I veleni della Solvay penetrano nelle case dalle cantine. I bambini i più a rischio.

Facciamo il punto sulla partita a scacchi che si gioca sulla pelle degli alessandrini. Manifestazione il 13 marzo.

La falda che scorre sotto Spinetta Marengo, compromessa dal disastro ambientale acclarato dalla sentenza della Cassazione del dicembre 2019, rilascia in superficie i cancerogeni cloroformio, tetracloruro di carbonio, tetracloroetilene, tricloroetilene ecc. E lo fa introducendo i suoi “vapori” anche attraverso le fondamenta delle abitazioni. Gli accertamenti dell’Arpa sono iniziati l’anno scorso. La popolazione avvelenata è quella del sobborgo alessandrino. Questi accertamenti sono nell’ambito delle campagne di monitoraggio dei composti fluorurati in aria e ambiente, che il “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” da mesi chiede (formalmente via PEC) all’Arpa di rendere pubblici per tutto il 2020, e non solo fino a luglio. (Clicca qui).

A sua volta, il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Regione Piemonte, Sean Sacco, completa il quadro dell’ecocatastrofe con ulteriori dati (clicca qui) evidenziando i drammatici risultati dell’indagine epidemiologica (incrementi di rischio del + 75% per mesoteliomi pleurici, + 90% per i sarcomi ecc. ) che va appunto completata oltre ai confini comunali. Si pensi che in Veneto si sta studiando anche l’associazione tra l’esposizione ai Pfas e le competenze cognitive e socio emotive dei bambini residenti nella zona rossa: è più che un sospetto di danni se consideriamo le rovinose evidenze già accertate in gravidanze ed esiti neonatali. (clicca qui)

Al culmine dei nostri esposti (clicca qui), la Procura di Alessandria ha finalmente avviato procedimento penale contro Solvay in violazione della sentenza di Cassazione per disastro ambientale e omessa bonifica. Per questo ultimo reato è evidente il fallimento, ad esempio, del Progetto operativo di bonifica per fasi riduzione cromo esavalente (terreni insaturi Area 2 Sottoarea 2b) approvato dal Comune di Alessandria e certificabile dalla Provincia, per il quale Solvay ha fornito garanzie finanziarie.

Con provvedimento immediato, insieme a ComitatoStopSolvay e Legambiente abbiamo chiesto almeno di fermare le produzioni del pfas C6O4 (appena autorizzato dalla Provincia). Solvay stessa ammette la chiusura, addirittura della fabbrica, ma non subito: il tempo di spremerla fino in fondo, basta che gli avvocati menino per le lunghe il processo e il ministero della transizione… transiga sui “Limiti zero pfas”. Clicca qui.

Alcuni politici e sindacalisti fingono di accettare perfino la chiusura dello stabilimento in cambio della localizzazione nell’alessandrino del deposito nucleare nazionale. In realtà puntano alla contemporanea presenza. Clicca qui.

Intanto alla procura di Livorno Vittorio Spallasso, che segue il processo di Alessandria, con il  fondo ambientalista Bluebell Capital Partners e M5S ha presentato esposto contro Solvay per l’inquinamento della costa tirrenica di Rosignano. Il processo Pfas contro Miteni riprenderà a Vicenza il 22 marzo. Il prossimo 13 marzo ad Alessandria manifesteremo in piazza contro la squallida partita a scacchi che si sta giocando sulla pelle di lavoratori e cittadini.

Bluebell e Cinquestelle in Procura contro Solvay.

Continua la battaglia contro l’inquinamento della costa tirrenica di Rosignano portata avanti dal fondo ambientalista Bluebell Capital Partners insieme al parlamentare Francesco Berti, deputato del Movimento 5 Stelle. Bluebell, che ha acquistato alcune azioni di Solvay, accusa anche il colosso belga di “greenwashing”, ossia di una svolta ecologista solo di facciata, raccontata nella comunicazione esterna ma non reale. A Livorno l’altro esposto  incentrato sul reato di inquinamento ambientale porta la firma della consigliera regionale Silvia Noferi (M5S) e dell’avvocato Vittorio Spallasso che segue anche il processo di Alessandria.  

Ni TRIV piuttosto che NO TRIV.

Scaduto il tempo per la redazione del Pitesai, il piano delle aree che dovrebbe indicare dove si può trivellare e dove no, la moratoria con lo  stop agli iter legati alle trivelle scadrà il 30 settembre. Siamo molto scettici che entro ottobre si riesca a concludere il percorso per l’emanazione del decreto di approvazione del Pitesai.

Impegno di “pace” in Iraq.

1.100 militari, 270 mezzi terrestri e dodici mezzi aerei; dal Kuwait con Eurofighter, tanker e velivoli pilotati a distanza per raccolta intelligence. Addestriamo e organizziamo i Peshmerga curdi e le forze irachene. Impegno finanziario annuo: 260 milioni di euro. L’Iraq è il nostro primo fornitore di greggio. Sebbene le autorizzazioni parlamentari continuino ad autogiustificarsi con motivazioni umanitarie, nel 1991 lo abbiamo bombardato con i Tornado. Siamo poi ritornati con Antica Babilonia, stabilendoci, seduti su un invisibile lago di petrolio, nella provincia del Dhi Qar. Abbiamo anche combattuto, e dopo Nassiriya ricordiamo la “battaglia dei ponti” per difenderci dagli irregolari dell’Esercito del Mahdi. Poi ci siamo ritornati per la terza volta, e in forze, con l’attuale missione Prima Parthica. Clicca qui.