Solvay gongola. Con Greenpeace, Lino Balza escluso come parte civile. Cosa c’è dietro.

FATTI FUORI DAL PROCESSO AD ALESSANDRIA
Talvolta  si usano titoli ad effetto. Il nostro non è  titolo civetta: è l’esempio che la realtà può superare la fantasia. Se pronunci  Lino Balza -ad Alessandria e non solo- tutti  pensano subito al polo chimico di Spinetta Marengo. E viceversa. E’ una associazione di termini automatica, da oltre mezzo secolo. Nomina omina. Se nel 2024 inizia un nuovo processo contro Solvay, dunque, si può immaginare che non sia ammesso Lino Balza? No, non si può immaginare. Sarebbe una situazione tipica della narrativa kafkiana ispirata all’incomprensibilità e all’assurdità, talvolta comica,  dell’esistenza umana,  sconfinando nella farsa
 
Eppure, in questo surreale episodio, chi ha escluso Lino Balza dal processo non è boemo o ucraino, non si chiama Franz Kafka Nikolaj Vasil’evič Gogol’-Janovskij bensì il genovese Andrea Perelli, giudice del Tribunale di Alessandria con incarico di Giudice Sezione G.I.P. – G.U.P.  Detto per inciso, Perelli, 39 anni, è il più giovane della Sezione per anzianità di servizio, ma non è un pivello: laurea all’Università di Genova, dottorando nel 2016 (anche rappresentante dei dottorandi), magistrato ordinario a trentadue anni, tirocinio a Genova, docente di commissione, autore di articoli, relatore a convegno eccetera. E non è un ingenuo, come vedremo.
 
La sua ordinanza, dalla prosa non pari all’acchittata compostezza con papillon, al processo ha ammesso oves et boves tutte le  300 parti civili persone fisiche: indistintamente CHIUNQUE ad eccezione di Lino Balza: “Non vanta diritto” (sic) perché, udite udite, “non presenta un collegamento qualificato con l’area che si assume inquinata”.
 
Ebbene, in quella “assunta area” Lino Balza 76 anni fa è nato e vi abita tuttora, ha lavorato per 35 anni nel polo chimico, sindacalista e ambientalista con il fardello per rappresaglia di 7 cause in pretura, 4 in appello, 2 in cassazione (tutte vinte), compreso il tentato licenziamento, aggiungendo il corollario di mobbing, cassa integrazione, tre trasferimenti, uffici confino, dequalificazione professionale e provvedimenti disciplinari minori [*]. Da quella fabbrica si è portato dietro il tumore maligno con i suoi supplementi,  nonché  i veleni che ancora oggi persistono nelle certificate analisi del suo sangue, insieme a quelli aggiunti dagli imputati. In più, da sopravvissuto pensionato, scrittore e giornalista, abita in quell’area dove resta pur sempre l’animatore (e in Italia) della lotta per la salute collettiva (anche del Perelli), contro l’ecocidio Solvay e a favore delle Vittime di Solvay, insieme alle mamme che si  disperano per i Pfas nel sangue dei figli. Scomodo ad azienda e magistratura.  
 
Solvay in sede dibattimentale si opporrà alla pletora di persone fisiche ammesse (“con la sola eccezione di Balza Lino”: ha tenuto a sottolineare Perelli Andrea) quali parti offese… semplicemente “per essere o essere stati residenti, o figli di residenti,  entro un’area di otto chilometri  individuata dagli studi di Arpa di Alessandria a rischio di neoplasie o quantomeno per metus (paura, n.d.r.) di vivere o aver vissuto in tale zona”. Peraltro, la presunta “zona rossa” degli otto chilometri (“con la sola eccezione di Balza Lino”)  è assai inventata perché non esiste alcuna “certificazione” dell’Arpa che delimiti un’area a rischio. Tant’è che Arpa non ha centraline dovunque ma dove ha cercato ha sempre trovato Pfas:  non solo nei sobborghi e nel capoluogo ma anche in Comuni della Provincia, per esempio a Montecastello che dista ben  oltre i fantomatici  otto chilometri, a tacere il fiume Bormida. In base al criterio territoriale e psichico, la popolazione potenzialmente parte offesa -oggi e domani- ammonterebbe a decine di migliaia di persone. Comprendendo la presunta incompatibilità ambientale di giudici e giurati, col rischio di trasferimento del processo.    
 
SOLVAY GONGOLA.
Dalla clamorosa udienza del GUP, Solvay porta a casa che  sono stati fatti fuori dal processo i due più temibili avversari di Solvay: Greenpeace e Lino Balza, che chiedono subito la chiusura delle produzioni  inquinanti  dello stabilimento di Spinetta Marengo. Infatti, attualmente Greenpeace è l’associazione più impegnata ai massimi livelli a denunciare le fonti di inquinamento da Pfas su tutto il territorio nazionale, a cominciare da Alessandria, e a chiedere la loro messa al bando in Italia. Ebbene, non si sa se ridere o piangere, Greenpeace è stata esclusa… “per non aver svolto attività strettamente legata al territorio di interesse”.  
 
E Lino Balza, che paradossalmente abita a molto meno dei fatidici otto chilometri?  Per l’azienda belga, “Linò Balzà, ça va sans dire, est l’ennemi numéro 1”  dalla notte dei tempi, ancor prima del primo processo e ancor più dopo [**]. In più, è oltremodo scomodo alla vigente Procura. Proprio la Procura l’aveva escluso fra le parti offese. Presto spiegato: con ripetuti (11 su un totale di 20) esposti, depositati e anche pubblici [***], aveva per anni pressato il procuratore capo Enrico Cieri a intervenire d’autorità per le tutele della salute pubblica (si pensi, fra tutte, alle donazioni e trasfusioni di sangue infetto), a  contrastare gli illeciti ecosanitari, a procedere contro il management della multinazionale  (e non solo contro i due direttori), e soprattutto per il reato di dolo. E, di conseguenza, aveva criticato la Procura per il blando capo di imputazione, disastro ambientale colposo e illecito amministrativo, che esclude alle Vittime il risarcimento per le morti e le malattie (a parte l’eventuale elemosina del “metus”). [SI LEGGA IN DETTAGLIO L’ARTICOLO CHE SEGUE IL PRESENTE].
 
IL PATTEGGIAMENTO?
In aula, alla lettura della “strana” ordinanza del GUP,  tra gli avvocati si è cercato una connessione con le insistenti voci di un patteggiamento (rectius nel linguaggio forense) premiale per l’imputato e le parti civili. E hanno presunto la disponibilità della Procura come preannunciata nella di lei imbarazzata e sconcertante audizione davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta: praticamente l’assoluzione a priori ad “un imprenditore che crediamo abbia ottemperato agli adempimenti di legge, salvo inadeguatezze  che valgono il rimprovero di una colpa”. Una tiratina di orecchi. Clicca qui.
 
Altro segnale avvertito è il cambio degli avvocati della difesa con Riccardo Lucev  e Guido Carlo Alleva. Lucev è esperto in diritto penale della responsabilità medica e addirittura Officer del Criminal Law Committee della International Bar Association. Guido Carlo, soprannominato con Giulia Alleva  “avvocati del vino” (la rinomata “Tenuta Santa Caterina” per miliardari) è DOC in quanto storico difensore dell’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny nei processi Eternit.  A confronto, i risarcimenti  nel caso Solvay, stringi stringi, sarebbero irrisori in un patteggiamento?  “Ça va sans dire,   avevano ragionato a Bruxelles,  ci verrà a fagiolo “tomber à pic” l’esclusione dalle parti civili di Lino Balza, così attivo ad opporsi al patteggiamento di un’elemosina ma a favore di una class action. Infine, l’azione della Procura nel patteggiamento, per quanto scalpore possa fare, pour nous  sarebbe un ombrello, anzi un paracadute: “Il suffit de mettre un parachute, ça va sans dire”. “Notre avantage”, e per Regione e Sindaco, sarebbe palese: si allenterebbe il fiato sul collo da parte dell’opinione pubblica che li addita come complici di Solvay e chiede monitoraggi di massa per la popolazione e addirittura ordinanze di chiusura degli impianti. Non li si può tenere a bada all’infinito. Ça va sans dire.
 
In conclusione. A Solvay, ça va sans dire, il patteggiamento servirebbe a derubricare ulteriormente i reati ma soprattutto a prendere in tranquillità il tempo necessario per la sua strategia post 2026. Un modesto patteggiamento potrebbe essere un’alternativa all’incertezza della richiesta di trasferimento (“rimessione alla sede”) del processo (trasmissione degli Atti a Milano) “per incompatibilità ambientale”: eventualità che in aula a loro volta gli avvocati della difesa discutevano con preoccupazione.
 
La richiesta di patteggiamento, spiegavano gli avvocati, può essere formulata fino alla presentazione delle conclusioni in udienza preliminare, e fino alla dichiarazione di apertura del dibattimento. Andrea Perelli sarebbe assai favorevole, poco o tanto che sia stato intimidito dal trascorso tentativo di ricusazione di Solvay.   Dunque già nella prossima udienza del 20 dicembre potrebbe esserci una delle due sorprese [****].
 
[*] “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza” in 4 volumi.
[**] “Ambiente Delitto Perfetto”, volume primo. “Pfas. Basta!”, in tre volumi.
[***] “Ambiente Delitto Perfetto”, volume secondo.
[****] “Ambiente Delitto Perfetto”, volume terzo.
Tutti i libri sono disponibili a chi ne fa richiesta.
 
 

6 (+ 1) ragioni affinchè Lino Balza debba partecipare al processo per rinchiodare 39 prove che condannano Solvay e imputati.

La gravissima ordinanza del GUP, che ha escluso Lino Balza dal processo, ha colto di sorpresa tutti gli avvocati, compresi quelli della difesa. Però, a prescindere  dal merito  di essere la controparte storica da oltre mezzo secolo, nella fattispecie  Lino Balza riproporrà in sede dibattimentale -a pieno titolo, di diritto e di fatto- di costituirsi parte civile quale persona offesa e danneggiata nel procedimento penale [*] contro gli imputati Bigini Stefano e Diotto Andrea: per le seguenti ragioni soggettive. Nonchè  per le seguenti ragioni oggettive che la ordinanza di Andrea Perella, nascondendosi dietro le omissioni della procura,  impedirebbe  siano portate nel processo quali prove -di dolo a parere di Lino Balza- a carico di Solvay e dei suddetti imputati.
I requisiti di costituzione che contengono “l’esposizione delle ragioni che giustificano la domanda agli effetti civili” sono contenuti in estrema sintesi in sei capitoli: dalla lettera A) alla G). In particolare, inoltre, sono richiamate le responsabilità attive o omissive, comunque consapevoli, dell’imputato Stefano Bigini, nei paragrafi da 1) a 15).  E degli imputati Stefano Bigini Andrea Diotto nei paragrafi 16) 17)E dell’imputato Andrea Diotto nei paragrafi da 18) a 39)Tutti i paragrafi erano compresi nei 20 (venti) esposti depositati (con ricevuta) alle Procure di Alessandria: di cui 11 (undici), che riprendono i precedenti, all’attuale procuratore capo; sollecitando interventi della Procura per le situazioni ambientali e sanitarie denunciate  e con esplicita richiesta di partecipare in giudizio, riferentisi  al periodo di attività dei due direttori ora imputati Stefano Bigini e Andrea Diotto.
A)     Al centro dell’inquinamento provinciale  di Solvay, a meno di sei chilometri dal polo chimico spinettese, lo storico e attuale domicilio di Lino Balza, con relative utenze telefoniche acqua luce gas ecc.,  è sito in Alessandria via Dante 86 a poche centinaia di metri dalla centralina Arpa (c/o Istituto Volta) che rileva l’inquinamento Solvay (Pfas). Allo stesso indirizzo recapita l’associazione “Movimento di lotta per la salute Maccacaro”, di cui è il responsabile nazionale.
B)      Nella provincia e nel comune di Alessandria, e in particolare presso il sobborgo di Spinetta Marengo, epicentro provinciale dell’inquinamento terra-acque-atmofera di Solvay, già dall’epoca in cui era dipendente del locale stabilimento chimico (Solvay ex Edison-Montedison) e fino all’epoca attuale, Lino Balza ha sempre esercitato –senza soluzione di continuità- le proprie attività di noto militante sindacale e ecologista, in particolare riferite al polo chimico di Spinetta Marengo, tramite presenza pressoché quotidiana  per organizzazione di dibattiti, assemblee, servizi con giornali e Tv locali e nazionali, per confezionare video su scarichi e discariche, per consulenze e promozione fra i cittadini delle costituzioni a parti offese, per organizzare le indagini epidemiologiche (es. con l’assessorato e con l’Università di Liegi) eccetera. Impossibile  essere esaustivi per questa mole di lavoro, memoria storica,  che riempie  i suoi libri e alimenta il suo Sito frequentatissimo a livello nazionale www.rete-ambientalista.it. Per limitarci al periodo che riguarda l’imputazione di Stefano Bigini e Andrea Diotto, si evidenziano alcune date.
 Nel 2008, direttore Stefano Bigini, Lino Balza, ha subìto tireodectomia totale per tumore maligno della tiroide contratto in sede lavorativa e abitativa, danno reiterato e aggravato nell’attuale contaminazione degli indistruttibili Pfas. Infatti,  il livello pericolosissimo  per le esistenti condizioni di salute, calvario sotto costanti cure e controlli, emerge dai  risultati de “L’indagine
 

Sull’onda del GUP, Solvay prepara i festeggiamenti.

L’appuntamento con la presidente di Syensqo Solvay per festeggiare -viene dato per scontato dopo exploit del GUP- l’esito del processo di Alessandria, non potrà che svolgersi  nella sontuosa “Tenuta Santa Caterina” di Grazzano Badoglio (Asti): dal ‘700 grandiosa abazia benedettina poi palazzo patronale con porticati, giardini all’italiana, scuderie e abitazioni per braccianti. L’avvocato Guido Carlo Alleva, con l’acquisizione nel 2000, ha operato una costosa e attenta opera di restauro per riportare all’antico splendore tutta la proprietà che oggi ospita anche un relais con sei suites (da 240 a 350 euro a notte). Qui potrà essere degnamente  ospitata la presidente  Ilham Kadri . Servita a tavola dai direttori di Spinetta Marengo in farfallino,  le sarà presentata l’ultima creazione a base chardonnay: il GuidoCarlo, un metodo classico annata 2019 (anno della sentenza di Cassazione).
 
Ma ne lasciamo ossequiosamente la presentazione alla  brochure vitivinicola. “Una bollicina che ha riposato sui propri lieviti per 36 mesi e le cui uve provengono dal vigneto Maddalena a 300 metri di altitudine con esposizione sud. Produzione di 3000 bottiglie. Questo vino non è altro che il risultato di un percorso di studi di oltre venti anni iniziato quando Alleva ha personalmente scelto le barbatelle da piantare: tre differenti cloni scelti tra i 34 certificati come i migliori al mondo, con caratteristiche che si compensassero l’un l’altra e che si adattassero bene al terreno. Le uve vengono raccolte, in cassetta e nelle prime ore del mattino, in anticipo rispetto alla piena maturazione per valorizzarne al meglio il profilo acido e olfattivo. Pressatura a grappolo intero e nessuna chiarifica. I suoi vini, come dice Guido Carlo, non sono un’opera d’arte, sono un’opera di artigianato. ‘Il GuidoCarlo è frutto di una lunga ricerca che, come per tutti gli altri nostri vini, portiamo avanti costantemente, vendemmia dopo vendemmia, per migliorarci, imparare a dialogare sempre di più con le vigne e raggiungere livelli qualitativi sempre più alti’. Sboccato nel marzo 2023, il GC esprime ancora tutta la sua giovinezza con una bolla esuberante che solca il calice giallo paglierino carico. Vivace il naso giocato sulle note agrumate con accenni fruttati e floreali. Una tessitura morbida data del clone Chardonnay Musqué si riflette al sorso che rimane comunque guidato dall’impronta minerale conferita dai suoli e dalla verticalità dell’acidità agrumata. Ottima persistenza. Un vino che ha ancora bisogno di sosta in bottiglia per esprimersi al meglio e che lascia presagire ottime capacità di evoluzione nel tempo”. Una sosta opportuna, ma quanto durerà il processo? Eventualmente, strafogatevi, alla francese: devenir fou, è l’augurio di noi Vittime. Pensa se Greenpeace trova Pfas anche a Grazzano Badoglio. Sarebbe la decantata « impronta minerale conferita dai suoli”?.

I cittadini di Alessandria fanno a proprie spese le analisi Pfas del sangue.

La Regione Piemonte, inveterata complice di Solvay, si è sempre rifiutata di sottoporre a monitoraggio di massa la popolazione della provincia alessandrina. E così, come già nel 2022 tramite l’Università di Liegi per gli abitanti del capoluogo Alessandria e del sobborgo di Spinetta Marengo, altri cittadini hanno dovuto rivolgersi a proprie spese all’Università tedesca di Aquisgrana. Questi ultimi risultati delle analisi del sangue degli abitanti della Fraschetta dimostrano una situazione di contaminazione PFAS del territorio estesa e grave, riscontrata nei paesi di: Spinetta Marengo, Castelceriolo, Lobbi, Cascinagrossa e Litta Parodi. Ebbene, oltre alla presenza del cancerogeno PFOA nel sangue di TUTTI i 36 cittadini esaminati, ha impressionato (nella trasmissione televisiva “Presa diretta)” la presenza dell’ADV -anche nell’aria- riscontrata dall’Arpa: solo dal 2022-2024 benchè da Lino Balza denunciata negli esposti dal 2009 in avanti!
 
Nel monitoraggio organizzato da Ànemos, ComitatoStopSolvay e Grennpeace, dunque, un residente su due campionati comprende anche ADV nel sangue, cioè per la somma di Pfas si ritrova nella fascia sanitaria più a rischio: oltre 20 μg/L. Record per il soggetto affetto da tumore di natura endocrina. Diverse sono le mamme che hanno scoperto che non solo loro avevano cancerogeni nel sangue ma anche i loro figli e con valori più alti. D’altronde Greenpeace ha analizzato un campione di acqua da una fontanella di via san Giacomo di Alessandria e ha trovato concentrazioni di 60 ng/L di Pfas, di cui 20 ng/L di Pfoa, cancerogeno.
 
Di fronte a questi ennesimi risultati, il sindaco di Alessandria emetterà (come di recente in Belgio per la 3M) ordinanza di chiusura degli impianti inquinanti, oppure offrirà, a braccetto dell’assessore regionale, agli ambientalisti l’ennesimo tavolo di confronto… ma ribattezzato task force?
 
 

Pfas nell’aria anche quando le produzioni sono ferme. E nuova finta diffida della Provincia.

Fermare le produzioni per brevi periodi non risolve l’inquinamento dei Pfas: la fermata deve essere definitiva per consentire una bonifica in tempi lunghissimi. Infatti, la sospensione della produzione nello stabilimento Solvay-Syensqo di Spinetta Marengo a giugno-giugno-luglio 2024, decretata con diffida  dalla Provincia, non ha eliminato nell’aria i Pfas: né a maggio-giugno-luglio né in seguito. L’hanno stabilito le centraline Arpa del sobborgo di Spinetta Marengo  (via Genova), del capoluogo Alessandria e del Comune di Montecastello. Il circolo è vizioso: i Pfas, quando non direttamente in falde e fiumi, vengono depositati in discariche o scaricati dalle ciminiere, dal cielo si depositano al suolo, di lì pieno zeppo, essendo forever chimicals indistruttibili, defluiscono anche decenni dopo in acqua o tornano in aria. Un ciclo eterno  che, però, intercetta  tragicamente respirazione e alimentazione umana.
 
Il monitoraggio dei PFAS con campionamento attivo su filtri del PM10 (frazione inalabile delle polveri con diametro  10 micron) è stata condotto su base mensile tramite campionatori presenti presso le stazioni di controllo. Presso la stazione di Spinetta – via Genova sono rilevate le concentrazioni maggiori di cC6O4, con valori variabili in un range da 0,476 a 1,534 ng/m3; viene rilevata anche la presenza costante degli isomeri della miscela ADV/MFS, la sommatoria di MFS risulta presente in un range tra 0,075 e 0,842 ng/m3. Presso il sito di Montecastello i campioni da maggio a  luglio evidenziano cC6O4 con concentrazioni variabili 0,019 a 0,036 ng/m3.  Presso la stazione di Alessandria – Volta sono state rilevate concentrazioni di cC6O4 da gennaio a maggio 2024 in un range di valori da 0,009 a 0,031 ng/m3.
 
Addirittura, a Spinetta, nei mesi di giugno e luglio è stata riscontrata positività per PFOA, con concentrazioni tra 0,006 e 0,008 ng/m3 (limite di quantificazione 0,004 ng/m3), quando il Pfoa ufficialmente non è più prodotto.
Così, la Provincia di Alessandria ha fatto di nuovo finta di intervenire. Sviando il discorso. Dopo quella dello scorso 28 agosto, ha trasmesso a Solvay  una seconda diffida per l’inosservanza delle prescrizioni dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) relativamente alle vasche per il trattamento del percolato, e per l’assenza delle canalette perimetrali agli invasi. Tempi di intervento rispettivamente 15 e 30 giorni. In caso di inosservanza eventualmente “si procederà ad una terza diffida e alla contestuale sospensione dell’attività per un tempo determinato”. Non si pensi definitivamente. C’è sempre una quarta diffida, quinta eccetera.
 
Non è una minaccia per Solvay: garantisce per incompetenza (Responsabile Regionale di Fratelli di Italia… per il Comparto Difesa) il neo assessore provinciale all’Ambiente, Maurizio Sciaudone.

Dal cielo sui pesci piovono PFAS. Solvay boicotta i controlli del CNR.

Solvay boicotta i controlli che il “Consiglio nazionale delle ricerche -istituto di ricerca sulle acque CNR cerca di realizzare  con l’ASL di Alessandria, per un progetto operativo  “Biomonitoraggio integrato area Spinetta marengo-Alessandria”. Infatti -è la denuncia-  “non fornisce gli standard analitici o le miscele tecniche (nel caso gli standard non siano disponibili) per svolgere analisi aggiuntive. E non rende pubblici i dossier tossicologici, di nuove sostanze e dei composti utilizzati in passato ed in uso, in suo possesso”.
 
Il sabotaggio è finalizzato ad occultare la presenza di ADV, C6O4 e Aquivion®PFSA negli scarichi, ad evitare l’ampliamento  delle analisi di vegetali e uova e del biomonitoraggio umano del sangue ma anche delle urine.  

L’endocrinologo: «Come i Pfas ci avvelenano».

Il professor Luca Chiovato è stato uno dei primissimi, in Italia, ad occuparsi dei distruttori endocrini, creando all’Irccs Maugeri di Pavia un Laboratorio di ricerca dedicato ai Pfas: proprio quello a cui si rivolse Solvay un quarto di secolo fa: dunque ufficialmente consapevole della propria condotta delittuosa.   
Ordinario di Endocrinologia dell’Università di Pavia, oltre 350 pubblicazioni scientifiche e più di 1.000 punti di impact factor, membro di lungo corso della Società Italiana di Endocrinologia, Luca Chiovato è dal punto di vista scientifico uno dei più titolati a trattare di Pfas. Lo fa in questa analitica intervista https://www.vita.it/lendocrinologo-cosi-i-pfas-avvelenano-il-nostro-corpo/  incentrata sulle conseguenze delle sostanze perfluoroalchiliche sul sistema endocrino-metabolico (“principalmente gli assi gonadici e della tiroide”), nella quale afferma che l’associazione tra Pfas e tumore della tiroide è  ormai esclusa da ogni controversia dopo il definitivo studio caso-controllo multicentrico (Usa, Olanda, Israele), pubblicato nel 2023, che ha stabilito il  rapporto tra Pfos e carcinoma papillare della tiroide.
 
Dunque, è completo il grado di pericolosità dei Pfasdiminuzione della fertilità, riduzione numero spermatozoi, tumori del testicolo e malformazioni congenite, come il criptorchidismo nell’uomo, ipertensione arteriosa durante la gravidanza, neonati sottopeso, mancata discesa dei testicoli nel bambino, sviluppo mentale dei neonati, pubertà precoce e tumori femminili ormono-dipendenti, come quelli di mammella e utero,  abbassamento della risposta anticorpale in adulti e bambini, innalzamento dei livelli di colesterolo, aumento dei rischi di cancro e malattie alla tiroide, lesioni al fegato, colite ulcerosa, neoplasie ai reni e ai testicoli, colite ulcerosaobesità, diabete tipo 2, dislipidemia, ecc. 
 
Un quadro clinico, non ci sono antidoti per i Pfas, reso ancor più drammatico dalle caratteristiche dei Pfas: l’emivita, vale a dire il loro tempo di decadenza  nell’ambiente è di 41-92 anni e l’emivita di eliminazione nell’uomo è di 3-7 anni. Unica soluzione: metterli al bando.

Petizioni che meritano sostegno.

Serve un tetto al prezzo dell’acqua: stop alla speculazione negli aeroporti

Aboliamo i reality show

Vanno eliminati gli acconti delle tasse per i liberi professionisti

Il Canone Rai va abolito

Eventi culturali: vogliamo l’acquisto dei biglietti senza intermediari

Via le basi militari americane dall’Italia

Stop alle ambiguità: le offerte luce e gas ai privati mostrino il prezzo finito

Basta una firma: clicca qui

Tour in Italia degli obiettori di coscienza israeliani e palestinesi.

Vengono da Israele e Palestina, dove il diritto internazionale viene calpestato, per rivendicare il diritto all’obiezione di coscienza! Lavorano insieme e rifiutano la guerra, l’esercito, le armi, l’odio.

Sofia Orr e Daniel Mizrahi (israeliani, hanno rifiutato armi e divisa, sono obiettori di coscienza e per questo reduci dal carcere), Tarteel Yasser Al Junaidi e Aisha Amer (palestinesi, sono attiviste nonviolente e difendono i diritti umani, contro l’occupazione) sono quattro testimoni di pace che credono nel dialogo e lavorano insieme, come “gruppo misto” israelo-palestinese, e rappresentano due importanti movimenti: Mesarvot (una rete di giovani attivisti israeliani che rifiutano di prestare il servizio militare obbligatorio), e Community Peacemaker Teams – Palestina (CPT) (sostiene la resistenza di base nonviolenta guidata dai palestinesi contro l’occupazione israeliana). (Clicca qui)

Italia Nostra denuncia i Pfas nelle acque umbre.

La denuncia di Italia Nostra è stata presentata con una interrogazione in consiglio regionale, malgrado le rassicurazioni dell’Usl Umbria2, che ha avviato quest’anno con Istituto Superiore di Sanità e ISPRA uno screening per la valutazione dei rischi di esposizione agli Pfas della popolazione del sito di interesse nazionale Terni- Papigno – Conca Ternana. Le analisi Arpa restituiscono un quadro preoccupante dei Pfas con ben 5 classi di composti.

Fiumi di Pfas, pesticidi e diserbanti.

In Polesine ben 47 superamenti dello standard di qualità . Con il rapporto “Stato delle acque superficiali del Veneto”, l’Arpav ha rilevato azoxystrobin, metolachlor, metazaclor, boscalid, ampa, nomi sconosciuti a chi non lavori in agricoltura, pesticidi, funghicidi e diserbanti, ma che in pianura scorrono a fiumi nei fiumi e nei canali. Senza contare, soprattutto, la presenza dei Pfas:   sopra i limiti in tutti i punti di prelievo “nel Po con ogni probabilità, di origine esterna alla Regione del Veneto”, nota Arpav anche se si sa bene che vengono dallo stabilimento chimico Solvay di Spinetta Marengo.

La prima mappatura della contaminazione Pfas dell’acqua potabile in Italia.

La  mappatura della contaminazione Pfas dell’acqua potabile in Italia dovrebbe essere un obbligo del governo. Invece, a realizzare il primo censimento sarà Greenpeace con una raccolta di campioni  in 220 città entro cinque settimane. La spedizione “Acque senza veleni” è appena arrivata anche a Palazzolo, Brescia e Desenzano. In Lombardia, Greenpeace sta effettuando campionamenti a Cremona, Lodi, Crespiatica, Crema, Treviglio, Milano/hinterland, Brugherio, Cinisello Balsamo, Monza, Busto Arsizio, Varese, Como, Mariano Comense, Lecco, Mandello del Lario, Sondrio, Bergamo, Palazzolo sull’Oglio, Brescia, Desenzano del Garda, Mantova, Suzzara.
 
In Lombardia, Greenpeace tra il 12 e il 18 maggio 2023 aveva già realizzato campionamenti indipendenti (in fontane pubbliche, parchi giochi, davanti scuole) che avevano mostrato come in undici campioni su 31, pari a circa il 35% del totale, ci fosse presenza di PFAS nelle acque potabili di diversi comuni lombardi, fra cui Milano. In quattro casi era stata riscontrata una contaminazione superiore al limite della Direttiva europea 2020/2184, pari a 100 nanogrammi per litro: a Caravaggio, Mozzanica, Corte Palasio, Crespiatica.
 
Greenpeace inoltre chiede alla Regione Lombardia di pubblicare gli esiti dei monitoraggi effettuati negli ultimi anni in modo trasparente e accessibile alla collettività e, parallelamente, individuare e fermare tutte le fonti inquinanti.

Acque avvelenate di Pfas in Toscana.

Per realizzare la prima mappatura italiana, la spedizione “Acque senza veleni” di Greenpeace è arrivata anche a Pisa per raccogliere campioni di acqua potabile alla ricerca dei cancerogeni PFAS presenti in molti Comuni toscani soprattutto per gli scarichi di aziende di carta, tessile, area fluorovivaistica ma soprattutto cuoio e pelle, finendo poi nei fiumi, inquinando  fonti d’acqua, aria e coltivazioni e arrivando direttamente a causare gravissime patologie a tiroide, diabete, danni al fegato e al sistema immunitario, cancro al rene e ai testicoli e impatti negativi sulla fertilità ecc.
 
Oltre a Pisa e Pontedera, in Toscana Greenpeace Italia effettuerà campionamenti a Orbetello, Grosseto, Rosignano Solvay, Livorno, Viareggio, Massa, Carrara, Aulla, Firenze, Empoli, Poggio a Caiano, Agliana, Pistoia, Montemurlo, Prato, Poggibonsi, Siena, Arezzo, Montevarchi.
Greenpeace a fine luglio aveva già prelevato dei campioni di acqua potabile a Lucca e a Capannori: 54,1 nanogrammi per litro a Lucca.

Vietati altri Pfas, minimo passo in avanti.

Su questo tavolo divieto di Pfas.
Non è propriamente un Pfas ma un suo sottogruppo: l’acido undecafluoroesanoico (PFHxA e sostanze correlate), che Commissione europea, a norma del regolamento REACH — legislazione sulle sostanze chimiche, ha vietato come vendita e uso. Dunque divieto nei tessuti, cuoio, pelli per l’abbigliamento e gli accessori, come i giubbotti antipioggia o le calzature, ma anche nella carta e nel cartone destinati al contatto con gli alimenti, come le scatole per la pizza, nelle miscele, come gli spray impermeabilizzanti, nei cosmetici per la cura della pelle e in alcune applicazioni di schiuma antincendio. Però, il divieto non riguarderà altre applicazioni delle stesse sostanze, come quelle nella produzione di semiconduttori, di batterie o delle celle a combustibile per l’idrogeno verde.
 
La norma della Commissione si basa sulla valutazione dei comitati dell’ECHA (Agenzia europea delle sostanze chimiche), ma purtroppo  si tratta di un provvedimento col freno a mano della Solvay: ancora limitato rispetto alla restrizione dell’intero gruppo PFAS che l’ECHA sta favorevolmente  valutando a seguito di una proposta del 2023 di cinque governi europei (non dell’Italia imbeccata dalla Solvay),  e addirittura con un periodo di transizione tra 18 mesi e 5 anni, a seconda del materiale.

Ebrei antirazzisti per la Palestina.

A differenza delle organizzazioni ebraiche che sostengono acriticamente lo Stato di Israele, al Parlamento di Bruxelles è stata presentata sulle orme della statunitense Jewish For Peace, la Rete ebraica europea per la Palestina, che ha visto l’adesione di vari gruppi rappresentanti organizzazioni antirazziste della società civile europea e palestinese, per esprimere “Not in my nime” l’opposizione al genocidio e alla pulizia etnica, all’occupazione coloniale e all’apartheid di Israele in Palestina. 

I Pfas nel sangue provocano anche riduzione del sonno.

I ragazzi con più alti livelli di PFAS nel sangue dormono fino a 80 minuti in meno degli altri: uno studio condotto dalla Keck School of Medicine della University of Southern California (USC) ha rivelato il legame.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Environmental Advances e supportato dal National Institutes of Health (NIH), ha coinvolto 144 partecipanti di età compresa tra i 19 e i 24 anni.
Gli studiosi hanno identificato sette geni influenzati dai PFAS che potrebbero contribuire ai disturbi del sonno. Tra questi HSD11B1, un gene che regola la produzione del cortisolo, l’ormone che controlla i ritmi di sonno-veglia.

Un provvedimento diabolico.

Il ddl sicurezza considera violenza il dissenso. Che nessuno disturbi il manovratore. Il testo in discussione fruga perfino tra le parole della tradizione pacifista e nonviolenta di Capitini e Dolci per inventare reati. Forse questo ddl 1660 avrebbe dovuto avere un numero leggermente diverso, il 1666, richiamando così il proprio intento diabolico. Non sappiamo se la disapprovazione sociale diffusa che lo ha accolto basterà per fermare l’iter legislativo, ma non era scontata. Il diavolo fa le pentole ma… (continua)

Oltre gli allevamenti intensivi.

L’inquinamento degli allevamenti intensivi contribuisce alla morte di 50.000 persone in Italia, in particolare in Pianura Padana

In occasione della Giornata Mondiale per gli Animali negli Allevamenti, le Associazioni Greenpeace Italia, ISDE Medici per l’Ambiente, Lipu, Terra! e WWF evidenziano numeri e impatti degli allevamenti intensivi e…

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Alberto Perino, un grande.

 
Il suo motto era “A sarà düra”: con questo slogan aveva partecipato, nel corso degli anni, a decine, forse centinaia, di cortei, manifestazioni, incontri, presidi contro il tunnel che sventrerebbe la valle per far passare una nuova linea ferroviaria Torino-Lione. Ricordare la sua figura monumentale per la Valle di Susa, per tutto il Movimento No-Tav, per tutti i Movimenti italiani, è difficile in queste ore di estremo dolore. Il vuoto che ci lascia sarà incolmabile. Una cosa però è certa: nel corso della sua vita ha saputo trasmettere a tutte e tutti noi la voglia di lottare contro ogni ingiustizia e devastazione ambientale. Se è da trent’anni che la Valsusa resiste è anche e soprattutto merito suo. 
La storia di Perino ci mostra come il movimento No-Tav sia stato e continui a essere non soltanto un centro di aggregazione civile e politica, ma anche una comunità di persone che hanno condiviso negli anni ideali e speranze, delusioni e vittorie, cene e brindisi. In uno dei suoi ultimi appelli, nel febbraio scorso, dopo i fogli di via notificati a una cinquantina di attivisti No-Tav, aveva invitato a “resistere, resistere e ancora resistere cercando di non farci spaventare. Bisogna reagire non accettando le leggi ingiuste perché, come diceva Gandhi, se una legge è ingiusta deve essere violata”. 
Fino all’ultimo ha messo la sua vita a disposizione: pochi giorni prima di morire, Perino aveva inviato una mail in cui assicurava la sua presenza (a costo di andare in ambulanza) domenica 13 ottobre al presidio di San Giuliano”, per opporsi agli espropri delle aree su cui nelle prossime settimane dovrebbe essere impiantato un cantiere del Tav. “Ormai è chiaro a tutti”, scriveva Perino, “che gli espropri sono solo un’operazione mediatica per dire: stiamo facendo qualcosa anche in Italia così Salvini è contento e un po’ di soldi continuano a darglieli”. “Facciamo rumore”, ripeteva. Le sue email, come la sua voce,  risuoneranno per molto tempo in tutti noi. “A sarà düra”

Tutto va bene, madama la marchesa.

La crescita dei salari in Italia, da decenni, è sostanzialmente nulla ed esiste una parte larga della popolazione che sbarca il lunario con salari al di sotto dei 9 euro lordi (circa il 30% su una platea di lavoratori formata da dipendenti privati, operai agricoli e lavoratori domestici). L’Italia è ultima in Europa per il tasso di occupazione. 
 
Il nostro mercato del lavoro è affetto da tre grandi e inevase criticità: divario territoriale, bassa occupazione e alta inattività giovanile, fortissimo divario di genere. Inoltre, con l’inflazione degli ultimi anni, la perdita di potere di acquisto per i lavoratori è stata in media del 15%.
 
Il XXIII Rapporto annuale dell’Inps smentisce  la propaganda  dei TG a reti unificate, secondo la quale siamo al record dell’occupazione mentre abbiamo il record del lavoro povero, ovvero che lo 0,7% di crescita del Pil del 2023 è più alto della Germania mentre abbiamo visto crescere solo disuguaglianze e divari.
 
La povertà ha ricominciato a crescere,  toccando 5,8 milioni di persone, dopo l’abolizione del Reddito e della Pensione di cittadinanza  sostituito in parte con l’Assegno di inclusione che ha escluso dal sostegno pubblico oltre 300 mila nuclei familiari con un’incidenza negativa soprattutto sul Sud Italia e sulle famiglie con soggetti di età avanzata e anche minori. E’ fallito il supporto per la formazione e il lavoro: sono solamente 102 mila i beneficiari della misura, con appena 3,7 mensilità, e il risultato è di portare su un mercato del lavoro sempre più precario e sempre più caratterizzato dal lavoro povero e sottopagato.

Julian Assangen colpevole di giornalismo.

Sono libero oggi perché dopo anni di carcere mi sono dichiarato… colpevole di giornalismo. Gli europei devono obbedire alla legge sullo spionaggio degli Stati Uniti. Se le cose non cambiano, nulla impedirà che quanto è accaduto a me accada di nuovo. I giornalisti non dovrebbero essere perseguiti per aver svolto il loro lavoro. Il giornalismo non è un crimine. È un pilastro di una società libera e informata”.
Clicca qui l’intervista ad Assange. 

Promemoria per la sinistra (che la destra sa a memoria ma infrange) e a Mattarella.

Hanno liberamente manifestato in tutto il mondo, meno che in Italia (e Israele)
 
La Costituzione risponde alle due domande.
E’ lecito o no manifestare in piazza a favore della Palestina e/o contro Israele?
Sì, lo è: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero” (art. 21) e “i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi” (art. 17).
È lecito vietare una manifestazione a favore della Palestina?
No, non è lecito. Né pro o contro Palestina, Israele, Hamas, Hezbollah, Ucraina, Russia, Corea del Nord o del Sud,  Madagascar, Mussolini, Hitler, Stalin, Pol Pot, Kim Jong-un, i vaccini, i semafori, gli autovelox e quanto altro venga in mente.
No, non è lecito, quindi la Questura di Roma, il Viminale e il Tar Lazio che hanno vietato la marcia pro-Pal e anti-Israele hanno violato la Costituzione, perché per manifestare pro o contro qualsiasi causa, anche la più orrenda o strampalata, non occorre alcuna autorizzazione preventiva: “Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica” (art. 17).
E “comprovati” vuol dire comprovati, non inventati o immaginati o sognati in base al gradimento o allo sgradimento del governo di turno per gli slogan che si presume verranno espressi dai manifestanti.
Tutto questo, primaDurante e dopo la manifestazione. Se qualcuno commette reati (violenze, minacce, odio razziale, apologie o istigazioni di reato), lo si denuncia o – se previsto dalla legge – lo si arresta.

Razze inferiori.

Titolo e commento di Travaglio sono condivisibili fino alle virgole. 
Quando pensi che si sia toccato il fondo, leggi Repubblica e ti rincuori: c’è ancora molto da scendere, o da scavare. La rappresaglia iraniana dopo la strage israeliana del 31 luglio a Teheran per uccidere Haniyeh, capo politico di Hamas, non c’era stata, grazie alle pressioni di Usa e Russia. Ma dopo la strage israeliana di Beirut per uccidere anche Nasrallah, leader di Hezbollah, è arrivata: un morto (palestinese) e qualche ferito in Israele. Improvvisamente il direttore Molinari, che s’era distratto un attimo per un anno sui 42 mila morti ammazzati a Gaza e sulle migliaia di morti ammazzati (più un milione di profughi) in Libano, ha riscoperto il valore anche di una sola vita umana e ha titolato il suo editoriale: “Se la morte viene dal cielo”. I titoli con il “se” introducono un’ipotesi che spetta al lettore completare: qui ci sta un bel “…dipende da chi sgancia i missili dal cielo e da chi c’è sotto”.
Ma il meglio viene con il commento di Stefano Folli. Che, anziché denunciare l’impunità garantita dall’Occidente allo sterminatore Netanyahu, il doppio standard sulle sue innocenti invasioni e su quelle indecenti di Putin, l’afasia balbettante e inconcludente del Pd che vota la dichiarazione di guerra alla Russia e non osa proporre il ritiro dell’ambasciatore da Israele e qualche straccio di sanzione economica e militare, attacca i dem per la ragione opposta: sono troppo antisraeliani perché non chiedono di vietare il corteo pro Pal di Roma, già peraltro vietato dal governo (ma una vera opposizione il governo lo previene). Infatti Folli già sa che vi si invocherà “lo stesso proposito messo in atto 80 anni fa dai nazisti di Kappler” e si “inneggerà al terrorismo”. Quello arabo, s’intende, perché quello israeliano già lo giustifica il suo giornale. Del resto, come ebbero a dire B. e i neocon, quella araba è una civiltà inferiore. E non solo quella. Folli testuale: “Le migliaia di morti civili a Gaza sono una tragedia che scuote le coscienze. Ma le scuote solo in Occidente, dove esiste una civiltà giuridica e un senso di umanità”. E certo, tra i baluba del mondo arabo, ma anche del resto dell’Asia, in Africa, in Centro e Sud America, quando ammazzano decine di migliaia di civili, per metà bambini, si brinda a champagne. E le coscienze non si scuotono perché chi non ha la fortuna di stare in Occidente una coscienza non ce l’ha: e forse neppure un’anima. Di certo non ha senso di umanità: non si tratta di uomini, ma di bestie. Non resta che continuare a civilizzarli, per quel poco che capiscono, a suon di guerre e bombe, per esportare ovunque i nostri valori di democrazia, umanità e soprattutto civiltà giuridica. Se poi si ostinano a non imparare e organizzano una manifestazione, gliela vietiamo. Siamo o non siamo i buoni?
Marco Travaglio.

Per saperne di più sulle armi nucleare in Italia.

ALBERT – BOLLETTINO PACIFISTA la voce della ragione in tempi di guerra
 
90 bombe atomiche Usa50 ad Aviano e 40 a Ghedi Torre
 
 
Pacifisti a Ghedi, dove l’Italia ospita le bombe nucleari americane
L’Italia ha firmato nel 1975 il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP). Nell’articolo 2 si impegna a “non ricevere da chicchessia armi nucleari”. Ma la realtà della base di Ghedi contraddice questo impegno.
 
 
Per l’elenco delle basi militari si veda questa mappa in via di realizzazione.

Nasce la Coalizione TESS Transizione Energetica Senza Speculazione.

Clicca qui il comunicato della neonata Coalizione TESS (Transizione Energetica Senza Speculazione), un’iniziativa che riunisce 36 realtà, tra associazioni di importanza internazionale, nazionale e comitati locali, preoccupate per l’impatto delle nuove installazioni su terreni agricoli e sulle aree naturali.

 

La Coalizione TESS nasce dalla necessità di proteggere i territori dall’impatto devastante delle speculazioni energetiche attualmente in atto. Gli incentivi miliardari destinati agli impianti rinnovabili, puntualmente scaricati sulle bollette degli italiani, da qui ai prossimi anni sono infatti destinati a danneggiare irreparabilmente il nostro paesaggio, le aree naturali e i nostri Appennini perché è su questi, anziché sulle aree realmente idonee (urbane, industriali, degradate), che agli investitori (non alla collettività e all’ambiente) conviene installare gli impianti.

Il cavallo di battaglia dei movimenti neofascisti o neonazisti.

Ottenuta la maggioranza in parlamento (59%) con una minoranza di voti (44%) e di elettori (28%) la destra ha iniziato un attacco sistematico alla Costituzione. Si chiama Pupulismo penale (clicca) ed è un cavallo di battaglia dei movimenti neofascisti o neonazisti   in crescita in tutta Europa, non solo in Italia. In Italia il disegno di legge sulla sicurezza è un passo indietro pericoloso e grave per la democrazia e per i diritti. Emblematico è il rinvio della detenzione delle donne in stato di gravidanza e delle mamme con bimbi di età inferiore a un anno. Ma ben 24 reati sono introdotti in molti casi per circostanziare e punire più gravemente fatti già previsti dal Codice penale. Per esempio, la commissione di reati in stazioni o aeroporti. O l’occupazione di immobili destinati a domicilio altrui. Ovvero con l’introduzione di nuovi reati idonei a comprimere gli spazi di democrazia costituzionale, colpendo manifestazioni collettive pacifiche. Esempio reati di cosiddetto blocco stradale o ferroviario e soprattutto di resistenza “anche passiva” a ordini dell’autorità nelle strutture penitenziarie e in quelle di trattenimento dei migranti ecc.

Borse d studio alle figlie dei martiri curdi.

Il Progetto Berfin (BUCANEVE) è un progetto di sostegno scolastico attraverso borse di studio a favore di bambine e ragazze appartenenti a famiglie di detenuti politici e di martiri kurdi delle Associazioni Tuhay Der e Mebya Der delle città del lago di Van. Quest’anno, il progetto è stato completamente rinnovato con l’inserimento di nuove ragazze figlie di detenuti e martiri, le cui famiglie si trovano in condizioni di estrema difficoltà. Sono 30,  e provengono tutte da zone e villaggi già soggette a coprifuoco e a pulizia etnica da parte dei militari turchi. Per partecipare clicca qui