L’ “invisibile” TFA nell’esistenza nebulosa della Solvay di Spinetta Marengo, tra processi e class action.  

Non ci sono solo le sostanze perfluoroalchiliche, PFAS, a contaminare le acque superficiali e quelle delle falde e, quindi, l’acqua potabile e gli alimenti. Esce dall’invisibilità mediatica il TFA, acido trifluoroacetico, che si forma dai PFAS per degradazione: come i Pfas si trova ovunque (ubiquitario), come i Pfas è perenne (forever chemical), come i Pfas tossici e cancerogeni è micidiale per la salute, ma, ancora peggio dei Pfas, a differenza dei Pfas non è ancora normato per legge, e quando avverrà sarà una grana per Solvay.
 
A denunciare la presenza di TFA nelle acque potabili è ora un rapporto della Pesticide Action Network (Pan Europe), nel quale sono stati analizzati 55 campioni di acqua potabile di 11 Paesi (tra i quali non c’era l’Italia) e si è visto che il TFA era presente nel 94% di essi: da 20 a 4.100 nanogrammi per litro (ng/l), per una media di 740 ng/l. Poche le differenze tra campioni di acqua minerale e di acqua di sorgente.  Nelle acque di fiumi e laghi erano state rilevate concentrazioni medie pari a 1.220 ng/l. Soprattutto il TFA costituisce il 98% dei cosiddetti PFAS totali in tutti i campioni. Il fatto non stupisce, visto che il TFA si forma da diversi PFAS.
 
Dunque, il TFA, derivato dai PFAS dei pesticidi e dai gas fluorurati, oggi manca di un quadro legislativo  di riferimento: è nebulosa l’indicazione del valore tollerabile per l’essere umano, manca uno standard di qualità per le acque sotterranee o superficiali, non esiste alcun valore massimo indicato per le acque potabili, la sostanza non è inclusa negli elenchi dei PFAS che entrano a far parte del bilancio totale. Entrerà nel 2026 in Europa, quando sarà in vigore un limite per i PFAS totali (500 nanogrammi per litro per l’insieme dei PFAS?). Se oggi fosse già così, metà dei campioni di acqua del rubinetto analizzati sforerebbe i limiti.
 
Per questi motivi, “PAN Europe” chiede ai governi di agire con misure urgenti:  il divieto immediato dei pesticidi con PFAS, il divieto immediato dei gas fluorurati. Così, per la presidente di Syensqo, Ilham Kadri, si affacciano ulteriori problemi entro il 2026 per lo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo (Alessandria), il  cui mix produttivo nei fluorurati è ineludibile [Nota 1].
 
Ilham Kadri, deve pur occuparsi di azioni legali inibitorie risarcitorie.
Dall’Italia fino in Belgio, rimbombano sempre le parole di  Ferdinando Lignola, il Procuratore Generale di Cassazione, quando, nel 2019 nella sua arringa finale contro Solvay, incitò: “Mi auguro che seguano centinaia, migliaia di cause civili per toccare questa gente nel portafoglio”. Perché era pienamente cosciente, come era ed è Kadri, che in sede penale non si va oltre ad una risibile condanna  ai livelli manageriali più bassi di questa gente delittuosa,  e non si va oltre ad una virtuale condanna di bonifica a spese di questa gente. Soprattutto era conscio, inorridito dell’ingiustizia massima: in sede penale neppure le Vittime vengono risarcite per le morti e le malattie provocate dal reiterato delitto ecosanitario di questa gente.
 
Kadri non ha remore etiche ma sta valutando che anche in Italia gli studi legali si apprestino ad avventurasi nella legislazione aprendo cause in sede civile con azioni inibitorie risarcitorie contro questa gente, contro la belga Solvay proprietaria dello stabilimento di Spinetta Marengo: nell’occhio del ciclone per i veleni in aria-acqua-suolo-sangue della popolazione di Alessandria, dei quali i famigerati Pfas sono solo la punta dell’iceberg ecosanitario locale.
 
Valutazione opportuna perché, fuori dall’Italia, è proprio la Solvay, e proprio per i Pfas, a doversi mettere le mani al portafoglio. Infatti, Solvay Specialty Polymers USA ha accettato di pagare 1,3 milioni di dollari per chiudere una class action sulla contaminazione da Pfas delle riserve idriche del Parco nazionale di West Deptford ad opera del suo impianto di produzione di Leonard Lane. [Nota 2]. Kadri ha  concordato di raggiungere l’accordo “per evitare l’onere e le spese di un contenzioso continuo“.
 
Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.
 
[Nota 1]
Ricerca e Sviluppo di Polimeri fluorurati, Produzione e Fornitura di perfluoroolefine, fluoro, acido cloridrico, acido fluoridrico, cloruro ferrico, idroclorodifluorometano, fluoroelastomeri, politetrafluoroetilene, fluoropolimeri termoplastici, perfluoropolieteri con l’ausilio di Centrale Termoelettrica alimentata a gas naturale. Gestione per conto del ‘Consorzio Trattamento Effluenti Polo Chimico Spinetta’ dell’impianto di trattamento delle acque reflue di tutte le conferenti del polo chimico. Gestione discarica di gessi fluoritici. Ricerca e sviluppo di sostanze organiche fluorurate (perfluoroolefine, fluoroplastomeri, fluoroelastomeri, fluidi fluorurati).”
 
[Nota 2]
La causa è stata intentata per conto dei residenti del Parco Nazionale nel giugno 2020, risarciti per ora con 8.000 dollari ciascuno, ma l’accordo prevede il pagamento degli esami del sangue per tutte le persone che hanno vissuto nel distretto dal 1° gennaio 2019 al 28 febbraio 2024: il fondo include 784.000 dollari per la “classe di biomonitoraggio”. Anzi, “Non è incluso il costo di qualsiasi potenziale interpretazione del risultato dell’esame del sangue da parte di medici o professionisti sanitari.” Dunque restano aperti i risarcimenti per le patologia sofferte.
Il fondo inoltre comprende circa 244.000 dollari per le spese legali e gli onorari degli avvocati. Nonché l’accordo  prevede addirittura pagamenti (200.000 dollari) alle persone che hanno posseduto o affittato immobili residenziali nel distretto nello stesso periodo.
Solvay ha concordato di raggiungere l’accordo “per evitare l’onere e le spese di un contenzioso continuo“, si legge nella sua dichiarazione. D’altronde Solvay deve affrontare numerose cause legali per l’inquinamento da PFAS nel South Jersey, nel suo stabilimento della contea di Gloucester.

Pfas nei mangimi per allevamenti.

Nelle scuole andrebbe spiegata al completo la catena alimentare: partendo dalle aziende di produzione (in Italia: Solvay di Spinetta Marengo) e di consumo. Le quali  scaricano Pfas nelle acque potabili e in atmosfera: dalla quale ricadono al suolo sugli alimenti vegetali e animali (…oltre che direttamente nei polmoni). I mangimi sono un anello della catena alimentare.
 
I Pfas contenuti nei mangimi (foraggi verdi o secchi, semi o frutti, sottoprodotti di cereali e dello zucchero ecc.), insieme all’acqua eventualmente contenente Pfas, sono somministrati agli animali allevati (bovini, ovini, suini e polli): e carni e uova e latticini  contenenti Pfas sono infine  consumati dagli esseri umani  come letalmente tossici e cancerogeni.
 
Ebbene, il Bundesinstitut für Risikobewertung (BfR)l’Istituto Federale Tedesco per la Valutazione dei Rischi, ci prova a valutare i rischi dei Pfas nei mangimi (foraggio, becchime, pastoni), a calcolare i limiti da non superare. Modelli di tossico cinetica. In realtà, non esistono concentrazioni massime ammissibili, livelli sicuri per la salute umana: dal feto all’anziano, per le molecole “Forever Chemicals“, inquinanti eterni, ubiquitari, indistruttibili, indegradabili e bioaccumulabili. L’unico è il livello zero.

Pfas. Il Belgio non è l’Italia.

In Belgio, a differenza della Regione Piemonte per quanto riguarda Alessandria, la Regione Vallonia organizza una nuova campagna di screening affinché tutte le persone potenzialmente contaminate da Pfas possano beneficiare del monitoraggio medico a spese delle autorità valloni. La decisione dopo che 2.000 persone di Chièvres e Ronquières hanno ricevuto i risultati delle analisi del sangue: a Chièvres quasi una persona su tre supera la soglia massima di 20 microgrammi per litro di sangue raccomandata dal consiglio scientifico insediato dal governo vallone uscente.
 
Il responsabile della contaminazione, a differenza della Solvay per Alessandria, non è ancora stato identificato, perciò è pressante l’impegno degli amministratori “ad individuarlo rapidamente per poter applicare il principio chi inquina paga, i filtri al carbone piazzati dalla Société Wallonne Des Eaux si rifletteranno sulle bollette dei consumatori. E tutte le spese mediche a carico della comunità. I residenti pagherebbero due volte per l’inquinamento una volta per il portafoglio e l’altra per la salute. Una situazione che sarebbe intollerabile”. In Belgio, ma non in Italia.
 
Inoltre, il Partito del Lavoro chiede che la Vallonia adotti, entro la fine dell’anno, standard rigorosi per i PFAS nell’acqua del rubinetto: “Non dobbiamo aspettare che l’Europa agisca. La Danimarca ha già uno standard di 4 ng/L. Siamo disponibili a portare avanti la legislazione in questa direzione”.

I Pfas, neurotossici, colpiscono le capacità cognitive e psichiche di feti, bambini e adulti.

Non bastassero tutti gli studi epidemiologici internazionali e nazionali che dimostrano  l’incontrovertibile nesso causale tra l’esposizione dei PFAS e l’aumento significativo di malattie e mortalità: cardiovascolari, metaboliche  e neoplastiche (cancro ai testicoli e carcinoma renale) eccetera.  
Non bastasse l’angoscia supplementare dello studio (prof. van Beijsterveldt dell’Erasmus University Medical Center /Sophia Children’s Hospital di Rotterdam) che dimostra che i Pfas non si accumulano nell’organismo  delle mamme… perché si trasferiscono dal sangue materno al feto durante la gravidanza e poi al bambino con  l’allattamento.
 
Non bastassero. Si aggiunge lo studio epidemiologico del prof Inhyang Kim dello Hanyang University Medical Center di Seoul che dimostra che  l’esposizione continua dei Pfas in età prenatale è stata associata alla possibile insorgenza di sintomi dell’ADHD Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder, disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività: i bambini con ADHD hanno difficoltà a completare qualsiasi attività che richieda concentrazione,  sembrano non ascoltare nulla di quanto gli viene detto, in età adulta possono  sperimentare  un senso di disagio nella società a causa della loro neuro divergenza, sentirsi emarginati o non compresi a causa delle loro difficoltà nel concentrarsi, nell’organizzare le attività e nel controllare gli impulsi.

Non esiste una dose sicura di esposizione ai Pfas. La sicurezza è data solo dal limite zero. Non esistono Pfas innocui. L’intera classe di Pfas va messa al bando.

Per queste certezze, il riferimento principale è International Agency for Research on Cancer (WHO IARC) di Lione, agenzia preposta sui tumori dalla Organizzazione Mondiale della Salute (WHO), e si basa sugli studi condotti sull’uomo, sugli animali e su cellule o materiale biologico.
 
Lo Iarc considera solo articoli pubblicati nelle riviste scientifiche e non i rapporti o le relazioni dei produttori che chiedono l’autorizzazione all’uso di una nuova sostanza… con meno atomi di carbonio… saturi di fluoro: esempio il C6O4 della Solvay. 
 
 La procedura Iarc si basa sul metodo scientifico, dunque può essere riferita alla singola molecola, non è generica. Però il giudizio di pericolosità deve intendersi all’intera classe di molecole per-e polifuoroalchiliche (migliaia): solo pochi PFAS sono rilevabili e soprattutto misurabili quantitativamente con le tecniche di chimica analitica a disposizione dei laboratori di analisi e ricerca, e dunque vale il principio di precauzione, nuove molecole non possono essere sperimentate sull’organismo umano in attesa che la cancerogenità sia certificata.
 
Ovvero misurata a posteriori dagli studi epidemiologici, esempio: un  morto in più ogni tre giorni, 51.621 decessi contro 47.731 attesi, con un eccesso di 3.890 morti, secondo uno studio dell’Università di Padova sulla popolazione dell’area contaminata da Pfas in Veneto, tra il 1985 e il 2018 (province di Vicenza, Verona e Padova).
 
L’unica certezza è che sono nulle le possibilità di degradare ed eliminare i Pfas, gli stessi  inceneritori ad altissima temperatura rilasciano  le scorie. La soluzione è semplice, la storia dell’amianto ce lo ha già insegnato: l’unica via d’uscita è mettere al bando la produzione industriale dei composti PFAS. 
 
Per contro, la strategia  di Solvay resta sempre la stessa:  sostituire una molecola rivelatasi -con morti e ammalati-  pericolosa e bandita (Pfoa) con un’altra, simile, che però, in quanto  appartiene alla stessa classe, finirà per mostrare gli stessi danni per la salute. Fermare le produzioni inquinanti di Spinetta Marengo, dunque, è il passaggio fondamentale per la messa la bando dei Pfas in Italia.  
 
Clicca qui una scheda [fonte: Environmental Protection Agency USA]: dove si trovano i Pfas, quali effetti sulla salute, le popolazioni a rischio.

Il governo fa orecchie da mercante all’allarme  Pfas dell’Istituto Superiore di Sanità.

Il ministero della Salute ha fissato limiti per la presenza nelle acqua potabili di Pfoa e Pfos senza seguire le raccomandazioni dell’Istituto superiore di sanità ISS.
 
Già nel 2019, infatti, anni prima che l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro IARC dichiarasse nel 2023 cancerogeno il Pfoa e possibile cancerogeno il Pfos, ISS raccomandava l’adozione di parametri più stringenti rispetto a quelli che entreranno in vigore in Italia, solo a partire dal 2026.
 
Raccomandava  di adottare per queste due molecole “valori specifici più cautelativi” rispetto alla somma degli altri Pfas. Sottolineandone la pericolosità, l’Iss indicava parametri di 0,030 microgrammi (30 nanogrammi) per litro nel caso del Pfoa, l’acido perfluoroottanoico e di 0,065 microgrammi (65 nanogrammi) per litro per il Pfos, l’acido perfluoroottanosolfonico.
 
La direttiva europea 2184, invece, fissa il limite a 100 nanogrammi per litro per la somma di venti Pfas (24 in Italia) e cinquecento nanogrammi per tutti i Pfas (gli oltre 10mila). E mentre molti Paesi sono corsi ai ripari, fissando limiti a livello nazionalel’Italia  ha fatto “orecchie da mercante”, non ha seguito le raccomandazioni dell’Iss, preferendo seguire le direttive europee più permissive con il Decreto 18 del 23 febbraio 2023.
 
A prescindere dalla direttiva, l’Italia avrebbe potuto correre ai ripari in autonomia, così come hanno fatto altri Paesi, anche fuori dall’Europa. Ma non l’ha fatto. Il ministero della Salute ha fissato come valore massimo nelle acque destinate al consumo umano cinquecento nanogrammi per litro per i Pfoa e trecento per i Pfos.
 
Insomma, in questi anni in molti comuni italiani è stata erogata acqua potabile che le indicazioni dell’Istituto superiore di sanità consideravano non sicura già dal 2019. Esempio di valori riscontrati: quelli di alcuni comuni piemontesi dell’Alessandrino (Alzano Scrivia, Castelnuovo Scrivia, Piovera).
 
Tanto per avere dei termini di paragone, l’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti (Epa) ha   fissato limiti per la presenza nelle acque potabili di sei molecole del gruppo dei Pfas, in particolare, per Pfoa e Pfos, il limite fissato dall’Epa è pari allo zero tecnico.
 
A sua volta, l’Agenzia europea sulla sicurezza alimentare (Efsa) ha fissato nel 2020 una soglia massima settimanale di ingestione di Pfas (4,4 nanogrammi alla settimana per chilo di peso corporeo), per la somma di quattro sostanze (Pfoa, Pfos, Pfna e Pfhxs).
 
E così, in Europa, alcuni Paesi hanno già imposto limiti anche cinquanta volte inferiori rispetto a quelli della direttiva, oltre al fatto che, a febbraio, 2023, DanimarcaGermaniaSveziaPaesi Bassi e Norvegia hanno presentato all’Echa, l’Agenzia europea che si occupa della regolamentazione delle sostanze chimiche prodotte e immesse in commercio, una proposta di revisione del Regolamento Reach del 2006 per la messa al bando.
 
La Danimarca ha comunque posto un limite per la somma delle quattro molecole indicate dall’Efsa (Pfoa, Pfos, Pfna e Pfhxs) pari a due nanogrammi per litro e ne ha vietato l’utilizzo nei contenitori alimentari. Si muovono nella stessa direzione, per quanto riguarda la presenza di Pfas nelle acque, oltre all’Olanda, anche Svezia e la regione belga delle Fiandre, entrambe con un limite fissato a 4 nanogrammi al litro, in Germania questo valore sarà di 20 nanogrammi per litro dal 2028 e in Spagna, fino al 2026, sarà di 70 nanogrammi per litro per ognuno dei quattro composti. Lo scorso 4 aprile, la Francia ha deciso di vietare la produzione e la vendita di prodotti non essenziali contenenti Pfas.
 
PER QUANTO RIGUARDA LA SITUAZIONE ACQUE  DI ALESSANDRIA, DOVE INSISTE A SPINETTA MARENGO LO STABILIMENTO SOLVAY (SYENSQO), UNICO PRODUTTORE IN ITALIA, in particolare facciamo riferimento allo studio (clicca qui) di Claudio Lombardi, ex assessore comunale alla sanità. In estrema sintesi. Tra i 24 tipi di PFAS identificati dalla direttiva  figura il cC6O4 attualmente prodotto con brevetto  a Spinetta, ma inspiegabilmente non l’ADV, ex Pfoa, utilizzato da un trentennio. Nella Direttiva UE, la “Somma di PFAS” non deve superare i 100 ng/l entro il 2026, dunque entro tale data la direttiva poteva essere anticipata e resa più restrittiva dalla Regione, come si verifica negli altri Stati, ma ciò non è avvenuto in Piemonte. Anzi, è rilevante la critica all’Asl di Alessandria per come ha condotto le analisi nei Comuni.
 
Va sottolineato che AD ALESSANDRIA IL PRIMATO DI INQUINAMENTO (E MALATTIE) DA PFAS È CONSEGUITO DALLE EMISSIONI IN ATMOSFERA.
 
Dalle decine di ciminiere e punti di fuga, esse ricadono sui polmoni, sulle acque potabili,  sugli alimenti animali e vegetali. Il paradosso è che esse non hanno al momento limite alcuno, grazie al freno politico di Solvay. Perciò la valutazione dell’entità della loro presenza in atmosfera avviene per confronto con le quantità presenti nell’atmosfera delle “aree bianche”, delle zone cioè a distanza rilevante dalle sorgenti di produzione, utilizzo e smaltimento di PFAS. Clicca qui lo studio di Claudio Lombardi. In estrema sintesi. Nel sobborgo di  Spinetta Marengo si registrano concentrazioni di PFAS nell’aria di 1.000 volte superiori come ordine di grandezza ai valori assunti come riferimento, mentre i valori medi sono di 150 volte superiori. Nel Comune di  Piovera, che dista dal Polo Chimico più di 10 Km, valori massimi superiori di circa 100 volte, di 20 volte come valore medio. Nella centralina del Capoluogo: valori massimi di cC6O4 di circa 40 volte superiori  e medi di C6O4+ADV N2 superiori di circa 20 volte.

Uno strumento per rimuovere i Pfas dal sangue?

Sarebbe  l’invenzione dell’Irriv, l’Istituto internazionale di ricerca sulle malattie renali creato a Vicenza dal prof.  Claudio Ronco. Lo strumento si basa su cartucce speciali che in Cina usano per depurare il sangue sui pazienti morsi da serpenti o avvelenati da pesticidi. «Mi è venuto in mente – osserva Ronco – che i Pfas hanno la stessa struttura molecolare di alcuni veleni e tossici.

E allora con una macchina che abbiamo chiamato Galileo ed è dotata di pompe e di sensori abbiamo dimostrato che la concentrazione di sostanze nocivi cala drasticamente». Dopo l’esperimento sui Pfas nell’acqua contaminata, i necessari passaggi fra ministero della Salute e comitato etico allungano  i tempi delle applicazioni pratiche.

Se si trova la maniera di estrarre Pfas dal sangue e dagli scarichi, si può tranquillamente continuare a produrre e usare Pfas.

Così Solvay (Syensqo)  ha investito 5 milioni di euro per la costituzione del  Centro di Ricerca e Sviluppo per il Risanamento e la Protezione Ambientale al primo piano della  sede del Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica dell’Università del Piemonte Orientale di Alessandria e dotato di nuovi laboratori di ricerca con strumentazione all’avanguardia: il progetto è infatti annunciato come ambizioso.
Il professor Leonardo Marchese,  responsabile scientifico del centro e del progetto, ha l’incarico di utilizzare “polistirolo, plastiche, scarti agricoli come la lolla del riso in grado di rilevare contaminanti 100 mila volte più piccoli rispetto agli attuali limiti di legge”. Insomma trasformali in “spugne” tecnologiche in grado di catturare, intrappolare le sostanze inquinanti. Un occhio di riguardo, ovviamente, sarà dedicato  ai Pfas, fra tutti i veleni immessi da Solvay in aria, acqua, suolo.
Non essendo noi scienziati di tal fama, siamo eufemisticamente “perplessi” sul progetto così come decantato sulle cronache locali. Soprattutto a causa dell’entusiasmo di Marco Apostolo, Country Manager di Syensqo Italia (Solvay) che ha messo definitivamente le mani sull’Università di Alessandria. Ma anche per avere  interpretato una Excusatio… petita accusatio manifesta nel commento, “La ricerca scientifica nell’ambito della chimica è sempre stata guardata con sospetto nell’immaginario collettivo, perché le si attribuisce una concomitante possibile potenzialità di danno alla salute o all’ambiente”, dichiarato dal prof. Gian Carlo Avanzi, ex rettore dell’Università del Piemonte Orientale.

Pfas in carta e cartoni, soprattutto riciclati. Usare i prodotti “pfas free”.

I più noti  utilizzi hanno riguardato  il rivestimento antiaderente delle pentole da cucina e la produzione dei tessuti tecnici (goretex) e, sempre per la loro proprietà di rendere i prodotti impermeabili all’acqua e ai grassi, fin dagli anni ’50 sono stati impiegati per tessuti impermeabilizzati, tappeti, pelli, insetticidi, schiume antincendio, vernici, rivestimento dei contenitori per il cibo, cera per pavimenti, detersivi, cosmetici eccetera. Però, proprio a causa della loro stabilità termica e chimica, questi composti alchilici per-e polifluorurati tendono ad accumularsi nell’ambiente, si concentrano e persistono negli organismi viventi, compreso l’uomo, dove risultano essere tossici e cancerogeni.
 
Fra i tanti utilizzi ci sono anche quelli nel campo cartario fin dagli anni ’60, consapevolmente, talvolta inconsapevolmente: con carta riciclata, come segnalato in uno studio scientifico Recycling of paper, cardboard and its PFAS in Norway relativo alle cartiere norvegesi: prodotti alcuni fatti di carta vergine e altri di carta riciclata, compresi i materiali a contatto con gli alimenti (FCM) e imballaggi. I campionamenti di carta e cartoni sono stati infatti effettuati anche negli impianti di riciclaggio.
 
Cominciano sempre più ad essere immessi nel mercato europeo scatole, ciotole, vassoi per pasti sigillabili e vaschette senza PFAS aggiunti, evidenziati da pubblicità (https://it.duni.com/it/no-added-pfas ).

Le alternative all’uso del talco cancerogeno.

Il talco (composto di magnesio, silicio e ossigeno) è comunemente usato in molti prodotti di bellezza e igiene personale (borotalco, trucchi, polveri per bambini,  polveri medicamentose e alcuni tipi di saponi) per la sua capacità di assorbire l’umidità e ridurre l’attrito. Lo troviamo anche in cipria, fondotinta, ombretti e polveri per il corpo utilizzate per l’igiene intima o per evitare la frizione della pelle nell’attività sportiva.
 
L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), che fa parte dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), ha rivalutato i dati disponibili sul talco e ha deciso di alzare la soglia d’allerta: ora il talco non è più inserito nella categoria dei ‘possibili cancerogeni’ per gli esseri umani, ma in quella dei ‘probabili cancerogeni’, quindi una pericolosità superiore, esempio amianto.
 
Addirittura dai dati sugli animali e da quelli preclinici emerge con chiarezza che si tratta sicuramente di un cancerogeno.  Se è cancerogeno per il culetto del barboncino, quale mamma si azzardi sul sederino del  neonato?
Aggiunti o meno asbesto e Pfas, il talco non va comunque più usato: assolutamente per i bambini e nella zona inguinale e genitale (forte sospetto di insorgenza di tumori ovarici: Sister Study pubblicato  sul Journal of Clinical Oncology), o anche solo inalato. Se ne può fare tranquillamente senza e se proprio non si vuole dare aria alla pelle, esistono diverse alternative al talco, tra cui amido di mais, farina di riso e polveri a base di seta, ingredienti naturali. 

Fermare i pfas si può e si deve.

I Pfas sono stati trovati in tutte le Regioni in cui sono stati cercati. Ma la la maggioranza delle Regioni non effettua i controlli. Ma il Governo non mette al bando con una legge i Pfas. L’unico produttore di Pfas in Italia è Solvay di Spinetta Marengo, ma Sindaco di Alessandria e Regione Piemonte non lo fermano. Possiamo farlo dal basso con una azione inibitoria e risarcitoria.

E’ irresponsabile che le mamme cospargano i figli di creme solari con Pfas.

Lo ri-affermiamo senza mezzi termini. Soprattutto dopo la lettura sui giornali di “esperte” dermatologhe ancora ignoranti (si spera in buona fede) dell’esistenza  dei Pfas.
 
Ignoranti della tossicita e cancerogenità di  queste sostanze -eccezionalmente idrorepellenti e resistenti al calore- ben evidenziate dalla comunità scientifica: la loro esposizione è legata a disfunzioni tiroidee, cancro, infertilità eccetera.
 
Ignoranti che l’esposizione di Pfas avviene non solo per via respiratoria e alimentare, ma anche per contatto cutaneo.
 
Ignoranti che i Pfas non sono vietati (nemmeno il Pfoa) nel settore della cosmetica: creme solari, fard in polvere, detergenti per il viso ecc.
 
Ignoranti, infine, che è dimostrato (es. ultimo studio dell’istituto tedesco Bundesinstitut für Risikobewertung BfR) che anche una minima presenza di Pfas all’interno dei cosmetici e delle creme solari rappresenta comunque un rischio per la nostra salute, i più vulnerabili sono i bambini, poiché queste sostanze –indegradabili per decenni- sono in grado di penetrare sotto la pelle, aumentare i livelli di  PFAS nel sangue, e accumularsi negli organismi e danneggiarli irrimediabilmente.

Acquistare creme e cosmetici solo con garanzia “Pfas free”.

I Pfas possono essere respirati o bevuti o mangiati, ma non solo. Infatti, l’indagine condotta dagli scienziati dell’Università di Birmingham, pubblicata su Environment International, conferma che i PFAS, tossici e cancerogeni, sono in grado di valicare la barriera cutanea, essere assorbiti attraverso la pelle umana e raggiungere il flusso ​sanguigno, penetrare negli organi umani dove si accumulano senza degradarsi mai, forever chemicals, e provocare le ormai ben note patologie (danneggiare la fertilità, compromettere la funzione epatica e quella immunitaria, oltre ad aumentare il rischio di diverse forme di tumore, ai reni, alla tiroide, ai testicoli, all’utero, alle ovaie, al seno, alla pelle eccetera).
 
Dunque è completamente sfatata la diceria che la proprietà idrorepellente di queste sostanze (ciò che permette loro di respingere l’acqua), dovuta alla presenza di molecole ionizzate, li rendesse anche incapaci di venir assorbiti dalla pelle. Peraltro l’assorbimento del C6O4 (brevetto Solvay) sarebbe maggiore del PFOA (messo al bando internazionale).
 
Il contatto cutaneo degli inquinanti eterni può avvenire tramite  gli indumenti (i famosi goretex) ma anche -allarme finora sottovalutato- tramite prodotti come smalti, shampoo, cosmetici, creme, articoli di largo consumo particolarmente usati per l’infanzia.

Referendum sulla chiusura delle produzioni inquinanti della Solvay. Comma 2 Art. 1 Costituzione: la sovranità appartiene al popolo.

Azzerata la Giunta”, “La rivoluzione del sindaco di Alessandria”, “Abonante: c’era chi remava contro”, “Obbligato un salto di qualità”: i titoloni delle testate giornalistiche locali. Malpensanti come  siamo noi alessandrini esuli, neppure per un istante abbiamo immaginato che il casus belli dentro la giunta di sinistra fossero i Pfas nel sangue della popolazione, ovvero fra chi è per la fermata immediata delle produzioni della Solvay di Spinetta Marengo, e chi tende a rinviarla secondo i segnali della multinazionale belga (rinominata Syensqo).
 
Infatti, scorrendo le prolisse cronache non vi è traccia di qualsiasi scontro sull’ordinanza di chiusura che comitati e associazioni chiedono da tempo al sindaco. E nemmeno nelle altrettanto melmose dichiarazioni della destra. E’ la classica crisi senza contenuti programmatici, ma  di regolamento dei conti (nel PD) e della disputa delle poltrone.
 
Eppure giornali e politici dovrebbero essere  concentrati sulla drammatica situazione ambientale e sanitaria del Comune, anzi dei Comuni della provincia. Dove, ovunque l’Arpa cerchi Pfas: li trova in aria, suolo, acque sotterranee, Bormida, acquedotto (a tacere cromo esavalente e altri venti tossici e cancerogeni). Dove, qualunque cittadino cerchi i Pfas  (Pfoa, C6O4, ADV)nel proprio sangue: li trova (a tacere cromo esavalente e altri venti tossici e cancerogeni). Questo biomonitoraggio dovrebbe essere un diritto per ogni cittadino, in un territorio dove nei decenni le analisi epidemiologiche hanno evidenziato picchi di malattie e mortalità. Invece, la complice Regione Piemonte ha sempre negato il monitoraggio di massa alla popolazione a rischio.
 
 
E decine di cittadini, affidandosi ai Comitati e pagando di tasca propria,  si sono sottoposti ai prelievi  di sangue. Nessuno escluso, tutti hanno Pfas nel sangue anche  a livelli di alto rischio. Si obietta (Sovay & C.): ma è solo un campionamento, non  dimostra che tutta la popolazione  è colpita da Pfas. Ma perdio, se tutti i cittadini controllati, nessuno escluso, hanno Pfas vecchi e nuovi  nel sangue anche  a livelli di alto rischio, tu, Regione Piemonte,  con quale faccia ti ostini a non ordinare ad Asl il monitoraggio di massa? Con la faccia di Solvay.
 
 
E tu, sindaco Giorgio Abonante, in attesa che si avvii e si completi lo studio ematico ed epidemiologico,  con quale faccia ti ostini a non emettere nel frattempo  ordinanza di fermata delle produzioni inquinanti della Solvay di Spinetta Marengo? Temi che il provvedimento vada oltre la tua pavidità personale e politica, o che sia inviso agli elettori che antepongano il  ricatto occupazionale al diritto alla salute? Ebbene, se non vuoi lavartele le mani, sottoponi la tua decisione a Referendum. Comma 2 Art. 1 Costituzione”: la sovranità appartiene al popolo. O aspetti che, come per le analisi del sangue, provvediamo da soli?
 
Movimento di lotta per la salute Maccacaro.
 
Una nota a piè di pagina al comunicato stampa. Il “Referendum propositivo vincolante”, piuttosto che solo consultivo, può essere messo a disposizione dei cittadini:  è uno strumento di partecipazione potente  perché nel caso di vittoria la Giunta deve reperire le risorse per realizzare la proposta (nel nostro caso emettere l’ordinanza di fermata degli impianti che compete al primo cittadino).
 
La procedura che sta adottando il Comune di Torino (in merito ad un nuovo ospedale nel parco della Pellerina) ad esempio prevede che, raccolte e verificate le prime 1.000 firme, si abbia diritto ad una decisione sull’ammissibilità entro 15 giorni da parte di una Commissione presieduta dal Presidente del Consiglio Comunale con la partecipazione del Difensore civico. Dopo il via libera, i cittadini hanno sei mesi per raccogliere altre 9.000 firme. Ovviamente i numeri per Alessandria sarebbero proporzionalmente ridotti, e i tempi.

Gli alessandrini si pagano di tasca propria le analisi del sangue: risultati drammatici.

Striscione davanti alla Prefettura  durante la conferenza stampa.
La complice Regione Piemonte si è sempre rifiutata di sottoporre la popolazione di Alessandria al monitoraggio di sangue perché i risultati dell’avvelenamento di massa non lascerebbero scampo alle istituzioni -regione e/o sindaco e/o magistratura- di chiudere le produzioni inquinanti della Solvay di Spinetta Marengo: provvedimento per il quale sarebbero già stati più che sufficienti gli storici dati ambientali dell’Arpa e studi epidemiologici dell’Asl.  
 
Ancora una volta, come già nel 2022, i cittadini, a proprie spese, si sono rivolti alle strutture universitarie tedesche, per conoscere, tra i 21 veleni tossici e cancerogeni della Solvay, almeno  quanto PFAS scorre nelle loro vene. E anche questa volta i risultati sono inequivocabili: 36 persone su 36 hanno concentrazioni del cancerogeno Pfoa: il quale dovrebbe essere a zero mentre risulta addirittura a livelli estremi di allarme per la loro salute.
 
Il Pfoa ufficialmente è stato dismesso da dieci anni, dunque -come tutti i Pfas- si è accumulato nei decenni precedenti nei loro organismi e lì continuerà a colpire: come da diagnosi presenti e future dei medici. Non solo, nelle loro  vene sicuramente si addensano anche i Pfas C6O4 e ADV che hanno sostituito il vietato Pfoa.
 
Senza le complicità istituzionali, la chiusura delle produzioni sarebbe forse già un fatto compiuto se il biomonitoraggio fosse esteso a tutta la provincia, dato che i Pfas sono stati accertati in numerosi Comuni, anche con chiusura di acquedotto. Ciò è ulteriormente dimostrato dalle analisi del sangue dei 36 cittadini del Comune di Alessandria e sobborghi: Cascinagrossa, Castelceriolo, Litta Parodi, Lobbi, Mandrogne, San Giuliano Vecchio e Spinetta Marengo, che si sono sottoposti al biomonitoraggio indipendente coordinato da Ánemos, Greenpeace Italia e Comitato Stop Solvay.
 
Leggi il comunicato stampa, comprensivo delle emblematiche tabelle. L’esplicazione delle quali potrete apprendere dal  video, clicca qui, approntatoci dal sempre presente Buzzz Blog.

Anche l’Emilia Romagna paga lo scotto dell’inazione politica sui Pfas.

Il C6O4 alla foce del Po.
Controlli e analisi in alcune Regioni sono  assenti, però i Pfas sono stati trovati in tutte le Regioni in cui sono stati cercati. Le analisi in Italia tra il 2019 e il 2022 in merito alla presenza di Pfas nelle acque superficiali e sotterranee rilevano che sono 18 mila, con una contaminazione presente nel 17%1 dei risultati, Basilicata (31%), Veneto (30%) e Liguria (30%), Piemonte, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Sardegna, Sicilia, Umbria, Provincia Autonoma di Trento, Provincia Autonoma di Bolzano. Le più alte concentrazioni di Pfoa in acqua e sangue umano  sono state rilevate in Veneto, Piemonte e Lombardia.
 
In Emilia-Romagna tra il 2019 e il 2022 la concentrazione è di 0,0723 µg/l (microgrammi per litro) quanto ai campionamenti del Fiume Rubicone, nelle pressi di Savignano (Forlì-Cesena). Criticità sono state riscontrate nei fiumi del ravennate, nelle zone di Comacchio e Canossa. I dati Ispra e Arpa rilevano che nel 2022 il Pfas era presente sia nelle acque sotterranee che superficiali interne. L’Emilia-Romagna paga pegno da monte, dalla Solvay di Spinetta Marengo (AL)  che scarica in Bormida quindi  Tanaro e  Po. I prelievi di Arpa nel 2019 hanno riscontrato la presenza di Pfas nel canale Navile, a Malalbergo, e nel Reno, in località Traghetto (FE). 
 
Lo studio del Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna mostra che diverse molecole di PFAS influenzano vie ormonali e vie metaboliche, aumentando ad esempio i meccanismi di accumulo degli acidi grassi e indebolendo il sistema immunitario. Oltre che nel sangue, tracce di queste sostanze sono state individuate nel latte materno, nella placenta, nel siero, nel liquido seminale e nei capelli.
 
Nelle Regioni come l’Emilia Romagna dove  controlli e analisi  non sono completamente assenti, resta comunque scandalosa la loro inefficacia  stante lʼinazione politico-legislativa che sconta l’assenza di una legge nazionale che vieti lʼuso e la produzione di PFAS, che limiti allo zero come in Usa, Francia, Danimarca, ma perfino paga la ballerina gestione dei database tra ISPRA e ARPE. Questi dati pur confermano un’emergenza nazionale diffusa e fuori controllo, che interessa non solo le aree già note  ma anche numerose altre zone del Paese, ma sempre come la punta dell’iceberg.

Per 29 abitanti… il “monitoraggio di massa” della Regione per i Pfas della Solvay. Criminale.

La provincia di Alessandria conta 405.288 abitanti. Fra i quali la Regione Piemonte, tramite Asl, ha sottoposto a biomonitoraggio PFAS il sangue di 29 cittadini. Pari allo 0,0071% della popolazione a rischio. Si “ascende” allo 0,31% se si considera solo  il comune di Alessandria (90.952 abitanti), ma sarebbe fuorviante perché i Pfas del sobborgo Spinetta Marengo sono stati rilevati anche negli altri comuni della provincia: in atmosfera, acque sotterranee, acquedotto, fino al fiume Bormida e dunque al Po.
 
Nel sangue di tutte le 29 persone sono stati accertati i Pfas, per 22 addirittura con valori fino  a 20 microgrammi/litro e per 6 nientemeno superiori a questo limite di estremo pericolo per la salute.
 
Gli attuali studi scientifici hanno dimostrato che l’esposizione a questi livelli di PFAS può portare a: – Effetti riproduttivi come diminuzione della fertilità o aumento della pressione sanguigna nelle donne in gravidanza. – Effetti o ritardi sullo sviluppo nei bambini, tra cui basso peso alla nascita, pubertà accelerata, variazioni ossee o cambiamenti comportamentali. – Aumento del rischio di alcuni tumori, inclusi quelli della prostata, dei reni e dei testicoli. – Ridotta capacità del sistema immunitario del corpo di combattere le infezioni, inclusa una ridotta risposta ai vaccini. –
 
Interferenza con gli ormoni naturali del corpo, tiroide. – Aumento dei livelli di colesterolo e/o rischio di obesità. [fonte: Environmental Protection Agency USA].
Si consideri che tali patologie tossiche e cancerogene dei Pfas non esplodono in fase  acuta bensì erodono il corpo umano in tempi medi e anche lunghi, perchè si immagazzinano  nel sangue e negli organi e di lì non si degradano e non si eliminano:  sono  stati ribattezzati “forever chemicals” “sostanze chimiche eterne”.
 
Con questa consapevolezza, la Regione è stata giuridicamente costretta ad annunciare, per le 29  Vittime accertate, l’attivazione di “un sistema di sorveglianza sanitaria con la possibilità da parte di pediatri e medici di famiglia di sottoporre -tutti gli anni, per anni e anni, vita natural durante- la popolazione esposta alle  analisi del sangue periodiche e gratuite, per individuare precocemente gli effetti sulla salute generale dell’organismo”.
Per le 29 Vittime accertate!! E per le altre 405.259 potenziali Vittime?? 
 
Quanto meno per le altre  90.923?? Potenziali? più che potenziali: esaminando le analisi epidemiologiche che riproducono le patologie scientificamente attribuibili ai Pfas, a tacere le altre 21 sostanze tossiche cancerogene dello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo. Ma la complice Regione continuerà a rinviare all’infinito il monitoraggio di massa delle popolazioni a rischio.
 
D’altronde, quanti di questi elettori hanno riconfermato la fiducia, nelle recenti votazioni, alla giunta centrodestra di Alberto Cirio. In particolare promuovendo in Regione proprio il presidente della Provincia, Enrico Bussalino – Lega.

Solvay, Governo e Regione, sottraggono i soldi ai monitoraggi del sangue della popolazione.

Immobilizzate le Istituzioni, Solvay cambia il pelo travestita da  Syensqo  e si impegna ad una intensa attività di propaganda sul territorio “con iniziative che si inseriscono  nel nostro percorso di ascolto e dialogo con la comunità locale”. 
 
Tale è stata “Fabbriche aperte”, “un tour by bus per compiere un viaggio lungo tutto il perimetro dello stabilimento con l’alternanza di semplici fermate e vere e proprie visite in campo”, iniziativa pubblicizzata  perfino con carrozzoni da circo, venghino signori venghino, una boccata d’aria pura e un sorso d’acqua genuina,  ma che si è risolta in un flop gigantesco: neppure quattro gatti  della folla di alessandrini attesa.
 
Ma Solvay, per gli amici giornalisti: Syensqo, non demorde. L’imputato Andrea Diotto e il futuro imputato Stefano Colosio, rispettivamente ex e attuale  direttore, con assidue iniziative sponsorizzano l’assoluzione penale della Solvay tramite il finanziamento di progetti e premi a università e scuole di Alessandria, coinvolgendo docenti e studenti (schiumando naturalmente i giornali di veline) nell’esibizione di una Solvay, ribattezzata Syensqo: “azienda leader a livello sia nazionale che internazionale nello sviluppo della mobilità sostenibile”.
 
Come tale, i due direttori hanno invitato docenti e studenti nella fabbrica unica produttrice di Pfas in Italia, dalla quale i Pfas escono anche in aria, acque sotterranee e di acquedotto e in Bormida. A proposito dei quali, ma senza mai nominarli, hanno esibito “l’impianto e i laboratori Aquivion®, innovativa tecnologia di produzione di materiali polimerici per membrane in grado di integrarsi in una catena di produzione di idrogeno verde sostenibile, rinnovabile e senza emissioni di carbonio”.
 
Alla promotion gli studenti sono rimasti passivi, magari pensando alla chimera  di future  assunzioni da un impianto senza prospettive occupazionali. Ma passivi sono rimasti anche i loro insegnanti: “prof. G. Laganà (ITIS ‘Volta’), prof.ssa M. C. Pasini (IIS ‘Sobrero’), prof.ssa B. T. Ferro (Liceo scientifico ‘Galilei’) , prof.ssa V. Fracasso (IIS ‘Balbo – Palli’)” indicati nella velina. 
 
Eppure questi docenti dovrebbero possedere competenza sufficiente per esercitare il ruolo critico dovuto al rispetto della  scienza. Oppure basterebbe che compitassero il nostro comunicato stampa dell’anno scorso (clicca qui) con oggetto: “I nostri allarmi in vista del ‘nuovo’ impianto ‘Aquivion’ a Spinetta Marengo: 9,5 milioni di euro investiti con fondi di Governo e Regione, sottratti ai monitoraggi del sangue della popolazione”. 

Non solo Pfas, anche Bisfenolo.

L’Autorità Ue per la sicurezza alimentare (Efsa),vieta l’utilizzo di Bisfenolo A negli imballaggi. Quale interferente endocrino, come i Pfas, è capace di alterare l’equilibrio ormonale e innescare “effetti nocivi sul sistema immunitario“. Largamente impiegato nella produzione di plastiche e resine, è la sua capacità di trasferirsi nel cibo e nelle bevande, dagli  articoli di consumo come bottiglie di plastica riutilizzabili, refrigeratori per la distribuzione dell’acqua o altri utensili da cucina e, appunto, gli imballaggi.
 
 
Il Movimento di lotta per la salute Maccacaro ha denunciato da anni, anche con esposti alla magistratura https://www.edocr.com/v/rkl0edx8/bajamatase/esposto-4-bisfenolo, l’utilizzo del Bisfenolo nello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo: “…questa sostanza senza autorizzazione AIA è da parte della  multinazionale belga -tra i principali produttori nel mondo di Bisfenolo-  ben conosciuta da decenni e volutamente non evidenziata per la sua pericolosità all’ARPA, la quale infatti non l’ha mai cercata nelle analisi a tutela (ASL) della salute delle popolazioni”.  Nessuna Autorità è intervenuta.

Quali outdoor comprare “Pfas-free”.

Ovvero, nel grafico,  quale abbigliamento NON comprare. La ricerca di Ethical Consumer ha esaminato 27 aziende che producono abbigliamento outdoor come pile, giacche impermeabili, scarponcini e zaini, e ha scoperto che l’82% utilizza ancora sostanze per- e polifluoroalchiliche, o PFAS. Leggi anche: Giacche per bambini tossiche: più della metà di quelle testate contengono Pfas
 
La maggior parte dell’inquinamento da PFAS si verifica durante la produzione  (Solvay di Spinetta Marengo è l’unica produttrice in Italia), e quando le sostanze vengono applicate ai tessuti e  quando un prodotto viene gettato via. Ma, essendo i  Pfas  utilizzati negli indumenti da esterno per aiutare i tessuti a respingere l’acqua facendo scivolare via il liquido, addirittura  il processo di invecchiamento del materiale fa sì che gli escursionisti che indossano indumenti da esterno disperdano i Pfas nell’ambiente.  

Valsusa tra inquinamenti e repressioni

Ripartono i cantieri per lo scavo del tratto italiano del tunnel di base del Moncenisio, per la Tav Torino-Lione, malgrado sia emerso un nuovo inquietante problema ambientale in Val di Susa: un’inchiesta di Greenpeace Italia ha scoperto una contaminazione da PFAS nelle acque potabili di oltre 70 Comuni dell’area metropolitana di Torino, di cui ben 19 situati in Val di Susa. In sei Comuni (Bardonecchia, Venaus, Villar Focchiardo, Avigliana, Caprie e Susa), oltre a PFOA le analisi hanno rilevato il C6O4, brevetto di Solvay.  
 
I rilievi, tra i 10 e i 96 nanogrammi per litro, sono molto vicini alla soglia limite di 100 nanogrammi per litro stabilita dal decreto legislativo n.18 del 23 febbraio 2023:  enormemente superiore alle linee guida molto più restrittive di paesi come la Danimarca (il limite per PFOS e PFOA è di soli 2 nanogrammi/litro) o gli Stati Uniti (valori di zero nanogrammi/litro per il PFOA e il PFOS nelle acque potabili).
 
Limite zero, ovvero messa al bando dei Pfas in Italia, ovvero fermata dell’unico produttore Pfas in Italia (Solvay): sono contenuti nel nostro Disegno di Legge (ex senatore Crucioli) che è insabbiato nel Parlamento dalla scorsa legislatura.
 
È plausibile che l’inquinamento in Valsusa  sia causato dai lavori collegati alla Tav. Nel cantiere a La Maddalena di Chiomonte materiali contenenti PFOA vengono usati generalmente come tensioattivi negli scavi di tunnel e gallerie. Successivamente, si depositano nelle terre e rocce che vengono estratte durante gli scavi. Questa ipotesi ha già trovato  conferma per i  tunnel in Svizzera e per il Tav veneto.
 
Altro segnale d’allarme proviene da una ipotesi (clicca qui) che la temperatura interna alla Torino-Lione potrebbe superare, anche di molto, i 60 gradi centigradi, creando una situazione di rischio non superabile con un sistema di raffreddamento.
 
Mentre i cantieri si allargano, la decennale protesta contro la Tav prosegue. Così come la repressione. Dopo aver già scontato mesi di carcere e arresti domiciliari per aver messo in pratica la disobbedienza civile, Nicoletta Dosio è di nuovo ai domiciliari. All’età di 78 anni.

Gli inquinanti eterni trovati nelle lontre inglesi.

Nell’ambito degli studi su alcune forme di cancro femminile (utero, ovaie, seno), associati al rischio di tumori ai testicoli, ai reni, a danni alla fertilità, oltre a  favorire alti livelli di colesterolopubblicata su Environmental Science and Technologya, la nuova ricerca dell’Università di Cardiff, ha scoperto che i forever chemicals sono presenti anche nelle lontre che vivono vicino a fabbriche che li utilizzano: precisamente uno stabilimento che produceva Teflon (come Solvay di Spinetta Marengo) e che ha smesso di utilizzare il PFOA nel 2012.
 
L’accumulo degli  inquinanti eterni nelle lontre, secondo gli scienziati, è causato dal fatto che sono i principali predatori di pesci delle acque dolci britanniche e possono assorbirle attraverso la loro dieta. Infatti Studi recenti hanno trovato i PFAS anche nel pesce.

Pfas ovunque sono cercati.

La contaminazione da Pfas in Italia – in fiumi, laghi e bacini sotterranei – è stata rilevata ovunque è stata cercata, e il Trentino Alto-Adige non fa eccezione.
 
Il report di Greenpeace  – realizzato dopo aver ottenuto i dati ufficiali relativi a sedici regioni tra il 2019 e il 2022 – dimostra quanto è diffusa la contaminazione ambientale  con i controlli che però, nella maggior parte del territorio italiano sono ancora pochi e frammentari, con Puglia, Sardegna, Molise e Calabria in cui, tra il 2017 e il 2019, non risulta alcun monitoraggio.
 
Nello specifico alla situazione del Trentino Alto Adige, limitatamente al  database ISPRA delle Arpa delle province autonome,  la regione si trova al terzultimo posto della particolare graduatoria, con la contaminazione da Pfas che è presente infatti nel 6% dei risultati ottenuti dai controlli effettuati : nel quadriennio preso in considerazione, sono stati circa 3300. Risultato più basso rispetto ai “picchi” di regioni come Basilicata (31%) e Veneto Liguria (30%).  

Pfas in Australia.

L’ultimo allarme proviene dall’Australia dove analisi all’acqua potabile hanno riscontrato elevati livelli di sostanze chimiche potenzialmente cancerogene per la salute umana. Stiamo parlando in particolare di perfluorottano solfonato (noto come PFOS) e acido perfluoroottanico (PFOA). Due sostanze che rientrano nella categoria delle sostanze chimiche PFAS.

Caro Travaglio, senza i Movimenti la Caporetto fu già nel 2020.

“Caro Lino, capisco tutto. Ma forse ti è sfuggito che i 5Stelle nell’estate del 2019 hanno votato in Parlamento il Tav, ovviamente da soli, anche al costo di far saltare il governo con la Lega. E purtroppo hanno perso.” Così mi rispose Marco Travaglio in uno scambio di opinioni. Gli replicai: “Caro Marco, Il M5S in parlamento ha votato no al Tav Torino-Lione? E’ una aggravante perché non mirava a far cadere il governo con Salvini. Non è che votando in minoranza  contro Tav Valsusa, Tav Terzo Valico, TAP, ILVA, PFAS, Acqua pubblica, F35 eccetera, ti salvi l’anima e i voti. Rischi l’accusa di tradimento. Tutt’al più  dimostri che non conti niente, che avevamo sbagliato a darti fiducia con il voto, quasi identificandoci col M5S.  Per l’universo dei  Movimenti  ecopacifisti che lottano nella vastità dei territori italiani è più importante il taglio dei suddetti nodi piuttosto che il taglio dei parlamentari (fra i quali i Cinquestelle occupa(va)no un terzo del parlamento ma non servono a niente contro Tav Tap Ilva Pfas Acqua e un eccetera ambientalista purtroppo ancora lunghissimo)”.
 
“Caro Marco, i Movimenti ad ogni livello territoriale se l’erano sempre cavata bene o male (anche benissimo: referendum acqua-nucleare) senza e/o contro i Partiti. Si chiama ‘Democrazia diretta’. Questa definizione, ad esempio, compare infinite volte nel mio libro ‘L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza’: dal ’68 fino (e dopo) all’avvento di Beppe Grillo negli anni 2000. ‘Democrazia diretta” come pratica dei Movimenti: partecipazione e lotta popolare. Grillo aveva chiamato Movimento la sua creatura: ‘Movimento nazionale a cinque stelle’ avente il medesimo programma delle ‘Liste Civiche a Cinque Stelle’, ’La Carta di Firenze’. Oggi, dieci anni dopo, è diventato ‘Partito’: ne prendiamo atto”.
 
Dall’esame anche dei flussi elettorali, la caporetto regionali 2020 dei Cinquestelle è già evidente nei territori dove il tradimento degli impegni ecopacifisti (Tav Valsusa, Tav Terzo Valico, TAP, ILVA, PFAS, Acqua pubblica, F35 ecc.) ha direttamente gelato la pelle delle popolazioni, e si estenderà a tutto il territorio nazionale. Il M5S  dalla “alleanza con nessuno”, disinvolto e repentino è passato tra il lusco e il brusco alla “alleanza con chiunque”, a prescindere dai temi identitari ossia dall’alleanza con chi l’aveva votato. Non guardando più in faccia l’interlocutore ecopacifista, ha dato di sé una immagine non sincera e non sicura, inaffidabile anzi traditrice.
 
Perciò, “Caro Marco,  oggi caporetto  2020 io (e penso: tutti i Movimenti) sono di nuovo d’accordo con Beppe Grillo: ‘Non credo più nella rappresentanza parlamentare, preferisco la democrazia diretta che è la sua evoluzione’. Ritorno alle origini? Non credo possibile: oggi il M5S non è più Grillo, oggi dopo la caporetto dell’intesa contro natura con Salvini, oggi  esso sembra quasi tutto impegnato a  discutere per sopravvivere se fare o no una stabile  intesa con il PD (stabile dopo 20 anni di insulti: reciproci e a chi, come Travaglio, o come me che la sostenevo più di 10 anni fa a livello locale), quel PD resuscitato l’anno scorso da quel gran genio di Salvini. Piuttosto (per la seconda volta) che andare alle elezioni anticipate, il vantaggio del governo con il PD è scrutabile: conservare il più a lungo possibile i posti in parlamento che le prossime elezioni taglieranno per effetto del referendum ma soprattutto del consenso”.
 
“Caro Marco, quello che oggi io, che fui antesignano dell’amico Grillo, non ho capito è: se i contrari all’intesa sono per riprendere l’identità di Movimento, per recuperare l’alleanza con il mondo dei ‘Beni comuni’. Spero che l’abbia capito Beppe, e me lo venga a riferire ora che siamo vicini di casa. Personalmente, per quello che conta, gli ondivaghi quanto repentini passaggi da ‘alleanza con nessuno’ ad ‘alleanze con chiunque’ non mi hanno convinto, né nelle vesti di Partito né di Movimento. Magari ce lo spiega Travaglio nell’unico giornale non nemico storico dei Cinquestelle”. Purtroppo Giuseppe Conte, né altri, ripresero l’identità di Movimento, anzi Conte entrò nel governo Draghi (2021). 
 
Dunque, nel 2020, Marco Travaglio mi contestò aver identificato la caporetto dei Cinquestelle come una conseguenza del “tradimento” dell’alleanza programmatica con i Movimenti ecopacifisti, ovvero dell’immolazione della “Democrazia diretta”  sull’altare della “Democrazia rappresentativa”. Anzi, insultò l’appello autocritico di Grillo alla Democrazia diretta. E non mi rispose più quando aggiunsi:
 
“Caro Marco, sono  convinto che il presuntuoso Giuseppe Conte, invece di pretendere una eredità elettorale  che non gli spetta perché non ha mai contribuito al 33% del MOVIMENTO, debba  fondare un suo PARTITO. A maggior ragione perchè ha un suo giornale (il tuo) e che insieme raccoglierete molti parlamentari (ex signori nessuno) e un 5% di voti, anzi (come vi auguro) a scapito del PD anche più del 10%: facile traguardo secondo i tuoi sondaggi di gradimento popolare all’avvocato del popolo”.
 
A parte Conte che fino a tre anni fa si era fatto gli  affari privati per poi improvvisarsi in governi con chiunque Draghi compreso, purtroppo anche tu caro Marco non hai mai creduto nella DEMOCRAZIA DIRETTA: come già ti obbiettai tempo fa (ma non pubblicasti e che riporto a piè di pagina): ‘…Travaglio dimostra di non conoscere o riconoscere il fondamentale pezzo di Storia patria scritto dai Movimenti tramite la prassi della Democrazia diretta, dimostra il limite di un (ottimo) notista della Politica rappresentata esclusivamente dai Partiti, come se la Politica si esaurisse nell’intermittente rapporto fra eletti ed elettori, come se tanta costante sostanza della Politica non la facessimo noi dei Movimenti fuori dai Partiti, anche influenzando le stesse votazioni. Va da sé che Travaglio, all’autocritica di Beppe Grillo: ‘Non credo più nella rappresentanza parlamentare, preferisco la democrazia diretta che è la sua evoluzione’, rischia di fare la caricatura’”. 
 
Invece Beppe Grillo, come Movimento, è arrivato al 33% sulla propria linea politica. Grillo non voleva fare un partito, neanche un movimento qualunque, bensì un Movimento a Cinque Stelle, Movimento che nuota nel firmamento dei Movimenti, che FA POLITICA come Movimento. Perché Grillo predicava e praticava la Democrazia diretta.  Mentre Giuseppe Conte (che Grillo definì “senza visione strategica”) come Partito sulla propria linea politica è arrivato quasi al 10%. Non lo schioderà Marco Travaglio, stante la sua interpretazione dell’astensionismo in questa Caporetto 2024.
 
Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.  

Aquivion Solvay sottrae i soldi ai monitoraggi del sangue della popolazione.

L’imputato Andrea Diotto e il futuro imputato Stefano Colosio, rispettivamente ex e attuale direttore, con assidue iniziative sponsorizzano l’assoluzione penale della Solvay tramite il finanziamento di progetti e premi a università e scuole di Alessandria, coinvolgendo docenti e studenti (schiumando naturalmente i giornali di veline) nell’esibizione di una Solvay, ribattezzata Syensqo: “azienda leader a livello sia nazionale che internazionale nello sviluppo della mobilità sostenibile”. 

Come tale, i due direttori hanno invitato docenti e studenti nella fabbrica unica produttrice di Pfas in Italia, dalla quale i Pfas escono anche in aria, acque sotterranee e di acquedotto e in Bormida. A proposito dei quali, ma senza mai nominarli, hanno esibito “l’impianto e i laboratori Aquivion®, innovativa tecnologia di produzione di materiali polimerici per membrane in grado di integrarsi in una catena di produzione di idrogeno verde sostenibile, rinnovabile e senza emissioni di carbonio”.

Professori in prima fila.

Alla promotion gli studenti sono rimasti passivi, magari pensando alla chimera di future  assunzioni da un impianto senza prospettive occupazionali. Ma passivi sono rimasti anche i loro insegnanti: “prof. G. Laganà (ITIS ‘Volta’), prof.ssa M. C. Pasini (IIS ‘Sobrero’), prof.ssa B. T. Ferro (Liceo scientifico ‘Galilei’) , prof.ssa V. Fracasso (IIS ‘Balbo – Palli’)” indicati nella velina.  Eppure questi docenti dovrebbero possedere competenza sufficiente per esercitare il ruolo critico dovuto al rispetto della  scienza. Oppure basterebbe che compitassero il nostro comunicato stampa dell’anno scorso (clicca qui) con oggetto: I nostri allarmi in vista del ‘nuovo’ impianto ‘Aquivion’ a Spinetta Marengo: 9,5 milioni di euro investiti con fondi di Governo e Regione, sottratti ai monitoraggi del sangue della popolazione”.  

In estrema sintesi. Solvay ha sostituito il PFOA (che avvelenerà per altrettanti decenni) con Pfas cosiddetti “a catena corta”, ADV e C6O4, tossici e cancerogeni altrettanto se non di più, sversandoli naturalmente in aria e acque con l’autorizzazione AIA della Provincia (o senza: per il Bisfenolo): con questi Pfas tirerà avanti il più possibile.  Intanto, Solvay non molla ed ecco che oggi arriva il sostituto dei sostituti pfas: “a catena cortissima” il polimero fluorurato “Aquivion”, annunciato come innocuo, “emissione in atmosfera di semplice vapore acqueo”, come i predecessori d’altronde. “Al più tossiche se maneggiate inopportunamente”, le “Membrane Aquivion Pfsa” sono garantite come DOCG, anche se il brevetto è segreto, gelosamente custodito nella banca brevetti europea. Smaltimento tramite incenerimento? Come tutte le resine fluoropolimeriche. 

Ma il segreto di Pulcinella (membrane prodotte con uso di Tetrafluoruro di etilene, gas tossico e cancerogeno, e dei Pfas con la funzione di surfattante), foriero di ulteriore a aumento  della nocività nel territorio,  non ha preoccupato enti locali e sindacati che sono corsi a tagliare il nastro al “nuovo” impianto e a inaugurare monumenti.

Il tutto nell’ambito della strategia di Bruxelles, col nome di Syensqo, di cui rivelammo la bozza quattro anni fa (clicca qui), non senza evidenziare che “la strategia è da Solvay volutamente confusa. L’unica cosa palpabile sono i finanziamenti pubblici”. Il governo italiano, anziché tradurre in legge il DDL Crucioli per la messa al bando degli Pfas (clicca qui), anziché pretendere da Solvay -condannata in Cassazione per disastro ambientale!- i 100milioni di euro chiesti al processo dal ministero dell’Ambiente per la bonifica del territorio, anziché ripresentarsi come parte civile nel nuovo processo per omessa bonifica,  invece, lo Stato, compiacenti Regioni Piemonte e Lombardia, tramite il fondo “Fabbriche intelligenti” creato apposta dal ministero dello Sviluppo economico,  ha destinato milioni di euro alla multinazionale belga, per produrre Aquivion, poi che nel 2019, Solvay speciality polymers ha depositato al ministero la richiesta di finanziamenti  (inizialmente 22millioni di euro) per il suo nuovo piano industriale, (denominato “Progetto per sviluppo di materiale per celle a combustibile e batterie a flusso con realizzazione di impianto pilota”) sfruttando abilmente  l’enorme contenitore finanziario  “Green Deal” della Comunità Europea  a incentivare l’energia pulita, prodotta cioè da fonti rinnovabili, dunque dall’idrogeno verde.

E così la Regione Piemonte ha prelevato i soldi dal “Bilancio di previsione finanziario 2023-2025” destinandoli a Solvay invece che al piano di monitoraggio che dovrebbe -lo chiediamo da anni- cercare i Pfas nel sangue della popolazione alessandrina. E il sindaco taglia nastri, applaude entusiasta e inaugura sculture luminose (clicca qui).

Anche i docenti sono rimasti a bocca aperta. Eppure una delle prime pubblicazioni sul nuovo ovvero vecchio Aquivion risale addirittura al 2013 e porta la firma, tra gli altri, di Luca Merlo di Solvay, con sede a Bollate. A riguardo scrivemmo: “A Bollate il nuovo laboratorio ‘Dry Room’ per batterie al litio, nell’ambito di ricerca, sviluppo e commercializzazione di polimeri speciali utilizzati nella fabbricazione di batterie al litio, è in stretta sinergia operativa con lo stabilimento produttivo Solvay di Spinetta Marengo”. (Per inciso: i Pfas di Bollate (città metropolitana di Milano) l’Arpa e Greenpeace li ritrova sparsi in Lombardia).

Considerazione finale. Avevamo scritto: “Solvay strumentalizza gli studenti” ma, assai più grave, “Solvay strumentalizza i docenti”, partendo dal finanziamento e dall’asservimento dell’Università di Alessandria. 

Venghino signori venghino.

Venghino signori venghino ad ammirare un’oasi di belvedere e  benestare.

E se davanti ai cancelli si presenterà un picchetto di contestatori come si faceva ai tempi del sindacato? Con uno stuolo di poliziotti come si usa adesso?

L’appuntamento a Spinetta Marengo è per sabato 15 giugno alle ore 10, quando Solvay (per gli amici giornalisiti: Syensqo) intende “aprire i cancelli ad un tour by bus per compiere un viaggio lungo tutto il perimetro dello stabilimento con l’alternanza di semplici fermate e vere e proprie visite in campo durante le quali saranno raccontate le produzioni e la vita in stabilimento da parte del team Syensqo”.  “L’iniziativa ‘Fabbriche aperte’ si inserisce nel nostro percorso di ascolto e dialogo con la comunità locale”: premi  cotillon e finanziamenti a scuole e università ecc. (A far da sponda sia a Spinetta che a Bollate è il Rotary Club, società di mutuo soccorso per ricchi ignoranti).  

Da indiscrezioni, non è previsto che le sirene di allarme siano sostituite dalle note del dottor Dulcamara in  “Elisir d’amore” di Gaetano Donizetti, né che  il tour sconfini fino agli scarichi di schiume Pfas in Bormida, né che il bus sia guidato dal sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante, qualora impegnato a redigere l’ordinanza di chiusura delle produzioni, a prescindere dal ripetersi delle ganasce alle ruote da parte di Greenpeace come nel 1992 (11 novembre 1992, mentre l’azienda sta provando a licenziare Gianni Spinolo e Lino Balza).

Chi e come può fermare Solvay.

Solvay ricorda quel serial killer o stupratore che neppure cerca più di nascondersi, come a invocare fermatemi voi chè io non sono più capace. Oppure abilmente ripete tante volte il misfatto finchè non fa più notizia, i giornali ne parlino sempre meno e non più, continuando così indisturbata.  Sta di fatto che per ora  i giornali fotografano le schiume di Pfas scaricate in Bormida, i cittadini fiutano Pfas nell’aria e dai pozzi dell’acquedotto, ma il sindaco di Alessandria non ferma le produzioni di Spinetta Marengo.

L’ennesima cronaca informa che ad aprile e maggio l’Arpa ha analizzato i  pfas ADV e C6O4 (brevetto Solvay) neppure rispettosi della generosa autorizzazione AIA della complice Provincia, che per l’ennesima volta non interverrà al pari del sindaco. Se ne occuperà l’autorità giudiziaria? Forse, ma quando sarà a regime il nuovo processo penale, forse entro un anno. Oppure bloccherà il colosso chimico una azione civile inibitoria e risarcitoria.

 Quest’ultima opzione non la si legge ancora definitivamente valutata dal ComitatoStopSolvay: “Non ci stupisce sapere che Solvay-Siensqo continua a sversare i suoi veleni ovunque, ma ci  preoccupa il silenzio dei  tanti, troppi, che  continuano a girarsi dall’altra parte. Ci preoccupa pensare che il nostro sangue, la nostra terra, il nostro futuro convive con i veleni di una multinazionale che usa un territorio e chi lo vive come una discarica. Finché avremo voce ribadiremo che un secolo di morti e veleni possono bastare, e che l’unica soluzione a questo disastro sono la chiusura e la bonifica.

Microplastiche e pfas nei testicoli, fertilità compromessa e tumori.

Le microplastiche (dimensioni inferiori ai 5 millimetri e fino a 1 micron) sono ovunque, mari e oceani, corsi d’acqua dolce, nel suolo, nella catena alimentare e perfino nell’aria che respiriamo. Le ingeriamo, inaliamo e addirittura penetrano nel nostro organismo attraverso la cute,  possono  accumularsi in diversi organi, compreso l’apparato riproduttivo. Le microplastiche sono state trovate nel liquido follicolare ovarico (il fluido in cui crescono e maturano gli ovuli) e nella placenta delle donne in gravidanza, nello sperma, ma anche nei tessuti di cuore, cervello e altri organi. Inclusi i testicoli.

 La loro presenza nei testicoli  è stata documentata da un team di ricerca del College of Nursing dell’Università del New Mexico che, in un nuovo articolo pubblicato sulla rivista Toxicological Sciences, rileva di aver trovato microplastiche in ogni campione esaminato: una media di 122,63 microgrammi di microplastiche per grammo di tessuto testicolare canino e di 329,44 microgrammi per grammo di tessuto testicolare umano, dunque una quantità quasi tre volte superiore a quella rilevata nei cani. Ne consegue che le microplastiche influenzano  la produzione di spermatozoi, riducono la fertilità e aumentano il rischio di cancro.

“I tumori maschili sono sempre più in crescita” sottolinea  il professor Carlo Foresta, già Ordinario di Endocrinologia all’Università di Padova nel testicolo e nel liquido seminale nei soggetti esposti si possono trovare sostanze da inquinanti da Pfas. Molte forme di inquinamento sono responsabili dell’aumento dei casi di tumori ai testicoli e i dati scientifici lo dimostrano: pesticidi, derivati della plastica come ftalati, bisfenoli e soprattutto Pfas. Il tumore al testicolo è uno dei primi cinque tumori in termini di frequenza, sul totale delle neoplasie incidenti per fascia di età giovanile. Negli ultimi vent’anni (1987-2017) l’incidenza del tumore testicolare da 3,8 per cento è balzato all’8 per cento”.

PFAS: Greenpeace riafferma le responsabilità di Governi e Regioni.

PFAS: Greenpeace riafferma le responsabilità di Governi e Regioni Importante, a complemento  del Dossier “Pfas. Basta!” (già oltre 800 pagine) che il “Movimento di Lotta per la salute Maccacaro” sta componendo giorno per giorno dagli anni ’90, è l’inchiesta presentata da Greenpeace “La contaminazione da Pfas in Italia”, basata sui dati Ispra raccolti tra il… Leggi tutto» PFAS: Greenpeace riafferma le responsabilità di Governi e Regioni

https://smips.org/2024/05/31/pfas-greenpeace-riafferma-le-responsabilita-di-governi-e-regioni/

https://groups.google.com/g/acqua-bene-comune-fano/c/eFv9kfKZhek?pli=1

Solvay strumentalizza anche gli studenti.

Nella foto riconosciamo Andrea Diotto, direttore imputato nell’attuale processo in Alessandria per disastro ambientale reiterato (e il nuovo direttore che noi candidiamo per il prossimo). 

Clicca qui “Il Corriere Nazionale”.

Diotto, appena promosso ad alto incarico, si mostra molto “pacioccoso” dopo aver lasciato la dirigenza dello stabilimento, non turbato per la vicenda giudiziaria, e immedesimato nel suo ruolo di sponsor della Solvay di Spinetta Marengo.

Dopo il finanziamento all’Università di Alessandria, l’attenzione sui media della multinazionale belga infatti  prosegue con l’Istituto Volta di Alessandria, che  si è aggiudicato il Primo premio assoluto nell’ambito del progetto “Idrogeno al Quadrato”. Il premio, specifica la “velina”, è organizzato dal Rotary Club di Alessandria, presieduto dall’ingegnere Andrea Diotto, in collaborazione con l’azienda Solvay, presieduta dall’ingegnere Andrea Diotto. Coincidenze casuali.

“La sinergia con i partner del nostro territorio conferma il valore di una progettualità che aiuta a crescere gli studenti con uno sguardo concreto verso le urgenze del futuro davvero più impellenti, tra cui la ricerca di azioni davvero volte alla tutela dell’ambiente” ha sottolineato la dirigente scolastica Maria Elena Dealessi, nella foto, prendendo appunto a riferimento la tutela dell’ambiente  che emerge dai capi di imputazione del processo in corso.

Record di Pfas in Inghilterra.

Bentham, piccola città del North Yorkshire, nelle acque sotterranee ha la più alta concentrazione di Pfas nel Regno Unito: situata sulle rive del fiume Wenning, è  la sede dell’ Angus International Safety Group – localmente noto come Angus Fire che, dagli anni ’70, produce schiume antincendio contenenti PFAS in uno stabilimento vicino al centro città. Angus Fire ha  violato ripetutamente i suoi permessi ambientali, con un permesso violato 20 volte negli ultimi 10 anni. I risultati dei test, ottenuti dall’Ends Report, mostrano che nel 2008 i campioni di acque sotterranee hanno registrato una somma di PFAS pari a 1.199.000 ng/l. All’interno di questa somma totale di PFAS c’erano 18.100 ng/l di PFOA e 36.100 ng/l di PFOS. Nel 2010, il campionamento delle acque sotterranee ha registrato 47.200 ng/l di PFAS totali, mentre nel 2018 sono stati registrati 63.400 ng/l. Questi campioni sono stati tutti prelevati dalle lagune di acque reflue di Angus Fire, che fino al 2020 hanno ricevuto deflussi contaminati dai test antincendio PFAS. Un portavoce di Angus Fire ha dichiarato: “Non produciamo né testiamo più prodotti in schiuma contenenti PFAS, bensì ora produciamo schiuma antincendio  priva di fluoro in grado di estinguere i carburanti per l’aviazione”.

In base a questi dati, Bentham può ben contendere il titolo a questo articolo, clicca qui.

La Senna non ripulita dai Pfas.

Secondo le analisi del laboratorio tedesco DVGW-Technologiezentrum Wasser di Karlsruhe,  il fiume di Parigi, in cui si nuoterà alle Olimpiadi, ha un’alta concentrazione di acido trifluoroacetico (TFA), usato per pesticidi e refrigerazioni, una tra le sostanze note collettivamente come PFAS tossici e cancerogeni: poco lontano dalla cattedrale di Notre-Dame 2,9 microgrammi per litro (un microgrammo è un milionesimo di grammo), mentre 0,5 è già indicato come limite massimo per la Cee. Jacob de Boer, tossicologo della Vrije Universiteit di Amsterdam e Ian Cousins, professore di chimica ambientale dell’ Università di Stoccolma, sconsigliano: «Non raccomanderei di nuotarci regolarmente».

In Francia sono stati investiti quasi 1,5 miliardi di euro per risanare le acque della Senna in modo da renderla balneabile per le Olimpiadi di quest’anno e, dal 2025, per chiunque ci voglia nuotare. L’obiettivo degli interventi è abbattere la presenza di batteri legati allo smaltimento delle acque reflue, quelli appartenenti ai generi Escherichia ed Enterococcus. Non agiscono invece sui Pfas,  chiamati “forever chemicals”, “inquinanti perenni”: uno studio del 2016 ha stimato che ai reni umani servano dai 10 ai 56 anni per eliminare i PFAS più persistenti.

L’Arpa Lombardia minimizza.

“Solo alcune situazioni sulla soglia di limite nonostante il fenomeno sia in continua crescita”. Eppure  questo è il quadro fornito dal direttore di Arpa Lombardia, Fabio Cambielli, durante l’audizione in Commissione Ambiente sulla presenza dei Pfas nelle acque e nei terreni della Lombardia. Attualmente i tecnici Arpa analizzano fino a 18 sostanze conosciute come Pfas, di cui per solo 6 sono previsti limiti normativi. I monitoraggi riguardano 27 corpi idrici lacustri, oltre 120 corpi idrici fluviali e altrettanti pozzi per acque sotterranee con 80 punti prelievo. Tra i punti più critici, i superamenti diffusi riguardano il 73% dei corsi d’acqua e il 56% dei laghi: valori sopra la media si sono registrati all’Idroscalo di Milano. Le concentrazioni massime risultano stabilmente superiori sullo Scolmatore Piene Nord Ovest (MI), sulla roggia Vernavola (PV), sull’Olona (PV), sul Cresmiero (CR) (vedi foto), sul torrente Seveso (CO, MB, MI) e sull’Erbognone (PV). Anche nelle acque sotterranee è stata confermata la presenza di Pfos nel 69% dei campioni analizzati, con isolati superamenti prevalentemente nella fascia dell’alta-media pianura lombarda e con valori massimi più frequenti nella media pianura Lambro-Adda. Per quanto riguarda la presenza del Pfos nei pesci i valori massimi sono stati riscontrati, nella seconda metà di agosto 2022, sui fiume Olona e Serio in provincia di Bergamo, sui torrenti Bolletta e Breggia.

SCIENZA MEDICINA ISTITUZIONI POLITICA SOCIETA’ informa.

Al bando dei Pfas in Italia dobbiamo provvedere noi con una iniziativa dal basso” di editor 17 Maggio 2024

di RETE Ambientalista Dunque, al bando dei Pfas in Italia dobbiamo provvedere noi con una iniziativa dal basso: con una azione inibitoria popolare, una class action giudiziaria, che imponga la chiusura immediata  delle produzioni Pfas inquinanti della Solvay di Spinetta Marengo, l’unica produttrice di Pfas in Italia. Si tratta di… Leggi tutto » https://smips.org/2024/05/17/al-bando-dei-pfas-in-italia-dobbiamo-provvedere-noi-con-una-iniziativa-dal-basso/

CIVG informa.

Speciale “PFAS”. APRILE 2024

Rete Ambientalista

Ricatto occupazionale per mascherare una serrata programmata.

2024. Solvay: o vi tenete i Pfas oppure licenzio.: Ilham Kadri, la presidentessa di Solvay (SyensQo), minaccia di chiudere lo stabilimento di Spinetta Marengo se la si disturba troppo per il disastro eco sanitario di Alessandria, di cui i Pfas sono la punta dell’iceberg.

In realtà, sta solo prendendo tempo almeno fino al 2026, perché  ha già programmato da tempo il trasferimento delle produzioni Solexis: Solvay di Spinetta Marengo trasferita in Cina.

Per ora, dunque non molla. Salvo incidenti. Quelli dell’ultima ora…

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Speciale PFAS 1. I forever chemicals.

Cancerogeni bioaccumulabili e persistenti, praticamente indistruttibili. I PFAS sono denominati “forever chemicals”, inquinanti eterni, perché non si degradano nel tempo ma restano indistruttibili. Si disperdono in natura e hanno invaso ogni angolo del globo: dalle vette remote più incontaminate fino ai poli, dagli animali marini come i cetacei a ecosistemi lontani dalle attività dell’uomo, dalla pioggia fino all’acqua di rubinetto delle nostre case.

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Mitsubishi, chi inquina paghi.

Il Tar del Veneto ha sentenziato che ai costi di bonifica dell’inquinamento Pfas dovrà provvedere anche Mitsubishi, la più grande holding finanziaria del Giappone e una delle più importanti del mondo in numerosi settori industriali . Il colosso a Trissino (Vicenza)  alla fine degli anni ottanta sostituì la Miteni e se ne liberò nel 2009 con  una finta vendita dell’azienda a Ici (poi fallita nel 2013): “per la somma simbolica di 1 euro, premurandosi di escludere la garanzia del venditore in merito ad eventuali criticità ambientali”.

Mitsubishi si appellerà, perché coimputata nel processo penale che vede i dirigenti della Miteni e delle società a essa legate, addirittura attraverso una “condivisione delle medesime persone fisiche nelle cariche societarie”, accusati a vario titolo di avvelenamento di acque, inquinamento ambientale, disastro innominato aggravato e bancarotta fraudolenta, a seguito dell’inquinamento dalle sostanze perfluoroalchiliche di una vasta falda acquifera che nel 2013 ha scoperto  coinvolti 350mila cittadini nelle aree di Vicenza, Verona e Padova, con campionamenti  di  valori elevati di Pfas nel sangue dei residenti, con dichiarazione nel 2018 dello stato di emergenza e divieto di consumo di acqua potabile e istituzione di una zona rossa in 30 comuni, dove lo studio degli scienziati dell’Università degli studi di Padova, pubblicato sulla rivista scientifica Enviromental Health, ha calcolato che tra il 1985 e il 2018 si è verificato un aumento di mortalità per malattie cardiovascolari e malattie neoplastiche maligne.

L’aggravante anche per  Mitsubishi è “il comportamento gravemente omissivo nei confronti degli Enti competenti, impedendo di fatto di avviare il procedimento di messa in sicurezza e/o di bonifica che la normativa applicabile riconduce sotto il controllo delle Autorità pubbliche, procedimento che con un ragionevole grado di certezza avrebbe permesso sin da allora di eliminare, o quantomeno di limitare efficacemente gli effetti pregiudizievoli dell’inquinamento in atto, incidenti sull’ambiente e sulla salute di migliaia di persone”. I giudici sottolineano che si trattava di “composti da tempo sotto l’attenzione della comunità scientifica internazionale, e delle autorità di protezione ambientale”, poiché “sospettati di effetti dannosi sulla salute umana”, tra cui “alti livelli di colesterolo ed acido urico nel sangue, nonché una possibile correlazione con taluni tipi di cancro al fegato, al rene, al testicolo e alla tiroide”.

Mitsubishi sarà chiamata -quando e quanto?- alla bonifica, ma il  risarcimento alle Vittime, morte e ammalate, non sarà riconosciuto come già accaduto nel processo Solvay ad Alessandria?

Greenpeace riafferma le responsabilità di Governi e Regioni.

Importante, a complemento  del Dossier “Pfas. Basta!” (già oltre 800 pagine) che il “Movimento di Lotta per la salute Maccacaro” sta componendo giorno per giorno dagli anni ’90, è l’inchiesta presentata da Greenpeace “La contaminazione da Pfas in Italia”, basata sui dati Ispra raccolti tra il 2019 e il 2022 (clicca qui https://ilmanifesto.it/mettere-al-bando-i-pfas-lappello-di-greenpeace-alla-camera ) che dimostra quella verità inquietante che abbiamo denunciato e documentato in questi anni: la contaminazione da Pfas è presente in tutte le Regioni dove sono state effettuate le discontinue e  frammentarie  indagini Arpa nei corpi idrici (fiumi, laghi e acque sotterranee). Ma è ancora più  vergognoso che nella maggioranza delle Regioni siano stati niente affatto effettuati monitoraggi dalle Arpa, per responsabilità delle Amministrazioni locali in complicità con i Governi: tutti consapevoli – soprattutto dopo i casi emblematici della Miteni di Trissino e della Solvay di Spinetta Marengo- della portata  dell’avvelenamento  ambientale e sanitario dei Pfas nel mondo e in Italia. 

Altra delusione dai Cinquestelle.

Il 28 maggio si è tenuta una iniziativa elettorale dei Cinquestelle ospitata nella coreografia parlamentare di San Macuto Roma, di fronte ad una platea di Greenpeace, Presa diretta, Isde, Università, CNR-IRSA, Comitati, giornalisti, eccetera.

A Sergio Costa, vice presidente della Camera dei deputati, che ha presieduto l’iniziativa, avevamo chiesto: 1) Una autocritica  in de-merito del suo operato del 2020, quando era Ministro dell’Ambiente e in quella strategica veste aveva  preso solenne impegno di fonte alle MammeNoPfas “incazzate”, di abbassare i limiti dei PFAS a ZERO.  Invece non se ne fece niente.  2) Un’autocritica dei Cinquestelle  per aver insabbiato in Parlamento, insieme agli altri partiti, il Disegno di Legge per la messa al bando dei Pfas in Italia, pur  presentato dal  senatore (Mattia Crucioli) del suo stesso partito (e concordato con comitati e associazioni).

Ebbene. All’autocritica Costa ha preferito l’autocelebrazione elettoralistica. Soprattutto, gli impegni concreti per Giuseppe Conte costituiranno a) in una Mozione d’aula che chieda ai parlamentari si o no ai Pfas, b) nel recupero del Collegato ambientale di quando era al governo Conte, c) nella promessa che quando i Cinquestelle torneranno al governo presenteranno  un disegno di legge sui Pfas (quale? quello di Crucioli? non si sa).

Insomma. Considerato che la Mozione è acqua fresca, la sognata caduta del governo Meloni fra cinque-dieci anni, ad essere ottimisti,  lascerebbe comunque malati e morti di Alessandria ad ammalarsi e morire per altri cinque-dieci anni, ad essere ottimisti.  

Ad evitare questa tragedia c’è una sola via di uscita: che una azione inibitoria e risarcitoria obblighi -ora, subito- Solvay di Spinetta Marengo (AL) a fermare le produzioni inquinanti. Ma i Cinquestelle non hanno annunciato di partecipare all’azione giudiziaria. Andremo avanti noi con chi ci sta.

Clicca la foto per vedere il video delle mamme incazzate.

I Pfas e le promesse elettorali dei Cinquestelle.

28 maggio 2024. Iniziativa elettorale dei Cinquestelle a Roma. La presiederà Sergio Costa, vice presidente della Camera dei deputati. Allora, nel 2020, era Ministro dell’Ambiente e in quella strategica veste aveva  preso solenne impegno di abbassare i limiti dei PFAS a ZERO. Invece non se ne fece niente: sul  nostro Sito (in data 20 settembre 2020) titolammo: Il ministero dell’Ambiente se ne fotte degli impegni del suo titolare Sergio Costa? . L’articolo era corredato da una foto con didascalia:

Clicca la foto per vedere il video delle mamme incazzate.

Ebbene, in questa iniziativa elettorale ospitata nella coreografia parlamentare di San Macuto, di fronte ad una platea di Greenpeace, Presa diretta, Isde, Università, CNR-IRSA, Comitati, giornalisti, eccetera, una domanda sorge spontanea:  Sergio Costa farà una autocritica  di come il suo ministero ha “fottuto” il suo solenne impegno? si ricorderà che il senatore (Mattia Crucioli) del suo stesso partito aveva presentato un articolato (e concordato con comitati e associazioni) Disegno di Legge per la messa al bando dei Pfas in Italia? ammetterà che il suo partito, assieme a tutti gli altri, ha insabbiato il DDL in Parlamento: “PFAS. Che fine ha fatto il DDL Crucioli?”? e soprattutto annuncerà che il “Disegno di Legge Crucioli” diventerà il cavallo di battaglia di Giuseppe Conte (all’epoca capo del governo di cui Costa era ministro)?

PFAS e consapevolezza. Dall’informazione alla formazione.

Clicca qui l’intervista a Donata Albiero, coordinatrice del Gruppo educativo zero pfas del Veneto.
 
Sarebbe risolutivo, per questa tragedia sanitaria e ambientale, se tante scuole italiane imitassero un analogo programma educativo per coinvolgere attivamente gli studenti nella comprensione delle implicazioni dei PFAS e nel promuovere azioni concrete. 

“Una legge nazionale per mettere al bando i Pfas”.

Un disegno di legge c’è già: a firma dell’ex senatore Mattia  Crucioli, ma è rimasto sepolto nella precedente legislatura: vieta la lavorazione, l’uso, la commercializzazione, il trattamento e lo smaltimento, nel territorio nazionale, delle sostanze poli e perfluoroalchiliche (PFAS) e dei prodotti che le contengono; e detta  norme per la loro dismissione dalla produzione e dal commercio, per la cessazione dell’importazione, dell’esportazione e dell’utilizzazione dei PFAS e dei prodotti che li contengono, per la realizzazione di misure di decontaminazione e di bonifica delle aree interessate dall’inquinamento,  per la ricerca finalizzata alla individuazione di materiali sostitutivi, alla riconversione produttiva e per il controllo sull’inquinamento da PFAS.

Basterebbe convertire in legge questo disegno di legge: risponde pienamente all’appello che da Vicenza le “Mamme No Pfas” hanno rivolto a tutti i sindaci del Nord Italia affinché facciano approvare ai consigli comunali la richiesta al Parlamento di una legge che metta al bando i Pfas. Sarebbe bastato un solo appello rivolto al sindaco di Alessandria che avrebbe il potere, dunque il dovere: essendo la massima autorità sanitaria locale, di fermare le produzioni inquinanti della Solvay di Spinetta Marengo, avviando così a monte la soluzione dei Pfas in Italia. Ma questo appello al sindaco Giorgio Abonante entra da un orecchio ed esce dall’altro.

Il “DDL Crucioli” è conforme ai “sette principi” contenuti nell’appello: vietare in modo tassativo la produzione e l’impiego industriale di Pfas, mappando le aziende che li utilizzano;  limiti zero per l’emissione di composti Pfas e i controlli sulle aziende produttrici;  bonifiche delle  aree contaminate, destinando risorse per riparare i danni; limite zero con controlli e interventi per le acque  destinate all’uso potabile, all’irrigazione o che alimentano i pozzi privati;  monitoraggio degli alimenti, dove la presenza di Pfas deriva dall’uso dell’acqua di falda in agricoltura o zootecnia; screening  sanitario gratuito della popolazione;  finanziare la transizione a una economia e industria chimica sostenibile e toxic-free.

I PFAS aumentano la probabilità di morte per malattie cardiovascolari.

I PFAS possono influenzare il sistema cardiovascolare in diversi modi, innanzitutto perché producono livelli di colesterolo ostinatamente alti e pericolosi: livelli difficili da controllare perché non sono causati da scelte dietetiche o di stile di vita che possono essere affrontate con aggiustamenti, ma da cambiamenti ormonali che influenzano il metabolismo e la capacità del corpo di controllare la placca nelle arterie.

Lo studio del professor Annibale Biggeri con i ricercatori dell’Università di Padova ha esaminato i registri di morte della regione Veneto, dove molti residenti per decenni hanno bevuto acqua altamente contaminata dagli indistruttibili PFAS, confrontando i dati  con i vicini che non la bevevano.

Non solo, gli autori dello studio sospettano che anche il disturbo da stress post-traumatico causato dal disastro ambientale, che ha sconvolto la vita in tutta la regione, possa contribuire alle malattie circolatorie.

Inoltre, i dati “hanno mostrato chiaramente” che le esposizioni precoci nella vita hanno portato a livelli più elevati di mortalità: i Pfas si accumulano nella placenta e vengono trasmesse ai bambini durante la gravidanza… riducendone i livelli nel corpo della madre.

Impossibile eliminare i Pfas una volta entrati nel corpo umano.

Il professor Carlo  Foresta, già ordinario di endocrinologia all’università di Padova e presidente della Fondazione Foresta ONLUS, ammonisce: “La priorità è limitare i danni provocati da queste sostanze”, ovvero eliminare i Pfas nella produzione e nei consumi. Non c’è altra soluzione una volta che i Pfas sono entrati nel corpo mano, non altrimenti -ad esempio- la sperimentazione di carbone attivo vegetale che trova impiego nel trattamento di intossicazioni da farmaci e avvelenamenti alimentari, nonché per il meteorismo intestinale. La sperimentazione consisterebbe nel drenare a livello intestinale i Pfas tramite incubazione con carbone attivo vegetale rendendoli parzialmente eliminabili con le feci. Il carbone vegetale sarebbe cioè il corrispettivo terapeutico della fallimentare tecnologia di filtraggio delle acque, basata sull’utilizzo dei filtri ai carboni attivi.

Resta dunque l’ammonizione del professor Foresta: “Le manifestazioni cliniche associate all’inquinamento da PFAS sono certamente evidenti nelle popolazioni esposte” Veneto, Piemonte, Lombardia, Toscana, Emilia Romagna ecc.  “ma è interessante considerare che anche i bassi livelli di queste sostanze riscontrabili nella popolazione generale possono costituire fattore di rischio. Negli ultimi anni abbiamo evidenziato dal rischio cardiovascolare all’infertilità, dall’osteoporosi all’ipotiroidismo, fino alle alterazioni del sistema nervoso. Senza dimenticare che recentemente la Iarc, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro che fa capo all’Oms, ha inserito il Pfoa, il più diffuso composto della famiglia dei Pfas, nella lista delle sostanze cancerogene per il tumore al rene e testicolo”.

Altra “non soluzione”: E se i rubinetti fossero dotati di filtri Pfas?  

40mila abitanti salvati dai Pfas.

L’EPA e lo Stato di New York hanno avviato un progetto per garantire acqua potabile pulita a Hicksville, New York. Gli operatori del sistema installeranno un sistema per proteggere l’acqua potabile della comunità dai prodotti chimici PFAS. Il nuovo sistema di trattamento è progettato per soddisfare i nuovi standard finali dell’EPA sui PFAS. Questa parte degli sforzi per migliorare il sistema di Hicksville è finanziata con 2 milioni di dollari della legge bipartisan sull’infrastruttura e sui contaminanti emergenti attraverso il programma di New York Drinking Water State Revolving Fund.

I ritardi dell’Emilia Romagna sui Pfas.

Benchè al confine, separate dal fiume Po inquinato, con tre delle Regioni che denunciano i problemi più rilevanti: Veneto, Lombardia e Piemonte, si segnalano grossi ritardi della Regione Emilia Romagna per l’inquinamento da Pfas: ha già censito almeno 199  aziende che utilizzano nei processi produttivi queste sostanze tossiche e cancerogene, ma non ha provveduto a normare ed effettuare monitoraggi agli scarichi, se non alcuni campionamenti dell’acqua di rete per gli acquedotti tramite 60 stazioni .

La consigliera dei Verdi in Regione, Silvia Zamboni, ha presentato interrogazione alla giunta Bonaccini per avviare con urgenza delle contromisure: un programma di sorveglianza sanitaria della popolazione ubicata nelle zone a rischio mediante l’adozione di un piano ad hoc per la prevenzione, diagnosi precoce e presa in carico delle patologie cronico-degenerative associate ai PFAS.

Svizzera verso limiti zero Pfas.

Nel 2023, i Pfas sono stati trovati in quasi la metà dei campioni prelevati in 500 stazioni di misurazione delle acque sotterranee svizzere, le quali rappresentano la fonte per l’80% dell’acqua potabile usata nel Paese. Il valore limite di 0,3 µg/l per il PFOS e il PFHxS, in quel caso, era stato superato solo in Ticino (il Pozzo Prà Tiro, a Chiasso).

In una fase pilota dello studio svizzero sulla salute, commissionato dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), è stata determinata l’esposizione di base della popolazione elvetica alle PFAS. In tutti gli oltre 700 campioni di siero di sangue esaminati, è stata rilevata la presenza di PFOA, PFHxS e PFOS. Le analisi in questione sono complessivamente paragonabili a quelle rilevate in studi simili in Europa e in Canada.

L’utilizzo di PFOA e PFOS è soggetto a severe restrizioni nell’Unione europea e in Svizzera, tuttavia, a causa della longevità di queste sostanze, si trovano ancora nell’ambiente e nell’uomo. Nella Confederazione, ad oggi, l’ordinanza sull’acqua potabile e sull’acqua per piscine e docce accessibili al pubblico prevede valori massimi soltanto per tre tipi di PFAS: 0,3 µg/l per il PFOS e il PFHxS, 0,5 µg/l per il PFOA. In seguito alle nuove direttive UE concernenti la qualità delle acque destinate al consumo umano, l’Ufficio federale della sicurezza alimentare e veterinaria (USAV) sta rivedendo i valori massimi legati alle PFAS. Dal 2026 saranno molto probabilmente sostituiti da un valore massimo di 0,1 µg/l per la somma di 20 diverse PFAS, in linea con i limiti UE.

Vietare i Pfas nella carta igienica.

Sull’impatto ambientale della carta igienica: nuova ricerca pubblicata su Environmental Science & Technology Letters e ripresa da The Guardian:   analizzati campioni dei 21 principali marchi a livello globale, riscontrando la presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in tutti i campioni testati. Il rilascio di PFAS a causa della carta igienica contaminata nelle acque reflue rappresenta una potenziale minaccia per la qualità dell’acqua stessa. Questi composti resistono ai normali trattamenti delle acque reflue, finendo per contaminare falde acquifere, fiumi e laghi. 

Sono rare le marche di “Carta igienica pfas free”: