Il parlamento italiano non rifiuta il nucleare.

Il TPAN – Trattato per la proibizione delle armi nucleari è stato adottato nel 2017 in una Conferenza ONU anche grazie alla pressione dal basso di una rete internazionale comprendente oltre 500 organizzazioni pacifiste, insignita per questo contributo di un Premio Nobel per la pace. E’ entrato in vigore il 22 gennaio del 2021, è valido solo per chi lo ratifica. Le ratifiche espresse dai vari paesi sono al momento pari a 69.  L’Italia non l’ha mai ratificato e conferma il suo ruolo di subalterno rispetto alle potenze militari globali. Clicca qui.

In migliaia contro la Nato e per la pace.

Alla  manifestazione contro la Base a San Pietro a Grado (Pisa, le realtà presenti, dai Comitati di Coltano e Firenze, alle realtà pacifiste, antimilitariste e ambientaliste, dal concentramento – che era ai confini del piccolo centro all’interno del parco naturale – sono partiti in corteo in direzione della caserma Camp Darby distante qualche chilometro, in un percorso tutto all’interno del parco di San Rossore, fatto di prati e alberi fino alla Base, nell’area del Cisam a San Pietro a Grado. Anche questa manifestazione ha portato la sua solidarietà alla Palestina: striscioni, bandiere, molti interventi e slogan (“free, free Palestine”, “Israel terrorist”), così come ha partecipato una delegazione a sostegno del popolo curdo che proprio in questi giorni è stato bombardato dalla Turchia nel nord-est della Siria.

Hanno partecipato alla manifestazione una delegazione del comitato “A Foras” dalla Sardegna, del movimento No Tav, i movimenti di lotta per la casa di Roma e Milano,, alcune realtà politiche come Pap e Rc, Carc, e sindacali (alcuni lavoratori SiCobas di Prato/Firenze, Usb, Cobas confederazione, Sial Cobas Piaggio), operai GKN, la rete del CLA,  assieme alla componente studentesca (collettivi, Osa, Cambiare Rotta e Fgc). Al termine il corteo ha tagliato qualche metro della recinzione della Base nell’area del Cisam.

Esercitazione nucleare Nato in Puglia.

I Comitati per la Pace della Puglia Bari, Brindisi, Foggia, Gioia del Colle, Gravina in Puglia, Lecce, Manduria, Manfredonia, Ruvo di Puglia, San Severo, Taranto esprimono una profonda preoccupazione per l’annunciata esercitazione militare Steadfast Noon 2023“, che è in svolgimento e che coinvolge le basi aeree di Amendola e Gioia del Colle in Puglia. Questa operazione è finalizzata a testare la capacità di deterrenza nucleare dell’Alleanza Atlantica e rappresenta una scelta irresponsabile mentre il mondo vive sotto la minaccia della guerra. Steadfast Noon getta benzina sul fuoco. Clicca qui il Comunicato Stampa.

Mattarella con elmetto.

Se l’Ucraina cadesse assisteremmo, a una deriva di aggressioni ad altri Paesi ai confini con la Russia e questo condurrebbe a un conflitto generale e devastante”, ha detto il presidente della Repubblica Mattarella, che evidentemente rivive i tempi in cui era ministro della difesa di D’Alema e con la Nato bombardava Belgrado. Mattarella racconta di nuovo la favola dell’orco cattivo e dei buoni che vogliono punirlo, e in poltrona indossa l’elmetto. In realtà,  la guerra Nato-Russia  in Ucraina va fermata perché innanzitutto  massacra un popolo, perché ci espone a rischio di catastrofe nucleare, perché aggrava all’inverosimile la questione climatica e ambientale, perché getta nella disperazione milioni di famiglie, in tutta Europa, per la crisi energetica che ha provocato e che le leggi di mercato, tutte a favore delle multinazionali finanziarie e petrolifere, stanno trasformando in catastrofe sociale.

L’unico modo per fermarla è dire no alla guerra e allo spirito di dominio che  anima ambedue gli schieramenti. Una strada che si attua attraverso tre iniziative:  1) stop all’invio di armi che serve solo a prolungare la guerra ingrassando i produttori di armi;  2) avvio di dialogo fra Russia ed Unione Europea per garantire pace al continente; 3) riduzione delle spese militari e della produzione di armi.

L’ecoguerra tra Nato e Russia.

La guerra fra Russia e Ucraina è ormai una guerra economica fra l’apparato produttivo della Nato e quello della Russia. E’ una guerra di resistenza dei rispettivi apparati economici. Ci sono similitudini con la prima guerra mondiale. Ogni mese si sfornano cannoni, missili, proiettili, carri armati, bombe e armi di ogni tipo. L’imperativo non è la sostenibilità ambientale: è resistere, produrre e vincere.

Pur di vincere la guerra si distrugge senza scrupoli l’ambiente, dopo aver ucciso senza scrupoli le persone. A farne le spese è la transizione ecologica e l’Agenda ONU 2030. Si punta solo sulla vittoria militare, costi quel che costi.

Continua su https://www.peacelink.it/editoriale/a/49640.html

Sdoganamento del neonazismo ucraino.

L’Onu a novembre approvò l’annuale risoluzione russa per la “lotta alla glorificazione del nazismo, del neonazismo e di altre pratiche che alimentano razzismo e xenofobia” con soli 106 Sì (contro i 121 dell’anno precedente), incluso quello di Israele. Contrari, come sempre, Usa e Ucraina; e, per la prima volta, tutti i Paesi Nato e alleati, esclusa la Turchia e inclusa l’Italia.

La Camera del Canada ha tributato una “standing ovation” a Yaroslav Hunka “l’eroe” ucraino e canadese della Seconda guerra mondiale che combatté per l’indipendenza dell’Ucraina contro i russi, che sedeva sugli spalti per applaudire Zelensky. L’eroe prestò servizio nella 14ª divisione Waffen Grenadier delle SS naziste i cui crimini contro l’umanità durante l’Olocausto sono ben documenta.

E’ in corso uno strisciante sdoganamento del neonazismo ucraino iniziato il 24 febbraio ’22 con l’invasione russa?  Fino ad allora media e politici occidentali, Onu, Osce e Amnesty denunciavano i partiti neonazisti in Ucraina e i crimini delle loro milizie in Donbass. Clicca qui le prove.   Poi è scattata la sordina e infine la beatificazione degli “eroi” del battaglione Azov con le rune stilizzate e le svastiche tatuate. D’altronde in Ucraina venerano come eroe nazionale “combattente per la libertà” il collaborazionista delle SS Stepan Bandera, criminale di guerra coinvolto nella deportazione e uccisione di migliaia di ebrei, eleggono partiti neonazisti in Parlamento e vantano milizie neonaziste nelle forze armate, mentre Zelensky loda le milizie neonazi e arringa il Parlamento greco in tandem con un figuro dell’Azov.  

A Milano l’Associazione dei giovani ucraini allestisce una mostra fotografica, “Eyes of Mariupol – Uno sguardo negli occhi dei difensori”, che omaggia i neonazi di Azov noti per le stragi commesse non solo a Mariupol ma in tutto il Donbass.

“L’Occidente in Ucraina ha sabotato i negoziati”.

Il professore dell’Università di Chicago John Mearsheimer ha notoriamente messo in guardia nel 2014 rispetto alle provocazioni della NATO contro la Russia in Ucraina, avvertendo che la politica della NATO in Ucraina stava portando al disastro. In questa intervista John Mearsheimer: “L’Occidente in Ucraina ha sabotato i negoziati” risponde alle domande del giornalista freelance Aaron Maté sullo stato della guerra per procura in Ucraina e sui pericoli futuri. 

Mobilitazione europea contro la guerra.

Appello per il cessate il fuoco e l’inizio di negoziati sottoscritto collettivamente da associazioni e organizzazioni diverse (socio-politico-sindacali) e individualmente da persone. Clicca qui.

Volute sempre dai governi, non dai popoli, le guerre non dovrebbero  nemmeno mai cominciare: nessuna guerra, in nessuna parte del mondo. è del popolo – dei sinceri rappresentanti dei popoli – il compito e la responsabilità di dire “basta!”, ovunque e per sempre.                                                                       

La guerra Russia-Ucraina (NATO e USA contro Russia e Cina) deve cessare immediatamente. Per chiedere e ottenere che questo avvenga, occorre subito (a fronte dei rischi sempre più grandi di conflitto nucleare, delle enormi perdite di vite umane e delle gravi ripercussioni sociali ed economiche) una grande manifestazione europea, unitaria, concordata e corale: tutto il popolo europeo è chiamato a manifestare contemporaneamente in tutte le capitali.    

Uno sciopero generale sarebbe necessario per gridare che l’Europa tutta si ferma per far finire (e finché non sarà finita) quest’ennesima immane tragedia. Se la proposta, l’idea forte dello sciopero generale risultasse irrealizzabile, si deve garantire l’individuazione di una giornata significativa e simbolica in cui convocare -in una stessa data da individuare – grandi manifestazioni di piazza per l’immediato cessate il fuoco e, contestualmente, per l’inizio di negoziati.

Raggiunto un certo numero di adesioni, si deciderà una data (es.: 6/9 agosto-Hiroshima e Nagasaki) significativa e si inviterà il popolo europeo a tenere manifestazioni in contemporanea in tutte le capitali d’Europa e in tutte le realtà anche minori in cui si riuscirà a organizzare dimostrazioni contro guerra/guerre. 

Le donne contro la Nato.

A Bruxelles a Luglio, in contrapposizione e netto contrasto con il summit e vertice Nato di Vilnius in Lituania, si terrà una importante conferenza di donne impegnate per la pace e che provengono da tutto il mondo e hanno soprattutto come comune denominatore l’amore per madre terra, per il pianeta e l’assetto ecosistemico planetario e universale. Clicca qui.

Gli USA impongono la legge del più forte.

Ma sono ancora il più forte? Per quanto tempo ancora? Per ora, stanno imponendo il loro ordine mondiale incentrato sui  Paesi dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica. Cinque sono gli indiscutibili successi.  1. Tutti hanno ritenuto che le minacce all’egemonia occidentale provengano dalla Cina e dalla Russia. 2. I loro partner e alleati hanno accettato di aumentare la spesa militare fino al 2% o più del PIL, con il riarmo della Germania, un triste ricordo per i francesi e altri Paesi europei. 3. Allineare quasi tutti i Paesi della NATO contro l’aggressione russa, estendendola a Svezia e Finlandia. 4. Aumentare l’influenza del comando militare dell’Asia-Pacifico coinvolgendo Australia, Regno Unito e Washington nell’AUKUS, che aggiungerà sottomarini nucleari a Canberra. 5. Il riarmo del Giappone, l’unico Paese che ha subito gli orrori di due bombe atomiche e che preoccupa seriamente la Cina e i coreani a causa del suo passato coloniale, insieme a una maggiore cooperazione militare degli Stati Uniti con le Filippine, oltre alle 30.000 truppe dispiegate dal 1953 in Corea del Sud.

I critici ritengono invece che questi successi della “dottrina Trump” non siano nuovo ordine mondiale bensì disordine. (continua).

Moni Ovada: la guerra è della Nato.

“Il pensiero unico martellante continua a ripeterci ogni giorno che questa guerra è iniziata perché l’uomo nero cattivo un giorno si è svegliato e ha deciso di invadere l’Ucraina. Non è vero! È una menzogna schifosa! Questa guerra è stata preparata da tanti anni con l’espansione della NATO dopo che avevano promesso alla Russia che non ci sarebbe stata espansione della NATO. Anche esponenti politici americani avevano avvertito che l’espansione della NATO avrebbe causato una catastrofe globale. Una catastrofe che sta distruggendo l’Europa che non è alleata ma serva degli americani. Ci vogliono trascinare in una guerra perché i governi statunitensi mantengano la loro supremazia mondiale. Adesso stanno preparando la più grande manovra militare della NATO ai confini con la Russia. Vogliono distruggere la Federazione Russa per poi concentrarsi sulla Cina. Gli americani hanno basi militari in tutto il mondo e soldati in tutto il mondo mentre la Cina non ha un solo soldato fuori dai suoi confini. Parlano sempre di democrazia e definiscono democratico il governo di Israele, un governo colonialista, segregazionista, razzista”.

Il nodo Kosovo sta avanzando a tappe forzate.

Il fallimento di 24 anni di gestione NATO e USA dopo l’aggressione. Un articolo di Enrico Vigna (clicca qui) che quotidianamente è  in contatto con  referenti sul posto, esponenti politici, sociali, militari, sindacali, religiosi e rappresentanti delle enclavi. Una sintesi, sicuramente carente e limitata, di telefonate, scambi di mail, domande, analisi tratteggiate, supposizioni, ma che sono  valutazioni dalla parte dirigente della società serba, anche con differenze politiche tra loro,  e che hanno un valore indubbiamente profondo e concreto, perché arrivano “dal campo”.

E’ utopia pensare ad una Italia neutrale?

Era storicamente impensabile nel 1955 quando, dopo dieci anni di occupazione militare sovietica, statunitense, britannica e francese, la dichiarazione di neutralità austriaca fu un atto costituzionale del parlamento che stabilì la perpetua neutralità dell’Austria nei confronti delle dispute internazionali. In virtù della neutralità, l’Austria non ospita armamenti stranieri, non partecipa a guerre in nessuna parte del mondo, e non teme di essere aggredita.

Con l’Austria restarono neutrali Svizzera, Jugoslavia, Finlandia e Svezia: stati cuscinetto tra Nato e Patto di Varsavia, per la cosiddetta “Cortina di ferro”.  Il tentativo dell’Ungheria di diventare neutrale nel 1956 fu stroncato dall’invasione dell’URSS. Per l’Italia oggi sarebbe un problema chiedere il ritiro delle basi militari Nato dalla penisola.

Altra storia è la neutralità della Svizzera: in virtù di questo principio, il Paese non può partecipare a conflitti armati né stringere alleanze militari. La comunità internazionale ha formalmente riconosciuto la Svizzera come stato neutrale nel 1815.

Nessun riferimento a questo status nella Costituzione dell’Irlanda, che si astiene dai conflitti per evitare ogni alleanza militare con il Regno Unito. In Moldavia il principio di neutralità è stabilito nella Costituzione. Lo stesso per la SerbiaMalta è invece formalmente non allineata dal 1981. Sono neutrali poi altre quattro Stati molto piccoli: Liechtenstein, Principato di Monaco, San Marino e Città del Vaticano.

Fuori dall’Europa sono neutrali Messico, Panama, Giappone, Mongolia, Singapore, Turkmenistan, Uzbekistan, Ruanda e Costa Rica che ha perfino abolito le forze armate (come i Nonviolenti sostengono per l’Italia). 

Uscire dalla Nato e anche riformare l’ONU.

Stati Uniti, Russia, NATO, Israele si sentono in diritto di violare la Carta delle Nazioni Unite e i principi del diritto internazionale quando ciò fa comodo ai loro interessi. Questo accade dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e dall’istituzione dell’organismo la cui Carta dovrebbe essere  una sorta di costituzione globale che regola i 192 Stati che compongono la comunità internazionale.

Per restare negli ultimi decenni. Nel 1979 l’Unione Sovietica occupò l’Afghanistan per proteggere un governo favorevole a Mosca e dovette ritirarsi 10 anni dopo. Gli Stati Uniti lo fecero nel 2001 alla ricerca di Osama bin Laden e rimasero nel paese per due decenni. La NATO, sotto il comando di Washington, ha bombardato ciò che restava della Jugoslavia per tre mesi nel 1991. Poi sono arrivate le guerre di “liberazione” guidate dalla Casa Bianca per ottenere armi inesistenti in Iraq (2003) o per instaurare la democrazia in Libia (2011) e in Siria (2014). Le condanne della comunità internazionale non servono a nulla finché gli Stati Uniti proteggono Israele nel Consiglio di Sicurezza. In Ucraina Usa/Nato si scontrano con Russia   dopo  che il Patto di Varsavia ha cessato di esistere più di due decenni fa con la scomparsa dell’Unione Sovietica. Clicca qui.

La guerra fredda è finita sciogliamo la Nato.

Oppure inviamo armi per una guerra sempre più calda, atomica?  

Il “Corriere della Sera” dell’8 maggio, forse con qualche imbarazzo, ha pubblicato un clamoroso articolo dell’ex ambasciatore a Mosca Sergio Romano in cui si chiede lo scioglimento della NATO, oggi priva delle ragioni per cui è nata. L’articolo dell’autorevole esperto di politica internazionale  dice infatti così: “L’Alleanza atlantica ha avuto una parte utile e rispettabile. Ma la Guerra fredda è finita, il comunismo è sepolto, gli Stati Uniti hanno avuto un presidente come Trump e sarebbe giunto il momento di fare a meno di un’istituzione, la Nato, che ha ormai perduto le ragioni della sua esistenza“. Clicca qui.

Oggi l’Italia è un possibile bersaglio nucleare.

Una eventualità oggi non più così remota: in questi mesi le autorità russe hanno manifestato la possibilità di impiegare bombe nucleari tattiche. Noi, di fatto, siamo in guerra contro la Russia, ovvero la Russia potrà dirsi in guerra contro di noi.

Ebbene, stanno per arrivare dagli Stati Uniti anche a Ghedi (Brescia) e Aviano (Pordenone) le bombe nucleari di “nuova generazione” B61-12. Sostituiranno le vecchie B61-11 dislocate da anni nelle basi militari in Belgio, Germania, Paesi Bassi, Turchia e Italia nell’ambito della cosiddetta dottrina del nuclear sharing, la “condivisione nucleare” della Nato. Vengono definiti “ordigni nucleari tattici”, ma non sono meno pericolose delle “bombe nucleari strategiche” presenti negli arsenali di Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Regno Unito, India, Pakistan, Israele e Corea del Nord. Clicca qui.

L’Ucraina sarà distrutta definitivamente.

Le colombe del papa attaccate da un corvo e da un gabbiano.

In attesa di conoscere dal ministro Guido Crosetto lo sforzo dell’Italia nella guerra alla Russia, apprendiamo che più di 500 satelliti statunitensi e della NATO vengono utilizzati nell’interesse delle forze armate ucraine, inclusi più di 70 satelliti militari, che gli ufficiali di stato maggiore della NATO sono in zona di guerra in Ucraina e che più di 25 paesi hanno speso finora 97 miliardi di dollari per fornire armi all’Ucraina. Inoltre migliaia di combattenti occidentali affiancano le truppe di Kiev per addestramento ma anche in combattimento come dimostrano numerosi video diffusi dallo stesso esercito di Kiev: ufficialmente si tratta di “volontari” ma è forte il sospetto che si tratti di militari regolari e contractors.

Al di là dei baciamano, degli applausi scroscianti, degli abbracci calorosi riservati a Zelensky in visita a Washingtonla Casa Bianca finora ha rifiutato categoricamente l’invio a Kiev di quelle armi (missili balistici tattici ATACMS) che possono essere impiegate contro il territorio russo, elemento che innalzerebbe ulteriormente l’escalation tra Mosca e Washington, mentre agli Usa interessa solo inchiodare la Russia nel più lungo Vietnam europeo possibile. Zelensky “pronto a trattare solo una volta riconquistata anche la Crimea”, cioè mai.  L’Ucraina sarà distrutta definitivamente, a prescindere dalle bombe atomiche.

Verità e giustizia per le vittime di uranio impoverito.

All’attenzione del Parlamento Ue la questione delle morti di militari e civili causate dagli armamenti contenenti il metallo pesante e usati nei teatri di guerra e nei poligoni di tiro dalla Nato. Una strage silenziosa al centro di una battaglia giudiziaria in Italia.  Nel nostro Paese ci sono almeno 8mila veterani gravemente ammalati per l’esposizione a vari metalli pesanti come l’uranio impoverito mentre circa 400 sono morti. Tutti tornati dai teatri di guerra dove i bombardamenti effettuati dalla Nato hanno causato una “pandemia tumorale” che continua a mietere migliaia di vittime sia civili che militari. Oppure rientrati dal servizio presso poligoni dell’Alleanza come Capo Teulada o Quirra in Sardegna. Su questa perdurante strage, che si configura come un crimine di guerra, la presidente del Consiglio europeo Ursula von der Leyden non chiederà l’istituzione di un Tribunale penale internazionale nonostante la Nato abbia utilizzato oltre 300 tonnellate di munizionamento all’uranio impoverito nelle sue guerre illegali e nei poligoni anche italiani,… e così il ministro della difesa Guido Crosetto. Continua

L’Italia in guerra.

L’Italia è cobelligerante con gli USA. Le missioni Nato contro la Russia partono dall’Italia. Da Pratica di Mare, frazione del comune di Pomezia nella città metropolitana di Roma Capitale, partono i Gulfstream E.550: compiono missioni di spionaggio basati sulla piattaforma del jet sviluppato dall’azienda statunitense Gulfstream Aerospace, appositamente modificato e potenziato dalla israeliana Elta Systems Ltd: non sono semplicemente dei “radar volanti”, ma possiedono anche compiti di “gestione” delle missioni alleate nei campi di battaglia e di disturbo delle emissioni elettroniche “nemiche”. Da Pratica di Mare partono i velivoli cisterna KC-767A utilizzati per il rifornimento in volo dei cacciabombardieri, nonché per trasportare i sistemi d’arma “donati” dal governo italiano alle forze armate ucraine e gli uomini, i mezzi pesanti e gli armamenti destinati ai battaglioni di pronto intervento.

Da Sigonella  contrada  di Lentini e città metropolitana di Catania decollano i droni d’intelligence AGS della NATO e “Global Hawk” di US Air Force e i nuovi pattugliatori marittimi P8A “Poseidon” di US Navy e delle forze aeronavali di Australia e del Regno Unito. I dati sensibili raccolti dai “Poseidon vengono messi a disposizione delle forze armate di Kiev per pianificare le operazioni contro la Russia (esempio l’affondamento dell’incrociatore Moskva a largo di Odessa).

Cliccando qui continua:

Dal Molin Vicenza, Aviano Pordenone, Ghedi Brescia, Coltano Pisa, Camp Derby Tenuta di Tombolo di Pisa, Niscemi Caltanissetta, Cameri Novara eccetera, insomma eccetera  dalle Alpi alla Sicilia per una Italia armata e ipermilitarizzata per gli interessi strategici del Pentagono e dell’Alleanza Atlantica ma anche per i profitti e i dividendi del complesso militare-industriale nazionale e internazionale. E in prospettiva Torino: quale capitale europea delle guerre globali aerospaziali del XXI secolo.

Il vizietto di Mattarella.

La guerra scatenata dalla Federazione Russa contro l’Ucraina sta riportando indietro di un secolo l’orologio della storia. Non possiamo arrenderci a questa deriva. Da qui il sostegno senza riserve a Kyiv. La Repubblica – con i Paesi democratici con cui si è alleata per costruire un ordine internazionale più equo e inclusivo – ha testimoniato fermamente, con la sua politica estera, la vocazione di pace, in coordinamento con le Nazioni Unite, con le iniziative dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica. Nello svolgimento di questa politica le Forze Armate hanno svolto un ruolo rilevante”.

“Sostegno senza riserve” di Sergio Mattarella,  che continua a confondere Nato con Onu, come fece nel 1999 da Ministro della Difesa  del governo D’Alema bombardando la Jugoslavia  con l’operazione Nato Allied Force. Fu il  primo vero episodio di interventismo militare italiano dal secondo dopoguerra. A disprezzo della Costituzione.

Nel 1999 Palazzo Chigi ricevette dalla Nato un documento con cui si mettevano in guardia i paesi dell’Alleanza contro i rischi possibili di metallo pesante residuale in veicoli corazzati, infatti, i militari italiani inviati nei Balcani,  senza istruzioni e protezioni, si sono ammalati a causa dell’uranio impoverito e stanno oggi morendo lentamente, curati da medici-ricercatori italiani in Inghilterra mentre in Italia si tagliano continuamente i fondi per la sanità e si continua a sprecare denaro pubblico in armamenti.

Nuove bombe tattiche nucleari a Ghedi e Aviano.

Gli Stati Uniti hanno deciso di accorciare i tempi del dispiegamento delle nuove bombe nucleari tattiche B61-12 potenziate in Europa sostituendo le B61 più “vetuste”. Dunque anche in Italia ed in particolare nelle basi militari di Ghedi (Brescia) ed Aviano (Pordenone). Le nuove bombe dovrebbero essere consegnate alle basi NATO in Europa entro dicembre e non più nella primavera del 2023 come precedentemente previsto. A segnalarlo è il giornale statunitense Politico, citando un cablogramma diplomatico statunitense che rivela quanto riferito da funzionari statunitensi agli alleati della NATO durante una riunione a porte chiuse svoltasi a Bruxelles nei giorni scorsi. La sostituzione delle vecchie bombe nucleari con quelle nuove richiederebbe l’autorizzazione del Parlamento, ma non sembra che siano venute – nè dal governo nè dalle opposizioni – avvisaglie in tal senso. (Continua)

La Sicilia piattaforma di guerra USA e NATO nel Mar Nero.

Drone USA vola da Sigonella in Crimea nelle ore dell’attacco ucraino alla flotta russa:  smentito. Ma tuttavia documentato il volo sulle acque prossime alla Crimea, nelle stesse ore, di un grande drone-spia Global Hawk di US Air Force decollato dalla base siciliana di Sigonella.

Il ruolo belligerante di NAS Sigonella è stato rivelato già in occasione dell’affondamento della nave ammiraglia della flotta russa, la fregata lanciamissile “Moskva” lo scorso 14 aprile, quando un pattugliatore Poseidon di US Navy di stanza in Sicilia seguì tutte le fasi dell’attacco ucraino, fornendo in particlare le coordinate nautiche della nave da guerra.

I pacifisti esistono se rivendicano ai governi.

La manifestazione per la pace convocata  a Roma per il 5 novembre da “Europe for Peace” & partners” è stata di fatto sollecitata (“Fate chiasso”) da Papa Francesco che, autentico pacifista, può far svolgere al Vaticano  un ruolo di mediazione diplomatica in ambito Onu. Inoltre è l’affermazione della dimensione del pacifismo, orgogliosamente-idealmente-numericamente  considerevole ma, purtroppo, politicamente debole a rappresentare la maggioranza pacifista del popolo italiano: siamo stati tra i primi (clicca qui) ma non siamo i soli a pensarla così (clicca qui). Cosa chiediamo al parlamento e al governo italiani? Ci accontentiamo delle parole d’ordine: “Immediato cessate il fuoco” e “Avvio di negoziati verso una Conferenza internazionale di pace”? Oppure rivendichiamo, in concreto,  al governo una iniziativa in campo europeo atta a favorire un percorso di compromesso negoziabile in ambito Onu, sulla base dei principi dell’autodeterminazione (effettuare nuovamente i referendum nelle regioni filorusse, riconoscere la Crimea parte della Russia) e della neutralità (Ucraina fuori Nato)? Ovvero rivendichiamo, in concreto, al governo: no all’invio di armi, no all’aumento delle spese militari, no alle (auto)sanzioni)? E in prospettiva chiediamo: fuori l’Italia dalla Nato,  fuori la Nato dall’Italia?

La grande manifestazione del 5 novembre ci serva a fare chiarezza.

Guerra in Ucraina: massime le responsabilità di USA e Europa.

Nel giudizio della storia conta anche la genesi geopolitica del conflitto. E in questo ambito, vale la pena di ripercorrere alcune tappe con l’aiuto di una fonte non sospettabile di simpatie per il Cremlino: la prestigiosa rivista Foreign Affairs. Si tratta di un’analisi che contribuisce a far comprendere che, come in ogni guerra, c’è un presente (in cui la gerarchia delle colpe è del tutto evidente) e c’è un passato (in cui anche la gerarchia delle responsabilità deve essere considerata). Ebbene, Stati Uniti e alleati europei condividono la maggior parte della responsabilità della crisi: l’allargamento della Nato, il rovesciamento illegale del presidente ucraino democraticamente eletto e filo-russo… Una soluzione alla crisi ucraina esisteva, secondo Foreign Affairs. Esiste: «Gli Stati Uniti e i loro alleati dovrebbero abbandonare il loro piano di occidentalizzazione dell’Ucraina e puntare invece a farne un cuscinetto neutrale tra la Nato e la Russia, simile alla posizione dell’Austria durante la Guerra Fredda.>> Clicca qui Il Corriere della Sera.

4 novembre: non festa ma lutto.

La data del 4 novembre viene celebrata con continuità dal fascismo fino ad oggi, per richiamare l’unità dell’Italia sotto il segno della guerra e dell’esercito. “Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate” nell’anniversario della fine di un tragico conflitto mondiale (16milioni di morti) che costò al nostro paese un milione e duecentomila morti (600.000 civili e 600.000 militari): per la prima volta nella storia a morire a causa della guerra non furono solo i militari al fronte, ma in pari numero i civili vittime di bombardamenti o di stenti, malattie, epidemie causate dalla guerra stessa. Vogliamo ricordare e onorare quei morti rinnovando l’impegno contro ogni guerra e la sua preparazione, dunque contro le guerre di oggi, contro le armi costruite per le guerre di domani. Solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Meno armi più difesa della vita, ridurre drasticamente le spese militari e devolvere i fondi per abolire la fame, la povertà, l’inquinamento del pianeta. Drastica riduzione delle spese militari che gravano sul bilancio delle spese sociali. L’Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la messa al bando delle armi nucleari. Uscita dell’Italia dalla Nato, uscita della Nato dall’Italia. No invio armi ai paesi belligeranti.

Per questo sosteniamo la Campagna “Un’altra difesa è possibile”, che prevede l’istituzione di un Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta.

Pace, disarmo, smilitarizzazione. Tutela della vita degli umani e della Terra.

Proponiamo che il 4 novembre si svolgano commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, di ieri e di oggi.

Le commemorazioni devono essere un solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze: per ridurre drasticamente le spese militari, per abolire le testate nucleari, per fermare le fabbriche di armi.

Chi può, si faccia un bunker. Resistere un minuto in più di Putin.

Anche se il ricorso al nucleare dovesse limitarsi alle armi «tattiche» più volte citate dal Cremlino, le conseguenze sarebbero «catastrofiche». A lanciare l’allarme è Iriad – Archivio Disarmo, che fa notare come le bombe russe potrebbero puntare su obiettivi strategici in Italia. Per esempio, basi aeree e navali e comandi Nato. Prime nel mirino sarebbero le basi Nato di Ghedi (Brescia) e Aviano (Pordenone) che ospitano insieme circa 40 testate nucleari. Ma altri bersagli a rischio sono rappresentati da altre basi e comandi militari Nato a Vicenza (Caserma del Din e Caserma Ederle), Livorno (Camp Darby), GaetaNapoli (Naval Support Activity), TarantoSigonella (Naval Air Station). Almeno 55mila morti e oltre 190mila feriti.  Effetti collaterali a cascata. Blocco di infrastrutture e di centri nevralgici, oltre al danno ambientale provocato dal fall out nucleare e dalla persistenza delle radiazioni. Secondo il modello di scenario elaborato da Alex Wallerstein e applicato dall’Università di Princeton, in caso di un conflitto nucleare generalizzato le vittime ammonterebbero a una cifra di circa 34 milioni soltanto nelle prime ore. 

Fonte: https://www.open.online/2022/10/15/italia-armi-nucleari-cosa-succede-simulazione/amp/

Contro la Nato e per la liberazione del Mediterraneo.

Torniamo a manifestare a Capo Frasca, in una piattaforma comune con l’organizzazione corsa “Core in Fronte”, contro la Nato, contro l’uso della Sardegna e della Corsica in funzione della guerra, per un Mediterraneo di pace e per la sovranità popolare nelle nostre isole.

Presidio popolare all’aeroporto militare di Ghedi. Fuori l’Italia dalla Nato.

Mettiamo al centro della campagna elettorale il tema della guerra attraverso la mobilitazione,  sabato 17 Settembre. A causa delle decisioni prese in ambito NATO e UE, l’Italia partecipa attivamente ai conflitti in corso nel mondo attraverso 38 missioni militari e supporta l’impegno bellico dell’Ucraina con armi e soldi gettando benzina sul fuoco di un conflitto che rischia di degenerare in una guerra nucleare. La partecipazione dell’Italia a queste guerre ci costa ad oggi 26 miliardi di euro l’anno, cifra destinata ad aumentare in poco tempo fino a 40 miliardi, ossia il 2% del PIL, come imposto dagli accordi NATO e ribadito dal Parlamento italiano lo scorso 12 marzo…. Infine, ci costa il fatto di essere uno dei principali “paesi bersaglio” per le 113 basi NATO-USA su suolo italiano, a cui si aggiungono altre 20 basi “segrete”, la base USA di Camp Darby (il più grande magazzino al mondo di armi USA all’estero) e per la presenza dei porti nucleari (Cagliari e La Maddalena, La Spezia, Napoli, Gaeta, Taranto, Brindisi, Trieste, Augusta…) da cui transitano sottomarini e portaerei nucleari, come la portaerei Truman che solo la primavera scorsa ha attraccato a Napoli e Trieste……

Un “Partito della Pace” che si presenta alle elezioni?

In questa intervista di Laura Tussi (clicca qui), dopo il vertice di Madrid che ha lanciato la Nato quale alleanza militare  dell’ “Occidente contro il resto del mondo”, Giorgio Cremaschi  auspica la nascita di un Partito della Pace:

<< Oggi abbiamo una maggioranza politica guerrafondaia che va da Draghi a Letta fino a Giorgia Meloni passando per Leu, per Salvini e per Berlusconi [e per Cinquestelle N.D.R). Penso che questa sia una grande discriminante: ossia considero ridicolo e dannoso che ci siano persone che si dicevano e dichiaravano pacifisti e che poi magari sul piano politico finiscono per allearsi con il partito della Nato e della Confindustria che oggi è il Partito Democratico o che comunque diano un sostegno diretto e indiretto dal governo Draghi. È una discriminante politica. Il partito della Pace esiste se appunto in politica non si fanno trasformismi perché altrimenti non è il partito della Pace è un partito trasformista che usa la parola pace perché ogni tanto serve perché la maggioranza degli italiani è contro la guerra. Però il partito della Pace oggi ancora non l’ho visto. Non esiste. Questa è la verità. Noi siamo di fronte a una crisi profondissima della nostra democrazia. Perché quando noi abbiamo il 55 – 60% degli italiani che dicono di essere contro la guerra, contro il coinvolgimento dell’Italia in guerra, e sono contrari all’invio di armi, e abbiamo invece il 95% del Parlamento che vota per continuare la guerra – perché di questo si tratta – noi siamo di fronte a una crisi enorme di democrazia. O questo 55 per cento trova una sua rappresentanza contro il 95, oppure questo 55 non porterà a niente e sarà imbrogliato. >>

Siamo in tanti a concordare che nel Paese un Partito della Pace di fatto esiste ma che non è rappresentato in Parlamento. Dunque la domanda che ci si pone è: bisogna costituire un  nuovo partito che si presenti alle elezioni? La discussione non è nuova.

Personalmente ho partecipato attivamente al grande dibattito che dieci anni fa impegnò i Movimenti italiani, prima e dopo i Referendum, in merito alla costituzione di un “Nuovo Soggetto Politico Nazionale per un Modello alternativo di sviluppo e di politica”, con tanto di solida “Piattaforma programmatica”.  Purtroppo, come anche documentai diffusamente  sul mio libro (*), il disegno si arenò perché i due motori  destinati a trainarlo  si incepparono non fondendosi: in Valsusa per eccesso di  egotismo ma soprattutto a Roma per la egoistica miopia del Forum per l’acqua pubblica. Così fu sprecata l’occasione storica della vittoria referendaria che ci aveva promosso quale indiscutibile “Soggetto politico nazionale”. Sconfitta storica. Occasione storica irripetibile: così la definii a suo tempo, ma chi non sarebbe felice di ricredersi per il prossimo futuro? Oggi, in condizioni contraddittorie (Movimenti indeboliti e astensionismo maggioritario) si può tentare? Forse, purchè più propriamente non si parli di Partito (della Pace) bensì di Movimento ecopacifista. Infatti, pace -nonviolenza -ecologia -ambiente -salute -diritti universali -beni comuni -economia -tecnologia -giustizia sociale  sono elementi inscindibili  per un successo elettorale: di una grossa e grande minoranza in questo vuoto politico che ha smarrito le dimensioni della crisi ecologica. Ne parlavo proprio pochi giorni fa con Maurizio Pallante, riproponendo in autunno una discussione ampia che coinvolga gli interlocutori storici che rappresentano i Movimenti, vecchi e nuovi, piccoli e grandi, escludendo ogni riferimento con i partiti presenti o passati.  Ah, senza aspettare l’autunno, nessuno impedisce di iniziarla  da subito su questa Rete.

Lino Balza

(*) L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza. 

A Erdogan via libera della Nato al massacro dei curdi.

Dittatore sarai tu.

Per far entrare Svezia e Finlandia nella Nato, abbiamo svenduto a Erdogan la sorte dei Curdi e i tanto conclamati valori occidentali. Cioè concesso l’estradizione di membri del Pkk, come presunti terroristi, ma anche degli appartenenti alle organizzazioni affiliate come l’Ypg curdo-siriano, le milizie che proteggono l’esistenza del Rojava, un esperimento politico laico, multi-etnico e multi-religioso che dovremmo preservare. La Nato approva che la Turchia occupa parti del territorio siriano e iracheno, che bombarda sistematicamente non solo le milizie armate ma anche i civili, curdi, siriani, iracheni, compresi gli yezidi, proprio coloro che soffrirono di più delle stragi e degli stupri dei jihadisti. Finlandia e Svezia toglieranno anche il bando alla vendita di armi ad Ankara. In poche parole si tratta di un via libera su tutta la linea a Erdogan per fare quello che vuole nel nord della Siria, in Iraq e, ovviamente, anche nel Kurdistan turco dove in anni passati sono stati rase al suolo città. Erdogan per bombardare i curdi usa i nostri elicotteri Agusta (Leonardo). Il presidente del consiglio Draghi a giorni è atteso in Turchia per un bilaterale . Nel chiedere scusa a Erdogan per averlo definito poco meno di un anno fa ”un dittatore” (ricevendo in cambio uno sprezzante: “Almeno io sono stato eletto”).

Ipnotizzati dalla propaganda fabbricata dalla Nato stiamo andando verso il baratro.

Siamo stati inondati da fake news fabbricate negli incubatori della Nato. Mentre qualcuno in Italia indaga sui putiniani, o presunti tali, per via della “disinformazione”, nessuno fra i guardiani governativi delle fake news sembra voler indagare su come è stata drogata l’informazione italiana mainstream, in primis le TV pubbliche che ci hanno raccontato le magnifiche sorti e progressive della guerra giusta, l’imminente crollo di Putin, la disfatta dell’economia russa dietro l’angolo, il tonfo del rublo e altre stupidaggini del genere. Mentre si parlava di una vittoria di Zelensky, in realtà in queste settimane accadevano tre cose terribili: boom di export per la Russia, carneficina dei soldati ucraini e avanzata delle truppe di Mosca. Un +90% di export di gas e petrolio con cui Putin può pagarsi la guerra per tutto il 2023. Gli ucraini stanno accusando perdite elevatissime, mille al giorno fuori combattimento fra morti, mutilati e feriti. Per la prima volta le forze armate ucraine chiedono gambe e braccia per i mutilati. In un mese quelli fuori combattimento saranno in trentamila di questo ritmo: addio esercito ucraino.

 Zelensky passerà alla storia come il Cadorna dell’Ucraina. 

Replica le gesta del nostro generale Cadorna, prima di Caporetto. Chiede l’impossibile alle sue truppe per obbedire a una narrazione propagandistica Nato (Biden)  che promette una vittoria mentre ottiene un massacro. Poveretti, i soldati ucraini si fanno ammazzare e dilaniare fino all’ultimo uomo. I loro comandanti per ragioni di “onore militare” non condividono con l’intelligence americana gli esiti delle proprie azioni per mascherare la debolezza in cui versa un’armata decimata, a rischio di ammutinamenti e diserzioni, un’armata piena di feriti, devastata dalle morti e da paurose mutilazioni.

Prima ci renderemo conto che gli Usa sono guidati da un vecchio inetto e l’UE da una signora non all’altezza e da propagandisti  (es. Draghi) che non hanno raggiunto gli obiettivi militari ed economici sbandierati, e meglio sarà per noi. Purtroppo questa guerra la sta vincendo Putin con una lucidità che fa spavento.  L’uomo del KGB doveva finire nella polvere, ma nella polvere ci stiamo finendo noi, che ci siamo cibati della narrazione tossica della Nato, una narrazione che ci ha promesso una vittoria dell’Ucraina che non è arrivata. I soldati ucraini sono le prime vittime di questa narrazione tossica, dopo veniamo noi. Prima o poi questi incapaci, questi ignoranti, questi falliti della storia, dovranno ammettere i loro errori, i loro abbagli e i loro fallimenti. E convenire, con noi pacifisti, che la guerra, da sempre, non è la soluzione ma solo il problema. 

L’articolo completo è su https://www.peacelink.it/mediawatch/a/49163.html

La guerra come una matrioska.

La guerra  come concentrato di molte guerre, come una sorta di matrioska, al cui interno troviamo: un conflitto civile interno all’Ucraina determinato dalle spinte separatiste delle regioni del Donbass; un conflitto fra Stati, determinato dall’invasione russa dell’Ucraina; un conflitto fra imperialismi e blocchi militari che vede la Russia da una parte e Usa, Nato e governi europei dall’altra; infine, si intravede la possibile guerra futura che vedrà in campo i veri contendenti all’egemonia mondiale, ovvero Usa e Cina. Clicca qui alcuni spunti di riflessione da parte di Attac Italia.

Confermata la manifestazione del 2 giugno. No Base, né a Coltano né altrove.

La nuova base militare, giurano la Difesa e il sindaco di Pisa, non sarà dentro il Parco di San Rossore. Ma la soluzione prospettata dal decreto appena firmato dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini è un trucco mediatico: nessuna garanzia, le autorità  rifletteranno su una soluzione alternativa allo scempio dei 70 ettari nel parco, ma la nuova base camuffata potrebbe ancora coinvolgere Coltano e in particolare edifici pubblici dismessi.

Ne valeva la pena?

Il Pentagono comunica che “difficilmente i russi verranno respinti dal Donbass e dal Sud” e avvia colloqui con Mosca per trattare in base non ai sogni, ma alla realtà. Ma va? Purtroppo lo “sconfitto” Putin s’è preso ciò che voleva e se lo terrà, come i veri esperti dicevano fin da subito. Prima o poi, con calma, qualcuno si domanderà se valesse la pena lasciar massacrare fisicamente mezza Ucraina dai russi ed economicamente l’Europa intera e mezzo mondo dalle auto-sanzioni per giungere a conclusioni già chiarissime qualche migliaio di morti fa. E magari chiederà scusa a chi passava per putiniano solo perché non mandava il cervello all’ammasso.

In Sardegna è in atto una aggressione armata della Nato.

7 nazioni della Nato, 4000 soldati, 65 navi e decine tra sottomarini, elicotteri, mezzi aerei e di terra hanno  dato il via all’esercitazione internazionale Mare Aperto che imperversa sui mari e le coste sarde ma anche sul Tirreno centro meridionale. Dicono che chi è contro la NATO sta con Putin: questa guerra è diversa dalle altre perché è vicina, ma è l’ennesima guerra tra predatori, tra due blocchi imperialisti che mostrano i muscoli per guadagnare una posizione più forte, mentre a morire sono, come sempre, soprattutto i civili. Noi sardi lo sappiamo bene: l’occupazione militare della Sardegna è  una delle dimostrazioni più esplicite del dominio coloniale che martoria la nostra terra. Devasta l’ambiente, sottrae enormi porzioni di territorio a terra e a mare che potrebbero avere ben altro utilizzo, produce una monocultura economica che si riverbera come ricatto occupazionale: impedisce forme altre di sussistenza, provoca la miseria,  sfruttamento per un tozzo di pane, inquinamento e malattie. Per questo vi invitiamo a condividere e partecipare alla prossime mobilitazioni in preparazione e alla manifestazione contro l’occupazione militare promossa dall’assemblea contro la presenza militare in Sardegna di Cagliari che si terrà a Sant’Anna Arresi il 22 maggio. Clicca qui.

Gli orrori neonazisti in Ucraina e la guerra santa senza fine della Nato.

…“I neonazisti che combattono a fianco delle truppe regolari ucraine, e in particolare quelli asserragliati nell’acciaieria Azovstal, sono chiamati con nomi più benevoli: vengono presentati come eroici partigiani, difensori ultimi dell’indipendenza ucraina. Zelensky che inizialmente voleva liberarsi dei neonazisti oggi dipende dalla loro resistenza e li elogia. La loro genealogia viene sistematicamente occultata e anche i giornalisti inviati tendono a sorvolare, ricordando raramente che nel Donbass questa maledetta guerra non è nata nel 2022 ma nel 2014, seminando in otto anni 14.000 morti. Oppure si dice che il battaglione Azov è una scheggia impazzita, certo pericolosa ma non diversa da roba tipo Forza Nuova in Italia. Invece il battaglione Azov è tutt’altra cosa: è un reggimento inserito strutturalmente nella Guardia Nazionale ricostituita nel 2014 dopo i tumulti di Euromaidan e ha legami organici con i servizi (Sbu, succedaneo ucraino del sovietico Kgb). Così come sono tutt’altro che schegge le formazioni neonaziste o i partiti vicini al battaglione: su cui Washington e la Nato puntarono durante la rivoluzione colorata di Euromaidan, perché Kiev rompesse con Mosca. Sono strategicamente cruciali perché la guerra per procura Usa-Nato-Mosca continui senza scadenza”.

Clicca qui Barbara Spinelli,  che prosegue documentando: “Lo Stato li lasciò impuniti di  torture e trattamenti inumani, proibiti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo” e commenta : “Queste violenze andrebbero rievocate, nel giorno che commemora la vittoria sovietica del ’45 e quella che Mosca chiama ‘grande guerra patriottica’. La chiamano così anche i commentatori occidentali, per dissimulare il fatto che fu una vittoria che liberò dal nazismo l’Europa intera, con gli alleati occidentali, e che costò alla Russia almeno 30 milioni di morti”. Spinelli conclude: “Il riarmo e l’allargamento a Est della Nato, uniti all’impudenza delle dimenticanze storiche, hanno creato tra Russia ed Europa un fossato quasi incolmabile, politico e anche culturale. A questo servono l ‘abbaiare occidentale alle porte della Russia’ denunciato dal Papa, l’oblio dello ‘spirito di Helsinki’, la russofobia in aumento. Sono misfatti che non giustificano la brutale aggressione russa del 24 febbraio, ma che certo l’hanno facilitata. Che spingeranno la Russia, per molto tempo, a prender congedo da un’Europa che sempre più crede di progredire confondendo i propri interessi con quelli statunitensi”.

Non basta sciogliere la Nato.

Prima bisogna  inviare forze di interposizione nonarmata e nonviolenta sotto la guida dell’Onu per fermare subito le stragi e le devastazioni; per l’immediato cessate il fuoco e l’immediato inizio di negoziati di pace che facciano cessare tutte le uccisioni. Ancora prima bisogna soccorrere, accogliere, assistere tutte le persone in fuga dalla guerra; inviare aiuti umanitari per sostentare l’esistenza di chi non può o non vuole fuggire, e per ricostruire prima possibile e meglio possibile le strutture e i servizi necessari alla vita quotidiana. Subito dopo  bisogna scogliere la Nato braccio armato dell’azione militare statunitense. Sciogliere la Nato è la cosa di gran lunga più efficace che i paesi europei possano fare oggi per la pace e per salvare innumerevoli vite. Clicca qui la posizione del “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera”: struttura nonviolenta attiva dagli anni ’70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali; struttura nonviolenta che oltre trent’anni fa ha coordinato per l’Italia la più ampia campagna di solidarietà con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano “La nonviolenza e’ in cammino”. Da alcuni mesi è particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l’illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell’intero mon! do vivente, da 46 anni prigioniero innocente, ecc.

L’Italia comanderà la Nato in Iraq. Chiediamo invece che esca da quel pantano.

La NATO  (North Atlantic Treaty Organization, Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord)  fu istituita nel 1949 in funzione difensiva: garantire la sicurezza del mondo occidentale dalla minaccia comunista (vera o presunta che fosse), ovvero reagire ad un attacco dell’Unione Sovietica  in Europa o in America settentrionale (art. 5 del Trattato). L’URSS e gli Stati  satelliti  risponderanno nel 1955 con il Patto di Varsavia.

Quale funzione collettiva contro la Russia ha  giustificato l’intervento della Nato  in Bosnia, Erzegonia (1995-2004), Kosovo (1999), Afghanistan (2001-2021), Libia (2011)?  In realtà la Nato è uno strumento militare e politico degli USA nel mondo. 

Quando il 20 marzo 2003 gli Usa invasero (la seconda guerra del petrolio) l’Iraq, migliaia di manifestazioni e proteste si tennero in tutto il mondo, al punto che il New York Times definì l’opinione pubblica mondiale l’unica “superpotenza” in grado di contrastare gli Stati Uniti.  Gli effetti pratici furono irrilevanti. L’Italia all’invasione fornì appoggio politico e logistico, e poi partecipò con un contingente “di pace” di 3.200 uomini e 33 morti (governi Berlusconi, Prodi).

L’Italia  è presente sul territorio iracheno da quasi vent’anni: tra il 2003 e il 2006 le truppe italiane furono impegnate nella missione Antica Babilonia, segnata dalla strage di Nassiriya. Fu poi parte attiva della prima Nato Training Mission Iraq, tra il 2004 e il 2011, ed entrò nuovamente in forze in Iraq nel 2014 con l’operazione Prima Parthica, nell’ambito della missione internazionale Inherent Resolve, avviata dalla coalizione globale contro Isis.

L’ormai prossima assunzione italiana del comando della Nato in Iraq, senza una minima discussione pubblica, amplierebbe la nostra missione da 500 a 4.000 uomini trasformandola di fatto in missione di combattimento.  L’Iraq infatti è un paese nel quale si combatte da tempo una parte del conflitto che oppone Stati Uniti e Iran. Un conflitto combattuto tramite terze parti e giocato con cinismo sulla pelle di donne e uomini iracheni e che tiene in ostaggio il Paese da anni. In questo pantano di un rinvigorito terrorismo, il rischio concreto è che l’Italia, sostituendo gli Stati Uniti, rimanga invischiata nella lotta per il controllo dell’Iraq, e con la conseguenza, tra l’altro, di nuovi gravi rischi anche per la sicurezza delle organizzazioni umanitarie italiane che operano in Iraq

Come la pensano i pacifisti ucraini.

“La Nato dovrebbe idealmente sciogliersi o trasformarsi in un’alleanza per il disarmo. L’Ucraina non dovrebbe schierarsi con nessuna grande potenza militare, che siano gli Stati Uniti, la Nato o la Russia. In altre parole, il nostro paese dovrebbe essere neutrale. Il governo ucraino dovrebbe smilitarizzare, abolire la coscrizione, risolvere pacificamente le dispute territoriali riguardanti Donbass  e Crimea e contribuire allo sviluppo di una futura governance globale non violenta, invece di cercare di costruire uno Stato nazionale del 20° secolo armato fino ai denti.”
Yurii Sheliazhenko fa parte del direttivo della rete pacifista internazionale World Beyond War. Vive in Ucraina. È segretario esecutivo dell’Ukrainian Pacifist Movement e membro dell’Ufficio europeo per l’obiezione di coscienza. Clicca qui il suo il suo appello.

Gli Usa: “Rischi militari connessi a un’adesione dell’Ucraina alla Nato”.

La dichiarazione dell’ l’attuale direttore della CIA William J. Burns:  «Le aspirazioni dell’Ucraina e della Georgia verso la NATO non solo toccano un nervo scoperto in Russia, ma generano serie preoccupazioni riguardo alle conseguenze per la stabilità nella regione. La Russia non solo percepisce l’accerchiamento e la pressione come una minaccia alla sua influenza nella regione, ma teme anche conseguenze imprevedibili ed incontrollate, le quali danneggerebbero gravemente gli interessi inerenti alla propria sicurezza. Gli esperti ci dicono che la Russia è particolarmente preoccupata per le forti divisioni in Ucraina sull’adesione alla NATO, con gran parte della comunità di etnia russa contraria all’adesione, e ciò potrebbe condurre ad ulteriori spaccature, generando violenza oppure, nel peggiore dei casi, una guerra civile. In tale eventualità, la Russia dovrebbe decidere se intervenire; una decisione che la Russia non vuole trovarsi ad affrontare». Però la dichiarazione, contenuta in un cablo diplomatico pubblicato da WikiLeaks, non è di oggi ma del 2008 su quando Burns era ambasciatore degli Stati Uniti a Mosca.

Fuori la Nato dall’Italia, fuori la Russia dall’Ucraina.

Il nostro “editoriale” sull’ultima mailinglist, “Né con la Russia né con la Nato. Fuori l’Italia dalla Nato, fuori la Nato dall’Italia” (clicca qui) non  ha incontrato che poche reazioni estreme: evviva la Nato o evviva la Russia. Nel titolo avremmo dovuto aggiungere “Fuori la Russia dall’Ucraina”, come si comprende bene dal testo. Meglio di noi si esprime padre Alex Zanotelli: clicca qui. A cominciare dalle ragioni (le responsabilità) che hanno portato a questa guerra, le sue sono anche  le nostre proposte per superare questa guerra e per evitare la prossima.  Le sue riflessioni sono  le nostre anche  sulla crisi del Movimento Pacifista.

Purtroppo con amarezza devo constatare che il grande movimento popolare contro i missili a Comiso, contro la guerra in Jugoslavia e in Iraq, non c’è più. Come mai, in questi anni non siamo riusciti, purtroppo, ad appassionare i giovani e tutti gli italiani alla Pace? I tanti gruppi che lavorano per la Pace, spesso dimenticati dalla Politica, devono sforzarsi di creare un grande movimento nazionale per portare ancora una volta in piazza il popolo della pace, perché convinca il governo alla demilitarizzazione del territorio italiano” scrive Zanotelli. Zanotelli  purtroppo riscrive  quanto affermava nell’intervista sul libro  “Ambiente Delitto Perfetto”

 

il cui tema conduttore era appunto la constatazione che i Movimenti italiani nel 2011 stavano subendo una sconfitta epocale, paradossale sconfitta  perché prodottasi proprio all’indomani del vittorioso referendum in quanto essi non avevano saputo/voluto affermarsi come soggetto politico nazionale per un modello alternativo di società, disperdendo così un immenso patrimonio di “democrazia partecipata” che si era clamorosamente espresso nell’epoca referendaria. “Così anche i vacillanti Movimenti pacifisti sono sati definitivamente appiattiti nella sconfitta generale” scrivemmo “Ma non è dello stesso avviso Mao Valpiana: leggi l’intervento…”. Dieci anni dopo,  avremo tempo e modo di riprendere la discussione sull’odierna crisi del Movimento Pacifista.  Iniziamo spulciano alcune dichiarazioni prima dell’invasione in Ucraina: clicca qui.

Né con la Russia né con la Nato. Fuori l’Italia dalla Nato. Fuori la Nato dall’Italia.

Clicca qui la mappa aggiornata in tempo reale di tutte le manifestazioni organizzate in Italia il 26 febbraio per la pace in Ucraina.

La posizione (dell’Italia e) dell’Europa non può essere semplicemente quella simboleggiata in questa foto. Non può essere cioè di facile allineamento agli Usa, bensì di assumere finalmente il ruolo che le compete nello scacchiere mondiale, che in questo momento dovrebbe essere quello di trattare, mediare, fra le fazioni in guerra.  Non può essere quello di giocare a fare i “buoni” titolati a dare lezioni ai “cattivi” russi, visto che Usa e Ue si sono macchiati di guerre illegali e criminali (peggio ancora se avallate dall’Onu) in ex-Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia, Somalia e via bombardando.

Infatti l’attacco criminale di Putin all’Ucraina è un post scriptum degli imperialismi del XX secolo. Putin parla a nome di un popolo che non dimentica nulla, tantomeno la sua vocazione nazionalista ancora frustrata dal crollo dell’Urss e dalle irresponsabili provocazioni dell’Occidente che ha fatto di tutto per umiliarlo, violando l’impegno di non allargare la Nato a Est; Biden a nome  a un popolo che non ricorda quasi nulla, salvo i tributi di sangue pagati a far guerre in giro per il mondo, perdendole drasticamente tutte dal 1945.  Noi, cittadini della cosiddetta Europa, pagheremo il solito tributo di soldi per conto terzi, passando da uno stato d’emergenza (sanitario) a un altro (bellico), a tacere del sanguinoso tributo umano delle popolazioni ucraine, indipendentiste e russe, nonché dei profughi di entrambe le parti (che respingeremo come sempre).

L’Europa resterà il vaso di coccio fra due potenze che si rafforzano a scapito nostro, perché l’Europa politica e militare non è mai nata per non dispiacere al residuato bellico della Nato (a 31 anni dalla fine del Patto di Varsavia), con alleati indecenti come la Turchia (impegnata a sterminare i curdi nel silenzio degli atlantisti); vaso di coccio finché accetteremo che lo Zio Sam faccia casini in giro lasciandoci il conto da pagare, in termini di migranti (Libia e Afghanistan), terrorismo (Iraq), affari mancati (Cina) e bollette (Ucraina).

L’Italia in Europa continuerà a contare meno di niente se politica e giornalismo si accalcano a copiare da oltreoceano le invettive contro Putin  e a dare la caccia a chi è di più o di meno amico di Putin, sol perché i loro interessi sono  di misera bottega elettorale. Servirebbero, in Italia una forza politica e in Europa una nazione, che tengano una postura più terza e meno appiattita sugli Usa. Per ora non si intravvedono.

Non restano che i Movimenti pacifisti che, pur nel loro troppo variegato e purtroppo ininfluente arcipelago (meriterà aprire un franco dibattito al riguardo),  ripartendo dalla tragedia Ucraina devono  imporre in  discussione un programma di Pace e Nonviolenza. Uscita dell’Italia dalla Nato. Smantellamento degli arsenali atomici e loro allontanamento dal Paese. Drastica riduzione delle spese militari.  

La Sicilia trasformata in piattaforma USA/Nato.

Sigonella centro di comando militare con l’allargamento delle piste di volo, hub per l’attività militare USA in Africa, Medio Oriente e Caucaso, da questa base sono partiti i droni e gli aerei che si sono “confrontati” nei cieli con quelli russi; lo scalo “civile” di Catania-Fontanarossa; i porti di Messina, Catania e Augusta; i sistemi di telecomunicazione che trasmettono gli ordini ai sottomarini nucleari in immersione di Niscemi e, da qualche anno, le antenne satellitari del MUOS; gli aerei radar Awacs NATO a Trapani-Birgi; i radar e gli apparati d’intelligence installati a Noto-Mezzogregorio, Marsala, Favignana, Portopalo di Capo Passero, Lampedusa, Pantelleria.

È partita lunedì 21 febbraio la Dynamic Manta (DYMA), l’esercitazione navale condotta annualmente nel Mediterraneo centrale dal Comando Marittimo Alleato della Nato. Al largo delle coste siciliane, Canada, Francia, Grecia, Italia, Spagna, Turchia e Stati Uniti si addestreranno alla guerra sottomarina. La Marina militare USA partecipa con un sottomarino a propulsione nucleare e armato di missili nucleari. L’Italia assicura il supporto logistico della base navale di Augusta e della base aerea dell’Aeronautica Militare di Sigonella, a Catania.

L’Italia al comando della Nato in Iraq. Meglio di no.

La prossima assunzione da parte italiana del comando della Missione Nato allargata in Iraq rappresenta un rischio concreto che l’Italia rimanga invischiata nella lotta per il controllo dell’Iraq, per conto di potenze che, come si è visto già drammaticamente in Afghanistan, non sono in grado di favorire lo sviluppo della democrazia e dei diritti umani; anche con la conseguenza di nuovi rischi più gravi per la sicurezza delle organizzazioni umanitarie italiane che operano in Iraq. “Un Ponte per” invita ad una presa di posizione, che anche noi firmiamo: clicca qui.