Scriviamo ai manifestanti No Tav in carcere.

Scriviamo lettere, telegrammi e cartoline a quei compagni che sono  in carcere in conseguenza delle manifestazioni  contro la linea ad alta velocità Torino-Lione in Valsusa,  chi per “resistenza aggravata” per  fatti accaduti nel lontano 2013, chi per aver tentato di appendere uno striscione di solidarietà. Clicca qui la newlettera di Doriella&Renato. Nella stessa troverete il vasto programma delle  altre  iniziative di lotta per la Valle, per l’Antifascismo, contro il Nucleare,  per la Pace, tra cui anche di solidarietà per i popoli Curdo e Palestinese  e per tutti i  Profughi del mare in Italia, eccetera.

Appello per la vita di Alfredo Cospito.

Facciamo appello all’Amministrazione penitenziaria, al Ministro della Giustizia e al Governo perché escano dall’indifferenza in cui si sono attestati in questi mesi nei confronti della protesta di Alfredo Cospito e facciano un gesto di umanità e di coraggio. Le possibilità di soluzione non mancano, a cominciare dalla revoca nei suoi confronti, per fatti sopravvenuti e in via interlocutoria, del regime del 41 bis, applicando ogni altra necessaria cautela. È un passo necessario per salvare una vita e per avviare un cambiamento della drammatica situazione che attraversano il carcere e chi è in esso rinchiuso. Continua qui l’appello sottoscritto da numerose personalità italiane.

Sia restituita la libertà a un uomo innocente.

Il 6 febbraio ricorre l’anniversario dell’arresto nel 1976 di Leonard Peltier, l’illustre attivista nativo americano da sempre impegnato per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa della Madre Terra, da 46 anni detenuto innocente, e da alcuni giorni malato di covid.

Come ogni anno anche in varie città europee in questi giorni si svolgono iniziative pubbliche per chiedere la sua liberazione.

Quest’anno vi è una ragione in più pochi giorni fa Leonard Peltier è stato contagiato dal covid, e nel carcere di massima sicurezza in cui è detenuto non può disporre delle cure adeguate.

Riferimenti utili: bigoni.gastone@gmail.comnaila.clerici@soconasincomindios.itnepi1.anpi@gmail.comcentropacevt@gmail.com.

Denunce di tortura dal Brasile.

Mentre la fame e la miseria affliggono milioni di famiglie brasiliane colpite dalla pandemia, dalla disoccupazione, dalla precarietà della vita, le denunce di tortura nelle carceri di Goiás e Minas Gerais rivelano condizioni disumane a cui i detenuti, per lo più neri, sono sottoposti dalle autorità. Clicca qui.

Dieci anni a Guantanamo, torturato per qualcosa che non ha mai fatto. Ne è nato il film “The Mauritanian”.

Mohamedou Ould Slahi ha passato oltre 10 anni nella prigione di Guantánamo, dopo essere stato arrestato sulla base di un sospetto: senza nessuna prova e accusa ufficiale da parte degli Stati Uniti, è stato detenuto per presunta collaborazione agli attentati terroristici dell’11 settembre. Il film The Mauritanian di Kevin Macdonald, disponibile su Prime video, narra in modo crudo e senza veli la storia di un innocente che passa più di 10 anni in una prigione subendo torture fisiche e psicologiche per qualcosa che non ha mai fatto.

Link https://www.fortementein.com/2021/08/04/il-film-the-mauritanian-racconta-di-un-innocente-nel-carcere-di-guantanamo

Questo messaggio rientra nella Campagna Guantanamo. Firma anche tu su www.peacelink.it/guantanamo

Parte la Campagna Guantanamo, da oggi puoi firmare anche tu.

Al Presidente del Consiglio Mario Draghi

Gentile Presidente,

in questo delicato momento in cui si invoca il rispetto dei diritti umani in Afghanistan, noi crediamo che sia importante dare il buon esempio chiedendo al tempo stesso che venga posta fine alla violazione dei diritti umani nella prigione di Guantanamogestita dagli Stati Uniti a Cuba.

E quindi le scriviamo affinché lei richieda formalmente al Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, un gesto importante e altamente significativo come la chiusura della prigione di Guantanamo.

Amnesty International non solo ne chiede la chiusura ma chiede che vengano processati i responsabili di quella vergognosa e criminale esperienza di sospensione del diritto umanitario. Noi concordiamo con tale richiesta di Amnesty International.

Non si può essere credibili nel chiedere ai talebani il rispetto dei diritti umani se poi noi quel rispetto non lo chiediamo agli Stati Uniti.

Quella prigione è come la Bastiglia e non ha più ragione di esistere. È il simbolo odioso delle torture e degli abusi, in aperta violazione delle Convenzioni di Ginevra, compiuti in nome della lotta al terrorismo. Quell’orribile prigione, quella vergogna della storia non ha più alcun appiglio per restare in piedi.

Le chiediamo pertanto di rispondere a questa nostra richiesta di giustizia internazionale. Oggi – in questo contesto di grandi cambiamenti – la chiusura del carcere di Guantanamo ha molta più possibilità che in passato di avvenire. Farebbe onore all’Italia, a cui tra l’altro era stato affidato il compito di riformare il sistema giudiziario in Afghanistan, farsi promotrice, anche in seno all’Unione Europea, di un passo verso la giustizia e il rispetto dei diritti umani.

Per essere credibili in Afghanistan bisogna dare il buon esempio a casa propria.

Distinti saluti

Parte da oggi, 31 agosto 2021, la Campagna Guantanamo e chiunque può firmare la lettera che invieremo al Presidente del Consiglio Mario Draghi. L’obiettivo è fare pressione sul governo italiano perché richieda al presidente USA Joe Biden la chiusura della prigione americana di Guantanamo, luogo di torture e di violazioni dei diritti umani, oltre che delle Convenzioni di Ginevra. Guantanamo si trova geograficamente nella base USA dell’isola di Cuba.

Per firmare il link è https://www.peacelink.it/guantanamo

Per favore, diffondi questo messaggio, mandalo ad almeno tre tuoi amici e condividilo sui social.

Grazie!

Materiale informativo lo trovi qui:

Guantanamo una vergogna per gli Stati Uniti, e per noi che tacciamo.

Nel  “centro di detenzione” di Guantanamo Bay, isola di Cuba, inaugurato venti anni fa, l’11 gennaio 2002, sono detenute ancora 40 persone, 15 delle quali dall’anno della sua apertura. Dal 2002 vi hanno transitato 780 detenuti, mai processati dalla giustizia dei tribunali ordinari. Diventata il simbolo dello stato di non-diritto e della tortura, la prigione di Guantanamo è una vergogna per gli Stati Uniti. Sin dalla sua creazione, Guantanamo rappresenta per gli Usa uno scandalo tanto sul piano umanitario che giuridico. È stata aperta calpestando tutti i regolamenti e le leggi internazionali, dalle Convenzioni di Ginevra ai diversi trattati, ed è stata organizzata come un prolungamento della rete di prigioni segrete della Cia, dove si praticava massivamente la tortura. Nel corso del tempo, il carcere di Guantanamo è diventato anche uno scandalo sul piano finanziario e amministrativo. Il suo funzionamento mobilita 1.500 persone (tra militari, personale amministrativo e legale, medici, ecc.) e costa più di 500 milioni di dollari all’anno, per soli 40 detenuti (13 milioni di dollari a detenuto) passati dalle prigioni segrete della CIA. Amnesty International l’11 gennaio scorso ha pubblicato un rapporto approfondito che evidenzia ancora una volta le violazioni dei diritti umani in corso a Guantanamo: trasferimenti segreti, interrogatori segreti, incatenamenti, alimentazione forzata per chi era in sciopero della fame, torture, sparizioni forzate e assenza totale di rispetto della legalità. Clicca qui.

Reati di opinione.

Dopo 7  mesi, Dana Lauriola esce dal carcere. Il Tribunale di Sorveglianza ha accolto la richiesta di misure alternative e disposto la detenzione domiciliare. Diversi artisti, musicisti ed esponenti della società civile avevano lanciato un appello per la sua liberazione. Dana deve scontare una pena di due anni di detenzione dopo una sentenza definitiva per un episodio avvenuto nel 2012 durante un’azione dimostrativa pacifica sull’autostrada Torino-Bardonecchia. Gli attivisti avevano bloccato con il nastro adesivo l’accesso ad alcuni tornelli del casello, facendo passare le auto senza pagare. Lauriola spiegava al megafono le ragioni della manifestazione, e indirizzava le macchine. Amnesty International: “Chi esprime il proprio dissenso pacificamente non può essere punito con il carcere. L’arresto di Dana è emblematico del clima di criminalizzazione del diritto alla libertà d’espressione e di manifestazione non violenta, garantiti dalla Costituzione e da diversi meccanismi internazionali”. Clicca qui.

Illegalità, costrittività, rischio, abuso di mezzi di correzione nel carcere di Bologna.

Una situazione disastrosa che nega i diritti sanciti dalla Costituzione. Le proposte di Vito Totire (circolo “Chico” Mendes e Centro F. Lorusso), rivolte in particolare alla comunità penitenziaria (detenuti e detenenti) che possa finalmente aver la possibilità di contrastare trattamenti disumani e degradanti ed ottenere, per gli agenti penitenziari, condizioni di effettivo rispetto dei diritti dei lavoratori: clicca qui.