
I voltagabbana dentro il cavallo di troia.

Movimenti di Lotta per la Salute, l"Ambiente, la Pace e la Nonviolenza


Il governo degli Stati Uniti si è sempre intromesso negli affari interni dell’America Latina. Questa non è una novità.
Secondo una ricerca condotta dallo storico della Columbia University John Coatsworth, gli Stati Uniti hanno rovesciato almeno 41 governi in America Latina dal 1898 al 1994. Negli ultimi trent’anni, Washington ha sostenuto decine di altri colpi di stato, tentativi di colpo di stato, operazioni di cambio di regime e “rivoluzioni colorate” nella regione Secondo i dati del Congressional Research Service, l’ esercito statunitense è intervenuto in ogni singolo paese dell’America Latina (l’unica eccezione è la Guyana francese, che è una colonia francese).
– ha ucciso decine di persone senza accuse né processo durante attacchi militari statunitensi su imbarcazioni nei Caraibi e nel Pacifico orientale, giustiziando umili pescatori non solo del Venezuela, ma anche della Colombia e di Trinidad e Tobago ;
– ha imposto sanzioni al presidente di sinistra democraticamente eletto della Colombia, Gustavo Petro;
– colpito il Brasile con tariffe del 50% , una delle più alte al mondo, per cercare di destabilizzare il presidente di sinistra democraticamente eletto Lula da Silva;
– minacciato di “prendere il controllo” e colonizzare con la forza il Canale di Panama , violando la sovranità della nazione centroamericana;
– ha rafforzato il blocco illegale imposto a Cuba per sei decenni ; e
– ha condotto una guerra per un cambio di regime mirata a rovesciare il governo del Venezuela e hanno ordinato alla CIA di rapire o addirittura assassinare il suo presidente Nicolás Maduro .
Sono questi i punti fermi della nuova politica del “Big Stick” di Trump, rivolta ai leader di sinistra dell’America Latina.
Per quanto riguarda le carote, Trump si è impegnato a salvare economicamente gli alleati di destra degli Stati Uniti nella regione.
Ad esempio, l’ amministrazione Trump ha offerto 40 miliardi di dollari per cercare di salvare il presidente libertario argentino Javier Milei , stretto alleato di Trump che ha supervisionato una grave crisi economica.
Continua cliccando qui Benjamin (Ben) Norton, giornalista investigativo e analista. Ben è il fondatore e direttore di Geopolitical Economy Report. Ha vissuto e lavorato come corrispondente in America Latina per diversi anni .




Nel 2009 la Meloni, ex fascista, ministra della Gioventù del governo Berlusconi 4, si reca in visita a Betlemme per portare solidarietà ai giovani palestinesi, firma un protocollo col rettore dell’Università per finanziare con 200 mila euro progetti di microcredito e cita papa Giovanni Paolo II: “Più ponti e meno muri”. Nel 2014 Netanyahu attacca Gaza per colpire Hamas, ma fa 2.200 vittime civili. E la Meloni twitta: “Un’altra strage di bambini a Gaza. Nessuna causa è giusta quando sparge il sangue degli innocenti. Israele e Palestina, due popoli due Stati”. Nel 2015 la Meloni firma una mozione parlamentare di FdI con Rampelli, La Russa, Cirielli e altri per chiedere al governo Renzi di riconoscere lo Stato palestinese e condannare l’espansione delle colonie israeliane in Cisgiordania. E quando il Parlamento a maggioranza renziana gliela boccia, tiene il punto: “Fratelli d’Italia crede da sempre alla soluzione ‘due popoli, due Stati’”. Nel 2020 Trump sposta l’ambasciata Usa in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme: Salvini propone che anche l’Italia riconosca Gerusalemme capitale d’Israele, ma la Meloni si dissocia: “Quel gesto rischia di esasperare la tensione in una regione già fragile”. Oggi, per compiacere Trump, dice che riconoscere lo Stato palestinese è un atto “controproducente” e “prematuro”. “Controproducente” già non si può sentire: al massimo è inutile, perché puramente simbolico e autoassolutorio: per fare qualcosa di utile l’Italia, terzo esportatore di armi a Israele, dovrebbe smetterla. Ma in che senso un atto che era tempestivo e doveroso nel 2015 diventa “prematuro” nel 2025? (M.T.)


Proprio temendo il contagio di una sentenza al processo Miteni, che -“storica”- a Vicenza c’è davvero stata pur con luci e ombre *1 (clicca qui), da Bruxelles, casa madre Solvay, l’amministratrice delegata di Syensqo, Ilham Kadri, aveva fissato con tutto il management l’imperativo de “il grande fratello”: fermare il mondo,
ad Alessandria la Procura, malgrado le urgenze dei nostri esposti-denuncia, ha avviato il processo-bis SOLO nel 2024 e con un rinvio a giudizio che NON contempla il reato di dolo. A sua volta, Solvay ha ritardato le udienze con espedienti: ricusazione del “Giudice dell’udienza preliminare”, cambio dello staff legale. Poi, la mossa determinante è stata la proposta strategica di Patteggiamento *2 (clicca qui), incentivata dal Sindaco e incentivata dal Sindaco e agevolata dal GUP con lo slittamento di un altro anno. E Solvay ha così traguardato il 2026 senza che in concreto sia iniziato il processo (dal quale peraltro avrebbe poco da temere considerati i blandi capi di imputazione): procedimento penale che -ammesso e non concesso che non sia strozzato da rito alternativo- durerebbe comunque tutto un decennio, fino alla Cassazione. Insomma, il classico Delitto Perfetto *3 (clicca qui e qui) del rito penale, celebrato nell’ambito della “giustizia di classe” che premia l’inquinatore.
dove, con i lavoratori usati come scudi e la subalternità dei Sindacati, vanno in onda l’ennesima parodia dell’Osservatorio ambientale comunale, la “melina” ostruzionistica in Conferenza dei Servizi per il rinnovo dell’AIA Autorizzazione Integrata Ambientale, e soprattutto lo scandalo del Patteggiamento. Insomma, a livello locale il traguardo del 2026 è ormai superato. D’altronde, era del tutto ipotetico il pericolo che il Sindaco, quale massima autorità sanitaria locale, agisse con una ordinanza di fermata delle produzioni inquinanti. E, difatti, pretestuosamente il “primo cittadino” ha preferito eclissarsi dietro il Parlamento e dietro la Regione Piemonte; anzi, ha fatto di peggio: da apripista ai Patteggiamenti con Governo e Regione. *2 (clicca qui).
D’altronde, la Regione Piemonte continua a temporeggiare *4 (clicca qui), in particolare a oscurare i monitoraggi sanitari, ad eclissare l’emblematica “pistola fumante” del crimine, a rallentare -al limite del “surplace- il biomonitoraggio ematico di massa della popolazione provinciale. Anche se proprio il micro biomonitoraggio in atto nel Comune di Alessandria, per quanto truccato nei tempi e nella dimensione, già dimostra che 9 residenti su 10 hanno i Pfas nel sangue (e non solo). Completamente trascurati restano gli altri Comuni (Piovera, Cassine, Castellazzo Bormida, Frascaro, Sezzadio, Basaluzzo, Bosco Marengo, Capriata d’Orba, Frugarolo, Castelspina, Casal Cermelli) i cui abitanti erano pur risultati avvelenati nel sangue dai Pfas C6O4 e ADV a seguito del “mini monitoraggio sperimentale” della Regione 5 *(clicca qui)
D’altronde, nel favorire lo stallo produttivo e politico della Solvay, la Regione Piemonte fa inevitabilmente mancare i soldi anche per i monitoraggi dell’ambiente in atmosfera e al suolo. 6* (clicca qui). Al punto che l’Arpa pubblicamente ne paventa addirittura lo stop, malgrado che i picchi dei prelievi stanno confermando il costante aumento di cC6O4, ADV, PFOA e GEN-X, tanto nei Sobborghi che nel Capoluogo e nei Comuni alessandrini.
Tale e quale è questo scandalo piemontese 5* (clicca qui) che avviene dopo i pozzi privati chiusi nel Comune di Alessandria dentro e fuori lo stabilimento, dopo la chiusura dell’acquedotto del Comune di Montecastello, dopo la tardiva chiusura di altri due pozzi del Comune di Alluvioni – Piovera, dopo che abbiamo denunciato la mancata chiusura dei pozzi dell’acquedotto di Alzano Scrivia, Guazzora e Alzano Scrivia, dopo che allarmano le analisi su dieci pozzi dell’acquedotto di Alessandria, dopo che il Bormida è di nuovo inondato da masse di schiume, dopo che traboccano di schiuma le vasche di raccolta dentro lo stabilimento, dopo che l’azienda addirittura è costretta a fermare un reattore dell’impianto più importante, dopo che perfino la complice Provincia è costretta a fingersi minacciosa con una ordinanza di bonifica eccetera.
il 2026 è stato praticamente traguardato. I Parlamentari emanano leggi manovrate dalla potente lobby multinazionale Solvay. Infatti, in Senato il pericoloso Disegno di Legge (Crucioli) di messa al bando della produzione e dell’uso dei Pfas è stato definitivamente collocato in soffitta; mentre invece, come previsto 7* (clicca qui) nella complice bonaccia della politica italiana,
il recente decreto legislativo ispirato da Solvay ha ignorato Spinetta Marengo:
è stato cucinato sulla pelle della popolazione di Alessandria.
In quanto, 1°) lo stabilimento di Spinetta Marengo è l’unico in produzione in Italia dei perluoropolimeri, fluoroelastomeri e fluidi fluorurati; 2°) l’inquinamento di Spinetta Marengo non riguarda solo i Pfas, che ne rappresentano appena la punta dell’iceberg; e 3°) la contaminazione da Pfas in atmosfera è ancora più grave di quella sulle acque di superfice e di falda: in atmosfera dalle 72 ciminiere dolosamente continuano sulla provincia a ricadere -in aria terra acqua- 21 veleni tossici e cancerogeni (tra cui i vecchi e i nuovi Pfas), respirati, disciolti nella nebbia, nella pioggia, nel pulviscolo atmosferico, nelle polveri sottili.
Che l’atmosfera di Alessandria è avvelenata dalla Solvay non solo politicamente ma anche chimicamente 8* (clicca qui) l’abbiamo dimostrato più volte e, con l’esposto del 7 aprile 2023 via PEC avevamo proprio chiesto alla Procura di intervenire. A sua volta, il DDL Crucioli avrebbe fermato le produzioni Solvay in Italia e nell’immediato il progredire di malattie e morti fra le popolazioni del territorio, sacrificate invece dal recente Decreto legislativo ispirato da Solvay 9* (clicca qui) e 10* (clicca qui).
Per il resto, il decreto riguarda la qualità delle acque destinate al consumo umano: (a prescindere dai tempi e dai costi dei servizi pubblici) il limite introdotto resta ben lontano dai valori più cautelativi per la salute inseriti da altri Paesi europei; si affianca, dal 2026, a quello previsto dalla Direttiva Europea, il quale però a sua volta non è ritenuto da Efsa sufficiente a tutelare la salute dei cittadini. Insomma, a livello europeo, si discute ma non si conclude, per veto della lobby chimica, una efficace restrizione universale dei PFAS proposta da diversi stati membri. Insomma, non ci sarà la dichiarata stretta sui Pfas prima del 2026, gli appelli sono caduti nel vuoto, vincono le lobby industriali e vieppiù militari (i “forever chemicals” sono indispensabili nel mercato della guerra in auge *11 (clicca qui).
Insomma, il decreto -modello Meloni- è la longa manus della lobby chimica trasversale nel Parlamento italiano dove sono state presentate perfino dalle minoranze compromettenti Mozioni *12 (clicca qui).
Addirittura, il decreto è funzionale anche ad accontentare quanti, nei pressi dell’ambientalismo, lo considereranno “un piccolo passo in avanti, un segnale positivo”, dimenticando che, come pur sottolinea Greenpeace, “quando si parla di sostanze cancerogene non esiste alcuna soglia di sicurezza diversa dallo zero tecnico».
In conclusione. Solvay ha vinto? Nel 2026 è concepibile, in pieno centro abitato, questa fabbrica ad alto rischio chimico e di catastrofe industriale, di cui i Pfas sono la punta dell’iceberg tossico e cancerogeno? Niente affatto. Ormai è impossibile per Solvay oscurare l’entità della letteratura scientifica biomedica internazionale sui Pfas: essa è proporzionale alla crescita di attenzione e di preoccupazione dovuta al combinato-disposto della loro pericolosità ambientale e sanitaria, la loro diffusione globale, nonché la persistenza che caratterizza l’esposizione umana.
Si tratta di un numero enorme di composti resistenti alla degradazione chimica, biologica e ambientale dovuta alla forza del legame carbonio-fluoro: rimangono nelle matrici ambientali per tempi lunghissimi (da decenni a secoli), si bioaccumulano nel sangue e nei tessuti di esseri umani e animali, l’esposizione umana riguarda praticamente tutta la popolazione mondiale, inclusi feti e neonati, con micidiali effetti sulla salute, anche a basse dosi: il loro quadro complesso e preoccupante cresce col progredire degli studi. Per essi, ci avvaliamo di questa esaustiva Relazione del dottor Fabrizio Bianchi, componente del Comitato scientifico di ISDE Italia. *13 clicca qui.
Resto convinto che, di fronte a questa immane tragedia sanitaria ed etica, “arrêter le monde” fermare il mondo sarà impossibile anche per “il grande fratello” Solvay. Però gli è possibile -come abbiamo finora esaminato- ritardare, sull’altare dei profitti, la fermata delle produzioni inquinanti dello stabilimento di Spinetta Marengo. Gli è possibile sfruttando le leggi, chi le fa, chi le applica e chi neppure le applica.
In radicale alternativa alla strategia Solvay, resto convinto, e impegnato, che noi possiamo accelerare l’urgenza del salvifico processo di chiusura.
Tramite azioni collettive di lavoratori e cittadini. Possiamo superare l’inidoneità delle sedi penali a fare Giustizia, ricorrendo alle sedi civili: con la class action risarcitoria alle Vittime (come stimolò il Procuratore Generale della Cassazione: “toccate Solvay nel portafoglio”), e con la determinante l’efficacia dell’azione inibitoria collettiva ambientale: quanto mai in linea di principio allineabile alla recente sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione in materia di danni climatici e protezione dei diritti umani *14 (clicca qui). In USA, per i Pfas gli inquinatori sono toccati nel portafoglio per milioni di dollari *15 (clicca qui).
In Italia, made in Alessandria, avvocati di parte civile (ahimè, anche quelli che patrocinano associazioni ambientaliste e persone fisiche) spingono al patteggiamento piuttosto che alla sentenza di condanna: massimo guadagno di parcella col minimo sforzo, una manna per se stessi, ma a danno etico e morale della Giustizia e delle Vittime, a notevole danno, perché no? anche patrimoniale delle Vittime.
Lino Balza – Movimento di lotta per la salute Maccacaro.
1* https://www.rete-ambientalista.it/2025/07/09/luci-e-ombre-nel-processo-pfas-di-vicenza/
2* https://www.rete-ambientalista.it/2025/04/09/il-comune-ha-fatto-da-bulldozer-colpo-di-spugna-della-solvay-sul-processo-e-sulla-messa-al-bando-dei-pfas-premio-miliardario-alla-presidentessa-syensqo/
3* http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=3077:le-vittime-non-ottengono-giustizia-nei-tribunali-penali&catid=2:non-categorizzato
3* https://www.rete-ambientalista.it/2025/06/27/scandalizza-i-comitati-e-le-vittime-il-processo-solvay-di-alessandria/
4* https://www.rete-ambientalista.it/2025/07/09/un-altro-dei-tanti-rinvii-pfas-della-regione-piemonte/
5* https://www.rete-ambientalista.it/2024/05/09/altri-pozzi-di-acquedotto-chiusi-ad-alessandria-per-i-pfas-ma-lasl-fa-il-gioco-di-solvay/
6* https://www.rete-ambientalista.it/2025/09/03/fanno-mancare-i-soldi-per-monitorare-aria-suolo-falde-e-fiumi/
7* https://www.rete-ambientalista.it/2025/06/21/solvay-manovra-da-sempre-il-parlamento-italiano/
8* https://www.rete-ambientalista.it/2025/07/17/latmosfera-di-alessandria-avvelenata-dalla-solvay/
9* https://www.rete-ambientalista.it/2025/09/03/il-decreto-legislativo-ispirato-da-solvay–sulla-pelle-della–popolazione-di-alessandria/
10* https://www.rete-ambientalista.it/2025/09/03/limiti-zero-pfas–in-italia-perfino–gli-ambientalisti-balbettano-2/
11* https://www.rete-ambientalista.it/2025/07/09/in-piu-la-partita-dei-pfas-va-ben-oltre-la-sentenza-di-vicenza/
12* https://www.rete-ambientalista.it/2025/06/21/longa-manus-di-solvay-sulla-politica-dalla-destra-alla-sedicente-sinistra-2/
13* https://www.rete-ambientalista.it/2025/08/28/impossibile-oscurare–la-letteratura-scientifica-biomedica-internazionale/
14* https://www.rete-ambientalista.it/2025/09/03/la-cassazione-sulla-tutela-dei-diritti-umani-fondamentali-dei-cittadini-minacciati-dallemergenza/
15* https://www.rete-ambientalista.it/2025/09/03/per-i-pfas-pagheranno-875-milioni-di-dollari/










Per questa vignetta, c’è chi ha dato del “sessista” a Vauro. Eppure, il giudizio politico era stato espresso dallo stesso Trump poco prima di ricevere “Georgia” Meloni, arringando il pubblico di signori altrettanto eleganti e signore in abito lungo che affollavano la cena del National Republican Congressional Committee: “Mi baciano il culo, pronti a fare qualsiasi cosa”. Eppure, fra il pubblico non s’è risentito nessuno.




Non era bastata la parata di politici per ricordare Bettino Craxi, storico leader socialista scomparso latitante dopo essere fuggito dai processi di Tangentopoli (che comunque gli sono costati condanne definitive per corruzione e finanziamento illecito). Ora si scopre che per portare gli omaggi a Craxi ad Hammamet, in Tunisia, è stato utilizzato il volo di Stato, cioè l’aereo blu pagato con i soldi dei contribuenti. Lo ha fatto, come certifica il database dei voli di Stato della Presidenza del Consiglio, il 18 gennaio scorso il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani. Quest’ultimo il 17 e 18 gennaio era partito per Berlino per partecipare a un ricevimento all’ambasciata italiana e a un vertice del Ppe, per poi fare scalo ad Hammamet il giorno successivo, poi a Catania per assistere alla prima del teatro Bellini e tornare a Roma. A colpire è il passaggio in Tunisia per il 25esimo anniversario dalla morte di Craxi. Obiettivo: portare “il saluto del governo e rendere omaggio a un grande italiano che è stato protagonista della nostra vita politica, ingiustamente criminalizzato”. E ancora, il tocco poetico: “Craxi, Andreotti e Berlusconi sono stati i grandi strateghi di politica estera”.


Sempre migliori le notizie per i fabbricanti di armi in tutto il mondo. Nel 2024, le fabbriche per il terzo anno consecutivo, hanno marciato a pieno ritmo. Dal 2025, con Donald Trump, la corsa al riarmo sarà ancora più forsennata, specie in Europa. Trump vuole infatti che i paesi Nato aumentino la spesa militare al 5% del Pil. Per l’Italia, ferma all’1,5%, vorrebbe dire spendere 50 miliardi in più all’anno, rispetto a una spesa che per l’anno prossimo è fissata in 32,2 miliardi, un nuovo record peraltro. Ottime prospettive dunque anche per Fincantieri, Avio e Leonardo. Quest’ultima appena in undicesima posizione nella classifica (clicca qui) del settore che mostra che le cinque più grandi del mondo sono tutte statunitense: Lockheed Martin, Rtx-Raytheon, Northrop Grumman, General Dynamics e Boeing. Per le famiglie, rincaro ovviamente per le tariffe energetiche, bollette luce e gas, code negli ospedali, calcinacci nelle scuole…


Il Parlamento europeo ha approvato una seconda risoluzione sull’Ucraina dal titolo marziale “Rafforzare il sostegno incrollabile dell’UE all’Ucraina contro la guerra di aggressione della Russia e la crescente cooperazione militare tra Corea del Nord e Russia”. Questa risoluzione è stata adottata dalla maggioranza dei gruppi politici di conservatori, socialisti, liberali e verdi. Le richieste in essa contenute fanno gelare il sangue anche a un osservatore neutrale.






Siamo stati tutti bombardati dai risultati del mediatico, miliardario, velenoso scontro bipolare delle presidenziali USA 2024. Speriamo che questo triste spettacolo serva da sveglia per coloro che chiamano “democrazia” l’elezione “diretta” di un capo, diretta nel senso di direttamente controllata da concentrazioni di denaro e di potere. La democrazia in America sopravvive solo grazie alla miriade di istituzioni e referendum locali. Avvenire ha avuto il modo di ricordarcene l’importanza prima e più di altri media, per questo ne consigliamo la lettura.






Consigliare a Draghi la consultazione delle quasi mille pagine dei due volumi del dossier “Pfas.Basta!” (disponibile a chi ne fa richiesta), come se egli fosse semplicemente disinformato e superficiale, è come offendere la sua malefica intelligenza.



Nel giorno della commemorazione della strage alla stazione di Bologna è scontro tra i famigliari delle vittime e la premier Meloni. “Le radici di quell’attentato – dice il presidente Paolo Bolognesi dal palco – affondano nella storia del postfascismo italiano: Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale oggi figurano a pieno titolo nella destra italiana di Governo”. Se è vero basta analizzare i nomi di quanti sono al governo.

Ursula Von der Leyen: è stata eletta presidente della Commissione dopo un discorso programmatico bellicista su Kiev, omissivo su Gaza, indifferente su povertà, diseguaglianze ed equità fiscale, ipocrita sul green e i migranti. E’ quanto di peggio potesse capitare a un’Europa che ha appena votato per un cambiamento radicale e si ritrova le stesse presidenti del Parlamento (Metsola) e della Commissione (von der Leyen). Un bel messaggio agli astenuti, già convinti che sia inutile votare nei loro Paesi e ancor di più in Europa.

La prima decisione del nuovo parlamento europeo consiste nel via libera ai bombardamenti sulla Russia con le armi dell’Occidente. E viceversa. “Sostiene fermamente – dice il documento – l’eliminazione delle restrizioni all’uso dei sistemi di armi occidentali forniti all’Ucraina contro obiettivi militari sul suolo russo”. PD e Fratelli d’Italia uniti per la guerra. Hanno votato contro i 5 Stelle, la Lega, Left e AVS. Così vengono smentite le bugie che ci avevano raccontato durante la campagna elettorale per le europee. Crosetto: “L’ho detto mille volte. Le armi italiane non colpiranno il territorio russo”. Tajani: “Non usare armi in territorio russo e nessun soldato in Ucraina. Noi diciamo no all’uso delle armi in territorio russo per evitare una escalation”.




Premierato, l’appello di 180 costituzionalisti al fianco di Liliana Segre: “La riforma distrugge il principio della separazione dei poteri, non possiamo tacere”. Clicca qui.


Sedicenti “I 7 Grandi”.
Da sinistra verso destra: Scholz (ha appena perso le elezioni), Trudeau (risultati più bassi degli ultimi anni, non sarà rieletto), Macron (ha appena perso le elezioni, non sarà rieletto presidente), Biden (non sarà rieletto), Kishida (indice di gradimento in calo), Sunak (perderà a breve le elezioni).
Mentre a Brindisi i G7 brindano, gli attivisti pacifisti protestano con un cavallo di Troia anti G7, confidando che nella sua pancia esca fuori Papa Francesco.

