Dove si muore e ci si ammala più che altrove.

E’ stata diffusa la sesta edizione del rapporto Sentieri, lo studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento coordinato dall’Istituto superiore di sanità e finanziato dal ministero della Salute. L’analisi è stata condotta sulla mortalità e sull’ospedalizzazione di 6 milioni 227mila 531 di abitanti, residenti in 46 siti contaminati. Clicca qui una sintesi. 

I Pfas sono una calamità ambientale e sanitaria: intervenga il Parlamento.

Egr. Onorevoli e Senatori,

già nella trascorsa legislatura è stato presentato dall’ex senatore Mattia Crucioli un DISEGNO DI LEGGE CHE METTE AL BANDO I PFAS IN ITALIA. (clicca qui).  Vieta la produzione, l’uso e la commercializzazione dei perfluoroalchilici (PFAS) nonché degli innumerevoli prodotti contenenti PFAS, ne disciplina la riconversione produttiva e le misure di bonifica e di controllo. Accoglie in ciò le censure di Commissione interparlamentare ecomafie e Commissariato Onu, insomma assume le istanze di tutti i Movimenti, Associazioni e Comitati, che da anni si battono per eliminare questi cancerogeni bioaccumulabili e persistenti, praticamente indistruttibili, dalle acque, dall’aria, dagli alimenti, dunque dal sangue dei lavoratori e dei cittadini altrimenti ammalati e uccisi (emblematico l’ecocidio veneto perpetrato dalla Miteni di Trissino).

Al bando, ovviamente, la produzione. In Italia l’unico stabilimento che produce i Pfas è la Solvay di Spinetta Marengo in Alessandria, da dove proprio fin dagli anni ’80 è partita la nostra denuncia contro gli inquinamenti. Ad Alessandria il sindaco potrebbe, dovrebbe, fermare con ordinanza gli impianti che producono e utilizzano i Pfas (PFOA, C6O4, ADV) e li scaricano in aria/acqua/suolo: nell’immediato, perché intercorreranno i tempi processuali prima che tribunali di Vicenza e Alessandria provvedano alle sanzioni e ai risarcimenti.

Però, nel richiamare il precedente dell’amianto, È L’INTERVENTO LEGISLATIVO A LIVELLO NAZIONALE INNANZI TUTTO NECESSARIO E URGENTE, perché l’emergenza Pfas è oramai conclamata dalle Arpa in Veneto, Piemonte, Lazio, Trentino, Lombardia ecc.

Onorevoli e Senatori,

per valutare l’urgenza sanitaria di intervenire, vi invitiamo di ascoltare, dalla viva voce del dottor Vincenzo Cordiano, la relazione di ISDE Associazione Italiana Medici per l’Ambiente (clicca qui). La relazione, corredata  di esemplari tabelle esplicative, mostra quanto queste sostanze, i Pfas vecchi e nuovi, siano bioaccumulabili e indistruttibili, tossiche e cancerogene, come si accumulino nei tessuti umani, in particolare polmoni, reni, tiroide ecc., quanto siano individuate da tutti gli studi epidemiologici nazionali e internazionali, per inequivocabile nesso causale, come agenti di malattie e morti per cancri a rene, testicoli, tiroide, ecc. nonché come interferenti endocrini già a livello embrionale e puberale, eccetera.  La drammaticità è sottolineata dalla relazione nel fornire una guida clinica per la prevenzione sanitaria. Ma, ATTENZIONE, ONOREVOLI E SENATORI, LA PREVENZIONE PRIMARIA TOCCA AL PARLAMENTO. 

Per ulteriori approfondimenti, è a vostra disposizione (come di tutti coloro che ci faranno richiesta) il Dossier “Pfas. Basta!”: in oltre 350 pagine è una piccola enciclopedia che racconta la storia in Italia delle lotte contro gli inquinatori Solvay e Miteni, dalle denunce degli scarichi in Bormida degli anni ’90 fino ai processi 2022 ad Alessandria e Vicenza. Una lunga storia di mobilitazioni anche contro connivenze, complicità, corruzioni, ignavie di Comune, Provincia, Regione, Governo, Asl, Arpa, Sindacati, Magistratura e Giornali.  La lunga storia dei PFAS (PFOA e C6O4 e ADV) è tratta in breve da stralci dei libri “Ambiente Delitto Perfetto” (Barbara Tartaglione – Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia) e “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza”, nonché del Sito “Rete Ambientalista Movimenti di lotta per la salute, l’ambiente, la pace e la nonviolenza” www.rete-ambientalista.it gestito dal “Movimento di lotta per la salute Giulio A. Maccacaro”.

Indagine epidemiologica Pfas anche a Montecastello.

Il pfas C6O4 che fa bloccare l’acquedotto di Montecastello, Comune confinante con Alessandria e abbastanza distante dall’epicentro di Spinetta Marengo, è un sovrappiù di ragioni per avvalorare la richiesta di fermare le produzioni inquinanti della Solvay, con monito urgente al sindaco di Alessandria di emettere relativa ordinanza di chiusura. Questo sindaco può procedere senza tentennamenti sulla scorta delle consolidate indagini ambientali e sanitarie di Alessandria, senza attendere ulteriore conferma dal progetto di accertamento ematologico (biomonitoraggio) sulla popolazione montecastellese, e sulla limitrofa quale “Coorte Bianca” di confronto. Tanto meno attendendo i dati che tarderanno anni: infatti il progetto universitario locale potrebbe rientrare in “Scenarios” nell’ambito del programma “EUHorizon 2020” finalizzato a contribuire all’obiettivo Green Deal europeo verso “l’ambizione di inquinamento zero per un ambiente libero da sostanze tossiche”, e che comprende 19 organizzazioni di 10 Paesi europei (Italia, Spagna, Grecia, Germania, Danimarca, Svezia, Finlandia, Lussemburgo, Regno Unito, Cipro) e Israele, estendendosi fino a Usa e Canada. Ma anche dai risultati di questo progetto, come da quelli di ulteriori indagini epidemiologiche in territorio alessandrino, si misureranno i risarcimenti alle popolazioni e agli enti da parte del tribunale.

“Monitoraggio rafforzato” per lo scaricabarile Solvay-Sindaco.

Il colpevole del disastro ecosanitario della Fraschetta sappiamo tutti chi è, ne vediamo l’ombra con la pistola fumante ma non possiamo farne il nome. Questa in sintesi è la visione espressa dalla responsabile Arpa dell’Epidemiologia Ambientale, Cristiana Ivaldi, alla Commissione Sicurezza e Ambiente del Comune di Alessandria presieduta da Adriano Di Saverio nella veste di chi aiuta il sindaco Giorgio Abonante a prendere tempo piuttosto che adottare una ordinanza di chiusura delle produzioni tossicocancerogene della Solvay di Spinetta Marengo, come invece gli viene chiesto dagli ambientalisti.

I metodi per rinviare le responsabilità ad altri tempi e altri decisori, sono sempre gli stessi: la corsa agli ostacoli e lo scaricabarile. PRIMA di arrestare il colpevole, dice la dottoressa, PRIMA di affermare un nesso causale, PRIMA di dichiarare una correlazione tra sostanze contaminanti e malattie, PRIMA ci vorrebbe un biomonitoraggio rafforzato, PRIMA si applicano altri modelli di studioPRIMA si fanno campioni biologici con una anamnesi dettagliata, PRIMA si studiano le abitudini di vita.

Perché PRIMA, dottoressa? Non sono sufficienti, per dare il nome a chi impugna la pistola fumante, i ripetuti monitoraggi Arpa aria acqua suolo delle emissioni di sostanze scientificamente dimostrate come tossicocancerogene? e in parallelo (clicca qui) ben 8 ultra decennali indagini epidemiologiche? di cui una della stessa Ivaldi (tumori epatici e delle vie biliari 30% in più nel raggio di 3 chilometri dal polo chimico, il doppio tra i residenti di Spinetta eccetera)? Sono più che sufficienti, sono “robusti”.

Il nesso causale tra Solvay e malattie/morti, dunque, non è composto di congetture, di sospetti, di indizi vari, bensì, purtroppo, di dati di fatto collegati fra loro, di prove sedimentate nel tempo. Dunque, il sindaco, la massima autorità sanitaria locale, se non altro per l’elementare principio di precauzione, dovrebbe emettere una ordinanza di fermata degli impianti inquinanti, una ordinanza temporanea PRIMA di realizzare quello che Ivaldi definisce “Un biomonitoraggio che conferirebbe una rappresentazione più robusta”. Perché PRIMA? Perché, come spiega la dottoressa, Questo studio complesso dovrebbe coinvolgere altri enti: Università, Asl, Regione.  Serve l’intervento di vari enti, con ruoli e compiti ben definiti. Si tratta di studi costosi, che richiedono molte persone da ingaggiare per avere consistenze statistiche. Servono molte risorse e una disponibilità importante di finanziamenti. Più soggetti vengono coinvolti, più robusta è la coorte che si analizza più i risultati saranno confidenti e ineccepibili. I costi? Non voglio fare ipotesi ma per studi simili si parla di qualche centinaio di euro a soggetto che fa parte della coorte”. Moltiplicati per decine di migliaia di soggetti, fate i conti voi. Moltiplicate anche il numero di anni.

Non sembra anche a lei, dottoressa Cristiana Ivaldi, che la suddetta corsa ad ostacoli servirebbe, anche a questo sindaco, per scaricare il barile dell’ordinanza alle calende greche? Nel frattempo si muore?

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro

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Chiudere Solvay.

Legambiente è a livello nazionale l’associazione più autorevole a chiedere la fermata immediata degli impianti della Solvay di Spinetta Marengo, mentre in ambito locale Comitato Stop Solvay e Fridays For Future, recentemente costituitisi in Alessandria, rappresentano l’ala più intransigente dei movimenti antagonisti alla Solvay e fin dagli esordi chiedono esplicitamente  la chiusura del polo chimico. Lo ritengono infatti in toto non recuperabile ad un territorio esente da inquinamento, da morte e malattia. Basta con i se e i ma. Ma: Solvay promette entro qualche anno  limiti zero ai veleni tossici e cancerogeni in aria-acqua-suolo.  Se: si ha tolleranza di aspettare ancora qualche anno per verificare. Ma… se… ma se mia nonna avesse le ruote sarebbe una carriola. Non stanno in piedi i se e i ma dopo venti anni di Solvay.  I partiti che  si nascondono dietro e i se e i ma, non fanno altro che prolungare i profitti della multinazionale belga e le malattie della popolazione. L’accusa è rivolta indistintamente a tutti i partiti, localmente sempre gli stessi, che si avvicendano nei decenni, talvolta dalla stessa azienda additati  in tribunale come beneficiari di tangenti.

Questi intendimenti fanno da sfondo all’assemblea del Comitato Stop Solvay  presso il Laboratorio Sociale di Alessandria a seguito dell’Indagine epidemiologica dell’Università di Liegi e del film documentario della televisione RTBF,  dei quali abbiamo già fornito ampia pubblicazione: clicca qui e clicca qui.  Nell’occasione non sfuggirà la riflessione su un nodo importante: il fine giustifica i mezzi, però i mezzi devono essere adeguati al fine. Il rischio è di essere velleitari quando si pensa di sconfiggere a livello locale una multinazionale con la sola mobilitazione popolare. Questa è sufficiente a bloccare un inceneritore prima della sua costruzione, quando la sua autorizzazione è nelle mani della politica locale che teme i voti: l’inceneritorista si rivolge ad un altro territorio che spera più arrendevole. Vittorie di questo genere ne abbiamo ottenute tante, anche ad Alessandria, più o meno grandi: abbiamo riempito libri. Altra avventura è  buttare fuori un colosso con interessi mondiali. Non basterebbe neppure l’alleanza  -che non c’è mai-  con le forze politiche locali, che spesso non hanno o non vogliono usare lo strumento della revoca delle autorizzazioni. Il potere decisionale si sposta più in alto, a livello nazionale.

Esemplificando per il polo chimico di Spinetta Marengo. Nei decenni la nostra (almeno la mia, che è stata decisiva) mobilitazione non si è mai indirizzata  alla sua chiusura, ma a conseguire passo dopo passo importanti vittorie di risanamento ambientale con riconversioni (linea pigmenti) e anche con chiusure di impianti (DDT, CFC, Bicromati), che hanno salvato la pelle a tanti lavoratori e cittadini. Si poteva fare di più? La mia coscienza, avendo pagato prezzi personali alti, è a posto per i trascorsi 50 anni. Ora anche il traguardo (a suon di ripetuti esposti, i miei) dei processi penali ha dimostrato che si deve  fare di più: infatti i (conquistati) monitoraggi ambientali e sanitari indicano un limite raggiunto  di disastro da bloccare con la chiusura di altre produzioni e di impianti. Tutti? Tutti: sembra rispondere la stessa Solvay, per l’effetto domino.

Ma di sua spontanea volontà Solvay non chiuderà mai i rubinetti dei propri profitti. Dunque? Pur essendo solo la punta dell’iceber ecosanitario irrisolto pur dopo la condanna della Cassazione, dunque i Pfas possono rappresentare il grimaldello per forzare gli eventi, nell’immediato  anticipando gli effetti del nuovo processo penale, ovvero di quelli in sede civile. Non sfugga a nessuno, però, che è velleitario pensare di costringere Solvay ad abbandonare i Pfas con la sola mobilitazione locale e senza la sponda politica a livello nazionale. Perciò abbiamo puntato su una legge parlamentare che metta al bando uso-consumo-produzione dei Pfas su tutto il territorio nazionale, obbiettivo delineato nel Disegno di legge Crucioli.

Altrimenti si rischia di ripetere la sconfitta del Tav Terzo Valico subìta da un comitato luddista che si è sopravvalutato e isolato da qualunque alleanza con partiti, addirittura con associazioni ambientaliste. Si va verso la sconfitta sicura  se la filosofia  è la lotta per la lotta, la lotta fine a se stessa, vincere o perdere è uguale purchè si persegua la conflittualità, a prescindere dall’obbiettivo, che a questo punto immagina la rivoluzione come palingenesi.  (“La lotta fine a se stessa basta a riempire il cuore dell’uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice.” Albert Camus).

Movimento di lotta per la salute Maccacaro.

Eliminare i Pfas o promettere la luna (nel pozzo).

Prelievo di Pfas per la distruzione

Promettere la luna non è solo prerogativa di Solvay, che almeno sa come fare. C’è sempre un  team di scienziati che annuncia di aver scoperto un modo, magari semplice ed economico, per distruggere le molecole di Pfas, che sono considerate indistruttibili: ogni molecola è una lunga catena di carbonio costellata di atomi di fluoro; i legami tra carbonio e fluoro sono così forti , i più  forti tra tutti i legami in chimica organica,  che l’acqua, gli enzimi, i batteri o altre sostanze naturali non riescono a spezzarli, sono resistenti alle varie forme di degradazione ambientale, una volta dispersi nell’ambiente, vi rimangono addirittura per migliaia di anni, e tendono ad accumularsi negli organismi viventi. 

Dunque sono molecole indistruttibili dopo che sono rilasciate nell’aria, nei fiumi e nelle acque sotterranee dalle fabbriche per prodotti impermeabili all’acqua e ai grassi, indistruttibili dopo che entrano nella catena alimentare attraverso il suolo, la vegetazione e le coltivazioni, gli animali e quindi gli alimenti, infine indistruttibili negli esseri viventi come sostanze tossiche, cancerogene, teratogene fin dalla fase prenatale. Le molecole nell’ambiente rimangono intatte dopo la filtrazione mentre le tecnologie di bonifica, incluso l’uso di inceneritori, generano sottoprodotti altrettanto dannosi.

L’unica soluzione è non produrli (DDL Crucioli). Invece ecco che c’è un team che ha sviluppato un processo a bassa energia, che degraderebbe i Pfas  a temperature miti, utilizzando reagenti economici (‘idrossido di sodio ovvero la classica soda caustica) e lasciando solo molecole innocue contenenti carbonio e ioni fluoruro. E’ come guardare  la luna nel pozzo: ciò che viene  realizzato con esperimenti computerizzati in laboratorio non corrisponde alla realtà fattibile. A parte che ci sono più di 12.000 diverse sostanze chimiche PFAS, innanzitutto andrebbero  estratte dall’acqua o dal suolo contaminati, addirittura dall’atmosfera, vale a dire andrebbero  gestite  enormi  quantità di sostanze chimiche PFAS, basti pensare che oltre 50.000 tonnellate di PFAS vengono emesse nell’atmosfera ogni anno. Ne sanno qualcosa le popolazioni alessandrine alle prese con i 72 camini della Solvay di Spinetta Marengo.

L’unica soluzione è non produrli (DDL Crucioli). A parte uno studio demenziale che ha rilevato che i livelli di sostanze chimiche tossiche PFAS nel sangue potrebbero essere ridotti fino al 30 per cento… attraverso donazioni di sangue regolari, invece ecco un altro team che -sempre in laboratorio-  sperimenta di abbattere i  PFAS  tramite reazioni fotochimiche con  l’aggiunta  a un reattore di trattamento dell’acqua contenente solfito ed esposizione alla luce UV. Stanno sempre guardando la luna nel pozzo:  stanno sempre  parlando di acqua e non anche di suolo e atmosfera, il lentissimo processo utilizza una quantità enorme di  energia senza riuscire a smantellare  i forti legami carbonio-fluoro.  Anche l’incorporazione di ioduro nel trattamento UV e solfito, non ha spostato  i termini dei problemi. Ma come si fa a pensare di “mettere in salamoia” le falde sotterranee sotto la Solvay di Spinetta, il cielo sopra Alessandria, i fiumi dal Bormida fino all’Adriatico?

Solvay non ci pensa neanche. Ha la sua strategia. Vincente: senza il Disegno di Legge Crucioli.

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.

I processi di Vicenza e Alessandria affronteranno il nodo dei risarcimenti alle Vittime dei Pfas?

Nella vignetta del 2010 il mega dott. prof. gran matricolat.

Vincente la strategia Solvay (senza il DDL Crucioli) almeno la Giustizia assicurerà nei Tribunali i risarcimenti alle Vittime? Ma i processi di Vicenza e Alessandria lo affronteranno questo nodo dei risarcimenti alle Vittime dei Pfas?

Se sì, il dottor Giovanni Costa, secondo chi scrive, dovrebbe sedere sul banco degli imputati ai processi di Alessandria (Solvay) e Vicenza (Miteni), invece probabilmente sarà chiamato dalle difese a testimoniare spacciato come consulente, a coprire come foglia di fico la condotta dolosa dei dirigenti.

 A testimoniare cioè, come anticipato di recente dagli avvocati di Solvay /Santamaria e Bolognesi), che le due aziende da 20 anni avevano effettuato “il biomonitoraggio di tutti i lavoratori potenzialmente esposti ai PFAS nell’ambito del programma di sorveglianza sanitaria, utilizzando sempre le migliori tecniche di laboratorio e metodologie di analisi in collaborazione con i più accreditati Istituti sanitari autorizzati. I risultati delle analisi non destano alcuna preoccupazione dal punto di vista clinico-tossicologico. La sorveglianza medica pluriennale, continua e costante dei dipendenti, non indica correlazioni con effetti patologici associati all’esposizione professionale ai PFAS”. Il medico “accreditato” (addirittura professore) preposto alla sorveglianza era infatti Giovanni Costa, che regolarmente incontrava i lavoratori per rassicurarli sulle loro condizioni di salute presenti e future. Tutti da sempre sani, e ora non risarcibili.

Mi piacerebbe nelle aule dei tribunali di Vicenza e Alessandria sottoporre, in contradditorio, le 24 domande sulle  quali nel 2010 (l’anno dopo il mio esposto alla Procura)  Costa era sfuggito ad un incontro pubblico, benché sfidato sui giornali.  Così concludeva  la ventiquattresima domanda: “24) In conclusione, dott. Costa, Lei è d’accordo con Solvay che rassicurante sostiene essere questa sostanza – che provoca tumori/ malformazioni/alterazioni sessuali –  pressoché innocua o benefica all’uomo italiano, anzi associata a cromo esavalente e a una montagna di altri 20 veleni che colano nelle falde acquifere?
Oppure ammette che, dopo gli studi internazionali, dopo i miliardi di risarcimenti, dopo che è messo al bando in tutto il mondo perché tossico/teratogeno/mutageno/cancerogeno, il PFOA deve essere finalmente, oggi, senza rinvii, eliminato dalle lavorazioni dello stabilimento di Spinetta Marengo  che contaminano il sangue di lavoratori e cittadini, e avvelenano le falde e i fiumi Bormida, Tanaro e Po fino alla foce, e che debbono essere indennizzati i danni alle persone e all’ambiente?
I lavoratori e i cittadini si costituiranno parti civili al processo”.
Analogamente le domande potevano essere rivolte a Vicenza per la Miteni di Trissino.

Solo nel 2016 Costa sarà costretto a rispondere alla Commissione parlamentare di inchiesta sugli ecoreati , per quanto riguarda la Miteni. La Commissione (presidente Stefano Vignaroli ) commenta le relazioni del “professore”. Innanzitutto contesta le sue affermazioni che, nel corso degli anni, vi sarebbe stata una costante diminuzione delle quantità di PFAS presenti nel siero dei dipendenti, e che le elevatissime concentrazioni ematiche sarebbero da considerate come “limite accettabile” nei lavoratori esposti. La Commissione contesta le sue conclusioni “cliniche” che  affermano “…il controllo periodico dei lavoratori non ha rilevato significative alterazioni del loro stato di salute, sia dal punto di vista clinico generale che a livello degli indicatori biologici di effetto a carico di organi/sistemi bersaglio (in particolare quelli emopoietico, epatico, renale e metabolico). Le loro condizioni di salute sono soddisfacenti e non emergono elementi che indichino un significativo rischio di patologie correlate al lavoro, che risulta attualmente ben controllato e da considerarsi ragionevolmente entro i limiti di ampia accettabilità. Per quanto riguarda in particolare l’esposizione a PFOA, i risultati del monitoraggio biologico confermano il trend alla progressiva riduzione dell’esposizione, e conseguente concentrazione nel sangue, pur se il processo è lento e vi sono ancora sporadici casi di modesto assorbimento.”.

La  Commissione  contesta ogni attendibilità: “Accade che si è in presenza di conclusioni che poggiano su esami emato-chimici e delle urine, i cui dati tuttavia non vengono esposti, in quanto coperti da omissis, sicché è esclusa ogni possibilità di una loro verifica. Nulla viene detto in ordine all’esecuzione di accertamenti specifici sulla funzionalità nel tempo degli organi ritenuti maggiormente esposti ai composti perfluoroalchilici, quali la tiroide, i reni o il fegato, né sull’eventuale accertamento di malattie correlate a esposizioni prolungate nel tempo. In particolare non vi è cenno alcuno sulle eventuali patologie sub-letali”.

Conclude la Commissione d’Inchiesta: “In realtà, l’unico obiettivo delle varie relazioni del professor Costa sembra essere, per un verso, quello di dimostrare il rispetto dei valori di riferimento indicati, come invece  si è visto molto elevati e, per altro verso, l’assenza di ‘significativo rischio di patologie correlate al lavoro’, ‘pur nella lenta eliminazione della sostanza (PFOA) dovuta alla sua lunga emivita biologica’. Si tratta – ad avviso della Commissione di inchiesta – di una grave carenza metodologica, posto che il monitoraggio dei lavoratori  ha un senso non in relazione al rispetto di parametri astratti – peraltro, come si è visto – molto elevati, bensì in relazione alla verifica del loro effettivo stato di salute, dopo anni di assorbimento di sostanze perfluoroalchiliche, che come si è visto sono potenzialmente pericolose.

Di queste pericolosità Costa si è disinteressato per coprire gli interessi aziendali. La Commissione infatti  riporta gli studi internazionali: “Le correlazioni tra l’esposizione alle sostanze perfluoroalchiliche e l’insorgenza di numerose patologie in seguito ad esposizioni prolungate. Tra queste si possono qui brevemente ricordare: ipercolesterolemia, colite ulcerosa, malattie tiroidee, tumori del testicolo e del rene, ipertensione indotta dalla gravidanza e preeclampsia, nonché associazioni con varie patologie cardiovascolari quali arteriosclerosi, ischemie cerebrali e cardiache, infarto miocardico acuto e diabete. Queste considerazioni diventano tanto più gravi se si guarda ad alcuni studi che indicano anche dati quantitativi nella associazione tra l’insorgenza delle patologie e le concentrazioni di esposizione.”

Come si legge, la censura a Giovanni  Costa  della Commissione parlamentare di inchiesta sugli ecoreati  è inesorabile, eppure sarà quella la linea di difesa aziendale ai processi di Vicenza e Alessandria, ammesso e non concesso che in sede penale  verranno affrontati i risarcimenti per le Vittime Parti Civili. Ad Alessandria, Solvay contesterà innanzitutto l’Indagine epidemiologica dell’Università di Liegi, ma non solo.

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro

Otto indagini epidemiologiche non bastano per risarcire le vittime del disastro sanitario di Alessandria?

Insieme all’Indagine epidemiologica dell’Università di Liegi, cercando di  screditarla a mezzo dei suoi prezzolati consulenti (tipo Costa), in tribunale Solvay contesterà tutte le Indagini epidemiologiche precedenti.

L’indagine epidemiologa dell’Università di Liegi, alla quale abbiamo collaborato, è la prima mirata sulle analisi del sangue per i Pfas della popolazione alessandrina, come chiedevamo invano dal 2009 anche con esposti  in magistratura.  Pur senza questa decisiva importante caratteristica, nei decenni precedenti  non erano certo  mancate indagini epidemiologiche. Ne avevamo infatti molte altre (su cui cercammo anche di attivare la preoccupazione sanitaria istituzionale).   

Avevamo già l’Indagine epidemiologica dell’ASL Alessandria  – sugli abitanti – –  1° step dal 2004 al 2005 a) pediatria b) mortalità 2004-2005 c) ricoveri ospedalieri 2004 – – 2° step dal 1996 al 2008 a) mortalità 2004-2005 b) mortalità 1996-2008.

Avevamo già l’Indagine epidemiologica della ASL Torino commissionata dalla Procura di Alessandria – sui lavoratori – – occupati dal 1981 al 2009 , sopravviventi al 1996 – – ricoverati in ospedale dal 1996 al 2009.

Avevamo già la “Valutazione dello stato di salute dei residenti nell’area Fraschetta del Comune di Alessandria: studio di mortalità locale (1996-2014)” dell’ASL AL (dott. Claudio Rabagliati, Gerardo Bonomo), che metteva  in rilievo le  patologie respiratorio, cardiovascolare e tumorale correlabili all’inquinamento atmosferico. 

“Partendo dai Grandi gruppi di cause di morte, è risultato statisticamente significativo, in eccesso, con un valore superiore rispetto alla media regionale e provinciale (=100) il seguente grande gruppo di malattie su tutta la popolazione:- Stati Morbosi Maldefiniti (+236,6% vs. regione e +126,2% vs. provincia). In particolare Melanoma (+75,2% vs. regione e +85,3% vs. provincia);- Tumore del rene (+55,5% vs. regione e +62,8% vs. provincia); Tumori laringe (+50,8% vs. regione e +46,1% vs. provincia); – Tumori polmoni (+5,0% vs. regione); – Mesotelioma (+58,3% vs. regione);- Tumore esofago (+9,7% vs. regione e +18,8% vs. provincia); – Tumori stomaco (+15,3% vs. regione e +12,2% vs. provincia); – Tumori pancreas (+25,0% vs. regione e +14,4% vs. provincia); – Tumore vescica (+18,4% vs. provincia); – Sclerosi multipla (+60,9% vs. regione e +39,3% vs. provincia); – Ipertensione arteriosa (+12,0% vs. regione e +23,4% vs. provincia); – Cirrosi epatica (+24,1% vs. regione e +13,0% vs. provincia). Tra i maschi si rileva una superiore mortalità locale statisticamente significativa”.

Dopo 149 pagine, l’indagine conclude che “Al fine di rendere più robusta e ulteriormente significativa l’analisi dell’eccesso di mortalità locale, occorrono   successivi step epidemiologici…”  …insomma, occorre indagare il nesso tra effetto (malattie) e causa (polo chimico di Spinetta Marengo).

A questo proposito, avevamo già una Tesi di laurea magistrale “Analisi epidemiologica della mortalità per cause, generali e specifiche, e  ricerca delle possibili correlazioni con gli inquinanti ambientali nell’area della Fraschetta  (1996-2012)” di Martina Augusti, relatore Paolo Trivero, correlatore Claudio Rabagliati, dell’Università degli studi del Piemonte orientale Amedeo Avogadro” dipartimento di scienze e innovazione tecnologica. 

In  166 pagine, si dimostra, dall’incrocio dei dati epidemiologici con i dati ambientali, la correlazione dell’eccesso di mortalità respiratorie cardiovascolari e tumorali con l’aumento atmosferico delle sostanze inquinanti.  Il “focolaio” nel  polo chimico è immediatamente individuato: tra le numerose tabelle esplicative, per tutte è esemplificativa

(Fig. 66) la Cartina del territorio della Fraschetta ove riportato il numero di decessi per patologie tumorali, suddivisi per sobborgo (in verde – Spinetta Marengo, Litta Parodi, Cascinagrossa, Mandrogne, San Giuliano Vecchio, San Giuliano Nuovo, Lobbi, Castelceriolo) e per sesso (in blu i maschi, in rosa le femmine). In rosso sono riportate le sorgenti d’inquinanti industriali.

Avevamo già in 81 pagine lo “Studio epidemiologico di sorveglianza pediatrica nella Circoscrizione della Fraschetta (2004-2005)” dell’ASL 20 (dott. Antonietta Brezzi e Claudio Rabagliati) avente per oggetto i bambini nella fascia d’età 0-14 anni. Conclusione: le principali patologie associabili all’inquinamento atmosferico sono quelle respiratorie, cardiovascolari e tumorali. Il piano di sorveglianza pediatrica non fu mai più aggiornato, malgrado che dal Veneto gli screening dimostrassero l’associazione tra l’esposizione da Pfas e le natività con basso peso per età gestionale, difetti congeniti al cuore ecc. fino ai disturbi cognitivi e socio emotivi dei bambini. 

Avevamo già in 41 pagine l’ “Analisi dello stato di salute della popolazione della frazione Fraschetta comune di Alessandria (AL) Studio epidemiologico di morbosità 1996-2013” a cura dell’Arpa Piemonte (Moreno Demaria Barbara Lorusso,  Ennio Cadum). Al processo contro Solvay, nell’udienza del 17 giugno 2013,  Ennio Cadum testimonierà “Eccessi patologie del 30% -50% per cavo orale, rene, vescica, stomaco, bile ecc,  le malformazioni genetiche dei bambini: 80% in più della media alessandrina”, in particolare “L’eccesso di tumori all’assunzione di cromo esavalente per via orale”.

Avevamo già la presentazione in Comune dei “Risultati della prima fase dell’indagine sullo stato di salute della popolazione della Fraschetta (1996-2014”). Con i quali siamo così arrivati al 2017 ma siamo sempre alla “prima fase”, come non fossero già state sufficienti le indagini precedenti.

Dunque, a nome della mia associazione,  avevo contestato pubblicamente alla Giunta (centrosinistra) di Rita Rossa:  Rispetto a quanto da noi rivendicato, non è stata  presentata ma ulteriormente rinviata una Indagine sul rischio ambientale e sanitario, tramite corretta correlazione tra fattori di rischio e patologie e tramite disaggregazione analitica sulle diverse aree. Bensì si tratta di ennesimi  studi epidemiologici insufficienti e parziali, perciò reticenti. D’altronde le responsabilità del disastro ecosanitario della Fraschetta fanno parte integrante della storia complice o connivente delle Giunte, dell’Asl e dell’Arpa, a prescindere dalle accuse di collusione e concussione pur formulate dalla Solvay in Corte di Assise di Alessandria: atti che la Presidente ha trasmesso alla Procura della repubblica di Milano e al Consiglio superiore della magistratura. Tuttavia questa iniziativa di stampo preelettorale mette comunque in evidenza, malgrado i limiti e le reticenze, la consapevolezza popolare e scientifica che denunciamo incessantemente:  che a Spinetta si muore facile. Secondo noi si muore per cause ambientali, per inquinamento atmosferico e idrico, ad opera ella Solvay”. Avevamo  perciò  chiesto a Claudio Lombardi, assessore all’Ambiente e Salute, di dimettersi perché non meritava di essere coinvolto con le responsabilità della Giunta; ripetemmo cioè la richiesta fatta nel 2014  dopo che la Giunta aveva  bocciato in Consiglio la mozione 5Stelle che (ri)proponeva la nostra  proposta dell’ Osservatorio ambientale della Fraschetta e della collegata Indagine epidemiologica.

Avevamo già, nel 2019, la “Sintesi studio epidemiologico di morbosità (ricoveri ospedalieri) su una coorte di residenti nella frazione di Spinetta Marengo (Alessandria) a ridosso del polo chimico (1997-2017)”, a cura dell’Arpa Piemonte (Cristiana Ivaldi). Per una ventina di pagine,  siamo d’accapo  in presenza di una indagine epidemiologica di tipo ambientale, volta cioè a studiare esposizioni a fattori presenti nell’ambiente di vita che possano avere determinato effetti sulla salute dei residenti, NON sono quindi stati effettuati approfondimenti rispetto ai fattori di rischio collegati con esposizioni di tipo lavorativo. Dalla coorte sono stati  esclusi i lavoratori ed ex lavoratori del Polo Chimico  e i soggetti che hanno mutato il livello di esposizione nel tempo. Resta inoppugnabile che ci si ammala e si muore molto di più (con eccessi per mortalità da tumori fino al 161,5% sulle medie) che nel resto del territorio, in un’area circolare di circa tre km di raggio con centro il Polo Chimico, il quale emette in aria e acqua   da decenni grandi quantità dei composti fluorurati (C2F4, C3F6 , PFIB, PFAS, ADV, C6O4 etc). E’ evidente  la  stretta relazione tra  patologie e sostanze lavorate e smaltite, da dimostrare con l’epidemiologia. 

Questa, in breve, la Storia delle indagini epidemiologiche In Fraschetta  prima dell’indagine  dell’Università di Liegi, alla quale abbiamo collaborato, che è la sola mirata sulle analisi del sangue per i Pfas della popolazione alessandrina, reclamate da  me dal 2009. In attesa delle vaghe promesse delle Amministrazioni che di questa Storia neppure vogliono conservare memoria. In attesa dei risarcimenti processuali alle Vittime.  

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro

Gli obiettivi della propaganda Solvay.

Dunque la propaganda Solvay da un lato tende a paralizzare Leggi parlamentari di bando totale dei Pfas e monitoraggi ambientali e sanitari della Regione Piemonte, nonché a perpetuare autorizzazioni provinciali di produzioni (C6O4 ADV) e anche di nuove e più vaste (Tecnoflon). Dall’altro lato si presta a condizionare ad Alessandria il secondo processo penale, avendo reiterato anzi aggravato i reati -disastro ambientale e omessa bonifica- condannati nel primo e quindi chiaramente configurabili come dolosi. Soprattutto come effetti di catastrofe sanitaria.

Nel contempo a Vicenza è già in corso il procedimento penale per i Pfas della  Miteni di Trissino.  Insomma leggi e sentenze influiranno sulle vicende dei territori italiani inquinati da Pfas, a cominciare da quelli veneti: la lavorazione delle concerie è una bomba ad orologeria (che già grava sul fiume Fratta-Gorzone, a tal punto che ne è vietata la pesca e il prelievo).

Si comprende quanto, per il territorio alessandrino, Solvay di Spinetta Marengo spinga le storiche complicità istituzionali a omettere le analisi del sangue e a stemperare le indagini epidemiologiche che dimostrano la “correlazione stretta”, non solo la diffusione, delle patologie  legate all’avvelenamento dei Pfas nel sangue e nei tessuti biologici. Le malattie riscontrate dagli studi scientifici partono dall’infecondità e dai disturbi neotali per arrivare a diabete, malattie degenerative, tumori eccetera. Peraltro queste complicità criminose già emergono al processo di Vicenza. Nel complesso si tratta di reati di “strage sociale” continuata e senziente, scientifica, ad opera di chi, azienda e istituzione, era consapevole e cosciente del proprio operato.

Un capitolo merita la bonifica. Per Solvay (in piena attività) non è bastata la condanna della Cassazione. Per Miteni (chiusa) non saranno gli acquirenti indiani a provvedere. In entrambi, stante la (complice) latitanza della politica, la bonifica si trasforma in   un grande affare di denari e appalti, gestiti e pilotati dagli stessi che ostacolano la “bonifica profonda” dei territori perché tale operazione vorrebbe dire spesa senza rientro, mentre i profitti di tipo parassitario/mafioso arrivano da quei meccanismi clientelari nei quali, cosa ancor più grave nei casi emergenziali e di salute pubblica, si continua a muso duro a macinare denaro pubblico nel modo più banditesco possibile. Fa riflettere questa foto

del deposito clandestino di Pfas C6O4 di Tortona, tratta dal nostro Sito https://www.rete-ambientalista.it/2020/11/12/tonnellate-di-pfas-c6o4-in-un-deposito-clandestino/ .

Dettiamo noi al governo e al parlamento la legge che metta al bando i Pfas in Italia. Intanto la Regione Piemonte blocchi subito la Solvay di Spinetta Marengo.

I BAMBINI ALESSANDRINI LE PRINCIPALI VITTIME.

Chi si ricorda che nel lontano 2009, contemporaneamente  alla nostra campagna nazionale contro i danni  da Pfas (dai pesci mutanti alle pentole antiaderenti ecc.) avevamo nel primo degli otto esposti alla procura della Repubblica, insieme agli studi scientifici internazionali, già  fatto particolare riferimento a due -lungamente rivendicate – indagini epidemiologiche? Quella dell’Asl Alessandria  e quella della ASL Torino commissionata dalla Procura di Alessandria, tra il 1996 e il 2008. Entrambe per l’area della Fraschetta: circoscrizione di 16mila abitanti, di cui la metà a Spinetta Marengo. La prima sugli abitanti, la seconda sui lavoratori della Solvay (ex Montedison).

Chi si ricorda che uno step riguardava lo  “Studio di sorveglianza pediatrica finalizzato al monitoraggio delle patologie respiratorie e allergiche d’interesse per la popolazione suscettibile infantile, sulla base delle rilevazioni effettuate dai medici pediatri sentinella nel periodo novembre 2004-dicembre 2005”? Chi si ricorda quanto allarmammo l’opinione pubblica su quei dati? In particolare perché le patologie pediatriche si rivelano con sintomi più alti e in peggioramento man mano che ci si avvicina allo stabilimento di Spinetta Marengo.

Chi si ricorda che quello studio non ebbe un seguito epidemiologico? Malgrado contenesse l’allarmata raccomandazione: Il diffuso aumento delle patologie  rispetto al passato suggerirebbe il mantenimento nel tempo delle attività di sorveglianza e controllo sulle malattie pediatriche, respiratorie e allergiche, nell’area della Fraschetta”. Monito ripetuto 15 anni dopo nello studio epidemiologico di Cristiana Ivaldi neo responsabile Arpa Piemonte :  “Nel sottogruppo di età 0-14 anni, si evidenzia un aumento dei ricoveri per patologie neurologiche (+ 86%)  che andrebbe ulteriormente investigato”.

Dunque il disinteresse di Regione Piemonte e Comune e Provincia di Alessandria è totale. Se confrontato agli studi e ai pur timidi progetti in Veneto: dalle gravidanze ed esiti neonatali, incremento di pre-eclampsia, diabete gravidico e nati con basso peso per età gestionale, anomalie del sistema nervoso e difetti congeniti al cuore, fino all’associazione tra esposizione ai Pfas  e competenze cognitive e socio emotive dei bambini. E’ un disinteresse colpevole, anzi doloso, nella piena consapevolezza che dallo stabilimento di Spinetta Marengo si sprigiona in aria e acqua  uno smisurato mix di sostanze tossiche e cancerogene, un cocktail letale per la popolazione e soprattutto per i bambini. Come confermano gli studi scientifici.

Dunque, la Regione Piemonte, tramite la Provincia di  Alessandria di concerto con il Comune, ha il dovere primario di tutelare la salute della propria e altrui popolazione, e dunque sulla base della enorme mole di studi scientifici nazionali e internazionali prodotti, che vanno ben oltre il principio di precauzione, nonchè in pregio delle censorie prese di posizione  di Onu e Commissione parlamentare ecomafie, e dunque a prescindere dalla legge nazionale in divenire che regola la materia, dunque la Regione Piemonte ha il dovere di fissare immediatamente  limiti zero agli scarichi acqua-aria dei Pfas della Solvay di Spinetta Marengo.

RAPPORTO ONU E STUDIO EUROPEO.

Nella piena consapevolezza degli studi scientifici, il rapporto dello special rapporteur dell’Onu per i diritti umani e l’ambiente, David Boyd, chiede che il mondo deve mettere immediatamente al bando i “forever chemicals” e scrivere la parola fine sul capitolo dell’inquinamento da PFAS: una piaga tre volte più pesante del covid, una proliferazione che  interseca e aumenta altri danni all’ambiente e al clima, come il cambiamento climatico e la perdita di diversità biologica”. 

Gli studi scientifici confermano che i bambini sono le principali vittime dell’inquinamento, soprattutto quando questo è composto da un mix di sostanze  chimiche, in particolare  per le sue interferenze  sul sistema endocrino ad iniziare dai feti. Nel mix della Solvay di Spinetta Marengo spiccano appunto bisfenolo A (Bpa) e composti perfluorurati (Pfas: Pfoa, C6O4, Adv).

Un poderoso studio europeo, Edc-MixRisk appena pubblicato sulla rivista scientifica Science (vedi Nota), mette in relazione l’esposizione ad un mix di sostanze chimiche ambientali al rischio di deficit neurologico nei bambini, in particolare nel ritardo nel linguaggio. La ricerca ha implicazioni enormi e pone le basi per una revisione radicale delle politiche nazionali e internazionali delle valutazioni del rischio chimico, finora basate solo sull’esame di singole sostanze e non di loro miscele. Perché sta proprio qui la grande autorità di questo lavoro: le valutazioni dei rischi di salute pubblica da esposizioni ambientali andranno fatte considerando l’interazione di più elementi che, interferendo col nostro sistema endocrino, può provocare danni molto rilevanti. Insomma, decade completamente il concetto di dose tossica minima per le singole sostanze chimiche, a prescindere da qualunque presunto limite di legge diverso da zero.

“E’ improcrastinabile un adeguamento legislativo.“–ammonisce Giuseppe Testa,  professore di biologia molecolare all’università di Milano, direttore del centro di neurogenomica allo Human Technopole e group leader nel dipartimento di Oncologia sperimentale allo IEOo Istituto Europeo di Oncologia – E’ indispensabile  che la nostra ricerca, finanziata proprio dalla Commissione europea, venga letta con attenzione dai legislatori, dai produttori e dai cittadini disposti a mobilitarsi. Noi abbiamo fatto la nostra parte, ora tocca agli altri attori della società fare la loro”.

IMPROCRASTINABILE UN INTERVENTO LEGISLATIVO

“E’ improcrastinabile un adeguamento legislativo.“ Ebbene, da parte nostra, che da anni immemorabili siamo mobilitati, abbozziamo qui di seguito le linee guida di una

Legge che disciplini la produzione e l’uso delle sostanze poli e perfluoroalchiliche (PFAS). 

1) Nella prospettiva –avviata nelle Nazioni più consapevoli-  che l’utilizzo dei Pfas sia escluso in qualunque gamma di derivati , preso atto degli studi scientifici nazionali e internazionali, nonché degli indirizzi e delle ammonizioni della Commissione parlamentare Ecomafie e dell’ONU,

  1. a) l’Italia ne vieta la produzione dal ,
  2. b)  e a tal fine stabilisce che entro quella data i limiti di scarico in aria e acqua siano portati a zero, al pari delle acque potabili.

2)  Le Autorità preposte (Stato, Regioni, Enti locali)

  1. a) devono porre in essere tutte le azioni rivolte a monitorare lo stato di salute dei lavoratori e dei cittadini  che hanno subìto gli effetti degli inquinamenti da Pfas,
  2. b) nonché a monitorare lo stato di salute dell’ambiente per le relative bonifiche,
  3. c) e a tal fine devono anche porre a carico delle aziende responsabili i relativi costi e oneri risarcitori e sanitari, secondo il principio “chi inquina paghi”.

Limiti zero Pfas nel sangue: non si discute!

Tira e molla e lascia andare. Si discutono i limiti di contaminazione dei PFAS nelle acque. Chi tira come noi: devono essere zero. Chi molla come i governi e le amministrazioni giocando sulle percentuali: 0,1 % si e no 0,5% sì e no. Chi come Solvay se ne frega dei limiti. Meno attenzione c’è sui limiti Pfas in atmosfera dimenticando che, in numerosa compagnia, dall’acqua i pfas vanno in aria e ritornano in acqua, passando nello stomaco e nei polmoni di uomini e animali, nelle foglie e nelle radici.

Non sarebbe  perciò ammissibile  non parlare  dei Pfas nel sangue. I Pfas sono veleni tossico cancerogeni che non esistono in natura, li ha inventati l’uomo. Dunque  gli zero virgola nel sangue sono avvelenamenti. Punto e basta.  Dove le analisi li rintracciano: dunque bisogna eliminare consumi e produzioni. Ma Solvay non vuole rinunciare ai profitti e continua in Spinetta Marengo a produrre C6O4 e ADV  con la complicità della provincia di Alessandria. Ciò è criminale quando il contesto sanitario è quello delle indagini epidemiologiche:  tumori a Spinetta sono  fino al 50% superiori rispetto al resto della città. Clicca qui La Stampa.

Da lustri, e da almeno 14 anni con formali esposti, sto chiedendo alla Magistratura di intervenire. Mi ripeterò venerdì 8 ottobre  al Convegno organizzato da Greenpeace, Legambiente e Movimento di lotta per la salute Maccacaro: una Conferenza di approfondimento scientifico sui PFAS (Pfoa, C6O4 Adv) con interventi anche di esperti nazionali, medici, scienziati, avvocati e attivisti di  Greenpeace Italia, ISDE Medici per l’Ambiente, Legambiente,  IRSA-CNR Istituto di ricerca sulle acque, Pfas Land, WWF, Mamme No Pfas.  Alla conferenza sarà propedeutica venerdì 1° ottobre alle ore 20,45 la proiezione del film “The Devil We Know”(2018), documentario investigativo della regista Stephanie Soechtig sui rischi per la salute derivanti dall’acido perfluoroottanoico: il famigerato PFAS PFOA ben noto nelle drammatiche vicende di Miteni di Trissino e Solvay di Spinetta Marengo.

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.

Miteni ha chiuso.

La Miteni di Trissino ha chiuso le produzioni ma ha lasciato una eredità ecosanitaria drammatica. Sono almeno 350mila gli abitanti del Veneto che attingono le acque inquinate da Miteni: clicca qui il video della  Conferenza finale del progetto LIFE PHOENIX.

I Pfas non li hanno solo bevuti dalla falda acquifera, ma anche mangiati con prodotti di tutta la catena alimentare coltivata e allevata nella zona dell’inquinamento. Nascosto dalla Regione, desecretato dal Tar, lo Studio  del “Piano di campionamento degli alimenti per la ricerca di sostanze Perfluoroalchiliche” era stato realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità. Clicca qui anche qui.  

Nascondendo di dati, le autorità locali e gli enti di controllo ambientali  hanno ritardato gli studi epidemiologici,  gli interventi amministrativi di bonifica e le indagini penali a carico dell’azienda chimica Miteni: clicca qui.  Dunque a Vicenza si celebra, prossima udienza il 30 settembre,  uno dei  più grandi processi ambientali in Italia, gemello di Alessandria, clicca qui.

Piombo nel sangue e arsenico nelle urine dei bambini di Taranto.

La ricerca epidemiologica pubblicata sulla prestigiosa internazionale “Nature” (clicca qui) certifica l’effetto sinergico del piombo e dell’arsenico dei bambini di Taranto più esposti, ossia quelli più vicini al polo industriale. Questo studio riprende, continua e approfondisce uno studio già condotto a Taranto sull’impatto che l’inquinamento industriale ha sul quoziente di intelligenza dei bambini. Effetto sinergico significa che gli effetti del piombo e dell’arsenico non solo si sommano ma si amplificano reciprocamente con effetti che lo studio dimostra. Avvertimento ai ministri Speranza e Cingolani: ci rivolgiamo al Comitato delle Nazioni Unite sui diritti del bambino, con sede a Ginevra. Fermate gli impianti dell’area a caldo dell’ILVA. Clicca qui.

Mortalità prima e dopo Covid.

2018. Il nostro Carmelo Ciniglio presenta a Tortona il primo REC piemontese.

Il Referto Epidemiologico Comunale (REC) consente di effettuare un monitoraggio affidabile, economico e tempestivo della mortalità totale in tutte le

circoscrizioni di un intero comune. Clicca qui il Referto epidemiologico comunale di Genova nel periodo COVID (2020) raffrontato con quello pre-COVID (2009-2019). Il lavoro è stato prodotto grazie al fattivo contributo di:  V. Gennaro, G. Tagliabue, A. Tittarelli, M. Bertoldi, G. Barigelletti, C. Tresoldi, V. Balbo, S. Rizzieri, M. D’Orazi, P. Contiero.

Gli obiettivi sono: analizzare le disuguaglianze epidemiologiche spazio-temporali per genere e anno solare nel periodo 2009-2020 nell’insieme della mortalità totale registrata tra i residenti in ognuna delle 25 circoscrizione di Genova, al netto dell’effetto età e con riferimento comunale. In particolare si vuole valutare le differenze tra periodo COVID-19 (2020) e l’anno precedente (2019).

I Movimenti in piazza mentre Solvay avvia lo scacco matto per il PFAS. Ma se la Procura…

La partita ora si svolge in Tribunale. Anche se non c’è più stato il tempo, soprattutto in epoca covid, di spostare il 13 marzo davanti al palazzo di giustizia di Alessandria la manifestazione organizzata di fronte alle sedi di Provincia e Comune. Pochi giorni avanti infatti la connivente Provincia ha annunciato la definitiva autorizzazione AIA alla Solvay di Spinetta Marengo per il tossico e cancerogeno Pfas C6O4. Questa ha rappresentato la prima  mossa della lunga partita a scacchi che la casa madre belga intende concludere con lo scacco matto ai Movimenti  risoluti per la fermata dei famigerati Pfas (C6O4 e ADV) che stanno – secondo le tragiche indagini epidemiologiche e idrogeologiche – proseguendo la devastazione sanitaria e ambientale  avviata dal famigerato fratello Pfoa, a tacere degli altri 21 veleni mai bonificati in falda, acquedotti e atmosfera.

Dunque, invece di fermare C6O4 e ADV, prima mossa: la Provincia,  che (con Comune e Regione) bada ai voti leghisti e alle relazioni industriali, rilascia l’AIA e scarica la patata bollente ai tribunali affermando:  “Visto che la Procura ci ha avviato contro, sulla scia della sentenza di Cassazione e sulla spinta dei Movimenti, procedimento penale per disastro ambientale e omessa bonifica, si assuma perciò la Procura la responsabilità di fermare gli impianti”. Altrimenti – ha studiato Bruxelles – andiamo avanti con le mosse successive, cioè il processo di primo grado, poi quello di appello e poi di cassazione; passano cioè almeno altri dieci anni e noi con l’AIA provinciale,  il minimo di  manutenzione e l’occhio opaco di Arpa e Asl e sindacati, nel frattempo consolidiamo i profitti sfruttando gli impianti fino all’osso, tanto la gente è assuefatta agli inquinamenti che peraltro noi spergiuriamo inesistenti. Infine, ultima mossa, saremo capaci noi di chiudere gli impianti. 

Per il dopo scacco matto, cioè per non pagare la bonifica, è già pronta la mossa del cavallo, collaudata a Livorno per lo stabilimento di  Rosignano analogamente sottoposto a  procedimenti giudiziari per catastrofi ambientali. Consiste nello scorporo in una nuova società, una legal entity scollegata dalla casa madre, un nuovo soggetto industriale su cui scaricare le  responsabilità processuali.

Nello schema scacchistico di Solvay sono da valutare due variabili. Una è che il ministero della transizione ecologica fissi limiti zero alle emissioni dei Pfas: equivalente all’automatica fermata degli impianti. Eventualità assai improbabile perché già disimpegnata dal precedente ministero per l’ambiente (addirittura grillino). L’altra preoccupa la multinazionale belga sulla base dell’eclatante emergenza sanitaria ed ecologica: la fermata degli impianti inquinanti da parte della Procura: già oggi, prima di aprire il processo, senza attendere altre “pistole fumanti”.  C’è il precedente dell’Ilva di Taranto.

Perciò da oggi l’interlocutore principale per noi, con ComitatoStopSolvay e Legambiente, diventa il Tribunale di Alessandria, davanti al quale è facile prevedere le prossime manifestazioni popolari che magari ripetano quella del 23 marzo a Vicenza. A maggior ragione se è vero quanto afferma la Provincia (clicca qui) di essere d’accordo con i PM Eleonora Guerra e Fabrizio Alessandria. 

Si fa a gara nell’interpretare ottimisticamente i primi rallentamenti della curva dei contagi.

Eppure i dati epidemiologici sono eloquenti. Eppure i vaccini sono dichiarati in tempi record efficaci e sicuri dalle stesse multinazionali che li producono, ma non sappiamo se impediscono la trasmissione del virus o si limitino a proteggere da forme gravi i vaccinati, né  quanto duri l’immunità conferita, eccetera. Ancor meno si sa delle cure. La sottovalutazione delle  incognite a medio lungo termine produrrebbe conseguenze gravissime. La sottovalutazione più ricorrente è considerare  la pandemia come  un «incidente biologico», che senza preavviso ha colpito l’umanità e che può essere affrontato con farmaci e vaccini, e non come  il sintomo di una malattia cronica e rapidamente progressiva, che riguarda l’intera biosfera. Un dramma epocale inutilmente annunciato e che tenderà a prolungarsi e a ripetersi se non cambieranno le condizioni ambientali e sociali che lo hanno determinato. Fino agli annunci dell’imminenza di un evento pandemico catastrofico per l’umanità. Ernesto Burgio interviene a ricordarci che le pandemie sono drammi socio-sanitari ed economico-finanziari di enormi dimensioni che non potremo evitare senza ridurne le vere cause: deforestazioni, bio-invasioni, cambiamenti climatici e dissesti sociali (a partire dalle immense megalopoli del Sud del mondo). E soprattutto se alle strategie di contenimento del virus e di riduzione delle catene dei contagi  non seguirà una trasformazione radicale dei sistemi sanitari occidentali. (clicca qui)

Di cosa ci si occupa invece in Italia? Della proposta del ministro Boccia di anticipare di due ore la messa di Natale. Apriti cielo. Da destra l’hanno lapidato: eresia, giù le mani dal compleanno di Gesù. Un impasto di ignoranza e malafede. Cucinato per quegli elettori ancora convinti, anche dopo la “scoperta” che la Terra non è piatta,  che a Nazareth Gesù sia nato alle 24.00 in punto del 25 dicembre di 2020 anni fa sotto il segno del Capricorno. Nascita che andrebbe celebrata nel fuso orario italiano, tutt’altro che corrispondente alle messe di mezzanotte degli altri 23 fusi orari.  La chiesta cattolica stabilì solo nel IV secolo la festa: convenzionalmente perché nessun vangelo cita il giorno del compleanno, anzi, neppure l’anno, che infatti gli storici  collocano tra il 7 e il 4 avanti Cristo. Poi arriva un coglione che esibisce nei comizi il rosario al collo.

Solvay sguazza nella palude politica ed etica di Alessandria.

A sentirli oggi, dopo l’ultima drammatica indagine epidemiologica,  la palude dei politici e giornalisti alessandrini sembra abbia scoperto l’acqua calda.  Non tutti: ad essere precisi c’è chi fra loro ancora esprime il dilemma: bisogna approfondire se la catastrofe ecosanitaria è causata dal polo chimico di Spinetta Marengo, cercare la pistola fumante, il nesso tra morti e assassinii. Clicca qui  le spudorate affermazioni, ascoltate in consiglio comunale ad Alessandria, di assessore e Arpa: Paolo Borasio, Cristiana Ivaldi, Alberto Maffiotti, Enrico Guerci.  Approfondire se? Pistola fumante? Dopo 50 anni, durante i quali  ho scritto in tutte le salse locali e nazionali pagine spesse come vocabolari, questi travestiti da marziani non osano pronunciare il nome del fatidico colpevole: lo stabilimento Solvay, ex Montedison! Approfondire se? Pistola fumante? La rivendicazione dell’Osservatorio ambientale della Fraschetta è stato il tormentone ambientalista per un trentennio, amplificato da un’eco mediatica di rappresaglie padronali compreso il (mio) licenziamento. Nello stagno della complicità e della connivenza, giornalisti e amministratori nonché sindacalisti, avete stabilito un record di apnea volontaria che ancora oggi faticate a interrompere. Serrate gli occhi  infatti che anche abbiamo avanzato soluzioni precise per una bonifica vera e non finta, e opposto un no deciso ad autorizzare altro veleno Pfas.

Stante il ripetersi di questo storico vuoto politico (esemplare l’ineffabile assessore Borasio nel video clicca qui, la reazione delle minoranze consiliari (clicca qui) avrà l’effetto di un bicchiere d’acqua neppure fresca. Così dunque, duole dirlo, le iniziative  di Claudio Lombardi, l’unico tra gli assessori all’ambiente che ci diede ascolto promuovendo l’indagine epidemiologica, e che con Legambiente tenta di impedire l’ampliamento del C6O4: il sostituto del PFOA che denunciammo per la messa al bando dodici anni fa.

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.

Clicca qui un commento di Claudio Lombardi, dopo l’assemblea a Spinetta dei ragazzi Fridays For Future. I quali hanno programmato una manifestazione davanti alla Provincia di Alessandria alle 17:00 di sabato 22 febbraio.

N.B Il testo è stato inviato come comunicato stampa… ai giornalisti non embedded.

Toscana e Solvay, tumori, Pfas e Commissione Ecomafie.

Il campanello di allarme sulla situazione epidemiologica della fascia costiera livornese, col suo epicentro a Rosignano,  non è più suonato dalla  associazione fondata da Giulio Maccacaro, che a Livorno in passato rappresentò  la storica antagonista di Solvay ma che oggi è stata silenziata da arbitrati legali con la multinazionale belga. E’ infatti muta spettatrice nelle procure di fronte ad una entità oltremodo drammatica di decessi rilevati dal CNR e soprattutto all’interrelazione tra malattie e inquinanti dispersi nell’ambiente dalla Solvay: clicca qui . Eppure è addirittura scattato il  divieto di utilizzo dell’acqua dei pozzi a Rosignano Solvay (clicca qui); mentre la Lega tenta di silenziare Rai 3 Report (clicca qui) ,  dopo il servizio sulla Solvay di Rosignano che ha riacceso i riflettori su una situazione intollerabile dal punto di vista ambientale, giudiziario, sanitario ed economico: clicca qui.  I Cinquestelle replicano con una interrogazione urgente  che reclama la bonifica alla Regione Toscana ma evita di investire  il governo: clicca qui .  Nel mentre però anche l’emergenza PFAS si estende in Toscana: clicca qui ;  come registra la stessa audizione della Commissione Ecomafie: clicca qui .

Sindacati e cittadini di fronte al drammatico studio epidemiologico di Alessandria.

Le “Mamme No Pfas del Veneto interverranno a Spinetta Marengo“per portare la loro testimonianza di lotta alla ricerca di verità”, clicca il link https://www.vvox.it/2020/01/31/pfas-no-lezioni-da-enti-che-hanno-inquinato/ . Le Mamme sono davvero incazzate: https://www.facebook.com/mammedanordasud/?ref=page_internal .

E gli Alessandrini, in particolare gli Spinettesi, sono altrettanto incazzati? Sembrerebbe di no a leggere i  temi critici proposti dai sindacati CGIL e UIL in assemblea pubblica  (al link  https://radiogold.it/cronaca/212780-vivere-fraschetta-21-gennaio-incontro-salute-sicurezza-spinetta/) , cioè in scaletta di priorità: condizione delle strade, esondazione del Rio Lovassina, manutenzione degli edifici scolastici, cimiteri, spazzatura e… stato di salute. Lo slogan gridato è “16.500 cittadini della Fraschetta dicono basta!”.  Ben altro punto avrebbe dovuto essere all’ordine del giorno: “Lo studio epidemiologico di Arpa e Asl, dove i dati dei ricoveri ospedalieri fanno emergere che a Spinetta ci si ammala almeno il 50 per cento in più che nel resto della città”. Evidentemente sono considerate “Tutte bufale”, come è stato concesso di commentare al  capo del personale della Solvay, Paolo Bessone. Al riguardo, significativi sono i servizi su La Stampa, cliccali: https://www.lastampa.it/alessandria/2020/01/23/news/gli-abitanti-in-assemblea-spinetta-marengo-abbandonata-da-40-anni-1.38371736 . Che dire? Ancora una volta: gli spinettesi hanno la salute che si meritano! compresi i sindacati conniventi e collusi!

Un soprassalto di dignità è insorto (clicca qui: https://www.lastampa.it/alessandria/2020/01/23/news/spinetta-abbandonata-perche-non-c-e-stata-un-assemblea-pubblica-per-i-dati-sui-tumori-1.38371791 ) nel segretario provinciale CGIL  Franco Armosino, polemizzando contro il Comune per non aver presentato lo studio epidemiologico alla popolazione, soprassalto subito represso:  ipocritamente rinunciando a commentare i drammatici dati che pur conosce benissimo, se non altro perché completi glieli abbiamo perfino inviati. E’ lo stesso sindacato che per trenta  anni ha “tollerato” il PFOA (celeberrimo il volantino Filcea CGIL che ci rideva sopra) e che ora tace sul C6O4.

Alla Camera i Medici per l’Ambiente: Pfas un disastro sanitario.

I Medici per l’Ambiente alla Camera dei Deputati: è un disastro sanitario, i PFAS sono una delle più gravi emergenze ambientali mai affrontate, che richiede studi epidemiologici e interventi di bonifica. Clicca i link sui giornali e le TV:

https://www.repubblica.it/salute/medicina-e-ricerca/2020/01/16/news/pfas_in_veneto_tra_piu_gravi_emergenze_per_salute_e_ambiente-245940873/

http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-aa80c07f-8580-4a75-85db-05260a8457a4-tg1.html

https://www.rainews.it/tgr/veneto/video/2020/01/ven-medici-pfas-camera-documento-regione-veneto-36e6a716-aec2-4589-b32d-7c22156eba10.html

https://www.veronasera.it/attualita/pfas-isde-regione-veneto-18-gennaio-2020.html

No all’autorizzazione del pfas C6O4 della Solvay di Spinetta Marengo.

A maggior ragione dopo l’indagine epidemiologica ad Alessandria: un intero territorio nella morsa degli inquinanti e dei morti. Clicca qui  il Movimento di lotta per la salute Maccacaro. Clicca qui l’ex assessore all’ambiente.

Per le indagini in falda di Pfoa e C6O4, l’Arpa Piemonte applicherà anche per Spinetta il modello 3D dell’Arpav Veneto? Clicca qui.

Come già per la Solvay di  Spinetta, anche per la Miteni di Trissino le cosiddette barriere idrauliche non rappresentano assolutamente la bonifica, ma al più una messa in sicurezza temporanea. Clicca qui.

L’indagine epidemiologica ad Alessandria: un intero territorio nella morsa degli inquinanti e dei morti.

Seguirà una analisi puntuale appena in possesso del testo integrale. Sulla base dei dati presentati dal Comune di Alessandria, si può iniziare un commento. Innanzitutto stigmatizzare che si tratta di una indagine epidemiologica (1996-2016) mutilata della parte più importante che l’ex assessore Claudio Lombardi aveva chiesto e finanziato, cioè lo studio della correlazione tra causa ed effetto, tra inquinanti della Solvay e patologie, come da noi rivendicato da decenni con l’Osservatorio ambientale della Fraschetta (e non solo: noi chiedevamo anche la disaggregazione riferita ai soli lavoratori). Nessun dubbio che lo studio non sarà mai realizzato dalla nuova giunta.   

Dalla foto aerea (1), sono evidenziate (Arpa) tre zone di intensità di ricaduta degli inquinanti in atmosfera e nelle acque. A) Zona rossa ad alta esposizione, Spinetta Marengo a ridosso del polo chimico, 2.000 persone. B) Zona a media esposizione, sobborghi di Spinetta Marengo e Castelceriolo, oltre 7.000 persone. C) Zona a minore esposizione, la città di Alessandria e sobborghi, 130.000 abitanti.

Tabella 2.  Evidenzia le cause specifiche di morte per gli 8.000 abitanti di Spinetta, per ciascuna delle quali le percentuali del sobborgo sono superiori sia rispetto alla provincia di Alessandria che alla regione Piemonte (già a loro volta ai massimi livelli italiani). Per tutte le cause, nessuna esclusa, si muore di più, fino al 284%, soprattutto per tumori da inalazione e ingestione (laringe, trachea, polmoni, melanoma, rene, pancreas, leucemia, colon ecc.). I tumori nell’area Solvay sono superiori del 30% della pur alta media alessandrina. Fino al 50% per gli uomini, cioè per i lavoratori del polo chimico, stante l’evidente  stretta relazione tra  patologie e sostanze lavorate e smaltite.  Il 37% degli spinettesi, nel ventennio,  è morto per tumori maligni.

Tabella 3.  Tra i cancerogeni incriminati i Pfas: il PFOA per la cui eliminazione lanciammo una campagna nazionale dieci anni fa, e il C604 su cui Solvay vorrebbe dalla Provincia l’autorizzazione addirittura per un ampliamento. Nel prospetto sono evidenziati i gravi impatti sulla salute. A fronte dell’indagine epidemiologica la Solvay ha prontamente dichiarato: “La salute dei lavoratori e della comunità di Spinetta Marengo è per noi fondamentale”. Il sindaco Gianfranco Cuttica ne ha preso atto e ha ammonito i cittadini: “Dovete convivere con l’azienda”.     

Tabella 2
Tabella 3

Screening uro-andrologico agli studenti alessandrini.

A proposito di indagine epidemiologica, di interferenti endocrini, di Pfoa e C6O4,  la Struttura operativa complessa di Urologia dell’Ospedale di Novi Ligure e Tortona, in collaborazione con l’Urologia dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria, ha messo in campo un progetto rivolto agli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori del territorio: clicca qui. A sua volta il Dipartimento di Medicina, UOC Andrologia e Medicina della Riproduzione, Università di Padova, relaziona (clicca qui) su “L’impatto degli interferenti endocrini su sessualità e fertilità maschile” .

Salute e mortalità generale nei 25 quartieri di Genova.

Presentato il referto epidemiologico comunale (REC)  al congresso dell’Associazione italiana di epidemiologia (AIE) grazie alla collaborazione dell’ufficio statistico del Comune di Genova e del servizio di Epidemiologia ambientale dell’istituto tumori di Milano (INT). E’ in preparazione l’analisi per le 71 unità urbanistiche e la relativa mappatura. Contattare valerio.gennaro52@gmail.com

Indagine epidemiologica a Rosignano Solvay.

Passa in Consiglio la mozione di “Rosignano nel Cuore” e “M5s” sulla realizzazione di uno studio epidemiologico nel Comune di Rosignano Marittimo: clicca qui.

Neppure  esulta   “Avvocatura democratica” alias “Medicina democratica”  silenziata dalla conciliazione con Solvay.  Clicca qui.

Eppure la situazione di inquinamento è questa:  

Ascanio  Bernardeschi:  Nel silenzio degli ambientalisti, la Solvay depreda quasi gratuitamente le risorse del territorio e inquina ma le istituzioni locali e regionali a guida Pd le stendono tappeti di velluto. Clicca qui.

Patrizia Chimera:   In Toscana ci sono delle spiagge bianche che potrebbero far pensare ai Caraibi, ma che in realtà sono così a causa dell’inquinamento. Clicca qui.

I gravi dati epidemiologici dei Siti contaminati italiani sono adesso online.

Grazie alle proteste di PeaceLink, infine  il V Rapporto Sentieri relativo a tutti i SIN è apparso sul sito di Epidemiologia e Prevenzione. I M5s dovevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno. Adesso che sono al governo hanno nascosto nel cassetto il nuovo studio epidemiologico fin dopo le elezioni europee.

600 bambini nati malformati a Taranto: attentato alla salute con censura di Stato.

Un dato non presentato pubblicamente ai giornalisti prima delle elezioni europee bensì confinato in un angolino della Valutazione Danno Sanitario ILVA, che quasi nessuno ha letto. E così l’informazione non è diventata una notizia. Il M5s doveva aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno. Adesso che sono al governo hanno tenuto nel cassetto il nuovo studio epidemiologico Sentieri.

Allarme Acna/2. Liguria con il più alto tasso di cancro.

Secondo i dati Eurostat più recenti, la Liguria è l’area europea a più alto tasso di mortalità per cancro (364 decessi/Anno/100.000 ab.) Il “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” sottoscrive il documento (clicca qui) che Associazione Rinascita Valle Bormida,  WWF, Associazioni locali,  Associazione Lavoratori ACNA, presentano il 3 giugno quando il Comune di Cairo esibisce l’Indagine Epidemiologica eseguita dall’IST di Genova su 5 Comuni della Valle Bormida ligure (Altare, Carcare, Cosseria, Cairo e Dego).  Non contestiamo i risultati – comunque significativi – dell’IE, bensì i numeri con i quali è stata costruita e forniti da una ARPAL savonese quantomeno inefficiente e addomesticata.

Basta! L’Ilva va chiusa. Manifestazione il 4 maggio a Taranto.

Il tradimento dei Cinquestelle contestato ai ministri Di Maio (Mise), Grillo (Salute) e Costa (Ambiente)  al tavolo di confronto governo/associazioni .

Clicca qui il video con  Massimo Battista e Michele Riondino rappresentanti dei Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti”

Clicca qui il video con Alessandro Marescotti  presidente dell'”Associazione PeaceLink

Con la gestione Arcelor Mittal c’è più inquinamento di prima. Clicca qui i dati.

Primo Maggio a Taranto. Corteo e concerto autofinanziati da “Comitato cittadini  e lavoratori liberi e pensanti”.  Sul palco Movimenti e Artisti di tutta Italia. Michele Riondino: i Cinquestelle ci hanno sedotti e abbandonati. Se si vuole conciliare la salute con il lavoro: bisogna chiudere l’Ilva.  Clicca qui Maria Teresa Totaro (Il Fatto).

Osservatorio nazionale amianto: +500% di tumori tra i lavoratori Ilva. Clicca qui.

Indagine Epidemiologica nei Comuni di Altare, Cairo Montenotte, Carcare, Cosseria e Dego, ASL 2 Regione Liguria.

Realizzato dal Policlinico San Martino di Genova: clicca qui. Su questo studio, Comitato Sanitario Locale Val Bormida – WWF Sezione Savona – Progetto Vita e Ambiente – O.N.A. Osservatorio Nazionale Amianto Dipartimento Val Bormida – Are Valbormida, hanno chiesto alla Regione Liguria di fissare un immediato incontro pubblico per un suo approfondimento e un’estensione a tutti i Comuni della Val Bormida. Ritengono inoltre necessario che lo studio non debba limitarsi alle anomalie statistiche di mortalità e di morbilità ma debba essere esteso soprattutto all’identificazione delle cause. Siccome la Val Bormida si conclude nel Comune di Alessandria, analoghe iniziative sembrerebbero dovute anche per la Regione Piemonte.

Clicca qui Corriereal “Perché non anche per i Comuni della Valle Bormida alessandrina?”

Milano avvelenata. I bambini i più colpiti.

L’Associazione “Cittadini per l’aria” ha di nuovo piazzato le centraline davanti le scuole e i parchi giochi: fuorilegge le concentrazioni di biossido di azoto. Già nel 2017 gli epidemiologi avevano stimato 594 decessi aggiuntivi ogni anno, 1 ogni 15 ore. Nel 2018 già raggiunta la soglia massima di giorni con Pm10.
Clicca qui Gianni Barbacetto.

Migliaia di morti in più a Savona nelle aree della centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure.

I dati del CNR tenuti nascosti dalla Regione per mesi. Prossima l’udienza decisiva. Dal 30% al 60% di mortalità in eccesso, con punte del 100% di decessi per malattie respiratorie per le donne, e del 200% per i linfomi negli uomini. Confermati (e ulteriormente aggravati) i dati sanitari emersi anni fa dalla maxiconsulenza della Procura. Viene inoltre confermato il grande lavoro dei Comitati savonesi aderenti alla Rete fermiamo il carbone, con diffide, denunce, ricorsi e analisi sul territorio (con un costo di 120.000 euro frutto delle donazioni di singoli cittadini e associazioni)

Clicca qui Ferruccio Sansa “Il CNR: fino a 60% di morti in più vicino alla centrale”.

Screening sanitario urgente su inquinamento PFAS per i lavoratori Miteni di Trissino. Per il PFOA della Solvay di Spinetta Marengo invece…

Lo screening è chiesto dai rappresentanti sindacali per la sicurezza ed ambiente veneti, sempre più preoccupati per i dati recenti di Commissione tecnica Regione Veneto, Commissione parlamentare d’inchiesta e Servizio epidemiologico regionale. Scopo è l’inserimento dei lavoratori ed ex nel Piano regionale di sorveglianza della popolazione esposta a PFAS onde verificare lo stato di salute. Invece ad Alessandria i sindacati si fidano della Solvay, di concerto con l’inerte acquiescenza della sanità e della magistratura piemontese.
Clicca qui Veneto Economia “Miteni, dipendenti preoccupati da emergenza Pfas: screening urgente”. 
Clicca qui il Mattino di Padova “ L’inquinamento da Pfas riduce la fertilità nell’uomo”

 
 
 

Indagine epidemiologica Asl Arpa per il polo chimico di Spinetta Marengo. E il PFOA nel sangue?

Monitoraggio purtroppo limitato (appena 30mila euro di finanziamento dal Comune) a Solvay e al sobborgo, e non esteso, come abbiamo chiesto, all’area e alla popolazione della Fraschetta. Comprende uno studio di correlazione tra patologie (ricoveri ospedalieri, mortalità dal 1996) e distribuzione degli inquinanti. Quali inquinanti presi in esame? Sono previste per il Pfoa le analisi del sangue pubbliche per lavoratori e cittadini? Ancora una volta, da una Giunta all’altra, è stato eluso il confronto democratico e la partecipazione.

Da “sindaco per caso” a “sindaco a sua insaputa”.

Cuttica alla mostra “C’era una volta Cascinagrossa”

E’ il rischio che corre chi non si aspettava di essere eletto sindaco di Alessandria e che non sa che il suo compito è affrontare la più importante emergenza ambientale e sanitaria: la Fraschetta (Cascinagrossa è nella Fraschetta).

Iniziativa per inserire l’area Solvay di Spinetta Marengo tra i siti di interesse nazionale.

I SIN rappresentano aree contaminate molto estese classificate più pericolose dallo Stato Italiano e che necessitano di bonifica. Medicina democratica ha chiesto, e rinnova la richiesta al neo sindaco di Alessandria, di promuovere un Comitato scientifico internazionale considerata la complessità degli interventi di bonifica non gestibile a livello locale, preso atto delle richieste del Ministero dell’Ambiente nel processo e a maggior ragione dopo la sentenza in Corte di Assise. Alessandria sta pagando in salute l’inerzia del Comune: le bonifiche costano mediamente tra 450 mila a 1 milione di euro per ogni ettaro inquinato, pressoché tutti stanziati dai fondi statali, mentre i privati, oltre alle prescrizioni penali, finiscono per godere anche delle prescrizioni economiche. Solvay ha dimostrato di non volersi assolutamente impegnare.

Non votate Rita Rossa. Perché.

Perché, nell’intervista a La Stampa (l’ultima ai candidati sindaci delle otto in programma) si è confermata degna vincitrice del Premio Attila 2016. In quanto, pur consapevole che la questione Fraschetta è l’emergenza ambientale e sanitaria più importante per Alessandria, pur a conoscenza delle proposte concrete e particolareggiate elaborate da Medicina Democratica, pervicacemente continuerà a non intraprendere:

a) Il Comitato scientifico internazionale per la bonifica della falda sottostante la Solvay di Spinetta Marengo, altrimenti i palliativi in corso non impediranno nei secoli a venire il percolamento in falda di cromo e altri 21 veleni cancerogeni sotterrati per un milione di metri cubi.

b) Il Monitoraggio di massa del cancerogeno e teratogeno PFOA (e sostituto) sia nelle acque che nel sangue, alla stregua di quanto sta facendo per decine di migliaia di cittadini la Regione Veneto su iniziativa dei Comuni: con risultati epidemiologici allarmanti, in particolare sui bambini. Le analisi devono essere tassativamente di matrice pubblica (Asl, Arpa) mentre ad es. oggi il sangue viene privatamente analizzato dalla sospettabile Solvay su alcuni lavoratori (con responsi comunque allarmanti).

c) L’Indagine epidemiologica della Fraschetta che, opportunamente finanziata, finalmente integri e completi quelle parziali che già in questi anni hanno evidenziato dati di malattie e morti impressionanti, a cominciare dai bambini.

d) Il Piano di sicurezza emergenza evacuazione soccorso del polo chimico di Spinetta Marengo discusso e approvato democraticamente con tutta la popolazione a rischio.

Non votate Cesare Miraglia. Perché.

Perché, nell’intervista a La Stampa (la sesta delle otto ai candidati sindaci) mette l’ambiente al terzo punto del suo programma, ovvero terzultimo se non ultimo considerato il suo passato di assessore indifferente alle quattro azioni indispensabili per affrontare l’emergenza ambientale e sanitaria più importante per Alessandria: Comitato scientifico internazionale per la bonifica della falda sottostante la Solvay di Spinetta Marengo; Monitoraggio di massa del cancerogeno e teratogeno PFOA (e sostituto) sia nelle acque che nel sangue; completa Indagine epidemiologica della Fraschetta; Piano di sicurezza emergenza evacuazione soccorso del polo chimico di Spinetta Marengo