Processo Solvay udienza del 27 maggio 2013

Con la precedente normativa era previsto per la falsa testimonianza l’arresto in aula e anche il processo per direttissima. Ora l’azione deve essere promossa innanzitutto dal Pubblico Ministero, o per trasmissione dalla Corte, o anche dalle parti civili.
L’udienza odierna alla teste Cataruzza, in una interminabile sequenza di “non ricordo” è culminata nelle contestazioni a lei rivolte direttamente dalla Presidente della Corte d’Assise: lei, Cataruzza, ha scritto di suo pugno come manipolare i dati e le informazioni agli Enti pubblici. La teste ha avuto l’oltraggio di rispondere: “non ricordo”. La mossa degli abili avvocati Solvay e Ausimont è stata, come commentavamo per l’udienza precedente, di aver convinto la Cataruzza a trasformarsi da teste scomodo in coimputato che può negare gli scottanti interrogatori a suo tempo confessati e trincerarsi negli odierni “non ricordo” (sarebbe stato più dignitoso avvalersi della facoltà di non rispondere). Ebbene, non concordiamo anche questa volta con la decisione della Corte di aver consentito l’inutilizzabilità degli atti riguardanti questo testimone chiave, ma a questo punto quanto meno diventi imputata, come si merita, come ha scelto di essere.
Lino Balza Medicina democratica sezione provinciale di Alessandria
Clicca qui La Stampa “Solvay restituisca alla città quello che le fu tolto”
Clicca qui Silvana Mossano “Ai dirigenti fu detto di non bere l’acqua da quel rubinetto”
Clicca qui La Stampa “La Solvay e la giunta. Da Cinque stelle un invito ad una chiara presa di posizione”
Clicca qui Pier Carlo Lava “Le leggi ci sono, mancano i controlli”.
Clicca qui Pennatagliente “non so, non ricordo, mi pare, forse”
Clicca qui Monica Gasparini “Polo chimico sotto accusa. Spunta un cartello in toilette, acqua non potabile”

Solvay ammette le proprie azioni dolose pur di far fuori la testimone

Qui sotto le cronache dell’udienza 22 maggio di La Stampa, Alessandrianews, Pennatagliente, I cittadini prima di tutto, Radiogold e altri giornali. Di seguito un nostro commento non ripreso da tutti gli organi di informazione.
Scommettiamo? Cento a uno, che la dottoressa Chiara Cataruzza si avvarrà della facoltà di non rispondere, uscendo di fatto dal processo quale testimone pericolosissimo sia per Ausimont che per Solvay apparentemente avversari. A dimostrazione (ennesima) che l’eccezione della Solvay alla sua partecipazione come teste, e tramite il paradosso giuridico di indicarla addirittura come imputata dei capi d’accusa, con tanto di prove, era stata preventivamente preparata con l’Ausimont e Cataruzza. A dimostrazione che Solvay e Ausimont fingono di litigare tra loro, come i ladri di Pisa. Scommettiamo?
Clicca qui La Stampa “Ausimont e Solvay cercano di scalzare il testimone scomodo”.
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licenziato il PR solvay per il boomergang pubblicitario della stralessandria

Giungono, direttamente dal quartier generale di Bruxelles riunitosi d’urgenza, le voci del licenziamento di Fabio Novelli da PR Public Relations della multinazionale, dopo che la popolazione ha contestato Solvay -sotto processo per inquinamento- quale indigeribile sponsor della corsa podistica con 5.000 partecipanti. La costosissima sponsorizzazione si è rivelata un flop mediatico, una pubblicità negativa per l’azienda belga. I sindacati non impugneranno il licenziamento. Le maestranze pronte allo sciopero. Nessuna smentita all’assunzione di Novelli al Comune di Alessandria.
Clicca qui Barbara Tartaglione “L’Input della contestazione”
Clicca qui Lino Balza “Non ci siamo adoperati per nulla”
Clicca qui Alessandrianews “Protesta contro la sponsorizzazione Solvay”
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Clicca qui  Ettore Grassano “Alessandrini, ignavi che nascondete la testa nella sabbia”
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Cosa non si fa per soldi. L’omertà delle testimoni al processo Solvay

Clicca qui Pennatagliente “Il PM incrimini le testi per falsa testimonianza”
Clicca qui Tuononews “In aula si scoprono altri segreti”
Clicca qui Alessandrianews “Spuntano le prime intercettazioni telefoniche”
Clicca qui Radiogold “Le doppie versioni dei documenti”
Clicca qui Il Piccolo “Amag fornì analisi incomplete”
Clicca qui La Stampa “Solvay, 8 anni per capire che l’area era inquinata”
Clicca qui La Stampa “Spinetta, acqua gratis in cambio del silenzio su eventuali danni”
 
“Io le arresterei” ha mormorato il pubblico nell’aula del Tribunale di Alessandria. Ma la Presidente della Corte di Assise, con abbondante equilibrio, non ha dato questa soddisfazione. Così sono state portate a termine, nell’udienza del 13 maggio, le testimonianze di Caterina Di Carlo e Valeria Giunta, che pur avevano giurato di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità.


Caterina Di Carlo, con tutti i suoi “Non so”, “Non ricordo”, è stato battezzata “la smemorata di Spinetta”, surclassando il famoso “smemorato di Collegno”. Facendo suo il proverbio, la colta “ingegnere ambientale” di collegamento fra l’imputato Canti e il quartier generale di Bruxelles ha preferito passare da ignorante piuttosto che da brigante, a giustificare così l’elevato livello retributivo. A scuola, a forza di insistere a insegnarle ingegneria ambientale, le avevano fatto odiare l’ambiente.

Valeria Giunta, la “gola profonda” delle intercettazioni telefoniche, in aula è diventata afona. Al telefono, nel 2008, gridava che “sono veramente bastardi”, “io non voglio finire in galera”, “vi metto nella merda più totale”. In aula non ha rivelato quali segreti minacciava i suoi capi di voler svelare, e in cambio di che cosa. Ma bastano e avanzano le intercettazioni riprese dal pubblico ministero Riccardo Ghio, per qualificare la responsabile del laboratorio aziendale stretta collaboratrice degli imputati. Quando l’imputato Canti la induceva a “non scrivere quel risultato compromettente” o le ordinava analisi (pozzo 8, spacciato per potabile) in doppia versione, una per l’interno e l’altra falsa per gli Enti esterni. Quando scriveva sul diario (sequestrato dai carabinieri) che il cromo era stato nascosto sotto bitume e cemento. Quando compativa gli operai che erano costretti ad effettuare le analisi senza strumenti protettivi: “Io se fossi l’operatore, li denuncerei”. Quando discuteva come “distruggere i tabulati analitici” o consegnava i dati sensibili tramite chiavetta pen drive piuttosto che via e-mail “perché non restasse traccia”, quei dati che definiva “fuori dal mondo” mentre all’esterno “è sempre stato detto che tutto va bene”, i dati magari di un anno prima spacciati per l’anno dopo (1968). Quando gli avvocati difensori la invitavano a distruggere la relazione in mail dopo l’interrogatorio del Pubblico Ministero. Anche da questa udienza, la Giunta sarà uscita convinta di esclamare di nuovo: “Ho praticamente salvato la società Solvay”. Mi sa che la Corte sia invece del nostro avviso.
Interessanti saranno eventualmente le deposizioni degli interlocutori da lei citati nelle intercettazioni telefoniche: l’”orsone” Gianni Pasero, il fidato Giuseppe Merlassino detto Pino, l’odiata Patrizia Maccone, Stefano Albera, Fulvio Gualco, Marco Contino, Paolo Bessone, Bruno Lagomarsino, “quel deficiente di Panaro”, “quell’incapace” del direttore Stefano Bigini, Luigi Guarracino, Allegreschi, Lodone, Girolomoni, Giancarlo Vasori, Marco Colatarci, avv. Bagnoli, Giuseppina Pavese dell’Arpa eccetera.

Ennesimo incidente alla Solvay di Spinetta Marengo

Da noi rivelata alla stampa: l’operaio di una ditta d’appalto, dunque un operaio di serie C senza tuta di protezione antinfortunistica, martedì è stato investito da acido solforico e mandato all’ospedale. L’incidente fa parte di una serie di anomalie del nevralgico impianto Monomeri, che nelle settimane scorse abbiamo puntualmente denunciato.
Ennesima smentita della buona fede della Solvay al processo.
clicca qui La Stampa

responsabilità penali e/o responsabilità morali nel processo Solvay, prossima udienza il 13 maggio con testi d’eccezione

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“Sono banditi”. I commenti si infittiscono man mano che scorrono i testimoni (ARPA, NOE) nel processo Solvay in Corte d’Assise ad Alessandria: “agivano come una banda, in concorso fra loro.

sotterravano tonnellate di rifiuti tossici e cancerogeni in discariche dentro e fuori lo stabilimento e scaricavano nelle falde acquifere dell’acquedotto cittadino e in Bormida, per non dire degli scarichi nell’aria, davano da bere l’acqua avvelenata ai lavoratori e agli abitanti, sottraevano e nascondevano e falsificavano i documenti e le prove compromettenti, fabbricavano doppie versioni, alteravano i computer, ingannavano gli enti pubblici, minimizzavano gli allarmi, evitavano le manutenzioni urgenti, non dichiaravano né affrontavano le emergenze, fingevano di fare bonifica con barriera idraulica. Però tutte queste attività dolose –proseguono sempre più corrosivi i commenti- non erano opera solo dei padroni belgi, comprensibili perché così guadagnavano miliardi , ma anche di più modesti dirigenti, stipendiati adeguatamente e indifferenti al fatto delittuoso che stavano avvelenando i colleghi di lavoro”.
Si pensi che le acque di Alessandria erano avvelenate da almeno 20 sostanze fino a migliaia di volte i limiti di legge. Lo sono ancora oggi. Ci sono inoltre responsabilità morali a carico della connivenza di quadri e impiegati, mentre perfino operai tacevano per paura. Accanto ci sono le responsabilità penali che il processo sta giudicando per otto imputati, per alcuni dei quali abbiamo già fornito un profilo: da Bernard de Laguiche il padrone belga, a Carlo Cogliati il mega presidente, fino a Giorgio Canti il nasconditore degli scheletri negli armadi del famoso “archivio Parodi” e fido del deus ex machina Giorgio Carimati, mentre Paolo Bessone faceva da trait d’union tra i vertici belgi e i giornalisti e i sindacalisti “da addolcire”. Sarà interessante nella prossima udienza del 13 maggio ascoltare i convocati testimoni: Caterina Di Carlo per il suo ruolo determinante a fianco di Carimati e Canti, e Valeria Giunta responsabile in prima linea del laboratorio di igiene industriale, che qualche affanno sulla coscienza dovrebbero provarlo. Inoltre, nella recente deposizione dell’investigatore Francesco Ammirata (carabinieri NOE) sono stati citati testimoni attivi in ripetuti episodi di reato, come Fausto Pavese, Luigi Guarracino, Bruno Lagomarsino, Cosimo Corsa, Stefano Albera, Ermanno Manfrin, Fulvio Gualco, Alessandro Cebrero, Marco Contino ecc. Insomma, ci sono protagonisti in carne ed ossa in questo processo, a cominciare dagli ammalati e dai parenti dei defunti parti civili, mentre sui giornali si parla sempre di Solvay senza fare nomi, come se Solvay fosse una entità astratta.

StrAlessandria: Solvay e Comune come i ladri di Pisa. Fanno finta di litigare in Tribunale e in Piazza corrono insieme.

Clicca qui Corriereal “Cari corridori della StrAlessandria…correte in Tribunale!”
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Mi rivolgo a voi che partecipereste alla StrAlessandria 2013. La corsa è una gran bella iniziativa sportiva della nostra città, con una forte partecipazione della cittadinanza giovanile, che sa che lo sport fa bene alla salute. Ma avete pensato che correreste con una maglietta che sponsorizza Solvay? Avete pensato che voi sponsorizzereste la più grande azienda chimica presente sul nostro territorio, quella che da mesi è alla sbarra in Corte d’Assise del Tribunale di Alessandria nel processo in cui sono imputati 8 dei suoi massimi dirigenti per inquinamento doloso delle falde dell’acquedotto cittadino e dolosa omessa bonifica? Consiglio di controllare l’etichetta delle bottiglie di acqua che verranno distribuite per dissetare i corridori, che non riportino la dicitura “sorgente Solvay”, potrebbe essere dopante anzi letale. Mi chiedo se voi, donne uomini bambini che partecipereste a questa corsa, siete a conoscenza di quanto accade nella vostra città. Venite a vedere la realtà drammatica, che coinvolge anche la vostra salute, negli occhi degli ammalati e dei famigliari dei defunti che sono in aula del Tribunale. O vi fate circuire dalla propaganda Solvay con la sua pubblicità ricca di belle immagini e slogan in cui essa afferma di avere e condividere con la popolazione valori per migliorare la qualità della vita? Non sono insultanti queste affermazioni? Sono davvero gli stessi interessi che condividiamo noi cittadini che invece pretendiamo un ambiente salubre e la tutela della salute? Piuttosto che correre con la maglietta Solvay, pagata dalla Solvay, in una corsa pagata dalla Solvay, io invito la cittadinanza a recarsi, sarebbe bello correndo, presso il Tribunale ove si svolge il processo, a presenziare alle udienze alle quali mi troverete sempre, per ascoltare quel che dicono gli avvocati della difesa e dell’accusa mentre si alternano negli interrogatori ai testimoni. Fatevi un’idea con la vostra testa. È arrivato il momento di scegliere da che parte stare, se veramente vogliamo fare qualcosa per il benessere del futuro di tutti noi. Senza la salute non esiste il lavoro, è un’equazione fondamentale e pertanto non possiamo non indignarci davanti a cotanta indifferenza. Sarà meglio correre verso il nostro futuro!

Barbara Tartaglione – Medicina democratica Movimento di lotta per la salute Sezione provinciale di Alessandria.

Solvay E La Banda Di Malfattori

…per i quali  i malati e i familiari dei defunti usano definizioni ben più
pesanti.
Clicca qui Pennatagliente “Processo Solvay: udienza del 6 maggio”
Clicca qui Alessandrianews Maffiotti: “inquinanti ancora oltre i limiti”
Clicca qui La Stampa “Così a Spinetta celavano i veleni”
Clicca qui La Stampa “Bonifica del polo chimico? Servono da 10 a 20 anni”
Clicca qui Il Piccolo “Caso Solvay: Erogata acqua nociva all’uomo”
Clicca qui Tuono News “Processo polo chimico”

per la salvezza della Solvay serve un piano industriale

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Il futuro dello stabilimento chimico della Solvay di Spinetta Marengo sta in una vera bonifica, altrimenti chiuderà. Per la salvezza serve un piano industriale quale quello messo a punto da Medicina democratica per la Solvay di Rosignano (Livorno).
Infatti il conflitto che in Alessandria oppone la multinazionale belga alle Parti civili e al Pubblico ministero ha la sua ragione di essere notevole.
E’ nell’eventualità di una condanna anche a 15 anni di reclusione per i suoi otto dirigenti. E’ soprattutto nella preoccupazione per i costi economici che discendono dalla condanna. Non quelli dei risarcimenti alle parti lese: per un colosso internazionale sono inezie, in conto rischi e facilmente assorbibili rispetto agli utili astronomici di una impresa leader mondiale. Il vero costo, invece, una bella botta per gli azionisti di Bernard de Laguiche, sarebbe la condanna a pagare la bonifica di un milione di metri cubi di veleni tossici e cancerogeni, una ventina, tra i quali il cromo esavalente non è neppure il più micidiale, sotterrati sotto e accanto alla fabbrica. Bonificare significa togliere dal terreno la massa velenosa che altrimenti continuerà a sciogliersi nella gigantesca falda acquifera sottostante. Una spesa considerevole anche per azionisti che in dieci anni hanno pur collezionato utili stratosferici. Quando i belgi nel 2002, al termine di una lunga e complessa contrattazione, hanno comprato lo stabilimento bacato e conveniente, sapevano perfettamente, come tutti, dal primo cittadino all’ultimo operaio, meglio di tutti: come dimostrano la documentazione sequestrata e le intercettazioni telefoniche, sapevano questa drammatica situazione di inquinamento. Ecco che, piuttosto che estrarre i veleni dai terreni, piuttosto che estrarre i miliardi dalle loro tasche, hanno ordinato ai propri dirigenti di nascondere discariche e analisi e imbrogliare gli enti pubblici, cioè commettere reati, scientemente, con dolo: proprio come segnano i capi di imputazione: “avvelenamento doloso delle acque e dolosa omessa bonifica”. Ecco che poi, nel 2008, scoppiato il bubbone pubblico, avviato il procedimento penale, hanno proposto una bonifica finta, assai meno costosa (dai 2,5 ai 12 milioni, secondo le indiscrezioni di stampa). Hanno subito trovato una sponda giusta in Lorenzo Repetto, allora presidente dell’Amag, per un finto piano di bonifica costoso per gli enti pubblici e inutile: una impossibile “sciacquatura” delle acque avvelenate prelevate dalla falda, come raccogliere con un cucchiaio l’acqua dal lago. E’ inquietante il ruolo di faccendiere che emerge anche dalle intercettazioni, ma altresì sconcertò la compiacenza del Comune (sindaco Fabbio) a questo “piano Amag” di cui ora tutti ridono ma allora sputtanato solo da noi. Ora Solvay e alcuni sindacalisti e politici dicono: la vera bonifica non è possibile, costa troppo all’azienda che minaccia di chiudere la fabbrica. Il classico ricatto occupazionale. Dura da sempre: da quanti decenni rivendicammo l’Osservatorio ambientale della Fraschetta con al primo punto la richiesta delle indagini idrogeologiche ed epidemiologiche? Se i politici ci avessero ascoltato, oggi non saremmo a questo punto. A questo punto è comprensibile la disinvoltura della dispendiosa campagna mediatica “Operation adoucir les journalistes” orchestrata da Paolo Bessone, ovvero la foga con cui Solvay si sta battendo in Corte d’Assise per evitare una onerosa condanna ai suoi azionisti, ingaggiando in aula più famosi avvocati d’Italia e umiliando ammalati e parenti dei defunti. Mentre attende con preoccupazione che la Magistratura apra il secondo filone processuale per i gravissimi inquinamenti da PFOA, PFIB ecc. a danno di lavoratori, cittadini e ambiente, come documentato dai nostri esposti anche con le analisi del sangue dei dipendenti.

il dramma PFOA alla Solvay

Il Piccolo ha appena pubblicato –clicca qui– interviste sul dramma vissuto dai dipendenti Solvay a causa del PFOA. E’ un inquinante organico assunto per via alimentare, cancerogeno e mutageno, quotidianamente scaricato dalla Solvay di Spinetta Marengo in Bormida e rinvenuto alle foci del Po, non a caso monitorato nel sangue di donne fertili in un progetto finanziato dalla Comunità Europea (ma non ad Alessandria, che è l’area più interessata da questo veleno industriale).
La denuncia partì da Medicina Democratica ed è ripetutamente riproposta: su questo blog potete contare nella colonna “Argomenti” ben 43 interventi sul PFOA.
Ad esempio clicca qui la relazione svolta da Lino Balza presso l’Auditorium del Liceo Scientifico Leibniz di Bormio.
Scarso rilievo hanno ottenuto le nostre denunce sui giornali locali.

alla sbarra registi e attori della catastrofe chimica della solvay di spinetta marengo: prossima udienza il 24 aprile

Arrivavano direttamente da Bruxelles, casa madre della multinazionale Solvay, gli ordini per Spinetta Marengo: nascondere le tonnellate di veleni sotterrati, nascondere che le sostanze tossiche e cancerogene si stavano sciogliendo in falda, nascondere gli avvelenamenti delle acque dei pozzi e dell’acquedotto che uccidevano e ammalavano lavoratori e cittadini, falsificare le analisi e i documenti, imbrogliare gli enti pubblici. A differenza dei giornali, questo blog ha il coraggio di fare nomi e cognomi. Non fermiamoci al gran capo espiatorio: Carlo Cogliati. Diamo un volto al regista italiano dell’attività spionistica: Giorgio Carimati. Al grande occultatore di scheletri negli armadi: Giorgio Canti. Ai direttori solerti inquinatori: Stefano Bigini. Ai complici: Valeria Giunta…. (continua).
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Si favorisce la COOP a scapito della collettività

Al nostro consolidato dissenso contro il progetto di centro commerciale nell’area ex zuccherificio di Spinetta Marengo (12 mila metri quadri), si è aggiunto quello dei grillini alessandrini. Si riferiscono ai problemi di traffico e inquinamento PM10, alla presenza di cromo esavalente sottostante e alla concorrenza ai piccoli commercianti. Ignorano la questione più importante: il supermercato sarebbe frequentato ogni giorno da migliaia di clienti a poche centinaia di metri in linea d’aria dallo stabilimento classificato ad alto rischio chimico della Solvay, dunque esposti all’inquinamento atmosferico e alla possibilità concreta di catastrofe in caso di incidente industriale, con tanto di evacuazione di massa. A sopportare il rischio basta e avanza il sobborgo di Spinetta, che non si può spostare. Due considerazioni a parte merita poi il progetto della Provincia per il “nuovo” ponte sul Bormida. La prima riguarda l’impegno che la Coop si è rimangiato di costruirlo a proprie spese. La seconda riguarda la soluzione precaria (anche sul piano della statica) di aggiungere una corsia tramite una arcata appoggiata al vecchio ponte esistente. L’alternativa è invece quella di un secondo ponte a monte o soprattutto a valle dell’attuale, che garantisca il collegamento con metà provincia e snellisca con una nuova strada il traffico: già oggi (senza grande distribuzione) a 45 mila auto giornaliere. Si obbietta che mancano i soldi per un secondo ponte: li metta la Coop.
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Dall’Acna alla Solvay lungo il corso del fiume avvelenato

La bonifica della Solvay di Spinetta Marengo farà la fine di quella a tutt’oggi irrisolta dell’Acna di Cengio? E’ l’inquietante domanda che molti si pongono durante il processo di Alessandria al colosso belga. Legate dal corso avvelenato del fiume Bormida, sono due situazioni paradigmatiche della chimica italiana, emblematiche fra un falso concetto di modernità industriale e la conflittualità con l’ambiente, rivelatrici tra profitti privati e costi ereditati dalla collettività. Fa dunque riflettere il lavoro di Pier Paolo Poggio e Marino Ruzzenenti: “Il caso Italiano. Industria, chimica e ambiente” (Jaca Book, Fondazione Micheletti pp. 522, 38 euro, allegato cd-rom curato da Giorgio Nebbia).

tutti generali nell’esercito dei difensori solvay

Nell’udienza del 27 marzo, la Corte di Assise di Alessandria ha respinto il tentativo Solvay di spostare il processo a Milano. Ci ha dato ragione. Finalmente il processo vero e proprio, esaurita la fase preliminare sfruttata dagli avvocati difensori per cercare di perdere tempo verso la prescrizione, potrà cominciare nel merito. Ma non facciamoci illusioni sulle tattiche dilatorie: l’esercito dei celeberrimi legali continuerà a buttare negli ingranaggi un’altra serie di artifici (tra cui far parlare ore e ore un numero spropositato di consulenti, che tanto per pagarli soldi a Solvay non mancano) per rallentare la sentenza e puntare sempre alla prescrizione.
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ricominciare il processo da capo e avviarsi alla prescrizione

Noi parti civili, in aula fra ammalati e famigliari dei defunti, siamo convinti che il processo non possa che continuare nella sua sede naturale, ad Alessandria. Come è avvenuto da sempre e dappertutto: per Icmesa di Seveso, Montedison di Porto Marghera, Eternit di Torino e Casale, Ilva di Taranto, Fibronit di Voghera, Farmoplant di Massa, Acna di Cengio, Enichem di Manfredonia, Solvay di Bussi, Solvay di Ferrara, Solvay di Rosignano eccetera. Solvay di Spinetta Marengo afferma invece che il procedimento deve essere spostato a Milano se un giudice, anche solo uno fra 50, è residente nel Comune di Alessandria o è stato residente negli ultimi 15 anni. In questo processo ne abbiamo viste di tutti i colori per perdere tempo: Solvay che vuole costituirsi contro Edison e perfino contro se stessa, fino all’obbiettivo odierno di annullare tramite il trasferimento a Milano tutto il lavoro svolto dal tribunale e ricominciare il processo da capo, e avviarsi alla prescrizione. Continua.
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solvay ammette l’avvelenamento di tutta la popolazione alessandrina

Solvay afferma che il processo deve essere spostato a Milano se un giudice, anche solo uno fra 50 in organico al tribunale, è residente nel Comune di Alessandria o è stato residente negli ultimi 15 anni. Perché?
Perché condizionerebbe l’imparzialità della Corte d’Assise in quanto, come residente, sarebbe un “danneggiato, ai sensi dell’art. 11 c.p.p.”. Sarebbe un “danneggiato” anche se non è parte civile al processo e neppure nel collegio giudicante. “Danneggiato” significa che ha subìto un danno. Ha subìto un danno se c’è stato un reato: non c’è danno senza reato. Di quale reato è accusata Solvay? Di avvelenamento doloso delle acque e di dolosa mancata bonifica. Quali acque sono state avvelenate da Solvay? Sono le acque consumate dentro lo stabilimento di Spinetta Marengo? Su queste Solvay non solleva eccezioni per le parti civili, ammette il reato e il danno. Però non riguardano i giudici ma i lavoratori. Allora si riferisce anche alle acque prelevate nei pozzi di Spinetta e zone limitrofe, ad uso di privati, ex zuccherificio, fattoria Pederbona, Paglieri ecc.? Pure su queste Solvay non eccepisce. Però non riguardano i giudici. Allora ci si chiede se si riferisce alle acque dell’intera falda inquinata: ma la falda va anche in Bormida, di lì in Tanaro, poi nel Po, come dimostra il PFOA scaricato in Bormida e ritrovato alla foce del Po. Dunque secondo Solvay tutti i cittadini padani sarebbero “danneggiati” e tutti i tribunali della pianura padana sarebbero ricusabili? Allora che senso ha la richiesta di spostare il processo a Milano, meglio… Palermo. Che casino. A farla breve, Solvay sostiene che l’avvelenamento, dunque il reato, dunque il danno astrattamente procurato ai 50 giudici residenti nel Comune di Alessandria sia derivato dall’inquinamento doloso dell’acquedotto di Alessandria. Presume un pozzo unico ovvero che tutti i pozzi siano inquinati. In questo caso Solvay sta sostenendo che tutti i cittadini di Alessandria, capoluogo e sobborghi, tutti sono “danneggiati ai sensi dell’art. 11 c.p.p.”. Tra i cittadini “danneggiati” ci sarebbero astrattamente i 50 giudici per il solo fatto di essere residenti nel “mandrognato”. Analogamente, secondo una Solvay in veste autolesionista migliaia di alessandrini hanno diritto di costituirsi parti civili contro l’azienda per essere stati dalla stessa avvelenati per decenni! Clamoroso. Secondo il Pubblico ministero, invece, il reato e il danno sono circoscritti a Spinetta e zone limitrofe, come da capo di imputazione, e in quelle zone non vivono magistrati, la Corte valuterà nel merito le parti civili. Conclusione: autolesionismo da parte di Solvay? Non crediamo. Il suo obbiettivo, di oggi, è di annullare con il trasferimento a Milano tutto il lavoro svolto dal tribunale e ricominciare il processo da capo, e avviarsi alla prescrizione. Domani studierà altre “gabole”. Noi tra le parti civili in aula, fra ammalati e famigliari dei defunti, non crediamo ai “fini giuristi” della difesa che arzigogolano articoli c.p.p. piccici cipicipi per ore con dossier… anagrafici, ma ragioniamo con il buon senso giuridico e sappiamo che il processo debba continuare nella sua sede naturale, ad Alessandria. Come è da sempre avvenuto dappertutto: per Montedison di Porto Marghera, Solvay di Bussi, Eternit di Torino, Ilva di Taranto, Fibronit di Voghera, Farmoplant di Massa, Acna di Cengio, Enichem di Manfredonia, Icmesa di Seveso eccetera.

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da tanto tempo aspettando giustizia

Ci hanno rimproverato di aver scritto in merito al processo Solvay: “I tempi e i modi del procedimento penale sono difficili da comprendere per i non addetti ai lavori, e l’impressione diffusa è che lo stuolo di rinomati avvocati difensori abbia buon gioco a rinviare fino a concludere tutto in una irridente bolla di sapone”……..
continua a leggere

sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire

Oltre alla tattica del rinvio, c’è quella della cortina di silenzio che Solvay vorrebbe avvolgere attorno al processo, mentre accarezza l’ardire di spostarlo a Milano. Le intercettazioni della Procura della Repubblica hanno messo in rilievo l’attività della multinazionale di “addolcimento” dei giornalisti, tant’è che il trisettimanale cittadino è stato costretto a sostituire il giornalista coinvolto. Però cancellare, far tacere Medicina Democratica resta l’imperativo di Solvay. Sarà una coincidenza che nella cronaca de Il Piccolo si evita che Medicina democratica sia addirittura nominata: è anonimamente definita “una associazione che assiste gli abitanti”. Il molto reverendo direttore dello stesso giornale non manca di telefonarci minacce, pardon, avvertimenti. “Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire” (Manzoni).
Clicca qui l’udienza di mercoledì prossimo.
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finalmente un po’ di pubblicità sul piccolo

Fra tanta pubblicità indiretta e occulta Il Piccolo ha editato una pubblicità diretta della Solvay di Spinetta Marengo con le foto segnaletiche dei dipendenti (“volontariamente” fornite dagli stessi) .
Il quartier generale belga ha studiato che questa autopromozione sia influente nel processo in corso (prossima udienza il 27 febbraio) per inquinamento doloso e dolosa mancata bonifica. Bah!?

via l’ amianto da Spinetta, grazie a…

Medicina democratica avviò una campagna di denuncia della massiccia presenza di amianto sui tetti dello stabilimento di Spinetta Marengo, veleno tra i veleni. Grazie a noi, è stato finalmente rimosso per 10 mila metri cubi di eternit. Secondo certo giornalismo, è invece merito della Solvay, che non ha investito una lira, magari ha venduto i pannelli fotovoltaici. Neppure della Fondazione Cassa di Risparmio che pur ci ha messo i soldi (1,3 milioni di euro) per sostituire l’amianto con 3.000 metri quadri di pannelli, con diritto di disporre dell’energia elettrica per 25 anni, quando la fabbrica non esisterà più. Intanto oltre 3.000 metri quadri di eternit restano ancora lì.    

società che si estinguono

La Solvay beffata dai Maya. La società belga essendo da sempre una accanita sostenitrice della profezia Maya il 30 giugno del 2011 si è lasciata andare in un dichiarazione quantomeno inverosimile: “La Solvay si è posta l’obbiettivo di eliminare l’utilizzo e quindi le emissioni del PFOA entro il 2012”.
Questo incauto slancio (con accordo sindacale) deriva dalla convinzione che la società non avrebbe mai dovuto dare conto del fatto che non ha la volontà di attrezzarsi per eliminare l’utilizzo del PFOA dalle proprie produzioni. La più che lecita preoccupazione dei dipendenti, per l’ennesima prova di inaffidabilità della Solvay, è giunta sino a noi.
I sindacati tacciono a dimostrazione che la loro subordinazione politica e culturale nei confronti della direzione aziendale è viva più che mai.
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Persiste la presenza dei veleni:
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solvay gioca cinicamente sui tempi della giustizia

La Corte di Assise di Alessandria ha –ovviamente- respinto le eccezioni presentate da Solvay. I rinomati avvocati difensori sapevano benissimo che sarebbe andata a finire così. Perché allora hanno presentato tutto quell’azzeccagarbuglio che era già stato respinto dal GUP Giudice Udienza Preliminare? Perché addirittura Solvay consumava le udienze nel risibile tentativo di costituire Solvay parte civile contro… il presidente Solvay? Perché? Non tanto per allungare le parcelle dei legali (anche) ma per un obbiettivo semplice: nell’obbligare il Tribunale a riascoltare e tutto ridiscutere sono riusciti a perdere altri mesi, cioè a far guadagnare a Solvay rinvio a rinvio verso il traguardo delle prescrizioni e delle amnistie. La prossima udienza è fissata per il 27 febbraio. Restano sconcertati dei tempi della giustizia coloro che non sono abituati a frequentare i palazzi di giustizia, soprattutto le vittime e i parenti delle vittime che nella Giustizia hanno riposto la loro fiducia.
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ausimont e solvay come i ladri di pisa

Ausimont e Solvay come i ladri di Pisa che di giorno litigavano e di notte andavano a rubare insieme. 

Clicca qui la cronaca dell’udienza del processo in Corte di assise e il perché abbiamo usato la definizione di “facce di merda” che ha tanto offeso -per volgarità- i vertici aziendali.
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facce di merda

Ciò che stupisce non è l’invadenza comunicativa della Solvay Specialty Polymers: ha i miliardi per farlo. Ciò che stupisce non è il conseguente programma manageriale della società belga “Adoucir les journalistes” (è immaginabile con quali “leccornie” la multinazionale “addolcisca” i giornalisti alessandrini di cui si vanta nelle intercettazioni effettuate dalla Procura, contenuti e nomi che pubblicheremo integralmente sul blog). Ciò che stupisce di più è che i giornali locali dedichino titoli a sei colonne alla pubblicità della Solvay. Nella quale “Certiquality”, cioè Confindustria, cioè Solvay stessa conferisce a se stessa il premio che “certifica” allo stabilimento di Spinetta Marengo l’eccellenza per l’ambiente, la salute e la sicurezza dei lavoratori. Sì, avete capito bene: l’azienda che si autopremia è la stessa che ad Alessandria è sotto processo per inquinamento doloso e dolosa mancata bonifica (fino a quindici anni di reclusione). E’ la stessa che oggi, oggi e non solo ieri! sta buttando nell’aria e nell’acqua PFIB e PFOA, cancerogeni. Solo un giornale umoristico potrebbe impegnare una pagina per “l’eccellenza per l’ambiente” della Solvay.
Le vittime al processo piangono e lorsignori se la ridono.

mentre le vittime piangono al processo , guardate questi elegantoni come se la ridono

In una immagine ammirate l’assessore Gianni Ivaldi con il Direttore Generale di Solvay Italia Marco Colatarci. Stanno ridendo perché Solvay ha chiesto l’estromissione dal processo del Comune di Alessandria. Nell’altra immagine vi godete, a fianco del direttore Bigini, i sindacalisti Cisl e Uil Muliere e Bricola, solerti sponsor dell’azienda che hanno dismesso le remote tute da operaio per indossare gli abiti usati al loro matrimonio.
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solvay contro ausimont: gioco vero o finto?

La strategia è sempre la stessa: rinviare-rinviare in attesa di prescrizioni e indulti. Nell’udienza del 7 novembre gli imputati hanno infatti cercato di ricominciare il processo d’accapo riproponendo in Corte di Assise tutte le eccezioni che il GUP giudice delle indagini preliminari aveva già respinto al termine di defatiganti udienze. Come Medicina democratica siamo tranquilli che tutte le parti civili da noi rappresentate –cittadini e lavoratori ammalati o eredi dei defunti- hanno tutti i diritti di essere presenti al processo e risarciti per i danni ampiamente documentati sia come causa che come effetti. Sgradevole oltre ogni limite, per mancanza di rispetto per le vittime, è stata l’affermazione di uno degli avvocatoni difensori che “a Spinetta Marengo non c’è mai stato nessun pericolo”. Va rilevato inoltre il tentativo degli imputati di estromettere dal processo quali parti civili i cosiddetti “enti esponenziali”, cioè le associazioni ambientaliste, anche se nessun avvocato si è azzardato a proporlo contro Medicina democratica. Mentre perfino per il Comune di Alessandria è stata chiesta l’eliminazione. Su tutto deciderà il Tribunale. Ma il clou più atteso dell’udienza è stata la richiesta di Solvay di costituirsi parte civile contro Carlo Cogliati, cioè contro il già presidente dell’Ausimont, ma anche poi presidente della Solvay, cioè paradossalmente “Solvay vuole costituirsi parte civile contro se stessa”. Lo stesso difensore di Cogliati ha spiegato alla Corte il perché del paradosso. Cogliati come capro espiatorio serve come “anticipo dell’azione di rivalsa”, in parole povere per scaricare il barile sull’Ausimont venditrice che, estinta, non può far fronte agli ingenti costi di bonifica, i quali secondo noi e il Pubblico ministero competono a Solvay compratrice. Lo stesso avvocato ha rincarato la dose: “E’ di Solvay penalmente la responsabilità maggiore rispetto all’Ausimont, non ha fatto nessuna bonifica, la gestione dissennata è stata proprio quella dal 2002” (anno di cessione formale dello stabilimento da Ausimont a Solvay n.d.r). C’è tra il folto pubblico chi vede nello scontro Ausimont-Solvay un reciproco massacro e chi invece un gioco delle parti per salvarsi entrambe le rispettive chiappe. Che non siano le vittime di entrambe le società “dissennate”, ben detto, a pagarne i prezzi!
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riprende il processo solvay

Il prossimo 7 novembre. Il Tribunale chiamato a decidere… se Solvay può costituirsi parte civile… contro se stessa! La chiusura dell’impianto Algofreni usata come arma di ricatto occupazionale contro la Magistratura. La ricca società belga non vuole pagare la bonifica e cerca di scaricare il barile su Ausimont che non ha una lira. Intanto sotterra i veleni sotto montagne di rifiuti.
Clicca qui il comunicato stampa integrale che abbiamo mandato agli organi di informazione.
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solvay parte civile contro se stessa

La notizia clamorosa uscita dall’udienza del 17 ottobre in Corte d’Assise del tribunale Alessandria è che Solvay si costituisce parte civile nei confronti di Carlo Cogliati e Francesco Boncoraglio, rispettivamente il presidente delle società Ausimont e Solvay e il responsabile centrale della Funzione ambiente. Solvay si costituisce parte civile contro se stessa!! Infatti, vedasi il “decreto che impone il giudizio” a firma del Giudice delle indagini preliminari, Stefano Moltrasio, è “Cogliati Carlo quale presidente del C.d.A e amministratore delegato della società Solvay Solexis S.p.a. nel periodo maggio 2002- ottobre 2003”. Lo stesso Boncoraglio ne è responsabile ambiente fino al 2002.
 Di fatto, si tratta, da parte di Solvay, di una ammissione di responsabilità clamorosa.
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Così si va verso il disastro ecologico definitivo.

Le montagne che si intravvedono nelle foto contengono a loro volta montagne di discariche di rifiuti tossici e cancerogeni, li nascondono. Le montagne interne sono composte da gessi fluorurati e clorurati, sostanze che la Procura ha rinvenuto nelle acque. Le montagne esterne sono composte da materiali provenienti da una cava di Oviglio e da coprire con un telo di plastica. Si tratta di una soluzione posticcia che non mette assolutamente in sicurezza questi siti, fra i tanti sparsi nello stabilimento. Il dilavamento dei veleni sotterrati, infatti, con la pioggia e la neve riprenderà inevitabilmente dal terreno alla già inquinata falda sottostante. Una soluzione provvisoria, sapendo che il provvisorio da noi diventa definitivo. Dunque non siamo per nulla d’accordo con l’autorizzazione concessa alla Solvay dal Comune di Alessandria. Se questa è l’esempio di bonifica che si propone per il polo chimico di Spinetta Marengo: possiamo prepararci al disastro ecologico definitivo. I veleni non vanno sotterrati ulteriormente bensì tolti. A cominciare da quelli sotto l’impianto Algofrene che va chiuso e riallocato. La chiusura di questo impianto, che sta sprofondando, era già nei programmi della società belga ed è stata sospesa come pressione nei confronti della Magistratura. La Solvay, al processo che inizia in Corte d’Assise il 17 ottobre, sostiene infatti che la bonifica integrale non può essere effettuata perchè altrimenti bisogna smantellare l’impianto Algofrene, la cui chiusura era invece da tempo programmata, con approvvigionamenti assicurati e nessun problema occupazionale.
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e invece la solvay minaccia la chiusura della fabbrica

I soldi li ha Solvay per bonificare il disastro ambientale, e tanti, ma preferisce darli agli azionisti belgi. Sindacati e politici potrebbero obbligarla a farlo, ma sono sempre stati complici. Resta la Magistratura: si apre il processo in Corte d’Assise.
Clicca qui il “j’accuse” di Lino Balza. Nel mirino in particolare Lorenzo Repetto, Aldo Viarengo, Michele Muliere, Alberto Maffiotti, Franco Armosino…
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scelte urbanistiche pericolose per la salute pubblica

Secondo l’Arpa (clicca qui) l’inquinamento non è sopra il terreno ma sotto. Perciò si può costruire un ipermercato sull’area dell’ex zuccherificio a Spinetta Marengo. E l’inquinamento dell’aria? Ha senso esporre ogni giorno migliaia di clienti del centro commerciale alle emissioni di uno stabilimento (la Solvay) a poche centinaia di metri? Ha senso insomma autorizzare questo ennesimo supermercato? Non è bastata l’assurda localizzazione tra Michelin e Solvay del centro benessere, cinema, piscina, hotel?

aspettando giustizia

Angelo Agnello era perplesso se presentarsi parte civile in tribunale contro la Solvay di Spinetta Marengo. Non aveva fiducia nella magistratura: non è dalla parte degli operai, diceva. Poi si era convinto che comunque è sempre giusto lottare, come quando si faceva in fabbrica, prima che ci rosicchiassero tutti i diritti, diceva. E si era così costituito al processo insieme ai lavoratori ammalatisi in fabbrica e ai cittadini ammalatisi nel territorio, e insieme ai famigliari dei deceduti. Insieme, con l’aiuto di Medicina democratica, rivendicheremo i nostri diritti alla giustizia, li condanneranno, ci risarciranno, insieme come una volta ce la possiamo fare, diceva. Non aveva poi mancato una udienza in tribunale, ma scandalizzato sui tempi della giustizia, che rinvia e rinvia e non giunge mai alla sentenza, diceva. Il tumore infatti se l’è portato via, più veloce del processo. Che riprenderà in autunno, nell’auspicio che la giustizia finalmente sia resa almeno ai familiari, la moglie Lucia, i figli Alessio e Valentina.

la lunga mano della solvay sul comune

Chi è Gian Piero Borsi? Dipendente e consulente con incarichi speciali, per anni, per conto della Montedison-Solvay, l’interfaccia socialista con le amministrazioni comunali e provinciali, che non sapevano non vedevano non sentivano. Se si considera il ruolo svolto da Lorenzo Repetto per favorire la Solvay al processo che la vede imputata di inquinamento doloso, sembra logico che a sostituire Repetto all’AMAG la neo sindaca Rossa abbia chiamato Borsi. Per assicurare continuità della nuova con le passate amministrazioni.

la cgil non tutela i lavoratori solvay

Sul comunicato sindacale dei chimici CGIL di Alessandria (clicca qui) grava una contraddizione pesante come una montagna. Si afferma “l’interesse prioritario dell’organizzazione alla tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e dei cittadini” e nel contempo la CGIL si contraddice confermando di essersi costituita parte civile al processo Solvay al solo scopo di “aver accesso alle informazioni e agli atti processuali“. Infatti, in concreto, la CGIL (come CISL e UIL) non sta tutelando nessuno dei lavoratori e/o cittadini morti o ammalati di inquinamento, le cui parti civili sono invece assistite da Medicina democratica. Il che è scandaloso.

morti e malattie alla solvay

L’ecatombe di morti e malattie nel polo chimico di Spinetta Marengo: la stiamo denunciando da decine di anni anche con fior fior di esposti. La Magistratura si sta finalmente muovendo con due primi procedimenti penali per “dolo”. Il Piccolo annuncia (clicca qui) una maxi inchiesta sul disastro ambientale e sanitario, promettendo di “far parlare i protagonisti”. Se è una inchiesta seria, non mancherà di farci parlare. Chi infatti più di Medicina democratica è stata da sempre protagonista? Solvay, nel processo, tenta di scaricare il barile su Montedison, ma documenti e intercettazioni (vedi video qui sotto) parlano chiaro: i dirigenti Solvay sapevano e nascondevano l’inquinamento e non bonificavano, dunque per soldi, dolosamente. Solvay pilotava anche gli organi di stampa…

se questa è giustizia

Doveva iniziare il 18 luglio in Corte di Assise il processo Solvay, a quattro anni dall’intervento della Procura, per il disastro ambientale della Fraschetta (reati di inquinamento doloso e dolosa mancata bonifica), con centinaia di parti civili per morti e malattie, condanne anche fino a 15 anni. E invece la presidente, Alessandra Casaccia, l’ha rinviato al 17 ottobre… perchè impegnata in un processo per uxoricidio. Incredibile. Ma vero. Di questo passo il processo andrà avanti all’infinito, fino alle prescrizioni.

pubblicità solvay

E’ recentemente uscito un libro dedicato a Spinetta Marengo e presentato in pompa magna da Solvay, sul disastro ambientale della quale viene accennato appena un rigo. Anzi, lo si nasconde. Esempio di manipolazione: confrontate le foto sul libretto con quelle della realtà. Per incanto è scomparso l’inquinamento!