Manco più due uova occhio di bue.

Era un gran mangiare: due uova biancorosse al tegamino con un bel bicchiere di vino (rosso).  Ora non più,  non puoi più fidarti né delle uova né del vino.
Si ripete l’allarme francese, quando i PFAS furono trovati nelle uova dei pollai domestici del Sud Oise, nell’Alta Francia, e le autorità sanitarie avvertirono di non consumarle.
 
Anche in Olanda scatta il divieto di mangiare le uova dei pollai domestici, allevati sul retro delle case, negli orti, nei pascoli per animali e nelle fattorie biologiche.  Perché contengono alti livelli di Pfas: compromettono il sistema immunitario, la riproduzione e lo sviluppo dei bambini non ancora nati, così come anche alterano i livelli di colesterolo nel sangue, danneggiano il fegato, causano tumori ai reni e ai testicoli ecc. L’Istituto nazionale per la salute e l’ambiente (RIVM) olandese ha calcolato la quantità di PFAS che le persone possono ingerire attraverso le uova prodotte in casa in 60 località del Paese. Questi valori sono stati confrontati con la soglia di sicurezza per la salute relativa ai PFAS. In 31 di queste località, le persone superano già tale limite consumando meno di un uovo alla settimana.
 
Come finiscono i Pfas nelle uova? Evidentemente dal cibo delle galline: mangimi, residui organici e perfino lombrichi. Trovati Pfas nelle uova biologiche: la colpa è dei mangimi dati alle galline, secondo il nuovo studio danese.
Eppoi, c’è l’allarme vino. I vini europei, tra cui anche tre prodotti italiani (Chianti120 microgrammi per chilo, Prosecco 69 microgrammi e Kalterersee 43 microgrammi) contengono livelli di Pfas superiori fino a cento volte rispetto a quelli che sono stati trovati in acque minerali, specie nell’agricoltura intensiva e convenzionale. La denuncia viene da Bruxelles dove i membri dell’European Pesticide Action Network Europe (PAN Europe) hanno presentato uno studio inedito e allarmante sulla contaminazione alimentare da acido trifluoroacetico (Tfa) nel vino, condotto in dieci paesi del continente, su una quarantina di vini. Il Tfa fa parte della famigerata famiglia delle sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) utilizzate nell’industria e, sotto forma di fitosanitari, anche in agricoltura.
 
Chi pensa, come il ministro Francesco Lollobrigida, che il vino non faccia più male dell’acqua deve ricredersi. E dato che siamo il primo paese produttore di vino a livello globale, dovremmo considerarla un’emergenza nazionale.

Oltre gli allevamenti intensivi.

L’inquinamento degli allevamenti intensivi contribuisce alla morte di 50.000 persone in Italia, in particolare in Pianura Padana

In occasione della Giornata Mondiale per gli Animali negli Allevamenti, le Associazioni Greenpeace Italia, ISDE Medici per l’Ambiente, Lipu, Terra! e WWF evidenziano numeri e impatti degli allevamenti intensivi e…

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Pfas nei mangimi per allevamenti.

Nelle scuole andrebbe spiegata al completo la catena alimentare: partendo dalle aziende di produzione (in Italia: Solvay di Spinetta Marengo) e di consumo. Le quali  scaricano Pfas nelle acque potabili e in atmosfera: dalla quale ricadono al suolo sugli alimenti vegetali e animali (…oltre che direttamente nei polmoni). I mangimi sono un anello della catena alimentare.
 
I Pfas contenuti nei mangimi (foraggi verdi o secchi, semi o frutti, sottoprodotti di cereali e dello zucchero ecc.), insieme all’acqua eventualmente contenente Pfas, sono somministrati agli animali allevati (bovini, ovini, suini e polli): e carni e uova e latticini  contenenti Pfas sono infine  consumati dagli esseri umani  come letalmente tossici e cancerogeni.
 
Ebbene, il Bundesinstitut für Risikobewertung (BfR)l’Istituto Federale Tedesco per la Valutazione dei Rischi, ci prova a valutare i rischi dei Pfas nei mangimi (foraggio, becchime, pastoni), a calcolare i limiti da non superare. Modelli di tossico cinetica. In realtà, non esistono concentrazioni massime ammissibili, livelli sicuri per la salute umana: dal feto all’anziano, per le molecole “Forever Chemicals“, inquinanti eterni, ubiquitari, indistruttibili, indegradabili e bioaccumulabili. L’unico è il livello zero.

Politica Agricola Ue. Ambiente sconfitto su tutta la linea.

Vincono l’agricoltura intensiva e la lobby dell’agrobusiness. Nessun tetto massimo alla densità di animali per ettaro negli allevamenti intensivi le cui sovvenzioni, almeno per ora, restano invariate. Nessun budget specifico per proteggere la biodiversità sui terreni delle aziende agricole con stagni, siepi e piccole zone umide e, per rimanere in tema, addio all’obbligo di almeno il 10% dei terreni agricoli dedicati alla biodiversità. E viene persino abolito il divieto di arare e convertire i prati permanenti nei siti della rete Natura 2000 (aree protette), dove gli agricoltori potranno ricevere sovvenzioni per trasformare in campi agricoli le zone umide tanto preziose per la fauna selvatica. Per il Commissario Europeo all’Agricoltura questo voto del Parlamento Europeo renderà impossibile la realizzazione del Green New Deal. Soddisfatta, invece, la nostra Ministra Bellanova, schieratissima con le grandi lobby.