Inquinamento atmosferico da navi.

Genova il porto delle nebbie

Diverse associazioni e comitati di città portuali italiane e del Mediterraneo stanno preparando una lettera per il Parlamento Europeo che verrà inviata prestissimo.  Venezia  ha già dato l’adesione all’iniziativa.  Il 14 settembre il Parlamento Europeo si riunirà in seduta plenaria per votare sulla modifica del Regolamento “MRV” sul monitoraggio, la comunicazione e la verifica delle emissioni di CO2 generate dalle navi. Questa modifica, prevede principalmente di: – Aumentare la trasparenza del sistema di monitoraggio UE sulle emissioni del trasporto marittimo; – Estendere il principio “chi inquina paga” al trasporto marittimo, includendo quest’ultimo nel sistema europeo di scambio delle quote di emissione (ETS), come previsto dall’ European Green Deal; – Introdurre l’obbligo, per le compagnie di navigazione, di riduzione delle emissioni medie annue di gas serra del 40% entro il 2030; – Garantire che entro il 2030 le navi smettano di emettere inquinanti atmosferici nocivi e gas serra quando attraccano nei porti.

Il ministero dell’Ambiente se ne fotte degli impegni del suo titolare Sergio Costa?

Clicca la foto per vedere il video delle mamme incazzate.

Il  quale ha preso solenne impegno di abbassare i limiti dei PFAS a ZERO. Invece riscontriamo tutt’altro nella bozza di proposta di regolamentazione che appare redatta sotto dettatura della Solvay. Infatti, come spiegano le Mamme NoPfas: clicca qui pagina Facebook della rete stessa, se passasse questa  proposta ministeriale, i cancerogeni PFAS, che hanno effetti sulla salute a dosi bassissime, di nanogrammi/litro, potrebbero essere emessi superando qualunque soglia immaginabile. Addirittura per il C6O4, di cui Solvay pretenderebbe  l’autorizzazione AIA dalla Provincia di Alessandria, nei primi due anni si potrebbero  scaricare ben 7.000 nanogrammi/litro per poi “decrescere” fino a 500. Nella proposta i cittadini potranno essere esposti a concentrazioni di sostanze per-fluoroalchiliche fino a 19.530 nanogrammi/litro e per i decenni seguenti a 6.530 nanogrammi/litro. Altro che limite zero! Costa modifichi, oppure si dimetta.

Fuga di cloro ferragostano a Rosignano Solvay.

Dall’impianto Ipoclorito Inovyn. Solo nel pomeriggio i tecnici Asl del Dipartimento di Prevenzione; sono entrati per le verifiche nello stabilimento a rischio di incidente rilevante. Solo la mattina dopo, non appena appresa la notizia, ARPAT ha contattato il responsabile della Sicurezza che ha rassicurato che il rilascio “di aria” non ha provocato conseguenze per l’ambiente ma solo “irritazioni delle vie respiratorie a tre operatori di una impresa esterna, due dei quali trasferiti in ospedale” ovviamente in via precauzionale”. Solo a settembre si procederà alla verifica dell’esito delle attività di analisi dell’evento incidentale che l’Azienda sta effettuando. Evento ritenuto irrilevante da sindacalisti e ambientalisti locali che neppure l’hanno commentato.

“Veleno” è un viaggio attraverso Taranto, città ostaggio dell’ILVA.

Qui  più che altrove ogni vita è provvisoria. Qui più che altrove non c’è tempo da perdere. Non c’è niente da perdere. Tiroiditi autoimmuni, dermatiti, endometriosi, forme infiammatorie artritiche o vascolari, allergie di ogni tipo, sindrome MCS (sensibilità chimica multipla), disturbi bipolari, malattie neurodegenerative, SLA, patologie genetiche, malformazioni alla nascita …. le statistiche ancora non misurano l’ infinita varietà di forme che a Taranto può assumere il dolore, che segue l’infinita varietà degli inquinanti chimici prodotti da Ilva, Eni, Cementir, Arsenale militare. Clicca qui il libro “Veleno” di Cristina Zagaria,  la battaglia di una giovane donna.  

Fumi neri a Falconara, l’ex sindaco e l’Amministratore di Api: “I cittadini sono teste di cazzo”.

“L’Italia un paese di merda che dà retta ai pezzi di merda come Emiliano, come Grasso, grillini, rifondaroli,  comitati ambientalisti”. “I Carabinieri sono dei rompi coglioni”. Le intercettazioni sono state effettuate dal Noe di Ancona, in merito all’inchiesta sulle emissioni a Falconara Marittima, nelle Marche, dal 2013 al 2018. Procedimento penale in corso. L’Api Raffineria ha risparmiato 7 milioni di euro non attuando il piano di contenimento delle emissioni. Tumori oltre soglia e inchieste della magistratura di AnconaClicca qui Maria Cristina Freddosio.

Egregio Presidente Giuseppe Conte, adesso basta con l’llva.

“Perseverare è diabolico quando si parla di una fantomatica ‘produzione strategica per la nazione’; anche quando quella ‘produzione’ continua ad essere una perdita economica che porterà alla catastrofe nazionale; soprattutto quando quella‘ produzione’ regala morte, malattia, disperazione”. […] “E’ il momento di cambiare strada, di chiudere la vecchia fabbrica della morte e di riconoscere a Taranto un giusto risarcimento, a partire dall’istituzione di una no-tax area e un piano di bonifica e riconversione economica studiato da professionisti di riconosciuto talento, avvalendosi di forza lavoro principalmente tarantina”. Continua a leggere la Lettera dei Genitori Tarantini al premier Conte e sottoscrivila (a genitoritarantini.ta@gmail.com) come già fatto da migliaia di cittadini. Clicca qui.

Memoria ligure in vista delle elezioni.

E’ prevista la costruzione di un biodigestore a Saliceti in provincia di La Spezia. La Regione ha favorito non il governo della materia “rifiuti come risorsa “ ma piuttosto la privatizzazione del settore lasciando da parte ogni tentativo di programmazione. Sostanzialmente la Liguria è rimasta ancorata alla visione del combustibile secondario da bruciare fuori regione  senza mai affrontare il nodo di riduzione degli imballaggi e dei rifiuti in genere, di riuso, di riciclo, differenziata porta a porta , di rifiuti zero, di prevenzione e di educazione ambientale. Questa situazione può portare alla nascita d impianti come quello a Saliceti con tecnologia discutibile e assolutamente sovradimensionato: pronto ad ospitare l’umido genovese e non solo che viaggerebbe in tutta la Liguria, piuttosto che  realizzare impianti di trattamento dell’umido nell’ambito della vera Raccolta differenziata.

Solvay avvelena non solo le acque ma anche l’aria.

Perfino i sindacati sono “turbati”. Si ripetono con cadenza regolare infatti  gli incidenti (con o senza feriti) alla Solvay di Spinetta Marengo. Difficile stargli dietro. L’allerta di stabilimento del 24 agosto è durata ben 7 ore:  rottura di una linea di alimentazione di azeotropo con particolare fuoriuscita di tetrafluoroetilene e acido cloridrico (cancerogeni) presso l’area Monomeri. “Tetrafluoroetilene ( C2F4): Danger! According to the classification provided by companies to ECHA in REACH registrations this substance may cause cancer, is an extremely flammable gas, may cause damage to organs and contains gas under pressure and may explode if heated.”. Pfas rinvenuti in Artico: Ministro Costa, urgono limiti zero dei PFAS anche in atmosfera.

Amministratori danno man forte a Regione-Provincia-Comune.

Roba da chiodi.

Ma sono tutti alessandrini di matrice leghista. Il ritrovamento dei Pfas della Solvay di Spinetta Marengo, mano a mano che Arpa-Asl analizzano,  si allarga a centri concentrici e sempre più alto è il numero dei Comuni con acquedotti contaminati. Tra i “minimalisti” si segnalano il sindaco Federico Chiodi : “La concentrazione di PFAS totali trovata a Tortona è pari al limite massimo consentito dalla Regione Veneto ( 90 ng/l)”. Nonché l’Amv Azienda multiservizi valenzana che approvvigiona il Comune inquinato di Bassignana: “I toni usati sono eccessivamente allarmistici, i composti sono presenti solo in ‘tracce’ e comunque inferiori alle indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità”. Noi, che saremmo “gli allarmisti”, siamo quelli che abbiamo lanciato per tempo l’allarme sacrosanto dei cancerogeni PFOA-C6O4-ADV, perciò abbiamo accolto tra le nostre file il ministro Sergio Costa col suo  inequivocabile  preciso impegno: “Abbiamo stabilito di abbassare in Italia i limiti PFAS fino allo zero laboratoriale”. Perfino un prudentissimo direttore dell’Arpa -da noi avversatissimo come abituale negazionista/minimalista- si è trovato forzato ad indagini idrogeologiche ed epidemiologiche, per ciò infatti Alberto Maffiotti sta per essere fatto fuori. 

Non di solo PFOA e C6O4 si muore ad Alessandria.

Il nostro allarme sul pfas ADV fa data 2008 quando ne descrivemmo le pericolosità (assieme a Pfoa e C6O4) nell’esposto alla Procura di Alessandria. Nessuno dei tre cancerogeni era ricercato dall’Arpa: infatti furono omessi nel capo di imputazione del processo per avvelenamento doloso delle acque e omessa bonifica. Ora, decenni dopo, PfOA e C6O4 inesorabilmente affiorano  nelle acque superficiali- destinate al consumo umano già fino a 30-40 Km di distanza dalla Solvay di Spinetta Marengo. E l’ADV no. Perché? Perché l’Arpa continua a non cercarlo. Perché questa ennesima omissione? se lo chiede anche il Comitato Stop Solvay (clicca qui). Solvay, subendo la nostra campagna nazionale, annunciò finalmente l’eliminazione nel 2012 del Pfoa (sostituendolo con C6O4, ahimè, altrettanto cancerogeno) ma anche dell’ADV se ne fregarono tutti (a parte noi tramite altri esposti in Procura).

Più analizzi e più trovi Pfoa e C6O4. Già dieci i Comuni alessandrini contaminati.

Dopo le falde sotto lo stabilimento Solvay Spinetta Marengo e la chiusura (con otto mesi di ritardo) dell’acquedotto di Montecastello, dall’Asl/Arpa (che hanno aperto gli occhi, di poi averci volutamente ignorato per decenni) sono stati analizzati pozzi usati per il prelievo delle acque degli acquedotti della bassa valle Tanaro e dello Scrivia in provincia di Alessandria: si confermano già contaminati di Pfoa / C6O4 quelli dei Comuni di Pietra Marazzi, Bassignana, Tortona, Castelnuovo Scrivia, Isola Sant’Antonio, Sale, Guazzora e Villarvernia.

Solvay  si dichiara innocente per non aver commesso il fatto oppure perché il fatto non costituisce reato. La prima difesa – “Escludiamo in modo categorico ogni nostra  responsabilità”  è risibile considerando dal secolo scorso che il polo chimico è l’unica azienda in Piemonte a utilizzare (e scaricare in aria e acqua fino al Po) Pfoa e che , addirittura, per il C6O4 detiene un brevetto mondiale. La seconda Giuridicamente consideriamo le tracce di contaminazione a norma dei limiti”– suona addirittura come cinica irrisione. Tracce? Non sono tracce: 0,23 microgrammi/litro (usano questa unità di misura per trattare con numeri falsamente bassi) equivale a 230 nanogrammi/litro contro un limite fissato dal Veneto di 90, un limite proposto da UE di 50, mentre l’ obiettivo che proporrà Il ministro italiano dell’ ambiente è 0,000.

Per decenni il cancerogeno Pfoa nel sangue dei lavoratori, con l’avallo del medico.

Robert Bilott, l’avvocato che incastrò Du Pont.

Premesso che il livello dovrebbe per tutti essere zero, per trent’anni il professor Giovanni Costa ha rassicurato i lavoratori sull’innocuità del PFOA nel loro sangue, addirittura con 91.900 nanogrammi  per millilitro della sostanza:  cancerogena per via orale, attraverso la pelle o l’inalazione! Costui era medico del lavoro tanto della Miteni di Trissino che della Solvay di Spinetta Marengo. Ad Alessandria lo contestammo e lo sfidammo ad un confronto pubblico, che eluse. Dopo la notorietà  del disastro Du Pont,  dal 2007 non c’erano dubbi sulla pericolosità del Pfoa, tant’è che nel 2008  pubblicamente denunciammo –anche con esposti in magistratura- lo scarico Pfoa in Bormida e l’avvelenamento del sangue dei lavoratori di Spinetta. Oggi torniamo a chiedere alla Procura di Alessandria di sequestrare le cartelle cliniche dei lavoratori. Le responsabilità del Costa sono al vaglio dell’autorità giudiziaria veneta.

Clicca qui Andrea Tornago.

Emerito professor Giovanni Costa.

“Non sospettavo nulla, ma quando ho visto il PFAS nel sangue di mia figlia mi sono spaventata”.

“J’accuse” di Lino Balza al processo Solvay.

In Veneto, una popolazione di circa 350mila persone è esposta a livelli allarmanti di Pfoa e C6O4. Senza saperlo fino al 2013 (clicca qui). Eppure l’allarme nazionale fu lanciato da Alessandria fin dal 2008, allarme che spaventò Miteni infatti svelta a disfarsi dello stabilimento ma che lasciò tranquilli  sindacati e politici e ambientalisti e medici e cittadini. Insomma, chi sapeva nascondeva, e non sapeva chi non voleva sapere.

I lavoratori si vadano a leggere l’interpellanza parlamentare prima di firmare le falsità del direttore.

Non si azzarderebbero ad assicurare i cittadini che il Pfas C6O4 non desta preoccupazioni. Ancor prima del C6O4, la Solvay ha avvelenato i cittadini alessandrini per venti anni col PFOA sapendo che è cancerogeno persistente bioaccumulabile (come noi sostenemmo nel 2008 anche in Procura!), avvelenati come dimostrano proprio le analisi del sangue degli operai.  Anzi, il C6O4 è ancora più pericoloso del PFOA (prof. Foresta).

Se non sono irresponsabili, i lavoratori si rendano conto di quanto affermato nell’interpellanza alla Camera (clicca qui) da Alberto Zolezzi del Movimento Cinquestelle e da Roberto Morassut   Sottosegretario di Stato per l’Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Una situazione, si legge, “estremamente preoccupante”. Si facciano una ragione del perché, a tutela della loro salute e dei cittadini, il ministro Costa si è impegnato a fissare il limite zero per il Pfas. Come noi sosteniamo.

Lavoratori Solvay spontaneamente vogliono il C6O4.

La CGIL ne ha preso le distanze, ma da  settimane circola in fabbrica, spinta da timorosa cortigianeria, una “Lettera aperta ai cittadini di Spinetta Marengo” attribuita al direttore Andrea Diotto e firmata “Gruppo spontaneo dipendenti”. Talmente spontaneo che, excusatio non petita accusatio manifesta,  ci tengono a precisare: “Lo facciamo con il supporto della nostra azienda ma senza nessun condizionamento”. “La nostra salute viene costantemente monitorata e i risultati delle analisi effettuate non ci danno motivo di essere preoccupati” perciò rassicuriamo anche voi cittadini che non dovete mostrare alcuna “preoccupazione per la salvaguardia della salute attorno al polo chimico”. Delle due l’una: o questo direttore è un impudente cinico o questi lavoratori sono degli irresponsabili. Infatti le analisi del sangue sono secretate alle Autorità pubbliche in quanto contengono da decenni livelli spropositati dei cancerogeni Pfas. Infatti le analisi delle falde e acquedotti ne sono pieni. A tacere dei Pfas respirati. Le indagini epidemiologiche sono drammatiche.

I francobolli sulle lettere spedite, e acclusi depliant, sono stati pagati dal direttore.

Nel 2008, spontaneamente, lavoratori minacciavano telefonicamente la mia famiglia e me per l’avvio del processo. Lino Balza.

M5S: “No al Pfas C6O4 mostro sulle rive del Po”.

Il Movimento Cinquestelle ha fatto una interpellanza (clicca qui) al ministro dell’ambiente Sergio Costa sostenendo “Non facciamo nascere un altro mostro sulle rive del Po” riferendosi alla autorizzazione AIA  per il pfas C6O4 che Solvay ha chiesto alla Provincia di Alessandria. Costa aveva già anticipato la risposta all’interpellanza tramite un inequivocabile  preciso impegno: “Abbiamo stabilito di abbassare a livello nazionale i limiti fino allo zero laboratoriale i livelli di Pfas, dando ovviamente alle Regioni la competenza per il monitoraggio” (clicca qui). Il M5S  si batterà  a mantenere gli impegni, senza ripetere una ulteriore delusione al mondo ambientalista?

L’intelligenza artificiale della Solvay.

L’attuale disastro ecosanitario è il risultato di come Solvay abbia tutelato e tuteli il territorio dall’inquinamento terra-aria-acqua provocato senza soluzione di continuità dal suo stabilimento di Spinetta Marengo. Questo eccezionale risultato, tragicamente misurabile in morti e malattie, è stato conseguito in condizioni meteorologiche normali. Ma se dovessero verificarsi fenomeni meteorologici di eccezionale portata? Niente paura, Solvay è preparata ad affrontarli con “la consolidata ottica di prevenzione,” tramite “un innovativo sistema di previsione dei fenomeni meteo eccezionali”, che susciterà l’invidia di Luca Mercalli. A dire il vero, precisa il comunicato stampa aziendale (clicca qui CorriereAL), già ora la barriera idraulica è da considerarsi degna di lode, a prescindere dai 21 cancerogeni (tra cui il Pfas C6O4) che sempre fluttuano in falde e acquedotti. Ma addirittura questa efficienza “d’avanguardia” sarà miracolata da un “innovativo sistema di intelligenze artificiali”. Tra queste intelligenze, noi annoveriamo la connivenza degli Enti locali auspicata per l’autorizzazione AIA al C6O4.

Matteo Renzi dice la sua sul Pfas C6O4.

L’OK dello scienziato Matteo

Cioè una cazzata (clicca qui). Arriva a dire che chi in Alessandria (Legambiente, Comitato Stop Solvay, Movimento di lotta per la salute Maccacaro, ecc.) si oppone all’autorizzazione AIA alla Solvay del cancerogeno C6O4 sta alimentando la contrapposizione retorica tra tutela dell’occupazione e tutela dell’ambiente e della salute”. Contrapposizione retorica: lo dice a me? Lo dice chi si è da sempre strafregato  dello stabilimento di Spinetta Marengo, con annessi inquinamenti e connesse morti!  Lo dice proprio a me? Che in 50 anni di lotta ho denunciato i fatti, non chiacchiere, e sono appunto stato colpito da un numero inverosimile di rappresaglie (compreso il licenziamento) per le quali l’azienda è SEMPRE stata condannata da TUTTI i tribunali fino alla Cassazione. I Matteo Renzi non hanno neppure letto il progetto C6O4, e  anche se lo leggessero, scientificamente ignoranti e politicamente in malafede come sono, concluderebbero: “sì al C6O4  perché è un progetto di miglioramento della qualità ambientale”.  D’altronde si inventano CHE GIA’ ADESSO emissioni terra-acqua-suolo, barriere idrauliche e bonifiche hanno… solo bisogno di ulteriori progressi e potenziamenti. Noi, che faremmo “contrapposizione retorica”, affermiamo invece che GIA’ ADESSO le analisi epidemiologiche, idrogeologiche e atmosferiche dimostrano il disastro ecosanitario: GIA’ ADESSO, SENZA AGGIUNGERE ULTERIORMENTE IL PFAS C6O4.

Noi siano dunque impegnati affinchè (anche col voto) “Italia Viva” non viva sulla pelle degli abitanti e dei lavoratori alessandrini.

Lino Balza

Contaminazione PFAS: non si salva nemmeno l’Artico.

Questi cancerogeni, a causa della loro elevata stabilità, possono resistere nell’ambiente praticamente “per sempre”. Drammatico è l’allarme dei ricercatori internazionali tedeschi e americani  (clicca qui): abbiamo individuato diversi tipi di sostanze perfluoroalchiliche nelle acque dell’Oceano Artico. Dunque è provato che i Pfas si spostano non solo nelle acque ma anche in atmosfera.

E’ ciò che infatti probabilmente è avvenuto per l’avvelenamento di pfas cC6O4 nell’acquedotto di  Montecastello (Alessandria), cioè a notevoli chilometri di distanza dallo stabilimento Solvay che, secondo le analisi, ha già contaminato le falde dell’area di Spinetta Marengo. Eppure Regione, Provincia e Comune vorrebbero rilasciare nuova autorizzazione AIA alla multinazionale belga. Alla faccia del monito dell’Onu “Necessarie azioni urgenti” raccolto in Italia dal ministro Costa fissando il limite zero per i PFAS.

Pfas: 7 microgrammi/litro per Solvay, 0,1 per Ue, zero per il governo.

Una battaglia avviata dodici anni fa.

Il ministro all’ambiente Sergio Costa sulle nostre posizioni: «Sul tema delle sostanze perfluoro-alchiliche, i cosiddetti Pfas (tra questi il cC6O4, ndr), mi sono molto battuto anche in sede europea qualche mese fa riuscendo ad ottenere importanti risultati. L’Italia, infatti, è stata in prima fila nel chiedere la massima ambizione sui Pfas e poter vedere oggi nella nuova direttiva acque della UE il valore limite di queste sostanze fissato a 0,1 microgrammi al litro come massimo per tutta l’Europa è il miglior riconoscimento del lavoro fatto dal nostro Paese in quella sede, ottenuto con una negoziazione difficile ma che non è mai arretrata di un passo. E il successo dell’azione in Europa ci ha aperto anche la strada per poter legiferare anche nel nostro Paese con più facilità. L’aver riconosciuto i Pfas come un problema delle acque europee, infatti, ci ha permesso di arrivare a vincoli ancora più stringenti. Come ministero dell’Ambiente, attraverso gruppo di lavoro al quale hanno partecipato anche Ispra e ministero della Salute, abbiamo stabilito di abbassare a livello nazionale i limiti fino allo zero laboratoriale i livelli di Pfas, dando ovviamente alle Regioni la competenza per il monitoraggio».

«Questa posizione è diventata un articolo che sarà inserito nel prossimo Collegato ambientale, in modo che la norma diventi operativa nel più breve tempo possibile. L’intervento normativo, inoltre, rispecchia i recenti obblighi derivanti da accordi internazionali, come il Reach, che prevedono il divieto di utilizzo e di presenza nei prodotti di alcune sostanze appartenenti alla categoria delle sostanze poli e perfluoroalchiliche sulla base delle loro caratteristiche di persistenza, bioaccumulabilità e tossicità. Questo, in prospettiva, consentirà anche alle Regioni che non hanno stabilito limiti ai livelli di Pfas di applicare i criteri della norma nazionale e agire di conseguenza».

Le norme metteranno ordine sulla questione. L’Italia, in sostanza, avrà regole più restrittive anche rispetto all’Unione europea. A livello nazionale, dunque, si abbasseranno i limiti dei Pfas fino allo «zero laboratoriale». Cosa significa? Lo zero di laboratorio è uguale al limite posto alla minima concentrazione di Pfas tecnicamente rilevabile. Abbassare i limiti fino allo zero di laboratorio significa limitarli al di sotto del più basso valore misurabile con una tecnica di laboratorio. Ovvero ogni metodo ha un valore indicato inferiore a limiti di rilevabilità analitica strumentale. Se in futuro gli strumenti arriveranno a vedere molecole ancora più piccole, il limite di rilevabilità sarà più basso. Non si parla dunque di un numero fisso ma cambierà e si ridurrà alla maggior evoluzione tecnologica degli strumenti. Clicca qui.

Tradotto per le autorizzazioni AIA  del pfas C6O4 della provincia di Alessandria alla Solvay: la nuova AIA deve essere respinta e la vecchia AIA revocata. Il limite C604 è zero per acque, aria e suolo. La Procura sequestri le cartelle cliniche dei lavoratori dello stabilimento di Spinetta Marengo. Comuni/Regione sottopongano alle analisi tutta la popolazione.

Il valore massimo di PFAS (PFOA, C6O4) nelle acque deve essere zero.

Il valore di PFAS nelle acque deve essere ridotto a zero. Il valore massimo temporaneamente imposto in Veneto è milioni di volte troppo alto. Clicca qui Salute: il metodo certificato per proteggersi dai Pfas nell’acqua di rubinetto.

I 5 Stelle tornano sulle accuse a Zaia per la gravissima alterazione PFOA delle falde partita dall’azienda Miteni, in provincia di Vicenza, e che ora interessa almeno 300mila cittadini. Clicca qui.

Pfas C6O4: per l’esperto crea più problemi del Pfoa  clicca qui.

Dietro la parola “nuova generazione”, GenX e C6O4 si nascondono i PFAS della “generazione di mezzo”, piccole varianti commercializzabili – sotto nome diverso e funzioni simili – utili a produrre nuove polimerizzazioni fluorurate oscure, opache, di difficile riconoscimento, altrettanto cancerogene. Clicca qui.

Gli studi scientifici hanno constatato la  correlazione tra l’uso di pentole antiaderenti in cucina e alcune patologie tra cui quelle cardiovascolari. A ennesima dimostrazione di ciò la Danimarca nel 2019 ha detto stop all’uso di PFAS nelle pentole antiaderenti bandendole dal commercio nazionale. Clicca qui.

Comitato Taranto a Conte: non sprecare fondi su ArcelorMittal.

“Il Just Transition Fund, lo strumento della transizione verde del Recovery Fund, è stato tuttavia fortemente ridimensionato e noi riteniamo che le risorse rimanenti non possano essere sprecate in un’impossibile rilancio dell’Ilva”. È un passaggio della lettera che oggi il Comitato cittadino per la salute e l’ambiente a Taranto ha inviato al premier Giuseppe Conte. “Non vogliamo – si legge nell’appello a Conte – che il Just Transition Fund divenga la stampella per far proseguire ancora di qualche mese l’agonia dell’Ilva concedendo abilmente ad ArcelorMittal fondi europei e aiuti di stato. Clicca qui l’appello.

Lettera aperta al Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano: Occorre aggiornare lo Studio sugli effetti delle esposizioni ambientali e occupazionali a Taranto. Il Comitato Cittadino per la Salute e l’Ambiente chiede che lo studio epidemiologico su Taranto, consegnato al Tribunale di Taranto nel 2012 e poi proseguito grazie alla Regione Puglia, venga aggiornato per verificare e quantificare con precisione i danni sanitari causati dall’ILVA. Clicca qui.

La senatrice a vita tenta di riabilitare il glisofato.

La mozione parlamentare  di Elena Cattaneo  va rigettata. Anche recenti studi dell’Istituto Ramazzini hanno messo in evidenza che il glifosato e il suo formulato Roundup, a dosi equivalenti alla ADI degli Stati Uniti, procurano formazione di micronuclei (genotossicità), effetto androgenico e aumento del testosterone nel sangue sia nei maschi che nelle femmine (interferenza endocrina), alterazione del microbiota intestinale durante le prime fasi della vita. Clicca qui ISDE e Istituto Ramazzini.

Senza aria pulita il Covid avrebbe ucciso circa il 10% di genovesi in più

Alla luce dei dati delle centraline Arpal, lettera aperta al Sindaco da parte dei ricercatori dell’Ecoistituto RE-GE:  la mobilità di persone e merci deve passare da inquinanti mezzi a combustione interna a mezzi di trasporto pubblici a trazione elettrica su rotaia, ad impatto nullo: treni regionali e tram. Clicca qui.

Solvay manda all’attacco Cisl e Uil per l’autorizzazione del pfas C6O4.

Andrea Diotto

Comitato Stop Solvay, Movimento Maccacaro, Legambiente, all’attacco contro il pfas C6O4? Massiccia la controffensiva della Solvay. Parte da Bruxelles, dalla amministratore delegato Ilham Kadri. Si dia da fare con quello che guadagna, è il primo che rischia di saltare, il direttore di Spinetta Marengo, Andrea Diotto, il quale infatti si sta sbracciando sui mass media. Presso i quali le compiacenze sono sempre enormi, ma ormai deboli di credibilità. Dunque butti nella mischia i sindacati. Agli ordini: Cisl e Uil chiedono un incontro urgente con Regione Piemonte e Comune di Alessandria affinchè “convincano” la Provincia a rilasciare nuova autorizzazione AIA di uso e vendita del tossico e cancerogeno C6O4, malgrado stia già dilagando nel sangue, nelle falde, negli acquedotti. Di norma, con i politici, sarebbe come sfondare una porta aperta, però nel frangente storico ci sono di traverso i Movimenti in piazza. La complicità di Cisl e Uil è assicurata: già nel 2002 stopparono la Cgil che denunciava, addirittura con un pubblico volantino, il tossico e cancerogeno Pfoa fratello gemello del C6O4. La Cgil, tirata per le orecchie dal direttore Stefano Bigini, annodò la coda in mezzo alle gambe e per altri anni il Pfoa avvelenò finchè bloccato dagli esposti di Lino Balza. Il messaggio ricattatorio che Cisl e Uil oggi trasmettono tramite i giornali compiacenti è un eufemismo sonoro: senza AIA, senza C6O4, la fabbrica di Spinetta Marengo chiude, anzi… la multinazionale belga se ne va dall’Italia, ovvero “ll No Aia rischia di modificare le scelte industriali che il gruppo Solvay può assumere nei confronti del sito e del gruppo stesso a livello nazionale”. Il messaggio  terroristico è ridicolo dal punto di vista imprenditoriale, infatti ad Solvay affida la barzelletta a Diotto e Diotto ai sindacati: senza C6O4 l’ azienda è costretta a cessare  le produzioni di  fluoro-polimeri. Il cC6O4, il “pfas buonocome lo definisce Diotto, in realtà rappresenta solo un business Solvay (e l’AIA una sorta di assicurazione penale contro i risarcimenti per danni alla salute) mentre a livello internazionale si praticano le alternative (più costose), come in Italia indicate dall’Istituto Negri. Noi non barattiamo la salute con l’ambiente, non mettiamo il nostro profitto prima di tutto il resto”:Diotto, nella sua “lettera aperta” rassicura lavoratori e cittadini che vivono in un “mondo migliore(sic)… intanto che tiene lontano da Spinetta la propria famiglia da quello che egli stesso definisce“un disastro”, il disastro Solvay del Pfoa tossico e cancerogeno e del C6O4, e ADV, fra gli altri. Invece i Movimenti gli hanno già risposto: EMISSIONI ZERO.  Dunque la Provincia respinga la nuova AIA e revochi la vecchia AIA, la Procura della Repubblica requisisca (corpo del reato) alla Solvay le occultate cartelle cliniche dei lavoratori contenenti le abnormi analisi del sangue dei lavoratori e blocchi l’utilizzo del C6O4, il Comune e la Regione eseguano il monitoraggio ematico a tutti i lavoratori e cittadini, insieme alle indagini epidemiologiche. Queste Istituzioni non rilascino a Solvay la “patente di avvelenamento” che noi definiamo “licenza di uccidere”. 

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.

No soldi pubblici per salvare l’Ilva.

Lo Stato non può farsi carico delle perdite di ArcelorMittal. La fabbrica non è sostenibile né dal punto economico né da quello ambientale e sanitario. Se lo Stato ritiene che sia utile salvare la produzione gettando ulteriori miliardi di soldi pubblici in un’azienda che cade a pezzi e senza futuro, allora è necessario che le organizzazioni tarantine e la cittadinanza scendano in strada per raccontare le alternative sostenibili e gli interventi di riconversione che si potrebbero attivare con tali investimenti pubblici. Clicca qui il video con Alessandro Marescotti.

Lo scontro tra profitto e salute.

Il Covid19 ha messo in evidenza, tra le altre, almeno tre cose fondamentali:

  1. a) l’incapacità e l’impossibilità per l’attuale sistema, a livello globale, di proteggere e avere cura della popolazione. Solo grazie all’abnegazione degli operatori sanitari non ci sono stati danni peggiori;
  2. b) la fragilità, anche economica di questo sistema;
  3. c) lo scontro reale, vero e concreto, oggi in atto tra mercato e profitto, da una parte, evita, dall’altro.  Clicca qui il “Manifesto di intenti”

Il legame tra i Pfas e la coagulazione del sangue.

Pubblicato sull’International Journal of Molecular Sciences uno studio riguardante il legame tra i Pfas e la coagulazione del sangue. I ricercatori dell’Università di Padova sono riusciti a dimostrare che queste sostanze chimiche, presenti all’interno di farmaci, vernici e presidi medici, possono attivare le piastrine e rendere più probabile la loro coagulazione, incrementando il rischio di contrarre malattie cardiovascolari. (continua)

Solvay+Regione+Provincia stanno preparando il pacco C6O4.

Intervento di Lino Balza alla manifestazione

Solvay, Regione Piemonte e Provincia di Alessandria non hanno la minima intenzione di respingere la nuova Autorizzazione AIA del tossico cancerogeno pfas C6O4, men che meno di revocare la vecchia AIA: cioè di decretare  “emissioni zero” in acqua-aria-suolo, cioè  di eliminare il C6O4.  Soprattutto Solvay necessita di queste autorizzazioni a Spinetta Marengo, per pararsi penalmente il culo dagli inevitabili risarcimenti. L’indaffarata congrega dunque cercherà di vendere all’opinione pubblica, a mezzo dei giornali sempre compiacenti, la rassicurante Autorizzazione  – per un “periodo transitorio”-  tramite l’inserimento di palliativi denominati “limiti più restrittivi alle emissioni”, “percentuali più basse”, “restrizione delle concentrazioni”, “individuazione delle perdite”, “riduzione delle perdite” (si confronti il lessico nell’articolo allegato: clicca qui).

La pantomima dei continui rinvii della “Conferenza dei servizi”, a Marnati Robotto Coffano Maffiotti Diotto & Co. ,  serve appunto a prendere il tempo di confezionare il pacco italiano a prescindere dalle contestazioni del mondo scientifico internazionale. L’escamotage per l’AIA sarà appunto il “periodo transitorio”. Alla combriccola fa comodo riferirsi al “vuoto normativo” (che ricorda quello tragico dell’amianto) del microgrammolitro più microgrammolitro meno (giammai zero), gli serve anche equipararsi al Veneto omettendo che lì il Pfas non è più prodotto mentre in terra piemontese Solvay addirittura lo incrementerebbe  per uso e perfino vendita.  Insomma, tutto può entrare nel “pacco” purchè resti fuori “limite C6O4 zero” “eliminazione totale del C6O4”, e bonifica integrale. Il pacco in politichese è quello che suol definirsi “salute e profitto compatibili”. Per un “periodo transitorio” ovviamente, come è stato per il PFOA, insomma il tempo di contare morti e ammalati.

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.

Silenzio. Stiamo avvelenando con una nuova generazione di PFAS.

La mascherina non impedisce al nostro rappresentante alla Conferenza dei servizi di Alessandria di essere perentorio: “Per noi le emissioni di C6O4 devono essere zero”: clicca qui. Claudio Lombardi è stato di nuovo cacciato dalla Provincia che si è rintanata con i carbonari della Solvay a nascondere gli omissis dell’autorizzazione AIA. Solvay ha ottenuto di rinviare nuovamente la Conferenza e la complicità di continuare indisturbata ad inquinare.

Dall’estero rompe il silenzio anche il giornale Liberation: clicca qui.

Solvay cerca di nascondere, dietro la parola “C6O4 nuova generazione”, che trattasi di piccole varianti commercializzabili di veri e propri  Pfas sotto nome diverso. In due importanti articoli di Science emergono i collegamenti di Solvay con le produzioni americane. Il focus di Liberation. Clicca qui “A valle dello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo, Alessandria, nel campione di acqua del fiume Bormida  abbiamo identificato cinque congeneri del ClPFPECA che erano compatibili con i campioni di suolo del New Jersey” . ”All’allontanarsi dallo stabilimento Solvay è probabile che il fattore  che ha contribuito a contaminare questi suoli sia stato quello aereo”. Negli Stati Uniti, gli enti regolatori/di controllo hanno espresso  serie preoccupazioni sul fatto che «potrebbero avere una potenza tossica simile o più alta rispetto ai PFAAs a catena lunga  che rimpiazzano. Sono resistenti alla degradazione in maniera analoga (ai PFAS a catena lunga) ed estremamente persistenti nell’ambiente». L’agenzia ha anche affermato che i perfluoropolyethers, in generale, potrebbero contenere dei PFAAs come impurità o potrebbero rilasciarli in fase di combustione. Tali PFAAs sono persistenti, bioaccumulabili e potenzialmente tossici.

Per i Pfas Solvay finora non ha pagato nulla. In Usa invece…

Du Pont è andata a processo nel 2015. Nel 2017 si è arrivati a 3500 cause individuali e la compagnia ha finito per patteggiare (670,7 milioni di dollari), ma non c’è stata alcuna decontaminazione né alcuna bonifica. L’unica cosa che hanno fatto finora è stato pagare per i sistemi di filtraggio dell’acqua potabile delle diverse comunità. Lo Stato del Minnesota ha citato in giudizio la compagnia 3M nel 2008. Il processo si è chiuso nel 2019 con un risarcimento di 850 milioni. Poi anche altri Stati hanno intentato cause giudiziarie. La gente ha capito che i Pfas non venivano usati solo per il teflon delle pentole antiaderenti e le schiume antincendio. Sono stati usati per quasi tutto.  Clicca qui Pfas, l’avvocato Usa delle class action: “Basta ignorarli, sono già dentro di noi e incidono sulle …

I Pfas hanno favorito la diffusione del Covid-19 e indeboliranno i vaccini.

La pandemia causata dal Covid è stata più aggressiva dove ha trovato delle popolazioni maggiormente esposte ai PFAS: i quali  hanno reso il loro sistema immunitario meno efficiente. Dunque i Pfas, compreso il C6O4 della Solvay, indeboliscono le difese immunitarie oltre a causare cancro, infertilità, danni alla tiroide e al cervello. Clicca qui PFAS e Covid-19, un presunto connubio che negli USA ha portato ad una class action.

L’Ilva è come il Paltò di Napoleone in “Miseria e Nobiltà”.

Radio Radicale intervista Alessandro Marescotti  presidente di PeaceLinkINVITALIA non può salvare l’ILVA. La sua mission è differente rispetto a quella che fu la mission di GEPI. Tra il 1971 e il 1992 a GEPI lo Stato erogò circa 4.000 miliardi di lire per gestire 108.000 lavoratori. Una prospettiva non più proponibile oggi:  INVITALIA non può tornare a diventare un carrozzone per mascherare i fallimenti. Cliccate qui per saperne di più.

Rinvenuti Pfas oltre 50 Km dall’impianto.

Il ritrovamento di C6O4 a Montecastello dimostra che bisogna ampliare l’area di monitoraggio sia del suolo che delle acque, come illustra  lo studio scientifico, clicca qui.

La dispersione del veleno, persistente e bioaccumulabile, avviene non solo nelle acque ma anche in atmosfera, a grandi distanze. Dunque l’attuale monitoraggio è assolutamente insufficiente.

Legambiente lancia un’iniziativa nazionale contro l’inquinamento industriale dei fiumi.

Clicca qui. Nel dossier gli  approfondimenti sui casi d’inquinamento da PFAS: il caso della provincia d’Alessandria, dove è in fase di autorizzazione un progetto che prevede l’utilizzo di una nuova sostanza (cC604) dagli effetti dannosi in un’area in cui “l’eccesso di ricoveri e di mortalità è segnalato da anni”; quello del Veneto dove l’inquinamento da PFAS è storicamente dovuto allo scarico di un’industria chimica e interessa le province di Vicenza, Verona e Padova, minacciando la salute di 300 mila persone.

Esiste il reato di omesso ripristino ambientale. Ma non per Solvay.

Vale per le parti civili al processo Pfas contro Miteni di Trissino, clicca qui.

Vale per la Regione Veneto che si costituisce parte civile nello stesso processo: clicca qui.

Non vale per Solvay che sui giornali compiacenti  spaccia per bonifica la balla infinita delle barriere idrauliche (clicca qui )  , smentite  non solo da Legambiente clicca qui, ma perfino dal direttore Arpa: clicca qui il video su Rai3.

Le bugie di un’Arpa con le gambe corte.

Ai giornali, clicca qui,  il  direttore dell’Arpa, Alberto Maffiotti, cercava di difendere sè e Solvay raccontando  “non abbiamo riscontrato la presenza di perfluorati nelle acque potabili degli acquedotti”. Ometteva di dire che però il C6O4 l’aveva rinvenuto nella falde attorno allo stabilimento di Spinetta Marengo. Soprattutto nascondeva che l’aveva trovato nell’acquedotto di Montecastello! addirittura a  ottobre 2019! e senza intervenire! fino a quando il sindaco l’ha chiuso a giugno 2020!

Termovalorizzatore a Rende? Una scelta criminale.

Clicca qui CAT CALABRIA (Coordinamento delle Assemblee Territoriali): Non siamo contro il termovalorizzatore qui a Rende. Siamo contro il termovalorizzatore ovunque: una scelta vetusta ed irrazionale che pensa di risolvere il problema rifiuti nascondendoli sotto terra oppure bruciandoli. Da vent’anni come movimenti ambientalisti, coordinamenti territoriali, comitati civici, lottiamo per imporre la strategia Rifiuti Zero: raccolta differenziata spinta, tariffa puntuale, gestione pubblica, trasparente e condivisa con i cittadini.

Il contratto firmato dal governo con ArcelorMittal è nefasto: contrasta con il diritto alla salute e alla vita e, ancora una volta, viola i diritti umani di un’intera popolazione.

Il disegno di Federico, morto a 9 anni nel 2014 

Il governo – nel suo tentativo di evitare l’implosione dell’ILVA – gioca la carta della disperazione: sposta al 2025 il termine della messa a norma degli impianti. La Corte Costituzionale aveva di fatto “chiuso un occhio” sul primo decreto salva-ILVA contando sul fatto che i lavori di messa a norma sarebbero stati rapidissimi. Quello che sta avvenendo è invece l’esatto contrario: ben dieci anni di ritardo vengono previsti! Quante vittime lascerà sul campo un ritardo di questa portata? L’accordo prevede tale proroga nonostante la VIIAS (Valutazione Integrata di Impatto Ambientale e Sanitario) certifichi la pericolosità degli impianti in funzione che causano un rischio sanitario “non accettabile” agli attuali livelli produttivi di 4,7 milioni di tonnellate/anno di acciaio. Come farà il governo a garantire un rischio sanitario accettabile prospettando un aumento della produzione da 4,7 a 8 milioni di tonnellate/anno di acciaio? Come farà il governo a dimostrare che da qui in poi non vi saranno vittime in questo prolungarsi del percorso di messa a norma degli impianti? E solo chi si fa illusioni può pensare che l’accordo apra le strade ad un roseo futuro per i lavoratori di Taranto. La prospettiva è che ArcelorMittal vada via da Taranto pagando una penale da 500 milioni ma avendo acquisito il clienti dell’ILVA. E lasci al governo il compito di trovare un improbabile sostituto. Clicca qui PeaceLink: Non vi fate abbindolare. Il vero scopo del nuovo piano è quello di dare altri due anni di tempo per la messa a norma degli impianti. Intanto la gente muore

La catastrofe ecosanitaria Pfas in Veneto.

Si apre il processo PFAS contro la Miteni di Trissino Il 23 marzo 2020 si entrerà finalmente nel merito dibattendo sui reati per disastro ambientale innominato e avvelenamento di acque e sostanze alimentari. Una catastrofe ecosanitaria che ha contaminato acqua, alimenti e già oltre 350mila persone. Dopo anni di silenzi, ha inizio il processo. Nell’auspicio che non faccia la fine di quello alla Solvay di Spinetta Marengo (leggila sul Sito).  Clicca qui una storia di 50 anni.

A Vicenza, l’Inca avvia 10 pratiche per il riconoscimento di malattie professionali, dovute ai Pfas della Miteni. Clicca qui.  Intervista ad un ex operaio, clicca qui.

Le aziende chimiche  sapevano fin dagli anni ‘50 della tossicità del PFOAComprese Montedison, Solvay, Miteni.  Sostituito il PFOA con PFAS a catena corta: ora è anche il C6O4 che inquina come cancerogeno. Clicca qui.

Provvisorie le prescrizioni della Provincia di Vicenza  per PFOA e C6O4. Clicca qui.

L’ARPA del  Veneto è all’avanguardia nello studio delle contaminazioni PFAS. L’ARPA del Piemonte è la retroguardia. Clicca qui.

Altri avvocati difensori della Solvay di Spinetta Marengo.

L’intervistatrice de Il Piccolo allarma che il PFAS C6O4 nelle analisi è presente in più punti della falda  attorno allo stabilimento e con maggior concentrazione sotto di esso. Dunque l’impianto, di cui Solvay –dietro copertura del segreto industriale- chiede alla Provincia addirittura l’autorizzazione AIA all’ampliamento: sta già rilasciando da anni  i veleni (L’allarme, documentato, della sua nocività, fu da noi lanciato almeno dieci  anni fa. N.d.R.) senza che la Provincia sia intervenuta a controllarli e bloccarli. D’altronde è risaputo che le cosiddette barriere di contenimento sono palliativi. Ma l’ingegnere  responsabile Claudio Coffano non l’ammette. Né ipotizza la messa al bando del C6O4, sostituendolo ad esempio con le sostanze studiate a rischio zero dall’Istituto Negri. Anzi, il presidente della Provincia, Gianfranco Baldi, esplicitamente non esclude di autorizzare l’AIA: valutando ogni possibile rischio anche se qualcosa può sempre scappare ma non a cuore leggero (Morto più morto meno N.d.R). Affidiamoci, concludono entrambi, alla Solvay affinchè abbatta il più possibile il C6O4 nell’ambiente. L’intervistatrice infine chiede inutilmente notizie sull’emissione dai camini dei vietatissimi  CFC clorofluorocarburi.

Parla l’avvocato che difende la Solvay di Spinetta Marengo.

Domanda del giornalista Massimo Brusasco: “L’indagine epidemiologica dimostra che a Spinetta si muore di tumore più che altrove. Non le basta?” Risposta di Paolo Borasio: “L’indagine non dice espressamente che la causa è il polo chimico. Certo, anche la Solvay potrebbe essere coinvolta, ma il rapporto causa effetto non è esplicitato. Io mi attengo a questa valutazione.” Però non le sembra acclarata una connessione tra il polo chimico e condizione di salute degli spinettesi? “Io penso che sia innanzitutto da capire se le problematiche evidenziate siano effettivamente riconducibili a quello che produce Solvay”. “Ci vorrebbe un intervento decisivo”. “Fino a quando non dicono che l’aumento dei tumori è dovuto al polo chimico, come si fa ad intervenire”. “Non sarebbe quasi ora di fare una bonifica seria ed efficace?” Solvay ha tempo fino al 2029”. “Però se c’è in gioco la salute…”. “Mi immagino, in futuro, un polmone verde”.  Insomma non criminalizziamo Solvay quando basta circondare lo stabilimento con un bosco. E’ sotto lo zuccherificio che invece si dovrebbero cercare i veleni, affidandone la ricerca alla Solvay.  Voi direte: Paolo Borasio è avvocato e fa il suo mestiere di difensore, che male c’è. C’è che Borasio è assessore comunale di Alessandria, anzi è assessore all’Ambiente.