Sulla chiusura della Solvay di Spinetta Marengo.

Il polo chimico nel bel mezzo del paese

Solvay  dice di essere costretta chiudere Spinetta Marengo: senza i Pfas le produzioni gamma algoflon non sono più economicamente competitive. Non c’è ragione per non crederle osservando il mercato e soprattutto la bufera che si sta scatenando nel mondo contro i tossici e cancerogeni PFAS che imperversano in tutti i settori merceologici, dai biberon all’astronautica. Ovvio il parallelo con Eternit e Ilva. Dunque la chiusura è una eventualità reale e non una minaccia, come sembrano interpretarla i succubi sindacati con il ricatto all’opinione pubblica dei posti di lavoro in pericolo. Finora la minaccia aveva pagato grazie alla complicità di politici e giornali  e all’inerzia della magistratura, e soprattutto nascondendo gli scheletri nell’armadio (cartelle cliniche e dati epidemiologici). Finalmente la Procura di Alessandria è intervenuta, dopo oltre dieci anni di esposti che avevano posto fine al pfas PFOA ma non ai sostituti C6O4 e ADV. L’accusa è disastro ambientale e mancata bonifica in barba alla precedente sentenza della Cassazione. Di conseguenza Solvay ammette la chiusura. Però Bruxelles pensa: chiusura ma non subito, prima spremiamo fino in fondo la fabbrica, basta che gli avvocati menino per le lunghe il processo. A sua volta il ministro della transizione ecologica (continua il lungo articolo).  

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