Cento anni fa Lenin già pose la questione Ucraina.

Scrive “Agli operai e ai contadini dell’Ucraina”: “Il potere sovietico in Ucraina ha dei compiti specifici. Uno di questi compiti merita in questo momento un’attenzione particolare. È la questione nazionale, e cioè: l’Ucraina sarà una repubblica socialista sovietica distinta e indipendente, alleata (federata) con la Repubblica socialista federativa sovietica russa, oppure l’Ucraina e la Russia si fonderanno in un’unica repubblica sovietica? Tutti i bolscevichi, tutti gli operai e i contadini coscienti devono riflettere seriamente su questo problema”.  Chi deve decidere? Secondo Lenin: “L’indipendenza dell’Ucraina è stata riconosciuta dal Comitato esecutivo centrale dei soviet di tutta la RSFSR – Repubblica socialista federativa sovietica della Russia – e dal Partito comunista bolscevico russo. Perciò è cosa ovvia e universalmente riconosciuta che soltanto gli operai e i contadini dell’Ucraina possono decidere”.  Mica tanto ovvio alla luce di quanto è arrivato a compimento cento anni dopo. Nella visione di Lenin la questione si sarebbe risolta pacificamente: “ Il capitale è una forza internazionale. Per vincerla è necessaria l’alleanza internazionale, la fratellanza internazionale degli operai. Noi siamo nemici dell’odio nazionale, dei dissensi nazionali, del particolarismo nazionale. Siamo internazionalisti. Aspiriamo alla stretta alleanza e alla fusione completa degli operai e dei contadini di tutte le nazioni del mondo in un’unica repubblica sovietica mondiale.  Noi vogliamo un’unione volontaria delle nazioni, una unione che non permetta nessuna violenza esercitata da una nazione su un’altra, un’unione fondata su una completa fiducia, sulla chiara coscienza dell’unità fraterna, su un accordo assolutamente volontario.” La storia invece è andata da ben altra parte e Putin è ben lontano dall’interpretazione di Lenin: “Dobbiamo quindi essere molto prudenti, pazienti, concilianti verso le sopravvivenze della diffidenza nazionale, e dobbiamo essere inflessibili…”. Continua cliccando qui.

L’amianto continua ad uccidere il Val Basento.

Proseguono le udienze (la prossima per il 25 ottobre 2022) davanti al tribunale di Matera del processo contro MATERIT” nel quale sono imputati cinque ex dirigenti dell’omonimo stabilimento di Ferrandina Scalo , accusati di aver cagionato malattie professionali  e decessi causati dall’esposizione all’amianto. Il processo ha avuto inizio grazie all’incessante e complesso lavoro di indagine della Procura della Repubblica di Matera da parte del sostituto procuratore della Repubblica Rosanna Defraia. Il 24 febbraio 2020 si è tenuta la prima udienza istruttoria con l’audizione dei primi testimoni, tutti ex operai della fabbrica affetti da malattie professionali. Le fibre di amianto presenti nell’area del sito industriale per anni si sono disperse nel territorio circostante e nelle acque del fiume Basento adiacente allo stabilimento, la stessa acqua, lungo il percorso del fiume, era ed è impiegata per irrigare i campi. L’amianto, insieme con altre sostanze inquinanti sicuramente entrava e potrebbe continuare ad entrare, direttamente nel ciclo alimentare di tutto il territorio.  I problemi di bonifica della Materit s.r.l. hanno inizio ufficialmente nell’ottobre 1994 quando la Regione Basilicata prende atto della presenza di amianto stoccato nel piazzale dello stabilimento e ordina e autorizza la società a procedere allo smaltimento. Dopo svariate autorizzazioni allo stoccaggio provvisorio, e svariate proroghe, la bonifica non è mai arrivata a conclusione. Clicca qui una breve cronistoria.

Protezione e asilo ai disertori e obiettori della guerra.

Le reti internazionali per la pace e il disarmo chiedono che venga garantita in Europa la protezione per gli obiettori e disertori della guerra in Ucraina Il Movimento Nonviolento, in continuità con la Campagna di Obiezione alla guerra, ha partecipato e sottoscritto l’Appello al Parlamento Europeo di IFOR, WRI, EBCO-BEOC per concedere protezione e asilo agli obiettori di coscienza e ai disertori russi, bielorussi e ucraini. Clicca qui.