I compagni sopravvissuti ai Pfas.

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Diamo a Cesare quello che è di Cesare: la CGIL fu, nel 2002, la prima (dopo Lino Balza) a denunciare l’estrema pericolosità dei Pfas sulla salute. Lo fece con un giornalino aziendale “Informa Filcea” (clicca qui) distribuito ai lavoratori dello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo. Ma, a differenza di Balza, da allora in poi la CGIL ha fatto “Zitto e mosca!” e l’“esortazione” (di Solvay&Comune) a fare totale silenzio e a mantenere assoluta riservatezza è stata osservata fino all’eccezione della testimonianza della dimissionaria segretaria della Camera del Lavoro al processo del 2009.

15 anni dopo, la CGIL (Spi Cgil) prende la parola tramite il comitato “Vivere in Fraschetta” che comprende i pensionati: abitanti anziani tutto sommato soddisfatti di essere fino ad oggi sopravvissuti, e dunque non troppo esigenti a pretendere decisioni dal primo cittadino (peraltro della stessa corrente politica), men che meno una ordinanza di chiusura delle produzioni di Solvay che tutti sanno -loro per primi- responsabili “della maggiore incidenza di alcune tipologie di tumori”: più che dimostrata dalle numerose indagini epidemiologiche. Così, con consumata ipocrisia, i vecchi compagni di sopravVivere in Fraschetta giurano “non vogliamo la chiusura della Solvay, ma vorremmo sapere” dal compagno sindaco “se c’è ‘un nesso’ tra le produzioni del Polo Chimico e la maggiore incidenza di alcune patologie.” Come sono candidi. Che tenerezza il candore dei capelli.