Il deposito nucleare nazionale venite a farlo ad Alessandria.

Il deposito nucleare che CGIL vorrebbe costruire a Bosco Marengo, sopra la falda  base comune agli affluenti di destra del Tanaro e dello Scrivia.

La proposta viene dal segretario provinciale della CGIL, Franco Armosino. La costruzione del deposito nucleare sarebbe  la valvola di sfogo occupazionale e di sicurezza  alla chiusura di Solvay. Alla Camera del Lavoro già i sindacalisti chimici chiedono le sue dimissioni: dunque Armosino smentirà questo auspicio di fermare gli impianti di Spinetta Marengo. Piuttosto, e qui sta lo scoop de La Stampa (clicca qui), con lucidità il funzionario ex comunista ha aperto la breccia sull’argine del “granitico” fronte del no, al punto da dichiarare d’accordo Legambiente.  

Vaccini: si accumulano soldi sulla pelle degli altri. Uno sconcio sociale.

Una consapevole manipolazione del mercato in un settore legato a un diritto universale, quello alla salute. Un vero “sconcio sociale” in quanto parliamo di un bene comune che in quanto tale non può essere oggetto di brevetto, che oltre a tutto impedisce la concessione ad altre aziende per la fabbricazione del vaccino. Se l’Europa volesse porre mano alla questione questo sarebbe un banco di prova decisivo visto che in ballo c’è la vita o la morte delle persone.

All’annuncio dell’efficacia al 90% prima e al 95% poi del vaccino Pfizer-BioNTech le azioni Pfizer sono aumentate di oltre il 7% e lo stesso giorno il Ceo di Pfizer Albert Bourla ha venduto le sue azioni della società per 5,6 milioni di dollari, cedendo il 62% di tutte le sue azioni per quella cifra. Sally Susman, vicepresidente di Pfizer, lo stesso giorno ha venduto 43.662 azioni, per 1,5 milioni di euro. I dirigenti di Moderna, l’altra società che produce il vaccino, non sono rimasti a guardare. Dopo la pubblicazione dei risultati sulle sperimentazioni cliniche, c’informa il Wall Street Journal, i top manager di Moderna hanno ceduto azioni per 321 milioni di dollari. Il Ceo di Moderna Stèphane Bance nell’ultimo anno ha ricavato 98 milioni di dollari dalle azioni, undici volte la retribuzioni complessive dichiarata dal manager nel 2019. Per quanto riguarda il ricavo ottenuto dalle società produttrici per i vaccini anti-Covid parliamo di una cifra stimata tra i 50 e i 75 miliardi di dollari per il 2021 sui contratti già firmati. Pfizer, Moderna, Johnson & Johnson e Novavax dopo l’annuncio hanno visto lievitare il loro valore in Borsa fino a 100 miliardi. La capitalizzazione di Moderna è cresciuta di 60 miliardi in un anno, quella di Biontech è raddoppiata a 117 e Novavax, produttrice di un altro farmaco ad alta efficacia, ha registrato un più 6000%.  Clicca qui.

Ursula von der Leyen non sa rispondere? E il Ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini?

Un gruppo di sei autorevoli scienziati (Luca Mercalli, Presidente della Società Meteorologica Italiana, Angelo Tartaglia, Politecnico di Torino, Ugo Bardi, Università di Firenze, Sergio Ulgiati, Università degli Studi di Napoli Parthenope, Gianni Silvestrini, President of the scientific committee, Kyoto Club, Pietro Salizzoni, Ecole Centrale, Lyon) ha inviato una Lettera Aperta a Ursula von der Leyen, Presidenta della Commissione europea contenente due brevi domande:

1 – Lo scavo del tunnel internazionale tra Italia e Francia comporterebbe, secondo i proponenti l’opera, un’emissione complessiva di 10 milioni di tonnellate di CO2 (valutazione non certificata da alcuna autorità indipendente): in che modo la Torino-Lione è coerente con la strategia climatica dell’Unione europea?

2 – Gli investimenti ad alta intensità di capitale producono più posti di lavoro degli investimenti finalizzati al perseguimento dell’obiettivo della neutralità climatica e della resilienza diffusa?

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Sulla chiusura della Solvay di Spinetta Marengo.

Il polo chimico nel bel mezzo del paese

Solvay  dice di essere costretta chiudere Spinetta Marengo: senza i Pfas le produzioni gamma algoflon non sono più economicamente competitive. Non c’è ragione per non crederle osservando il mercato e soprattutto la bufera che si sta scatenando nel mondo contro i tossici e cancerogeni PFAS che imperversano in tutti i settori merceologici, dai biberon all’astronautica. Ovvio il parallelo con Eternit e Ilva. Dunque la chiusura è una eventualità reale e non una minaccia, come sembrano interpretarla i succubi sindacati con il ricatto all’opinione pubblica dei posti di lavoro in pericolo. Finora la minaccia aveva pagato grazie alla complicità di politici e giornali  e all’inerzia della magistratura, e soprattutto nascondendo gli scheletri nell’armadio (cartelle cliniche e dati epidemiologici). Finalmente la Procura di Alessandria è intervenuta, dopo oltre dieci anni di esposti che avevano posto fine al pfas PFOA ma non ai sostituti C6O4 e ADV. L’accusa è disastro ambientale e mancata bonifica in barba alla precedente sentenza della Cassazione. Di conseguenza Solvay ammette la chiusura. Però Bruxelles pensa: chiusura ma non subito, prima spremiamo fino in fondo la fabbrica, basta che gli avvocati menino per le lunghe il processo. A sua volta il ministro della transizione ecologica (continua il lungo articolo).