Ridotte partecipazione e democrazia: protezione sanitaria o Stato di polizia?

Leggi emergenziali, limitazioni delle libertà costituzionali e militarizzazione delle strade e perfino  delle corsie degli ospedali consentono un colpo d’acceleratore del processo di militarizzazione e “sicurizzazione” della società e dell’economia come non sarebbe mai stato possibile in tempi di “normalità”. Se poi a questo processo si accompagna l’attacco globale alla politica e agli spazi di aggregazione sociale appare ancora più evidente che il creare le condizioni e utilizzare il linguaggio e le narrazioni di “guerra” consente un attacco mortale alle sempre più ridotte forme di partecipazione e lotta democratica. Siamo di fronte a un modello culturale, ben costruito soprattutto in ambito mediatico. Del Recovery Fund oggi scopriamo l’intrinseca funzionalità alla riproduzione del sistema economico neoliberista dominante e all’emarginazione di ogni forma di partecipazione democratica e di decisione dal basso. Clicca qui.

“I documenti segreti di Solvay: sapeva dei danni dei Pfas ma non ha detto nulla”.

Così i giornali  –oggi- titolano (chi in buona fede) quello che noi abbiamo denunciato alla magistratura nel 2008, e che per anni abbiamo ripetuto negli esposti, fino al precedente del 31 gennaio 2021 al procuratore capo Enrico Cieri presso il tribunale di Alessandria. Nel presente esposto (il quinto in questo periodo) chiediamo di intervenire dopo la conferma che viene dalle autorità USA: “Solvay ha deliberatamente mantenuto segreti i dannosi studi sulla tossicità e quindi ha attentato alla salute pubblica. Nascondere questi dati  ha consentito e prolungato l’uso di PFAS, mettendo in pericolo in modo significativo la salute umana e l’ambiente”. Ieri oggi domani.  A fronte del palese dolo, dunque chiediamo di nuovo alla Procura di intervenire innanzitutto sequestrando le carte cliniche dei lavoratori secretate presso la Solvay di Spinetta Marengo (AL): clicca qui.

Lo stato di contaminazione Solvay secondo l’Arpa?

Avevamo avanzato formale richiesta (via PEC) della Relazione 2020 dell’Arpa riferita alla Solvay di Spinetta Marengo (clicca qui). Gli episodi di inquinamento nell’anno trascorso non hanno fatto che accrescere le forti preoccupazioni sui sistemi di controllo che avevamo espresso a Magistratura ed Enti locali, nonchè all’opinione pubblica. Ancora nulla ci è stato consegnato. Per quanto riguarda le attività di (presunta) bonifica, ovvero messa in sicurezza, non conosciamo  più di quanto risultava a metà 2020, ad esempio: “In Area 1, le acque di falda, non oggetto di bonifica in nessuna delle aree sorgenti di Cromo VI, sono ancora contaminate per via di sorgenti di contaminazione non ancora bonificate. Area 2b, non avviata  bonifica vista la presenza contestuale di contaminazione da Cromo VI, Piombo ed Arsenico negli stessi terreni.  Area 3, l’inquinamento  è ancora da caratterizzare. Per quanto concerne le acque di falda interne ed esterne allo stabilimento, compromesse per la presenza di numerosi inquinanti come evidenziato in più studi e procedure, dal 2010 è stata messa in funzione una barriera idraulica  che non può garantire in tutte le condizioni meteoclimatiche, sulla base delle analisi già compiute da Arpa e da Solvay, il contenimento delle acque inquinanti.

Processo e screening di massa per la popolazione colpita da Pfas.

No, non riguardano il Tribunale nè il Comune di Alessandria, bensì il Veneto. Infatti, mentre a Vicenza va avanti il processo Miteni, il Comune di Trissino  chiede alla Regione Veneto uno screening medico di massa  sulla popolazione per  l’immissione nell’ambiente, aria e acqua in primis, dei famigerati Pfas C6O4 e PFOA. Clicca qui.

La mega-discarica dei veleni tossici di Bussi sul Tirino continua ad inquinare.

E’ la conferma, come a Spinetta Marengo, che non sono bonifica gli interventi di copertura e impermeabilizzazione dei terreni, ed il sistema di emungimento delle acque sotterranee, vale a dire il procedimento che permette di prelevare l’acqua di falda, depurarla e rimetterla in circolo pulita. Clicca qui.

Il Comune (con Arpa) obbliga Solvay a pagare la bonifica.

No, non si tratta di Cuttica (con Maffiotti) sindaco leghista di Alessandria, bensì di Tiziano Tagliani (con Giuseppe Bortone) sindaco piddino di Ferrara. Una sentenza (clicca qui) molto importante per la tutela dell’Ambiente che conferma l’efficacia della sinergia tra azioni tecnico scientifiche e giuridiche. E soprattutto l’efficacia della sinergia fra Comune e Arpa, anche ad Alessandria vi è questa sinergia… ma purtroppo a favore di Solvay.