La “finzione ecologica” del ministro Cingolani.

Altro che “transizione ecologica”. Ennesimo esempio: la Valutazione Ambientale positiva del ministro ai progetti delle trivelle in Adriatico. “Se davvero vogliamo abbattere le emissioni di gas serra, occorre fermare le nuove trivellazioni e smetterla di dire che il gas fossile è amico del clima perché è falso. Non abbiamo tempo da perdere con il greenwashing di Cingolani e di Eni: chiediamo che in questo mare, e in nessun mare, ci sia più posto per le trivelle.”: clicca qui.

“Stop Trivelle” di Greenpeace davanti alla piattaforma petrolifera al  largo di San Benedetto del Tronto.

Solvay da una bufala all’altra: i filtri che eliminano i Pfas.

Secondo il Vocabolario della Crusca il termine “bufala” deriva dall’espressione “menare per il naso come una bufala”, ovvero portare a spasso l’interlocutore trascinandolo come si fa con i buoi e i bufali per l’anello attaccato al naso. Una bufala è un’affermazione falsa o inverosimile, diffusa a prescindere da qualunque tipo di controllo di veridicità, sulla base del cosiddetto principio della “post-verità”. Si definisce anche “bufala mediatica”, quando la falsa notizia viene diffusa e amplificata dai mass media, intenzionalmente oppure involontariamente, a causa delle insufficienti verifiche sulle fonti della notizia.

La più grossa delle “bufale Pfas” propinate a giornali e istituzioni  dalla multinazionale Solvay è l’inverosimile innocuità sanitaria di C6O4 e ADV prodotti a Spinetta Marengo. Poi immediatamente contraddetta dall’altra truffa mediatica: quella dei presunti filtri che sarebbero in grado di  rilevare e trattare, gestire e monitorare i contaminanti Pfas nelle falde e  nelle reti idriche. La tecnologia di tali trattamenti dell’acqua è limitata al carbone attivo granulare (GAC), allo scambio ionico (IO) e alle tecnologie di osmosi inversa (RO). Innanzitutto non c’è la ben che minima garanzia che rimuovano il 100% dei PFAS contaminanti. Inoltre prevedono costi insopportabili data l’ampiezza del territorio inquinato e inquinante, si pensi solo alla vastità di frequenti cambi di membrane filtranti. A tacere dello smaltimento a loro volta dei solidi e dei liquidi di questi trattamenti: incenerimento? Dunque la sola soluzione è: “limiti zero” all’emissione dei Pfas in aria-acqua-suolo. Che tradotto nella realtà alessandrina, significa: chiusura delle produzioni C6O4 – ADV.

La pervicacia da Bruxelles di Solvay per le sue produzioni è dettata dagli enormi profitti che sarebbero garantiti dal ruolo di monopolista mondiale dei Pfas, proprio in quanto  molti Paesi ne hanno vietato la produzione e sono  alle prese con l’enorme problema di bonificare acque e terreni. Questione che nondimeno investe drammaticamente Piemonte (Solvay di Spinetta) e Veneto (Miteni di Trissino). Si valuti che per la bonifica l’amministrazione Biden ha annunciato più di cento miliardi di dollari di finanziamenti.

Solvay, per ragioni di profitto immediato, chiude gli occhi sulla calamità mondiale dei Pfas, che devono invece  al più presto essere messi al bando come DDT e amianto. Acclamati dal 1940 come prodotti chimici miracolosi per la loro elevata resistenza al calore e la grande tenuta, i Pfas per quelle stesse proprietà prodigiose si sono rivelati devastanti per ecosistemi e cancerogeni e mutageni per la salute umana. Si sono guadagnati il famigerato soprannome di “forever chemicals”: non si decompongono naturalmente e quindi si accumulano nell’ambiente e nel corpo umano. Oggi li troviamo ovunque, salotto, cucina, bagno e acqua di rubinetto… Inquinano anche le coscienze di politici  giornalisti.

Una devastazione appenninica per un gas che non ci serve.

Senza neppure  attendere l’esito della campagna di monitoraggio dell’aria richiesta dalle prescrizioni della VIAè stata rilasciata l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per l’esercizio della centrale di compressione gas della società Snam Rete Gas  sita nel Comune di Sulmona (AQ)zona ad alto rischio sismico e nei pressi della faglia attiva del Monte Morrone. L’impianto dovrebbe essere utilizzato per il futuro gasdotto “Linea Adriatica”, che a dispetto del suo nome attraverserebbe da sud a nord le aree appenniniche più altamente sismiche del nostro Paesenonchè di eccezionale valenza ambientale e paesaggistica, dunque  con la sottrazione di centinaia di ettari di terreni agricoli e l’abbattimento e l’eradicazione di almeno cinque milioni di alberi. Prosegue la mobilitazione popolare: già nel 2018 a Sulmona una manifestazione popolare contro la centrale ha visto la partecipazione di 12.000 persone e l’adesione di quasi 400 istituzioni ed organizzazioni, sostenute dalle amministrazioni locali.

A 20 anni dal G8: memoria e futuro.

Tutte le iniziative promosse, nel comunicato stampa congiunto (clicca qui) della Rete “Genova 2021: voi la malattia, noi la cura”

con la Rete “Genova vent’anni dopo: un altro mondo è necessario”

e  con  il Comitato Piazza Carlo Giuliani.

Sono passati venti anni dai giorni del G8 di Genova e da quella che Amnesty International allora definì “la più grande violazione dei diritti umani in occidente dopo la seconda guerra mondiale”. Il grande movimento popolare altermondialista, represso nel sangue nelle strade di Genova, alla Diaz, a Bolzaneto, ha resistito, si è rialzato e ha saputo  scrivere pagine importanti della storia sociale del nostro Paese. Quel movimento denunciava l’insostenibilità della globalizzazione neoliberista e i suoi pesantissimi impatti sociali, economici, ambientali e sanitari. A maggior ragione oggi, più di allora , c’è bisogno di incontrarsi, riflettere, agire. Dunque le iniziative promosse.

Siamo la coppia più antinucleare del mondo.

Vanno in giro per Alessandria in coppia a conferenziare “No al deposito nucleare”: Riccardo Molinari capogruppo alla Camera dei Deputati della Lega Salvini Premier, e Federico Fornaro suo omolgo per Articolo Uno-Movimento Democratico e Progressista. Ebbene, lasciamo perdere Molinari per il fatto dell’età, ma la credibilità antinucleare di Fornaro è più clamorosa della folgorazione di Saulo sulla via di Damasco. Consolidando la sua vecchia  fama di  nuclearista antiambientalista di segretario provinciale dei DS poi PD (leggi L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza pag. 170 vol. 3°), ancora pochi mesi infatti aveva rassicurato sull’ipotesi di ubicazione locale del deposito nucleare nazionale: “I rifiuti arrivano in sicurezza e conservati in altrettanta sicurezza, non ci sono rischi di percolamento come per molte discariche della provincia, si sta parlando di un sito che deve garantire sicurezza al massimo grado per 300 anni, l’importante è che si proceda nell’individuazione del sito nella massima trasparenza e il sito deve essere il migliore in assoluto. ll Parco tecnologico, annesso al deposito, è un investimento nella ricerca scientifica e sul futuro”.

A quando la sosta gratuita sulle strisce blu in tutti i Comuni?

Sia il Governo precedente che quello attuale si erano impegnati a modificare il Codice della Strada nel senso di garantire in tutti i Comuni d’Italia il parcheggio gratuito tra le strisce blu per le persone con disabilità, quando gli spazi riservati siano già occupati o non presenti. La recente bozza del Decreto Legge “Trasporti Bis” sembra però ignorare tale questione.  (continua…)

Gli ecopacifisti dalla parte di Grillo o di Conte? O di nessuno dei due?

Molta parte del movimento ecopacifista aveva posto fiducia elettorale nel Movimento Cinque Stelle. Ora, davanti ai suoi parlamentari, Beppe Grillo ha ammesso di averlo deluso. Dopo aver inventato due governi Conte di due colori opposti (ma nessuno ecopacifista), ha toccato il fondo dell’impotenza e della sudditanza   nell’ammucchiata del governo Draghi. Tutti gli organi di stampa ferocemente  restano da oltre 12 anni contro Grillo e da tre contro Giuseppe Conte; a favore di Conte ma contro Grillo c’è solo il Fatto Quotidiano. Eppure è innegabile che il Movimento inventato dal “visionario”, dopo che questi ha definito “ecologisti” tanto Mario Draghi che Roberto Cingolani, non solo è inchiodato alla metà del suo consenso originario, ma addirittura è sull’orlo della scissione. Non è chiaro se la rottura fra Grillo e Conte si fonda sulla presa di coscienza di Grillo che il governo Draghi è tutt’altro che il governo della “transizione ecologica”, e che dunque occorre uscire dalla maggioranza (tramite una mozione di sfiducia contro Cingolani) e infine ritornare prima della fine della legislatura ai principi fondativi (ecopacifismo, no due mandati, ecc. ). Oppure se il dissidio è solo una lotta di potere personale nel corso della  definitiva trasformazione di un Movimento rivoluzionario in un Partito tradizionale. La parola degli attivisti è spenta da tempo, mentre tra i parlamentari l’attaccamento alle poltrone spiega le scelte di governo, dal Conte 1 in avanti.

Vogliamo essere l’alternativa alle scelte del governo Draghi.

La costruzione della Società della Cura ha coinvolto, in  un inedito percorso di convergenza fra realtà associative e movimenti, oltre 400  realtà collettive e oltre 1300 persone. Partendo dal Manifesto “Uscire dall’economia del profitto, costruire la società della cura”, abbiamo prodotto “Il nostro dono di Natale” del 22 dicembre 2020 con la rivendicazione di misure urgenti per l’emergenza e l’indicazione su dove trovare le risorse, nonché  il nostro Recovery Planet, alternativo al PNRR del Governo Draghi, consegnato con una mobilitazione davanti a Montecitorio il 26 aprile scorso. Pur in tempi di pandemia, abbiamo attraversato, rafforzandole e rafforzandoci, tutte le mobilitazioni sociali di questi mesi. Ci siamo incontrati, ci siamo confrontati, abbiamo fatto importanti passi avanti…abbiamo costruito percorsi collettivi (gruppi di affinità, tavoli di lavoro) e ci siamo radicati in molti territori. Tutti/e protesi a contribuire a costruire un’alternativa di società. Abbiamo davanti a noi un periodo che si presenta difficile e forse drammatico: le scelte messe in campo dai governi sembrano voler rimuovere i profondi insegnamenti che ci ha trasmesso la pandemia, per riprodurre, dentro un quadro ancor più autoritario, le politiche che ci hanno portato al disastro sociale ed ecologico. Il nostro prossimo appuntamento collettivo sarà a Genova nelle giornate del 19 e 20 luglio, dove terremo un’assemblea nazionale e un’assemblea internazionale dei movimenti, per confrontarci dentro una rete ancora più ampia su come preparare un autunno di mobilitazione sociale, e dove saremo di nuovo in Piazza Alimonda per ricordare la ferita aperta di Carlo Giuliani, ragazzo

2001-2021: vent’anni dal G8 di Genova. Com’è cambiato il mondo.

Sono passati vent’anni dal G8 di Genova, uno dei momenti fondanti del movimento altermondialista. Un movimento che ha saputo prevedere le crisi sociali, economiche ed ambientali con lungimiranza di fronte a un sistema economico sempre più insostenibile, protestando contro le politiche neoliberiste dei grandi paesi industrializzati. Quello che si ricorda più comunemente come movimento “no global” non era affatto una lotta contro la globalizzazione in sé quanto piuttosto una reazione critica a tutte quelle dinamiche che la globalizzazione avrebbe (e ha) mosso. Basti pensare al problema dello sfruttamento, a quello delle diseguaglianze e allo scontro tra ricchezza e povertà, tanto polarizzato. La pandemia.  Quindi oggi è importante raccontare Genova, e capire dove siano gli spazi di intervento, proposta, denuncia e mobilitazione che possano aiutarci nella costruzione di un mondo diverso e come questo sia realmente possibile. Questo obiettivo si pone il convegno di COSPE: clicca qui

Il ciclo che lega disabilità e povertà.

Nel mondo sono oltre un miliardo le persone con disabilità e l’80% vive nei Paesi in via di sviluppo. Proprio in questi Paesi la povertà e la disabilità sono spesso collegate, creando un circolo cui è difficile sfuggire. Il quale  sta riguardando sempre più anche molte fasce di popolazione nel mondo occidentale. (continua…)

Alessandro Marescotti, il professore per la pace e l’ambiente.

Professore di lettere in una scuola superiore a Taranto, fondatore di PeaceLink e autore di vari libri, dal 2005 Marescotti si è occupato tenacemente dell’inquinamento causato dell’acciaieria ex Ilva, contribuendo al maxi processo Ambiente Svenduto. Insignito del “Premio Honoris Causa” per Giornalismo d’Inchiesta, Marescotti è anche referente del progetto Ecodidattica.

Marescotti, qual è il suo stato d’animo dopo la sentenza?  La sensazione è quella di partecipare ad una lotta di Resistenza, con la forza nonviolenta della ragione, insieme a tanti altri concittadini. Una lotta dal basso, per la salute e l’ambiente. Purtroppo il Consiglio di Stato ha negato lo spegnimento dell’area a caldo (richiesta dall’ordinanza del sindaco di Taranto). Una sentenza favorevole alle ragioni aziendali. Ma noi andiamo avanti, ancora più determinati. Clicca qui l’intervista.

Il governo continua a non tutelare i diritti umani della popolazione esposta all’inquinamento dell’Ilva di Taranto.

Dopo tutte le riprovevoli violazioni, addirittura a fronte di tre importanti gravi novità:

la nuova valutazione di danno sanitario (VDS);

la persistenza di eccessi di mortalità anche recenti;

i gravi effetti neurotossici di piombo e arsenico sui bambini.

Clicca qui il Comitato Cittadino per la salute e l’ambiente di Taranto.

Piombo nel sangue e arsenico nelle urine dei bambini di Taranto.

La ricerca epidemiologica pubblicata sulla prestigiosa internazionale “Nature” (clicca qui) certifica l’effetto sinergico del piombo e dell’arsenico dei bambini di Taranto più esposti, ossia quelli più vicini al polo industriale. Questo studio riprende, continua e approfondisce uno studio già condotto a Taranto sull’impatto che l’inquinamento industriale ha sul quoziente di intelligenza dei bambini. Effetto sinergico significa che gli effetti del piombo e dell’arsenico non solo si sommano ma si amplificano reciprocamente con effetti che lo studio dimostra. Avvertimento ai ministri Speranza e Cingolani: ci rivolgiamo al Comitato delle Nazioni Unite sui diritti del bambino, con sede a Ginevra. Fermate gli impianti dell’area a caldo dell’ILVA. Clicca qui.

Gli effetti dell’esposizione ad elementi neurotossici sul comportamento degli scolari di Taranto.

In questo studio trasversale abbiamo valutato l’effetto neurocomportamentale dell’esposizione a oligoelementi tra cui piombo, mercurio, cadmio, manganese, arsenico e selenio e le loro interazioni tra 299 scolari residenti nell’area fortemente inquinata di Taranto in Italia. Sangue intero, urina e capelli sono stati raccolti per le analisi dei metalli, mentre la Child Behavior Checklist e la Social Responsiveness Scale, somministrate all’insegnante principale e alle madri, sono state considerate per identificare i problemi comportamentali nei bambini. Il piombo sanguigno ha influenzato principalmente i problemi sociali, il comportamento aggressivo, l’esternalizzazione e i problemi totali. L’arsenico urinario ha mostrato un impatto su ansia e depressione, problemi somatici, problemi di attenzione e comportamenti che infrangono le regole. È stata osservata una significativa interazione tra piombo e arsenico, con un effetto sinergico dei due metalli che aumenta il rischio di problemi di attenzione, comportamento aggressivo, problemi di esternalizzazione e problemi totali. Nel complesso, siamo stati in grado di testare che il piombo sanguigno più elevato, le concentrazioni di arsenico urinario e la loro interazione aumentano il rischio di problemi neurocomportamentali. Clicca qui lo studio (20 pagine).

Il Comitato Cittadino di Taranto richiede il fermo batteria 12 cokeria ILVA.

Dal 1° luglio Acciaierie d’Italia ha 10 giorni per fermare la batteria 12 della cokeria perché non messa a norma. Se in 5 giorni (da oggi al 30 giugno) non realizza gli interventi previsti (dopo 7 anni di lavori non fatti) allora scatta il fermo. Il 15 giugno scrivevamo una PEC https://lists.peacelink.it/news/2021/06/msg00001.html al ministro Cingolani concludendo così: “Lei è uno scienziato e le chiediamo di anteporre le ragioni della scienza, consultando in merito l’organo tecnico (Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto Ambientale – CTVIA) per un parere motivato. La batteria va fermata, signor Ministro, il tempo dell’attesa e delle proroghe è finito e – di fronte all’acclarata persistenza di un rischio cancerogeno inaccettabile – è ora di dare un chiaro segnale a chi non mette a norma gli impianti”.

I Pfas danneggiano anche a livello cerebrale.

Dagli studi del professor Carlo Foresta, ordinario di Endocrinologia presso l’Università degli Studi di Padova, risulta che i Pfas agiscono a livello celebrare favorendo alterazioni congenite del sistema nervoso o disturbi comportamentali e/o neurologici come l’Alzheimer, l’autismo o disturbi dell’attenzione e iperattività. Le interferenze possano verificarsi già a livello dello sviluppo embrionale del sistema nervoso. Lo studio è stato condotto in due fasi. La prima su persone decedute e residenti nelle aree più esposte agli inquinanti, che ha dimostrato la correlazione tra l’esposizione agli inquinanti e le concentrazioni nel cervello. La seconda osservando, in laboratorio, gli effetti dell’esposizione ai Pfas di cellule staminali nervose.

Quando si parla di Pfas la maggioranza della popolazione pensa sia un problema legato alle note aree dell’alessandrino, vicentino, padovano e veronese. In realtà, l’inquinamento generale è diffuso quasi ovunque. Il motivo è che le principali fonti di esposizione per l’essere umano includono, oltre all’acqua potabile di zone inquinate, gli alimenti, la migrazione da pellicole e rivestimenti alimentari, i tappeti, l’abbigliamento, la polvere, la cera, i prodotti cosmetici. Dunque, anche l’inquinamento generale, seppur a più basse concentrazioni è molto diffuso e può determinare un accumulo tale da essere alla base di manifestazioni sanitarie associate, come riportato dalla corposa letteratura scientifica internazionale.

Un primo bilancio sul governo Draghi, al di là del coro estasiato dei grandi media.

Assembramento senza mascherina

Da questo articolo (clicca qui) estrapoliamo alcuni capitoli riguardanti ambiente e salute.

Ambiente. La transizione a misura di grandi imprese. La transizione ecologica, per come disegnata nel Pnrr e nei decreti collegati, è in sostanza una ristrutturazione del sistema industriale a misura di (grande) impresa, peraltro lautamente sussidiata dallo Stato (vedi la Valutazione d’impatto ambientale da concedere subito e con priorità ai progetti più grandi). Di fatto si punta a modificare il mix energetico usato con un occhio di riguardo al gas (un fossile) e spesso secondo progetti già inseriti dai grandi gruppi nei loro piani industriali: i molti gasdotti che in futuro forse serviranno per l’idrogeno misto (Snam) e il progetto di cattura della CO2 (l’Eni nelle piattaforme di Ravenna) ne sono gli esempi più eclatanti. Non mancano scelte di fondo che il ministro Roberto Cingolani non ha mai discusso in pubblico: citeremo solo il caso degli inceneritori, bizzarramente inseriti tra gli impianti sottoposti ad autorizzazione veloce per gli obiettivi fissati dal Pniec (piano per il clima), che teoricamente sarebbe focalizzato sulla riduzione delle emissioni climalteranti.

Grandi opere. Tanto Tav e torna la legge obiettivo. Con le “semplificazioni”, il ministro Enrico Giovannini si è dotato del potere di gestire le faraoniche (e spesso inutili) opere infrastrutturali sul modello della legge Obiettivo. Oltre al ritorno dell’“appalto integrato” (progettazione ed esecuzione dell’opera allo stesso soggetto), ispirato alla legge dei tempi di Silvio Berlusconi – travolta dalle inchieste e definita “criminogena” da Raffaele Cantone – è la procedura lampo per le “opere di particolare complessità e rilevante impatto”: una lista affidata a un “comitato speciale” che – con Soprintendenza e Commissione Via altrettanto “speciali” – delibera in 45 giorni esprimendo “pareri lampo” che hanno effetto di “variante urbanistica”, aggirando Comuni e stazioni appaltanti. La lista, destinata a crescere, oggi conta 10 mega opere: dall’Alta velocità Palermo-Catania alla Roma-Pescara fino alla diga “foranea” di Genova. Il fiore all’occhiello è però l’alta velocità Salerno-Reggio Calabria (10 miliardi stanziati nel fondo “complementare” al Pnrr, che ne mette altri 25): trattasi del completamento ideologico del Ponte sullo Stretto di Messina, su cui Giovannini ha non a caso riaperto il dibattito.

Covid. Il Caos eterologa e le giravolte sui vaccini. A maggio il governo si è fatto bocciare dal Garante della Privacy il Green pass: tra le altre cose, non era chiaro chi potesse accedere ai dati sanitari e si demandava parte della disciplina a regolamenti, di rango inferiore alla legge. Tra il 9 e il 16 giugno, dopo varie correzioni, è arrivato l’ok. Nel frattempo si fa avanti e indietro su AstraZeneca. Il 12 maggio il Comitato tecnico scientifico dà via libera alle Regioni sugli Open Day a base di AZ per i “volontari” dai 18 anni in su benché da marzo, per quanto autorizzati senza limiti d’età da Ema e Aifa, i vaccini a vettore virale siano “raccomandati” solo per gli over 60 a seguito delle trombosi rare che hanno indotto alcuni Paesi a eliminarli. Dopo gli appelli di medici e scienziati e la tragedia della 18enne ligure Camilla, l’11 giugno arriva lo stop: AZ vietato agli under 60 anche per le seconde dosi. Come in altri Paesi, i richiami si faranno con i vaccini Pfizer e Moderna, mentre per Johnson & Johnson resta solo la “raccomandazione”. Una settimana dopo, mezzo dietrofront: gli under 60 possono fare AZ col parere del medico.

PFAS pericolosi per la salute nascosti anche nei cosmetici.

I Pfas devono essere messi al bando: sono dappertutto, dall’abbigliamento ai prodotti per la casa., persistenti e bioaccumulabili, tossici e cancerogeni, finiscono nelle acque e nel sangue.  Anche  creme, rossetti, mascara, ciprie, ombretti contengono i PFAS: ufficialmente lo dimostra  un ampio studio di un gruppo internazionale di ricercatori americani, canadesi, cinesi condotto da Emi Eastman, Department of Physics, University of Notre Dame, Notre Dame, Indiana USA, e basato sull’analisi chimica  di 231 prodotti cosmetici (testati).  I prodotti come ombretti o rossetti vengono applicati in zone molto delicate del viso come occhi e bocca e questo aumenta il rischio all’esposizione ai Pfas che possono essere assorbiti dalla pelle o attraverso i condotti lacrimali o ingeriti, se vicino alla bocca. In più, come tutti i Pfas, quando arriva la fase del lavaggio questi cosmetici vanno a finire nello scarico e poi nelle acque ed anche nell’acqua potabile. Questi composti, secondo i ricercatori, oltre ad essere di per sé  pericolosi per la salute, possono scomporsi nel corpo e generare  altri PFAS, come l’acido perfluoroottanico, collegato a tumori e basso peso alla nascita.

Sulla bonifica Pfas si muove il Partito Democratico.

Ma non quello piemontese. I consiglieri regionali veneti invece con un’interrogazione accusano la Giunta di non intervenire sulla bonifica del sito Miteni di Trissino: “si conclude la caratterizzazione dell’intera area oppure la messa in sicurezza sarà limitata alla sola barriera idraulica?”. Chiudere la partita con la sola barriera idraulica è insufficiente: l’ha detto anche il Commissario straordinario di Arpa Veneto davanti alla Commissione parlamentare Ecomafie  poiché non riesce a trattenere l’inquinamento derivante dal terreno sottostante il sito Miteni. E’ la stessa situazione di Alessandria, sottolineano i consiglieri, dove  la Corte di Cassazione sentenziò la condanna per disastro ambientale colposo; però la Solvay di Spinetta Marengo ancora oggi non ha provveduto alla bonifica -riparare le perdite e soprattutto rimuovere i terreni compromessi- bensì ha allestito la barriera idraulica come l’intervento meno efficace e meno costoso.

L’Arpa piemontese trascinata da quella veneta a uscire dal torpore.

Il commissario straordinario di Arpa Veneto, Luca Marchesi, è riuscito a concludere con il direttore generale di Arpa Piemonte, Angelo Robottoun accordo per una collaborazione tecnico-scientifica per studi su acque reflue civili e aria in ambienti indoor e outdoor in materia di determinazione di sostanze perfluoroalcheliche (PFAS), e  per studi ed indagini virologiche sperimentali connesse all’epidemia da Sars-Cov-2. 

Pfas, il Veneto insegna ma il Piemonte non impara.

A differenza del Piemonte, in Veneto, già dal 2017, per i PFAS nelle acque potabili ci sono limiti più stringenti rispetto alla stessa direttiva europea entrata a vigore a gennaio. Per L’Europa infatti sono previsti massimo 0,1 microgrammi per litro di PFAS, invece in Veneto oggi i limiti sono 0,09 microgrammi. Inoltre il Veneto, a differenza del Piemonte, oltre a mantenere una rete importante di monitoraggio della presenza di PFAS, ha avviato una serie di iniziative per l’abbattimento della presenza di sostanze emergenti e/o persistenti e promosso azioni affinché venissero realizzati sistemi di trattamento per abbatterle, anche arrivando ad introdurre nei provvedimenti autorizzativi limiti allo scarico pur in assenza di iniziative a livello statale. Invece per Alessandria la Provincia ha autorizzato addirittura  l’ampliamento della produzione pel pfas C6O4 con limiti a go-go.

Pianura Padana: la più inquinata d’Europa.

Ennesima foto satellitare che mostra come la “Padania” sia una delle due zone più inquinate d’Europa. Le destre e l’ex-sinistra, entrambi securitari e ora insieme con Draghi, hanno sempre evitato di parlare di sicurezza sanitaria-ambientale, cioè di protezione della popolazione e delle vittime dell’inquinamento che ogni anno provoca solo per quello atmosferico in Europa oltre 412mila morti. Si  arriva a oltre 600 mila morti l’anno in Italia  se  si aggiunge l’inquinamento dell’acqua, (i PFAS !) degli alimenti, dei tessuti, degli oggetti ecc. e di quello nei luoghi di lavoro, nonché la diffusione del Covid  favorita dall’inquinamento. Ma il Recovery Plan di Draghi e del suo ministro ossimoro della transizione ecologica cosa prevedono? Di aggiungere radioattività da fusione nucleare! a sprezzo dell’Italia denuclearizzata! così come è anche il caso dei siti militari sempre inquinati da uranio impoverito. Clicca qui la  nuova mappa visuale della qualità dell’aria urbana in Europa (maglia nera Cremona).

Sud preso in giro: l’alta velocità aiuta i costruttori e i più ricchi.

Con il Pnrr arrivano miliardi per infrastrutture costosissime, senza stime di traffico e con effetti ambientali negativi. Al Meridione serve occupazione stabile in settori avanzati, invece le linee Av favoriscono, a costi enormi pagati da tutti, una piccola minoranza di persone che viaggia, dell’ordine del 5 per 1.000. E sono viaggiatori che hanno molta fretta, non certo i cittadini a più basso reddito del Sud. A cui servono buoni servizi ordinari di trasporto, per i loro spostamenti quotidiani per studio e lavoro. Clicca qui.

Al via la campagna “Io sono un medico per l’ambiente”.

L’Italia è tra i Paesi europei con la più bassa percezione dei rischi ambientali e, nello specifico, con una bassa consapevolezza della correlazione tra fattori ambientali e salute umana. È urgente cambiare strada con un’assunzione di responsabilità anche da parte dei medici e degli altri professionisti sanitari, affinché divengano promotori nel proprio territorio di azioni di sensibilizzazione e advocacy a favore della salute e dell’ambiente. Clicca qui.

Draghi cala definitivamente la maschera.

Comitato tecnico di Draghi: una dichiarazione di guerra all’ambiente e alla democrazia. Arrivano le nomine di ultra-liberisti a guardia del PNRR e delle riforme collegate. Rivela così ancora una volta il suo vero disegno di ritorno al passato.  Non ci si poteva attendere di meglio da un Presidente del Consiglio che nel 2011, 50 giorni dopo il referendum sull’acqua, ha scritto nero su bianco che andava fatta una riforma volta alla privatizzazione dei servizi pubblici locali. Clicca qui.

Sanzioni e non miliardi ai responsabili del ponte Morandi.

Manifestazione davanti alla Prefettura di Genova per chiedere al governo che venga interrotta la trattativa per l’acquisizione onerosa delle quote di Aspi da parte dello Stato e venga invece riavviato il procedimento di caducazione della concessione autostradale per le gravi inadempienze che hanno provocato la tragedia del Ponte Morandi nonché l’isolamento della Liguria con i relativi danni economici e i continui disagi per i cittadini. Lo Stato non deve corrispondere neanche un centesimo al concessionario inadempiente, né deve consentire che gli venga reso un bene pubblico deteriorato e da tempo non soggetto alla corretta manutenzione, su cui dovrà investire risorse dei contribuenti per ripianare le inadempienze. Non si scenda a patti con chi ha svenduto la sicurezza di tutti per il proprio personale tornaconto. 

Recovery plan italiano in aperta violazione dei trattati europei.

Nel testo inviato alla commissione europea del Recovery Plan o P.N.R.R. del governo Draghi, a fronte di un ipotetico fondo europeo da 196 miliardi di euro per la “transizione ecologica”, il budget previsto per l’economia circolare è di soli 2,1 miliardi di euro, pari a meno dell’1 % del totale! Nonostante questo, tutti i giorni i media riportano le dichiarazioni di ministri, sottosegretari e parlamentari che ci spiegano come l’obiettivo centrale per la sostenibilità dei processi produttivi sia l’economia circolare e la de-carbonizzazione della produzione di energia attraverso fonti rinnovabili (non le biomasse, il metano o l’idrogeno prodotto dal metano). Occorre precisare che l’economia circolare serve a ridurre le importazioni di materie prime dall’estero, attraverso il recupero di “materia prima secondaria” dal riciclaggio dei rifiuti differenziati. Distruggere la materia per recuperare un quarto di energia è del tutto opposto al principio della circolarità decisa dall’U.E. Nel recovery plan del governo Draghi viene spacciata per “economia circolare” la produzione di biogas e di bio-metano a partire dalla coltivazione e fermentazione di colture intensive (mais, sorgo) e di rifiuti organici differenziati per produrre “bio-metano sostenibile”! Invitiamo quindi a firmare questa petizione… clicca qui.

Ministro Cingolani, la batteria dell’Ilva va fermata.

Il tempo dell’attesa e delle proroghe è finito e – di fronte all’acclarata persistenza di un rischio cancerogeno inaccettabile – è ora di dare un chiaro segnale a chi non mette a norma gli impianti.

Il prossimo 30 giugno arriva a scadenza il termine ultimo per la messa a norma della batteria 12 della cokeria ILVA. E’ la più grande batteria di distillazione del carbon coke ed è quella su cui maggiormente di concentravano le aspettative di rispetto delle prescrizioni dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). Nonostante le proroghe questa grande batteria è fuori norma.

La nostra richiesta si basa su considerazioni ambientali (delle quattro prescrizioni  tre non sono state attuate) e sanitarie. (uno scenario emissivo (6 milioni di tonnellate annue di acciaio) a cui corrisponde un eccesso di rischio cancerogeno inaccettabile)

Clicca qui la lettera al Ministro.

Ad Alessandria è la Solvay ad organizzare il consiglio comunale.

Prima parte dell’intervento di Lino Balza al Consiglio comunale di Alessandria del 15 giugno 2021 sui PFAS
Seconda parte dell’intervento di Lino Balza al Consiglio comunale di Alessandria del 15 giugno 2021 sui PFAS

Solvay ha preparato un servizio di propaganda aziendale e ha  commissionato al Comune di Alessandria di mandarlo in onda tramite convocazione di un apposito Consiglio comunale. Per lo show in streaming di martedì 15 giugno, Solvay ha confezionato cinque spot pubblicitari, con tanto di immagini, filmini e voci fuori campo, affidati ad una team di “esperti scientifici”, in realtà volti noti debitamente prezzolati per presentarsi quali “consulenti” in tutti processi penali: grazie alla loro “credibilità scientifica” hanno contribuito non poco alla condanna di Solvay per disastro ambientale conclusasi in Cassazione, e si ripropongono, fortunatamente, per il prossimo imminente procedimento penale. Nei processi non è prevedibile la falsa testimonianza per i consulenti, mentre rischia l’attuale direttore dello stabilimento di Spinetta Marengo, che però, come per tutti i direttori, fa conto che la condanna (sempre lieve) di reclusione per inquinamento -al posto degli amministratori- è lautamente  compensata dalla  retribuzione.

A sua volta il Comune, quale comprimari del truffaldino spettacolo pubblicitario, ha convocato i responsabili locali di Arpa e Asl che, per… brevità di esposizione, omettono di fornire i dati delle indagini epidemiologiche (record di morti per tumori) e delle indagini idrogeologiche (falde inquinate e acquedotti chiusi). C’è da dire che non tutti i funzionari dei sedicenti Enti di controllo appaiono utili idioti perché ad alcuni per i servizi resi si aprono le porte per promozioni in Regione.

Solvay ha stretto un patto d’acciaio con la Lega che regge le amministrazioni di Comune, Regione e Provincia. Del Comune abbiamo detto. La Regione evita di ordinare  i monitoraggi ecologici e sanitari ai quali invece l’omologa Veneto ha pur provveduto. Alla Provincia compete il ruolo di punta: autorizzare i cancerogeni Pfas (C6O4 e ADV), messi al bando in tutto il mondo, a inquinare aria e acqua fino alla foce del Po.

Solvay, non a torto, dà per sicura vincente la coalizione di destra: nel dibattito del cosiddetto “Consiglio comunale aperto” è palese l’assenza di una opposizione degna di questo nome, vuoi perché nella sudditanza a Solvay il PD ha la coda di paglia di trascorse maggioranze (perfino accusate in tribunale da Solvay di riscuotere tangenti da Montedison), vuoi perché un blando M5S rischia di azzerare quel poco di consenso raccolto localmente (vanificando il grande lavoro che sta facendo il parlamentare Zolezzi). Anche sui Pfas la sponda sindacale è una frana da quando la CGIL nel 2002 zittì la propria allarmante denuncia.

Il geologo nazionale di Legambiente, Andrea Minutolo, ha felicemente sintetizzato lo stato d’animo disgustato degli ambientalisti di fronte allo spettacolo comunale: un allestito banchetto di matrimonio (tra Solvay e politica) al quale siamo stati invitati e che respingiamo. Un banchetto comunque fra pochi intimi, consumato lontano dalla popolazione, ma per la pubblicità del quale  Solvay punta sulla compiacenza dei giornali (chi non ricorda le intercettazioni telefoniche della procura?).

Nel cosiddetto dibattito la cosa che impressiona di più è l’ignoranza. Regna sovrana fra i consiglieri nell’aula, tra chi si esprime con analfabetismo lessicale o con vuoti giri di parole fiorite. Negli interventi premettono tutti “sono ignorante” e lo dimostrano non avendo la minima conoscenza di cosa produce Solvay, come, quali rischi, quali danni, quanti morti e ammalati, quanti bambini. Non sanno neppure come si pronuncia: dicono Solvei. Invano avevo chiesto al Sindaco di stampare e distribuire ai consiglieri il nostro dossier “Pfas. Basta!” (250 pagine). Invano avevo invitato i consiglieri ad ascoltare l’impressionante udienza alla Camera del professor Carlo Foresta: uno scienziato internazionale, piuttosto che quei contafrottole dei consulenti Solvay. Ignoranti erano e ignoranti sono rimasti, affascinati dallo show Solvay, considerando il mio intervento una provocazione: cliccalo in audio sopra oppure qui in trascrizione. Non si può pensare che un Consiglio comunale siffatto produca un ordine del giorno che chiede la revoca dell’autorizzazione e la chiusura dei PFAS.

I consiglieri comunali di Alessandria affronteranno sul serio la questione Solvay di Spinetta Marengo?

Voteranno una delibera per la chiusura del Pfas C6O4?

Ad Alessandria, martedì 15 giugno alle ore 20,30, è stato convocato un Consiglio Comunale tematico in seduta aperta sul caso Solvay. Il  “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” ha trasmesso al Sindaco  il dossier “Pfas. Basta” (250 pagine) con l’invito di stamparlo e consegnarlo a tutti i Consiglieri in quanto lo considera importante per la conoscenza storica e attuale della questione Pfas (PFOA, C6O4, ADV) Piemontese, Veneta e Nazionale. Sul Sito  della “Rete ambientalista Movimenti di lotta per la salute, l’ambiente, la pace e la nonviolenza” sono consultabili oltre 400 articoli sul tema.

Tramite omonima Lista della Rete, tra i quali 23mila utenti anche i Consiglieri comunali e i cittadini alessandrini, segnaliamo inoltre i seguenti aggiornamenti (clicca i link):

Pfas, professor Carlo Foresta convocato da commissione parlamentare d’inchiesta su illeciti …

connessi al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati. L’audizione del professore  Ordinario di Endocrinologia presso l’Università degli Studi di Padova, direttore UOC di Andrologia e Medicina della Riproduzione, direttore della Banca di Crioconservazione dei gameti maschili,Membro del Consiglio Superiore di Sanità, potrà essere seguita da remoto sulla WebTV della Camera dei deputati. https://webtv.camera.it/ giovedì 10 giugno alle 13 per un aggiornamento relativo alle manifestazioni cliniche correlate all’inquinamento da PFAS, con particolare attenzione ai PFAS di nuova generazione, compreso il C6O4. All’ordine del giorno saranno affrontati i temi relativi a: relazione tra PFOA e sistema nervoso centrale, meccanismi di interferenza del PFOA sulla funzionalità degli epatociti– effetti del PFOA e del C6O4 sull’attivazione piastrinica.

Dordrecht, chi è vicino alla fabbrica Chemours non mangi verdure dell’orto. Salute a rischio

Il comune di Dordrecht ha informato per lettera 1700 residenti di Dordrecht, Papendrecht e Sliedrecht che coltivano frutta e verdura entro un chilometro dall’azienda chimica Chemours che  ha prima prodotto PFOA (fino al 2012) e poi è passata a GenX, i cui effetti sono  dannosi sul sistema immunitario e sulla riproduzione e lo sviluppo dei nascituri, nonchè cancerogeni. Saranno necessarie nuove ricerche per mappare la situazione attuale e analizzare le conseguenze per gli orti più lontani dalla fabbrica. Il nuovo parere dell’Istituto nazionale per la salute pubblica e l’ambiente (RIVM), arriva dopo un ampio studio di un rapporto dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) del febbraio 2020.

PFAS. ASSESSORE BOTTACIN, “AUDIZIONE DELLA COMMISSIONE ECOMAFIE. IN VENETO …

A differenza della Regione Piemonte, la Regione Veneto ha messo in campo una poderosa attività tecnico scientifico  esponendosi anche a decine di ricorsi da parte delle aziende per i limiti Pfas imposti solo dal Veneto. La scusa della Regione Piemonte è che i limiti allo scarico devono essere fissati dallo Stato. È sempre più urgente quindi che ci sia quanto prima una iniziativa nazionale in tal senso. Ogni giorno  -rileva  Bottacin-  continuiamo a rilevare presenze di sostanze inquinanti come cC6O4 o PFAS nel Po in quantità 2000 volte superiori a quelle rilevate nel sito Miteni. Su questo è evidente che la Regione non può intervenire, essendo sostanze che provengono da altre Regioni. Cioè dalla Solvay di Spinetta Marengo.

Cosa sono i PFAS, gli inquinanti delle acque del Veneto

Il  problema di inquinamento della Miteni è noto  dal 2013 e per cui dal primo  luglio ci sarà il processo. Ad Alessandria il problema è vecchio dagli anni ’90 del secolo scorso e, dopo la condanna di Cassazione, e dopo oltre  dieci anni di nostri esposti,  la data di inizio  date del nuovo processo devono ancora essere fissate.

Pfas in Piemonte, “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” chiede processo contro Solvay …

A Vicenza partirà il 1 luglio il processo a 15 manager di Miteni, Icig e Mitsubishi Corporation accusati a vario titolo dell’inquinamento da Pfas. In Piemonte invece, con un sesto esposto al Procuratore capo Enrico Cieri, il “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” torna  chiedere con urgenza  “l’apertura del procedimento penale ad Alessandria contro Solvay per disastro ecosanitario continuato e omessa bonifica, in violazione della sentenza 2019 della Cassazione, con l’evidenza dei reati relativi alla produzione e all’uso dei Pfas (PFOA – C6O4 – ADV) commessi – in concorso con le Autorità pubbliche – senza soluzione di continuità dagli anni ’90 ad oggi ad opera dello stabilimento di Spinetta Marengo.

L’allarme di Rete Ambiente: “Pfas e Bisfenolo riducono qualità dello sperma, volume testicoli e …

Oltre che per i PFAS, esposto del “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” anche per il Bisfenolo, altro interferente endocrino.

La polvere delle case contiene Pfas e altre sostanze tossiche

L’Arpa non si preoccupa di queste analisi pur sapendo che non si tratta di soli Pfoa C6O4 ADV Bisfenolo ma, in cocktail, anche di acido cloridrico e acido fluoridrico  che le centraline  attorno alla Solvay non misurano. 

La chimica che inquina l’acqua

Il disastro di Spinetta Marengo e quello di Trissino: due facce della stessa medaglia, intervista a Lino Balza.

E’ Toti che ruba lo stipendio?

Riceviamo crescenti apprezzamenti per la Lista (siamo a 32mila utenti!)  ma anche mail con “cancellami”. C’è però un “cancellami” che è clamoroso, per non dire scandaloso. Quello dell’ARPAL della Liguria. L’acronimo ARPA sta per Agenzia Regionale per la protezione dell’Ambiente. Quella ligure, con altre 21 ARPA e ISPRA, compongono il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA) istituito dalla legge 132/2016. Cioè l’ARPAL è pagata dai contribuenti italiani per svolgere oltre alle funzioni tradizionali di “controllo e vigilanza”, compiti di monitoraggio, elaborazione e diffusione dei dati ambientali nonché l’elaborazione di proposte tecniche: limiti di accettabilità, standards, tecnologie ecologicamente compatibili, verifica dell’efficacia “tecnica” delle normative ambientali ecc. Onde intervenire prontamente, nel monitoraggio, dunque l’ARPA Ligure dovrebbe porre la più scrupolosa attenzione a tutte le segnalazioni e informazioni che le provengono dal territorio, dunque massima attenzione ad una Lista,  la nostra, della Rete. Invece no: “cancellami”. E’ l’iniziativa di un funzionario, oppure del direttore dell’Arpal, oppure del presidente della Regione Liguria? Chiunque sia, ruba lo stipendio.

Acqua pubblica e clima, col Recovery andrà ancora peggio.

Utili vietati? 8 miliardi di fatturato e bollette sempre più salate. E col Pnrr andrà peggio

Grazie alla regolazione delle tariffe realizzata da Arera, l’agenzia per le reti, i gestori  fatturano miliardi e realizzano grandi utili sottraendo risorse che potrebbero essere destinate agli investimenti. Ora il Recovery riverserà fondi per 4,38 miliardi purché le reti però tornino in mano privata.

Siamo nel bel mezzo di una crisi climatica, la gestione ai privati è una catastrofe

Per il Consiglio Nazionale dei Geologi  già ora il sistema non è pienamente in grado di assicurarci la disponibilità e salubrità della risorsa. Inoltre la riforma del settore idrico contenuta nel Pnrr nei fatti prepara la definitiva privatizzazione del servizio.

Canone ridicolo e concessioni affidate senza gara: il grande affare delle minerali

Noi siamo i più grandi consumatori di acqua imbottigliata, secondi solo al Messico e largamente primi fra i paesi occidentali. Secondo Legambiente, a fronte di un business stimato fra i sette e i dieci miliardi di euro l’anno, nelle casse regionali entrano solo 18 milioni

Transizione eco-illogica del ministro Cingolani

In febbraio avevo espresso preoccupazioni per l’impostazione del nuovo ministero della Transizione ecologica. Ora le preoccupazioni si sono rivelate fondate, in tanti tra coloro che si occupano di sostenibilità ambientale assistiamo attoniti alla transizione eco-illogica. La cifra di Cingolani sembra essere l’addizione verde più che la sostenibilità ambientale. Una visione fatta esclusivamente di crescita e […]

Contro il governo dei “migliori” da Roma a Bussoleno.

Clicca qui Alberto Perino

Contro il Governo, mentre a Roma si manifesta “BENI COMUNI, ACQUA E NUCLEARE: INDIETRO NON SI TORNA!” per un Recovery Plan dei diritti e per un futuro ecocompatibile, nelle stesse ore da Bussoleno parte la MARCIA POPOLARE NO TAV VERSO SAN DIDERO. Torna a farsi sentire la nostra voce con i tecnici e con gli amministratori, una voce di un popolo contrario alla distruzione della Valle, dell’ecosistema, della Natura e delle nostre scarse finanze alimentate sempre, e non scordiamocelo, dalle nostre tasse, con il taglio dei servizi: dalla sanità alla scuola, dalla mobilità locale alla ricerca…. Un popolo che  non accetta la finta di fare una ferrovia per togliere i TIR dalle strade e regalare alla SITAF un nuovo autoporto per aprire anche la seconda canna del traforo autostradale del Frejus e spostare attraverso la Valle di Susa anche il traffico che oggi passa per il traforo del Monte Bianco. Vogliono rubare il  nostro futuro, ma soprattutto il futuro dei nostri figli e delle generazioni future con un’opera che non avrà mai un saldo positivo di emissioni di CO2, che nel momento più delicato di svolta per migliorare il clima e salvare il Pianeta riversa nell’aria milioni di metri cubi di veleni oggi, raccontando la favoletta che domani andrà meglio. Dicono che non c’è più’ l’opposizione al TAV, alla distruzione della Valle, ad un nuovo autoporto a San Didero in sostituzione di quello di Susa che deve far posto allo smarino delle gallerie. Parlano dell’opposizione dei partiti, in quanto sono tutti al governo. Invece nel Paese non siamo tutti favorevoli al grande saccheggio delle casse dello Stato per foraggiare i soliti ben noti: dai Gavio (SITAF) a TELT, dalla ‘Ndrangheta che ci mette la manovalanza, a qualche piccolo im-prenditore locale che pensa di lucrare le briciole segando il ramo su cui è seduto! Clicca qui nella newslettera di Doriella&Renato le altre iniziative.

Clicca qui il video.

Privatizzazione idrica a go go.

Secondo  il Consiglio Nazionale dei Geologi, la riforma del settore idrico contenuta nel Pnrr nei fatti prepara la definitiva privatizzazione del servizio: ll Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) prevede investimenti per ‘garantire la gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l’intero ciclo e il miglioramento della qualità ambientale delle acque interne e marittime’. Ma la cosiddetta riforma del settore idrico contenuta nel Pnrr, pur presentandosi come un rafforzamento della governance, nei fatti prepara la definitiva privatizzazione del servizio idrico attraverso la conquista del Sud Italia da parte delle società multiutility del centro nord. Insomma, si tratta di un rilancio dei processi di privatizzazione centrato sull’allargamento del territorio di competenza di alcune grandi aziende multiservizio quotate in Borsa che gestiscono i fondamentali servizi pubblici a rete come acqua, rifiuti, luce e gas. Mentre invece dovrebbe essere prioritario approvare una legge attuativa dell’esito referendario del 2011”.