Sono solo bombette.

Le bombe a grappolo” sono  ordigni progettati per azionarsi quando sono ancora in quota, dopo essere stati sganciati da un aereo o lanciati da sistemi d’artiglieria, e rilasciare nell’area centinaia di piccole bombe che colpiranno indiscriminatamente un’area più o meno ampia di territorio, mutilando uomini, donne e  bambini. 111 Paesi hanno ratificato nel 2008  la Convenzione  che ne vieta “qualsiasi uso, stoccaggio, produzione e trasferimento”. Invece le grandi potenze mondiali, comprese Russia e Stati Uniti, oltre all’Ucraina, non hanno mai messo la loro firma sul documento. Zelensky, dopo aver definito l’uso presunto da parte della Russia  delle bombe a grappolo un “crimine di guerra” o “atto terroristico”,  ora  ha chiesto e si appresta ad ottenere da Washington questo tipo di armamenti. Resta da capire quale sarà la reazione degli alleati occidentale, compresa l’Italia, che hanno firmato la Convenzione. Di fortissima condanna?

Sulla scia del pensiero di Alex Langer.

Sin dagli anni ottanta il Centro di Educazione alla Pace di Rovereto ha portato avanti una fondamentale attività per la diffusione di una cultura di pace e nonviolenza attraverso iniziative innovative che hanno fatto scuola in tutta Italia. Il tutto nel segno di una figura storica del mondo dell’attivismo trentino, italiano e internazionale di cui è appena ricorso il 28esimo anniversario della scomparsa: Alex Langer. Clicca qui.

Trattato sulla proibizione delle armi nucleari.

Anniversario del Trattato TPNW: l’Italia agisca concretamente per il disarmo nucleare.

Il 7 luglio è ormai da alcuni anni una data importante per le campagne a favore del disarmo nucleare: è in questa giornata (a due giorni dall’anniversario del Manifesto Russell-Einsteinche si ricorda l’adozione da parte di 122 Paesi del testo elaborato in ambito ONU del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW)Clicca qui.

La resistenza del popolo palestinese.

Jenin è un microcosmo per l’intera esperienza palestinese di espropriazione, esilio, perdita e resistenza.

Le forze di difesa israeliane hanno attaccato il campo profughi di Jenin nei Territori occupati della Cisgiordania. L’assalto è iniziato con missili da crociera e attacchi aerei, è continuato con droni, carri armati, gas lacrimogeni e unità di cecchini ed è finito con incendi e bulldozer che hanno demolito case e attività commerciali palestinesi. Benjamin Netanyahu ha etichettato l’attacco a una delle aree più indifese e impoverite del mondo come una “operazione speciale”, un raid mirato contro presunti terroristi. Dopo che i carri armati israeliani sono usciti da Jenin, gli Stati Uniti hanno annunciato la vendita di 25 F-35 a Israele, in un accordo finanziato dal Pentagono.

Clicca qui Jeffrey St. Clair  l’editore di CounterPunch. Il suo libro più recente è An Orgy of Thieves: Neoliberalism and Its Discontents (con Alexander Cockburn).

Mobilitazione europea contro la guerra.

Appello per il cessate il fuoco e l’inizio di negoziati sottoscritto collettivamente da associazioni e organizzazioni diverse (socio-politico-sindacali) e individualmente da persone. Clicca qui.

Volute sempre dai governi, non dai popoli, le guerre non dovrebbero  nemmeno mai cominciare: nessuna guerra, in nessuna parte del mondo. è del popolo – dei sinceri rappresentanti dei popoli – il compito e la responsabilità di dire “basta!”, ovunque e per sempre.                                                                       

La guerra Russia-Ucraina (NATO e USA contro Russia e Cina) deve cessare immediatamente. Per chiedere e ottenere che questo avvenga, occorre subito (a fronte dei rischi sempre più grandi di conflitto nucleare, delle enormi perdite di vite umane e delle gravi ripercussioni sociali ed economiche) una grande manifestazione europea, unitaria, concordata e corale: tutto il popolo europeo è chiamato a manifestare contemporaneamente in tutte le capitali.    

Uno sciopero generale sarebbe necessario per gridare che l’Europa tutta si ferma per far finire (e finché non sarà finita) quest’ennesima immane tragedia. Se la proposta, l’idea forte dello sciopero generale risultasse irrealizzabile, si deve garantire l’individuazione di una giornata significativa e simbolica in cui convocare -in una stessa data da individuare – grandi manifestazioni di piazza per l’immediato cessate il fuoco e, contestualmente, per l’inizio di negoziati.

Raggiunto un certo numero di adesioni, si deciderà una data (es.: 6/9 agosto-Hiroshima e Nagasaki) significativa e si inviterà il popolo europeo a tenere manifestazioni in contemporanea in tutte le capitali d’Europa e in tutte le realtà anche minori in cui si riuscirà a organizzare dimostrazioni contro guerra/guerre.