Siti inquinati: così si muore di bonifiche mancate.

Il VI rapporto dello studio Sentieri sulla salute nelle aree di interesse nazionale per le bonifiche (Sin), conferma uno stato di salute alterato per oltre 6,2 milioni di residenti nei 46 siti studiati. I 46 Sin (39 di interessa nazionale e 7 regionale) includono 316 comuni con una distribuzione della popolazione residente in prevalenza nel sud-isole (55,5 per cento), nel Nord-Est (20,3 per cento), nel Centro (12,6 per cento) e nel Nord-Ovest (12 per cento. Le stime globali danno un quadro d’insieme che evidenzia in queste popolazioni un eccesso di mortalità e di ospedalizzazione rispetto al resto della popolazione, e mostrano come nei siti con caratteristiche di contaminazione simili si producano effetti comparabili. Clicca qui ISDE Medici per l’Ambiente.

L’impatto sulla salute dell’inquinamento atmosferico.

Nell’articolo grafici e mappe che riportano le stime EEA riguardo alle morti premature a causa dell’esposizione a PM2,5 NO2 e Ozono. Le morti premature sono morti che si verificano prima che una persona raggiunga l’età prevista. L’inquinamento atmosferico è una delle principali cause di morte prematura e di malattie ed è il più grande rischio ambientale per la salute in Europa. Leggi il resto

La massiccia indagine europea condotta dal quotidiano francese Le Monde  svela come il drammatico problema dei PFAS  riguardi anche il Friuli Venezia Giulia, indicando i siti attualmente contaminati: i “punti caldi”, gli “hotspot”  in cui la contaminazione raggiunge livelli considerati pericolosi per la salute (oltre 100 nanogrammi per chilogrammo). Il primo posto con livelli sconcertanti di concentrazione delle sostanze tossiche è proprio in provincia di Udine. Si trova a Premariacco e, ad essere contaminate, risulterebbero essere le acque sotterranee. Qui il livello è a dire poco “spaventoso”: si attesta infatti a più di 800 nanogrammi per litro d’acqua. Quattro volte il sito di Porcia, che merita il secondo posto in classifica in regione. Il livello di composti chimici qui si attesta sui 229 nanogrammi per litro d’acqua. Anche in questo caso si parla di acqua di falda. Un nuovo hotspot, ancora una volta nel pordenonese, è a Roveredo, dove il livello di concentrazione di attesta su 75 nanogrammi per litro d’acqua. Il terzo è posizionato nel rio Sentirone a Prata di Pordenone  L’ultima zona rossa della regione si trova invece in provincia di Trieste, nel quartiere di Domio. In questo caso l’inquinamento riguarda acque superficiali. Segnalati casi, tra gli altri, anche a Buia, Rivignano, Sedegliano, Bertiolo.

Altri siti “sospetti” In provincia di Udine la mappa mostra tra i siti presunti anche Bicinicco, Tolmezzo e Ovaro, ma anche la base militare di Rivolto, da dove decollano le Frecce Tricolori. Clicca qui.

La folle propaganda del folle Ponte sullo Stretto.

Il leggendario ponte sullo Stretto costruito dai Romani.

Il ponte più lungo al mondo, con analoghe caratteristiche strutturali e funzionali, è il ponte di Akashi Kaikyō in Giappone, con 1.991 metri di campata centrale. Dunque, non ci vuole molto a comprendere che passare da 1.991 metri a 3.300 metri appare utopistico (ovvero catastrofico: il terremoto del 1908 rase al suolo Messina e Reggio Calabria). È importante altresì evidenziare che il progetto iniziale del ponte di Akashi Kaikyō prevedeva anche il traffico ferroviario che, in una fase successiva, fu soppresso per criticità strutturali non risolte. Tutti i dati ce li fornisce Italia Nostra: Clicca qui.

L’ennesima propaganda dell’ennesimo governo per un’opera assolutamente velleitaria e dannosa (che è già costata un miliardo di euro, tra studi, consulenze, ecc.) ha il solo scopo di distogliere l’attenzione dalle soluzioni -che non si vogliono affrontare-  quando cioè  sarebbe necessario e urgente ammodernare le scadenti infrastrutture di Sicilia e Calabria (linee  a binario unico e non elettrificate, es. treno che da Trapani a Ragusa o a Siracusa impiega nove ore, es. autostrada Siracusa-Gela bloccata da sessanta anni ecc.) e mettere in sicurezza territori straordinariamente fragili dal punto di vista geologico e ad altissimo rischio sismico (frane, smottamenti, crolli di ponti ecc.).

 Insomma, accusa anche Italia Nostra, il Meridione non ha bisogno di ulteriori, illusori miti. Ha bisogno di strade e autostrade, di più treni, elettrificazione e collegamenti più veloci e frequenti tra la Sicilia, la Calabria e il resto della Penisola. E magari, ha bisogno che vengano attivate le Frecce nei collegamenti tra Palermo, Catania e Roma e potenziato il trasporto via nave nello Stretto e rafforzati i collegamenti in treno da Reggio Calabria a Taranto e Bari. Ha bisogno di programmazione e pianificazione. Ha bisogno di buona politica, di sana gestione dei territori e di cura.

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A servizio del superamento dell’Handicap.

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Il Sito del Movimento di lotta per la salute Maccacaro, e la relativa Lista della Rete Ecopacifista, pubblica periodicamente articoli di Superando. Siccome Superando.it pubblica quotidianamente notizie ed approfondimenti sulle tematiche legate alla disabilità, per ricevere automaticamente e gratuitamente la segnalazione di questi contenuti è sufficiente indicare il proprio indirizzo di posta elettronica cliccando qui.

La battaglia, sulla quale siamo i primi per impegno, riguarda i Pfas, che oggi possono essere considerati la seconda calamità ecosanitaria mondiale.

I composti chimici delle famiglie dei PFAS, acronimo delle sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche, se ne contano circa 4700, sono stati creati in laboratorio e largamente utilizzati dagli anni 50 nell’industria del packaging alimentare, nei pesticidi, nelle padelle antiaderenti, nei contenitori di cartone, nelle schiume antincendio, negli shampoo, nelle vernici, nei prodotti antimacchia e in molte altre applicazioni. Nelle materie plastiche li troviamo sotto forma di elastomeri (Fluoruro di vinilidene, Fluorurati in generale, Tetrafluoroetilene) o nei materiali polimerici (Sale di magnesio-sodio-fluoruro dell’acido silicico).

Dal punto di vista della salute, gli studi scientifici internazionali hanno dimostrato che l’accumulo di queste sostanze nel corpo umano può provocare aborti spontanei, alterare la fertilità, provocare cancro al testicolo, alla tiroide e ai reni, danni al fegato, malattie della tiroide, obesità, problemi di fertilità e cancro, ipertensione in gravidanza, colite ulcerosa, aumento del colesterolo, alterazioni congenite del sistema nervoso o disturbi comportamentali e/o neurologici come l’Alzheimer, l’autismo o disturbi dell’attenzione e iperattività, ecc.

Il legame chimico dei Pfas, composto dal fluoro e dal carbonio, rende la molecola risultante inodore, insapore e incolore, non biodegradabile e bioaccumulabile. Queste caratteristiche permettono ai Pfas di disperdersi facilmente nelle acque, nel suolo e nell’aria, rimanendo a danneggiare l’ambiente e la salute dell’uomo a tempo indeterminato.

Le piante assorbono i Pfas attraverso l’acqua di irrigazione, li cedono ai frutti e agli animali, di cui si cibano, infine agli esseri umani. Dunque, per approfondire ulteriormente la drammatica situazione, prossimamente ci occuperemo della “Plasticosi”, nuova malattia dovuta all’ingestione delle plastiche da parte degli animali; prossimamente ci occuperemo delle microplastiche generate da pneumatici e freni, la tossicità nella respirazione, il loro passaggio lungo la catena alimentare fino al nostro cibo.

Scriviamo ai manifestanti No Tav in carcere.

Scriviamo lettere, telegrammi e cartoline a quei compagni che sono  in carcere in conseguenza delle manifestazioni  contro la linea ad alta velocità Torino-Lione in Valsusa,  chi per “resistenza aggravata” per  fatti accaduti nel lontano 2013, chi per aver tentato di appendere uno striscione di solidarietà. Clicca qui la newlettera di Doriella&Renato. Nella stessa troverete il vasto programma delle  altre  iniziative di lotta per la Valle, per l’Antifascismo, contro il Nucleare,  per la Pace, tra cui anche di solidarietà per i popoli Curdo e Palestinese  e per tutti i  Profughi del mare in Italia, eccetera.

Italia paese pacifista in ostaggio di politici No Pax.

Il complesso militare-industriale ha il controllo sul governo degli Stati Uniti che ha votato per dare al Pentagono circa mille miliardi di dollari dei soldi dei contribuenti, tagliando i programmi sociali che avrebbero aiutato le famiglie povere e lavoratrici. Analogo è il meccanismo per Russia e Italia ecc. In Usa c’è Joe Biden (ancora per poco). Probabilmente l’imprenditore Donald Trump non avrebbe speso 73 miliardi di dollari in Ucraina, destinati inevitabilmente ad aumentare, per una guerra ideologica (tipo Serbia, Afghanistan, Libia), senza vincitori, che non è proporzionata ai vantaggi economici, se non di quelli della lobby delle armi. Nel mentre, la Cina è quella che più si avvantaggia nella guerra russo-americana conquistando mezzo mondo con le armi dell’economia e non della guerra, ma a rischio di conflitto essa stessa (Taiwan).

La politica è disposta a pagare qualsiasi prezzo umano e a produrre centinaia di migliaia di morti, proprio come accadeva durante la prima guerra mondiale, quando si sono distrutte intere generazioni nel nome della “Patria”. Mentre giurano sulla chimera della vittoria dell’Ucraina, mentre negano la terza guerra mondiale e il rischio nucleare, la corsa sfrenata agli armamenti è oramai dichiarata esplicitamente da tutti i governi sulla spinta degli Stati Uniti, dal Giappone alla Cina, dall’Australia dalla Corea del Sud, dall’India all’Italia… che direttamente o indirettamente, volenti o nolenti, sono coinvolti nella guerra per procura sulla pelle degli ucraini (a tacere gli altri conflitti mondiali). 

Nell’ Europa a servizio degli USA, si prevede che i Ventisette trasferiscano a Kiev parte dei loro depositi di munizioni e, per trovare più soldi per più armi all’Ucraina, affinchè la guerra continui fino all’ultimo ucraino, la proposta è quella “di usare un miliardo proveniente dal Fondo europeo per la pace (EFP – European Peace Facility) per rimborsare fino al 50-60% del materiale inviato all’Ucraina dai paesi membri.” Insomma, “La nostra industria della difesa deve passare rapidamente alla modalità di una economia di guerra”. Questo sempre più acceso accanimento per la guerra, che significa anche il prosciugamento del “Fondo per la pace”, significa, è ovvio, l’aumento del Fondo per la guerra con i conseguenti tagli alle spese sociali.

Essendo in guerra, è conseguente anche la propaganda di guerra, da che mondo è mondo. Come la interpreta l’Italia? Secondo il libro di Marco Travaglio: da scemi di guerra, avremmo cioè trasformato una tragedia in una farsa con un dibattito politico-giornalistico da bar sport, umiliante, primitivo, cavernicolo, ridicolo: tutto slogan, grugniti e clave. La tesi del libro “La tragedia dell’Ucraina, la farsa dell’Italia. Un Paese pacifista preso in ostaggio dai NoPax” (clicca qui l’introduzione) è che siamo un Paese in gran parte pacifista tenuto in ostaggio da politici e opinionisti… No Pax. Scemi di guerra sono perciò questa maggioranza che non si ribella alla propaganda. La quale ha abolito: la Costituzione (art. 11, art. 52); i valori della pace, del disarmo e dell’antifascismo; la geografia e la storia; l’economia e la medicina; il comune senso del pudore e il vocabolario; la libertà di pensiero e di espressione; la diplomazia e le sue regole-base; il rispetto per le altre culture. E perfino il senso del ridicolo: pacifisti e papisti uguale a putiniani. Ma noi insistiamo: “L’unica soluzione realistica rimane il negoziato”.

In un Paese dell’Africa come il Camerun, quasi un bambino su 4 ha una disabilità.

Causata in gran parte da malattie infettive non ancora debellate. Sono bambini e bambine che non hanno la possibilità di accedere ai servizi medici, di frequentare la scuola, di ricevere un’adeguata nutrizione, condannati a un futuro di emarginazione e abbandono. Per garantire loro cure mediche e fisioterapiche, istruzione, nutrizione, protezione e inclusione sociale, l’Associazione Dokita ha lanciato anche quest’anno la campagna “Tutti Uguali”, sostenuta dal numero solidale 45580 (continua…)

Migrare è un diritto.

Giorgia Meloni tenta di scaricare le responsabilità sugli scafisti, predisponendo per loro pene fino a 30 anni e, soprattutto, sostenendo che occorre fermare i migranti, impedendo loro di partire. Ignora, evidentemente, che migrare è un diritto fondamentale, stabilito dagli articoli 13 e 14 della Dichiarazione universale dei diritti umani, dall’articolo 12 del Patto internazionale del 16 dicembre 1966 e perfino dall’articolo 35 della nostra Costituzione, e sarebbe perciò un illecito ostacolarne l’esercizio. Non solo. È anche il più antico dei diritti fondamentali… (continua Luigi Ferrajoli su Il Manifesto)

Fukushima: il peggio deve ancora arrivare.

Forse non sarà necessario aspettare una guerra atomica fra russi e americani, per goderci le piacevoli conseguenze di una contaminazione nucleare. Basterà aspettare che i giapponesi riversino in mare 1 milione e 300.000 tonnellate di acqua contaminata che fino ad oggi è stata stipata nelle centinaia di cisterne che circondano la vecchia centrale (le vedete tutte nella foto del titolo).

I giapponesi sostengono che ormai le cisterne hanno raggiunto la capacità limite, e che bisognerà iniziare a rovesciare in mare il loro contenuto. Questo naturalmente ha scatenato le proteste dei cinesi, dei coreani, dei russi, e della confederazione delle isole del Pacifico, che saranno i primi paesi a vedere il proprio mare contaminato dalle acque radioattive. Si calcola infatti che nell’arco di tre anni l’intero oceano Pacifico sarà contaminato, mentre nell’arco di 10 anni la contaminazione dovrebbe raggiungere tutti gli altri oceani del mondo.

Le conseguenze disastrose sull’ecosistema possono essere solo vagamente immaginate.

Leggi tutto…

PFAS. Che fine ha fatto il DDL Crucioli?

Il Disegno di Legge per la messa al bando dei Pfas in Italia è stato presentato nella scorsa legislatura dal senatore Mattia Crucioli. Finora, non l’ha riproposto nessuno in Parlamento, né il Governo, i cui partiti non si erano mai mostrati partecipi su questa emergenza nazionale e internazionale, e neppure quelle forze di opposizione che pur avevano esibito cognizione di causa (lo stesso Crucioli proveniva dai Cinquestelle).

Eppure dovrebbe essere arcinoto che la calamità mondiale dei Pfas ha in Italia le sue punte ci iceberg nei disastri ambientali e sanitari (stigmatizzati dall’ONU) del Veneto (made in Miteni di Trissino) e del Piemonte (Solvay di Spinetta Marengo), ma ormai non lascia indenne nessuna regione della penisola: Lombardia, ToscanaLazioTrentino ecc., come abbiamo più volte documentato (si veda al riguardo il nostro Sito). 

Il Disegno di Legge dell’ex senatore Mattia Crucioli (che mettiamo a disposizione di chi ce lo richiede) detta “Norme per cessazione della produzione e dell’impiego dei Pfas”. Insomma li mette al bando in Italia. Vieta la produzione, l’uso e la commercializzazione di PFAS o di prodotti contenenti PFAS, ne disciplina la riconversione produttiva e le misure di bonifica e di controllo. Insomma assume le istanze di tutti i Movimenti, Associazioni e Comitati, che da anni si battono per eliminare questi cancerogeni bioaccumulabili e persistenti, praticamente indistruttibili, dalle acque, dall’aria, dagli alimenti,  insomma dal sangue dei lavoratori e dei cittadini altrimenti ammalati e uccisi.

L’«inquinante eterno» in almeno quattro siti bresciani.

Confermata  da una ricerca su scala senza precedenti condotta da «Le Monde» e da 17 partner,  l’inchiesta giornalistica internazionale chiamata The Forever Pollution Project ha realizzato una mappa che individua più di 17mila siti in Europa contaminati dalle  sostanze perfluoroalchiliche Pfas , oltre 2mila in cui la loro concentrazione è considerata pericolosa per la salute e altri 21mila siti in cui l’inquinamento è presunto. Anche in provincia di Brescia. 

Pfas. La Cgil nazionale bracca il tribunale di Vicenza.

C’è l’impegno dello stesso segretario nazionale Maurizio Landini: la Cgil nazionale starà col fiato sul collo al tribunale di Vicenza rispetto all’inchiesta nei confronti della Miteni di Trissino, azienda produttrice di PFAS (prima Rimar, poi Miteni, chiusa per fallimento nel 2018), per i danni procurati alle persone che hanno lavorato nel sito e che hanno nel sangue valori altissimi di Pfas.

Sulla stessa linea si è espresso il grande convegno organizzato dalla Cei con monsignor Giuliano Brugnotto a Vicenza proprio dedicato al caso  Pfas in particolare.

Nel frattempo il patronato Inca Cgil ha chiesto e ottenuto dall’Inail il riconoscimento della malattia professionale per 19 ex lavoratori, con un danno del 2 per cento per bio-accumulo di Pfas nel sangue, quindi non per patologie manifeste ma perché potrebbero insorgere malattie in futuro.

Solvay affila le armi in attesa del processo.

Dopo la prima condanna in Cassazione, nel secondo processo a carico della Solvay di Spinetta Marengo, il polo chimico è al centro di un’inchiesta chiusa tre mesi fa dalla Procura della Repubblica di Alessandria: viene contestata l’ipotesi di disastro ambientale colposo. In particolare è sotto accusa la tenuta della cosiddetta “barriera idraulica“ avviata nel 2007 e implementata successivamente: a più riprese si è dimostrata del tutto inefficace in quanto sono avvenute continue  fuoriuscite all’esterno dello stabilimento  di contaminanti storici come il cromo esavalente nonché di Pfas C6O4, ADV e PFOA.

Le difese hanno depositato una lunga memoria ai magistrati e l’hanno propagandata in conferenza, gli esperti (tra cui Patrizia Trefiletti, già sfortunata protagonista nel primo processo) hanno rassicurato sulla bontà delle recenti innovazioni tecnologiche applicate al sito di Spinetta e il monitoraggio in tempo reale per la gestione ottimizzata della barriera, che va a integrarsi gli attuali sistemi di gestione della barriera per la quale, sostengono, vengono già applicate le migliori tecnologie disponibili. Insomma, andava già bene prima, checchè ne dicano i magistrati, in futuro andrà anche meglio, anzi, “anche in risposta all’estremizzazione del clima”, a eventuali piogge intense, sosterranno in tribunale.  

Basta Pfas in Comunità Europea.

Danimarca, Germania, Olanda, Norvegia e Svezia hanno formalizzato a ECHA (European Chemical Agency) una proposta di revisione del REACH (Registration, Evaluation, and Authorisation of Chemical SubstancesRegulation CE No 1907/2006, per restringere a livello UE l’impiego di circa 10 mila sostanze perfluoroalchiliche (PFAS). E così salvaguardare la One Health (salute pubblica, sanità e benessere animale, ambiente) dai forever chemicals. Clicca qui l’analisi in quindici punti.

“The Forever Pollution Project”.

I giornalisti del Forever Pollution Project hanno costruito una mappa unica nel suo genere della contaminazione da PFAS in Europa, mappa che misura l’entità dell’avvelenamento di queste sostanze chimiche estremamente tossiche e cancerogene, molto mobili e praticamente indistruttibili, utilizzate in una vasta gamma di oggetti, dalle padelle antiaderenti agli impianti medici, nonché destinate a costi di bonifica per decine e decine di miliardi di euro che le aziende non intendono spendere.

Questo lavoro senza precedenti ha permesso un risultato spaventoso: di individuare almeno 17.571 siti contaminati in cui i livelli di PFAS superano i 10 nanogrammi per litro (ng/L). Questi siti includono 2.100 “hotspot” dove le concentrazioni superano i 100 ng/l, un livello che la maggioranza degli esperti che sono stati consultati considera pericoloso per la salute.

“The Forever Pollution Project” ha anche scoperto (sezionando più di 1.200 documenti riservati della Commissione europea e dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche nonché centinaia di fonti aperte) un ampio processo di lobbying (associazioni di settore, gruppi di riflessione, studi legali e grandi aziende) capitanato da Solvay per annacquare il divieto PFAS proposto a livello europeo, per influenzare la Commissione europea e gli Stati membri, per indebolire il prossimo divieto PFAS.

La metodologia scientifica alla base di questa “esperienza giornalistica peer-reviewed” è presa in prestito dal PFAS Project Lab e dalla mappa dei siti e delle risorse della comunità PFAS negli Stati Uniti. L’indagine esclusiva “The Forever Pollution Project, durata mesi e condotta da 18 redazioni europee, è stata inizialmente sviluppata da Le Monde (Francia), NDR, WDR e Süddeutsche Zeitung (Germania), RADAR Magazine e Le Scienze (Italia), The Investigative Desk e NRC (Paesi Bassi). Il progetto è stato sostenuto finanziariamente da Journalismfund.eu e Investigative Journalism for Europe (IJ4EU). L’indagine è stata ulteriormente sviluppata e indagata da Knack (Belgio), Denik Referendum (Repubblica Ceca), Politiken (Danimarca), YLE (Finlandia), Reporters United (Grecia), Radio lettone (Lettonia), Datadista (Spagna), SRF (Svizzera), Watershed Investigations / The Guardian (Regno Unito). Il processo di collaborazione transfrontaliero è stato sostenuto da Arena for Journalism in Europe.

La mappa dei siti italiani contaminati da Pfas elaborata da Le Monde.

Per quasi un anno, il giornale francese “Le Monde” ha lavorato con i giornalisti di 18 media partner per provare a misurare l’entità della contaminazione in Europa di Pfas, le sostanze chimiche tossiche e cancerogene praticamente indistruttibili utilizzate in una vasta gamma di oggetti, dalle padelle antiaderenti agli impianti medici.  Per questa indagine è stata adattata la metodologia sviluppata da un team di ricercatori del PFAS Project Lab di Boston con i loro colleghi della ” Mappa dei siti PFAS e delle risorse della comunità “.

Secondo una stima prudente, basata su migliaia di campioni ambientali, spiega Le Monde, in Europa ci sono più di 17mila siti contaminati a livelli che richiedono l’attenzione delle autorità pubbliche (superiori a 10 nanogrammi per litro). Gli esperti intervistati da Le Monde hanno stimato che in più di 2.100 “punti caldi” la contaminazione raggiunge livelli considerati pericolosi per la salute (più di 100 nanogrammi per litro).

Tra questi, emerge la mappa dei siti italiani. Al cui vertice spiccano i disastri ecosanitari della Miteni di Trissino in Veneto e la Solvay di Spinetta Marengo il Piemonte.

Carta igienica con Pfas favorisce il cancro.

Un team di scienziati dell’Università della Florida negli Usa, tramite una ricerca pubblicata su Environmental Science & Technology Letters avvertono che anche la carta igienica potrebbe contenere Pfas, sostanze che sono state collegate da precedenti studi a determinati tipi di cancro, ma anche ad un basso numero di spermatozoi (quindi a una scarsa fertilità maschile). Un’indagine del genere in Usa è già stata condotta da Mamavation, community di genitori “green”.

L’ispirazione per lo studio è nata da precedenti ricerche condotte sulla presenza di Pfas nei biosolidi, ovvero nei rifiuti solidi che provengono dagli impianti di trattamento delle acque reflue, dove le carte igieniche affluiscono. Il ritrovamento è ulteriormente preoccupante perché gli effluenti delle acque reflue e i fanghi sono comunemente riutilizzati per l’irrigazione e/o l’applicazione sul terreno.

Pfas, il veleno nell’acqua e nel sangue. Ma i controlli sono una beffa.

L’azienda Miteni di Trissino per anni contaminato la seconda falda più grande d’Europa, colpendo la salute di 350 mila cittadini tra Verona, Vicenza e Padova. Tanto che la Regione nel 2017 è costretta ad adottare un Piano straordinario di emergenza, suddividendo il territorio in tre aree in base al rischio sanitario: area rossa, dove sono contaminate sia l’acqua potabile sia le falde acquifere e i fiumi; area arancione, in cui gli acquedotti hanno un livello d’inquinamento inferiore. E gialla, definita per lo più area di osservazione. Le analisi del sangue e le inefficaci precauzioni (filtri a carbone) si fermano alla “zona rossa”. Per il resto nulla, nessun intervento sulle falde, con la cui acqua si irrigano i campi, sui fiumi, sul suolo, sull’aria. Nessun limite anche per l’acqua irriguaNessun controllo sulla contaminazione dei prodotti di origine animale e vegetale provenienti dalle zone inquinate. I controlli privati segnalano la presenza totale di Pfas superiore ai 6.200 nanogrammi per chilo nel terreno. In area arancione perfino le analisi del sangue sono burocraticamente impossibili.

Della bonifica del sito di Miteni, infine, si sono perse le tracce così come di un piano di riconversione industriale per azzerare tutte le fonti inquinanti.

La Regione Veneto è dunque sotto accusa. La Regione Piemonte ha fatto ancora meno, anzi nulla.

Pfas in discariche: unico sospettato Solvay. E i complici?

Chi smaltisce nelle discariche i Pfas C6O4 e ADV che solo Solvay di Spinetta Marengo produce? Non può che essere la Solvay. La domanda se l’è posta per prima ARPA Piemonte quando l’indagine regionale 2022 dei percolati di discarica ha analizzato la presenza di “classe 4”, cioè superiore ai 50 microgrammi per litro di “altri Pfas” in tre discariche in provincia di Torino. “In questi tre impianti e nelle altre discariche in provincia di Torino e in provincia di Asti si riscontra, inoltre, la presenza della molecola cC6O4“, brevettata da Solvay.

Le altre discariche del Piemonte si attestano sulla classe di concentrazione 3 (>5 e <50 microgrammi/litro ndr) per la sommatoria dei PFAS, ad esclusione di PFOA+PFOS“. “In una discarica in provincia di Torino si rileva inoltre la presenza della molecola ADV“, anch’essa di esclusiva  produzione Solvay.

Il sospettato numero uno è avvertito: l’Arpa estenderà l’indagine anche nel 2023. Nel frattempo dovrebbero essere all’opera i carabinieri.

Infatti, sono state pubblicamente poste domande alle quali non è stato rispostoA SolvayCome ci sono arrivati i Pfas nelle discariche, visto che l’unico punto di produzione è a Spinetta Marengo? E ancora: come vengono trattati questi percolati? Dove vengono smaltiti? All’ArpaPerchè Arpa nasconde l’ubicazione delle discariche alessandrine? A Comune, Provincia e RegionePerché è stato dato il permesso di spostare il cC6O4 se c’è la certezza che è pericoloso? Siccome i metodi di smaltimento non sono stati inseriti nell’Aia (Autorizzazione Ambientale Integrata che viene concessa dalla Provincia), allora  lo si sta portando in giro per la Regione in questo modo? Ancora una domanda: chi lo deve smaltire, sa come farlo? Lo fa correttamente?

ARPA: i Pfas C6O4 e ADV in atmosfera ricadono sul Spinetta Marengo.

Si tratta di uno studio innovativo, definito da un approccio rigoroso e coerente secondo i principi della ricerca scientifica universalmente riconosciuti dall’Agenzia piemontese. Il Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) aveva evidenziato la presenza di Pfas nelle uova degli uccelli: i risultati odierni costituiscono un dato oggettivo che unisce la sorgente dell’inquinamento -Solvay- e i suoi effetti su Spinetta Marengo, ovvero su tutti i possibili anelli della catena alimentare.

Quali sono le sorgenti di queste emissioni atmosferiche inquinanti? Facili le risposte.  Arrivano dai camini del polo chimico. Dal risollevamento della terra vicino allo stabilimento. Dalle discariche.

Va da sé che C6O4 e ADV sono respirati dagli abitanti: disciolti nella nebbia, nella pioggia, nel pulviscolo atmosferico, nelle famigerate polveri sottili. Il sindaco Giorgio Abonante lo sa ma fa finta di niente.

Pfas nei pozzi della rete idrica: ecco dove.

I risultati in provincia di Alessandria dei campionamenti dell’acqua potabile ordinati da Asl ed eseguiti da Arpa evidenziano un inquinamento costante lungo l’asse del torrente Scrivia. Ma anche in prossimità del Tanaro. Alzano, Castelnuovo Scrivia, Isola Sant’Antonio, Guazzora, Molino dei Torti, Piovera, Tortona, Villarvernia evidenziano un inquinamento abbastanza costante di Pfoa (Solvay dice cessato nel 2013). A Pietra Marazzi, spunta il cC6O4 (brevettato da Solvay). A Montecastello, chiuso il pozzo nel 2020, c’è sempre C6O4, PFOA e ADV (altro brevetto Solvay).

Il Comune di Alessandria se ne lava le mani.

Alla lettera del Comitato Stop Solvay, che ha nella sua genesi la “chiusura subito” dello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo, ha replicato a muso duro il sindaco Giorgio Abonante: per quanto sta nelle mie attribuzioni, non ho alcuna intenzione di emettere una ordinanza per la chiusura delle produzioni inquinanti della Solvay di Spinetta Marengo. Per quanto riguarda il resto, i biomonitoraggi, tutto è in mano all’Asl e alla Regione, il Comune non decide nulla.

Nasce il coordinamento ecologista per la lotta alla contaminazione da Pfas.

Si è svolto a Padova, nella sede dei Beati costruttori di pace, un incontro di varie componenti del Movimento ecologista veneto cui hanno partecipato anche sindacalisti della CGIL della provincia di Vicenza e della direzione regionale. Il punto focale è stato quello della contaminazione da PFAS del territorio regionale. E’ stato messo a punto un manifesto “Per una vertenza regionale No Pfas” sulla base del quale è stato costituito il coordinamento ecologista regionale. Clicca qui.

E’ auspicabile che questo tipo di coordinamento funzioni anche ad Alessandria.

Campi militari per minori in Bielorussia.

Our House (organizzazione pacifista e nonviolenta bielorussa, per i diritti civili) ha redatto un rapporto sulla militarizzazione di massa dei bambini in Bielorussia e la partecipare a future azioni militari a fianco della Russia. Il rapporto è diffuso in Italia dal Movimento Nonviolento, partner dell’associazione bielorussa Our House nell’ambito della Campagna di Obiezione alla guerra (per il sostegno agli obiettori di coscienza russi, bielorussi e ucraini) e della War Resisters International. Clicca qui il dossier.

No ai piccoli sì al grande reattore a fusione nucleare.

La marcia verso il rilancio dell’energia nucleare procede e vede come protagonisti da un lato i gruppi industriali interessati e dall’altro parte dello schieramento politico che rappresenta quegli stessi gruppi e il modello economico in cui operano. L’interesse prevalente di questi soggetti non è quello di fronteggiare la crisi energetica e men che meno quella climatica, bensì quello di fare utili realizzando, a spese pubbliche, dei nuovi impianti e poi vendendo energia in quantità crescenti. La prospettiva è il “qui e ora”.

Ansaldo Energia -Ansaldo Nucleare (lo Stato italiano), Edf e Edison hanno sottoscritto una lettera di intenti per collaborare allo sviluppo del “nuovo nucleare” in Europa e favorirne la diffusione, in prospettiva anche in Italia. Il governo applaude. Dodici anni dopo, siamo ancora a parlare di nucleare, nonostante il risultato di due referendum. Nonostante l’Italia, dopo 27 anni di produzione e 32 di decommissioning, non è stata ancora in grado di individuare il sito del Deposito Nazionale per le scorie radioattive.

Il nucleare di “nuova generazione”: i “nuovi” impianti distribuiti qua e là su tutt’Italia: i “piccoli” reattori sfruttano la fissione nucleare, dunque la durata della radioattività dei depositi delle scorie distribuiti qua e là è: plutonio 239 più di 100.000 anni (dimezzamento poco più di 24.000 anni), cesio 137 più o meno 150 anni (dimezzamento 30 anni), stronzio 90 idem. Nel caso di miscelazione: le durate vanno moltiplicate almeno per 10.

Eppure tutti sappiamo che possediamo il più grande “reattore a fusione nucleare” esistente. Il Sole.  E’ già disponibile per la produzione di energia rinnovabile e fornisce ogni anno 15mila volte l’energia di cui l’umanità ha bisogno. La ricerca scientifica ha sviluppato le tecnologie necessarie.

Clicca qui e  Clicca qui.

Inquinamento da metalli pesanti nella piana di Venafro.

Il dossier del procuratore di Isernia Carlo  Fucci è  anche sulla scrivania del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin:  evidenzia la presenza su oltre 120 mila metri quadri di terreno destinato anche alla produzione di grano e olive -oltre che abitato dai suoi residenti- di cadmio e altri metalli pesanti pericolosi per la salute pubblica. Pozzilli, Venafro e Sesto Campano è il triangolo di questo inquinamento per il quale il procuratore ha chiesto la bonifica, dopo quattro anni di indagini scaturite anche dall’impegno sul territorio del comitato ‘Mamme per la salute’ che lotta da tempo contro le fonti di inquinamento correlato  ai numerosi casi di tumore e malattie cardiovascolari.

“La Commune de Paris 1871”.

La Comune fu una forma politica assolutamente inedita, adatta ad essere l’involucro dell’emancipazione sociale. Diede vita a un governo costituito essenzialmente da lavoratori, basato sui principi della eleggibilità, revocabilità e responsabilità davanti al popolo di tutti i suoi organi politici, giudiziari e amministrativi: tutti retribuiti con salari operai. La Comune non era un corpo parlamentare, ma un corpo di lavoro esecutivo e legislativo al tempo stesso. Stabilì l’espropriazione delle grandi proprietà capitalistiche, sostituì l’esercito permanente con il popolo in armi. Decretò la separazione della Chiesa dallo stato e la creazione della scuola laica. Stabilì la libertà più completa di parlare, di scrivere, di riunirsi, di associarsi. La Comune dichiarò che la sua bandiera è quella della Repubblica Universale e quindi fece degli stranieri dei cittadini alla pari. Stabilì la partecipazione delle donne nei club e nelle sezioni dell’internazionale, di cui spesso presiedono le sedute. La parità dei salari uomini – donne, la scolarizzazione femminile, la creazione di asili nido, la parificazione tra figli naturali e figli legittimi, l’uguaglianza dei diritti dentro e fuori dal matrimonio. Stabilì anche delle misure per cui la cultura non doveva essere una merce per l’élite, ma a disposizione di tutti.  Promosse norme per i servizi pubblici funzionali come l’assistenza sanitaria pubblica e gratuita.

Clicca qui l’iniziativa a Genova del Centro di Documentazione “LOGOS”. La Mostra originale “La Commune de Paris 1871”, realizzata dall’Associazione Les Amies et amis de la Commune de Paris (la più antica associazione operaia ancora esistente fondata nel 1882), sarà visitabile nell’atrio della Biblioteca Universitaria di Genova da giovedì 9 a lunedì 20 marzo.

E’ vero che in Europa non si realizzano più nuove linee tranviarie?

Con un giro di orizzonte sulla situazione in movimento riguardo alla realizzazione di nuove linee tranviarie in Europa, la cartina del Vecchio Continente mostra le città attualmente dotate di almeno una linea tranviaria funzionante, includendo tram, light rail system, tram-treno e i mezzi a guida parzialmente vincolata su gomma come Translohr, GLT (Guided Light Transit) o TVR (Transport sur Voie Réservée), urbani, sub/interurbani o misti, in qualche caso anche con tratti sotterranei (Premetro). Di queste 272, le città europee dotate anche di metropolitane / U-bahn in senso stretto sono 42. Tra queste 272, la cartina evidenzia la situazione assai carente dell’Italia. Clicca qui.

Si può evitare la catastrofe nucleare, ecco come.

Durante questo anno si è insistito sul mis-fatto che non esistano alternative alla guerra e al disastro. Invece le alternative ci sono ed è una vera follia che non si vogliano prendere in considerazione. Il generale Fabio Mini propone cinque Principi e dieci Piani d’azione: realizzabili alla condizione imprescindibile che partano  da un accordo tra le parti di fatto in guerra: Stati Uniti e Russia in maniera bilaterale o nell’ambito del Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Cinque Principi1. Riaffermare i diritti dei popoli all’autodeterminazione, al rispetto delle loro identità, libertà, idee, fedi e proprietà. 2. L’Ucraina ha diritto al ripristino della propria sovranità territoriale nel pieno rispetto della volontà dei propri cittadini inclusi quelli delle entità che reclamano l’indipendenza o l’autonomia nonché la salvaguardia dei diritti delle minoranze di qualsiasi genere. 3. La soluzione del conflitto deve permettere d’instaurare un nuovo assetto della sicurezza in Europa che non poggi esclusivamente sulle minacce armate e che tenda alla rimozione di tutte le cause e i pretesti di conflitti territoriali. 4. Le istituzioni plurinazionali e le alleanze presenti in Europa devono rispettare e ribadire i propri impegni e standard riguardanti l’estensione geografica e le modalità di azione. 5. Necessità di un fondo internazionale di ricostruzione delle aree interessate dai conflitti in Europa che non curi soltanto gli interessi dei “donatori” ma anche quelli degli assistiti.

Piani di azione1.  (continua)

Benetton: più che meritato il Premio Attila.

Aggiorniamo le motivazioni che accompagnarono la votazione per il 2018 del Premio Attila che incoronò la famiglia Benetton. Se clicchi “Più utili, meno manutenzioni. La carta che inguaia i Benetton” apprendi l’informativa inedita (che sarà discussa nelle prossime settimane al processo) che mostra le impressionanti scelte orientate sistematicamente a tagliare sempre di più i costi di manutenzione e a incassare sempre più ricchi dividendi; dunque come ancora  nel 2017 si sono spartiti 2,6 miliardi di euro, mentre -in continuità con gli anni precedenti- le spese di manutenzione  erano ulteriormente diminuite. Anzi, il flusso di denaro non si interrompe di fronte alla strage di Genova: l’anno dopo Atlantia ai quattro rami della famiglia Benetton distribuisce oltre 220 milioni.

La Rassegna dei Premi Attila dal 2004 (pagine 176) è disponibile a chi ne fa richiesta.

Cieco? Senza testimoni non ti consegno la raccomandata!

Né le leggi, né il buon senso e nemmeno i Carabinieri hanno smosso l’irremovibile rifiuto degli operatori di un Ufficio Postale di Busto Arsizio (Varese) a consegnare una raccomandata a una persona cieca, se non si fosse presentato con due testimoni, successivamente divenuti uno solo. Mancata conoscenza delle norme o semplice carenza di buon senso ed eccessiva rigidità? Quel che resta è un caso di indubbia discriminazione e anche un esposto alla Procura della Repubblica. E tutto semplicemente per ritirare una raccomandata!
(continua…)

Gardenia e ortensia, nel segno del legame tra le donne e la sclerosi multipla.

A sostegno della ricerca scientifica e delle risposte di cura, di assistenza e di supporto a tutte le persone con sclerosi multipla e patologie correlate, torneremo alle origini, andando in 5mila piazze in vista dell’8 Marzo, con la gardenia e l’ortensia, unione simbolica di due fiori che rappresentano lo stretto legame esistente tra le donne e la sclerosi multipla, malattia che proprio le donne colpisce in misura doppia rispetto agli uomini»: (continua…)

Dove si muore e ci si ammala più che altrove.

E’ stata diffusa la sesta edizione del rapporto Sentieri, lo studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento coordinato dall’Istituto superiore di sanità e finanziato dal ministero della Salute. L’analisi è stata condotta sulla mortalità e sull’ospedalizzazione di 6 milioni 227mila 531 di abitanti, residenti in 46 siti contaminati. Clicca qui una sintesi. 

Nota a piè di pagina del direttore editoriale.

Sulla guerra in Ucraina, la nostra linea editoriale è trasparente, si identifica con le posizioni dei Movimenti per la pace, di matrice laica e cattolica, con tutte le sfumature e sensibilità che arricchiscono le idealità e anche il pragmatismo del nostro mondo. Il quale non ha remore a premiare un “divo” come Zelensky quale Premio Attila.  Dunque, non ci sentiamo compresi nel bene o nel male nella critica che proviene da “Sinistrainrete” nei confronti del sistema di informazione occidentale, in particolare italiano, come espressa nell’articolo al titolo “Credere, obbedire, soccombere”: che riceviamo e qui pubblichiamo. Concordiamo sulla considerazione: Certo, anche in Russia e in Ucraina i media si sono prestasti alla propaganda governativa ma a Mosca come a Kiev, vale la pena ricordarlo, vi sono leggi che puniscono severamente chi diffonde ‘disinformazione’ anche perché si tratta di nazioni in guerra mentre in Europa (per ora) non lo siamo”. Perciò in Italia non siamo “giustificati”.

Lino Balza