Il treno della sinistra perso o ritrovato dal PD?

“Il momento in cui la sinistra italiana ha perso il suo ultimo treno è stato il referendum sull’acqua pubblica, giugno 2011”. Ebbene, (senza dimenticare che nel referendum c’era anche il nucleare: vero traino della vittoria), questa affermazione  -dibattuta su hyperlink@lists.riseup.net- è condivisibile se non viene attribuita al PD, che già allora non era più di sinistra. Piuttosto il treno nel 2011 fu perso dai Movimenti, vera espressione della sinistra. Come ebbi occasione, nell’esemplare dibattito avviato su Il Manifesto, di confutare l’ottimismo di Alberto Asor Rosa e altri, penso che furono i Movimenti a subire la sconfitta epocale: che 12 anni fa non definii “irrimediabile” ma oggi il pessimismo dell’intelligenza mi fa dire: sì.

Irrimediabile perché è mancato il “salto di qualità”. Ci sono adesso le condizioni per un salto di qualità? Chiediamoci dapprima: ci sono valide, oggi, conferme alle seguenti affermazioni degli iniziali anni 2000? <<Esiste un immenso ma disperso patrimonio civile composto da mille vertenze sul territorio che si stanno scontrando sia con il potere economico sia con il potere politico in simbiosi, un patrimonio di Movimenti che però non hanno spiccato il salto di qualità. Sono sì innervati in una serie di formidabili reti nazionali (acqua pubblica, rifiuti, inceneritori, ogm, elettrosmog, nucleare, tav, grandi opere, pace, grillo, amianto, ecc.) tutte di fatto convergenti su un comune modello di economia alternativo, però senza una esplicita piattaforma comune, però senza la spina dorsale di un coordinamento, però senza mezzi di comunicazione unitari, però con difficoltà e resistenze al collegamento e all’unità, dunque sempre sull’orlo della sconfitta epocale. Insomma: una forza politica straordinaria e inespressa.

I contenuti non violenti e pacifisti e ambientalisti e civici delle mille vertenze territoriali aperte dai Movimenti in Italia sono, di fatto, convergenti su un modello alternativo di economia e -nel contempo- su un modello alternativo di politica, cioè formano, di fatto, un programma nazionale.

Ciascuna vertenza si scontra con i poteri economico e politico in simbiosi. L’occupazione del potere da parte della partitocrazia è speculare all’esercizio del potere economico, indifferente alla pace, all’ambiente e alla giustizia sociale. E’ la crisi della democrazia. Le mille vertenze sul territorio spostano il baricentro, dalla “democrazia delegata” occupata dai partiti, alla “democrazia partecipata” esercitata dai Movimenti. Però finora è mancato il salto di qualità.>>.

Difficile, mi pare, nell’attuale prospettiva politica (governo Meloni) confermare oggi l’esistenza di una siffatta narrazione movimentista e prospettare il salto di qualità a sinistra. Addirittura su input del PD. Chi mancò soprattutto in quel salto del 2011? Non il PD, tutt’altro che movimentista. Il peccato capitale fu commesso dai Movimenti proprio all’indomani della vittoria dei referendum 2011 precisamente quando in quell’irripetibile momento storico il Forum acqua pubblica aveva tutte le carte in mano -dimensione, organizzazione, autorevolezza e soldi dei rimborsi elettorali- per attivare finalmente il processo di unificazione dei Movimenti italiani: gli “Stati generali per il governo dei beni comuni” chiesti da me, Riccardo Petrella ecc. Ebbene, rifiutando il Forum di sciogliersi nei Movimenti, soprattutto con i Notav, di trasferirsi politicamente da Roma in Valsusa, fu dissolto quell’immenso ma disperso patrimonio di ‘democrazia partecipata’, fu depauperata una forza politica straordinaria potenzialmente in grado di farsi Soggetto politico di governo nazionale dei Beni Comuni. 

Questa occasione storica (diffusamente analizzata nel libro “Ambiente Delitto Perfetto” di Barbara Tartaglione e Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia, con una accusa peraltro assai contestata: clicca qui) la ricordo non per inutile spirito polemico bensì per rimarcare che se è vero, come è vero, che il treno della sinistra fu perso dai Movimenti, è più che mai vero che solo i Movimenti potrebbero compiere il salto di qualità per rimetterlo in marcia, giammai il PD che di sinistra non è. Semmai il PD potrebbe agganciarsi come vagone.  Insomma, ci si può solo affidare all’ ottimismo della volontà.

Lino Balza Movimento di lotta per la salute  

A rischio i referendum contro la guerra e a favore della sanità pubblica.

Si sta oscurando la possibilità per ogni elettore di firmare per  il referendum (clicca qui).

Nessuno (dicasi nessuno) spazio è stato offerto ai promotori su Rai e Mediaset; praticamente nessuno su La7, unica rete nazionale in controtendenza; la tv dei cittadini Byoblu, il cui bacino tuttavia è a sua volta prigioniero della “camera dell’eco”. Circa i giornali, nessuno spazio su StampaCorriere della SeraRepubblicaDomanimanifestoSole 24 Ore. Unica eccezione: Il Fatto Quotidiano. Appena qualche apertura da Avvenire La Verità. Come fanno i cittadini a sapere che è partita la raccolta referendaria? Il tempo stringe e le 500mila firme valide vanno consegnate fra 40 giorni, altrimenti lacrime da coccodrillo.

Referendum contro l’invio di armi nella guerra ucraina.

Dal 22 aprile è in corso, nel totale silenzio e boicottaggio dei media, la raccolta delle firme per indire tre referendum abrogativi, diretti, in due casi, a impedire la fornitura di armi all’Ucraina e ad ogni altro soggetto coinvolto in guerre e conflitti e, nel terzo, a contrastare lo smantellamento del Servizio sanitario nazionale.  I tre quesiti referendari sono promossi da due diversi Comitati, “Generazioni future” e “Ripudia la guerra”. I due Comitati  si coordinano per la raccolta firme con la campagna referendaria denominata “L’Italia per la pace”. La raccolta firme deve essere completata in tre mesi, entro il 22 luglio 2023, e dovrà raggiungere 500 mila firme valide da presentare alla Corte di Cassazione.

La domanda politica è chiara ed inequivocabile: basta guerra, no alla fornitura di armi per alimentare il massacro in corso. Si tratta di una mozione di sfiducia delle scelte sin qui operate dalle élite politiche italiane ed europee. La raccolta delle firme sui quesiti referendari è uno degli strumenti attraverso il quale si può coagulare ed esprimere il dissenso del popolo italiano per la necropolitica che ci porta in guerra.

 Clicca qui.

Referendum per la sanità pubblica e contro l’invio di armi in Ucraina.

Sono organizzati dal Comitato di Generazioni Future presieduto dal giurista Ugo Mattei e da influenti personalità del mondo accademico e culturale. 500mila firme entro luglio. I cittadini possono firmare ai banchetti organizzati nelle principali città italiane (clicca qui generazionifuture.org), ovvero presso gli uffici elettorali dei comuni di residenza, oppure digitalmente sulla piattaforma Itagile.it

Attraverso il primo quesito, in cui si denuncia il progressivo indebolimento della sanità pubblica in favore delle spese militari, si intende escludere le strutture private da alcuni piani sanitari territoriali e porre fine al conflitto di interessi nell’allocazione dei fondi pubblici per la sanità. Il secondo quesito è invece volto a cancellare le attuali basi giuridiche del trasferimento di armi in Ucraina. Con il terzo quesito, presentato dal Comitato Ripudia la Guerra, si vuole togliere all’Esecutivo il potere di derogare il divieto di esportazioni di armi ai Paesi coinvolti nei conflitti. 

Referendum in Italia.

Stop invio armi

Un referendum per il divieto di esportazione di armamenti in territori bellici, ovvero un referendum contro l’invio di armi italiane all’Ucraina (accompagnato da un altro sulla tutela del Servizio sanitario nazionale) è stato lanciato dal giurista Ugo Mattei con il sostegno di altri docenti e intellettuali. Servono 500 mila firme per dare corso all’iniziativa popolare. Entro fine mese partirà la campagna di raccolta firme, con una piattaforma online cui si accede tramite generazionifuture.org, poi inizieranno  i gazebo. I quesiti sono stati pubblicati sulla  Gazzetta ufficiale. Il referendum  sull’Ucraina chiede nello specifico di abrogare il decreto che consente l’invio di armi a Kiev per tutto il 2023. Il quorum per il referendum è al 50 per cento,  se dovessimo farcela, la democrazia diretta recupererebbe lo scarto accumulato rispetto alla democrazia rappresentativa, che oggi decide senza nemmeno arrivare al 50 per cento di affluenza al voto.

Referendum in Ucraina.

Entrambe le parti dicono che quei territori sono loro perché, rispettivamente, ucraine o russe sono le popolazioni che li abitano. Allora un terreno di trattativa può essere la proposta di una sospensione delle operazioni belliche e dell’indizione, in un tempo che consenta di far decantare il furore della guerra, di un referendum sotto garanzia dell’Onu, adeguatamente articolato e con sagge e opportune soluzioni alternative locali: dite che vi battete per la libertà delle vostre popolazioni, e allora andiamo a vedere cosa pensano queste popolazioni. Certo il diritto internazionale dei confini statali salterebbe, ma nella Carta delle Nazioni Unite c’è anche il principio di autodeterminazione dei popoli”. Discutono della proposta giuristi e politologi, ma anche semplici pacifisti come noi che la sostenemmo già  un anno fa: clicca qui.

Il governo vuole combattere la siccità o salvare gli interessi delle imprese che assetano il Paese?

Nelle intenzioni del governo (Ministro dell’Ambiente e Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto), la situazione di emergenza climatica, la siccità e il fenomeno della desertificazione (che già interessa il 20% del territorio italiano) saranno utilizzati per giustificare misure di razionamento dell’acqua, sospensioni programmate dell’erogazione, divieti e limitazioni all’utilizzo dell’acqua. Non è bastato, quindi, disapplicare il Referendum del 2011, oggi ci troviamo anche di fronte ad una nuova restrizione di democrazia che sottrarrà ai territori anche il controllo della propria acqua, sottoponendo i cittadini a centellinare questa risorsa vitale, pagata come oro ai vari gestori che, a fronte di lauti profitti e dividendi, hanno ridotto le reti a colabrodi. Mentre con ogni probabilità sarà impossibile irrigare anche il piccolo orto di casa, fiumi di acqua si disperdono dalle condutture nel sottosuolo.

Come movimento per l’acqua abbiamo denunciato come il “Recovery Plan” punti a realizzare una vera e propria “riforma” nel settore idrico fondata sull’allargamento del territorio di competenza di alcune grandi aziende multiservizio quotate in Borsa che gestiscono i fondamentali servizi pubblici a rete (acqua, rifiuti, luce e gas) la quale si sostanzierebbe in una vera e propria strategia di rilancio dei processi di privatizzazione.

A nostro avviso, invece, si tratta di mettere in campo un grande Piano nazionale per la ristrutturazione delle reti idriche (continua Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua)

Contro la tassonomia pro atomo e gas.

Le nostre motivazioni contro l’inserimento di nucleare e gas tra le “fonti sostenibili”. In difesa, in Italia, dei referendum del 2011 sui beni comuni. Convegno con Andrea Bulgarini, Alfonso Navarra, Mario Agostinelli, Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Edo Ronchi, Massimo Scalia, Marco Bersani, Luciana Castellina, Eleonora Evi, Federico Butera, Massimo Serafini, Haidi Gaggio Giuliani, Vittorio Bardi, Ennio La Malfa, Guido Viale, Antonio De Lellis, Keivan Motavalli, Gian Piero Godio, Maurizio Bucchia, Antonella Nappi, Marco Zinno, Rocco Altieri, Sabina Santovetti, Luciano Benin, Antonia Sani, Patrizia Sterpetti, Ennio Cabiddu, Daniele Barbi, Oliviero Sorbini, Laura Tussi, Fabrizio Cracolici e Luigi Mosca. Clicca qui la locandina.

Per Solvay l’Arpa conferma l’allarme cloroformio dell’Igiene Pubblica Asl.

Confermate  due verità.  La prima è che il cloroformio è stabilmente presente e in aumento a fine anno 2021:  all’interno della Solvay  (nell’area di stoccaggio si è passati da 63.1 microgrammi al metro cubo di maggio-giugno ai 277 di settembre) e attorno allo stesso polo chimico.  La seconda è che questo cancerogeno si sposta  in base alla direzione del vento e dunque le concentrazioni cambiano da via a via dell’abitato di Spinetta Marengo,  nonché di volta in volta a sud ovest (frazione Molinetto), e/o a  nord-est (verso di sobborghi alessandrini di  Lobbi, Filippona e San Giuliano Nuovo) e/o a nord-ovest  (Comuni di Castellazzo Bormida e Casal Cermelli), infine da verificarsi verso il centro urbano di Alessandria.

Il cloroformio è solo uno dei cancerogeni clorurati e fluorurati scaricati in atmosfera dalla Solvay: tetracloruro di carbonio, tetracloroetilene,  acido fluoridrico, acido cloridrico, ammoniaca, alcoli, anidride fosforica (P2O5), composti Iodurati (C4F8I2), Zn, Idrossido di potassio, NOx, SOx, polveri, composti fluorurati. Questo elenco è tratto dall’autorizzazione AIA 2010 concessa a Solvay dalla Provincia di Alessandria: ogni giorno dalle 72 ciminiere e camini  vengono immessi nell’aria più di 100 Kg di composti fluorurati (40 tonnellate all’anno); a questi si aggiungono le altre sostanze elencate e le cosiddette “emissioni fuggitive” cioè le 15.000 piccole e grandi perdite che accusano gli impianti. Per la maggior parte di queste sostanze non è definito un valore limite in quanto non è previsto che le persone debbano vivere respirando tali composti di sintesi che non esistono in natura. E infatti correttamente ASL non menziona limiti di sorta ma enfatizza la pericolosità dell’esposizione, esempio il cloroformio.

Se tra le matrici ambientali consideriamo in termini esponenziali oltre all’aria anche acqua e suolo, a buon conto si consolidano le richieste di chiusura degli impianti Solvay: clicca qui  Anche Legambiente chiede la chiusura della Solvay di Alessandria | Notizie in Controluce. Diranno la loro le popolazioni con il Referendum popolare.

Salvini vuole inaugurare una nuova stagione dell’atomo in Italia. Il sondaggio dice che…

In vista del Referendum annunciato da Salvini per reintrodurre le centrali nucleari in Italia, abbiamo anticipato la mappa dei territori che il futuro governo di centrodestra  proporrebbe  papabili ad ospitarle.

Matteo Salvini riteneva  che il suo referendum avrebbe vinto a mani basse, a differenza di quelli antinucleari del 1987 e del 2011. Abbiamo così promosso un sondaggio per verificare quali popolazioni siano maggiormente entusiaste ad accogliere le nuove centrali e il deposito nazionale delle scorie radioattive vecchie e nuove. Ebbene, ad oggi, dalle comunità locali non ci è pervenuta nessuna autocandidatura, neppure una (solo insulti). Il leader leghista allora si impegnerà in un lungo tour regione per regione per convincere una anzi più cittadinanze che non dobbiamo perdere l’occasione dei miliardi europei che pioverebbero dall’inclusione del nucleare (e del gas fossile) nell’elenco degli investimenti sostenibili, la cosiddetta “tassonomia UE” appena proposta. In questa campagna nazionale, che promette anche il taglio delle bollette fra dieci anni, si è offerto di accompagnarlo il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, che, con l’autorevolezza che gli deriva da Mario Draghi, da tempo sostiene  nucleare  e gas fossile come soluzione alla crisi climatica.

Il capogruppo della Lega onorevole Riccardo Molinari che, in coppia con Federico Fornaro l’altrettanto capogruppo LeU peraltro ex fervente nuclearista, sta battendo il territorio alessandrino opponendosi all’ubicazione quivi del deposito scorie nazionale, nega ogni disaccordo col suo capitano spiegando di essere anche lui a favore delle centrali PURCHE’ distanti dal suo collegio elettorale.

Nel 2022 Referendum sulla chiusura degli impianti Solvay di Spinetta Marengo.

Nel 2022 dovrà essere rinnovata l’AIA Autorizzazione Integrata Ambientale alla Solvay e si terranno le elezioni comunali: il Sindaco potrà inserire quale punto programmatico qualificante il procedimento di azzeramento delle emissioni cancerogene acqua suolo aria  prodotte dal Polo Chimico in ogni matrice ambientale ed in particolare quindi del cloroformio e del cocktail di sostanze che fuoriuscendo dai camini e dai 15.000 punti di “emissioni fuggitive” dello stabilimento si disperdono nell’atmosfera di Spinetta. Se il sindaco –massima autorità sanitaria locale- se ne asterrà, il Referendum popolare sancirà la “campagna di voto contro” i Partiti che sostengono la Giunta di Gianfranco Cuttica.

Clicca qui una riflessione di Claudio Lombardi,  assessore all’Ambiente 2013-2017.       

Anticipiamo il referendum nucleare di Salvini.

In anteprima nazionale anticipiamo i siti destinati da Salvini ad ospitare le nuove centrali nucleari proposte tramite Referendum.

Sulla base di questa mappa (è solo una ipotesi di lavoro!)  invitiamo le popolazioni locali, tramite voto, ad esprimere le preferenze per la localizzazione delle centrali. Il sondaggio, ci assicura il prossimo governo di centrodestra, sarà tenuto in rispettoso riguardo. Votate, votate movimentolotta.maccacaro@gmail.com. (Una avvertenza: saranno considerati validi i votanti che specificano l’indirizzo, ad evitare i generosi favoritismi).  

Via libera ai Pfas: Solvay e Provincia sfidano tutti. Li può arrestare un Referendum popolare.

Non solo Solvay non ferma l’utilizzo dei C6O4 ma la Provincia di Alessandria (con complicità leghista di Comune e Regione) addirittura ne concede l’estensione a tutti i reparti dello stabilimento di Spinetta Marengo tramite una secretata autorizzazione vuota di “omissis” come il gruviera. I consiglieri comunali corrono in fabbrica ad applaudire.  Nel mentre che alla consorella americana sono vietate le produzioni. 

Solvay sfida tutti. Se ne sbatte delle drammatiche indagini epidemiologiche e idrogeologiche che coinvolgono già mezza provincia, e delle allarmate risultanze scientifiche dei più eminenti ricercatori universitari. Scarica veleni in aria, falde e Bormida. Travolge i limiti di sicurezza del rapporto dell’ISS Istituto Superiore Sanità e dell’ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Irride l’allarme sanitario delle Commissioni  parlamentari in quanto non riescono a smuovere il paralizzato governo a fissare “limiti zero pfas”. 

Sfida tutti. Sfida la Procura della Repubblica a presentarsi  in aula a sostenere il secondo processo dopo la condanna definitiva in Cassazione per disastro ambientale e omessa bonifica. Consiglio di Stato e Tar sono lungaggini infinite  che sa di poter affrontare senza problemi economici

Sfida tutti. Serra gli occhi davanti ai dossier giornalistici locali e nazionali, oppure alle video inchieste nazionali e internazionali che la inchiodano. Ostenta di fregarsene dei cortei e dei processi popolari di Greenpeace, Movimento di lotta per la salute Maccacaro, WWF, Comitato Stop Solvay, Legambiente, Mamme No Pfas, Fridaysforfuture eccetera. Mostra di fregarsene del conseguente “Ultimatum a Solvay” che sarà lanciato nell’evento del prossimo 26 novembre ad Alessandria. Sfida tutti.

Insomma Solvay si sente protetta dalle storiche complicità istituzionali e politiche. Però queste complicità potranno vacillare a suon di voti di fronte ai risultati di un Referendum popolare via internet che, davanti alla cecità e all’arroganza di Solvay, potrebbero non fermarsi alla richiesta di chiusura dei Pfas ma addirittura dello stabilimento stesso. (Soluzione peraltro compresa nella strategia ricattatoria di Solvay con lo spostamento delle tecnologie in Francia e la chiusura della produzione di acido fluoridrico a Porto Marghera).

Movimento di  lotta per la salute Maccacaro.

Vietati in USA i prodotti per bambini contenenti PFAS. Referendum popolare per bandirli in Italia.

Per l’abrogazione dei Pfas Solvay.

Culle, box, seggiolini, materassi, ecc. contengono queste sostanze conosciute come  forever chemicals” (prodotti chimici per sempre) perché non si decompongono nell’ambiente e si accumulano nel nostro sangue e organi, provocando un aumento del rischio di cancro, danni allo sviluppo fetale e riduzione dell’efficacia del vaccino.  Molti studi li hanno trovati già nel latte materno. Clicca qui. Per sfuggire in Italia alla loro messa al bando, Solvay ha sviluppato nuove versioni di PFAS (C6O4, ADV) sfruttando la complicità a destra della Provincia di Alessandria e a sinistra l’insipienza del ministro della salute Roberto Speranza. Autorganizzeremo un Referendum popolare on line per eliminarli nell’uso e nella produzione dello stabilimento di Spinetta Marengo. Infatti si è appena concluso in Alessandria il Processo popolare veneto-piemontese alla multinazionale belga organizzato da Greenpeace, Legambiente e Movimento di lotta per la salute Maccacaro, con la collaborazione di ISDE, CNR-IRSA, WWF, Pfas Land, Mamme No Pfas, Casa di quartiere.

Mobilitazione per il decennale del referendum su acqua e nucleare.

Nei giorni precedenti al 12 e 13 giugno – organizzazione di iniziative e azioni diffuse sui territori caratterizzandole sul tema dell’acqua e dei referendum, nello specifico si sta verificando la possibilità di una collaborazione con i Fridays For Future per le iniziative del venerdì 11/6 e della fattibilità di una mobilitazione nei confronti del Parlamento;

Sabato 12/6 organizzazione di una manifestazione nazionale a Roma nel pomeriggio caratterizzandolo con i temi emersi dalla straordinaria esperienza di partecipazione popolare che sono stati i referendum del 2011 e puntando sul valore paradigmatico rispetto all’alternativa di società;

Domenica 13/6 organizzazione di un dibattito on line a carattere internazionale invitando a partecipare le realtà e i protagonisti dei processi di ripubblicizzazione.

Clicca qui.

Decimo anniversario del referendum 2011 acqua e nucleare. Mobilitazione contro Draghi.

10 anni fa una coalizione ampia e determinata ha sancito una vittoria storica nel nostro Paese con 27 milioni di sì ai referendum su acqua, servizi pubblici e nucleare.  10 anni dopo, in piena pandemia, quella vittoria basata sulla difesa dei beni comuni e sull’affermazione dei diritti di tutti sui profitti di pochi, ha un significato ancora più attuale. Infatti la cosiddetta riforma” del settore idrico contenuta nel Recovery Plan così come aggiornato dal governo Draghi punta ad un sostanziale obbligo alla privatizzazionein particolare nel Mezzogiorno. D’altronde Draghi non ha mai dissimulato la volontà di calpestare l’esito referendario visto che solo un mese e mezzo dopo firmò insieme al Presidente della Banca Centrale Europea Trichet, la lettera all’allora Presidente del Consiglio Berlusconi in cui indicava come necessarie privatizzazioni su larga scalaL’attuale versione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza risulta in “perfetta” continuità con queste indicazioni e rimane, dunque, una risposta del tutto errata alla crisi sindemica, riproponendo le stesse ricette che hanno contribuito a crearla.

Dunque proponiamo di avviare un confronto per organizzare insieme una grande mobilitazione in occasione del decennale per ribadire insieme che i beni comuni sono un valore fondante delle comunità e della società senza i quali ogni legame sociale diviene contratto privatistico e la solitudine competitiva l’unico orizzonte individuale. Dunque giovedì 29 aprile ore 18, assemblea nazionale on line: clicca qui.

Reflusso ecopacifista anche in Svizzera.

E’ stato bocciato in Svizzera il referendum che voleva rendere le imprese con sede nel Paese responsabili per reati ambientali e sfruttamento anche all’estero. Il testo non ha infatti ottenuto la richiesta maggioranza dei Cantoni,

E’ stato respinto anche il referendum basato sulla proposta “Per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico”. Il testo, che chiedeva di vietare gli investimenti finanziari nelle aziende produttrici.

Mattarella, è suo dovere costituzionale chiedere al parlamento il rispetto del referendum sull’acqua.

La prima stella dei pentastellati era la gestione pubblica dell’acqua che, insieme all’aria, è il bene comune più fondamentale che abbiamo: talmente importante che è stata collocata al primo posto nel ‘Contratto’ di governo. Fin da subito infatti i Cinque stelle hanno introdotto nella Commissione Ambiente della Camera la Legge di iniziativa popolare (a suo tempo aveva avuto quattrocentomila firme) che prevede la ripubblicizzazione dell’acqua tramite un Ente di Diritto Pubblico, come l’Azienda Speciale. Tutto questo in obbedienza al Referendum del 2011 che aveva deciso che l’acqua doveva uscire dal mercato e che non si poteva fare profitto sull’acqua. Lo stesso Presidente della Camera, Roberto Fico aveva affermato che legava la sua Presidenza della Camera alla Legge sull’acqua. E poi? Poi comportamenti ambigui e traditori, mentre quello del PD è vergognoso. Tra i battimani di Lega e dei media, gioiscono le multinazionali dell’acqua e il grande business. (Continua  “La prima stella  cadente” di Alex Zanotelli)

Clicca anche il video “Ad eccezione di Napoli anche in Campania l’acqua si vende due volte”

Proposta di legge Rodotà: si faccia decidere al Popolo dei Beni Comuni.

Dopo la spaccatura fra “giuristi” e fra “sigle” se avviare una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare basata sul testo scaturito dieci anni fa dalla Commissione Rodotà. Si apra infine una consultazione popolare via web affinché sia il popolo dei beni comuni a decidere. La Rete Ambientalista mette a disposizione i propri mezzi. I termini della discussione sono ormai noti. Li riproponiamo:
clicca qui “La proposta Rodotà è ancora valida?”
clicca qui “Sui beni comuni la bussola resta la Commissione Rodotà”
clicca qui. “Al via i banchetti per la raccolta di un milione di firme.”
clicca qui. “La proposta di legge è pericolosa”
clicca qui. “Ma per favore…”
clicca qui. “Limiti e riserve sul metodo e sul merito”
clicca qui. “Una questione di metodo e tre di merito”
Il “Movimento di lotta per la salute Maccacaro”: si eviti l’epilogo della diaspora post referendum del 2011 che è descritta da pag. 41 su “Ambiente Delitto Perfetto” di Barbara Tartaglione e Lino Balza: clicca qui la sconfitta epocale.

Proposta di legge di iniziativa popolare per i beni comuni.

Al via i banchetti per la raccolta di un milione di firme: clicca qui.
Però non tutti sono d’accordo: “La proposta di legge è pericolosa”, clicca qui.
Aspra la replica: “Ma per favore…” clicca qui.
Che non convince il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua: clicca qui.
Anche Attac Italia non aderisce: clicca qui.Insomma si ripete la diaspora post referendum del 2011 che è descritta da pag. 41 su “Ambiente Delitto Perfetto” di Barbara Tartaglione e Lino Balza: clicca qui la sconfitta epocale.

NO al bonus privatizzazioni dell’acqua pubblica.

La norma è inserita nella legge di stabilità con cui si premiano gli Enti Locali che privatizzano, permettendo loro di utilizzare i proventi delle alienazioni per coprire mutui e prestiti, ovvero ripianare il debito. E’ un vero e proprio ricatto nei confronti degli Enti Locali oramai strangolati dai tagli, spinti a privatizzare e mercificare i beni comuni. Con questa norma si prova ad eludere l’esito dei referendum del 2011.

Il referendum “acqua bene comune” scippato dal governo.

Sulla tabella è evidenziata la distribuzione dell’acqua potabile per uso domestico, distinguendo le forme ufficiali di gestione . Con il referendum del 2011 gli italiani scelsero il sì all’acqua pubblica bloccando la strada ai privati, poi il governo ha di fatto azzerato il referendum: i padroni del “bene comune acqua” (Acea, Hera, Iren, A2a) sono -in un processo di progressive concentrazioni- aziende quotate in borsa multiutilities (servizio idrico, energia, rifiuti) di fatto votate al profitto privato anche quando teoricamente controllate dagli enti locali. Il fallimento della privatizzazione è segnato dall’aumento delle tariffe e dal peggioramento del servizio stante i mancati investimenti (5 miliardi l’anno): su 100 litri distribuiti 39 si perdono dalle reti idrauliche colabrodo. Le gestioni interamente pubbliche sono sempre più minoranza (34 su 72).

Chi di referendum colpisce (trivelle) di referendum perisce.

Sul numero di gennaio di “Tera e Aqua”, www.ecoistituto-italia.org ,diretto da Michele Boato:
Dopo 70 anni, come al Referendum del ’46, la Repubblica ha liquidato la Monarchia strisciante del Berlusconi-replicante. La Corte dei Conti smaschera l’imbroglio della Pedemontana Veneta.
Oltre il Mose. Vademecum per la Salvaguardia di Venezia e della sua laguna. L’idrovia Venezia-Padova. Progetto inutile e dannoso.

Qualche notizia dal Veneto: Tera e Aqua dic.2016 – gen. 2017

Ecco Tera e Aqua appena mandato in tipografia. Lo puoi già leggere (dal sito dell’Ecoistituto del Veneto) cliccando qui.
Ci troverai: commento e proposte post Referendum, una utile pagina su “oltre il Mose“, un primo affondo sull’idrovia Ve-Pd, la Corte dei conti che liquida la Pedemontana, e l’invito all’Epifania della Terra del 6 gennaio, la festa dell’Ecoistituto dell’8 gennaio (musica e teatro d’eccezione), la Benedizione degli animali di martedì 17 gennaio, una risposta all’altra incredibile proposta di D’Alpaos (oltre all’idrovia): una enorme diga sulla Piave a Falzè. Un breve diario sull’ultima salita in Palantina, a difesa del Cansiglio e una bella poesia sulla Piave e i baldi giovani di Pedalia.

Effetto Jobs Act: crescono i licenziamenti.

Uno dei tre referendum CGIL riguarda la reintroduzione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. L’Osservatorio del precariato dell’INPS ha rilevato nei primi 8 mesi del2016 un aumento del 28% dei licenziamenti individuali disciplinari: da 36.048 nel 2015 a 46.255. Nello stesso periodo i licenziamenti complessivi sui contratti a tempo indeterminato sono saliti dai 290.656 del 2015 a 304.437. La disoccupazione resta inchiodata al 12%. 

I voucher e la bolla e la balla dell’occupazione.

Uno dei tre referendum della CGIL riguarda l’abolizione dei voucher. 277 milioni di contratti, 1.380.000 lavoratori coinvolti, con una media di 83 contratti per persona. Solo nei primi 6 mesi del 2016 i nuovi voucher sono stati 70 milioni. Questi finti occupati sono sfruttati in lavoretti. L’occupazione non è salita, come mente il governo, è una bolla e una balla, è esplosa la flessibilità senza professionalità mentre produttività e Pil diminuiscono.  

Prepariamoci per i tre Referendum CGIL. Costituire Comitati locali.

Reintroduzione dell’art. 18 a tutte le aziende con più di 5 dipendenti (prima erano 15): reintegro del dipendente licenziato senza giusta causa (sotto i 5 dipendenti non automatico ma a discrezione del giudice). Abrogazione dei voucher per prestazioni di lavoro saltuarie o accessorie quali forme di sfruttamento e lavoro nero. Abrogazione delle norme che limitano la responsabilità solidale degli appalti affinchè nel fenomeno dei subappalti le responsabilità giuridiche ed economiche ricadano sempre sulla impresa appaltante.
Inoltre i referendum (3 milioni e 300 mila firme) sono accompagnati da una proposta di legge popolare (un milione di firme): Carta dei diritti universali del lavoro, che aggiorna lo Statuto dei lavoratori (1970), in nome di un principio di uguaglianza che non tuteli solo i lavoratori pubblici e privati, ma anche i parasubordinati, veri o finti autonomi, professionisti atipici, flessibili e precari. Data prevista per il voto: primavera 2017, occorre partire al più presto con i Comitati locali.

Tera e Aqua: il No ambientalista, in marcia a difendere la foresta del Cansiglio.

Se clicchi qui: ecco Tera e Aqua di novembre 2016 con:
– un ottimo intervento di Enzo Di Salvatore (Coord.naz No Triv) sul nostro NO ambientalista al Referendum e uno di Francuccio Gesualdi (C.Nuovo Mod.di Sviluppo) sui motivi politici (la “crescita”) della Riforma costituzionale.
Marcia della Palantina in Cansiglio domenica 13 novembre,
– Gaia Fiera del 24 e 25 ottobre,
No Gpl a Chioggia e inceneritori a Marghera e Monselice,
– La soluzione alle Grandi Navi in bocca di porto del Lido.

Tera e Aqua con il No ambientalista.

Se clicchi qui: Tera e Aqua di ottobre-novembre 2016 con un ottimo intervento di Enzo Di Salvatore (Coord.naz No Triv) sul nostro NO ambientalista al Referendum e uno di Francuccio Gesualdi (C.Nuovo Mod.di Sviluppo) sui motivi politico-economici (la “crescita”) della Riforma costituzionale. Poi Cansiglio (13.11), Gaia Fiera (24 e 25 .10 scorsi) No Gpl a Chioggia e inceneritori a Marghera e Monselice, la soluzione alle Grandi Navi in bocca di porto del Lido, ecc.

“La nonviolenza è in cammino”

Direttore responsabile: Peppe Sini.
In questo numero:
1. Il 27 ottobre la XV giornata del dialogo cristiano-islamico 2. “Giornata nazionale di studio sugli effetti sanitari e ambientali del trasporto aereo” 3. Quattro novembre 2016: non festa, ma lutto. 4. “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”.5 Al referendum votiamo No al golpe continua

Trecentomila firme raccolte per i referendum sociali.

Ne servono altre 200 mila per far sì che nella primavera prossima i cittadini e le cittadine italiane possano esprimersi su temi cruciali come scuola, ambiente e beni comuni (per abrogare gli aspetti peggiori della legge 107 la cattiva scuola di Renzi, per bloccare il piano nazionale che prevede la costruzione di altri 15 inceneritori, per evitare la concessione di nuove trivellazioni in mare o in terra, per contrastare la direttiva ministeriale di privatizzazione dei servizi pubblici). Giugno è l’ultimo mese di raccolta: ai banchetti e presso i municipi.

Referendum in arrivo

Tutte le schede su REFERENDUM MODIFICHE COSTITUZIONALI , REFERENDUM ABROGAZIONE DELLE NORME DELLA LEGGE ELETTORALE 52/2015 “Italicum”, REFERENDUM SCUOLA, REFERENDUM TRIVELLE ZERO, REFERENDUM INCENERITORI, REFERENDUM LAVORO, PROPOSTA DI LEGGE POPOLARE CGIL
Clicca qui

Prosegue la raccolta delle firme per i referendum “sociali”.

IL COORDINAMENTO DEI COMITATI PER I REFERENDUM SOCIALI DEL PIEMONTE si occuperà di raccogliere le firme necessarie per indire, nel 2017, 6 Referendum ed una Petizione Popolare al Parlamento. Clicca qui.

ALTRE NOTIZIE SU REFERENDUM PER I DIRITTI SOCIALI E AMBIENTALI: clicca qui.

TESTI 6 REFERENDUM “SOCIALI”: Art 35 NOINC: Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 70 del 24-3-2016 clicca qui.

Noi avevamo vinto prima del 17 aprile. Anzi abbiamo stravinto.

Su cinque dei sei quesiti referendari il governo era stato costretto alla retromarcia per evitare il voto: abbiamo sventato un piano scellerato con decine di altre piattaforme. Ogni quesito chiedeva di abrogare norme introdotte dal governo per facilitare le trivellazioni e per estromettere Regioni ed enti locali dalle decisioni. Per cinque quesiti il governo ha dovuto modificare la legge restituendo il potere agli enti regionali. Il sesto regalo, in eterno, alla superlobby dei petrolieri esenti da royalty è stato mantenuto in vita anche per farci schiantare contro il muro del quorum e umiliarci ora e in futuro. Ma il governo ha fallito la trappola: nonostante il boicottaggio al quorum (25.393.170 votanti), nonostante il mancato abbinamento con le amministrative (costato 360 milioni di euro), nonostante martellante l’invito illegale all’astensione, nonostante la gigantesca campagna di silenzio e disinformazione del servizio pubblico e dei giornali amici (il TG1 ad es. ha fatto 13 minuti di informazione in una settimana), nonostante bufale di stampo terroristico per spaventare gli elettori così ben disinformati (es. gli 11 mila posti di lavoro a rischio), nonostante tutto ciò milioni di italiani al voto non sono stati uno zero virgola.
Nei referendum del 2000, 2003, 2005 e 2009 votarono dagli 11 ai 13 milioni di italiani. Il quorum fu raggiunto solo nel 2011 (27,6 milioni di voti) ma si votava anche il lunedì. Oltre il 30 per cento degli elettori vuol dire 15 milioni di italiani. 15 milioni in vista del referendum di autunno sulle riforme costituzionali, dove non c’è un quorum, sono una enormità, sono già la conta degli oppositori del premier. Ogni voto è stato un paletto conficcato nel cuore del governo. E dei petrolieri che non potranno più fare i loro comodi di nascosto. E anche senza quorum, il referendum è l’inizio e non la fine della battaglia. Battaglia sulla moratoria su tutte le trivelle nel Mediterraneo.
Clicca qui l’intervista a Lino Balza su Radio Onda d’Urto.
Clicca qui Pennatagliente “Noi avevamo vinto prima del 17 aprile”