4) Procuratore, fermi il cocktail tossico cancerogeno da 72 ciminiere e 15mila punti di perdite incontrollate.

Un cocktail micidiale di veleni tossici e cancerogeni, di cui fanno parte  PFOA, ADV, C6O4, è scaricato sulla popolazione alessandrina  da 72 ciminiere e dai 15.000 punti di perdite incontrollate: così come abbiamo denunciato alla Procura (clicca qui Nuovo esposto sui PFAS alla Procura della Repubblica di Alessandria)PFOA, ADV, C6O4, Acido Fluoridrico, Acido CloridricoNH3, Alcoli, Anidride fosforica (P2O5), Composti Iodurati (C4F8I2), Zn, Idrossido di Potassio (KOH) NOx, CO2, SOx, Polveri. Composti fluorurati (c2f4, c3f6, c4f8): 107 kg/giorno; 40 t/anno.
 
In questo micidiale cocktail, per il PFOA, l’ADV e il cC6O4 di produzione Solvay di Spinetta Marengo, dal cielo ricadono sulla popolazione ogni giorno 5 microgrammi per ogni metro quadrato. L’ultimo  monitoraggio delle sostanze perfluoroalchiliche in aria ambiente condotto da Arpa nel 2023 e 2024 (che l’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi ha finto di non vedere) conferma che il sobborgo di Spinetta (centro di via Genova) è il sito più esposto alle ricadute del polo chimico, con concentrazioni di cC6O4 tra 0.821 e 1.534 ng/m³. Mentre ad Alessandria Centro (scuola Volta) le concentrazioni di cC6O4 variavano tra 0.009 e 0.031 ng/m³. Nel Comune di Montecastello (dove l’acquedotto è stato chiuso)  nel maggio 2024, è stata rilevata la presenza di cC6O4 nel PM10 a 0.036 ng/m³ dal campionatore PM10 installato nella piazza del paese, ma anche nelle uova e negli ortaggi. Uova e ortaggi, anche nel Comune di Sezzadio. Nel Comune di Alzano Scrivia sono stati rilevati fino a 120 nanogrammi per litro di  Pfoa (il cancerogeno che non sarebbe ufficialmente in uso nello stabilimento). 
 
Tra le perdite incontrollate, le più subdole sono le fughe di gas:  quando improvvise non vengono rilevate dagli strumenti di controllo (assenti) ai camini, bensì da postazioni fisse (se funzionanti) non sempre coinvolte nell’area dell’incidente, ovvero dalle apparecchiature Arpa (se avvertita)  dopo ore dall’evento mentre i venti nel frattempo hanno trasferito i veleni altrove. Se non rimarcate da  intossicazioni acute, le fughe passano addirittura  inosservate, ma non per questo non nocive. Ad esempio (7 agosto, replicata il 28) l’emergenza dovuta a una fuoriuscita di acido fluoridrico  dai reattori degli Algofreni è scattata quando avvertita dai sensori interni dell’impianto, mentre  l’Arpa è intervenuta ore dopo principalmente per effettuare rilevazioni presso la centralina fissa” (di via Genova) e, ipotizzando “venti provenienti dai settori nord ovest e nordest”, monitoraggi nelle aree esterne attraverso  strumentazione portatile”, “per la ricerca  di composti organoclorurati e fluorurati tramite canister per le analisi di laboratorio”. Insomma, “senza evidenziare concentrazioni significative di HF”, “sotto i limiti di quantificazione”. Con la precisazione che “comunque è  importante precisare che la pioggia ne ha favorito l’abbattimento, in quanto l’acido fluoridrico è molto solubile in acqua”. Quanto letale sui polmoni.  
L’azienda ha buon gioco a definire l’emergenza “di breve durata”, “da codice giallo”,  “il più basso” secondo la scala dell’azienda. Insomma innocua. Non con buona pace della popolazione che protesta su La Stampa:  “Sale il livello di preoccupazione.  Continuano le fuoruscite”

10) Puzzano gli amministratori di Provincia Regione Comune di Alessandria. E i sindacati…

C’è chi si ostina a dialogare con loro, impantanandosi nel circolo vizioso del loro reciproco scaricabarile. La storia di questi decenni ha invece dimostrato che sono complici di Solvay (Syensqo, già Montedison): speculari al colosso chimico, subordinati culturalmente e politicamente (quando non anche economicamente). Vanno dunque trattati come avversari. Immeritevoli di un briciolo di fiducia.
 
Infatti c’è chi, come noi, non espresse il benché minimo credito alla bolla di sapone della diffida con la quale la Provincia di Alessandria intimava (tardivamente) a Solvay di “sospendere la produzione di cC6O4 in tutto lo Stabilimento” e imponeva che “l’impianto Tecnoflon  potesse essere riavviato solo dopo interventi tecnologici risolutori e approvazione certificata di ARPA”. Pensar male della Provincia non era peccato: tant’è che nel giro di poche settimane il bluff è scoppiato e la Provincia  ha autorizzato la ripresa tossica e cancerogena di “PRODUZIONE ed USO di cC6O4” fregandosene della disapprovazione dell’ARPA.
 
Fregandosene dell’Arpa che non aveva certificato fossero state superate le cause dell’ incontrollata dispersione del Pfas C6O4  nelle falde acquifere per le  perdite dal pozzo G adiacente all’impianto, perdite enormi: misurate da ARPA (l’11 aprile scorso)  con una concentrazione di cC6O4 di 191.262μg/l contro i 0,5 μg/l (generosamente) ammessi.
 
Fregandosene, anzi, che negli incontri tecnici Arpa-Asl avessero denunciato  un forte aumento delle quantità di cC6O4 in falda acquifera esterna, e che le perizie condotte da ARPA e riportate nella relazione di servizio avessero allarmato un pessimo stato di manutenzione dell’impianto colpevole dello sversamento: valvole rotte, tubazioni di scarico danneggiate, pareti di contenimento con buchi, ecc. nonché il colabrodo delle cosiddette barriere idrauliche.  
 
Fregandosene, così , anche di ammettere che,  stante lo sfacelo storico delle manutenzioni, tutti gli altri reparti che utilizzano i PFAS sono nelle stesse condizioni.  
 
Fregandosene, insomma, che la sua nuova licenza di inquinare avrebbe coinvolto non solo falda acquifera-suolo-fiume Bormida -atmosfera del Comune di Alessandria, ma anche di una vasta area provinciale, dove ormai abitualmente si riversano i PFAS nell’aria: i Pfas in alcuni periodi dell’anno raggiungono contenuti a Spinetta Marengo di quasi 1.000 volte superiori a valori ritenuti (permissivamente) normali, e a Piovera e Montecastello di 100 volte superiori, e ad Alessandria (istituto Volta) di 20 volte superiori.
Dall’ennesima esemplare,  e perciò  opacizzata dai media locali, relazione dell’ingegner Claudio Lombardi, già assessore all’ambiente, apprendiamo inoltre che la sciagurata servile autorizzazione della Provincia è appunto avvenuta dopo acceso dibattito con ARPA, sulla base di presunte “relazioni comprovanti interventi risolutivi delle perdite”. Relazioni talmente “comprovanti” da essere la “perizia giurata” firmata… da chi? da un perito incaricato da Solvay!! Perizia “giurata” (sic) e talmente qualificata da risultare esercizio neppure di un ingegnere (che so, idraulico, progettista)  ma da… un architetto paesaggista. Insomma, il più  classico caso di “controllato controllore”!
 
Puzza, puzza il voltagabbana della Provincia. Le impronte dello zampino di Solvay si intravvedono nella firma apposta alla lettera di autorizzazione di ripresa della produzione: stranamente  non già del direttore responsabile ingegner Paolo  Platania (che arditamente aveva emesso la diffida) ma da un suo sostituto, tale Maurizia Fariseo, segretaria di Direzione. Dubbio legittimo: i responsabili politici degli enti pubblici hanno atteso che Platania andasse in ferie? Platania si è rifiutato di firmare? Platania sarà accompagnato alla pensione?
 
Sberleffo successivo alla “voltagabbanata”, a fine agosto la Provincia fa una terza diffida per via del superamento della capienza del percolato di  rifiuti liquidi oltre i limiti nelle vasche destinate allo stoccaggio dei gessi fluoridrici.
 
E i sindacati? Vi chiederete. I sindacati, sempre a rappresentare l’eterno dilemma della sicurezza della popolazione, dei lavoratori e dell’occupazione, sempre a nascondersi dietro il ricatto occupazionale, in questa crisi,  quando sono stati chiamati al  Tavolo tecnico permanente del Comune addirittura… hanno chiesto di farsi rappresentare direttamente da Solvay.  

12) Rimettere in funzione gli impianti Pfas inquinanti: è una condotta sempre più dolosa della Provincia.

Due ecocidi mondiali e locali. Con i Pfas si ripete la tragedia dell’amianto e dell’Eternit di Casale Monferrato. La belga Solvay Syensqo  è l’unico produttore in Italia dei diffusissimi Pfas tossici cancerogeni e, con la complicità di Sindaco e Regione, compromette direttamente  la salute della popolazione alessandrina, a cominciare dai lavoratori.
 
C6O4, ADV e PFOA sono impiegati nei cicli aziendali da decenni, e alcuni  attualmente prodotti: l’ARPA di Alessandria da qualche anno, finalmente, ne denuncia e documenta che i reflui dallo stabilimento  di Spinetta Marengo fuoriescono ed inquinano sempre più pesantemente le falde acquifere, il fiume Bormida e l’atmosfera dei Comuni della provincia, provocando morti e malattie.  
 
Nei primi mesi del 2024, l’azienda non è più riuscita a nascondere che l’impianto di produzione del cC6O4, il più moderno inaugurato in pompa magna da pochi anni, stava accusando gravi problemi di funzionamento. Al punto  da costringere la Solvay stessa ad autodenunciarsi alla Provincia ed a fermare l’impianto. I problemi funzionali causano enormi perdite in falda acquifera: l’ARPA addirittura ha misurato (11 aprile ) nel pozzo G adiacente all’impianto di produzione una concentrazione di cC6O4 di 191.262μg/l contro gli 0,5 μg/l ammessi!
 
La Provincia di Alessandria è stata, obtorto collo, costretta  a ingiungere a Solvay, tramite diffida, che l’impianto doveva fermarsi e poteva essere riavviato solo dopo interventi tecnologici risolutori e approvazione certificata di ARPA, tramite incontri tecnici fra Provincia, Comune, Arpa, Asl.
 
Scandalosamente poi la Provincia si è rimangiata l’ingiunzione. voltagabbana
Ancor prima del voltafaccia, Claudio Lombardi, ex assessore comunale Ambiente, già denunciava che Solvay pretendeva  di aver risolto il problema stabilimento  grazie anche ad una ‘super efficiente barriera idraulica’. Niente di più falso. L’ARPA ha contestato nell’ultimo incontro tecnico un forte aumento delle quantità di C6O4 nella falda acquifera esterna allo stabilimento. La barriera idraulica, dunque, non funziona minimamente e, oltre a non trattenere C6O4, lascia fuoriuscire all’esterno le altre sostanze tossiche e cancerogene interne alla fabbrica. Questo gravissimo fatto,  conclude Lombardi, mette in risalto  due nodi relativi all’esistenza stessa del sito produttivo Solvay di Spinetta Marengo. Innanzitutto, “la produzione del cC6O4 non poteva  essere ripresa se non solo dopo interventi tecnologici risolutivi comprovati e certificati per adeguato lasso temporale (non certo di giorni ma di mesi)”.
 
Soprattutto, “la barriera idraulica si dimostra impianto non idoneo a contenere le fuoriuscite degli inquinanti interni allo stabilimento, come d’altra parte recitò la sentenza della Corte di Cassazione nella sentenza di condanna dei dirigenti Solvay nel dicembre 2019”. Sentenza che, viene ribadito, riguardava  ben oltre i Pfas: cioè la bonifica di una massa di veleni, una ventina insieme al cromo esavalente, bonifica che è stata, su ordine di Bruxelles, consapevolmente disattesa sull’altare dei profitti da Solvay, la quale, anzi ha peggiorato la situazione ecosanitaria.
 
Su questo punto, il capo di accusa nell’imminente processo penale bis  andrebbe riformulato sul versante dolo. E portato al massimo livello apicale di Syensqo. Dove: anche in sede civile  con azioni inibitorie che risarciscono  le Vittime, come stimolava a fare il Procurate generale in Cassazione: “Quella gente dovete toccarla nel portafoglio”.  
 
Non si può nascondere il dissenso con la Procura di Alessandria.

Non c’è pace per Genova Multedo.

Ipotizzando i reati di abuso d’ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità e traffico d’influenze, in uno dei filoni  di indagine nel mirino dei giudici che indagano Giovanni Toti & C. per il reato di corruzione in Liguria, riguardante il porto di Genova, è oggetto il trasferimento dei depositi chimici delle società Superba e Carmagnani dal quartiere di Genova-Multedo nel ponente della città, all’area portuale di Calata Sanità, a Sampierdarena. Il trasferimento è definito illegittimo dal Tar, sostenuto dal sindaco Marco Bucci, contrastato dai residenti che si sono riuniti in comitato.
 
Intanto un altro filone riguarda Superba: la Procura ha inviato un avviso di conclusione delle indagini preliminari con prossima richiesta di rinvio a giudizio per tre dirigenti della società: accusati di aver inquinato per anni la zona di Multedo con miasmi provenienti dalle fognature e allarmi conseguenti le attività di Superba nella gestione dei serbatoi di idrocarburi. Il reato contestato è di “inquinamento ambientale” soprattutto riguardante il mare antistante al quartiere di Multedo che ha subìto gli sversamenti.

Con un po’ di culo gli abitanti potrebbero neppure accorgersi dell’avvelenamento.

Quali circostanze fortunate per l’inquinatore? Il ritardo con cui l’Arpa sopraggiunge a incendio e nube di gas avvenuti e, senza centraline di monitoraggio fisse, non facendo in tempo a capire e rilevare i gas tossici che nel frattempo se li sono presi i venti e trasportati verso polmoni più o meno distanti. E’ un po’ quello che è avvenuto con l’incendio e con la nube sprigionata all’azienda chimica Carbonovus che opera nel settore della nautica con materiale composito e vetroresina.
 
Al dipartimento apuano dell’Arpat, neppure a conoscenza dei materiali bruciati: tossici e cancerogeni (tra cui teli di infusione in nylon, tessuti in vetro resina e carbonio, colle, schiume poliuretaniche, resine e catalizzatori, vernici, solventi, polvere di resina e chissà quant’altro), non è restato che consultare le centraline meteo disponibili in zona per avere informazioni sulla direzione e velocità dei venti presenti. L’Arpat ha così saputo che i  venti hanno rotato senza particolare forza, prima verso Massa poi in direzione della Liguria, e così si è rassicurata che “La presenza di venti di scarsa intensità e di direzione variabile ha fatto sì che i fumi si siano dispersi in direzioni differenti e che non sia possibile individuare un’area in cui si possa ragionevolmente rilevare un apporto misurabile di polveri o altre sostanze eventualmente trascinate dalla nuvola “. Tranquilli i polmoni di tutti:  po’ di avvelenamento per uno non fa male a nessuno… inquinatore.
 
Non avendo ormai potuto rilevare nulla in atmosfera, a questo punto, l’Arpat, con la stessa tempestività, cioè nei giorni seguenti, ha “esaminato visivamente” (sic) le acque del Fosso Lavello che scorre lungo l’azienda, e ovviamente, “nel corso del sopralluogo senza notare anomalie, e neppure  nelle acque che confluiscono nella vasca di raccolta delle acque bianche asservita all’area industriale e che si immette nel fosso  a valle dello scarico del depuratore Lavello 2”. Sempre visivamente: “La fauna presente non mostrava segni di evidente sofferenza”.
Restano paura, finestre chiuse e tam tam di telefonate allarmate, nel ricordo del rogo della Farmoplant.

Allarme per le auto elettriche che usano i Pfas. Allarmissimo per la popolazione di Alessandria.  

Il rischio è sempre quello di cadere dalla padella nella brace. Le auto elettriche riducono le emissioni di CO2 (anidride carbonica). Però utilizzano i Pfas per rendere le batterie meno infiammabili e resistenti: in pratica durano più dell’auto. I Pfas sono tossici e cancerogeni. Non si degradano mai e si accumulano sempre più nell’ambiente e negli organismi. Secondo uno studio pubblicato su Nature Communications e condotto dall’Università del Texas e dalla Duke University, sono stati rilevati livelli ingenti di Pfas in aria, acqua, neve e suolo nelle vicinanze degli impianti produttori in Stati Uniti, Francia e Belgio.

Il problema è ancora più grosso. La diffusione crescente di auto elettriche porterà ad una significativa quantità di batterie da smaltire: ad esempio in Italia si stimano entro 8 anni in 9,2 milioni di unità, con un costo previsto di 11,5 miliardi di euro per il loro stoccaggio. Attualmente, solo circa il 5% di queste batterie agli ioni di litio  viene riciclato, dunque i Pfas, “forever chemicals”, a tempo indeterminato possono contaminare l’ambiente anche attraverso le discariche. Insomma, la riduzione delle emissioni di CO2 comporterebbe un parallelo  aumento dell’inquinamento da Pfas.

A proposito di  cadere dalla padella nella brace: per la popolazione di Alessandria veniamo alla Solvay di Spinetta Marengo. Commentammo due anni fa: “”Considerando che i Pfas sono solo la punta dell’iceberg del disastro eco sanitario di Alessandria, nei Movimenti e da Legambiente alla CGIL  ci si sta sempre più arrendendo alla ineluttabilità della chiusura del polo chimico piemontese, e orientando a proposte di riconversione. (Vedi Chiusura della Solvay di Alessandria: come salvaguardare l’occupazione). Proprio Ilham Kadri, amministratore delegato della multinazionale belga aveva  preso in esame l’opportunità di chiusura con l’alternativa di realizzare a Spinetta Marengo le nuove ‘batterie green’, cioè  con lo sviluppo della prossima generazione di elettroliti allo stato solido per le  batterie delle auto elettriche. Poi, invece, su pressione di Macron e Ursula von der Leyen, e mercè i  finanziamenti regionali, ha scelto che la tecnologia sarà sviluppata in Francia, già  nel 2022 con la linea pilota di La Rochelle””

“”Però, scartata la prima tesi, a Ilham Kadri resterebbe il secondo obiettivo per Spinetta Marengo: il riciclo, attraverso processi di idrometallurgia, di tutti gli elementi (litio, cobalto, manganese, rame, nickel) che costituiscono la ‘batteria green’ che oggi rappresenta fra il trenta e il quaranta per cento del costo dell’intero veicolo. Un business miliardario per Solvay, ma sarebbe come cadere dalla padella nella brace per la popolazione di Alessandria.””.  

Commentando la strategia, volutamente confusa, di Solvay (Syensqo), poi scrivemmo (Il Piemonte finanzia i Pfas ma non tutela la salute dei suoi cittadini) anche: “”[…] Solvay non molla ed ecco che  arriva il sostituto dei sostituti pfas: ‘a catena cortissima’ il polimero fluorurato ‘Aquivion’, annunciato  (come i predecessori d’altronde) innocuo: ‘emissione in atmosfera di semplice vapore acqueo’ . ‘Al più tossiche se maneggiate inopportunamente’, le ‘Membrane Aquivion Pfas’ sono garantite come DOCG, anche se il brevetto è segreto, gelosamente custodito nella banca brevetti europea. […].  Raccogliendo le tesi e gli studi internazionali, il nuovo, ovvero vecchio Aquivion è descritto come ‘fondamentale per la trasmissione di energia a scambi ionici, con innovativa tecnologia di produzione di materiali per membrane polimeriche, che si integra in una filiera dell’idrogeno verde sostenibile, rinnovabile e carbon free, che punta anche allo sviluppo per l’automotive’.”” […]

[…] “”Per produrre Aquivion, nel 2019, Solvay Speciality Polymers ha depositato al Governo la richiesta di finanziamenti  (inizialmente 22 milioni di euro) per il suo nuovo piano industriale, (denominato ‘Progetto per sviluppo di materiale per celle a combustibile e batterie a flusso con realizzazione di impianto pilota’) sfruttando abilmente l’enorme contenitore finanziario ‘Green Deal’ della Comunità Europea  a incentivare l’energia pulita, prodotta cioè da fonti rinnovabili, dunque dall’idrogeno verde. […] La Regione Piemonte, da par suo aggiungendo altri milioni (sottratti alla sanità), inneggia all’impatto sul territorio: ‘L’impianto Aquivion si inserisce in una ampia sinergia: dalla creazione entro giugno 2026 di tre stazioni di rifornimento a base di idrogeno rinnovabile previste a Tortona, Arquata e Belforte, alla ricerca nella nostra provincia di un’area dismessa destinata a produrre idrogeno verde, fino agli investimenti per il retroporto di Genova’””.

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro

Ilva, l’indagine si allarga: “Associazione a delinquere per disastro ambientale. Non facevano le manutenzioni”. Inoltre: “Truffa ai danni dello Stato”.

Non facevano le “dovute manutenzioni sulle tubazioni” nei reparti Cokeria e Sottoprodotti  E quindi, dentro e fuori l’acciaieria, “determinavano un incremento, significativo e misurabile, delle concentrazioni” di benzene. Ancora: non avrebbero mantenuto in efficienza gli impianti di pressurizzazione e filtrazione aria a servizio di macchine operatrici ed uffici finendo per esporre gli operai “ad elevate concentrazioni di sostanze cancerogene”. Non solo, perché in questa maniera “esponevano a pericolo” anche “la popolazione residente” vicino all’impianto. Insomma, il siderurgico continuerebbe a mettere a rischio la salute di operai e cittadini tarantini a causa della sua cattiva gestione, alla radice dei “Associazione a delinquere per disastro ambientale”.

Sono le nuove accuse mosse a Lucia Morselli, ex amministratrice delegata di Acciaierie d’Italia, la società che ha in gestione la fabbrica tarantina, e ad altre otto figure di vertice, già indagati per truffa ai danni dello Stato. Si allargano così le ipotesi di reato, facendosi pesantissime: “Associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale e all’inquinamento ambientale”, ha messo nero su bianco la procura di Taranto. Per quanto riguarda il filone della truffa ai danni dello Stato, già noto come anche l’accusa di inquinamento nei confronti di Morselli e Labile, tutto ruota intorno alla restituzione delle quote CO2 consumate nell’anno 2022 e all’assegnazione di quelle a titolo gratuito per l’anno 2023. 
Clicca qui Andrea Tundo.

Inquinamento urbano: responsabili gli amministratori o… la pianura padana?

“Per la prima volta in Italia si terrà un processo penale per inquinamento ambientale colposo nei confronti degli amministratori pubblici regionali e comunali che hanno avuto una responsabilità sulla qualità dell’aria a Torino” mette in rilevo Simone Bauducco su Il Fatto. “Sette gli imputati, tra i quali gli ex sindaci Piero Fassino e Chiara Appendino e l’ex presidente della Regione Sergio Chiamparino. Dovranno rispondere del reato di inquinamento ambientale colposo per il periodo 2015-2019. Secondo l’accusa, non avrebbero adottato misure efficaci per evitare il continuo sforamento dei limiti di concentrazione degli inquinanti nell’aria stabiliti dalla legge, sforamenti che hanno determinato, secondo i consulenti tecnici della Procura della Repubblica, oltre mille morti premature e numerosi ricoveri ospedalieri.”
“Un processo pioniere a livello italiano.” enfatizza il giornale “Non era mai accaduto prima che i rappresentanti di un ente pubblico venissero rinviati a giudizio per questo reato. In passato altre inchieste in altre città non avevano superato il vaglio del giudice”.
 
Infatti, sfogliamo  a pagina 420 di “Ambiente Delitto Perfetto” (Barbara Tartaglione e Lino Balza) il capitolo “L’incompetenza scientifica dei giudici in materia di reati ambientali”.
 
Siamo appunto nel periodo preso in esame dal tribunale di Torino: Nel 2015, l’archiviazione-prescrizione-assoluzione del Gip Paolo Bargero impedisce addirittura l’avvio, a carico del sindaco di Alessandria, Piercarlo Fabbio,  del procedimento penale promosso ben 9 anni prima dalla nostra Associazione  con  denuncia per omissioni di atti di ufficio nella tutela della salute pubblica. Viene così rilasciata licenza di impunità a tutti i sindaci presenti e futuri, che è anche la condanna ai cittadini di ammalarsi e morire per lo smog urbano. L’escamotage del PM Giancarlo Vona, nel chiedere l’archiviazione, è consistito nel sostituire come capo di imputazione l’art. 328 (omissione di atti di ufficio) che prevede la reclusione,  con l’art. 674 (getto pericoloso di cose) che prevede la contravvenzione pecuniaria. Il Gip, dopo nove anni, appena subentrato alla collega che aveva invece accolto le nostre richieste  di supplementi di indagini, non ha neppure letto l’esposto  basato sull’art. 328, si è risparmiato la lettura del volume di documenti e perizie (90 pagine e successivi supplementi), e ha ordinato  con una  striminzita paginetta di 11 pagine l’archiviazione per prescrizione.”. Nelle motivazioni del Gip: il reato non è attribuibile alle Amministrazioni bensì… alla Pianura Padana (sic).

Ispezioni nelle sedi Novamont.

Procedimento istruttorio  dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato con l’ausilio del nucleo Antitrust della Guardia di finanza. “Non secondario l’aspetto ambientale: la tutela di un processo competitivo aperto, nel settore delle bioplastiche serve a raggiungere gli obiettivi di tutela ambientale perseguiti dal legislatore europeo e nazionale, poiché potrebbe far emergere bioplastiche alternative e più efficienti rispetto al Mater-Bi e favorire anche, da un punto di vista dinamico, lo sviluppo di prodotti eco-compatibili più economici o di miglior qualità”. Clicca qui.

Nube tossica su Bolzano a causa dell’incendio di Alpitronic.

«I primi risultati – fa sapere la Provincia Autonoma in una nota – mostrano che non c’è stata una contaminazione a causa dei movimenti dell’aria e della conseguente miscelazione. Direttamente sul posto non sono state rilevate concentrazioni insolite” .
Nessuna traccia di  HCL (acido cloridrico), HCN (acido cianidrico), ossidi di azoto (NOx) e cloro». Sembra incredibile alla sola vista delle immagini. Clicca qui

Inquinamento Genova.

L’inquinamento atmosferico, nella media annuale, a Genova diminuisce troppo lentamente: di questo passo NEANCHE NEL 2030 si potrà sperare di rientrare nei nuovi valori limite che stanno per essere adottati dall’Europa. Il PM10 dovrà essere ridotto DEL 7%, ma soprattutto gli OSSIDI D’AZOTO (NO2) DEL 34% ENTRO IL 2030. Si devono dunque raddoppiare gli sforzi per trasporti e riscaldamento elettrico e zero emissioni. Clicca qui Legambiente. 

Al PD non far sapere…

“Rosignano nel cuore” ci comunica che è “gravissima la decisione della maggioranza PD di rifiutare la costituzione di parte civile del Comune nel processo relativo a presunti illeciti nella gestione dell’impianto di Scapigliato (controllato dal Comune di Rosignano). Si tratta, secondo il GUP,  di delitti importanti e con pesanti ricadute per tutta la comunità come inquinamento ambientale, traffico di rifiuti non autorizzati, gestione abusiva di ingenti quantitativi di rifiuti speciali al fine di ottenere un ingiusto profitto. Respingendo la mozione la maggioranza ha chiaramente anteposto gli interessi personali dei soggetti rinviati a giudizio (tra cui il Sindaco e alcuni dirigenti di Scapigliato) all’interesse collettivo di tutti i cittadini del Comune, che si vedono privati della possibilità di essere rappresentati nel processo penale”.

Maxi blitz dei carabinieri per impianti di depurazione in Calabria.

carabinieri nelle province di Catanzaro, Vibo Valentia e Cosenza, del Comando Tutela Ambientale e Sicurezza Energetica e del Comando per la Tutela Forestale e dei Parchi, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Catanzaro, hanno scoperto l’esistenza di un’organizzazione finalizzata all’ottenimento di più commesse, all’esecuzione di appalti in frode ai contratti e alla commissione di reati ambientali derivanti dalla gestione di 34 depuratori a servizio di 40 comuni delle 5 province calabresi. Per i reati di associazione per delinquere, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, inquinamento ambientale e frode nelle pubbliche forniture, i militari hanno arrestato 17 persone – 4 in carcere e 13 ai domiciliari – e notificato un obbligo di presentazione alla Pg. (continua)

E se, invece di scaricarli in aria e acque, li bruciassimo?

Tra i prezzolati soloni delle soluzioni per lo smaltimento delle scorie dei Pfas, ritenute indistruttibili, c’era chi proponeva di bruciarle negli inceneritori. Il risultato è verificabile a Marghera, dove la concentrazione di Pfas tocca soglie elevatissime nei  campioni di terreno raccolti in un parco giochi di via Moranzani, oltre che nelle  uova contaminate in  pollai domestici. La denuncia è del coordinamento dei comitati “No inceneritore di Fusina” che chiedono infatti  lo stop immediato agli inceneritori di Eni Rewind e di Veritas in quanto  la fonte dell’inquinamento è proprio dovuta alla deposizione dei Pfas a seguito dell’incenerimento di rifiuti urbani e di fanghi contenenti Pfas, con effetto ultimo di concentrarli in loco. Il Coordinamento chiede con urgenza di interrompere l’iter di approvazione dell’inceneritore di fanghi di Eni Rewind, lo stop alla seconda linea di Veritas e il divieto di incenerire fanghi nella linea L1. Veritas parla di accanimento accusatorio e pericoloso allarmismo.

Il porto di Genova Prà: un caso mondiale di stravolgimento ambientale.

La fusione di PSA Genova Prà (con sede e direzione generale a Singapore) e SECH con sede a Genova ha creato in quel di Genova un colosso in grado di contendere il mercato del trasporto via mare e delle strategie portuali a MSC e alla cinese COSCO. Mentre PSA è già un colosso mondiale al suo confronto SECH è realtà piccola e locale: l’operazione è consistita quindi nell’inglobare SECH in PSA. Tradotto in soldoni ciò significa che il gigante PSA ha la quota azionaria di maggioranza per la governance dei due terminal containers del Porto di Genova, il SECH (terminal contenitori di Genova spa che gestisce la Calata Sanità) e il PSA di Prà, ormai diventato il più importante terminal import-export italiano. Si aggiunga l’alleanza cinese con la Maersk (il primo gruppo armatoriale per il trasporto dei container al mondo) nel porto di Savona mentre nel mirino finisce anche La Spezia dove c’è il terminal di Contship con MSC (continua)

Nessuna barriera polmonare per il PM2,5.

Il Centro di Ricerche Comuni Europeo (JRC) ha pubblicato l’Urban PM2.5 Atlas, Air Quality in European Cities. Molte città europee soffrono ancora di scarsa qualità dell’aria e superano i valori indicati dalle linee guida sulla qualità dell’aria dell’OMS del 2021 e gli standard di qualità dell’aria dell’UE. Questo è il caso in particolare del particolato fine (PM2.5), inquinante atmosferico particolarmente impattante sulla salute. Clicca qui.

Denunciate 45 aziende del polo industriale di Colturano.

Per la presenza di inquinanti molto al di sopra dei livelli consentiti, le analisi nel Parco Agricolo Sud Milano, autonomamente finanziate dall’Associazione Parco Sud e dal WWF Martesana Sud Milano, denunciano il Comune della città metropolitana di Milano che non interviene contro le 45 aziende presenti nel “polo industriale” di Colturano, che sversano le acque reflue nel canale di irrigazione dei campi di mais del Parco Agricolo, anziché conferire i loro scarichi tossici nella rete fognaria.  

Fermare gli impianti ILVA: si deve secondo la cittadinanza, si può secondo la Corte europea.

«Qualora i fenomeni di inquinamento ambientale derivanti dall’impianto o prevedibili, nonostante l’uso delle migliori tecniche disponibili, causino danni eccessivi alla salute umana devono essere adottate misure protettive ulteriori. Se misure in tal senso non risultino attuabili, l’impianto non può essere autorizzato. La tutela della salute umana può in tal caso giustificare anche rilevanti pregiudizi economici».

È uno dei passaggi del parere proposto il 14 dicembre 2023 alla Corte di Giustizia Europea del Lussemburgo da parte dell’avvocato generale Juliane Kokott in merito al caso ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia. Adesso, nei primi quattro-cinque mesi del prossimo anno si attende la sentenza del collegio.

Alla Corte UE il caso è giunto dal Tribunale di Milano (Milano è la sede legale della società) a cui si sono rivolti associazioni e cittadini di Taranto chiedendo per i danni ambientali e sanitari la chiusura o il fermo degli impianti siderurgici.

La Corte Europea dei diritti dell’uomo si era  già espressa  evidenziando mancate tutele della salute dei cittadini di Taranto e dei lavoratori. E ora l’avvocato generale sottolinea che «i fenomeni di inquinamento che, compromettendo la salute umana, violano i diritti fondamentali delle persone interessate sono sempre significativi».

Italia al primo posto in Europa per morti da smog.

Nuovo rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA). Riducendo l’inquinamento si eviterebbero in Europa 253.000 morti premature dovute all’esposizione al particolato fine (PM2.5), 52.000 riconducibili al biossido di azoto (NO2) e 22.000 per l’esposizione a breve termine all’ozono (O3). L’Italia risulta avere il maggior impatto fra tutti i Paesi europei, con 46.000 morti premature derivanti dall’esposizione al PM2.5, 11.300 per l’esposizione al biossido di azoto e 5.100 all’ozono, un bilancio che ammonta a circa un quinto dell’intera mortalità a livello UE. Clicca qui.

Inquinamento atmosferico e Covid.

Il legame tra Covid e inquinamento atmosferico è divenuto fin dall’inizio dell’emergenza pandemica argomento centrale nel dibattito mediatico internazionale, suscitando, da più parti, teorie ed ipotesi che si è ritenuto giusto e doveroso approfondire anche nel nostro Paese per poter dare una risposta tecnico-scientifica e di sanità pubblica. Per questo, l’Istituto superiore di sanità (Iss) e l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) con il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) hanno avviato un programma nazionale congiunto di studi epidemiologici, il progetto EpiCovAir, con la collaborazione della rete italiana ambiente e salute (Rias). Clicca qui.

60mila morti premature per inquinamento ambientale.

Secondo il Network Europeo di Osservazione e Informazione Ambientale (Eoinet) e secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente (Eea), l’Italia è al terzo posto, dopo Francia e Germania, per morti premature collegate all’inquinamento ambientale con quasi sessantamila morti. Secondo il rapporto “Sentieri” promosso dall’Istituto Superiore di sanità, che analizza gli indici di mortalità in 46 siti italiani individuati per la loro esposizione all’inquinamento ambientale, le morti collegate all’inquinamento e alla diffusione di malattie per la pessima situazione ambientale riguardano anche le fasce più giovani della popolazione, con più di 1.400 morti per tumore nella fascia pediatrica-adolescenziale e 999 tra i giovani adulti.  Le numerose evidenze scientifiche  hanno messo in luce la forte correlazione tra fattori ambientali e salute umana e non umana, come quella di animali e piante, che contribuisce ad accrescere l’impatto sulla mortalità e la morbilità. 

Via libera di Toti a 700 mila metri cubi di fanghi nel porto di Genova.

Col benestare della Regione Liguria, presieduta da Giovanni Toti, oltre 700 mila metri cubi di fanghi contaminati e rifiuti sono stati riversati nel mare di Genova, in spregio alla legge che disciplina il dragaggio dei fondali dei porti italiani.  Per favorire l’attracco delle maxinavi di MSC (ultima generazione, le World Class, mostri da 333 metri di lunghezza e 216 mila tonnellate di stazza lorda, quasi 7mila passeggeri e 9,5 metri di pescaggio) è stato dragato il fondale ma i fanghi sono stati ributtati in acqua invece di esser smaltiti come prevede la legge sulla base di analisi chimiche ed ecotossicologiche. Il gruppo svizzero Msc, finanziatore di Toti, a Genova fa il bello e cattivo tempo. Clicca qui

Misure urgenti contro l’inquinamento atmosferico e il cambiamento climatico.

Le Società medico-scientifiche e la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO) sostengono l’appello. L’istanza è stata sottoscritta in occasione delle Giornate Italiane Mediche per l’Ambiente (GIMA) ed è promossa dall’ Associazione Medici per l’Ambiente (ISDE) Italia e dell’Associazione Italiana di Epidemiologia (AIE)

Leggi qui l’appello completo

Emissioni particolato, lo studio: “freni e pneumatici ne producono più dello scarico”.

Secondo uno studio condotto dalla Emissions Analytics, società britannica specializzata nella misurazione delle emissioni

di Omar Abu Eideh  https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/26/emissioni-particolato-lo-studio-freni-e-pneumatici-ne-producono-piu-dello-scarico/5749765/

Lo studio delle microplastiche generate da pneumatici e freni, la tossicità nella respirazione, il loro passaggio lungo la catena alimentare fino al nostro cibo.

Appello dei medici pediatri contro l’inquinamento dell’aria.

L’Associazione Culturale Pediatri (ACP), la Società Italiana di Pediatria (SIP), la Società Italiana Nutrizione Pediatrica (SINUPE), assieme a Pensiero Scientifico Editore e Think2it, si sono appellati ai singoli sindaci italiani e all’Anci per chiedere azioni davvero incisive, anche drastiche, al fine di ridurre o rimuovere il danno causato ai bambini del nostro Paese dagli insostenibili livelli di inquinamento dell’aria. Leggi il resto

L’impatto sulla salute dell’inquinamento atmosferico.

Nell’articolo grafici e mappe che riportano le stime EEA riguardo alle morti premature a causa dell’esposizione a PM2,5 NO2 e Ozono. Le morti premature sono morti che si verificano prima che una persona raggiunga l’età prevista. L’inquinamento atmosferico è una delle principali cause di morte prematura e di malattie ed è il più grande rischio ambientale per la salute in Europa. Leggi il resto

Inquinamento da metalli pesanti nella piana di Venafro.

Il dossier del procuratore di Isernia Carlo  Fucci è  anche sulla scrivania del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin:  evidenzia la presenza su oltre 120 mila metri quadri di terreno destinato anche alla produzione di grano e olive -oltre che abitato dai suoi residenti- di cadmio e altri metalli pesanti pericolosi per la salute pubblica. Pozzilli, Venafro e Sesto Campano è il triangolo di questo inquinamento per il quale il procuratore ha chiesto la bonifica, dopo quattro anni di indagini scaturite anche dall’impegno sul territorio del comitato ‘Mamme per la salute’ che lotta da tempo contro le fonti di inquinamento correlato  ai numerosi casi di tumore e malattie cardiovascolari.

Comuni contro, Regione a favore dello sfregio.

Il progetto SIOT, società della multinazionale TAL, punta all’efficientamento del trasporto del greggio tramite l’oleodotto da Trieste all’Austria, con l’obiettivo di “riscaldare” il greggio per ridurne  la viscosità, utilizzando motori cogenerativi di alta potenza. I Sindaci denunciano: sul territorio carnico stazionerà una nuvola tossica persistente contenente monossido di carbonio, anidride carbonica e polveri sottili con conseguenti piogge acide dannose; è assicurato l’inquinamento acustico per il funzionamento continuo dei motori. Clicca qui il volantino del Comitato.

L’inquinamento atmosferico è la maggiore criticità delle città portuali italiane.

Cittadini per l’Aria, assieme alle tante associazioni e comitati che fanno parte della rete “Facciamo respirare il Mediterraneo”, attivi nei porti italiani e impegnati per il miglioramento della qualità dell’aria nella aree costiere, invitano il governo a far sì che nella creazione della graduatoria per l’assegnazione dei contributi del Decreto del ministero dei Trasporti n. 290 si punti innanzitutto a ridurre drasticamente e nel più breve termine le emissioni inquinanti derivanti dalle navi che attraccano nei porti e rimangono a motori accesi e, per la loro risalente età e tecnologia,  provocando emissioni elevatissime e nocive. A queste “carrette del mare”, i cui armatori decidano oggi di non investire, non sia più consentito di accedere ai nostri porti.

L’impatto climatico dell’industria navale.

La posizione di 12 associazioni e comitati di alcune città portuali  sui 500 milioni che andranno agli armatori per assicurare migliori performance ambientali e un significativo abbattimento delle emissioni delle navi, anche nei porti. Le  soluzioni  controverse proposte nel Decreto governativo che non rappresentano uno strumento efficace per una vera transizione ecologica del settore. Come corollario di questo decreto sarà fondamentale che il Governo attivi l’incremento dei controlli sulle emissioni navali anche ai camini, i monitoraggi dell’aria nei porti, il divieto di utilizzo dell’olio combustibile pesante (HFO), i limiti d’accesso alle navi più inquinanti nei porti.

Gli obiettivi della transizione energetica.

Accademia Ligure di Scienze e Lettere

 Seminario permanente sulla “Transizione ecologica”

L’Accademia incontra le Imprese

L’urgenza della necessità della transizione energetica, quali sono gli obiettivi in Italia di riduzione di CO2 a medio e lungo termine e come verranno perseguiti, e quale sarà la funzione dello storage di energia in questo contesto. Infine, sarà presentata una interessante panoramica sulle principali tecnologie di Storage di Energia attualmente disponibili. Clicca qui.

L’Agenda di Legambiente (per non ripetere gli errori del governo Draghi).

La vera transizione ecologica deve passare attraverso l’abbandono dei progetti inquinanti e obsoleti come le 120 infrastrutture a fonti fossili in valutazione presso il Mite. E bisogna smetterla di parlare di nucleare. Clicca qui cento proposte di riforme e interventi per la prossima legislatura suddivise in 20 ambiti tematici: dalle politiche climatiche all’economia circolare, dalla mobilità all’agroecologia, dall’inquinamento delle acque allo smog, dalle aree protette alla tutela della biodiversità, dalla riconversione industriale al turismo, dalle politiche sulle città ai piccoli comuni, dalle bonifiche dei siti inquinati alla lotta all’illegalità, dalla rigenerazione urbana alla ricostruzione post terremoto, fino alla scuola, solo per citarne alcuni. Al centro: la lotta alla crisi climatica, l’innovazione tecnologica, il lavoro, l’inclusione sociale e tre fari a cui guardare: Europa, riconversione ecologica del tessuto produttivo, giusta transizione. Gli interventi in questione si traducono in nuove leggi da approvare, come ad esempio quelle sull’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili, sul consumo di suolo, sul riordino dei bonus edilizi, in materia di lotta alla gestione illecita dei rifiuti, alle illegalità lungo le filiere agroalimentari, e per la tutela della fauna e della flora protette; semplificazioni; velocizzazione degli iter autorizzativi a partire dagli impianti a fonti rinnovabili e dell’economia circolare; approvazione di decreti attuativi mancanti, da quelli sull’end of waste per il riciclo a quelli della legge di recepimento della direttiva RED II sulle rinnovabili, sull’agricoltura biologica o sui controlli del Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente (SNPA), solo per citarne alcuni. E poi, non ripetere gli errori del governo Draghi … (continua).

L’inquinamento delle città portuali.

“Cold ironing”  serve ad evitare alle navi di tenere accesi i motori e di inquinare le città portuali. Ma lo schema disegnato dal Governo per elettrificare i porti italiani rischia di essere un fallimento: clicca qui. A Genova il bacino di Pra’-Voltri fu elettrificato già nel 2019 (investimento da 8 milioni di euro). Anche per il fatto che le navi già attrezzate per alimentarsi da banchina sono un’esigua minoranza e che non sono previsti incentivi o disincentivi per convincere gli armatori ad adeguare i mezzi, da allora nessuna delle centinaia di navi che vi sono approdate s’è attaccata alla corrente per alimentarsi durante l’attracco. Tanto che la locale Autorità portuale, per trovare almeno un soggetto interessato a realizzare e gestire l’impianto di elettrificazione del porto passeggeri, ha dovuto nelle scorse settimane strutturare il bando sterilizzando l’ipotesi assai probabile ed espressamente prevista di una domanda di utilizzo nulla o insufficiente: ad accollarsi i costi (manodopera compresa) dell’appaltatore/concessionario (Nidec Asi, unico offerente ed aggiudicatario per 18 milioni) sarà in quel caso l’ente.

Pomigliano d’Arco terza area più inquinata in Europa centrale.

Tra le migliaia di stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria presenti in Europa, l’Arpac – Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale in Campania e l’European Environment Agency hanno stimato che l’area di Pomigliano d’Arco è tra le tre aree più inquinate in Europa centrale per media giornaliera. 

Per capire il livello d’inquinamento è presente una legenda sul sito di Aqicn in cui si presentano cinque colori che rappresentano l’indice di qualità dell’aria: buono (verde), moderato (giallo), malsano per gruppi sensibili (arancione), malsano (fucsia), molto malsano (viola) e pericoloso (vinaccia).
L’area di Pomigliano d’Arco (secondo i valori attuali ndr.) presenta un valore numerico di media pari a 187 ma, in meno di un’ora, l’indice è salito a 201.

Con i suoi 42mila abitanti circa, Pomigliano d’Arco è un comune della città metropolitana di Napoli famoso per il suo polo industriale, tra i più grandi e sviluppati dell’Italia meridionale. Nell’area industriale sono presenti, tra gli altri, lo stabilimento Gian Battista Vico di Stellantis, il centro Elasis, lo stabilimento della Leonardo (ex Alenia Aermacchi) e quello dell’Avio (General Electric), oltre ad aver ospitato negli anni sessanta il primo aeroporto della Campania.
Da sottolineare che vicino l’area di Pomigliano c’è anche il polo industriale di Acerra. Entrambe le zone, sembrerebbero – secondo i dati – le principali artefici dei livelli inquinati dell’aria in Campania.

Inquinamento atmosferico da navi.

16 associazioni scrivono al Ministero della Transizione Ecologica e alla Direzione Capitanerie di Porto chiedendo nuove tecnologie per un ambiente nuovo nei porti italiani. Il particolato derivante dalle emissioni navali ha un impatto più grave sulla salute umana di quello che ha origine dal traffico urbano. Le navi che  accedono ai porti italiani  hanno emissioni di particolato fine ed ultrafine, di ossidi di zolfo, ossidi di azoto e black carbon che sono elevatissime, fuori legge e tossiche per l’uomo. Emissioni che derivano dall’utilizzo di carburanti che non dovrebbero essere usati nei porti e neanche in alto mare, o che vengono usati al di fuori dei limiti che la legge prescrive e/o con motori di navi vetuste e/o sulle quali si è omessa la necessaria attività di revisione per ottenere la massima riduzione delle emissioni possibile. Clicca qui.

Così l’inquinamento danneggia lo sviluppo neurologico dei bimbi.

Nel 2021 l’UNICEF ha stimato che più del 13% degli adolescenti (oltre 1 su 7), di età compresa tra i 10 ed i 19 anni, conviva con un disturbo mentale, diagnosticato secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questi disturbi mentali includono il ASD e il Disturbo da Deficit dell’Attenzione associato ad Iperattività (ADHD). Lancia un grido di dolore Giovanni Ghirga, Membro del Comitato Scientifico della Società Internazionale del Medici per l’Ambiente (ISDE, Italia) giá Direttore ff della UOC di Pediatria e Neonatologia Ospedale San Paolo di Civitavecchia. Clicca qui.

Pfas non solo nelle falde ma anche in atmosfera nel cocktail dei veleni tossico cancerogeni.

Un cocktail strettamene correlabile alle rilevanti eccedenze di patologie anche tumorali emerse dalle indagini epidemiologiche condotte sulla popolazione della Fraschetta. Si tratta di centinaia di chili emessi ogni giorno visto che i soli composti fluorurati  possono raggiungere i 110 kg. A loro volta, i Pfas superstiti oggi sono ADV7800 e cC6O4: solo di quest’ultimo l’Arpa ha svolto campionamenti  su acque di condensa con risultati estremamente allarmanti: 5060 nanogr/litro da confrontarsi con il limite proposto nel collegato ambientale di 500 nanogr/litro.

Il cloroformio è solo uno dei cancerogeni clorurati e fluorurati scaricati in atmosfera dalla Solvay: tetracloruro di carbonio, tetracloroetilene,  acido fluoridrico, acido cloridrico, ammoniaca, alcoli, anidride fosforica , composti Iodurati, Zn, Idrossido di potassio, NOx, SOx, polveri, composti fluorurati. Ad esempio, nell’ultima campagna di monitoraggio novembre-dicembre dell’Arpa, si conferma che il cloroformio è stabilmente presente e in aumento:  all’interno della Solvay e attorno allo stesso polo chimico. 

Solvay produce anche neve.

In periodo di siccità, a Spinetta Marengo, sobborgo di Alessandria nevica a cielo sereno. La spiegazione l’abbiamo data più volte: ad esempio clicca qui.  Il fenomeno impropriamente detto “neve chimica” (più corretto il termine “nebbia congelante precipitante”), si origina nello strato nebbioso sotto 0 °C con l’aiuto di miliardi di particelle inquinanti che fungono da nuclei di congelamento per il vapore acqueo dell’aria. I miliardi di particelle inquinanti sono forniti dalle ciminiere della Solvay. Ogni giorno dalle 72 ciminiere e camini dello stabilimento vengono immessi nell’aria di Spinetta più di 100 Kg di composti fluorurati (40 tonnellate all’anno); a questi si aggiungono le altre sostanze elencate e le cosiddette “emissioni fuggitive” cioè le 15.000 piccole e grandi perdite che accusano gli impianti. Insomma: Cloroformio, Acido Fluoridrico, Acido Cloridrico, Ammoniaca, Alcoli, Anidride fosforica (P2O5), Composti Iodurati (C4F8I2), Zn, Idrossido di potassio, NOx, SOx, Polveri, PFAS.