A Genova movimenti sociali da tutto il mondo.

MOVIMENTI SOCIALI DI TUTTO IL MONDO  A GENOVA NELL’ANNIVERSARIO DEL G8 DEL 2001 mentre in tutta Italia si stanno svolgendo iniziative locali.

ASSEMBLEA NAZIONALE DI CONVERGENZA Si terranno 60 interventi delle principali reti, movimenti sociali di vecchia e nuova generazione, associazioni, gruppi, campagne organizzazioni sociali sindacali e politiche che si battono per una alternativa di sistema. L’obiettivo dell’assemblea è avviare un processo convergente verso una grande mobilitazione nazionale anti-sistemica in autunno.

ASSEMBLEA INTERNAZIONALE Gli interventi mescolano attivismo di vecchia e nuova generazione. Tutti gli attivisti e le attiviste di allora sono ancora attivi nelle campagne di oggi. Saranno divisi in micro-sessioni, ma a tutti sarà posta la stessa domanda: “come rafforzare la connessione fra movimenti e attori dell’alternativa a livello continentale e globale?”Fra questi segnaliamo figure chiave dell’altermondialismo come Walden Bello (Filippine), Zé Correa (Brasile), Christophe Aguiton (Francia), Nandita Shah (India), KamalLahbib (Marocco), PhyllisBennis (USA) MoussaTchangari (Niger), Edgardo Lander (Venezuela), Edmilson Rodriguez (sindaco di Belem, Amazzonia), Ashish Khotari (India), Armando De Negri (Brasile, Forum Sociale Mondiale Salute). E anche figure chiave dell’attivismo di nuova generazione, fra le quali Marta Lempart (portavoce del movimento delle donne polacche), Carola Rackete (comandante della Sea- Watch), Thenjiwe McHarris (leader di Black Lives Matter USA), Asad Rehman (coordinatore mobilitazione internazionale per COP Glasglow 2021), Batool Karim Hamdi (Forum Sociale Iracheno, attore delle mobilitazioni popolari in Iraq). 

Venti anni dal G8 di Genova. Senza memoria non c’è futuro.

Venti anni dal G8 di Genova. Senza memoria non c’è futuro: sentiamo il dovere, oltre che il diritto, di fare memoria di quel pezzo importante di storia dei movimenti sociali, tanto più perché è una ferita ancora aperta. Di farlo insieme, con l’attivismo sociale di diverse generazioni. Di farlo oggi, mentre c’è un terribile bisogno di futuro, di fronte alla possibilità che le dure lezioni della pandemia rimangano inascoltate.

Venti anni fa, una straordinaria convergenza di idee, esperienze, culture e pratiche in Italia e in tutto il mondo alimentò una grande speranza di cambiamento globale. Già conteneva la previsione dello scenario a cui si andava incontro: l’insostenibilità della globalizzazione neoliberista e i suoi pesantissimi impatti sociali, economici e ambientali. Le crisi che anno dopo anno si sono succedute a ritmi sempre più preoccupanti ci hanno dato ragione- fino alla pandemia, che ha messo in luce tutti i limiti strutturali del sistema e i pericoli che esso porta con sé. 

Oggi, la necessità di una alternativa di sistema è ancora più evidente. Il potere economico finanziario, il sistema politico, i governi ci costringono da venti anni a fare le Cassandre: nessun passo è stato fatto verso quel mondo diverso rivendicato da un gigantesco movimento globale, nonostante la consapevolezza dei problemi sia ora molto più grande di allora. La reazione ai danni della globalizzazione liberista è stata finora cavalcata dalla destra in chiave razzista, reazionaria, identitaria. Ora un virus ha messo a nudo tutta la magnitudine del disastro – climatico, sociale, umano, di genere, ambientale, pandemico, sanitario. Un forte punto di riferimento anti-sistemico è oggi ancora più necessario.

E’ tutta aperta la grande questione dello spazio civico e dell’agibilità democratica, del diritto al dissenso, della legittimità del conflitto sociale, del ruolo degli attori sociali: elementi che sono la cifra della qualità di una democrazia e che invece si vanno restringendo anche in tutta Europa. Nel 2001 nelle strade di Genova, alla Diaz, a Bolzaneto subimmo “la più grande violazione dei diritti umani in occidente”, alla verità sull’uccisione di Carlo Giuliani non si è mai voluti arrivare, chiarezza sui mandanti politici non è mai stata fatta, giustizia ne abbiamo avuta ben poca, e nessuno si è mai degnato di una scusa. Genova è una delle macchie nere e oscure della democrazia italiana, non c’è archiviazione possibile – e tenere aperto lo spazio civico è una necessità anche oggi. 

Genova ci parla della necessità della convergenza. Nel 2001 il movimento fu capace di resistere, di allargarsi ancora fino a realizzare nel 2003 la manifestazione più grande del mondo; seppe costruire una identità, una speranza, una cultura. Fu il risultato di un intreccio senza gerarchie fra provenienze, tematiche, soggettività diverse. In questi venti anni le idee di allora si sono fatte pratiche, conflitti, lotte, alternative concrete, si sono incarnate in tanti territori e comunità. Ma la pandemia ci dimostra che da solo non si salva nessuno, ci dice quanto siamo interconnessi e quanto bisogno c’è di ricostruire uno spazio pubblico nazionale, europeo e globale di lotta, di pensiero, di alternativa. 

Dopo 30 anni la lotta No Tav non si ferma.

Tre luoghi che sono simbolo della nostra lotta lunga oltre 30 anni. Ci saranno momenti di incontro, socialità e iniziative. Avremo modo di tornare sui sentieri della Val Clarea per avvicinarci e raggiungere i luoghi toccati dal cantiere di Chiomonte che avanza con la sua devastazione. Arriveremo anche a San Didero perché non vogliamo essere condannati ad anni di inquinamento provocato dai lavori per la costruzione del nuovo autoporto.

Difendiamo Punta Giglio.

Sono un componente del comitato sorto circa tre mesi fa ad Alghero in difesa di Punta Giglio, zona protetta di un parco regionale a Porto Conte, Sito di Importanza Comunitaria (SIC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS), in cui si sta tentando con tutti i mezzi , anche contro ogni norma, di imporre un progetto di costruzione di un Hotel ristorante con piscina, con la vergognosa scusa di “rifunzionalizzare una vecchia installazione militare”, ex Batteria della Marina Regia. Il Comitato si chiama: Punta Giglio Libera. Per migliori chiarimenti ed informazioni potete telefonare al  3298433903 Bruno .

La questione 5G.

I pericoli dell’inquinamento elettromagnetico nell’implementazione dell’inesplorata tecnologia wireless del 5G, priva di studi preliminari e parere sanitario preventivo previsto. L’innalzamento dell’elettrosmog a 61 V/m per il 5G mette a rischio la salute di tutta la popolazione, già impattata massicciamente dalle altre frequenze del 2G, 3G, 4G e wifi, come testimonia l’incremento vertiginoso, anche nei più giovani, dei disturbi di elettrosensibilità, i cui casi medio-gravi sono disperati e non sanno dove andare a vivere per fuggire i campi elettromagnetici che li distruggono. Clicca qui.

Il mistero della transizione ecologica.

Il PNRR italiano e il suo padre, il RRF della Commissione europea, e la sua madre, il programma NextgenerationEU, altro non sono che armi di distrazione di massa, finalizzate a bloccare l’attenzione intorno a misure e progetti assolutamente inconsistenti, se non controproducenti. Se il ministro della Transizione sembra sensibile soprattutto alla lobby del gas (Eni ed Enel), il PNRR, nel suo insieme, destina il giusto tributo anche a quella del cemento e delle Grandi opere: il piano pullula di autostrade, aeroporti e treni ad Alta velocità, chiamati infrastrutture, tutti finanziati a spese del trasporto locale (compreso il TAV Torino-Lione, ricompreso nel PNRR, senza nominarlo, nelle vesti del fallito Ten-T). Continua Guido Viale.

Ennesima sentenza di assoluzione per le morti da amianto.

E’ la volta della Corte di Cassazione che ha confermato la sentenza assolutoria della Corte d’Appello di Milano, con la solita motivazione: non si può stabilire il momento  in cui le fibre di amianto, penetrate nella pleura si trasformano e danno origine al mesotelioma e/o carcinoma, pertanto non è possibile attribuire responsabilità di omicidio colposo ai 4 manager dell’Alfa Romeo di Arese per la morte di 15 lavoratori.

Genova 2001: ritorno al futuro.

Su ”Granello di sabbia” di ATTAC clicca:

Altermondialismo di Christophe Aguiton (sociologo, militante sindacale e politico francese) Essere brace sotto la cenere di Vittorio Agnoletto (medico, presentatore per l’Italia della petizione europea “Diritto alla cura, nessun profitto sulla pandemia”) Genova 2001: una stagione ribelle declinata al futuro di Marco Bersani (Attac Italia) Genova 2001-2021. Riflettere sul passato per agire nel presente, delineando un futuro di Piero Bernocchi (Confederazione Cobas) De Gennaro: dal ‘Blue Block’ di Genova al controllo di tutta la sicurezza nazionale di Gigi Malabarba (già capogruppo Prc al Senato) Genova ieri e oggi di Alessandra Mecozzi (sindacalista Fiom)I mass media in guerra contro il movimento dei movimenti di Lorenzo Guadagnucci (Comitato Verità e Giustizia per Genova) E se riprendessimo a contestare il capitalismo? di Daniele Maffione (studioso di classe operaia e movimenti sociali) Il giugno femminista del 2001 (e non solo) di Monica Lanfranco (Giornalista, formatrice, attivista femminista) Venti anni di resistenza al capitale globale di Alberto Zoratti (Fair Watch – fra i facilitatori della Società della Cura) Genova: le ragioni di allora ancora più attuali oggi di Monica Di Sisto (Fair Watch – fra i facilitatori della Società della Cura) Presentazione della rete e delle iniziative a Genova 19/20 luglio 2021 di Genova 2021

L’Eni punta a stivare in fondo ai nostri mari 500 milioni di tonnellate di anidride carbonica.

Dopo l’ipotesi di produrre, con fondi pubblici, idrogeno da metano con connessa cattura e stoccaggio di CO2, l’Eni rilancia sull’ipotesi di stivare CO2 a Ravenna in fondo all’Adriatico, tramite un progetto sperimentale di stoccaggio geologico.  Lo stoccaggio di CO2, come hanno dimostrato analoghe attività in altre aree, potrebbe provocare un progressivo incremento della sismicità; cosa molto pericolosa nel territorio ravennate, che già presenta un rischio sismico medio-alto ed è soggetto a significativi fenomeni di subsidenza. Clicca qui il  Coordinamento Nazionale No Triv.

Gli italiani non sono brava gente.

Angelo Del Boca era il più illustre studioso della Storia del colonialismo italiano. Si è battuto per la verità storica sul nostro colonialismo, dalla nascita dello Stato ai crimini dei “volenterosi carnefici” di Mussolini, un lavoro con cui lo storico ci ha restituito la politica servile e aggressiva della borghesia imperialista italiana, la natura e le caratteristiche del suo Stato, delle sue classi dirigenti. Clicca qui.

Come, in una decina di modi differenti, noi disabilini ameremmo definire qualche normodotatino…

“L’umoristica inutilità del “politicamente corretto” è il bersaglio di Gianni Minasso, creatore per il nostro giornale della rubrica “A 32 denti (Sorridere è lecito, approvare è cortesia)”, fatta di pungente ironia, di grottesco e talora della comicità più o meno involontaria che, come ogni altra faccenda umana, può riguardare anche il mondo della disabilità. E i destinatari sono i “normodotati” o meglio, chi si ostina a non voler afferrare certi concetti…
(continua…)

Dalla valle alla laguna contro il G20 della finanza.

In pullman dalla Valsusa alla manifestazione di Venezia. Inoltre, sempre sulla nwslettera di Doriella&Renato (clicca qui), convegno sul tema “IL TAV ALL’INTERNO DEI CORRIDOI DI MOBILITÀ MILITARE EUROPEA”, partecipa anche il Movimento No Muos. Nell’ambito di questa militarizzazione assistiamo all’allargamento del cantiere in Val Clarea e all’avvio di un nuovo cantiere a San Didero.

Voci e volti del Movimento No Tav.

Le immagini delle persone, dei tanti militanti di base (spesso anziani) che costituiscono l’ossatura del movimento. La dimensione umana di una lotta attraverso racconti che partono dal vissuto precedente, spesso da ricordi dell’infanzia, dalla formazione scolastica, da precedenti esperienze di impegno nel sociale; e non di rado sono presenti richiami alla Resistenza al nazifascismo e alla lotta partigiana. Il progetto, è curato dal Centro di documentazione del Controsservatorio Valsusa (clicca qui).

Campagna “banche armate”.

Verso gli istituti di credito, nazionali ed esteri operativi in Italia, per chiedere loro di adottare delle direttive atte ad escludere o per lo meno a limitare rigorosamente i servizi finanziari alle aziende produttrici di sistemi militari e di armi leggere. Clicca qui.

Pacifisti in azione a Ghedi.

Dove si producono sistemi antimina, munizioni di medio e grosso calibro e testate – Per richiamare l’attenzione sul divieto, sancito dalla legge 185/1990, di esportazioni di armamenti a Paesi in conflitto e responsabili di gravi violazioni dei diritti umani. Conferenza stampa dei missionari. Clicca qui.

Verso un coordinamento europeo antinucleare.

Il 7 luglio 2021 sono 4 anni dall’approvazione del Trattato ONU sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) (https://www.un.org/disarmament/wmd/nuclear/tpnw/) . Le armi nucleari sono al bando: chi le possiede e chi le ospita, come l’Italia (ce ne sono circa 70 dislocate nelle basi di Ghedi(BS) ed Aviano in Friuli) è fuori dal diritto internazionale, così come per le armi chimiche e batteriologiche, le mine antiuomo, le bombe a grappolo. Il Trattato è stato firmato da 86 stati e ratificato da 54. Tra questi non c’è l’Italia. Eppure recenti e ripetuti sondaggi mostrano che la stragrande maggioranza della sua popolazione sarebbe favorevole (l’87% secondo l’ultimo condotto da Yougov nel novembre 2020).

Si va verso un Coordinamento europeo promosso da Disarmisti esigenti, WILPF Italia, Sardegna pulita, Rete per l’educazione alla terrestrità. Clicca qui.

I Pfas nella catena alimentare.

Manifestazione «No Pfas» davanti al tribunale di Vicenza

La Regione Veneto dà il via ad una campagna di rilevamento dei temibili Pfas. Gli ecologisti però contestano senza sconti l’approccio e la metodologia seguiti parlando di operazione «di mera facciata». Frattanto si moltiplicano le voci su una serie di dati inquietanti rispetto alla presenza delle sostanze chimiche anche nella catena alimentare. Clicca qui. D’altronde nell’alessandrino i Pfas della Solvay di Spinetta Marengo sono stati analizzanti nelle uova della fauna selvatica.

Solvay comunica: dal primo luglio 2021 basta Pfas.

Dunque per le popolazioni di Alessandria finisce l’incubo dello stabilimento  di Spinetta Marengo? Fermi, non precorriamo i tempi. La comunicazione di Solvay recita testualmente“Solvay ha annunciato oggi il lancio di nuove tecnologie non fluorotensioattive – Hylar® 5000S e Tecnoflon® LX – che saranno in piena produzione presso lo stabilimento di Solvay a West Deptford, NJ entro la fine di giugno 2021 A quel punto, Solvay non utilizzerà più coadiuvanti di processo fluorotensioattivi a West Deptford o in qualsiasi parte degli Stati Uniti”. Basta Pfas negli Stati Uniti. E in Italia? L’Italia è considerata chimica del terzo mondo: Solvay pretende l’autorizzazione di produrre Pfas C6O4 e ADV a Spinetta Marengo, costano meno e vanno bene nel mercato di noi sottosviluppati designati a sopportare il carico di morti e ammalati a cui ci lasciano condannare i nostri governanti. Per il mercato americano invece —esalta con massima enfasi il comunicato Solvay: clicca qui — “Il lancio di Hylar® 5000S e Tecnoflon® LX negli Stati Uniti è il culmine di una stretta collaborazione con i clienti e dello sforzo di innovazione per sviluppare nuove tecnologie senza fluorotensioattivi che soddisfino le esigenze di prestazioni dei clienti in modo più sostenibile. Dal 2019, Solvay ha quadruplicato i propri investimenti in ricerca e innovazione per sviluppare una nuova tecnologia di polimerizzazione che non richieda l’uso di coadiuvanti di processo fluorochimici della famiglia di composti PFAS”. Le alternative tecnologiche ai famigerati PFAS esistono, noi lo affermiamo da sempre, soprattutto quando minacciano la chiusura della fabbrica. Le alternative si realizzano là dove le Autorità le impongono, come negli USA. Lo precisa la stessa Solvay: “Le nuove tecnologie Solvay non fluorotensioattive consentono lo sviluppo di prodotti che i suoi clienti utilizzano in una varietà di applicazioni che supportano una società più sostenibile”. Una società più sostenibile per gli americani, non per gli italiani. Si vergognino i politici italiani, la Provincia di Alessandria che concede l’autorizzazione AIA e il Governo che non fissa “Limiti zero ai PFAS”. E anche i sindacati che con le loro ambiguità stanno condannando la fabbrica di Spinetta ad essere nel breve tempo  tecnologicamente superata e destinabile, sì, a chiusure.

Lo Stato Sociale come voleva Franco Basaglia.

E’ impietoso il quadro di come è strutturato lo Stato Sociale: non tutela né gli utenti, né gli operatori e nell’ultimo anno la pandemia ha messo letteralmente a nudo tutte le gravi carenze presenti nel settore sanitario, socioassistenziale ed educativo. E’ il momento di ripensarlo e che sia pubblico, come voleva Franco Basaglia negli Anni Settanta. (continua…)

Processi Pfas. Vicenza si avvia. Alessandria tergiversa.

La copertina del Dossier del Movimento di lotta Maccacaro, disponibile a chi ne fa richiesta.

Mentre il tribunale di Alessandria, procuratore capo Enrico Cieri sostituti Fabrizio Alessandria e Eleonora Guerra, rimanda proprio dove sarebbe più urgente un intervento essendo lo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo in piena attività inquinante, ha invece avuto inizio il 1 luglio 2021 con una lunga udienza il processo a carico di 15 ex manager accusati dell’inquinamento da Pfas della Miteni di Trissino non più in attività. Duecentoventinove sono le parti civili accolte finora e una novantina sono le nuove posizioni da vagliare. La Corte d’Assise del Tribunale di Vicenza, presidente Antonella  Crea, giudice a latere Chiara Cuzzi e sei giudici popolari,  dopo la costituzione delle parti civili, ha chiesto di trattare oggi le questioni preliminari, ma le difese hanno obiettato che le parti civili non sono ancora tutte costituite e quindi sarebbe proceduralmente scorretto farlo. L’avvocato Ambrosetti, difensore di fallimento Miteni di Trsissino, ne ha chiesto l’estromissione come responsabile civile, questione trattenuta in riserva. Altrettanto hanno fatto anche gli avvocati di Mitsubishi e Icig. Dal canto loro le parti civili hanno invece chiesto di estendere il risarcimento danni all’inquinamento da C604 e GenX. La prossima udienza sarà il 16 settembre per discutere le questioni preliminari sulle parti civili.

I 15 imputati a vario titolo dovranno rispondere dei reati di avvelenamento doloso delle acque destinate al consumo umano nonché di disastro ambientale e inquinamento colposo ai sensi della normativa degli Ecoreati: Luigi Guarracino di Alessandria (già imputato in precedenti procedimenti per fatti analoghi, condannato in via definitiva nel processo per i fatti relativi all’inquinamento delle acque sotterranee dello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo); Mario Fabris di Padova, Davide Drusian di Treviso, Mauro Cognolato di Dolo e Mario Mistrorigo a cui poi si sono aggiunti i consiglieri d’Amministrazione delle proprietà straniere della società di Trissino, ovvero i giapponesi della Mitsubishi Corporation, e i tedeschi della lussemburghese International Chemical Investors (controllante di Miteni dal 2009). Kenji Ito, Naoyuki Kimura, Yuji Suetsune e Maki Hosoda sono manager di Mitsubishi; Patrick Schnitzer e Akim Riemann fanno parte di Icig; Alexander Smit, Brian Mc Glynn, Leitgeb Martin e Nardone Antonio Alfiero manager e amministratori di Miteni ai tempi della proprietà Icig, che si sono succeduti nel tempo. Imputata anche la società Miteni Spa, con l’addebito di bancarotta per il mancato accantonamento delle somme necessarie per la bonifica dei terreni e delle acque contaminate. Mitsubishi Corporation e International Chemical Investors sono stati citati come responsabili civili, per rispondere in solido del danno.

Va fermata l’area a caldo dell’Ilva.

Clicca qui il video davanti alla Prefettura.

Nell’esposto, presentato alla  Prefettura nonché alla Procura della Repubblica di Taranto, da Peacelink e Comitato Cittadino per la Salute e l’Ambiente a Taranto (clicca qui), è stato denunciato il pericolo permanente e immanente riconducibile all’attuale attività inquinante dell’ex Ilva che è continuativa e, per di più, autorizzata senza alcuna considerazione dell’impatto sanitario che tale inquinamento comporta. Infatti, come dimostra  la ricca serie di documenti scientifici e tecnici acclusia è del tutto evidente che a Taranto esista una massiccia emissione di sostanze inquinanti da parte dello stabilimento a cui corrisponde un rischio sanitario inaccettabile. Siamo quindi in presenza di un rischio sanitario-ambientale che ci porta a richiedere il fermo della produzione dell’area a caldo dello stabilimento in quanto al danno ambientale è associato un danno sanitario scientificamente acclarato e certificato.

Noi siamo la marea, voi siete solo (G) 20.

Mobilitazione a Venezia contro il meeting della finanza: il G20, rappresenta gli Stati con le economie più importanti a livello planetario, che vorrebbe ro ricondurre il mondo alla regola neoliberale che ha eliminato i diritti dal suo vocabolario, costruendo un divario sempre maggiore tra ricchi e poveri. 150 economisti chiedono alla BCE di cancellare i debiti sovrani che rappresentano una catastrofe economica e sociale all’orizzonte: ne discutiamo con alcuni firmatari. Sulla newslettera di Doriella&Renato (clicca qui)  anche gli altri appuntamenti di una grande estate di lotta su tutto il territorio nazionale.

Rete Ambiente Lombardia.

Raccoglie 50 associazioni per affrontare 10 aspetti critici: il traffico, il trasporto pubblico, la decarbonizzazione, l’innovazione tecnologica degli impianti industriali, il superamento dell’incenerimento rifiuti, la disincentivazione degli allevamenti intensivi, la riduzione del consumo di suolo e la riforestazione massiva dei territori. La prima azione congiunta si è concretizzata con il lancio di una petizione sulla piattaforma Change.org