La sentenza del tribunale condanna lo sciacallaggio del giornale di Alessandria addosso ai tre pompieri assassinati.

Aveva scandalizzato il mondo l’editoriale (poi riaffermato) del direttore Alberto Marello che accompagnava il servizio di Monica Gasparini: lo sciacallaggio pubblicitario “Per qualche copia in più, sbatti il mostro pompiere in prima pagina”, ovvero la diffamazione  ribadita dal consigliere del CDA  Mattia Papili: ma quali eroi i tre pompieri morti sul lavoro? i tre se la sono cercata, erano solo tre drogati, in quanto tali sconsideratamente intervenuti dentro il capannone dopo una prima deflagrazione, mettendo così nei guai… i due poveri coniugi che, dopo la prima esplosione, non li avvertono che il fabbricato era imbottito di esplosivi al fine di truffare l’assicurazione: omicidio con dolo eventuale (clicca qui). Lo sciacallaggio avviene, alla vigilia del processo, per pubblicizzare il bisettimanale in crisi di vendite e inserzionisti, e si dimostra programmato visto che, a parte due dimissionari, il consiglio di amministrazione de Il Piccolo (Ivana BarbarinoAlessandro MassanoMattia Papili e Ornella Sassone)  rifiuta all’opinione pubblica in rivolta di licenziare il Marello, forte dell’assordante silenzio della redazione.

Il processo per la strage di Quargnento si è appena concluso con la condanna a 30 anni per Gianni Vincenti e sua moglie Antonella Patrucco per omicidio volontario plurimo con dolo eventuale (clicca qui). La sentenza scagiona senza equivoci il coraggioso operato dei pompieri e rappresenta una condanna etica morale deontologica a Il Piccolo, deontologica anche a carico di quella parte dei giornali che per omertà di gregge hanno taciuto.