Cinquestelle: la Magistratura fermi l’autorizzazione a produrre Pfas C6O4 a Spinetta Marengo.

Per quanto riguarda gli studi sui Pfas abbiamo più volte documentato le ricerche del professor Carlo Foresta del Consiglio Superiore di Sanità. A lui, in questa intervista, fa riferimento anche  Alberto Zolezzi  in veste di medico e soprattutto di membro della Commissione parlamentare Ecomafie. A sostegno che la produzione di Pfas dello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo è incompatibile con la salute della popolazione, e dunque deve cessare, sono convergenti tutte le risposte dell’onorevole Cinquestelle, che scandisce: “Basta Pfas”.

Zolezzi innanzitutto sgombra il campo dai dubbi: “IRSA (Istituto di Ricerca sulle Acque) e CNR (Consiglio Nazionale Ricerche) nel report presentato nel marzo 2021 scrivono che i nuovi PFAS -fra cui il cC6O4– sono analoghi ai vecchi”. Anzi, Zolezzi sciorina gli implacabili dati: “I nuovi a catena corta  sono più dannosi dei vecchi”, fino ad esclamare:  Chissà che succederebbe ai lavoratori Solvay con 2mila ng/litro!”. E non solo che cosa succederebbe ai lavoratori e ai cittadini alessandrini: “Vogliamo proseguire l’esperimento facendo bere questa acqua ai nostri figli in tutto il bacino Padano? L’acqua del Po viene captata per irrigazione anche a scopo potabile”. “Può un’azienda mettersi a produrre 60 tonnellate di PFAS? Rischiano di contaminarsi ogni anno 12 miliardi di metri cubi di acqua: lo stesso di volume idrico trattenuto ogni anno dalle piogge nel Nord Italia”. Un giogo eco sanitario inaccettabile per l’Italia: “Nessuno stabilimento europeo oggi produce PFAS e tanto meno con quella modalità di diluizione e rischio inquinamento”. Non solo, aggiunge Zolezzi: “I PFAS causano danni anche per esposizione aerea, in particolare si riscontra nei lavoratori  ma anche nei cittadini che abitano nelle zone limitrofe”. D’altronde la bioaccumulabilità dei Pfas è provata scientificamente: nelle mutazioni genetiche di vongole e pesci del Po e, proprio a Spinetta Marengo, nelle uova degli uccelli (clicca qui).

Dunque è incompatibile con la salute, è inaccettabile il Pfas C6O4 a Spinetta Marengo, Solvay lo sostituisca con sostanze alternative, come conferma Zolezzi“Mi risultano alternative per tutti i prodotti a base di PFAS e nessuno li produce più in UE”. Dunque la Provincia di Alessandria deve recedere definitivamente l’autorizzazione dell’aumento della produzione cC6O4 concessa a Solvay, la quale peraltro senza autorizzazione (verificherà la magistratura)  stava usando il C6O4 quanto meno dal 2009, secondo il nostro esposto. Zolezzi è perentorio: “l’Amministrazione doveva modificare l’atto dopo averlo ritirato in autotutela”. La Provincia aveva ignorato i limiti di sicurezza dell’ISS, quelli europei 0,1 microgrammi/litro, quelli veneti 0,09,  e ancor più che ISPRA si è espressa per un limite 0 di PFAS agli scarichi. I dati parlano chiaro. E la Provincia non doveva dare l’autorizzazione nelle modalità e nei termini chiesti dall’azienda”.

 Insomma Zolezzi non si sottrae alla domanda: com’è possibile che la Provincia abbia accettato in buona fede una richiesta di estensione della produzione del cC6O4 se non c’era un’autorizzazione precedente? Risponde con una accusa specifica: “E’ bene che la Solvay abbia ricevuto una condanna penale in Cassazione per l’inquinamento storico. Esiste un’ulteriore indagine in corso perché anche il cC6O4 esce dallo stabilimento in maniera importante. Spero che pure in questo caso la Magistratura metta una pezza. Non è possibile che basti una pioggia a inquinare e a mettere a rischio la salute dei lavoratori e dei cittadini. L’azienda produceva senza essere autorizzata e il cC6O4 finiva nei fiumi e nelle falde circostanti, questo doveva bastare a dimostrare inaffidabilità e a sospendere tutti gli atti”.

Sì, facciamo affidamento sulla Magistratura, ma il governo Conte col ministro Costa che non mantiene l’impegno “Limite Zero Pfas”, e il governo Daghi di cui M5S fa di nuovo parte? Zolezzi: “ E’ vergognoso che il Ministero della salute abbia detto di aver sospeso lo studio epidemiologico in Veneto, i risultati avrebbero potuto mettere una pietra sopra ai PFAS; bene che almeno il Ministero sia disponibile a studiare la salute dei piemontesi. Ricordiamo che i pesci dalle parti di Spinetta subiscono frequentemente inversione sessuale”. “La Commissione Ecomafie sta affrontando il lato sanitario della vicenda, grazie all’opera di quattro ottimi consulenti. Con la relazione che stiamo scrivendo credo daremo un supporto anche all’azione delle Procure che stanno indagando”.

Bene, Zolezzi, la magistratura blocchi subito l’autorizzazione del C6O4, però non può essere la magistratura, coi suoi tempi decennali, a togliere tutte le castagne dal fuoco, deve essere il governo mettendo una pietra tombale sui Pfas tramite “limite zero Pfas”. Certo, poi resterà il problema della bonifica. Però lascia perplessi nell’intervista la prospettiva: “Finanziamo la riconversione e la bonifica della Solvay di Spinetta, in questo momento i fondi non mancano a livello pubblico e privato: cosa aspetta la Solvay?”. Non siamo d’accordo, per noi è fermo il principio “Chi inquina, paghi”.

Clicca qui l’intervista integrale.

 

Sulle rive del Bormida i Pfas della Solvay ritrovati nelle uova degli uccelli.

Lo scarico Solvay: dal Bormida al Tanaro al Po fino all’Adriatico.

Clicca qui i video.

Gli scienziati del CNR Centro Nazionale di Ricerca /IRSA Istituto di Ricerca sulle Acque, lungo le rive del Bormida e nelle vicinanze degli scarichi della Solvay di Spinetta Marengo, hanno posizionato le casette per nidificazione di uccelli stanziali, come storni e cince, e in quelle uova sono stati trovati Pfoa e C6O4. Questa ricerca, per quanto clamorosa, dimostra inequivocabilmente quanto noi sostenevamo già di sapere. E cioè i Pfas  sono bioaccumulabili. Cioè passano attraverso la  catena alimentare: dal cibo inquinato (semi, frutti, lombrichi, acqua) al volatile, dal volatile all’uovo, dall’uovo al pulcino e via accumulandosi nelle proteine. Della catena alimentare fa parte anche l’uomo ovviamente, che si ciba di acqua, vegetali e carni inquinati da Pfas. L’immagine va alle già note mutazioni genetiche delle vongole e dei pesci del Po bisessuati. Clicca qui il Secolo XIX.

Non lasciamo soli i ragazzi della Mesopotamia. Fermiamo gli squadroni della morte in Iraq.

I ragazzi e le ragazze della “rivolta di ottobre” sono tornati in piazza, in tutto l’Iraq a centinaia di migliaia, per rivendicare ancora un futuro diverso, un paese normale, senza truppe straniere e milizie armate sul territorio,  la fine della corruzione del “condominio iraniano-statunitense”, del sistema delle quote settarie, e chiedere giustizia nei confronti degli oltre 700 loro fratelli e sorelle uccise dalla repressione poliziesca e dalle milizie armate. Solo negli ultimi mesi sono stati 35 gli attivisti uccisi o fatti sparire in Iraq per mano di veri e propri squadroni della morte. Ancora oggi lo Stato iracheno non è in grado nemmeno di erogare acqua potabile ed energia elettrica a tutta la popolazione della capitale. Clicca qui l’appello di “Un Ponte Per”.

Mobilitazioni nelle piazze per la sospensione dei brevetti.

“Di fronte alla  sconcertante chiusura del Consiglio Europeo sulla sospensione dei brevetti anti Covid, il 29 maggio saremo in tante piazze italiane, con i nostri banchetti per raccogliere le firme, per dire che limitarsi alla proposta delle licenze obbligatorie in questo contesto è una farsa, un inganno, che di fatto abbandona i Paesi più poveri ad una trattativa estenuante e perdente con i colossi di BigPharma! La strada per soddisfare il bisogno drammatico di vaccini a livello mondiale è quella della sospensione temporanea dei brevetti, così come chiesto da mesi da India e Sud Africa. L’Italia può ancora giocare un ruolo importante. Clicca qui.

Strage criminale della funivia e codice degli appalti.

E’ la questione delle manutenzioni: come vengono affidate e fatte, ad appalti al ribasso, a subappalti, a proroghe delle revisioni. Ora, il nuovo codice degli appalti, atroce scherzo del destino, viene presentato quasi in contemporanea  come una macabra risposta a questa tragedia, come a legittimare le anomalie, peggiorarle, per liberalizzare tutto e togliere ogni laccio alle aziende. Via libera agli appalti al massimo ribasso, via libera ai subappalti, “Semplificazione” che vuol dire liberalizzazioni delle procedure, più facilità per le ditte più ammanigliate di avere gli appalti senza pre-verifiche effettive, ma soprattutto “liberalizzazione” dei controlli prima e durante. Clicca qui.

Nessun miracolo e i ciechi non tornano a vedere!

Il dispositivo presentato in televisione come “la macchina in grado di ridonare la vista ai ciechi”, è in realtà da molti anni sul mercato e le prestazioni di esso possono essere ottenute molto più semplicemente e a prezzi infinitamente inferiori di quanto è stato detto, tramite numerose app acquisibili con lo smartphone. Si tratta di normali software che analizzano e descrivono vocalmente le immagini percepite da una telecamera. Nulla di miracoloso dunque e, soprattutto, i ciechi (purtroppo) non tornano assolutamente a vedere!…» (continua…)

In Italia la donna non è libera di abortire.

A 43 anni dall’entrata in vigore della legge 194 che ha decriminalizzato e regolamentato il diritto all’aborto, non siamo ancora nella condizione di decidere autonomamente e accedere liberamente all’interruzione volontaria di gravidanza, per colpa del numero altissimo di obiettori, delle violenze fisiche e psicologiche, dell’assenza di informazioni chiare e scientificamente corrette e delle amministrazioni anti-abortiste. Alla luce della situazione allarmante e dei dati drammatici che abbiamo raccolto rivolgiamo un appello al Governo italiano, e in particolare al ministro della Salute Roberto Speranza. La  campagna nazionale Libera di Abortire” è promossa da Radicali Italiani insieme a IVG ho abortito e sto benissimo, Non è un veleno, UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti), Giovani Democratici Abruzzo, Giovani Democratici Milano, Si può fare e Take… Action! Clicca qui l’appello per firmare.

Piattaforma contro il G20 di Venezia.

Dal 7 all’11 luglio, Venezia ospiterà il meeting annuale dei ministri dell’economia e della finanza dei paesi più industrializzati e ricchi che rappresentano il 66% degli abitanti della Terra, il 75% del commercio internazionale, l’85 % del Pil e l’84% delle emissioni di gas climalteranti. Le cause delle diseguaglianze sociali, oltre che degli effetti patologici di un virus, sono da ricercare nello sfruttamento sconsiderato della vita e della natura, pianificato dagli stessi attori che saranno protagonisti del G20. Non è ammissibile che un’élite di super ricchi controlli il 90% della ricchezza globale. Non è ammissibile che le maggiori multinazionali possano fare profitti stratosferici con la pandemia a scapito della qualità della vita di tanti e tante. Non è ammissibile che nelle borse valori si guadagni mentre aumentano la disoccupazione, la povertà e i conflitti. La cosiddetta riconversione ecologica non deve tradursi in un’accelerazione di

tutte quelle grandi opere inutili e dannose come la TAV e le trivellazioni, in un aumento dei fondi destinati ai grandi devastatori dell’ambiente come Eni. Clicca qui l’appello.

A due passi da Roma incombono nuove ciminiere.

Tra le dichiarazioni del nuovo Ministro della (finta) transizione ecologica e l’incombere di un DL semplificazioni che sembra essere scritto ad esclusivo vantaggio di multinazionali e speculatori, uno dei poli energetici più grandi d’Europa, quello di Civitavecchia, rischia di vedersi negare per l’ennesima volta il diritto alla bonifica e alla vera decarbonizzazione. Infatti, come più volte dichiarato da ministri e grandi gruppi industriali, la chiusura delle centrali a carbone italiane, e tra queste la gigantesca TVN di Civitavecchia, coinciderà con la costituzione di nuovi impianti alimentati a gas, un altro combustibile fossile inquinante e climalterante. –  sabato 29 maggio 2021, ore 18:00 manifestazione e assemblea  pubblica presso a Piazzale Gugliemotti, Civitavecchia (a due passi dalla stazione ferroviaria).

La storia dell’ILVA dal 2005 al 2021.

Come è nata l’indagine Ambiente Svenduto.

Tutto parte dalle analisi sul pecorino contaminato da diossina, consegnate da PeaceLink in Procura a Taranto nel 2008; nei tre anni precedenti erano stati acquisiti i dati delle emissioni di diossina dell’ILVA. Nel 2012 vengono consegnate alla magistratura le perizie. Si attende adesso la sentenza.

2021 – il TAR, con una sentenza storica, dispone che gli impianti dell’area a caldo vanno fermati perché malfunzionanti e pericolosi; la questione passa al Consiglio di Stato; i cittadini si trasferiscono a Roma con le croci bianche delle vittime dell’inquinamento in attesa della sentenza, il Consiglio di Stato temporeggia in attesa della sentenza del processo ILVA, che sta per arrivare a conclusione; i pubblici ministeri chiedono condanne con pene fino a 28 anni di reclusione. Clicca qui la storia.

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