Speciale Pfas 8. Bando ai Pfas: Solvay risponde picche.

Se disegni di legge, regioni, comitati, associazioni da tutta Italia chiedono la messa al bando dei tossici e cancerogeni PFAS (il C6O4, il “nuovo amianto”), la risposta di Solvay, unico produttore nazionale, è un NO secco e categorico, una sfida aperta. La posizione ufficiale del colosso belga è stata ribadita da Stefano Calosio nella sede istituzionale più significativa:  la “Commissione Sicurezza e Ambiente” del Comune di Alessandria, per il quale sobborgo -Spinetta Marengo- il sindaco, malgrado gli competa  il dovere di massima autorità sanitaria locale, si ostina a non emettere ordinanza di fermata delle produzioni dello stabilimento, spalleggiato  dalla complice Regione Piemonte, che a sua volta evita i monitoraggi del sangue  alla popolazione per oscurare le innumerevoli indagini epidemiologiche e le altrettanto inesorabili indagini ambientali dell’Arpa.

Ilham Kadri, presidente di  Solvay (Syensqo), per bocca del direttore del polo chimico, Stefano Colosio, non ha lasciato margini di dubbio: non sarà immediatamente  fermato il cC6O4 né nella unità di ricerca di Bollate né nella unità di produzione appunto di Spinetta Marengo. Il tono del rifiuto è stato addirittura  sprezzante: Abbandonare un coadiuvante di polimerizzazione sarebbe come chiedere a un cuoco di fare fritture senza olio, di usare friggitrici ad aria”, così come a  rimarcare la perentorietà delle proprie decisioni.

Decisioni che Solvay motiva con aria di sfida agli scienziati di fama internazionale. “Innanzitutto il C6O4 è ampiamente meno nocivo del suo predecessore: il Pfoa.” D’altronde questa sfida per il Pfoa era durata 50 anni: per mezzo secolo Solvay & C. immediatamente sospettarono e poi in corso d’opera accertarono che era cancerogeno, ma noncuranti uccisero ambiente, lavoratori e cittadini, e fino all’ultimo negarono,  finchè il Pfoa è stato messo al bando nel mondo. Nel frattempo,  Solvay non è stata in inerte attesa della inevitabile dipartita del miliardario Pfoa, ma ha sperimentato di nascosto e poi brevettato il suo sostituto, il C6O4, che come tutti i PFAS passati presenti e futuri  è tossico e cancerogeno.

Abbiate voi la pazienza, ha detto Kadri/Calosio, di aspettare che la tragica evidenza della catastrofica catena ecosanitaria  convinca di mettere al bando l’ancor più miliardario C6O4; intanto il nostro “cuoco” studia come sostituirlo con un Pfas ancora “meno nocivo”; eliminarli no: non fa business nelle nostre “fritture” sostituire il nostro “olio” con “friggitrici ad aria”. Anche per il C6O4, perciò, ancora qualche anno di pazienza, anzi, ad essere franchi “Abbiamo deciso di dismetterlo perché è avverso all’opinione pubblica, non perché rappresenti dal punto di vista ambientale una vera minaccia”.  Ho detto tutto: “meno nocivo”.  

Dunque, noi dovremmo aspettare che queste sostanze, tossiche e cancerogene, ribattezzate “forever chemicals”,  per sempre si accumulino indistruttibili nell’ambiente e nel sangue, come è avvenuto e sta avvenendo ad Alessandria per PFOA, ADV e C6O4? Anche su questo aspetto, Kadri/Calosio ha invitato a non esagerare. Dopo Montedison, è pur vero che il Pfoa per venti anni Solvay l’ha buttato  in aria-acqua-suolo e che ancora oggi l’Arpa (con ADV e C6O4) lo misura -dai camini della fabbrica alle falde- dappertutto in tutta la provincia, ma  Kadri/Calosio invita a pazientare: “La messa in sicurezza operativa, che riprende l’acqua della falda e la depura, è tuttora un mezzo per purificare il terreno, è chiaro che ci impiegherà un po’ di tempo ma per il momento è l’unica tecnologia che abbiamo a disposizione. Analogamente per i nuovi Pfas ADV  C6O4 che continuiamo a produrre.”

E Solvay imperterrita continua a produrre (anche) ADV e C6O4 da un quarto di secolo, e non accetta bandi   per il futuro.  Kadri/Calosio si è mostrato del tutto indifferente alle migliaia di Vittime di questo inquinamento, malati e morti, tra lavoratori e cittadini. Anzi, riferendosi proprio ai soggetti più a rischio, cioè ai lavoratori, Kadri/Calosio ha rassicurato la “Commissione Sicurezza e Ambiente”: “Nel biomonitoraggio (privato n.d.r.) dei nostri dipendenti che fino al 2013 hanno utilizzato il Pfoa, abbiamo osservato che la sua concentrazione nel sangue impiega 4 anni a dimezzarsi”. La Commissione, sbeffeggiata, non ha replicato.

Ci permettiamo di fare un nostro commento all’abnormità: di questi dipendenti, che  fino al 2013 avrebbero utilizzato (per 5-10-20 anni?) il killer  Pfoa senza subire gravissimi danni a tiroide, pancreas, diabete, colesterolo, leucemie, tumori eccetera, e avrebbero dal 2013 aggiunto nel sangue i “poco nocivi”  ADV e C6O4: tranquillizzati da direttori come Colosio proprio per quanto riguarda il vecchio  Pfoa: il loro fardello di veleno dopo 4 anni non sarebbe scomparso ma si sarebbe dimezzato, e dopo altri 4 anni la concentrazione  si sarebbe ridotta ad un quarto, e via via  finchè in 28 anni (nel 2041) il Pfoa si sarebbe ridotto nel sangue quasi a zero, mentre a sua volta il “poco nocivo” C6O4 si dimezzerebbe… ancora più in fretta.  Tutto questo “virtuoso” ciclo lavorativo: senza danni ai lavoratori (e ai cittadini) che pesino sulla coscienza di Kadri/Calosio.

Che si sente men che mai responsabile della omessa bonifica sanzionata dalla Cassazione: non si tratta di mancati investimenti per lucrare profitti, bensì di mere difficoltà tecniche: “Non per tutti gli inquinanti nel sottosuolo di Spinetta c’è una tecnologia evidente, chiara e pratica per arrivare a una bonifica completa del terreno: la barriera idraulica ha un effetto positivo ma non ancora risolutivo sull’inquinamento del sottosuolo”. Insomma, ci vogliono altre decine e decine di anni, portate pazienza: “La nostra ricerca è ancora al  lavoro per trovare delle soluzioni per limitare l’impatto ambientale”, sapendo che non potrà essere mai “impatto zero”: né per l’inquinamento  storico della  ventina di tossici e cancerogeni  né per l’attuale -ancora più preoccupante-  della  ventina di tossici e cancerogeni che “ci sfuggono” in suolo aria acqua,  dei quali i Pfas sono solo la punta dell’iceberg.

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.