi di rischio” per alcune patologie nella zona del sobborgo alessandrino. A promuovere l’iniziativa sono state le Mamme NoPfas, arrivate appositamente dal Veneto, e il gruppo locale di cittadini Ànemos.

Indagini sulle contaminazioni della Solvay.

In merito agli esiti delle indagini ambientali da gennaio 2022 a luglio 2023, in esecuzione del Piano di caratterizzazione approvato dal Comune di Alessandria il 21.09.2021, emerge “la non conformità, per le matrici ambientali investigate, rispetto ai valori limite, specificatamente  alla concentrazione soglia di contaminazione nel suolo e nel sottosuolo riferiti alla specifica destinazione d’uso dei siti da bonificare e alla concentrazione soglia di contaminazione nelle acque sotterranee”. Perciò la Provincia ha avviato un Procedimento amministrativo nei confronti della responsabile Solvay.

Di seguito la cartina riportata nel documento della Provincia che indica le aree esterne al polo chimico coinvolte nella contaminazione.

Solvay altri incidenti.

Gli agenti Spresal sono intervenuti insieme alle Volanti della Questura di Alessandria Non c’è pace alla Solvay di Spinetta Marengo dove gli incidenti dentro e fuori lo stabilimento si susseguono di continuo. Ieri pomeriggio un giovane addetto di un’impresa di pulizie che lavora in Solvay, gravemente ustionato, è finito al Cto di Torino. La domanda è: chi garantisce la sicurezza in Solvay, sia dentro che fuori l’azienda stessa? Non è più tollerabile che un’azienda sia così pericolosa per gli abitanti della zona in cui opera e per chi ci lavora. Clicca qui: https://www.alessandriaoggi.info/sito/2024/02/17/ennesimo-incidente-alla-solvay-unazienda-evidentemente-fuori-controllo/     

https://www.ilsecoloxix.it/bassopiemonte/2024/02/17/news/incidente_alla_solvay_addetto_alle_pulizie_si_ustiona_al_volto-14077918/

https://www.tag24.it/981818-alessandria-incidente-sul-lavoro-30enne-si-ustiona-viso-con-soluzione-basica/

https://www.telecitynews24.it/cronaca/solvay-spinetta-marengo-ustionato-gravemente-un-uomo-portato-al-cto-di-torino/

https://www.ilpiccolo.net/2024/02/16/polo-chimico-infortunio-operaio-al-cto-con-gravi-ustioni/

https://notiziaoggi.it/fuori-zona/si-lava-il-volto-con-acqua-basica-finisce-in-codice-rosso-al-cto/

E se, invece di scaricarli in aria e acque, li bruciassimo?

Tra i prezzolati soloni delle soluzioni per lo smaltimento delle scorie dei Pfas, ritenute indistruttibili, c’era chi proponeva di bruciarle negli inceneritori. Il risultato è verificabile a Marghera, dove la concentrazione di Pfas tocca soglie elevatissime nei  campioni di terreno raccolti in un parco giochi di via Moranzani, oltre che nelle  uova contaminate in  pollai domestici. La denuncia è del coordinamento dei comitati “No inceneritore di Fusina” che chiedono infatti  lo stop immediato agli inceneritori di Eni Rewind e di Veritas in quanto  la fonte dell’inquinamento è proprio dovuta alla deposizione dei Pfas a seguito dell’incenerimento di rifiuti urbani e di fanghi contenenti Pfas, con effetto ultimo di concentrarli in loco. Il Coordinamento chiede con urgenza di interrompere l’iter di approvazione dell’inceneritore di fanghi di Eni Rewind, lo stop alla seconda linea di Veritas e il divieto di incenerire fanghi nella linea L1. Veritas parla di accanimento accusatorio e pericoloso allarmismo.