Draghi rimpinza di soldi la Russia.

E fa tirare la cinghia all’Italia. Il grande banchiere esalta ancora le sanzioni e l’invio di armi. Non vuole  ammettere che, se lo scopo originario dei provvedimenti dell’occidente era quello di far collassare l’economia russa e determinare un cambiamento al vertice, magari alimentando un colpo di Stato, non si può che considerarli un fallimento.  I russi non potranno più mangiare hamburger sotto l’insegna di McDonald’s o bersi un caffè da Starbucks, però contro Putin non solo non si stanno raggiungendo gli obiettivi politici  ma l’economia russa  sembra ben lontana dal collasso,  anche se nessuno può affermare che uscirà  rafforzata (d’altronde quale Paese, a parte gli USA, può affermarlo?). Clicca qui una analisi di Francesco Lenzi.

Ennesima assoluzione per l’amianto.

Il Tribunale di Milano,  confermando il 1° grado:  “il fatto non sussiste” e “il fatto non costituisce reato”, ha assolto in 2° grado  nove managers della Pirelli di viale Sarca (Milano), imputati di omicidio colposo di 28 operai dello stabilimento morti per mesotelioma da amianto, cancerogeno ben noto fin dai primi del ’90.  Nel tribunale di Milano – V sezione – sono stati celebrati diversi processi (Breda, Pirelli, Scala di Milano ecc. ), tutti senza colpevoli e con le parti civili condannate a pagare le spese processuali. Clicca qui il commento del “Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio” .

Solidarietà come strumento di lotta dei Movimenti.

“Avanti così! Siete uno dei pochi presidi della libera informazione su cui ancora gli Italiani possono contare! Il mio contributo non mancherà mai!” “Grazie per la vostra tenace nobilissima resistenza civile!” “Un grande fraterno abbraccio, grazie per le tue indomite lotte!” “Oggi come ieri, ricordi quando ti minacciavano con telefonate e scritte sui muri…” 

Siamo noi che ringraziamo voi tutti per la solidarietà al Movimento di lotta per la salute Maccacaro, espressa anche con sottoscrizioni. “Oggi come ieri”: eh già, il pensiero va alle minacce del 2009 che ci accusavano di aver portato Solvay in tribunale e di voler chiudere lo stabilimento di Spinetta Marengo. Furono un capitolo da aggiungere alle rappresaglie aziendali (fallite) che avevano già riempito i primi volumi del mio libro. Un capitolo che rileggiamo con emozione: clicca qui. Continua a essere vero: solidarietà come strumento di lotta dei Movimenti.

Lino Balza

Le responsabilità pubbliche per le catastrofi ecosanitarie da Pfas.

Il senatore Andrea Crucioli che ha depositato in parlamento il disegno di legge per la messa al bando in Italia dei PFAS.

Anche nel processo in corso a Vicenza stanno emergendo le responsabilità degli enti pubblici (Comune, Provincia, ASL, Arpa) per non aver fermato, ma sottovalutato anzi nascosto, l’inquinamento da Pfas della Miteni di Trissino. Le responsabilità ad Alessandria erano state addirittura precedenti e coinvolgerebbero anche la magistratura  perché quanto meno dal 2009 noi avevamo depositato gli esposti con le denunce penali di inquinamento ambiente e lavoratori a carico della Solvay di Spinetta Marengo: esposti riproposti anche al successivo responsabile della Procura e compresi nel libro “Pfas. Basta!” (disponibile a che ne fa richiesta).

A Vicenza emerge, nelle testimonianze dei carabinieri NOE, che il  collasso ambientale dei PFAS,  che da decenni compromette l’ecosistema del Veneto centrale con tutti i guai annessi sul piano della salute umana, era noto ai piani alti dell’azienda nonché ai soggetti che la “controllavano”. In particolare la testimonianza di Manuel Tagliaferri, il maresciallo del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Treviso, senza mai un momento di pausa  per oltre cinque ore ha ricapitolato, tra e-mail, documenti sequestrati, riferimenti normativi, annotazioni investigative,  quanto, almeno in parte, era già emerso durante la fase delle stesse indagini preliminari. Clicca qui il resoconto dell’udienza.

La potenza del mezzo televisivo.

La fiction che ha lanciato definitivamente davanti al grande pubblico Volodymyr Zelensky  è del 2015, sono seguite altre due serie nel 2017 e 2019. Narra di un professore che, con un video messo su Youtube dai suoi studenti, diventa un personaggio famoso al punto da diventare capo di Stato. Cosa che a Zelensky, sull’onda di quel successo tv, è accaduta davvero con l’elezione a presidente dell’Ucraina il 20 aprile del 2019 con il 70% dei voti. La serie ora si può vedere su Netflix, in russo con i sottotitoli.

Confermata la manifestazione del 2 giugno. No Base, né a Coltano né altrove.

La nuova base militare, giurano la Difesa e il sindaco di Pisa, non sarà dentro il Parco di San Rossore. Ma la soluzione prospettata dal decreto appena firmato dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini è un trucco mediatico: nessuna garanzia, le autorità  rifletteranno su una soluzione alternativa allo scempio dei 70 ettari nel parco, ma la nuova base camuffata potrebbe ancora coinvolgere Coltano e in particolare edifici pubblici dismessi.

Libertà di informazione e propaganda di guerra. Il giornalismo embedded.

Kiev non ha apprezzato (di fatto chiedendo la censura) che alcuni media francesi, l’agenzia di stampa France Presse e le tv LCI, privata, e France 2, pubblica, abbiano accettato di farsi accompagnare dalle truppe russe per visitare le zone occupate del Sud dall’Ucraina, tra cui le città di Mariupol e Kherson. “Se accetti di muoverti con l’esercito russo, accetti di mostrare al mondo solo quello che loro vogliono far vedere”, ha detto la portavoce dell’ambasciata d’Ucraina a Parigi. Non è altrettanto vero che “Se accetti di muoverti con l’esercito ucraino , accetti di mostrare al mondo solo quello che loro vogliono far vedere”?

Rassegna Premi Attila disponibile solo in digitale.

Ci richiedono il libro “Rassegna dei Premi Attila dal 2004”. Tutti i nostri libri sono stampati totalmente a spese degli autori. Il ricavato è interamente devoluto alla Ricerca per la cura del mesotelioma di Casale Monferrato. Per riceverli, occorre comunicare a movimentolotta.maccacaro@gmail.com  l’indirizzo mail e l’avvenuto versamento (minimo euro 20) sul conto IBAN IT68 T030 6910 4001 0000 0076 215 (specificando causale) oppure tramite PayPal lubaja2003@yahoo.it. La “Rassegna dei Premi Attila dal 2004” è esaurita in stampa. Anche per la versione digitale occorre seguire la suddetta procedura.

Curdi, la miopia e la vergogna dell’occidente.

Pochi, nel mondo dell’informazione, stanno commentando le pressioni turche su Svezia e Finlandia dicendo che i curdi saranno verosimilmente “il prezzo da pagare” per l’allargamento dell’alleanza atlantica in Europa, cioè la vendita a Erdogan  dei suoi dissidenti e oppositori. Se qualcuno dovesse affermare che è razzismo non rispettare il popolo curdo quanto quello ucraino, si sentirà rispondere che l’Ucraina è più vicina. Mariupol dista però da Roma 3.036 chilometri, mentre la provincia di Aleppo, dove i curdi delle Ypg-Ypj sono stati in questi mesi bombardati dalla Turchia e assediati da Assad, 2.934 chilometri. Ciò che Erdogan sta negoziando è un’ulteriore via libera della Nato a operazioni militari nella Siria del nord-est, dove gli Stati Uniti hanno truppe e dove Erdogan intende distruggere le conquiste democratiche siriane e irachene, autoctone e secolari, promosse dal Pyd e dal Pkk in questi anni. Inoltre la miopia occidentale ignora che l’esercito turco tiene sotto il suo comando in Siria bande criminali come Ahrar al-Sharqiya e Failaq Al-Majd, che commettono crimini contro l’umanità e in cui militano ex miliziani di Daesh e Al-Qaeda. Clicca qui.

Continua la lotta contro il Disegno di Legge sulla Concorrenza e il Mercato.

La lotta ha coinvolto in questi mesi centinaia di realtà associative e di movimento, sindacali e politiche. Ha prodotto mobilitazioni sociali nei territori, ed è riuscita a far schierare quattro Consigli Regionali, tutti i Consigli Comunali delle più grandi città e diverse decine di Comuni medi e piccoli. Una mobilitazione diffusa e incisiva, capace di portare a casa un primo importantissimo risultato: sull’obbligo di privatizzazione dei servizi pubblici locali il governo Draghi è stato costretto a fare marcia indietro e il testo definitivo non contiene più tutti i vergognosi vincoli alla possibilità per i Comuni di autoprodurre i servizi pubblici per la propria comunità di riferimento. Un risultato che non modifica la nostra critica alla filosofia mercatista e liberista a cui s’ispira il Ddl  Concorrenza, che, in linea con le scelte di fondo di questo Governo, negli altri settori rilancia con forza liberalizzazioni e privatizzazioni. Per questo, mentre il Senato vota il Ddl Concorrenza, saremo ancora una volta in piazza. Per dire che è radicalmente altra la strada da seguire, e passa per la tutela e la riappropriazione sociale dell’acqua, dei beni comuni e dei servizi pubblici come fondamenta del progetto di un’altra società.

A Roma contro la guerra e l’invasione turca del Kurdistan.

Mobilitazione per il 4 giugno. Parallelamente all’invasione turca nel Kurdistan del Sud (Nord Iraq) e gli attacchi continui della Turchia al Rojava, l’esercito iracheno ha aumentato massicciamente la sua presenza militare nell’area di insediamento degli yazidi e sta attaccando gli yazidi sopravvissuti nel 2014 al genocidio dello Stato Islamico per smantellare la loro amministrazione autonoma e le proprie strutture di autodifesa. Clicca qui.

Campagna “AGLIO SOLIDALE E NON SOLO…” per aiutare i Curdi.

Kurdistan nazione che non esiste.

“Verso il Kurdistan”, con altre associazioni, sta lavorando ad un ambizioso progetto per dotare Shengal di un ospedale attrezzato ed ha già inviato un contributo di 30 mila euro. C’è ancora molta strada da fare col tuo aiuto. Shengal si trova in una zona montagnosa, molto arida. Mentre continua l’invasione turca del Sud Kurdistan (nord Iraq) e sono incessanti i bombardamenti turchi sui villaggi e sulle città del Rojava, l’esercito iracheno ha aumentato la presenza militare nella regione di Shengal contro i kurdi yazidi, sopravvissuti al tentativo di genocidio dell’Isis nel 2014, con l’obiettivo di smantellare la loro amministrazione autonoma e le forze di autodifesa. Clicca qui.

Il caso Assange per capire la libertà di informazione in Italia.

La manifestazione a Genova

Torniamo in piazza per Julian Assange mentre osserviamo   che anche in Italia la libertà di stampa  e d’informazione sta vivendo un grave momento. Ce lo dimostrano i gravi  colpi inferti  ai giornalisti che lavorano per la  trasmissione REPORT (e perfino nel nostro piccolo siamo stati oggetto di minacce). Chi cerca di dare una informazione veritiera su questioni fondamentali  che possono  responsabilizzare e rendere più consapevoli cittadine e cittadini viene intimorito, ostacolato, infangato. Stiamo assistendo  a una situazione che ci porta a Julian Assange. Julian ha vissuto e sta vivendo tutto questo. Il carcere si aggiunge, con la promessa che se verrà estradato negli Stati Uniti  di anni di carcere ce ne saranno per lui, 175 da scontare. Non ha commesso crimini. Li ha denunciati. Come giornalista d’inchiesta  ha svelato verità  ritenute molto scomode dagli Stati Uniti. Queste Verità contengono crimini, delitti commessi da un esercito in ‘missione di pace. Julian per aver fatto bene il suo lavoro, sta pagando duramente dal 2010. E ora l’estradizione  con quest’ultima firma del ministro  dell’interno inglese, può essere imminente

Ora che sta succedendo  qui da noi, in Italia, capiremo  meglio il meccanismo infernale per cui la libertà di stampa  disturba chi ce la vuole togliere, chi vuol punire coloro che fanno un giornalismo autentico, professionale? Vogliamo provare ad immaginarci una stampa soggiogata totalmente dai  poteri forti? La nostra Rete dei Movimenti Ecopacifisti fa argine.

Via il nucleare USA dall’Italia.

Dopo il disastroso incidente avvenuto nella centrale di Chernobyl nel 1986, abbiamo votato a larghissima maggioranza contro la presenza del nucleare civile in Italia, distogliendo lo sguardo dall’evidenza che fin dal 1957 il nostro Paese era utilizzato dagli Stati Uniti per lo schieramento di missili rivolti contro l’Urss e i Paesi dell’Est europeo riuniti nel Patto di Varsavia, con  il compito di rispondere a un eventuale attacco contro i Paesi Nato sganciando testate nucleari americane su Praga e Budapest. Ancora oggi, a 85 chilometri da Milano nel caso della base Usa di  Ghedi, a 95 chilometri da Venezia nel caso di Aviano,  ospitiamo un arsenale atomico  con una forza di distruzione superiore a tre bombe di Hiroshima che ci può anche scoppiare sotto il culo. Clicca qui in quotidiano cattolico  “Avvenire” in merito all’iniziativa di ventidue associazioni pacifiste  che hanno commissionato un Parere giuridico sulla presenza delle armi nucleari in Italia alla sezione italiana di Ialana, l’Associazione internazionale degli avvocati contro le armi nucleari, con status consultivo presso le Nazioni Unite. Lo studio che ne è risultato è una chiara denuncia dell’illegalità della presenza degli ordigni nucleari sul suolo italiano, in violazione del Trattato di pace del 1947 e del Trattato di Non Proliferazione del 1968, ratificato dal nostro Paese nel 1975, oltre che di varie norme nazionali e internazionali.  

Giù le mani dalla Rete dei Movimenti Ecopacifisti.

Tra i tanti che ci esprimono solidarietà (e che ringraziamo) c’è chi ci avverte Ehilà, ragazzi, avete dei begli artigli!!! Però state attenti… che le minacce di querela non vanno prese sottogamba, sul piano dell’ironia come avremmo fatto noi, se ci rendiamo conto che stiamo remando contro la corrente dell’informazione:  Chi è libero come voi, in quest’italia (la scrivo apposta con l’iniziale minuscola), pattina su un ghiaccio sottile. Purtroppo, a livello nazionale, solo il Manifesto e il Fatto Quotidiano sono di proprietà di giornalisti, tutti gli altri appartengono ad industriali (berlusconi, elkann, de benedetti eccetera): basta ricordare come televisioni e quotidiani hanno lapidato una persona onesta e capace come Giuseppe Conte a favore di un megabanchiere che, con i fatti, ha mortificato la Costituzione e favorito i ricchi lasciando ai poveri le briciole. Per non parlare degli spazi concessi a matteo renzi…”.

C’è chi cerca di rassicurarci: “Sareste oggetto di ‘querela temeraria’, espressione coniata dai giuristi sulla falsariga della ‘lite temeraria’ ben nota nel processo civile, in quanto nella fattispecie sarebbe  querela infondata  sporta senza che vi fossero i necessari presupposti di reato. Anzi, il querelante sarebbe condannato al rimborso delle spese e addirittura ai danni…”. In effetti, il querelante (che ci perdoni l’ironia dedicatagli) potrebbe essere un “direttore responsabile” ignaro delle minacce del suo redattore (che invece non merita nessuna scusa). C’è chi, però, avverte “Attenti, vogliono farvi del male, dietro ci possono essere i mandanti occulti” e fa l’elenco dei potenti avversari degli ecopacifisti che noi rappresentiamo: il nome più quotato è SolvayQuerela come censura, insomma.  C’è chi a maggior ragione prende sul serio la “querela per interposta persona, se non altro quale forma di intimidazione”; al punto che invia bonifico bancario “ai volontari che fanno tutto a proprie spese, e invito tutti a concorrere ad una sottoscrizione”.

Noi (personalmente, giganti come Montedison e Michelin hanno sbattuto il muso) noi andiamo avanti come e più di prima. Più di prima perché, sarà coincidenza con questa questione, siamo in questi giorni passati nella mailinglist della Rete da 35.998 utenti a 36.038. Evidentemente apprezzano la libertà della nostra informazione, che non ammette censura e autocensura, minacce e chilling effect, cioè quella libertà che ci attribuisce il direttore de “Il Caffè” (al suo attivo oltre 100 querele per diffamazione, zero condanne) quando ci invita a pubblicare cosa scrivono all’estero dei giornalisti italiani. D’altronde (nel nostro piccolo) non siamo i soli a difendere la libertà di espressione. Malgrado una media dell’otto per cento di share, al di sopra delle trasmissioni omologhe, Report è stato appena oggetto di un altro attacco di censura, questa volta (poi ritirato) da parte della magistratura.

Italia vergogna d’Europa per la libertà di stampa.

A proposito di “prostituzione intellettuale”, nella fattispecie “prostituzione giornalistica”, clicca qui cosa pensano nel mondo della  libertà di stampa italiana.  L’Italia vergogna d’Europa. ‘Reporter senza frontiere’, il più accreditato organismo indipendente che si occupa di questo tema a livello globale, certifica che la libertà di stampa in Italia è una illusione: l’Italia   in classifica è scesa al 58° posto perdendo ben 17 posizioni. Commenta Stefano Carugno, direttore de “Il Caffè”: quello dell’Italia è ormai un caso mondiale, non c’è una stampa libera di scrivere in maniera indipendente,  il pluralismo -mascherato da un gran numero di giornali e tv fintamente schierati a destra e a sinistra-  è una parvenza di democrazia bensì sinonimo di spartizione politica ed economica , il giornalista è “costretto” a conformarsi alla linea editoriale della propria testata, rinunciando al proprio pensiero, autocensurandosi. L’autocensura si conforma alla prestazione sessuale a scopo di lucro, con carattere di abitualità e professionalità.

Putin: piano di pace italiano fasullo in presenza delle sanzioni.

Putin risponde alla telefonata di Draghi:  “La Russia sta diventando  più forte grazie alle sanzioni. Rubare i beni di qualcuno non ha mai portato a nulla di buono, soprattutto a chi lo fa”. Dopo aver dato del “poliziotto” a Biden, Putin ha assicurato a  Draghi la fornitura di gas, e per quanto riguarda la crisi alimentare ha sostenuto  che è l’Ucraina a bloccare l’apertura di corridoi umanitari per le navi. Soprattutto ha ribadito che darà l’ok ai corridoi via mare per il grano da Mariupol solo se saranno revocate le sanzioni. Nel frattempo Mosca sta guadagnando dalla crisi alimentare di cui molti Paesi sono vittime.

L’amianto non dà mai tregua, neppure nella bonifica.

La Procura di Pavia ha mandato la Guardia di finanza a sequestrare un’area di circa 140 mila metri quadrati: sono i terreni della ex Fibronit di Broni, nell’Oltrepò pavese, che  ha diffuso morte dal 1932 al 1994 producendo  manufatti per edilizia in amianto. Così come la più famosa Eternit di Casale Monferrato, che nella provincia di Alessandria ha provocato almeno 2.500 morti. La Fibronit continua a produrre morti: i lavori di bonifica sono compiuti da anni in maniera inadeguata e truffaldina: le società che dovrebbero ripulire l’area dei veleni incassano i soldi pubblici – più di 8 milioni di euro pagati dal ministero dell’Ambiente e dalla Regione Lombardia – ma lasciano che l’amianto continui a fare i suoi danni. Clicca qui Gianni Barbacetto.

La questione dei territori e dei confini ucraini.

Nel vastissimo territorio ucraino, dove ci sono molte minoranze, si profila verso Est una popolazione russofona, diversa sotto l’aspetto storico, politico, culturale. Dopo il capitolo emblematico della Crimea, annessa dalla Russia dopo il referendum del 2014, è stato certo un errore di Kiev non concedere uno statuto autonomo al Donbass. In entrambi i casi l’indipendenza tempestiva avrebbe ratificato quelle differenze che non potevano essere cancellate e avrebbe forse evitato il conflitto. Adesso le autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, riconosciute dalla Federazione Russa, vengono in fondo fagocitate dall’invasione. L’Europa, che era nata per superare le nazioni e garantire la coabitazione tra popoli, assiste invece impotente a una sorta di guerra civile fratricida. Proprio da qui si può però ripartire, da un canto mettendo radicalmente in discussione sovranità e integrità territoriale, dall’altro mirando ai grandi obiettivi politici della pace e della convivenza.

Dossier sulle 38 ferrovie sospese in Italia.

Seconda edizione del Dossier Futuro Sospeso, realizzato da Legambiente, UTP AssoUtenti, Federazione Italiana Ferrovie Turistiche e Museali FIFTM, Kyoto Club e Fondazione Cesare Pozzo. Il dossier esamina la situazione di 1200 km di linee ferroviarie da riaprire al trasporto locale in Italia. Diviso per regioni, esamina lo stato di 38 linee che potrebbero essere riaperte, sia per garantire efficace trasporto locale a territori oggi non serviti e sia per servizi turistici in paesaggi di straordinaria bellezza italiana.  Si tratta di una proposta strategica per il Paese, oggi più che mai necessaria, per rispondere al bisogno di mobilità sostenibile dettata dal nuovo scenario internazionale e dalla transizione ecologica. Clicca qui.

Alla Camera i danni da ‘vaccino’.

Riceviamo e pubblichiamo: Il prof. Giovanni Frajese, endocrinologo, docente all’Università di Roma “Foro Italico”, parla alla Commissione Parlamentare d’inchiesta sui vaccini anti-covid, e illustra  i dati sui vaccini pubblicati dalle più prestigiose testate medico-scientifiche del mondo, dati scientifici che evidenziano che le persone vaccinate si ammalano più di quelle non vaccinate. Guarda il video.

No a nuovi inceneritori in Piemonte.

Il Piemonte non ha bisogno di nuovi impianti di incenerimento: una Regione ampiamente inadempiente alle norme europee, nazionali e allo stesso piano regionale, non può basare sulle proprie inefficienze nuove progettualità impiantistiche per lo smaltimento.

Con i progetti ad oggi avanzati si andrebbe verso un sovradimensionamento impiantistico importante, a tutto discapito di una gestione sostenibile dei rifiuti e del percorso di economia circolare che l’Europa ci chiede. Clicca qui.

Il garante della Natura!

Lo scorso 22 maggio abbiamo celebrato la Giornata mondiale della Biodiversità e in questa occasione abbiamo lanciato una petizione per chiedere l’istituzione del Garante della Natura, una figura di garanzia che sul tema natura possa svolgere funzioni regolatorie, di vigilanza, di controllo e monitoraggio, di accertamento e di risoluzione dei conflitti. Una figura, insomma, che abbia una visione d’insieme e non perda di vista l’obiettivo della tutela della natura , che è raggiungibile solo se tutti i soggetti indicati nella Strategia Nazionale sulla Biodiversità agiscono insieme. FIRMA LA PETIZIONE >>

Marco Travaglio propone Mario Draghi come Premio Attila.

Clicca qui le motivazioni. Proposta non ammissibile per due ragioni: è in anticipo rispetto al momento delle votazioni della primavera 2023 e soprattutto, secondo il Regolamento, il premio non può essere assegnato per due anni consecutivi. Come anticipo per gli anni successivi però, è molto probabile dato che governa senza aver mai preso un voto, tanto meno dalla prossima maggioranza di astenuti.   

Verso il XIX Congresso della CGIL.

Iniziamo il dibattito con il convegno “Conflitto di classe? Lotta contro la guerra?”  organizzato per il 3 giugno dall’Associazione Nazionale Politico Culturale Cumpanis, che ha come obbiettivi “Un programma di lotte e obiettivi unificanti che riconsegnino alla Classe Operaia e Lavoratrice il suo ruolo centrale nel conflitto Capitale-Lavoro, protagonista per un nuovo modello di società, dirigente nella CGIL, al fine di ricondurla alla sua origine storica di Sindacato di Classe!Clicca qui.

Congresso Nazionale ISDE Medici per l’Ambiente.

Si svolgerà nelle giornate 29, 30 e 31 maggio a Sansepolcro (AR): i cambiamenti climatici nell’attuale instabilità internazionale e il nuovo paradigma One Health. ISDE è un’associazione italiana formata da medici in rapporto di collaborazione con l’OMS e con le principali istituzioni sanitarie nazionali,  che si occupa di promuovere un concetto di salute inteso come benessere generale dell’uomo e dell’ambiente in cui vive (ONE-Health)Dalla sua fondazione, promuove e organizza incontri ed eventi formativi per divulgare, sensibilizzare, informare i cittadini sulla tematica ambiente-salute e promuove studi e ricerche finalizzati ad aumentare le conoscenze sui rischi ambientali. Clicca QUA il programma.

A proposito del sistema di informazione/disinformazione. Lo scoppio alla Solvay.

Lo stabilimento in pieno centro abitato.

I titoli  sono magari suggestivi “Boato nella notte”, “Forte scoppio all’interno del polo chimico”, ma poi  nel testo solo un articolo di giornale (Il Piccolo, Monica Gasparini) pone interrogativi, gli altri sono tutti made in Solvay: Il forte rumore è stato provocato dall’apertura dei due appositi “dischi di rottura” nell’area di produzione plastomeri. Il ‘disco di rottura’ è un componente di prevenzione e sicurezza che evita, come in questo caso, incidenti all’impianto di polimerizzazione. I blocchi automatici di sicurezza sono immediatamente intervenuti isolando completamente l’impianto per la messa in sicurezza dell’area. Non ci sono state conseguenze per il personale. Non sono state rilevate all’esterno anomalie ambientali”. Insomma state tutti tranquilli cittadini dei sobborghi di Alessandria che siete saltati sul letto alle 4,30: la prossima volta all’udire il “forte rumore” (perché chiamarlo “forte boato”?) giratevi sull’altro fianco. Questo tipo di servile informazione non chiede: nell’incidente quali gas sono stati emessi in atmosfera? quali analisi immediate e successive sono state effettuate? Soprattutto, preso atto che lo scoppio degli “appositi” dischi di rottura evita lo scoppio degli impianti, i giornali non pongono la questione -più volte da noi sollevata- che qualora i dischi di rottura non funzionino siamo in pieno scenario di catastrofe industriale, nel quale la popolazione alessandrina viene cancellata. “Si dimenticano” che lo stabilimento di Spinetta Marengo (in pieno centro abitato) è ad alto rischio come da Legge Seveso.

Nota. La tecnica del ” diaframma di rottura” serve ad evitare un’eccessiva pressione nel reattore che provocherebbe scoppio e  incendio. La pressione crescente rompe il diaframma e fuoriesce una quantità di sostanza in modo da ridurre la pressione. E’ una tecnica obsoleta  che causa lo scarico in atmosfera di prodotti pericolosi e cancerogeni quali il tetrafluoroetilene.

Salva le api salva te stesso.

3 giugno ore 20.30 www.facebook.com/isdevicenza.it/ Evento organizzato da ISDE Vicenza in occasione della Giornata Mondiale delle api, sui pericoli per la salute degli esseri viventi e dell’ambiente derivanti dall’uso inappropriato di insetticidi e pesticidi negli ambienti domestici e urbani. In particolare, sarà esaminato il caso dei trattamenti “adulticidi” anti-zanzare, la cui inutilità e inefficacia è oramai definitivamente dimostrata. Più efficaci sono invece i trattamenti “larvicidi”, adottati da molti comuni amici delle api.

Ci minacciano di querela per diffamazione… del giornalismo.

Nell’articolo (copiato da Il Fatto) clicca: Libertà di stampa al tempo della propaganda di guerra. , abbiamo scritto: Il giornalista lo fa per attitudine prostituente ma anche per mestiere ad attaccare i buoi dove vuole il padrone”. Il tema della prostituzione intellettuale -eclatante nell’ esercizio giornalistico- fin dall’antichità è stato copiosamente affrontato in libri, saggi, conferenze, dibattiti, articoli, vignette… Che evidentemente non appartengono alla cultura (neppure googlista) di Andrea Carotenuto, giornalista professionista iscritto all’Ordine della Liguria, direttore responsabile di “Liguriaoggi”, “testata giornalistica in corso di registrazione presso il tribunale di Genova”, la cui affollata redazione ci minaccia: Dare della ‘prostituta’ al destinatario delle email che inviate è una precisa strategia di ‘comunicazione’? Vi prego di scusarvi pubblicamente o di cancellare la nostra email dai Vs archivi. C’è un limite (anche legale, si chiama DIFFAMAZIONE) a quello che si può scrivere e diffondere. Ringraziate il cielo che abbiamo da lavorare e non abbiamo tempo per depositare una denuncia. Buon lavoro e cercate di riflettere su quello che fate”Carotenuto neppure ha letto San Girolamo che, nelle sue lettere (Epist. 4),  avvertiva: dum excusare credis, accusas (“mentre credi di scusarti, ti accusi”).  Si dà il fatto che i destinatari della mailinglist erano 35.998, di cui i 3.128  giornalisti nazionali e internazionali: cioè i 3.128 destinatari  sospettabili di “attitudine prostituente” nel panorama della disinformazione che oggi è abbacinato più che mai dalla propaganda di guerra. Tra i 3.128 innominati, Carotenuto si è sentito identificato. Ebbene, noi non siamo in grado né di scagionarlo né di stigmatizzarlo, non avendo mai finora sospettato l’esistenza del suo prestigiosissimo giornale. Toccherà l’ardua sentenza alla sconfinata moltitudine dei suoi lettori. Fatti tuoi, caro Carotenuto.

Per quanto mi riguarda, i quattro volumi de “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza” testimoniano il privilegio di aver praticato per mezzo secolo il giornalismo libero, militante e partigiano, non servile. Il mio privilegio, chiamiamolo così, è di non aver praticato il giornalismo professionistico e di non essermi prostituito al mio padrone. Anzi, contro questo padrone, la multinazionale Montedison (poi Solvay), ho organizzato per decenni continue denunce ambientali sul territorio, anche di grande rilievo mediatico sulle testate locali e nazionali, affrontando così le conseguenti rappresaglie: cassa integrazione, tre trasferimenti, mobbing, dequalificazione professionale, demansionamento, ufficio confino, inattività assoluta, oltre ad uno stillicidio di tentati provvedimenti disciplinari e vertenze minori e, dulcis in fundo, licenziamento.  In sintesi: 7 cause in pretura, 4 in appello, 2 in cassazione, tutte concluse con sentenze favorevoli che mi hanno salvano il posto di lavoro. Così dicasi per la sentenza contro la multinazionale Michelin che aveva tentato la querela per diffamazione a mezzo stampa. Quanto meno con Michelin si era trattato di questione seria: le morti operaie. Con il caro Carotemuto… brrr.

Lino Balza     

Vocabolario Treccani.

pennivéndolo s. m. (f. –a) [comp. di penna e tema di vendere, sul modello di fruttivendolo e sim.], spreg. – Chi fa, della propria capacità di scrivere (come autore di libri, giornalista, collaboratore di riviste), un uso mercenario, facendosi, anche in contrasto con le proprie convinzioni, difensore e sostenitore delle tesi e degli interessi di chi gli assicura maggiori vantaggi personali: pennivendoli che ponevano l’ingegno e il livore a servizio del miglior pagante (Papini).

prostituto s. m. [tratto da prostituta]. – Uomo che si prostituisce, che esercita la prostituzione: (sessuale, intellettuale, sacra) abbiamo voluto camuffarci come i prostituti nottivaghi per nascondere meglio le nostre piaghe (Montale).

leccaculo s. m. e f. [comp. di leccare e culo], invar. (raro -i), spreg. – Adulatore servile (sinon. volg. di leccapiedi)

Solidarietà internazionale al reggimento Azov.

Accusata, tra il 2014 e il 2016 nella guerra del Donbass in risposta ai  secessionisti filo-russi, di crimini di guerra e tortura, tra gli altri dall’OSCE, dall’Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani, e da Human Rights Watch, la formazione neonazista è stata legalizzata dal regime di Kiev. Dai media italiani in più trasmissioni e tg i miliziani del Reggimento Azov  sono stati presentati come eroi anche attraverso le testimonianze delle loro mogli. Questa solidarietà non è venuta meno dopo che si sono arresi nell’acciaieria Azovstal a Mariupol, seppur siano stati perfino accusati  di  aver bloccato nei sotterranei delle acciaierie centinaia di civili, impedendo loro di mettersi in salvo e utilizzandoli come “scudi umani”. Così commenta il sarcasmo di Vauro:

Eroe o genocida?

Le immagini della resa del battaglione Azov sono state diffuse dai media russi. Si vedono gli ucraini sfilare in mutande, alcuni di loro hanno tatuaggi a prova del loro credo politico: svastiche, soli neri, aquile del Terzo Reich e simboli celtici. Ci sono poi gli scatti dei militari salendo su dei bus. Vanno nei territori controllati dai russi dove saranno portati davanti a una giuria russa. Un processo “inevitabile” secondo Denis Pushilin, leader dei separatisti del Donetsk, perché si tratta di “una richiesta dei cittadini e della società”. Il comandante degli Azov, Denis Prokopenko, nella foto,  è stato portato via con un mezzo speciale. “I residenti lo odiavano e volevano ucciderlo per le numerose atrocità commesse” ha spiegato il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov. Zelenski lo decora come eroe nazionale,  per i filo russi  del Donbass è un nazista genocida.

Ne valeva la pena?

Il Pentagono comunica che “difficilmente i russi verranno respinti dal Donbass e dal Sud” e avvia colloqui con Mosca per trattare in base non ai sogni, ma alla realtà. Ma va? Purtroppo lo “sconfitto” Putin s’è preso ciò che voleva e se lo terrà, come i veri esperti dicevano fin da subito. Prima o poi, con calma, qualcuno si domanderà se valesse la pena lasciar massacrare fisicamente mezza Ucraina dai russi ed economicamente l’Europa intera e mezzo mondo dalle auto-sanzioni per giungere a conclusioni già chiarissime qualche migliaio di morti fa. E magari chiederà scusa a chi passava per putiniano solo perché non mandava il cervello all’ammasso.

Irrealistica la vittoria sulla Russia.

Pensare che l’Ucraina possa sconfiggere la Russia e riconquistare tutti i territori, compresa la Crimea, “non è un obiettivo realistico“. Il motivo è che la Russia resta “troppo forte” e che Vladimir Putin “ha investito troppo prestigio personale nell’invasione per fare marcia indietro“. In un editoriale pubblicato il 19 maggio dal titolo “La guerra in Ucraina si sta complicando, e l’America non è pronta“, il New York Times esprime tutti i suoi dubbi e la sua preoccupazione per il conflitto che si protrae ormai da tre mesi. L’articolo è firmato dall’Editorial Board, ovvero dal gruppo di giornalisti opinionisti che lavorano al Nyt. Rappresenta il loro pensiero condiviso, frutto del dibattito, di ricerche e delle informazioni raccolte da esperti. 

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(continua…)