Nell’auditorium della Corte di Assise di Alessandria suona l’orchestra di fiati e percussioni diretta dal maestro Santamaria.

Titolo dell’opera: “Tutti sapevano dell’immane inquinamento, soprattutto gli Enti pubblici. L’unica ignara Solvay”. Applausi di Ausimont. Fischi dal pubblico delle parti civili: anche le formiche nel loro piccolo si incazzano. Continua a leggere cliccando qui.

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I consulenti di Solvay ad Alessandria sono arrivati ad affermare che l’inquinamento ha origini naturali. Dunque ammalati e morti sono per cause naturali.

Fanno flop i loro consulenti al processo: ma intanto agli avvocati Solvay non interessano argomenti scientifici, di cui sono consapevoli mancano le basi difensive, preme bensì l’obbiettivo psicologico. Che è quello di ripetere ossessivamente poche affermazioni affinchè penetrino come una pubblicità nelle teste dei giurati. Lo slogan è: la colpa anzi il dolo del disastro ecologico di Spinetta Marengo è tutto dell’Ausimont e dei complici Enti locali. Così i loro consulenti “si dimenticano” che dal 2002 è direttamente il nuovo proprietario Solvay a inquinare il territorio e in maniera fraudolenta: non solo ha nascosto agli Enti i dati compromettenti in suo possesso, ma anche li ha manomessi e falsificati, per non assumersi gli oneri di bonifica, intralciando e ritardando dunque la stessa messa in sicurezza.

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Gli avvocati della difesa ci accusano, noi vittime di decessi e malattie, di fare sul blog commenti sgradevolmente non diplomatici alla loro orchestra di violini e tromboni. Cosa rispondiamo ?

Rispondiamo che nel loro piccolo anche le formiche si incazzano.

Solvay, Osservatorio, Governo. I politici alessandrini devono mettersi in testa

che non possono continuare nel bluff, che i cittadini non hanno fiducia in loro, che l’alternativa è la democrazia diretta e partecipata. Clicca qui per continuare a leggere.

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Anche gli alessandrini dovrebbero avviare una class action contro Solvay di Spinetta Marengo.

Ad Alessandria è in corso un importantissimo processo contro la multinazionale belga per avvelenamento doloso della falda e dolosa omessa bonifica. Sono sempre altissimi, conferma Arpa, i livelli del disastro ecologico (clicca qui.) La bonifica definitiva secondo gli esperti è praticamente impossibile, almeno per decine di anni. Dunque gli alessandrini, in massa, dovrebbero cominciare ad organizzarsi in causa collettiva come fecero (milioni di dollari) per il cromo6 a Hinkley in California, o come stanno facendo per il PFNA acido perfluoro a Paulsboro (clicca qui). A Paulsboro (New Jersey) i cittadini hanno avviato una class action contro Solvay a causa della contaminazione dell’acqua pubblica con sostanze, secondo l’EPA (Enviromental Protection Agency), sicuramente tossiche. L’iniziativa della class action per Alessandria è in discussione tra alcune forze politiche.

L’inquinamento in falda si sta espandendo, a nord e sul Bormida. Altri pozzi dell’acquedotto sono in chiusura. Acqua imbevibile per altri 30-40 anni, salvo vera bonifica.

Il tre consulenti di Medicina democratica, Fulvio Baraldi geologo, Luigi Mara biologo, Bruno Thieme ingegnere, hanno ampiamente dimostrato la fondatezza dei capi di accusa formulati dal Pubblico Ministero con le richieste di condanna degli imputati. E, siccome nella dimostrazione hanno utilizzato documenti aziendali, hanno altresì dimostrato che Solvay sapeva. Clicca qui per continuare a leggere.
Clicca qui il testo delle conclusioni dei tre consulenti
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I maghi consulenti della Solvay alle prese con i giochi di prestigio: come si riesce a dimostrare che un’acqua cancerogena in falda diventa potabile quando esce dal rubinetto.

A scopo pubblicitario, alla prossima udienza una consulente sorseggerà in tribunale un bottiglione di acqua CROMO DOC della fonte Solvay. Lo stabilimento chimico sarà trasformato in idrotermale? Prestazioni idropiniche, inalatorie, fangobalneoterapia. Le piscine dietro le colline di Arkema sono immediatamente convertibili. Sulle colline di rifiuti si potrà sciare grazie alla neve a cielo sereno. A novembre fu già sperimentato il Luna Park. Clicca qui per continuare a leggere.
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Il Ministero dell’ambiente: tutto ciò che era noto ad Ausimont era noto a Solvay. Lo Stato chiede un acconto di 51 milioni di euro per danni da avvelenamento doloso delle acque e dolosa omessa bonifica.

Una bonifica della falda sta diventando praticamente impossibile per dolo di Solvay. Non si può imputare colpa agli Enti ciò che è compito dell’azienda: le barriere idrauliche non hanno risolto niente. Falda inquinata addirittura a monte, entra in Bormida. Clicca qui per continuare a leggere.
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Solvay annuncia in pompa magna un secondo “piano di bonifica” ma non di bonifica definitiva si tratta, al più di messa in sicurezza temporanea. Medicina democratica lo demolisce punto per punto. E propone.

L’elefante Solvay ha partorito il topolino, ma giornali hanno abboccato e dedicato titoloni al presunto “piano”. Invece il colosso belga assolutamente non ha convinto Medicina democratica con il suo progetto tutto teorico di presunta bonifica del cromo esavalente innaffiando qua e là sui terreni ditionito di sodio a sua volta peraltro tossico. Tanto meno soddisfa la fantomatica bonifica del cocktail di altri 20 veleni tossici e cancerogeni che da un’area vastissima colano in falda. Per questi inquinanti Solvay osa definire “bonifica” una già fallimentare cosiddetta “barriera idraulica”. In realtà succhiare tramite pozzi e lavare una immensa falda sotterranea sarebbe una pretesa folle ed è una truffa chiamarla bonifica. Fa ridere poi la presunta bonifica dei metalli pesanti tramite felci che li assorbirebbero dalle radici per trasferirli nel fogliame, poi sfalciato ed inviato a smaltimento. Dunque tutti gli interventi di Solvay si alternano all’insegna della precarietà, definita bonifica. Così è anche per le discariche tossico cancerogene che vengono definite bonificate perché riammucchiate e ricoperte con teloni. Noi dimostriamo che la vera bonifica si può fare solo eliminando i veleni dai terreni che percolano in falda: così si salva la salute, l’ambiente e l’occupazione. Clicca qui per continuare a leggere.
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Solvay annuncia in pompa magna un secondo “piano di bonifica” ma non di bonifica definitiva si tratta, al più di una provvisoria messa in sicurezza.

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L’elefante Solvay ha partorito il topolino, ma giornali hanno abboccato e dedicato titoloni al presunto “piano”. Invece il colosso belga assolutamente non ha convinto Medicina democratica con il suo progetto tutto teorico di presunta bonifica del cromo esavalente innaffiando qua e là sui terreni ditionito di sodio a sua volta peraltro tossico. Tanto meno soddisfa la fantomatica bonifica del cocktail di altri 20 veleni tossici e cancerogeni che da un’area vastissima colano in falda: solventi clorurati, cloroformio, tetrafluoretilene, arsenico, nichel, clorofluorocarburi, solfati, ddt, cobalto, mercurio, selenio, vanadio, piombo, cadmio, solventi aromatici eccetera. Per questi inquinanti Solvay osa definire “bonifica” una già fallimentare cosiddetta “barriera idraulica”. In realtà succhiare tramite pozzi e lavare una immensa falda sotterranea sarebbe una pretesa folle ed è una truffa chiamarla bonifica. Fa ridere poi la presunta bonifica dei metalli pesanti tramite felci che li assorbirebbero dalle radici per trasferirli nel fogliame, poi sfalciato ed inviato a smaltimento. Dunque tutti gli interventi di Solvay si alternano all’insegna della precarietà, definita bonifica. Così è anche per le discariche tossico cancerogene che vengono definite bonificate perché riammucchiate e ricoperte con teloni. Ridicolo. Dubitiamo che un professore ordinario di chimica all’università di Alessandria, Domenico Osella, si esponga a definire tutto ciò come “bonifica” piuttosto che provvisoria “messa in sicurezza”. Infine va rimarcato che Solvay per questi parziali e discutibili tentativi di messa in sicurezza chiede autorizzazione delle autorità, come fosse una certificazione di bonifica. A questa assurda pretesa la risposta degli Enti non può che essere sempre la stessa: Solvay non ha bisogno di autorizzazioni preventive, faccia ciò che ritiene di suo dovere, gli Enti valuteranno a posteriori i risultati. Ma già ora essi possono leggere, clicca qui, che abbiamo già scientificamente smontato pezzo per pezzo il presunto “piano di bonifica”. Noi dimostriamo che la vera bonifica si può fare solo eliminando i veleni dai terreni che percolano in falda: così si salva la salute, l’ambiente e l’occupazione.

60 pagine di storia e cronaca

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Modesto esempio di giornalismo militante -militante per la salute e l’ambiente- questi articoli, pubblicati su la rivista “Medicina democratica”, sui giornali locali e nazionali, carta stampata e on line, nonché su innumerevoli blog, sono stati raccolti nel
dossier in ordine cronologico: dall’esposto-denuncia di Medicina democratica fino al dicembre 2013. Le cronache delle udienze del clamoroso processo Solvay in Corte di Assise, “politicamente scorrette”, impietose per i carnefici e partigiane per le vittime, offrono, al di là delle responsabilità penali e delle miserie e nobiltà umane rappresentate, il filo conduttore della lunga storia dell’insediamento industriale di Spinetta Marengo (Montedison, Solvay, Edison, Arkema) che ha assicurato lavoro e morte ad Alessandria, che diede lustro ad una classe operaia leader nel sindacato non solo locale, che ha sempre intrecciato privilegiati rapporti con amministratori e partiti, che è superstite testimone di una distrutta chimica italiana e che rischia il futuro produttivo e occupazionale se non risolve l’inquinamento della bomba ecologica.

L’immensa riserva idrica della Fraschetta non più utilizzabile per l’acquedotto.

Gravissimo il reato della Solvay verso la collettività alessandrina. La multinazionale ha anche usato direttamente l’acqua per uso alimentare di lavoratori e cittadini. Annuncia una seconda bonifica, che non convince. Clicca qui.
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Un cocktail mortale prima durante dopo i pasti.

Agli ammutoliti avvocati difensori il professor Giancarlo Ugazio ha spiegato scientificamente quanto Medicina democratica va sostenendo da sempre: Ausimont prima e Solvay dopo hanno consapevolmente propinato un cocktail micidiale di veleni nell’acqua bevuta dai lavoratori e dai cittadini. Un cocktail di 21 sostanze, quando la cancerogenicità di ciascuna di esse si combina in falda con la cancerogenicità delle altre, moltiplicando in termini esponenziali i danni a tutti gli organi del corpo. Clicca qui.
Clicca qui Il Piccolo “Inquinate tutte le falde sotto il polo chimico”
Clicca qui La Stampa “Un cocktail micidiale”
Clicca qui Pennatagliente “Resoconto dell’udienza del 9 dicembre 2013”
Clicca qui Alessandrianews
Clicca qui Accademia del Monferrato “Non solo cromo esavalente ma un cocktail letale composta da 21 sostanze tossiche a Spinetta”

Avevo paura, scappai da Spinetta. Mio figlio ammalato e licenziato da Solvay, con altri due lavoratori, dopo aver denunciato in Procura gli inquinamenti. Tutti e tre i lavoratori erano iscritti, guarda caso, a Medicina democratica.

La testimonianza che ha commosso tutti al processo. Clicca qui.

Clicca qui La Stampa “Avevo paura, scappai da Spinetta”
Clicca qui Pennatagliente “Resoconto dell’udienza del 4 dicembre 2013”
Clicca qui Alessandrianews “In fuga da Spinetta per paura dell’inquinamento”
Clicca qui Pennatagliente “In merito all’udienza del 4 dicembre 2013”
Clicca qui Alessandrianews “Salute a rischio a Spinetta, non solo per il cromo”
Clicca qui Novionline “In fuga da Spinetta per paura dell’inquinamento”

Almeno 21 i veleni tossici e nocivi nel cocktail bevuto da lavoratori e cittadini. Tra cui il cromo esavalente: risarcito con cifre astronomiche in USA ma negato in Italia da Solvay.

La testimonianza degli scienziati. I pozzi interni allo stabilimento misuravano cromo esavalente a migliaia di unità (il limite di legge è 5), per non parlare delle sostanze fluoroclorurate. I pozzi esterni, quelli AMAG dell’acquedotto municipale, misurano valori oltre limite di cloroformio e tetrafluoroetilene ecc. cancerogeni. Il cromo è cancerogeno perfino facendo la doccia. Recenti studi dalla Cina classificano il cromo cancerogeno se ingerito, oltre che se respirato o toccato. Il rischio di contrarre il cancro a Spinetta è da 10 a 1000 volte superiore ai parametri di riferimento americani. Intanto in USA centinaia di vittime del cromo esavalente ottengono risarcimenti astronomici. Clicca qui.
Clicca qui Corriereal “Non solo cromo un cocktail letale”

Chiedere a Cebrero se la manutenzione in Solvay è efficiente, è come chiedere all’oste se il suo vino è buono.

Infatti Alessandro Cebrero, proprio lui, è il capo responsabile di tutta la manutenzione dello stabilimento, dove le fughe di gas non hanno mai fine. Finge anche di non sapere che il PFOA è stato scaricato in Bormida fino ad oggi. Clicca qui.
Clicca qui  Lavoro e salute  “La testimonianza al processo Solvay di una lavoratrice ammalata di cancro alla tiroide e con un figlio operato di tumore”

Lo scandalo della bomba ecologica di Spinetta Marengo è anche uno scandalo politico.

Questa è la copertina del nostro dossier (4,80 euro la copia):
Gli avvocati Solvay sparano come un plotone di esecuzione, anzi, considerato il numero, come un reggimento di fucilieri, sparano sui dirigenti ASL e ARPA,e non si rendono conto che stanno sparando contro se stessi, in pieno petto e alle spalle dei loro imputati (qualche volta, quando si inceppa lo schioppo, si sparacchiano anche sui propri preziosi piedi). Volenti o nolenti, tramite queste mitragliate, mettono in risalto il “J’accuse” che abbiamo anticipato all’avvio del processo: lo scandalo della bomba ecologica di Spinetta Marengo è anche uno scandalo politico. I politici, gli amministratori, di destra e di sinistra, nel corso dei decenni e fino ai giorni nostri, sono stati o inetti o collusi o corrotti, hanno chiuso un occhio se non tutti e due sulle malefatte industriali. Facciamo dei nomi. Clicca qui.

Clicca qui Pennatagliente “Resoconto dell’udienza del 25 novembre 2013”
Clicca qui Alessandrianews “A Spinetta anche i muri sapevano del cromo”
Clicca qui CorriereAl “La bomba ecologica di Spinetta Marengo è anche uno scandalo politico”
Clicca qui La Stampa “Ausimont era un muro di gomma”
Clicca qui Il Piccolo “Vicino allo stabilimento morivano tutte le piante”

Può essere potabile un’acqua che sgorga da sotto la Solvay?

L’udienza del 20 novembre (clicca qui) è stata la solita solfa di Solvay (ingenua acquirente) di scaricare le proprie responsabilità penali su Ausimont (truffaldina venditrice) ed Enti pubblici. A questi ultimi, i politici e anche i sindacati, si possono senz’altro attribuire (e Medicina democratica in solitudine l’ha sempre fatto) grandissime responsabilità, ma politiche e morali, di inefficienza ovvero complicità. La tesi ulteriore di Bruxelles, che ASL, ARPA ecc. nientemeno nascondessero i dati allarmanti proprio ad Ausimont e Solvay, fa letteralmente scoppiare dalle risate. A maggior ragione quando si esibiscono analisi di potabilità dell’acqua su campioni forniti… dalla stessa Azienda inquinatrice. Acqua che non poteva mai e poi mai essere potabile in quanto proveniente da sotto uno stabilimento chimico!!!! Insomma, la multinazionale belga mente sapendo di mentire nelle veline che rifila ai giornalisti: “Tutti sapevano”, è falso. Vero è che “Non tutti sapevano tutto” perché Ausimont e Solvay nascondevano tanto a tutti”. “Solo Solvay sapeva tutto, e non ha fatto nulla”. Si torna a parlare con insistenza dell’Osservatorio ambientale della Fraschetta. Al processo Solvay gli avvocati della difesa lo citano come realizzato. Il Movimento 5 Stelle, invece, al fine della bonifica ne chiede la realizzazione tramite una mozione in consiglio comunale. Insomma, esiste o non esiste? Clicca qui il nostro parere e quello dei dirigenti ARPA.
Clicca qui Il Piccolo “Una difesa strenua, con un’unica nota stonata”
Clicca qui La Stampa “La Solvay punta il dito sugli enti: sapevano che lì era inquinato”
Clicca qui La Stampa “Processo polo chimico oggi fra i testimoni un europarlamentare”
Clicca qui Pennatagliente “resoconto udienza processo”
Clicca qui Pennatagliente “Osservatorio ambientale della fraschetta tema scottante”

Al processo Solvay tempo di favole. C’era una volta un direttore che non aveva visto scheletri negli armadi e che pasteggia con acqua al cromo e solventi.

Il direttore Stefano Bigini, senza obbligo di giuramento e soprattutto senza pudore, sgusciando come una anguilla dal pressing del PM, può canzonare la Corte d’Assise: “se si rispetta la legge, nessuna acqua è potabile in Italia”; “a Castelletto d’Orba imbottigliano acqua al cromo”; “la nostra acqua al cromo serviva solo per fare la doccia agli operai”; “cromo e altri 20 veleni che stanno colando nelle falde acquifere, risalgono agli anni ‘40”; “basta un telone di copertura e l’erbetta per mettere in sicurezza la discarica tossico e cancerogena”; “le perdite di acqua sono state ridotte del 90%”; “con 40 pozzi di barriera idraulica la falda sotterranea è in sicurezza”; “abbiamo speso 20 milioni per l’ambiente” speso? “vabbè, stanziato, da spendere”. Sullo sfondo gli altri protagonisti: Fabio Novelli, Dario Bolognesi, Marco Colatarci, Luca Santamaria, Guido Rondoletto, Giorgio Canti, Bruno Parodi, Francesco Boncoraglio, Luigi Guarracino, Chiara Cataruzza, Giorgio Carimati, Marco Martinelli, Paolo Bessone, Patrizia Macone, Lorenzo Repetto, Valeria Giunta, CGIL, CISL, UIL.
continua Clicca qui

Clicca qui Alessandrianews “Solvay: inquinamento? non lo sapevamo”
Clicca qui Pennatagliente “cronaca dell’udienza”
Clicca qui La Stampa “Fino al 2008 ignari del cromo”
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Clicca qui I cittadini prima di tutto
Clicca qui Il Piccolo “L’emergenza vissuta dal direttore di stabilimento Solvay”

Papa Francesco: hanno portato a casa ai figli pane sporco.

Una carrellata di protagonisti all’ultima udienza del processo Solvay (clicca qui) : Mauro Molinari, Antonio di Molfetta, Franco Mantelli, Bruno Migliora, Carlo Micarelli, Maurilio Aguggia, Franco Simonini, Nicola Sabatini, Leonardo Capogrosso, Marco Contino, Corrado Tartuferi, Massimo Abanelli, Oscarino Corti, Pio De Iorio, Giuseppe Astarita, Carlo Cogliati, Salvatore Boncoraglio, Giulio Tommasi, Giuseppe Fugazza, Ermanno Manfrin, Mario Roldi, Giorgio Pasquin. Tra questi: quanti, secondo Papa Francesco, “ hanno portato a casa ai figli pane sporco”. Prossima udienza: il rotariano Stefano Bigini (clicca qui).
Intanto il sindacato (clicca qui) non si muove: benchè abbiamo denunciato che la strategia industriale del Gruppo Solvay è in rapida evoluzione. Sta già cercando gli acquirenti per Spinetta Marengo. Infatti Società di Business Development e Intelligence,specializzate in ricerca e consulenza nel settore di International Sales (compravendite internazionali), sono già (anche in zona) all’opera di Monitoring onde valutare e quantificare ai compratori interessati gli aspetti economici, finanziari e ambientali per definire l’eventuale prezzo d’acquisto.

Clicca qui Il Piccolo “Polo chimico, il processo riparte. L’ora della difesa”
Clicca qui La Stampa “Testimoni dell’Ausimont. Inteventi su sicurezza erano al primo posto”
Clicca qui Pennatagliente “Cronaca udienza del 4 novembre 2013”
Clicca qui Alessandrianews “Polo chimico: chi prendeva le decisioni in materia ambientale”

Che razza di politici abbiamo ad Alessandria.

In consiglio comunale si sono azzannati per una discarica che ancora non c’è a Spinetta Marengo (clicca qui) e non hanno speso una parola per la montagna di rifiuti alta centinaia di metri che la Solvay sta sempre più innalzando (clicca qui). Muto come un pesce in barile è stato Claudio Lombardi, assessore all’ecologia, del partito SEL, dove la S starà magari per sinistra e la L per libertà (di non rispondere alle nostre domande), ma la E non pare proprio che stia per ecologia. (clicca qui)

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Se non sei imputato non puoi fare il presidente del Rotary Club di Alessandria.

Stefano Bigini verrà nella prossima udienza del processo Solvay addirittura a testimoniare a favore degli imputati. Malgrado che lui stesso è imputato, dopo la sentenza del GUP che ha sdoppiato il procedimento penale dei 36 imputati, per il reato di dolosa omessa bonifica delle acque avvelenate della falda.
Bigini, attuale direttore della Solvay di Spinetta Marengo sarà il prossimo presidente del Club dal 2015 al 2016. Intanto nel Direttivo si sta preparando a succedergli Bartolomeo Berello, il direttore della Michelin di Spinetta Marengo imputato di omicidio colposo e lesioni colpose. Il Rotary, per chi non sapesse, è una specie di SOMS, Società di Mutuo Soccorso NON operaia. SOMS dei Very Important Persons, mutuo soccorso fra persone molto importanti (VIP) che si fanno favori a vicenda, confraternita con cene e balli fra imprenditori e professionisti, poco importa che evadano in nero o inquinino e ammalino.

Hanno sempre impedito l’indagine epidemiologica per nascondere il disastro ambientale.‏

Disastro ambientale a Vado Ligure (SV), dieci indagati fra dirigenti e amministratori pubblici per la centrale elettrica a carbone Tirreno Power: omicidio colposo e lesioni colpose, disastro doloso. Dopo 40 anni ha dovuto muoversi la Magistratura. Non è mai stata avviata una seria indagine epidemiologica. Questa è l’analogia più evidente con Spinetta Marengo. Clicca qui una riflessione di Ferruccio Sansa e prova a sostituire nel testo la parola “Vado Ligure” con “Spinetta Marengo”.

La foto è stata divulgata dall’agenzia di pubblicità aziendale della Solvay di Spinetta Marengo: non testimonia certo la salubrità degli ambienti di lavoro.

Sindacato se ci sei batti un colpo.‏

Nella prossima udienza del processo risuona il campanello di allarme per Spinetta Marengo a seguito delle nuove strategie industriali e finanziarie del Gruppo Solvay che abbandonano il settore della chimica. Senza un piano di investimenti per la bonifica, lo stabilimento è destinato alla crisi. E’ già in vendita. Clicca qui.
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Senza l’Osservatorio ambientale della Fraschetta non si fa bonifica, senza bonifica Solvay chiude.

Il 14 di ottobre si terrà in Corte di Assise di Alessandria la prossima udienza del processo Solvay. Ma il principale imputato per avvelenamento doloso delle acque e dolosa omessa bonifica del territorio, il miliardario Bernard de Laguiche, non ci sarà a chiedere perdono alle vittime, e presumibilmente neppure in seguito. Infatti lascia la posizione di Group Chief Financial Officer della multinazionale belga per trasferirsi prepensionato in Brasile. Qui potrà godersi nell’incantevole e allegra cornice dei tropici il meritato prepensionamento dopo ben 26 anni di “duro lavoro”, tra cui l’acquisizione di Ausimont nel 2002. Ovvero, ci auguriamo di no, potrà impegnare gli ingenti capitali per disboscare la foresta amazzonica. Soprattutto ci preoccupa, però, che dal lontano emisfero australe difficilmente sarà disposto, emulo del barone dell’Eternit, a trasferire i miliardi necessari per la bonifica del sito di Spinetta Marengo. E proprio la bonifica è la questione principale che hanno riproposto Sinistra Ecologia Libertà e Movimento 5 Stelle, mentre nel sobborgo si sta innalzando un’altra montagna di scorie industriali, come in video abbiamo documentato al Comune sul nostro blog [clicca qui], e incombono rifiuti amiantiferi dal Tav Terzo Valico. Una bonifica da avviare oggi perché, come insegnano Acna ed Ecolibarna, diventerebbe impossibile un domani a fabbrica chiusa. A maggior ragione perché la multinazionale belga intende allontanarsi dalla chimica per impegnare le risorse nel business hydrofracking. Insomma, il futuro non può essere il Luna Park col quale Solvay si sta esercitando, ma deve gioco forza passare per la bonifica.
Sinistra Ecologia Libertà con una lettera aperta ha replicato… [continua: clicca qui]

Clicca qui la mozione comunale del Movimento 5 Stelle.
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Clicca qui La Stampa: “Osservatorio sulla Fraschetta”

Cari concittadini, andrete al supermercato con maschere antigas?

CARI CONCITTADINI, Medicina democratica ha lanciato un allarme (clicca qui) riguardante il progetto di un mega centro commerciale a ridosso del polo chimico di Spinetta Marengo. Credo sappiate che sono eventi rari ma non inverosimili: la caduta di un meteorite, di un aereo, un attentato terroristico, un sabotaggio, uno scoppio a catena di impianti per incendio o reazione incontrollata ecc. Sono eventi che vanno sotto il termine di “catastrofe industriale” (Bhopal, Seveso, Cernobyl, Fukushima ecc.). Credo sappiate che le sostanze che si libererebbero nell’aria di Spinetta e dintorni (fino ad Alessandria, e non esageriamo) sono armi chimiche di massa,

armi chimiche di massa, inodori insapori incolori, nulla da invidiare a quelle in Siria, o di Saddam Hussein, degli americani in Vietnam, degli italiani in Africa ecc. Credo sappiate che nelle situazioni ad alto rischio di catastrofe industriale si rende necessario un Piano di emergenza per salvare più vite tra la popolazione. Che tale piano dovrebbe prevedere: 1) un sistema di allarme immediato e capillare casa per casa,2) la presenza in tutte le abitazioni di mezzi di protezione individuali (maschere, autorespiratori ecc.), 3) un piano di evacuazione di massa (punti di raccolta, parco automezzi ecc.), 4) le cure specifiche predisposte in ogni ospedale della regione. Il tutto organizzato con esercitazioni di protezione civile. Credo sappiate che per il polo chimico di Spinetta, classificato appunto ad alto rischio, è in effetti predisposto un piano di emergenza prefettizio, anche se più volte giudicato quanto meno inadeguato da Medicina democratica (e di recente da M5stelle). Credo conveniate che, a prescindere dai rischi di catastrofe industriale, comunque i quotidiani scarichi in atmosfera non consiglino il luogo come tra i più salubri (sta avvenendo una fuga di gas mentre sto scrivendo). Credo concordiate che gli interessi economici non debbano prevalere sul bene primario che è la salute. Credo dunque, per concludere, che siate d’accordo con me: che se è vero che il sobborgo di Spinetta Marengo non può essere spostato e che lo stabilimento nei decenni non è riuscito ad allontanarsi a sufficienza dall’abitato, diventa ancora più vero che non è proprio il caso di aggiungere a rischio nelle vicinanze un ulteriore agglomerato umano di migliaia di clienti del maxi centro commerciale. Ve lo immaginate voi, clienti, che all’ingresso venite dotati di maschere antigas e indottrinati sul piano di emergenza.
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Falso allarme alla Solvay. Dice l’azienda.

Falso? Allora come mai è stata evacuata la zona? I lavoratori ci hanno segnalato che se l’erano data a gambe per la fuga (ennesima) in zona Polimeri, e noi a nostra volta abbiamo informato i giornali. Essendo il gas metil-viniletere a rischio per la salute (previsti limiti di esposizione), perchè non è (di nuovo) scattato l’allarme esterno?
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Interessi economici e tutela della salute‏.

Spinetta Marengo dovrebbe essere l’ultimo posto dove dovrebbe venire in mente a chiunque di buon senso di costruire un maxi centro commerciale frequentato da migliaia di clienti al giorno. A poche centinaia di metri dall’ex zuccherificio, infatti, esiste un gigantesco e discusso polo chimico che per quelle migliaia di persone rappresenta un pericolo certo: un inquinamento di fondo ineliminabile dagli scarichi di una industria chimica, inoltre le non rare fughe di gas, infine il rischio di catastrofe industriale perché
si tratta di una azienda classificata ad alto rischio, come hanno ben votato all’unanimità almeno due consigli comunali del capoluogo. Facciamo esempi. Quando si verificano piccole fughe di gas in Solvay si è preparati ad evacuare zone dello stabilimento. Sarà previsto altrettanto per il parco commerciale? Per l’evento di catastrofe industriale l’attuale piano di emergenza dovrebbe (ma non è così, come abbiamo denunciato più volte, e ultimante i 5Stelle) garantire sistemi di allarme tempestivi ed efficienti, di sicura protezione personale, di evacuazione di massa, di cure sperimentate negli ospedali, per le migliaia di cittadini del sobborgo di Spinetta Marengo e territori limitrofi. Si pensa di estendere il piano di emergenza (già carente) ad altre migliaia di persone? Una follia. Alla quale stanno partecipando un po’ tutti, dando il nulla osta al mega centro commerciale di Esselunga e Coopsette. Dalla Giunta regionale (centrodestra) che, con lo zampino dell’ARPA, ha espresso parere positivo di compatibilità ambientale, come se il problema fosse di viabilità (tra l’altro, manca il secondo ponte sul Bormida mentre se ne fa uno faraonico e inutile sul Tanaro). Per finire alle forze politiche e amministrative locali che stanno zitte zitte a guardare inerti questo ennesimo attentato alla salute e alla sicurezza degli alessandrini. Possibile che debba essere ancora una volta la piccola rappresentanza di Medicina democratica a lanciare lo stop? Ancora una volta prevarranno gli interessi economici sulla tutela della salute e della sicurezza pubbliche?

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Lettera aperta a Claudio Lombardi, assessore all’Ambiente del comune di Alessandria, e a Alberto Maffiotti, direttore dell’ARPA di Alessandria.‏

Come vi abbiamo informato, attendendo risposta, sul blog di Medicina Democratica clicca qui con video e foto è documentata la enorme montagna di rifiuti che si sta innalzando per centinaia di metri dentro lo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo. Non vorremmo che le risposte fossero superficiali e pilatesche: 1) si tratta di inerti e 2) la discarica è autorizzata. Punto 1. Domanda: è mai credibile che una industria chimica e ad alto rischio possa produrre, come scarti di lavorazioni altamente tossiche e cancerogene, addirittura sostanze che non contengono alcuna tossicità? Se così fosse, non verrebbero ricoperte da teloni cosiddetti impermeabili, nell’impossibile tentativo di non farli colare nella già inquinata falda sottostante. Punto 2. Solvay è sotto processo anche per discariche regolarmente autorizzate (oltre alle abusive) dentro le quali avevano seppellito 21 tipi di veleni tossici e cancerogeni che colano nella falda. Dunque chi garantisce che non si ripeta la storia? Domanda: giornalmente vengono effettuati controlli pubblici sui rifiuti depositati oppure è l’azienda che si autocertifica tramite i propri laboratori analisi, quelli che, abbiamo constatato al processo, nascondevano e falsificavano i dati? E se i controlli sono pubblici e giornalieri delle Autorità, perché non vengono comunicati? Infine un post scriptum: cosa rispondete in merito agli scarichi in Bormida, di cui alla video intervista di Lino Balza, sempre sul blog? Clicca qui
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aspettando giustizia

Attento, calmo sempre con sorriso timido, gentile e preoccupato, era stato presente a tutte, nessuna esclusa, le precedenti udienze, ma non ci sarà alla prossima del 18 settembre del processo Solvay. È infatti morto Francesco Delfieri, un altro, dopo Angelo Agnello (clicca qui), delle parti civili da noi rappresentate, che lascia il procedimento penale fisicamente ma non idealmente perché resterà con noi a rivendicare il diritto alla giustizia a favore del le vittime dell’inquinamento del polo chimico. Medicina Democratica esprime le più sentite condoglianze ai familiari ed in particolare alla moglie Maria Grazia Cittadini che era sempre stretta al suo fianco durante tutte le udienze. E propone agli avvocati della difesa di chiedere con noi alla Corte un minuto di silenzio in memoria di Francesco Delfieri.
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Sono 30 anni che l’Ecolibarna inquina, nell’inerzia di cittadini e politici.‏

Clicca qui Gino Fortunato. L’Ecolibarna di Serravalle Scrivia è uno dei territori distrutti dalla chimica. Come l’Acna di Cengio e la Solvay di Spinetta Marengo. I fiumi, le falde acquifere, gli acquedotti avvelenati. Ecolibarna e Acna sono chiuse da decenni e la bonifica non è mai stata seriamente avviata. Per la Solvay c’è la speranza che la bonifica si avvii perchè la fabbrica è ancora in funzione, cioè che il Tribunale obblighi la bonifica prima che la fabbrica chiuda.

Il miliardario de Laguiche non verrà al processo Solvay a chiedere perdono alle vittime

Fonti interne della Solvay a Bruxelles ci segnalano confidenzialmente che dal 1° Ottobre 2013 Bernard de Laguiche lascerà la posizione di Group Chief Financial Officer della multinazionale belga per trasferirsi in Brasile. Come interpretare la notizia? Va a spassarsela ai tropici, da buon capitalista, dopo ben 26 anni di “duro lavoro”, tra cui l’acquisizione di Ausimont nel 2002? Ovvero cerca di svignarsela in prossimità della condanna al processo di Alessandria dove è il principale imputato per avvelenamento doloso delle acque e dolosa omessa bonifica per lo stabilimento di Spinetta Marengo? Intende impegnare i capitali a disboscare la foresta amazzonica invece di bonificare la Fraschetta?

SEL respinge l’abbraccio di Solvay, ponendo questioni precise e inequivocabili.

Sinistra Ecologia Libertà replica alla multinazionale belga (clicca qui il testo integrale) con richieste tassative: 1) messa in sicurezza e bonifica di suolo e acque dai veleni che continuano a fuoriuscire dallo stabilimento di Spinetta Marengo, da realizzarsi rapidamente e non certo in decine di anni nè con il fantasioso piano Amag; 2) drastica riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera;
3) riconversione della produzione verso una chimica funzionale alle energie rinnovabili;
4) onere di risarcimento dell’azienda alla comunità alessandrina;
5) la conclusione del processo penale in corso sarà base di partenza per verificare l’eventuale nuovo corso di Solvay.
Clicca qui il commento che avevamo fatto alla pelosa missiva di Solvay a SEL.

I penalisti famosi della Solvay cercano disperatamente di imbambolare i giudici popolari con giochi di parole fra piano di bonifica e piano di emergenza.‏

Aggrediscono abitualmente i testimoni dell’accusa se non li hanno prima catechizzati. E appena compaiono dirigenti o funzionari di Comune, Provincia, Asl, Arpa: li azzannano. Vogliono dimostrare la complicità degli Enti pubblici nei loro crimini. Sarebbe come il delinquente volesse dimostrare che la colpa della rapina è del portinaio che dormiva o fingeva di dormire quando lui è penetrato nel palazzo. Solvay è meno colpevole perché gli Enti pubblici non le hanno impedito di inquinare e non l’hanno obbligata a bonificare? Continua.

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clicca qui La Stampa “Bonifica con 4 pozzi? Assurdo”

Ultima udienza del processo Solvay prima delle ferie estive. Altra puntata sul panorama giornalistico alessandrino.‏

Nella costosa strategia della Comunicazione “Adoucir les journalistes” (Addolcire i giornalisti) della multinazionale belga Solvay sono compresi addolcimenti che possiamo solo immaginare, mentre sono evidenti ingredienti non proprio edulcorati. Ovviamente la prima “raccomandazione” è stata: non esagerate nelle cronache processuali, anzi non fatele. Meglio ancora se mettete la firma sotto le nostre veline. Alcuni giornalisti si sono ribellati. Allora è scattata la raffica di “moral persuasions” (si dice così anche in lingua fiamminga), avvertimenti suadenti, discreti e sorridenti, che noi italiani però volgarmente chiamiamo: minacce di querela. Querela se pubblicate gli interventi di Medicina Democratica, lo diciamo per il vostro bene, non obbligateci… Bene, cioè male, qualunque giornalista, minimamente degno di questo appellativo, avrebbe replicato: piuttosto che minacciare, pardon consigliare, me, perché non querelate Medicina Democratica? Querelatela senza neppure minacciarla, tanto non si fa intimidire. Eppoi, avrebbe continuato il giornalista sentendosi eroe, a me pare che Medicina Democratica commenti fatti, persone, atti processuali, venti faldoni contenenti i capi di accusa, intercettazioni della Procura, interrogatori, analisi e dati, testimonianze, udienze allucinanti. E in più, Medicina Democratica pare da sempre ben informata anche dalle talpe interne alla Solvay, tante sono le guerre per bande. E tu, cara Solvay, avrebbe concluso il nostro giornalista martire, minacciandomi ti senti un colosso di fronte ad una cosa piccola, un piccolo tremebondo giornalista di provincia, sarò pure una cosa piccola ma non una merda da calpestare.

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Maurizio Grassano e Stefano Ghio bevono barbera, né ricino né rosolio

E la chiamano “Vocazione allo sviluppo del personale”. E lo chiamano “giornalismo”.‏

Leggetevi questo articolo di prima pagina e trovate conferma se sono esagerate le nostre polemiche al giornalismo alessandrino. Mentre Medicina Democratica viene censurata, Solvay si fa pubblicare da giornalisti compiacenti veline che con ossessionante cadenza periodica esultano sempre nuove assunzioni che, sommate, a questo punto dovrebbero superare i 1.800 occupati del passato, mentre invece lo stabilimento di Spinetta Marengo è sceso a meno di un terzo!! In più, contratti di lavoro precari, anche in questa fabbrica, sono da capestro: ricatti sui giovani, diplomati e laureati assunti a poco prezzo quali apprendisti, come quando i quattordicenni andavano a fare i “bocia” apprendisti barbiere, falegname, meccanico!

Questo è il livello dell’informazione in Alessandria. Attaccano “liberamente” l’asino dove vuole il padrone. E si proclamano giornalisti liberi indipendenti democratici.

Nessun giornale locale** ha pubblicato questo intervento di Medicina democratica. Clicca qui. Segno che sta funzionando il programma “Adoucir les journalistes”(Addolcire i giornalisti) messo a punto dai vertici della Solvay. Non è la prima censura, né l’ultima. I giornalisti si confermano, al pari dei politici e dei sindacalisti, complici della Solvay come lo erano sempre stati con Montedison, nel migliore dei casi occultando, minimizzando, censurando. Nel peggiore dei casi prostituendosi. Complici delle morti e delle malattie. Quelle passate e quelle future.

** ad eccezione di CorriereaAL

Il vertice belga della Solvay scrive a nuora (SEL) perché suocera (Enti locali) intenda.‏

Scambio di missive ad alto livello. Non c’è bisogno di leggere tra le righe. L’avvertimento di Solvay è chiaro: cari politici, non costringeteci a scoprire gli altarini, siccome le responsabilità della catastrofe ecologica sono anche vostre perché siete stati nostri complici, sappiate che non siamo disposti a fare da capro espiatorio, non basta che al processo non ci date alcun fastidio, resta il fatto che penalmente la pagheremo noi in tribunale dunque, in cambio, voi fateci spendere il meno possibile per la bonifica: che sia quella finta confezionata con Repetto e Fabbio. La mano tesa dei belgi mette in imbarazzo il partito di Vendola?
Clicca qui il commento di Medicina democratica.

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Il virus “amnesite solvay” colpisce ancora i testimoni al processo di Alessandria

Il teste Fabio Colombo, geologo, se l’è ancora cavata: ha ricordato la doppia documentazione relativa all’inquinamento, quella ufficiale da fornire edulcorata agli Enti pubblici e quella da tenere nascosta. Ha ricordato che già dal 1989 era noto l’avvelenamento della falda profonda. Ammissioni importantissime. Ma nell’ udienza del 17 giugno abbiamo scoperto un’altra notizia clamorosa: esiste una variante del virus “amnesite solvay”. Finora era dimostrato da numerosi test, cioè testi (Pace, Giunta, Di Carlo ecc.), che il sintomo più eclatante del virus è l’amnesia: non ricordano più nulla delle malefatte commesse o nascoste, neppure quelle firmate in verbale. Invece la variante del gene, anche questa messa a punto in Belgio, agisce in maniera differente, il test cioè il testimone non solo ricorda ma è potenziato in alcune selezionatissime facoltà mentali, al punto che, prima ancora che l’avvocato difensore Solvay gli faccia la domanda, già gli anticipa la risposta. Neanche che si fossero messi d’accordo prima. Il paziente colpito dalla variante del virus è stato il teste Marco Contino. Clicca qui il profilo.

Gli avvocati della Solvay sghignazzano mentre l’epidemiologo conteggia i morti e gli ammalati del cocktail di 21 veleni. Andavano buttati fuori dall’aula.

Gli avvocati difensori della multinazionale belga straripano nell’aula della Corte di Assise di Alessandria. La occupano per oltre i due terzi, famosi e strapagati, contornati da vice, assistenti, collaboratori, coadiuvanti, esperti, consulenti, PR e altro gregge. Un esercito che le tasche del colosso chimico si possono permettere. Ad un certo punto si sono messi a sghignazzare platealmente, mentre l’epidemiologo esponeva i numeri della carneficina a Spinetta Marengo, ed è stato colto su un banale ed evidente errore di battitura dell’indagine. Sghignazzavano in oltraggio agli ammalati e ai parenti dei defunti, presenti in udienza come parti civili. L’epidemiologo insisteva a confermare che pagine e pagine di tragici dati contenuti nella sua relazione, non potevano che concludersi con: “L’eccesso di tumori all’assunzione di cromo esavalente per via orale tramite acqua risulta verosimile”. E’ loro sghignazzavano: in-verosimile in-verosimile.

Cromo esavalente fluorurati & C. della Solvay provocano a Spinetta Marengo fino all’80% dei tumori in più. I bambini nascono con malformazioni genetiche.

clicca qui Tuono News “Polo Chimico, Cadum (ARPA): A Spinetta tra il 30 e il 50% di malattie in più”
clicca qui Pennatagliente “Udienza del 17 giugno 2013”
clicca qui E. Camagna La Stampa “L’epidemiologo: Cromo provoca a Spinetta il 70% di tumori in più”
clicca qui Il Piccolo “Anche malformazioni genetiche”
clicca qui Alessandrianews “A Spinetta malformazioni congenite superiori al 70%”

Non è una novità. Medicina democratica lo sta sostenendo da decenni. L’indagine testimoniata al processo è dell’epidemiologo dell’ARPA Piemonte, Ennio Cadum. Eccessi patologie del 30% per cavo orale, rene, vescica, stomaco, bile ecc. Le malformazioni genetiche dei bambini: 80% in più della media alessandrina. Le indagini epidemiologiche finora condotte, già di per sè drammatiche, sono solo la punta di un iceberg sanitario. Tutta la verità si saprà quando esse comprenderanno anche i lavoratori e tutti i residenti, e gli uni e gli altri per un periodo almeno trentennale. Lo stiamo chiedendo da trenta anni ma i fondi pubblici non sono mai stati messi a disposizione.

Post scriptum Quando la CGIL scelse il dirigente Pace al posto del dissidente Balza. Una testimonianza.


Vorrei aggiungere al precedente profilo di Casimiro Pace un’annotazione personale, ma esemplare. Quando furono istituite le RSL (Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza), mi offersi per iscritto di ricoprire questo ruolo per conto della CGIL. Pensavo di essere in pieno possesso di “titoli ed esami” per fungere da spina nel fianco verso la Solvay su ambiente e sicurezza e invece mi fu preferito Casimiro Pace che aveva come titolo la rappresentanza dello staff dirigente aziendale. Fu la dimostrazione dell’autonomia della CGIL. I risultati sull’ambiente e la salute si sono visti.

Lino Balza

Nella strategia Solvay “Tutti colpevoli, nessun colpevole”. E si parla di tangenti agli Enti locali.‏

Prima di deporre, i testimoni giurano solennemente di dire la verità tutta la verità nient’altro che la verità. Perché allora la Corte di Assise al processo Solvay non ne arresta alcuni in aula per falsa testimonianza e oltraggio alla Corte? Forse perché non li riconosce capaci di intendere e volere, bensì ammalati, colpiti da un virus, un ceppo dell’Alzheimer proveniente dal Belgio, i cui sintomi evidenti sono prepotenti amnesie? Nell’udienza del 12 giugno, Pietro Alemani, ad esempio, rischia il terzo infarto nell’inutile sforzo di ricordare. Ma Casimiro Pace è il caso clinico più eclatante. E’talmente colpito dal Virus Solvay che, tra impietose risa in aula, non riconosce neppure la propria firma sui verbali. Chi è Pace? Com’era prima di ammalarsi di “amnesite solvay”? Vediamone un breve profilo e il commento di Gianni Spinolo.

Pace Casimiro, detto Renato, negli anni ’80 è uno dei 5 segretari della Cellula del PCI alla Montedison (poi Solvay) di Spinetta Marengo (AL). Una segreteria composta da 2 operai e da ben 3 impiegati, di cui, uno, Pace, addirittura capo reparto. Un lavoratore coraggioso dunque, che si espone, il compagno Pace, soprattutto quando la Cellula ha uno scontro pubblico e durissimo con la Direzione aziendale e il Consiglio di fabbrica alleati. La Cellula chiede l’urgente chiusura del reparto Pigmenti e la sua riconversione a ciclo chiuso, in quanto l’ispezione sanitaria regionale ha sanzionato che trattasi di lavorazione a cielo aperto di cromo e piombo, massimamente cancerogeni. Sindacati e Direzione invece si accordano per tenere aperto il reparto benché produca cancro, in attesa di tempi migliori (che non arriveranno mai: l’impianto sarà comunque chiuso qualche anno dopo, senza che si siano salvate né occupazione né salute). Il compagno Pace si batte, sconfitto, contro la Direzione. Ci mette la firma e la faccia. Riesce così a farsi notare. E apprezzare. Il direttore Leonardo Capogrosso, memore di essere stato brevemente negli anni ’70 rivoluzionario alla Montedison di Bussi sul Tirino per essere subito rimosso e promosso dirigente, lo promuove da semplice capo reparto nello staff dirigenziale dello stabilimento, in cui assumerà il controllo di ben sette laboratori, tra cui igiene industriale. Dove rileverà e nasconderà i parametri anomali di concentrazione di veleni nelle acque di falda, come risulta dal verbale a suo tempo da lui sottoscritto al Pubblico Ministero e che in aula cerca goffamente di disconoscere. Va in pensione nel 2011 mentre la Solvay gli assume la figlia. Insomma anche lui “tiene famiglia” ed è l’unica amnesia che il “Virus Solvay” gli risparmia. Il compagno!! Gianni Spinolo, uno dei membri di quella segreteria di Cellula PCI, che si fece licenziare piuttosto che promuovere, non si sta rivoltando nella tomba perché già gli si era rivoltato lo stomaco da vivo. Mettiamolo in rilievo: anche da questo processo, emergono figure luminose della classe operaia ed escrementi umani.

Il teste Pietro Alemani, geologo, è accompagnato all’udienza dalla moglie che teme che rischi un altro infarto nello sforzo di ricordare. Invano, tira fuori solo un mucchio di “non ricordo”. Fa di più. Anche se a verbale aveva al Pubblico Ministero dichiarato l’esatto contrario, cerca di scagionare l’imputato Francesco Boncoraglio, addossando tutte le malefatte a Leonardo Capogrosso. Tanto, gli avvocati gli hanno detto, non lo danneggia perché l’ex direttore non è imputato per avvenuta prescrizione di reato. Messo alle strette e preso dalla foga oratoria dell’insegnante, confessa i dissensi con Boncoraglio e Capogrosso che gli avevano impedito le indagini sulle discariche che essi sapevano essere tossiche e nocive.

Per fortuna esistono anche i testimoni onesti. Contro i quali si scatenano i celeberrimi avvocati di Solvay. E’ il turno, dopo ARPA e NOE, della Provincia nella persona di Paolo Bobbio, geologo dell’ufficio bonifiche. La tesi è che la Solvay avrebbe voluto mettere nel 2004 in sicurezza il sito ma che la Provincia l’avrebbe impedito. Solvay definiva e definisce “bonifica” quattro pozzi che prelevano e puliscono l’acqua di falda, come raccogliere il mare con un cucchiaio, mentre l’unica bonifica efficace, assai più costosa, è l’asportazione dal terreno dei veleni che si sciolgono in falda: 21 e non solo cromo esavalente. Ovvie le perplessità della Provincia. Efficace o inefficace che fosse, ha avuto buon gioco a ribadire Bobbio, nessuno ha impedito a Solvay di eseguire la presunta messa in sicurezza, la quale, per legge, “non va autorizzata, si fa e basta, e la si comunica dopo agli enti”. In più, insiste, Solvay conosceva da anni le perdite e taceva. E fa i nomi dei principali attori: Giorgio Carimati e Giorgio Canti. La strategia processuale di Solvay continua ad essere quella di chiamare in correo quanti più soggetti possibili (Comune, Provincia, Regione, Arpa, Asl, Noe, magari anche l’Onu) secondo il principio “tutti colpevoli, nessun colpevole). Tutti quegli Enti in tanti anni hanno avuto responsabilità enormi nel disastro sanitario ed ecologico di Spinetta Marengo: siamo stati noi di Medicina democratica i soli per 30 anni e sulla nostra pelle a denunciarle inascoltati, ma stiamo parlando di responsabilità politiche e morali, mentre le responsabilità penali gravano su Solvay. A meno che Solvay sappia anzi voglia dimostrare le tangenti che afferma Ausimont versava a… A chi?

clicca qui La Stampa ” La Solvay: furono gli enti a rallentare la bonifica”
clicca qui S. Mossano “Le discariche fantasma coi veleni del polo chimico”
clicca qui Il Piccolo “Processo, la Solvay si giustifica”
clicca qui Radiogold “Polo chimico: la difesa punta il dito contro la Provincia: dissero no alla messa in sicurezza”
clicca qui Tuononews “Processo al polo chimico di Spinetta: Bobbio (Provincia) e il battibecco con la difesa Solvay”
clicca qui Pennatagliente 
clicca qui Alessandrianews “La Provincia disse no alla messa in sicurezza di emergenza”
clicca qui Pennatagliente  “L’amnesite Solvay ha colpito ancora”

Neppure i profumi e gli yogurt e il sangue al cromo esavalente fanno notizia‏


Per le cronache dell’udienza del 3 giugno in Corte d’Assise del Processo Solvay (senza, purtroppo, che nessun testimone sia ancora stato arrestato in aula):

clicca qui  Alessandrianews “Le discariche tossiche? Come se non esistessero”
clicca qui  Il Piccolo “Solvay sapeva e taceva”
clicca qui  La Stampa “Polo chimico, altri duelli sui testimoni questa volta finisce 2-1 per la Procura”
clicca qui  Pennatagliente 

C’è chi, in poche righe, scrive “ennesima” fuga di gas alla Solvay (addirittura PFIB, tossico e cancerogeno) con lo stesso distacco di chi guarda il cielo e commenta “ennesima” giornata di pioggia. E’ l’assuefazione, malattia professionale dei giornalisti, che si congiunge con il fatalismo dei cittadini. Non tutti, ma troppi. Dunque anche le cose più enormi non fanno notizia. Che la Paglieri

Che la Paglieri producesse borotalchi e profumi con l’acqua al cromo esavalente e altri 21 veleni tossici e cancerogeni. Che la Pederbona conferisse latte al cromo e altri 21 inquinanti alla Centrale del latte di Alessandria e Asti. Che entrambe le aziende non si siano costituite parti civili contro la multinazionale belga. Che venisse trasfuso a ignari pazienti il sangue dei donatori Solvay pieno di PFOA (tossico, cancerogeno, teratogeno). Che le autorità sanitarie abbiano ignorato il nostro allarme. Che vengano ancora oggi chiusi pozzi dell’acquedotto comunale perché l’inquinamento della falda non avrà mai fine senza la bonifica dei terreni in cui sono stati nascosti cromo e altri 21 veleni che percolano. Che i più famosi avvocati d’Italia siano impegnati con qualunque mezzo a difendere Solvay per tali fatti e altri, per “avvelenamento doloso delle acque e dolosa omessa bonifica”ecc. Che testimoni al processo mentano tranquillamente al cospetto degli ammalati… e dei morti. Che migliaia di podisti alla stracittadina non alzino barricate bensì sponsorizzino sulle magliette il logo dell’inquinatore. Che tali notizie, insomma, non scandalizzino gli animi e non animino grandi titoli sui giornali come dovrebbero: anche questa è notizia, ma non avrà rilievo.



Solvay prima nega poi ammette la fuga di gas denunciata da Medicina Democratica

E guarda caso, proprio mercoledì 5 giugno la centralina dell’Arpa situata nei pressi dello stabilimento e preposta ad analizzare l’aria, quel giorno, chissà per quale motivo era rotta e non trasmetteva i dati. Proprio al momento giusto. Rotta o bloccata da Solvay? E perchè l’Arpa non è intervenuta immediatamente? L’Arpa è caduta dalle nuvole alla denuncia di Medicina democratica. Infine ha precisato da vero scienziato alla Catalano: “non c’è alcun pericolo se il gas non è stato inalato”. E se è stato inalato? E’ tossico e cancerogeno. Ma non c’era nessuna centralina a stabilirlo. Guarda caso.
Clicca qui Oggi Cronaca (il cui titolo è sbagliato: l’azienda non aveva diramato nessun stato di allerta, tanto che ha negato la fuga per 36 ore)
Clicca qui Radio Gold  (in cui l’Arpa insiste a contraddire Solvay sul fuori uso della centralina)            
Clicca qui La Stampa “L’incidente di mercoledì l’azienda lo conferma, ma minimizza. Balza invece no”
Clicca qui Alessandrianews “Fuga di gas alla Solvay. L’azienda: nessun rischio”
Clicca qui Il Piccolo (il cui direttore torna alla consuetudine di fornire la versione Solvay e ignorare la denunciante Medicina democratica).

ennesima fuga di gas alla Solvay di Spinetta Marengo

I lavoratori ci segnalano, mercoledì mattina 5 giugno, una fuga del micidiale gas PFIB (perfluoroisobutilene), tossico e cancerogeno, al reparto Monomeri della Solvay di Spinetta Marengo (AL). La direzione avrebbe anche omesso di porre lo stabilimento in stato di emergenza. I lavoratori allarmati avrebbero avvertito, si presume in forma anonima dato l’alto rischio di ritorsioni, le autorità competenti, dunque l’ARPA e la stessa Procura della Repubblica. Si tratterebbe dell’ennesima fuga di gas e dell’ennesima omissione dell’emergenza.

Uno scandalo che deve finire. Non è ulteriormente tollerabile (addirittura con un processo in corso) che i lavoratori si allarmino di quello che avviene nello stabilimento, e che si rivolgano all’esterno per essere tranquillizzati, e verso esterno non possano usare canali ufficiali ma solo personali, perchè hanno paura di rappresaglie. E che, contemporaneamente, all’esterno della fabbrica le Autorità non sappiano niente degli incidenti, mentre le Direzioni aziendali negano che sia successo alcunchè di preoccupante. Non è ulteriormente tollerabile questo giochetto criminale. La parola deve essere data alle apparecchiature. In una fabbrica ad alto rischio devono esserci sistemi di controllo, gestiti dal pubblico e non dal privato, che monitorino minuto per minuto l’inquinamento. Politici e sindacalisti sono da sempre latitanti o peggio. Diventa allora responsabilità dell’insieme informativo alessandrino di farsi carico di questa questione.   

Clicca qui  Pennatagliente “nuova fuga di gas alla Solvay di Spinetta Marengo”
Clicca qui I cittadini prima di tutto “ennesima fuga di gas alla Solvay”