Nessuno può pensare che basti scendere in piazza per convincere le Amministrazioni regionali (tutte leghiste) a chiudere le micidiali produzioni di Spinetta Marengo: può farlo solo il Governo o la Magistratura.
Infatti, per porre fine alla calamità nazionale dei Pfas, il Coordinamemto dei Comitati di Vicenza e di Alessandria, appena costituitosi, affronta due livelli di scontro. Il livello nazionale è principalmente percorribile nei confronti del governo: che può mettere una pietra sopra i Pfas, anche se non la pietra tombale finchè non sarà avviata e conclusa la bonifica. Ma per agire sul governo e affermare “Limiti Zero Pfas”, l’unica via è puntare sulla Commissione Ecomafie”, altre vie in epoca di Draghi è tempo perso. Il secondo livello è quello giudiziario, in quanto i due processi di Vicenza e Alessandria sono “gemelli”, sinergici, dunque, senza farsi grandi illusioni (l’esperienza insegna) bisogna partecipare atto per atto, udienza per udienza, e perseguire l’esempio di Brindisi.
Il passato ci ha visto porre lo stabilimento di Spinetta Marengo -anche con gli esposti in magistratura- quale argomento principale dei mass media non solo locali: anche prima degli anni ’70 (lotte sindacali e anche ambientaliste) ma soprattutto dagli anni ’70 (lotte ambientaliste e deriva sindacale). Si può affermare che al giorno d’oggi non c’è nessun alessandrino sceso dalla culla che non sia ecosanitariamente informato del disastro: i tipi di inquinamento sono via via radicalmente cambiati in meglio grazie alle lotte personali e di massa della “Rete dei Comitati della Fraschetta”, ma con nuove complicanze (a tacere che i PFAS oggi sono un nulla a confronto dei PFIB).
Fare di più rispetto al passato sarà il coordinamento piemontese e veneto, sulla scia dei grandi meriti dei vicentini che hanno avviato alla ribalta nazionale il caso Pfas. La questione Pfas è portata sulla scena non solo nazionale dal Movimento di lotta Maccacaro grazie alla Lista della Rete dei Movimenti ambientalisti che raggiunge con 32mila utenti tutta la platea giornalistica e politica italiana.
Questa sentenza rappresenta una svolta storica sul piano giudiziario per la città di Taranto. E non solo, speriamo. Questa sentenza è un macigno sulle azioni del Governo: non saremmo un Paese credibile e giusto se all’interno del PNRR, a partire dall’ex Ilva, non si avviasse una vera transizione ecologica che parta dalla chiusura immediata dell’area a caldo dell’acciaieria (confiscata dalla sentenza e in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato).
Per l’Ilva di Taranto, al processo “Ambiente svenduto” durato cinque anni, per associazione a delinquerefinalizzata al disastro ambientale, omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro, avvelenamento di sostanzealimentari, corruzioni in atti giudiziari, omicidiocolposo e altre imputazioni, la Corte di Assise di Brindisi condanna a vario titolo: 22 anni di reclusione a Fabio Riva e 20 al fratello Nicola; 21 anni e 6 mesi a Girolamo Archinà responsabile delle relazioni istituzionali e definito dall’accusa come la “longa manus” dei Riva verso istituzioni e politica; 21 anni a Luigi Capogrosso direttore dello stabilimento; 18 anni e 6 mesi aLanfranco Legnani, Alfredo Ceriani, Giovanni Rebaioli e Agostino Pastorino considerati una sorta di “governo ombra” dei Riva;3 anni e 6 mesi a Niki Vendola ex governatore della Puglia accusato di concussione aggravata in concorso; 3 anni a Gianni Florido ex presidente della Provinciae a Michele Conserva ex assessore provinciale all’ambiente per concussione, 15 anni e 6 mesi a Lorenzo Liberti ex consulente della procura; 2 anniperfavoreggiamento aGiorgio Assennato ex direttore di Arpa Puglia; 5 anni e 6 mesi a Francesco Perli avvocato dei Riva; eccetera per un totale di 47 imputati (44 persone fisiche e 3 società); trasmissione degli atti alla procura per l’ipotesi di falsa testimonianza per l’ex arcivescovo della diocesi di Taranto Benigno Papa. Insomma una bella associazione a delinquere industriale, politica, amministrativa, legale, ecclesiale.
All’inferno ci sarà un girone dove finiscono tutti quelli che tossiscono a teatro, quelli che ti fanno il ganascino nelle guance, quelli che fanno le virgolette con le dita. Sicuramente c’è un girone dove stanno quelli che ti parlano a dieci centimetri abbassandosi la mascherina per farsi sentire meglio, quelli che vogliono tirarti le orecchie quando fai il compleanno, quelli che ti chiamano carissimo perché non si ricordano come ti chiami, quelli che ti fanno lo sconto “perché è lei!”, ma lo dicono a tutti, quelli che “i politici sono tutti ladri”, e poi ti chiedono il voto per il cugino della moglie, “che è tanto una brava persona!”. Metteranno insieme quello che ti punta gli abbaglianti in autostrada mentre stai superando, con quello che vuole dividere il conto al ristorante secondo quello che hai preso, ci sarà un posto per l’impiegato delle poste che sparisce quando viene il tuo turno, e per la commessa che ti dice “tanto poi cede!”, mentre stai in apnea per tentare di chiudere i jeans.
Sarà magari un girone leggero, lontano da assassini e malavitosi, ma sappiate che una piccola pena c’è pure per voi, per l’eternità.
Ma non disperate, tanto poi cede. Tra virgolette, ovviamente.
Dove si consumò la più grande violazione dei diritti umani in occidente. Oggi, la necessità di una alternativa di sistema è ancora più evidente. La reazione ai danni della globalizzazione liberista è stata finora cavalcata dalla destra in chiave razzista, reazionaria, identitaria. Ora un virus ha messo a nudo tutta la magnitudine del disastro – climatico, sociale, umano, di genere, ambientale, pandemico, sanitario. E’ più che mai cresciuto il bisogno di ricostruire uno spazio pubblico nazionale, europeo e globale di lotta, di pensiero, di alternativa. A Genova si terranno il 19 luglio l’assemblea internazionale e il 20 la manifestazione di Piazza Alimonda promossa dal Comitato Piazza Carlo Giuliani. Clicca qui.
Per quanto riguarda gli studi sui Pfas abbiamo più volte documentato le ricerche del professor Carlo Foresta del Consiglio Superiore di Sanità. A lui, in questa intervista, fa riferimento anche Alberto Zolezzi in veste di medico e soprattutto di membro della Commissione parlamentare Ecomafie. A sostegno che la produzione di Pfas dello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo è incompatibile con la salute della popolazione, e dunque deve cessare, sono convergenti tutte le risposte dell’onorevole Cinquestelle, che scandisce: “Basta Pfas”.
Zolezzi innanzitutto sgombra il campo dai dubbi: “IRSA (Istituto di Ricerca sulle Acque) e CNR (Consiglio Nazionale Ricerche) nel report presentato nel marzo 2021 scrivono che i nuovi PFAS -fra cui il cC6O4– sono analoghi ai vecchi”. Anzi, Zolezzi sciorina gli implacabili dati: “I nuovi a catena corta sono più dannosi dei vecchi”, fino ad esclamare: “Chissà che succederebbe ai lavoratori Solvay con 2mila ng/litro!”.E non solo che cosa succederebbe ai lavoratori e ai cittadini alessandrini:“Vogliamo proseguire l’esperimento facendo bere questa acqua ai nostri figli in tutto il bacino Padano? L’acqua del Po viene captata per irrigazione anche a scopo potabile”.“Può un’azienda mettersi a produrre 60 tonnellate di PFAS? Rischiano di contaminarsi ogni anno 12 miliardi di metri cubi di acqua: lo stesso di volume idrico trattenuto ogni anno dalle piogge nel Nord Italia”. Un giogo eco sanitario inaccettabile per l’Italia: “Nessuno stabilimento europeo oggi produce PFAS e tanto meno con quella modalità di diluizione e rischio inquinamento”. Non solo, aggiunge Zolezzi: “I PFAS causano danni anche per esposizione aerea, in particolare si riscontra nei lavoratori ma anche nei cittadini che abitano nelle zone limitrofe”. D’altronde la bioaccumulabilità dei Pfas è provata scientificamente: nelle mutazioni genetiche di vongole e pesci del Po e, proprio a Spinetta Marengo, nelle uova degli uccelli (clicca qui).
Dunque è incompatibile con la salute, è inaccettabile il Pfas C6O4 a Spinetta Marengo, Solvay lo sostituisca con sostanze alternative, come conferma Zolezzi: “Mi risultano alternative per tutti i prodotti a base di PFAS e nessuno li produce più in UE”. Dunque la Provincia di Alessandria deve recedere definitivamente l’autorizzazione dell’aumento della produzione cC6O4 concessa a Solvay, la quale peraltro senza autorizzazione (verificherà la magistratura) stava usando il C6O4 quanto meno dal 2009, secondo il nostro esposto. Zolezzi è perentorio: “l’Amministrazione doveva modificare l’atto dopo averlo ritirato in autotutela”. La Provincia aveva ignorato i limiti di sicurezza dell’ISS, quelli europei 0,1 microgrammi/litro, quelli veneti 0,09, e ancor più che “ISPRA si è espressa per un limite 0 di PFAS agli scarichi.I dati parlano chiaro. E la Provincia non doveva dare l’autorizzazione nelle modalità e nei termini chiesti dall’azienda”.
Insomma Zolezzi non si sottrae alla domanda: com’è possibile che la Provincia abbia accettato in buona fede una richiesta di estensione della produzione del cC6O4 se non c’era un’autorizzazione precedente? Risponde con una accusa specifica: “E’ bene che la Solvay abbia ricevuto una condanna penale in Cassazione per l’inquinamento storico. Esiste un’ulteriore indagine in corso perché anche il cC6O4 esce dallo stabilimento in maniera importante. Spero che pure in questo caso la Magistratura metta una pezza. Non è possibile che basti una pioggia a inquinare e a mettere a rischio la salute dei lavoratori e dei cittadini. L’azienda produceva senza essere autorizzata e il cC6O4 finiva nei fiumi e nelle falde circostanti, questo doveva bastare a dimostrare inaffidabilità e a sospendere tutti gli atti”.
Sì, facciamo affidamento sulla Magistratura, ma il governo Conte col ministro Costa che non mantiene l’impegno “Limite Zero Pfas”, e il governo Daghi di cui M5S fa di nuovo parte? Zolezzi: “ E’ vergognoso che il Ministero della salute abbia detto di aver sospeso lo studio epidemiologico in Veneto, i risultati avrebbero potuto mettere una pietra sopra ai PFAS; bene che almeno il Ministero sia disponibile a studiare la salute dei piemontesi. Ricordiamo che i pesci dalle parti di Spinetta subiscono frequentemente inversione sessuale”. “La Commissione Ecomafie sta affrontando il lato sanitario della vicenda, grazie all’opera di quattro ottimi consulenti.Con la relazione che stiamo scrivendo credo daremo un supporto anche all’azione delle Procure che stanno indagando”.
Bene, Zolezzi, la magistratura blocchi subito l’autorizzazione del C6O4, però non può essere la magistratura, coi suoi tempi decennali, a togliere tutte le castagne dal fuoco, deve essere il governo mettendo una pietra tombale sui Pfas tramite “limite zero Pfas”. Certo, poi resterà il problema della bonifica. Però lascia perplessi nell’intervista la prospettiva: “Finanziamo la riconversione e la bonifica della Solvay di Spinetta, in questo momento i fondi non mancano a livello pubblico e privato: cosa aspetta la Solvay?”. Non siamo d’accordo, per noi è fermo il principio “Chi inquina, paghi”.
Gli scienziati del CNR Centro Nazionale di Ricerca /IRSA Istituto di Ricerca sulle Acque, lungo le rive del Bormida e nelle vicinanze degli scarichi della Solvay di Spinetta Marengo, hanno posizionato le casette per nidificazione di uccelli stanziali, come storni e cince, e in quelle uova sono stati trovati Pfoa e C6O4. Questa ricerca, per quanto clamorosa, dimostra inequivocabilmente quanto noi sostenevamo già di sapere. E cioè i Pfas sono bioaccumulabili. Cioè passano attraverso la catena alimentare: dal cibo inquinato (semi, frutti, lombrichi, acqua) al volatile, dal volatile all’uovo, dall’uovo al pulcino e via accumulandosi nelle proteine. Della catena alimentare fa parte anche l’uomo ovviamente, che si ciba di acqua, vegetali e carni inquinati da Pfas. L’immagine va alle già note mutazioni genetiche delle vongole e dei pesci del Po bisessuati. Clicca qui il Secolo XIX.
I ragazzi e le ragazze della “rivolta di ottobre” sono tornati in piazza, in tutto l’Iraq a centinaia di migliaia, per rivendicare ancora un futuro diverso, un paese normale, senza truppe straniere e milizie armate sul territorio, la fine della corruzione del “condominio iraniano-statunitense”, del sistema delle quote settarie, e chiedere giustizia nei confronti degli oltre 700 loro fratelli e sorelle uccise dalla repressione poliziesca e dalle milizie armate. Solo negli ultimi mesi sono stati 35 gli attivisti uccisi o fatti sparire in Iraq per mano di veri e propri squadroni della morte. Ancora oggi lo Stato iracheno non è in grado nemmeno di erogare acqua potabile ed energia elettrica a tutta la popolazione della capitale. Clicca qui l’appello di “Un Ponte Per”.
“Di fronte alla sconcertante chiusura del Consiglio Europeo sulla sospensione dei brevetti anti Covid, il 29 maggio saremo in tante piazze italiane, con i nostri banchetti per raccogliere le firme, per dire che limitarsi alla proposta delle licenze obbligatorie in questo contesto è una farsa, un inganno, che di fatto abbandona i Paesi più poveri ad una trattativa estenuante e perdente con i colossi di BigPharma! La strada per soddisfare il bisogno drammatico di vaccini a livello mondiale è quella della sospensione temporanea dei brevetti, così come chiesto da mesi da India e Sud Africa. L’Italia può ancora giocare un ruolo importante. Clicca qui.
I sindacati palestinesi e le organizzazioni dei lavoratori di tutta la Palestina chiedono ai fratelli e alle sorelle del movimento sindacale globale di agire con urgenza in solidarietà con la lotta per la libertà e la giustizia del popolo palestinese. Clicca qui l’appello.
E’ la questione delle manutenzioni: come vengono affidate e fatte, ad appalti al ribasso, a subappalti, a proroghe delle revisioni. Ora, il nuovo codice degli appalti, atroce scherzo del destino, viene presentato quasi in contemporanea come una macabra risposta a questa tragedia, come a legittimare le anomalie, peggiorarle, per liberalizzare tutto e togliere ogni laccio alle aziende. Via libera agli appalti al massimo ribasso, via libera ai subappalti, “Semplificazione” che vuol dire liberalizzazioni delle procedure, più facilità per le ditte più ammanigliate di avere gli appalti senza pre-verifiche effettive, ma soprattutto “liberalizzazione” dei controlli prima e durante. Clicca qui.
Il dispositivo presentato in televisione come “la macchina in grado di ridonare la vista ai ciechi”, è in realtà da molti anni sul mercato e le prestazioni di esso possono essere ottenute molto più semplicemente e a prezzi infinitamente inferiori di quanto è stato detto, tramite numerose app acquisibili con lo smartphone. Si tratta di normali software che analizzano e descrivono vocalmente le immagini percepite da una telecamera. Nulla di miracoloso dunque e, soprattutto, i ciechi (purtroppo) non tornano assolutamente a vedere!…» (continua…)
A 43 anni dall’entrata in vigore della legge 194 che ha decriminalizzato e regolamentato il diritto all’aborto, non siamo ancora nella condizione di decidere autonomamente e accedere liberamente all’interruzione volontaria di gravidanza, per colpa del numero altissimo di obiettori, delle violenze fisiche e psicologiche, dell’assenza di informazioni chiare e scientificamente corrette e delle amministrazioni anti-abortiste. Alla luce della situazione allarmante e dei dati drammatici che abbiamo raccolto rivolgiamo un appello al Governo italiano, e in particolare al ministro della Salute Roberto Speranza. La campagna nazionale “Libera di Abortire” è promossa daRadicali Italianiinsieme aIVG ho abortito e sto benissimo, Non è un veleno, UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti), Giovani Democratici Abruzzo, Giovani Democratici Milano, Si può fare e Take… Action! Clicca qui l’appello per firmare.
Dal 7 all’11 luglio, Venezia ospiterà il meeting annuale dei ministri dell’economia e della finanza dei paesi più industrializzati e ricchi che rappresentano il 66% degli abitanti della Terra, il 75% del commercio internazionale, l’85 % del Pil e l’84% delle emissioni di gas climalteranti. Le cause delle diseguaglianze sociali, oltre che degli effetti patologici di un virus, sono da ricercare nello sfruttamento sconsiderato della vita e della natura, pianificato dagli stessi attori che saranno protagonisti del G20. Non è ammissibile che un’élite di super ricchi controlli il 90% della ricchezza globale. Non è ammissibile che le maggiori multinazionali possano fare profitti stratosferici con la pandemia a scapito della qualità della vita di tanti e tante. Non è ammissibile che nelle borse valori si guadagni mentre aumentano la disoccupazione, la povertà e i conflitti. La cosiddetta riconversione ecologica non deve tradursi in un’accelerazione di
tutte quelle grandi opere inutili e dannose come la TAV e le trivellazioni, in un aumento dei fondi destinati ai grandi devastatori dell’ambiente come Eni. Clicca qui l’appello.
Tra le dichiarazioni del nuovo Ministro della (finta) transizione ecologica e l’incombere di un DL semplificazioni che sembra essere scritto ad esclusivo vantaggio di multinazionali e speculatori, uno dei poli energetici più grandi d’Europa, quello di Civitavecchia, rischia di vedersi negare per l’ennesima volta il diritto alla bonifica e alla vera decarbonizzazione. Infatti, come più volte dichiarato da ministri e grandi gruppi industriali, la chiusura delle centrali a carbone italiane, e tra queste la gigantesca TVN di Civitavecchia, coinciderà con la costituzione di nuovi impianti alimentati a gas, un altro combustibile fossile inquinante e climalterante. – sabato 29 maggio 2021, ore 18:00 manifestazione e assemblea pubblica presso a Piazzale Gugliemotti, Civitavecchia (a due passi dalla stazione ferroviaria).
Tutto parte dalle analisi sul pecorino contaminato da diossina, consegnate da PeaceLink in Procura a Taranto nel 2008; nei tre anni precedenti erano stati acquisiti i dati delle emissioni di diossina dell’ILVA. Nel 2012 vengono consegnate alla magistratura le perizie. Si attende adesso la sentenza.
2021 – il TAR, con una sentenza storica, dispone che gli impianti dell’area a caldo vanno fermati perché malfunzionanti e pericolosi; la questione passa al Consiglio di Stato; i cittadini si trasferiscono a Roma con le croci bianche delle vittime dell’inquinamento in attesa della sentenza, il Consiglio di Stato temporeggia in attesa della sentenza del processo ILVA, che sta per arrivare a conclusione; i pubblici ministeri chiedono condanne con pene fino a 28 anni di reclusione. Clicca qui la storia.
Nella Dichiarazione finale di Roma il divenire della concretizzazione del diritto universale alla salute non è messo sui binari giusti nell’interesse di tutti gli abitanti della Terra e in sintonia con il rispetto dei diritti della natura. Anche nel campo della salute la Dichiarazione è arroccata alla regolazione “mondiale” fissata nelle logiche del commercio inter-nazionale dominata dai mercanti e dai finanziari dei paesi più potenti al mondo, i quali non dissociano e liberano la politica pubblica della salute dallo stato attuale di sudditanza dei poteri pubblici nei confronti delle loro grandi imprese farmaceutiche e chimiche multinazionali. La scelta operata è un atto di cinismo: assume come postulato di base il mantenimento delle ineguaglianze e del fossato tra i paesi ricchi e “sviluppati” del Nord, in particolare “occidentali”, e i paesi poveri, sotto o poco sviluppati La sospensione provvisoria dei brevetti è stata rimandata. L’abolizione dei brevetti è il primo lucchetto di bloccaggio da far saltare. Clicca qui.
Il Comm. Str. Gen. C. A. F. P. Figliuolo allunga il passo nell’avanspettacolo toccando vette ormai ineguagliabili di comicità. La macchietta in mimetica ha intimato ai presidenti di Regione di interrompere immantinente “annunci di azioni non coordinate preventivamente con la struttura commissariale e non inserite in un piano coerente a livello nazionale”. In pratica, gli annunci scoordinati li può fare solo lui. Infatti, dopo aver promesso – pancia in dentro e petto in fuori – “un milione di vaccinati al giorno da giugno”, ieri (22 maggio) Penna Bianca s’è vantato di aver finalmente centrato l’obiettivo del mezzo milione al giorno negli ultimi sette, che però aveva promesso per metà aprile (5 settimane fa). [Marco Travaglio].
Ho visto il gen. Figliuolo con altri 4 militari in uniforme da combattimento. Questo significa che sono in missione armata. Non ci si può vestire in uniforme da combattimento per andare a fare delle vaccinazioni. Siccome il gen. Figliuolo sta svolgendo un incarico civile per conto del governo italiano deve vestirsi con abiti civili. Se proprio vuole rimarcare il suo essere un generale può indossare la “drop” che è un completo giacca-camicia-pantalone che si indossa quando non si svolge una missione armata. La scelta di vestirsi in quel modo vuole comunicare qualcosa. Ed è un qualcosa che non mi piace. [Alessandro Tiri].
Qualcosa che non piace perché sopra di lui c’è un generalissimo.
Alto numero di malattie respiratorie, tumori al polmone, leucemie, nascite pre-termine. In un territorio sono concentrati un inceneritore, una discarica, due fabbriche di mangimi e soprattutto le acciaierie Arvedi, il secondo polo siderurgico italiano dopo l’Ilva di Taranto. Arvedi è quella che inquina di più ma è invisibile ai media, intoccabile. Avviato ma non completato lo studio epidemiologico. Tacciono la pubblica amministrazione e la politica. Protestano le associazioni ambientaliste. Clicca qui.
Che propone i “piccoli reattori”: clicca qui il sarcastico commento di Marco Travaglio. Mettere in questo momento sul tavolo ipotesi di ritorno al nucleare, quale che sia la forma proposta, non fa altro che distogliere energie e risorse dalla necessità di mettere a punto una strategia efficace per potenziare il mix energetico rinnovabile, con sole e vento in prima linea.
In effetti, il ministro della cosiddetta transizione ecologica ha idee ben poco “green” su rinnovabili, nucleare, idrogeno. Clicca qui.
La transizione energetica non può includere investimenti a medio-lungo termine che non siano destinati al rafforzamento della produzione di energia da fonti rinnovabili che, per inciso, hanno intensità occupazionale superiore rispetto al settore dei combustibili fossili. Fa parte invece di una strategia “irrazionale e impraticabile” il progetto Ccs (Carbon Capture and Storage), targato Eni, cioè la realizzazione del più grande sito di stoccaggio di anidride carbonica del mondo. sotto il mare Adriatico, al largo di Ravenna, utilizzando giacimenti di gas naturale ormai esausti. Troppi rischi e nessun beneficio climatico. Clicca qui.
Dal 2015 le norme sono più dure, grazie anche alla direttiva europea, ma i reati ambientali aumentano: sono 95 a giorno, 4 all’ora. Il business potenziale legato a questi reati è di 19,9 miliardi di euro e le regioni con più reati sono quelle a tradizionale insediamento mafioso, Campania, Puglia, Sicilia, Calabria, che hanno raccolto il 44,4% delle infrazioni. “Ma se si va a vedere quante volte sono state applicate dalle procure e dalle forze dell’ordine le nuove sanzioni introdotte nel Codice penale, ai primi posti ci sono anche le regioni del nord, dove vengono contestati in maniera forte quei delitti legati all’attività di impresa”, spiega il responsabile dell’Osservatorio sulla legalità di Legambiente. Clicca qui.
Il ministero per la Transizione ecologica è sempre il vecchio ministero dell’Ambiente. Le scelte sul tipo di sviluppo del nostro Paese continueranno a essere fatte dal mercato, l’obiettivo da perseguire sarà sempre la crescita quantitativa, il dio Pil sarà sempre la nostra unità di misura e, al massimo, si darà una spolverata di verde purché sia “sostenibile”, e cioè sia compatibile con le esigenze del mercato e del profitto aziendale. Clicca qui.
Contenuto nella bozza del dl Semplificazione delle procedure autorizzative per i lavori di costruzione di impianti per le energie rinnovabili finanziati con il Recovery plan. Protestano le associazioni del settore archeologico che rappresentano imprese, professionisti e lavoratori, docenti universitari e amministrazioni pubbliche. Clicca qui.
L’allarme era scattato già da tempo con i numerosi espianti forzosi di ulivi secolari e millenari. La tensione è cresciuta con l’approvazione del “Piano di azione 2021”, con cui è stato reso obbligatorio l’uso di due trattamenti fitosanitari nei mesi di maggio e giugno. Clicca qui.
Le scelte obsolete del governo nel PNRR vanno nel verso contrario alla declamata “transizione ecologica” che di fatto è una “spinta autoritaria” a grandi opere e progetti fonti di grande inquinamento e fermi da tempo (puntare sul metano ed estendere gli impianti di biogas e biometano, proseguire la rete di alta velocità, costruire la rete 5G wifi, recuperare il fallimento del superbonus 110% per l’edilizia ecc ….). Clicca qui il comunicato del Movimento Legge Rifiuti Zero per l’Economia Circolare.
Ore 14 Piazza della Repubblica. Per chiedere di sospendere subito i brevetti sui vaccini anti-Covid. Vaccinare il maggior numero possibile di persone nel minor tempo possibile in tutto il pianeta, così da debellare finalmente questo virus, ripensare il sistema sanitario: serve medicina preventiva, territoriale e capillare, un sistema sanitario pubblico e che risponda a un unico enorme interesse: quello dei nostri popoli e non a quello dei bilanci di Big Pharma!.
Clicca qui le altre iniziative Valsusa nella newslettera di Doriella&Renato.
Dopo la presentazione del proprio Recovery Planet, con le riuscitissime iniziative del 10 e del 26 Aprile, pronti a partire con il Gruppo di Lavoro Riforma Fiscale attivato all’interno del precedente gruppo Debito e Finanza. Siccome la riforma fiscale è la madre di tutte le battaglie, le misure individuate risulteranno indispensabili per avere a disposizioni risorse certe per finanziare le proposte contenute nelle 14 aree tematiche del Recovery Planet, dal reddito universale garantito al potenziamento strutturale di sanità e scuola pubblica, per garantire la gratuità dei trasporti pubblici locali, per attivare le misure di contrasto ai cambiamenti climatici.
Comitato Nazionale Palestinese BDS 17 maggio 2021 Nota dell’editore: ciò che segue è un comunicato del Comitato Nazionale Palestinese BDS. Mondoweiss a volte pubblica comunicati stampa e dichiarazioni di organizzazioni, nel tentativo di richiamare l’attenzione…
Afif Abu Much 17 maggio 2021 – Al-Monitor Lo Shin Bet è stato chiamato ad affiancare la polizia israeliana nel compito di contrastare le rivolte nelle città arabe e miste ebraico-arabe.
Kamel Hawwash 17 maggio 2021 – Middle East Monitor Come presidente della Palestine Solidarity Campaign [Campagna di Solidarietà con la Palestina] in Gran Bretagna sono stato orgoglioso di lavorare con i nostri partner per organizzare…
Akiva Eldar 16 maggio 2021- Al Jazeera Permettendo l’escalation di violenza, il primo ministro uscente sta sabotando la formazione del governo da parte dell’opposizione.
Ahmed Abu Artema 14 maggio 2021 The Electronic Intifada Mentre scrivo l’edificio dove vivo qui a Gaza trema incessantemente. Sopra di noi gli aerei da combattimento israeliani F-16 ci attaccano con una bordata apparentemente incessante…
La vicenda dello studente di Fano cui è stato imposto il ricovero coatto in un repartino psichiatrico per un atto di protesta contro la mascherina a scuola, ha suscitato ampia indignazione. Il ragazzo è stato sottoposto a Trattamento Sanitario Obbligatorio. Il TSO è uno strumento psichiatrico cui è molto difficile sottrarsi e lascia solo esigui margini di difesa e chi ci finisce impigliato. Il TSO viene anche configurato come “detenzione e tortura extra giudiziaria”. Clicca qui l’ampio dibattito che si estende alla psichiatria in generale al punto che viene così descritta: “Camicie di forza, letti di contenzione, elettroshock, lobotomia farmaceutica, punture a lento rilascio, isolamento, umiliazioni, ricatti, sequestri, prigionie, torture, violenze e morti…Nonostante in Italia i manicomi siano stati chiusi negli anni Settanta, questa è la realtà vissuta ancora oggi da chi è giudicato dalla nostra società folle, divers*, anormale, e per questo isolat*, punit* e normalizzat*.”
Nei sei esposti che abbiamo depositato presso questa Procura abbiamo sostenuto senza reticenze la condotta dolosa della Solvay, sia per la sua lunga conoscenza internazionale dei rischi derivanti dai PFAS, sia localmente per la consapevolezza altrettanto prolungata dei danni provocati all’ambiente addirittura verificati nel sangue dei propri dipendenti, reati a nostro giudizio senza soluzione di continuità, quanto meno dalla data di acquisizione della proprietà.
Queste tre accuse di dolosa coscienza erano già comprese negli esposti del 2009. Coeve sono le due testimonianze allegate che chiediamo vengano messe agli atti del procedimento giudiziario in apertura.
La prima è l’audio (2010) al Convegno internazionale 20-21-22-23-24 aprile 2010, promoter Mountain Wilderness Italia – Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua – Cipra Italia – Gruppo Abele – Ingegneria senza frontiere, presso l’Auditorium del Liceo Scientifico G.W. Leibniz di Bormio, con una relazione di Lino Balza dal titolo“Dal Bormida al Delta del Po: Pfoa nell’acqua e nel sangue. Attacco micidiale alla biodiversità e alla salute tra allarmi e silenzi”. L’audio è ascoltabile sul Sito del Movimento di lotta per la salute Maccacaro cliccando sotto.
La seconda è l’intervista in video (2010) di Lino Balza davanti allo scarico in Bormida delle acque inquinate dello stabilimento di Spinetta Marengo (la piattaforma di scarico attualmente è assai occultata). L’intervista si compone di tre step: cliccali
Egr. Procuratori,
infine non può essere trascurato quale pubblicità mendace il recente opuscolo (clicca qui), distribuito a tappeto a dipendenti e residenti alessandrini, con cui Solvay afferma: “Facciamo chiarezza su salute e ambiente: Solvay non è responsabile delle morti di Spinetta Marengo”. (continua)
Le indagini epidemiologiche fanno rizzare i capelli in testa prima ancora di essere completate. Eppure, con un opuscolo a tappeto distribuito a dipendenti e residenti, Solvay afferma: “Facciamo chiarezza su salute e ambiente: Solvay non è responsabile delle morti di Spinetta Marengo”.
Solvay nega che acido cloridrico (HCL), acido fluoridrico (HF), tetrafuoroetilene (C2F4) e perfluoroisobutene PFIB), che fuoriescono dalle ciminiere di Spinetta Marengo, ovvero tramite fughe di gas dagli impianti stessi, ammalino sangue e polmoni di bambini e adulti in quanto tali concentrazioni tossico oncogene sarebbero sotto i livelli di tolleranza: “sotto le soglie di non effetto”, praticamente innocue. Tolleranza quanto meno presunta. Presunta vuoi perché la centralina di controllo HCL e HF non viene fatta funzionare, come attestano le relazioni ARPA da noi prodotte in Procura. Presunta vuoi perché C2F4 e PFIB, altrettanto cancerogeni ma altresì letali in fase acuta, sono addirittura controllati dalla stessa Solvay: controllato e controllore coincidono. A tacere dei PFAS. Alla faccia di “trasparenza e condivisione”.
Ad eccezione di Solvay, non c’è più nessuno al mondo che neghi che i Pfas siano tossici cancerogeni mutageni. Esempio: nel latte materno Pfas nel 100% nei campioni testati, clicca qui). Per quanto ci riguarda, abbiamo documentato gli attestanti studi internazionali già dall’esposto alla Procura della Repubblica di Alessandria nel 2009, e negli anni seguenti, fino agli ultimi sei esposti depositati nelle mani dell’attuale magistrato responsabile. Sono consultabili sul Dossier “Pfas Basta!” (chiedilo a lino.balza.2019@gmail.com).
Neppure Solvay può negare che le falde del territorio alessandrino sono impregnate di Pfas (Pfoa, C6O4, ADV) mescolati a Bisfenolo nonché a cromo esavalente e altre 21 sostanze cancerogene non bonificate malgrado la sentenza di disastro ecosanitario della Cassazione, e che un acquedotto è già stato chiuso. Né riesce a negare che i Pfas scaricati in Bormida nuotano nel Po tra i pesci che cambiano sesso fino all’Adriatico.
Neanche Solvay può negare che i Pfas sono a livelli inusitati nel sangue dei lavoratori (fino a 2.000 milligrammi per litro), e presumibilmente dei cittadini, né può più nascondere le relative cartelle cliniche in quanto la Procura finalmente le ha sottoposte a sequestro poi che l’abbiamo imposto a colpi di esposti fin dal 2009 con tanto di prove (fotocopiate) accluse. Va da sé che il monitoraggio del sangue -abbiamo sempre denunciato- andasse e vada garantito dall’Ente pubblico.
Malgrado tutto ciò Solvay, nell’opuscolo patinato di verde che invitiamo a leggere: (clicca qui), azzarda due affermazioni che rappresentano le sue linee di difesa nel prossimo (2°) processo per disastro ambientale e omessa bonifica: “Non è vero che a Spinetta si muore di più” e “Non è dimostrato il rapporto causa-effetto”. Consulenti disponibili a sostenere le tesi non sarà difficile trovarli, basta pagare. Nell’opuscolo viene citato, come previsto, il prezzato cattedratico che per mestiere fa il consulente a difesa nei processi delle maggiori industrie inquinatrici italiane: emblematico il suo curriculum su internet (o vedi sul nostro Sito). Il responsabile della Comunicazione di Solvay gli ha raccomandato: guarda che l’opuscolo è destinato al volgo (così lo chiama). Ed Enrico Pira va giù di grosso e “argomenta” che siccome maschi e femmine non muoiono nella stessa misura per gli stessi tipi di tumore si dimostra che “chi vive più vicino al polo chimico e vi rimane più a lungo non ha più probabilità di ammalarsi di altri”. “In ogni caso le relazioni degli inquinanti con le esposizioni ambientali non sono dimostrate”. Scusa, ma i tumori per entrambi i sessi sono proprio quelli caratteristici delle sostanze immesse nell’ambiente. “Una casualità geografica, una variante statistica”. Non è proprio perché è invece dimostrato il rapporto causa-effetto, che tu, prof. Pira, nascondi al “volgo” che i Pfas sono considerati una calamità mondiale e vietati, sanzionati con miliardi di risarcimenti come ben sa in USA la stessa Solvay? Naturalmente non è per la parcella che ti offri a misurarti in tribunale con studiosi veri, come Philippe Grandjean o Linda Birnbaum o Amina Salamova o Carlo Foresta o Alberto Zolezzi eccetera lungamente citati sul nostro Sito e negli esposti in Procura (che ci legge anche in codesta breve nota): vedi Dossier.
Tramite decine di migliaia di copie e recensioni giornalistiche, fattachiarezza su salute e ambiente e stabilito che Solvay non è responsabile delle morti di Spinetta Marengo, l’opuscolo implicitamente conclude affermando l’innocuità del Pfas C6O4, la legittimità dell’autorizzazione AIA della Provincia e l’assurdità di chi, come noi, chiede la chiusura degli impianti inquinanti e la più severa condanna in tribunale.
C’è solo un modo per mettere fine alle terribili violenze che stanno insanguinando Gerusalemme e la Terra Santa: riconoscere ai palestinesi la stessa dignità, la stessa libertà e gli stessi diritti che riconosciamo agli israeliani. Nessuna pace può essere edificata sulla persecuzione di un intero popolo, sull’occupazione militare, l’arbitrio, gli abusi, la sopraffazione, l’umiliazione, le deportazioni, l’apartheid, la continua violazione di tutti i fondamentali diritti umani.
Non basta invocare la fine delle violenze. Non c’è e non ci sarà mai pace senza giustizia. Rinnoviamo, ancora una volta, il nostro accorato appello a tutti i responsabili della politica nazionale, europea e internazionale perché intervengano energicamente per far rispettare il diritto internazionale dei diritti umani, la legalità internazionale e le risoluzioni delle Nazioni Unite.
Tavola della Pace – Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani – Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova – Cattedra Unesco “Diritti Umani, Democrazia e Pace” dell’Università di Padova
Da più di un mese, Gerusalemme è al centro dell’ennesima, impressionante, escalation di violenze e uccisioni che si è estesa a tutti i territori palestinesi occupati e a quelli israeliani. Le atrocità che si stanno commettendo anche in queste ore contro donne, uomini e bambini di ogni età sono disgustose, insopportabili e intollerabili. Per fermare la violenza bisogna andare alla radice del problema che sino ad oggi non si è voluto risolvere e riconoscere ai palestinesi la stessa dignità e gli stessi diritti, la stessa libertà e la stessa sicurezza che riconosciamo agli israeliani. “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti… e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. Questo principio sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani deve essere rispettato anche in Terra Santa, detta santa da tre religioni.
Clicca quiMoni Ovadia (attore, musicista e scrittore di origine ebraica): “Politica Israele infame segregazionista, razzista, colonialista. La comunità internazionale è di una parzialità ripugnante perché tutti cedono al ricatto della strumentalizzazione infame della shoah”.
Clicca quiGruppo disarmo pace giustizia nella Società della Cura: “La Palestina è un paese sotto occupazione israeliana militare ed economica da decenni, con donne e uomini, bambine e bambini palestinesi vittime di lutti, umiliazioni, furto di terra e cacciata dalle proprie case, stravolgimento delle basi essenziali per una vita dignitosa e sicura, aperta al futuro. Bisogna andare oltre alla solidarietà ma chiedere ai governisanzioni alla politica coloniale di Israele e lo obblighino a rispettare il diritto internazionale”.
Clicca quiAbeer Odeh (Ambasciatrice della Palestina in Italia): “Intristisce vedere diversi leader politici italiani mostrare la propria solidarietà a Israele senza spendere una parola sulla sue responsabilità per quello che sta accadendo in questi giorni in quell’area.” “La violenza e le provocazioni delle forze di occupazione e dei coloni hanno raggiunto livelli mai visti.” “Per non parlare del silenzio davanti alle continue violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale accertate ripetutamente dall’ONU”. “Ci saremmo aspettati di vedere questi leader in piazza per chiedere la fine dell’occupazione, non per sostenere un’occupazione illegale… per chiedere la cessazione di questo ennesimo sterminio in atto della popolazione civile”.
Dare a Taranto lo stesso diritto alla salute di Genova e Trieste dove l’area a caldo è stata fermata. Rispettare la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che condanna lo Stato italiano per la questione Ilva, sentenza già menzionata nell’ordinanza di chiusura del Sindaco di Taranto e nella sentenza del Tar di Lecce, che si chiede al Consiglio di Stato di confermare. L’area a caldo è la principale fonte di rischio di malattie e morte. Gli studi epidemiologici nazionali ed internazionali provano il nesso di causalità tra emissioni ed eventi patologici. Clicca qui i partecipanti e l’organizzazione della manifestazione del 12 e 13 maggio a Roma. Pieno sostegno, da sempre, del Movimento di lotta per la salute Maccacaro.
Sempre più morti nei quartieri vicini all’acciaieria.
Basta un solo dato relativo al 2019: 181 decessi in più rispetto all’atteso confrontando i quartieri di Taranto più esposti all’inquinamento con il dato regionale. Dati più analitici si trovano nel comunicato scaricabile da questo link . Lo studio completo si può scaricare da qui
Nel 2020 gli eccessi di mortalità statisticamente significativi a Taranto sono stati del +25% nel quartiere Tamburi e del +20% nel quartiere centrale della città, il Borgo.
Le liberalizzazioni hanno fatto schizzare i costi e con le rinnovabili andrà peggio. Senza prezzi accessibili non c’è ecologia. Serve lo Stato, non il mercato.Non è possibile perseguire una “transizione energetica” seguendo logiche di mercato. Per vincere la povertà energetica ed evitare un continuo aumento dei prezzi bisognerà muoversi nel solco della Costituzione: i prezzi dovranno essere stabiliti dalla politica, serviranno giganteschi investimenti pubblici nella ricerca, nella produzione di rinnovabili e nelle reti, gestiti anche da società statali o cooperative che abbiano come missione non il profitto quanto l’innovazione e l’offerta di servizi con l’obiettivo di fondo di evitare che la transizione aggravi gli intollerabili squilibri sociali presenti nella società europea. Clicca qui.
Dopo 15 mesi di sequestro all’interno delle RSA, all’indomani del provvedimento ministeriale che stabilisce la riapertura, mentre i mezzi di stampa gridano al miracolo, il Comitato Nazionale Anchise esprime vivo rammarico per il colpevole ritardo con cui il Ministero della Sanità interviene e serie perplessità sulle modalità concrete della riapertura. Ne fanno le spese ancora e sempre i più deboli. Clicca qui.
Man mano che si scorrono le 2.500 pagine del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), si vede qual è l’indirizzo del governo Draghi. Per esempio sulla sanità: mentre il piano di Conte puntava sul rafforzamento dei piccoli ospedali e dei poliambulatori, la nuova versione inverte i pesi dei finanziamenti. Ci saranno più soldi per i medici di base, quindi per le cure domiciliari e la telemedicina (risposte ai quesiti dei malati via telefono), mentre briciole per i piccoli nosocomi territoriali e per gli ambulatori. Ma la parte del leone le faranno le infrastrutture, addirittura il Ponte di Messina, che dopo 50 anni e palate di milioni buttati, ritorna sul tavolo. L’opera non è contenuta nel Pnrr, ma sembra essere la naturale prosecuzione dell’Alta velocità Salerno-Reggio Calabria. Il governo dei Migliori vuole fare quello che Berlusconi aveva sempre tentato: un’opera che è già costata solo per fantasiosi studi e progetti quasi 1 miliardo di euro. Insomma il governo, dopo aver costruito un Recovery Plan che non affronta la transizione ecologica perché sottrae risorse al trasporto pubblico, alla depurazione, alla dispersione delle reti idriche e alle energie rinnovabili, lavora per realizzare un’opera dall’impatto ambientale devastante continuando ad ignorare le emergenze del Sud del paese.
Meglio se anche adatta alle merci e diretta verso le regioni del Sud . Interventi infrastrutturali inutili, e disastrosi per l’ambiente: le notevoli emissioni di CO2 non possono essere compensate nel tempo ipotizzando di trasferire alla ferrovia flussi di merci inesistenti. Esempio, per la linea Salerno-Reggio Calabria si opta per un inutile costosissimo corridoio interno, caratterizzato da oltre 160 km di gallerie e da 30 miliardi di costo previsto. Esempio , per il traforo ferroviario di base del Brennero (lungo 55 km), le emissioni in fase di costruzione vengono stimate in circa 3,1 milioni di tonnellate di CO2, compensabili in circa 20 anni di esercizio a fronte di un traffico compreso fra i 20 ed i 30 milioni di t/anno. Il risultato sarà di emettere, nel prossimo decennio, una enorme quantità di CO2 recuperabile forse soltanto dal XXII secolo. Con buona pace della transizione ecologica. Clicca qui.
Un piano – che nasce da un disastro sanitario! – stanzia 25,33 miliardi per le infrastrutture contro i 15,63 per la salute. Piano obbediente a logiche più industriali e finanziarie che ecologiche. La Valutazione di Impatto Ambientale è sentita come un intralcio allo sviluppo, non come una garanzia per l’ambiente. L’allargamento del “silenzio assenso” costringe le soprintendenze svuotate di personale a dire “sì” ad ogni scempio paesaggistico. Per WWF, Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club e Transport & Environment (T&E, ) ecc. il Pnrr è un’occasione sprecata per quanto riguarda la transizione energetica. E spunta perfino il ponte sullo stretto. Clicca qui.
L’analisi incrociata della missione “Salute” del Piano di ripresa (Pnrr) e del Documento di economia e finanza (Def) per il triennio 2022-2024 dimostrano che l’attuale esecutivo, ancor più del precedente, intende tornare al pre covid. L’Italia tornerà dunque a essere tra i Paesi europei che spendono meno in salute. Se la spesa pubblica è bassa, tende ovviamente a salire quella privata diretta. Clicca qui.
Ancora senza risposta e senza soluzione la tragica vicenda ambientale del cimitero delle navi e della motonave Berkan B affondata senza bonifica al porto di Ravenna, in una zona contigua ad un sito Rete Natura 2000. Presidio davanti al Ministero della Transizione Ecologica.Clicca qui.
«L’assistenza domiciliare è sempre stata una criticità del nostro Sistema Sanitario Nazionale e purtroppo, a causa della pandemia, la situazione è ulteriormente peggiorata, portando profondi disagi soprattutto alle famiglie di bambini con disabilità gravi e gravissime»: (continua…)
Cercano lavoro senza trovarlo, o disperatamente tentano di mantenerlo, o subiscono trattamenti discriminatori nei loro impieghi quotidiani. Nuovo allarme in occasione del primo maggio. (continua…)