Valsusa: 30 milioni di euro per militarizzare il cantiere TAV.

Continua il processo nei confronti degli attivisti del centro sociale torinese Askatasuna, particolarmente attivo nelle proteste contro il Tav. Susa. L’anno scorso la Procura di Torino li ha accusati di formare un’associazione a delinquere; nelle varie udienze del processo, si sono aggiunti dettagli alla spesa che lo Stato italiano sostiene ogni giorno per proteggere i siti preparatori della TAV da contestazioni. In Aula è emerso che, durante il processo di militarizzazione del territorio, sono stati spesi negli ultimi 10 anni circa 30 milioni di euro in filo spinato, jersey di cemento e barriere alte 5 metri sparse tra i boschi, elementi che hanno rovinato il volto naturale dell’area, come raccontato da Nicoletta Dosio: clicca qui articolo . Un’altra spesa collaterale riguarda l’autoporto di San Didero: l’area è stata delimitata da recinzioni e filo spinato, sorvegliata giorno e notte da decine di carabinieri e poliziotti, per un costo totale di oltre 5 milioni di euro; un’area fantasma, con i lavori bloccati da problemi vari nell’assegnazione dell’appalto.

In un’altra udienza, lo Stato ha chiesto un risarcimento per la prolungata esposizione dei poliziotti ai gas lacrimogeni utilizzati per sedare le proteste dei manifestanti. Un risarcimento che nasconde l’ammissione della pericolosità e tossicità dei gas lacrimogeni, classificati come armi chimiche.