Pfas: impossibile eliminarli, l’unica via è non produrli.

L’unica soluzione per i Pfas è metterli al bando come utilizzo (plastiche, utensili, vestiti ecc.) e prima ancora come produzione. Sono persistenti e bioaccumulabili, praticamente indistruttibili, dunque la loro eliminazione, cioè la bonifica, è praticamente impossibile. Durante la loro lavorazione inquinano dipendenti e cittadini: scaricati in atmosfera e biogas, migrati nel sottosuolo, smaltiti in discariche, rilasciati nelle acque. Poi i Pfas in queste  matrici restano: possono essere rimossi?

Rimozione di PFAS dall’atmosfera. I Pfas non “assorbiti”… dai polmoni si riversano in suolo e acqua.

Rimozione di PFAS dai liquidi (acque e fanghi)

L’unico sistema veramente efficace per distruggere PFAS è il trattamento termico, efficace ma non innocuo: nulla si crea, nulla si distrugge tutto si trasforma. A maggior ragione  tutti gli altri trattamenti sono semplicemente “trasferimento” PFAS da un supporto all’altro. Tutti i trattamenti delle acque che generano sottoprodotti generano quindi altri rifiuti con PFAS nei liquidi, nel suolo e in aria.

Rimozione di PFAS dai terreni

A prescindere dai costi inusitati, il risultato è analogo al precedente, anche con il “soil washing” (tecnica di separazione fisica dell’inquinante e di recupero).

Modello concettuale a blocchi

Il Bisfenolo della Solvay senza autorizzazione e monitoraggi.

Dannoso  anche a bassissime dosi.

Il Movimento di lotta per la salute Maccacaro ha denunciato, anche con esposti alla magistratura https://www.edocr.com/v/rkl0edx8/bajamatase/esposto-4-bisfenolo  , l’utilizzo nello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo del Bisfenolo: “…questa sostanza senza autorizzazione AIA è da parte della  multinazionale belga -tra i principali produttori nel mondo di Bisfenolo-  ben conosciuta da decenni e volutamente non evidenziata per la sua pericolosità all’ARPA, la quale infatti non l’ha mai cercata nelle analisi a tutela (ASL) della salute delle popolazioni”.

 Orbene, la recente  Direttiva UE 2020/2184, concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano, cambia la normativa per l’analisi delle acque potabili al fine di monitorare sostanze e composti classificati come contaminanti emergenti che rappresentano  rischio per la salute umana.

In particolare, stabilisce: “Il Bisfenolo (A) è una sostanza chimica usata per produrre plastiche e resine. E’ da anni classificato come interferente endocrino in grado di alterare l’equilibrio ormonale e il metabolismo dell’organismo. L’esposizione a questa sostanza chimica di sintesi è stata correlata in alcuni studi con la comparsa di malattie o disturbi quali infertilità, obesità diabete e cancro. Il limite è stato fissato a 2.5 ug/l” (2,5 milionesimi di grammo per litro d’acqua).