il vizietto del sindaco di predosa

Assemblea a Predosa, venerdì 18 novembre ore 21, indetta dal comitato Vivere a Predosa. Il sindaco perde il pelo ma non il vizio. Ha nascosto ai cittadini di aver ricevuto proposte per ritirare il ricorso Tar contro la centrale a biomasse autorizzata dalla Provincia. Ma il Comitato chiede il referendum.
Clicca qui: la lettera aperta di Medicina democratica al sindaco di Predosa
Clicca qui per leggere Daniela Terragni

la provincia all’attacco del parco

La Provincia di Alessandria (in generale le Province vanno abolite, quella di Alessandria in particolare) ribadisce (con consenso… telefonico della Regione) il suo OK alla centrale a biomasse di Voltaggio (15 Mw) contro il parere del Parco Capanne di Marcarolo che chiede lo Studio di valutazione di incidenza per la dannosa vicinanza dell’impianto al Sito di importanza comunitaria. Il ricorso è al Consiglio di Stato.

centrale a biomasse a bosco marengo

Determinanti i pareri del Parco del Po e dell’Orba. In un caso, ha fatto bloccare dalla Provincia la centrale a biogas a cascina San Michele e la maxi cava vicino al torrente Orba. In un altro, ha dato alla Provincia parere positivo -non inciderebbe ambientalmente sul sito di importanza comunitaria adiacente- alla autorizzazione di una centrale elettrica a biogas (635 Kw) alimentata da biomassa agricola e liquami suini e incentivata dai contributi statali.

il sindaco di tortona non digerisce il biodistore… di novi

Il sindaco di Tortona è fuori di sè: è contrario alla costruzione nella discarica di Novi Ligure di un biodigestore per produrre energia elettrica e concime: all’anno 4 milioni e 400 mila kwh, 6 mila tonnellate di compost e 1 milione di e 900 mila metri cubi di biogas. Un impianto gigantesco per alimentare il quale non sarebbero sufficienti i rifiuti organici della provincia: 118.000 tonnellate. Dovrebbero dunque arrivare anche da fuori. Perchè Massimo Berruti è contrario? Perchè l’impianto (pubblico) farebbe concorrenza a quello (privato) che lui vuole a Tortona. Ma perchè se la prende tanto? Tanto da minacciare “azioni estreme”.

il parco capanne contro la centrale di voltaggio

Il parco Capanne di Marcarolo ha chiesto lo studio di valutazione di incidenza sul progetto della centrale a biomasse (15 Mw) di Voltaggio, al confine con il sito di importanza comunitaria. La relazione è stata trasmessa a Regione, Provincia, Forum dell’Alta Val Lemme e al Politecnico di Torino incaricato dal Consiglio di Stato di verificare alcuni punti del ricorso presentato dal Forum contro l’impianto inquinante.

Il Parco Del Po E Dell’orba Blocca Il Biogas A Bosco Marengo

In base a quanto ha stabilito lo studio del Parco del Po e dell’Orba, la Provincia ha dovuto bocciare la centrale a biogas prevista nell’azienda agricola San Michele di Bosco Marengo a ridosso dell’area protetta e a rischio esondazione dell’Orba. L’impianto sarebbe stato alimentato da insilato di mais, altre colture e da liquami da allevamento, per produrre energia elettrica. Grazie agli incentivi statali avrebbe fruttato alla Bioenergia 500 mila euro all’anno. Però a Bosco sono previste altre due centrali a biogas.

“Alternativa o miraggio ?”

Venerdì 11 Marzo
Ovada
Ore 21, Spazio Sligge, Scalinata Sligge
“Circolo duesottolombrello”
Impianti a biomasse: “Alternativa o miraggio ?”
Incontro con:
– Gian Piero Godio: responsabile energia per Legambiente Piemonte e Valle D’Aosta;
– Lelio Morricone: presidente del Comitato Vivere a Predosa.

Dopo una breve presentazione ed introduzione all’argomento si discuterà di impianti a biomassa e sostenibilità degli stessi, affrontando in particolare il “caso Predosa” anche con riferimento ad altri impianti progettati sul territorio.
Modera e presenta Giacomo Briata, presidente del Circolo di Legambiente Ovadese e Valle Stura “Progetto Ambiente”.

Moratoria Per Predosa E Altre 270 Centrali A Biomasse

Dopo una lunga e tenace battaglia, il comitato e i cittadini di Predosa sono riusciti a obbligare il sindaco e l’amministrazione comunale sulle loro posizioni. Anche a causa dell’arroganza della Provincia il sindaco è stato costretto a presentare ricorso al TAR contro l’autorizzazione del famigerato inceneritore di Predosa.
Clicca qui per leggere il comunicato stampa del comitato.
Clicca qui per leggere la proposta di moratoria alla Regione del Coordinamento piemontese contro le (circa 270) centrali a biomasse, che comprende 20 comitati di tutte le province.

Vince A Predosa La Lotta Alla Centrale

La lotta paga sempre. I cittadini di Predosa hanno obbligato la Provincia a ritirare l’autorizzazione della famigerata centrale a biomasse, di cui abbiamo più volte documentato su questo blog. In precedenza avevano obbligato il sindaco, che aveva concordato l’impianto, a fare clamorosamente marcia indietro (merita sempre di essere dimissionato). Se l’impresario proponente la centrale, sfidando la cittadinanza, tornerà alla carica tramite il suo progettista Rava (conflitto di interessi con l’assessore Rava), la Provincia non dovrebbe neppure avviare la procedura.
Clicca qui per leggere il commento del Comitato Vivere a Predosa.
Clicca qui per leggere la lettera inviata dal Comitato Vivere a Predosa alla Provincia e all’Assessore all’Ambiente.

Biomasse Fuorilegge A Predosa

E’ fuorilegge il progetto della centrale a biomasse che l’imprenditore Cavanna sta tentando di imporre con la forza ai cittadini di Predosa (AL).
Dopo aver raccolto oltre 1.300 firme tra la popolazione, totalmente contraria all’inquinante impianto, dopo l’esposto alla Procura della Repubblica, il “Comitato Vivere a Predosa” ha inoltrato istanza di autotutela alla Provincia, affinchè venga revocata l’autorizzazione, viziata da insanabili errori e quindi irregolare. Purtroppo chi deve decidere in Provincia è l’assessore Rava, cioè l’autore del progetto stesso, in evidente conflitto di interesse. Dunque non è escluso un ricorso al Tar del Piemonte.
Va da sè che, se la Provincia non revocherà l’autorizzazione all’impianto, i cittadini di Predosa pretenderanno le dimissioni del loro sindaco: grazie al suo assenso e alla sua complicità il progetto è andato avanti tenendo all’oscuro la popolazione. E si ricorderanno di non votare i partiti dell’attuale Giunta Provinciale.
Per saperne di più, clicca qui.

Predosa Respinge La Centrale A Biomasse

Cavanna, allontanato da Roccagrimalda, vorrebbe fare una centrale a biomasse a Predosa,
su progetto di Rava (Rava? ma non è il nome dell’assessore provinciale che dovrebbe approvare o respingere il progetto?). D’accordo col sindaco, vorrebbe bruciare 16.000 (iniziali) tonnellate di scarti ( ? ) di legna (e poi? e poi?) facendole venire da fuori. Sarebbero solo danni sanitari ambientali ed economici per i cittadini di Predosa e dintorni, i quali, scoperto il trucco, si sono riuniti per respingere l’impianto. L’intervento di Medicina democratica in assemblea ha indicato le strade per farlo, partendo dalle vittoriose esperienze fatte a Rivalta Scrivia, Castellazzo Bormida, Cassano Spinola.
Qui sotto l’intervento, con tanto di vivace scambio di opinioni con i consulenti di Cavanna.

Predosa E Carrosio Tra I Tanti Progetti Di Biomasse Che Le Popolazioni Sono In Grado Di Sconfiggere

Spuntano come i funghi i progetti di inceneritori (cosiddetti) a biomasse: in Italia, in Piemonte e dunque anche in provincia di Alessandria (si veda a lato fra gli “argomenti”). In questi giorni se ne sta discutendo a Predosa e a Carrosio. Crediamo fare cosa utile riproporre alcune esperienze vissute in provincia, soprattutto perchè valorizzano il ruolo delle popolazioni che -con la mobilitazione- hanno saputo vincere impedendo la realizzazione dei tre nefasti impianti malgrado le complicità e gli assensi degli enti pubblici locali.
Vi proponiamo le tre relazioni di Medicina democratica.
All’assemblea per la centrale a biomasse di Castellazzo Bormida : clicca qui.
All’assemblea per l’impianto biomasse/fanghi a Tortona: clicca qui.
All’assemblea per il “bio”etanolo di Rivalta Scrivia : clicca qui.

Biomasse a Bosco Marengo

Nella elaborazione seguente: simulazione visiva dell’impatto della centrale a biomasse secondo il progetto iniziale.

Ora si vuole spostarla di qualche centinaio di metri, più lontana dagli occhi dei cittadini. Un insediamento industriale in area agricola, a ridosso di un parco fluviale. Colture idroesigenti. Sottratte all’alimentazione. L’inquinamento. La fauna.

Agrocarburanti a Crescentino: interviene il presidente del comitato di Rivalta Scrivia che ha sconfitto Ghisolfi

Veniamo al progetto M&G per la produzione di bioetanolo definito da Ghisolfi di seconda generazione e proposto a Crescentino. Lo si descrive con molta enfasi, la stessa direi che si era inizialmente adottata per illustrare l’impianto di prima generazione proposto a Rivalta, rivelatosi alla fine poco virtuoso. Ora, poiché l’esperienza qualcosa insegna sempre, direi che valga la pena di essere cauti.
Premesso che noi siamo favorevoli al progresso, alle innovazioni intelligenti e allo sviluppo delle energie alternative ai carburanti fossili, ribadisco che non lo siamo ad ogni costo.
Se l’impianto proposto utilizza scarti agricoli (paglia di riso, stocchi di mais, ecc.) reperiti in zona tramite accordi preventivi con gli agricoltori e non necessita di terreni agricoli per la produzione della materia organica necessaria al suo funzionamento, quindi non necessita di energia fossile per produrre altra energia cosiddetta verde, lo stesso potrebbe essere visto con un certo interesse.
Se non sono necessarie colonne di autocarri per il trasporto della materia prima verso l’impianto e del prodotto ottenuto verso i luoghi in cui verrà utilizzato, anche gli abitanti di Crescentino non avranno ragione di preoccuparsi per il traffico conseguente e l’inquinamento dell’aria derivante.
Però, da quanto si legge nei primi dati sommari forniti dal proponente, pare che occorrano 4.000 ettari di terreno da coltivare a canna palustre (cioè un appezzamento di 5 x 8 km. – ovverosia 60.000 pertiche di terreno) che non mi sembrano pochi, se pure fossero solo quelli, che non si specifica dove verranno reperiti. Mi domando: esistono 4.000 ha di terreni marginali in zona?
Questa è solamente una prima perplessità, ma stante al fatto che anche a Rivalta Scrivia, alla presentazione del progetto i motivi di preoccupazione parevano pochi ma gli stessi sono aumentati man mano che noi approfondivamo la conoscenza del progetto, mi sentirei di consigliare agli amici di Crescentino di studiarsi il progetto e di farlo rapidamente, con molto impegno. In caso di dubbi o perplessità meglio chiedere delucidazioni.
Inoltre è sicuramente opportuno che qualcuno di loro si faccia carico di partecipare alla Conferenza dei Servizi che credo verrà organizzata presso l’Assessorato all’Ambiente della Provincia prima di concedere il nulla osta alla costruzione dell’impianto. Anche in quel contesto c’è la possibilità di venire a conoscenza di dati e informazioni utili a farsi un’idea più precisa sulla bontà del progetto. In questi casi la prudenza è sempre d’obbligo. Cari saluti.
Rivalta Scrivia, 7 marzo 2010

Enzo Pernigotti

Agrocarburanti Respinto a Rivalta Ghisolfi Attacca Crescentino

Dopo essere stato, assieme a Gavio, respinto e sconfitto a Rivalta Scrivia di Tortona (Alessandria) dall’opposizione popolare, [Relazione di Medicina democratica, clicca qui] il gruppo M&G Mossi Ghisolfi di Tortona ci riprova a Crescentino (Vercelli) con la sua “bioraffineria”, autodefinita “il più grande impianto del mondo” per la produzione di agro combustibili (45 mila tonnellate annue di “bio”etanolo). Guido Ghisolfi, noto esponente del PD locale e vicepresidente della M&G, nella sua ultima sparata giornalistica (La Stampa, 3 marzo 2010) straparla di chimica verde, biocarburanti di seconda generazione, biomasse lignocellulosiche, senza utilizzo di colture a fini alimentari, sviluppo di aree agricole marginali, ricadute positive per il settore agricolo, riduzione di oltre l’80% delle emissioni di gas serra, centinaia di occupati. In realtà è di ben altro contenuto, per quanto generico, il progetto presentato per Crescentino. Ghisolfi dà per scontato che sarà approvato da un accondiscendente sindaco. Conta sul fatto che, proprio per la sua genericità, non è stato sonoramente bocciato dal parere delle associazioni ambientaliste (Legambiente e Pro Natura vercellesi) al sindaco di Crescentino. Per ora. Per ora sta in piedi solo per i finanziamenti pubblici della Regione Piemonte (già 15 milioni di euro). Passerà se non incoccerà la mobilitazione popolare, come quella insorta a Rivalta Scrivia. Quella che lo sponsor assessore regionale Andrea Bairati, dall’alto dei dei suoi 400 milioni di euro rilasciati nella ricerca del settore, ha definito “una opposizione ideologica”.

Post scriptum. Dispiace polemizzare tra ambientalisti, ma siamo -di nuovo- completamente in disaccordo con l’OK all’impianto M&G dato da Legambiente Tortona. Noi ci battiamo (inascoltati dai politici) per il risparmio dell’energia, per la diminuzione dei consumi energetici, per la sostituzione dei combustibili fossili (petrolio) con le fonti alternative: sole, acqua, vento e anche biomasse. Ma sulle biomasse occorre distinguere. Le piante, tramite il processo di fotosintesi, eliminano l’anidride carbonica atmosferica (la convertono in materia organica). Se la biomassa è uno scarto, il residuo della coltivazione, allora noi siamo favorevoli all’uso di questo tipo di biomassa che non intacca il patrimonio boschivo e agricolo, soprattutto per fare biogas (metano) e per fare compost (fertilizzante) tramite piccoli impianti. Se invece si intende per biomasse le piante espressamente coltivate per scopi energetici in grossi impianti, per essere bruciate, o per fare etanolo che viene bruciato, allora non siamo d’accordo. Per ragioni etiche, ecologiche ed economiche. Non ideologiche.

BOSCO MARENGO, CENTRALE A BIOGAS

ALCUNE DOMANDE CHE DEVONO TROVARE UNA RISPOSTA
In merito alla proposta di centrale a biogas che si vorrebbe installare sul territorio di Bosco Marengo:una serie di perplessità e domande, a cui si dovrebbe tentare di rispondere seriamente prima di avanzare sul suddetto progetto.
Quanto del biogas prodotto dall’impianto di Bosco Marengo deriverà dall’utilizzo dei reflui zootecnici e quanto invece dal mais o da qualche altra coltivazione agricola ottenuta utilizzando centinaia di ettari di terreno?
E’ proprio opportuno utilizzare i cereali per ottenere energia elettrica (… come per ottenere carburanti), riducendo così pericolosamente la loro disponibilità per uso alimentare?
Perché non viene mai considerata l’energia che viene consumata per coltivare appositamente i vegetali (mais o altro) da destinare alla produzione di Biogas?
E’ opportuno che lo Stato incentivi economicamente l’energia lorda prodotta dall’impianto a biogas, anziché quella netta, impedendo così anche un coretto confronto tra le diverse tecnologie energetiche?
Perché insieme ai reflui zootecnici (che sono un residuo) non si utilizzano invece come vegetali i residui delle coltivazioni agricole, che sono ben disponibili nelle stesse zone?
Nel caso in cui l’impianto utilizzi molti vegetali e pochi reflui zootecnici, la parte liquida che rimane dopo la produzione del biogas (digestato) non sarà paradossalmente ancora più difficile da smaltire e più inquinante che non i reflui da cui deriva?
Quel poco vantaggio energetico che si ottiene dal biogas viene drasticamente dimezzato se non si utilizza concretamente anche il calore che viene inevitabilmente cogenerato: quanto calore verrà utilizzato nell’impianto di Bosco Marengo?
Bosco Marengo si trova nella “Zona di piano per la qualità dell’aria” della Provincia di Alessandria.
Ogni nuova attività deve pertanto presentare un bilancio ambientale positivo.
E’ proprio verosimile che questo impianto contribuisca a migliorare la qualità dell’aria?

Alberto Deambrogio Consigliere regionale RC

La Regione Piemonte Sperpera Denaro Pubblico Mentre Danneggia l’Ambiente

Il grande inganno del progetto energetico da biomasse forestali.
La Regione Piemonte vuole raggiungere l’ambizioso traguardo di produrre il 20% del proprio fabbisogno energetico da fonti rinnovabili. Obiettivo condivisibile, ma che purtroppo verrà raggiunto nei modi sbagliati, ovvero bruciando biomasse legnose in modo da contribuire al 60% di quel 20%. Per produrre energia si prevede di utilizzare ogni anno 2,2 milioni di metri cubi di legname, tagliato secondo le anacronistiche e discutibili norme della nuova Legge forestale regionale (L.R. 4/2009). Un piano energetico che è una truffa per il cittadino e un’enorme minaccia per l’ambiente.
UNA TRUFFA ECONOMICA AI DANNI DELLA COLLETTIVITA’
Sono i soldi del cittadino, che sborsa per il kWh da biomasse circa il triplo del suo valore reale e che paga gli investimenti pubblici che sostengono la cosiddetta filiera del legno attraverso vari canali e organismi competenti
UNA TRUFFA AI DANNI DEI PROPRIETARI
Il taglio del bosco può venir eseguito senza darne comunicazione diretta al proprietario. La legna gli sarà pagata al valore reale di mercato, ma chi poi la utilizzerà come biomassa ne otterrà la supervalutazione, drogata grazie ai soldi pubblici.
UN PRELIEVO NON SOSTENIBILE
Il piano di sfruttamento mira a utilizzare la quota di legname che nessuno ha più tagliato da oltre 50 anni. La conversione si farà in un unico intervento, tagliando fino al 70% degli alberi presenti. Per qualche anno si asporterà un quantitativo ingente di biomassa, con ritmi di utilizzazione superiori ai tempi di ricrescita. Per mantenere il business si passerà da bosco a bosco, realizzando di fatto una progressiva e rapida deforestazione del territorio.
UN ENORME DANNO AMBIENTALE
La combustione del legno crea sostanze nocive (ossidi di azoto, polveri sottili, monossido di carbonio, idrocarburi policiclici, nichel, diossina, acido cloridrico, ecc.) in quantità maggiore di altri combustibili ed è un fattore di cui tener conto, ma il danno ambientale connesso all’utilizzo del legname per produrre energia è primariamente in rapporto all’alterazione e distruzione degli ecosistemi forestali.
MEGLIO SAREBBE NON GESTIRE
Poiché una tonnellata di legno fresco corrisponde a 0,91 tonnellate di CO2 assorbite, se lasciassimo in pace i boschi, potremmo conseguire l’obiettivo di stoccare ogni anno, nei boschi piemontesi, un quantitativo di CO2 pari a circa 2 milioni tonnellate. In relazione agli accordi internazionali vigenti, certificare tale assorbimento permetterebbe di ridurre i costi per centinaia di milioni di euro che vanno a beneficio di tutti i cittadini, mentre produrre energia elettrica dai boschi è un affare solo per pochi. E se utilizzassimo gli attuali incentivi pubblici, volti a favorire l’utilizzo delle biomasse forestali, per corrispondere ai proprietari il doppio del valore del legname affinché non lo taglino, ma lo lascino nei boschi, faremmo felici moltissime persone, del bene all’ambiente e risparmieremmo ancora dei soldi.
LO SFRUTTAMENTO FORESTALE CHE SI PROFILA E’ IMMORALE
L’operazione di sfruttamento forestale che è stata avviata ora in Piemonte non è giustificabile da motivazioni economiche, costituisce un grave danno ambientale e va contro il principio della sostenibilità: invece di lasciare ai nostri figli il bene forestale nelle condizioni in cui l’abbiamo trovato (o in condizioni migliori), lasceremo loro un ambiente fortemente impoverito e un’atmosfera più inquinata.
Senza giustificazione alcuna, in maniera assolutamente immorale!
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