Il drammatico caso della morte di Luana D’Orazio, ha acceso nuovamente i riflettori sugli omicidi bianchi in Italia. Clicca qui.
Categoria: Morti sul lavoro
Il mondo del lavoro è diventato una trincea bellica.

Tanto i costi delle stragi operaie vengono scaricati sulla collettività. Morti, feriti e ammalati al lavoro. Niente prevenzione, niente sicurezza, ma tante polizie. Perché non si riqualifica metà del personale delle polizie e lo si destina alla prevenzione e il controllo dell’insicurezza e delle irregolarità nelle molteplici attività economiche? Clicca qui.
Raccolta firme a San Vito al Tagliamento.
Come riportato in consiglio comunale, i dati mettono in luce forti rischi per l’ambiente e per la salute dei lavoratori e dei residenti. clicca qui.
Fascismo aziendale.

Consideriamo che lo Stato è ri-entrato nel capitale dell’azienda dell’acciaio. Ebbene, nell’ArcelorMittal di Taranto, di fatto statale, un lavoratore è stato licenziato dalla direzione perché aveva pubblicato un post su Facebook, col quale invitava a seguire una fiction televisiva che faceva eco alla grave situazione ambientale della fabbrica e della città
Negli anni cinquanta Giuseppe Di Vittorio chiamava fascismo aziendale quel regime autoritario nei luoghi di lavoro che non solo imponeva alle lavoratrici ed ai lavoratori l’oppressione di durissime condizioni di sfruttamento, ma colpiva la libertà di pensiero e di espressione, imponendo loro di non manifestare e di nascondere le loro opinioni. Oggi quel fascismo aziendale sta tornando e si sta diffondendo in questo clima politico. Clicca qui.
La sentenza del tribunale condanna lo sciacallaggio del giornale di Alessandria addosso ai tre pompieri assassinati.

Aveva scandalizzato il mondo l’editoriale (poi riaffermato) del direttore Alberto Marello che accompagnava il servizio di Monica Gasparini: lo sciacallaggio pubblicitario “Per qualche copia in più, sbatti il mostro pompiere in prima pagina”, ovvero la diffamazione ribadita dal consigliere del CDA Mattia Papili: ma quali eroi i tre pompieri morti sul lavoro? i tre se la sono cercata, erano solo tre drogati, in quanto tali sconsideratamente intervenuti dentro il capannone dopo una prima deflagrazione, mettendo così nei guai… i due poveri coniugi che, dopo la prima esplosione, non li avvertono che il fabbricato era imbottito di esplosivi al fine di truffare l’assicurazione: omicidio con dolo eventuale (clicca qui). Lo sciacallaggio avviene, alla vigilia del processo, per pubblicizzare il bisettimanale in crisi di vendite e inserzionisti, e si dimostra programmato visto che, a parte due dimissionari, il consiglio di amministrazione de Il Piccolo (Ivana Barbarino, Alessandro Massano, Mattia Papili e Ornella Sassone) rifiuta all’opinione pubblica in rivolta di licenziare il Marello, forte dell’assordante silenzio della redazione.
Il processo per la strage di Quargnento si è appena concluso con la condanna a 30 anni per Gianni Vincenti e sua moglie Antonella Patrucco per omicidio volontario plurimo con dolo eventuale (clicca qui). La sentenza scagiona senza equivoci il coraggioso operato dei pompieri e rappresenta una condanna etica morale deontologica a Il Piccolo, deontologica anche a carico di quella parte dei giornali che per omertà di gregge hanno taciuto.
Una doverosa precisazione dopo il fattaccio giornalistico di Alessandria.

Una precisazione: due dei sei componenti il consiglio di amministrazione Soged sono dimissionari dunque sollevati da responsabilità per il mancato licenziamento del direttore de Il Piccolo di Alessandria e, ancor prima, dal sospetto di aver predisposto con lui lo sciacallaggio pubblicitario “Per qualche copia in più, sbatti il mostro pompiere in prima pagina”, ovvero la diffamazione ribadita dal consigliere Mattia Papili: ma quali eroi? se la sono cercata, erano solo tre drogati, in quanto tali sconsideratamente intervenuti dentro il capannone dopo una prima deflagrazione, mettendo così nei guai… i due poveri coniugi che non li avvertono che il fabbricato era imbottito di esplosivi al fine di truffare l’assicurazione: omicidio con dolo eventuale (clicca qui la reale vicenda delle tre morti sul lavoro, tragicamente comune a troppe altre quotidiane).
I consiglieri dimissionari sono Michele Guala e Claudio Chirivì due importanti imprenditori che avrebbero dovuto risollevare le sorti del giornale in affanno di tiratura e di inserzionisti. Dopo questa vitale defezione tramite anche ritiro delle quote societarie, i restanti membri del C.d.A. (presidente Ivana Barbarino e amministratore delegato Alessandro Massano, nonchè Mattia Papili e Ornella Sassone) pur legati da vincoli familiari devono reggere da soli la problematica situazione industriale cartacea e web a costi crescenti. Contro di loro si sono aggiunti come boomerang i due editoriali del direttore Alberto Marello che hanno suscitato rivolte nella collettività e sui social, il suo mancato licenziamento sostituito da irricevibili scuse, peraltro subito smentite dal Papili. Possono contare sulla neutralità della redazione malgrado le preoccupazioni occupazionali. Devono temere le richieste di danni da parte dei famigliari dei vigili del fuoco.
Piccola storia di sciacallaggio giornalistico.

A pensar male si fa peccato ma si indovina. Il sospetto era giusto: clicca qui. Direttore Alberto Marello ed editore Soged erano d’accordo fin dall’inzio. Soged, dopo averlo ridotto a bisettimanale, è sul punto di ridimensionare ulteriormente Il Piccolo ad un’unica edizione. Come risollevare la esigua tiratura, soprattutto inserzionista? Come Renzi insegna: dare visibilità al giornale. L’operazione pubblicitaria programmata “Sbatti il mostro pompiere in prima pagina” funziona: i social scatenano una valanga di indignati insulti su Marello, Il Piccolo di Alessandria da ignoto diventa conosciuto in tutta Italia. Tutt’altro che stimato ma conosciuto per aver diffamato i tre vigili del fuoco assassinati a Quargnento in quanto sarebbero intervenuti in preda a droghe nel capannone imbottito di esplosivi, mettendo nei guai i due poveri coniugi che l’attentato al capannone avevano perpetrato per truffare l’assicurazione. La pubblicità funziona: il direttore piuttosto che scuse si appella alla libertà di stampa e rincara la dose quale vittima di facinorosi che vogliono la morte sua e del giornale, fomentando così una ulteriore ondata di insulti e pubblicità da tutta Italia. Come da copione, rassegna il mandato ai compagni di merende sapendo che non sarà licenziato. Soged (presidente Ivana Barbarino, amministratore delegato Alessandro Massano, consiglieri Ornella Sassone, Michele Guala, Claudio Chirivì e Mattia Papili) per bocca del Papili, non a caso responsabile della piattaforma digitale, motiva perché Marello non viene licenziato: i tre pompieri la morte se la sono cercata perché tre drogati, come risulta dalle tracce nel sangue benchè la Procura le abbia da sempre ritenute irrilevanti ai fini del processo in corso per omicidio. Licenziati dovrebbero semmai essere i tre vigili, ragguagliati a drogati pericolosi alla collettività come piloti d’aereo, chirurghi, autisti di scuolabus che si sono fatti una canna.
L’orchestrata pubblicità si gonfia sempre più come una bolla: infatti Il Piccolo si propone addirittura per ospitare sulle proprie colonne dibattiti su dibattiti fra chi è pro o contro (selezionati naturalmente da una silente Redazione specializzata ad attaccare l’asino dove vuole il padrone). A questo punto, si tratta, è evidente, di una programmata pubblicità, vile e meschina, cinica sulla pelle di tre lavoratori e a danno delle loro famiglie che dovrebbero portare direttore ed editore in tribunale. Occorre stroncare la spirale di questa cinica auto pubblicità, non fare più il loro gioco: far cadere una coltre di silenzioso sterco, non parlare più del Piccolo cartaceo e on line, lasciarlo sgonfiato a quei superstiti lettori e inserzionisti che si merita.
Lino Balza.
Nella pandemia meno infortuni e più morti sul lavoro.
Dunque più sfruttamento padronale. Nei primi dieci mesi dell’anno calano gli infortuni sul lavoro, ma aumentano i casi mortali. Lo rileva l’Inail. Tra gennaio e ottobre le denunce di infortunio sono state 421.497 (- 21,1% pari a circa 113mila in meno rispetto alle 534.314 dello stesso periodo del 2019), 1.036 delle quali con esito mortale (+ 15,6% pari a 140 casi in più rispetto agli 896 dei primi dieci mesi del 2019). In diminuzione le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 36.619 (- 28,3%). Clicca qui Pennatagliente.
Strage alla Thyssenkrupp, non scontano la pena.

Durante la II guerra mondiale la Thyssen e la Krupp, non ancora fuse, fecero enormi profitti grazie alle commesse bellica, ad esempio producevano i migliori Panzer tedeschi. Clicca qui.
“Morire di amianto” Un dramma prevedibile, una strage prevenibile.

Presentazione del libro di Pietro Barbieri, 23 gennaio a Genova Biblioteca Centrale Berio – Via del Seminario, 16 – Sala Lignea, ore 16,30. Sarà presente Claudio Calabresi, medico del lavoro. La sala contiene posti limitati, perciò prenotarsi a palidda@unige.it
Lavoro per vivere non per morire.
12° anniversario della strage alla ThyssenKrupp: 7 operai bruciati vivi. A Torino presidio e assemblea per salute e sicurezza sul lavoro: è un massacro quotidiano. Clicca qui.
Ennesima orrenda strage da fuochi artificiali.
Dobbiamo ripetere per la ennesima volta: mettere immediatamente al bando la produzione e la commercializzazione di fuochi artificiali. Clicca qui Vito Totire.
69esima Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro.

Il 12 ottobre promossa dall’Amnil Associazione Nazionale dei mutilati e invalidi del lavoro. Manifestazione nazionale a Palermo. La strage nel 2018 conta 600mila infortuni e 1.133 morti bianche. Nel 2019 tre morti al giorno. Il governo promette assunzioni nell’Ispettorato di vigilanza.
Questo nuovo governo vuole fare un piano strategico contro gli infortuni sul lavoro?

Ma chi se ne occupa? La persona giusta c’è: Raffaele Guariniello, il magistrato che in Italia ha più indagato su malattie e infortuni mortali, dall’Eternit ala Thyssenkrupp. Non è una questione di norme: ne abbiamo e i reati sono sanzionati. Non funziona neanche aumentare le ammende. Il problema è l’organizzazione della giustizia (basta prescrizioni) e soprattutto una Procura nazionale della sicurezza del lavoro, che proprio Guariniello reclama da anni. Nonché ci vorrebbe una revisione del Testo unico sul lavoro, e un ministero o quanto meno un dipartimento della presidenza del consiglio. Clicca qui.
Nei primi 8 mesi dell’anno 475 morti sul lavoro.
L’ Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro in 12 anni di monitoraggio ha contato oltre 17.000 morti. Clicca qui.
Taglio dei fondi sulla sicurezza del lavoro.
Per fare uno sconto fiscale agli imprenditori sono stati ridotti gli incentivi a migliorare la sicurezza sul lavoro, mentre rischiano di essere tagliati i rimborsi in caso di infortunio. Clicca qui.
Tutti assolti anche in Appello per l’amianto dell’Alfa Romeo.
Nessuna condanna per ex vertici ed ex manager di Fiat, Alfa Romeo e Lancia, imputati per una quindicina di casi di operai morti per forme tumorali provocate dall’esposizione all’amianto negli stabilimenti dell’Alfa Romeo di Arese. L’assoluzione è in linea con tutti gli altri verdetti di giudici e corti milanesi, da Pirelli a Falck, dalla Breda alla Franco Tosi all’Enel di Turbigo ecc.
La nuova direttiva cancerogeni.
Sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un’esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni, ha aperto un acceso dibattito tra tecnici, medici e parti sociali. Clicca qui.
Incidenti sul lavoro: sempre più vittime e invalidità permanente.

Nel Primo Maggio della disoccupazione rammentiamo che gli infortuni nel lavoro sono aumentati quasi del 2% provocando sempre più vittime e persone con invalidità permanente (continua…)
Ambiente e salute: sindacati e industriali di concerto premiano… gli industriali inquinatori.
Federchimica, Farmindustria e i sindacati (Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil) celebrano la “Giornata nazionale sicurezza, salute, ambiente” premiando addirittura azienda condannate per disastro ambientale. Clicca qui.
Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro.

L’unico sito in Italia che monitora i morti sul lavoro. Sono stati 704 nel 2018. Con i morti sulle strade e in itinere arriviamo a oltre 1450 lavoratori morti per infortuni. Mai così tanti dal 2008. Nel primo mese del 2019 sono già 61. Clicca qui
Il maggior numero di morti bianche dal 2008.
Lo rileva l’Osservatorio indipendente di Bologna, correggendo i dati Inail. Clicca qui Roberto Rotunno.
L’unica linea adeguata per la prevenzione e la difesa della salute è esautorare l’INAIL.
Invece CGIL-CISL-UIL insistono nella loro linea masochista e il “ceto politico” marcia da sempre unito (con qualche eccezione)… nel negare la prevenzione e perfino i risarcimenti per i danni subiti.
Un intervento polemico di Vito Totire, portavoce di AEA associazione esposti amianto: clicca qui.
Sicurezza sul lavoro: è sempre strage.
Nei primi 8 mesi del 2018: morti 713 lavoratori (3 al giorno) e 419.400 casi di infortunio. Malattie professionali nel 2017 sono state 40.219. Completamente trascurata la formazione del personale per la prevenzione del rischio. A Bologna, prima manifestazione fieristica italiana dedicata alla promozione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (clicca qui).
2° Rapporto ANMIL sulla Salute e la Sicurezza sul Lavoro.
L’ Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro per contribuire a promuovere la prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali a dieci anni dall’entrata in vigore del Decreto Legislativo 81/08. (continua…)
In 10 anni 13.000 vittime sul lavoro.
Un eccidio senza fine. Clicca qui Diego Bossi: un bilancio dopo 10anni dal decreto legislativo 81/08.
Morti di lavoro: cosa possiamo fare.
Tre interventi di natura economica che avrebbero effetti immediati in materia di prevenzione. Clicca qui Gianni Alioti.
Basta morti sul lavoro e per il lavoro.
1° maggio festa di disoccupazione precariato morti.
450 morti nei primi 4 mesi del 2018, in aumento rispetto al 2017, soprattutto nell’edilizia (+ 22%) e non per effetto di un maggior numero di occupati bensì del numero delle ore lavorate ovvero degli straordinari, ma anche per l’invecchiamento della forza lavoro ovvero per disoccupazione giovanile, infine per lavoro in nero.
Tre morti al giorno, oltre 2.000 infortuni e 40.000 nuove situazioni di invalidità permanente all’anno, senza contare i numeri della “strage silenziosa” legata alle varie malattie professionali.
Sono le cifre drammatiche che caratterizzano nel nostro Paese il fenomeno degli infortuni sul lavoro e per renderle sempre più visibili e note all’opinione pubblica, oltre 5.000 persone marceranno a Teramo, in uno degli eventi promossi dall’ANMIL (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro). (continua…)
MOrTEDISON e altri cavalieri dell’Apocalisse.
Una mostra e altre iniziative e le riflessioni di Gianni Sartori a 30 anni dall’esplosione. Clicca qui.
Neoschiavitų, mortalitā, malattie al lavoro (e fuori).
I morti sul lavoro o per il lavoro o dal lavoro sono molti di più ma non sono riconosciuti tali dalle statistiche. Si muore dentro e fuori dai luoghi di lavoro: l’insicurezza non è solo dei lavoratori ma di tutti e la lotta contro essa deve essere di lavoratori e della popolazione. Clicca qui Salvatore Palidda.
Amministratori e dirigenti della Tirreno Power a processo.
Disastro ambientale e sanitario per l’ex centrale a carbone di Vado Ligure: 427 morti “anomale, oltre 2mila ricoveri “sospetti”.
Morti bianche: non servono comunicati indignati, né Primi maggio, bensì lotte nelle fabbriche e nei territori.
Ancora impuniti i manager tedeschi della Thyssen-Krupp.
Benchè la Corte di Appello di Torino avesse ridotto le pene per omicidio doloso riconosciute dal Tribunale in lievi condanne per omicidio colposo: 9 anni e 8 mesi, riducibili ad un massimo di 5 anni in Germania, dove fanno melina giudiziaria e i colpevoli restano liberi. 7 operai erano bruciati vivi nel lontano 2007.
Aumentano i morti sul lavoro, diminuiscono i controlli.
Favorite dal Jobs Act, per risparmiare i costi diminuite anche nel 2017 le ispezioni per scovare violazioni alla sicurezza e lavoro nero. Mille morti all’anno per omicidi bianchi. 3,7 milioni di occupati irregolari. Anche per il 2018 il nuovo ente del governo, Ispettorato nazionale del lavoro, è contestato come efficacia da Inps, Inail e sindacati.
Ennesimo incidente sul lavoro in Lombardia, appena seppelliti i quattro operai della Lamina di Milano.
Ustionati gravemente gli operai e intossicati anche i cittadini di Bulgarograsso (Como). All’esplosione dei serbatoi solventi dell’Ecosfera intervenute dieci squadre di vigili del fuoco, dodici ambulanze e l’elisoccorso.
La vita degli operai vale zero. (2)
Altre stragi in fabbrica. Clicca qui il commento di Raffaele Guariniello dopo la tragedia alla Lamina di Milano: in governo non fornisce risorse per prevenzione e sicurezza, anzi le taglie, l’Ispettorato Nazionale del Lavoro è ancora sulla carta, in ordine sparso Ministero, Inl, Inps e Inail. Eppure almeno due terzi delle aziende sono irregolari. Se ci sarà ripresa economica aumenterà il trend di morti bianche. Nei primi undici mesi 2017: 2.000 infortuni in più, e più morti : 1.121. In dieci anni le vittime sul lavoro sono state 13.000. Una strage.
La vita degli operai vale zero. (1)
La sentenza cassazione assolve i vertici Pirelli per i morti di amianto. Clicca qui il Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
ILVA. La battaglia in corso con il Governo.
Incontro pubblico promosso dallo Slai cobas e dalla Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro e la salute sul territorio. Clicca qui Pennatagliente
Dalla parte dei lavoratori dell’Ilva.
La vendita dell’Ilva al miglior offerente si traduce in un attacco pesante ai lavoratori: 6.000 operai in esubero. Questo è il conto presentato dal gruppo Arcelor Mittal, vincitore della gara d’acquisto. Gli stessi operai sfruttati per decenni e falcidiati dai tumori si vedono ora minacciati dalla privazione del lavoro. I licenziamenti come “risarcimento” delle morti. Se poi i sindacati vorranno ridurre gli “esuberi”, dovranno accettare l’abbattimento dei salari. Non è tutto. (continua)
Infortuni sul lavoro a go go.
Inail tra gennaio e agosto: 422mila incidenti sul lavoro (+1.3%), 682 mortali (+4,8%).
Morti e infortuni sul lavoro in aumento.
Nel primo trimestre 2017 sono stati denunciati circa 161.100 infortuni (+5,9%), di cui 190 per incidenti mortali (+ 8%).
Ambiente delitto perfetto. Pene dimezzate all’equipaggio per la strage al porto di Genova.
Per i 9 morti della torre piloti su cui si schiantò la carretta del mare Jolly Nero, priva di condizioni di sicurezza minime. Ennesima assoluzione di un amministratore delegato: il PM aveva chiesto 17 anni per l’AD della società armatrice Messina per aver dolosamente ignorato le ripetute avarie del motore e dei comandi. Vergogna: hanno gridato i parenti delle vittime.
Ancora liberi i manager condannati per il rogo Thyssenkrupp.
Persero la vita sette operai impegnati in quel turno di notte sulla linea 5 dell’acciaieria. Al divampare delle fiamme, frequenti su quell’impianto, erano intervenuti con gli estintori e i manicotti che però non funzionarono. L’azienda aveva deciso da tempo di tagliare sulle spese sulla prevenzione e sulla sicurezza: quello stabilimento doveva chiudere in vista della concentrazione di tutte le l’attività nella sede di Terni. (continua)
In aumento i morti sul lavoro.
127 decessi (+ 33,7%) nei primi due mesi del 2017. In crescita anche gli infortuni: 98.275 (+ 1,9%). Ci avviamo a superare i mille morti e i 700mila infortuni l’anno. Incivile un Paese che non fa prevenzione.
Introdurre nel codice penale il reato specifico di omicidio sul lavoro.
E’ la proposta di legge di Casson, Barozzino e Airaudo al Senato. D’accordissimo. Anche se non è che manchino le leggi in Italia, il problema è che la magistratura non le applica. Quando è dolo derubrica a colpa e quindi a prescrizione. Quando, come per l’ecocidio della Solvay di Spinetta Marengo, è “avvelenamento doloso della falda” (16 anni) derubrica a disastro colposo innominato (2 anni) ecc.
Clicca qui Riccardo Chiari “Omicidio sul lavoro. Nuovo reato contro le stragi bianche”.
Tutti morti di cancro i calciatori dell’ILVA.
La Carbonara, Ripiano, Papalia, De Tuglio, Andrisani e Guarino, Catapano, Casile, D’Alò, De Gennaro, Capozza. Era la formazione dell’ILVA Football Club. Sono tutti morti di cancro.
Tutti protagonisti di interminabili partite sulla terra battuta del vecchio campo Tamburi, nell’omonimo quartiere di Taranto,a poche decine di metri dall’acciaieria. Vicino, troppo vicino alla fabbrica dei veleni.
Morti sul lavoro: un bollettino di guerra.
Soprattutto nell’edilizia. Nei primi nove mesi del 2016 i decessi nei cantieri sono aumentati del 27% rispetto allo stesso periodo del 2015. CGIL CISL UIL aggiungono che le vittime over 60 sono più che raddoppiate, dato che segnala l’invecchiamento delle persone in attività e che non sarà invertito dalla legge di stabilità. In più il nuovo codice degli appalti non ha abolito il criterio delle gare al
massimo ribasso perciò le imprese continuano a risparmiare sulla sicurezza per essere competitive.
Medicina democratica al convegno internazionale “Come ridurre i rischi di disastri sanitari-ambientali ed economici nel mondo mediterraneo”.
28-30 settembre a Genova, Palazzo San Giorgio. Tra i relatori Lino Balza: “Da Seveso a Spinetta Marengo: quali differenze”.
Clicca qui il programma dei lavori.